Alla scoperta di Malta sotterranea

Un aspetto poco noto dell’isola

Gli autori del viaggio e dell’articolo sono Mauro Traverso e Roberto Bixio, del Centro Studi Sotterranei di Genova (e-mail: speleo@libero.it). Questo è il resoconto delle indagini condotte per conto della rivista “Archeo” sugli ipogei dell'isola di Malta.
Itinerario
Il sito di Imgiebah si estende sulla collina che affaccia sulla baia di San Paolo, alle spalle delle ultime abitazioni di Xemxjia. Le brulle pendici sono caratterizzate da gradoni calcarei naturali in cui si aprono grotte poco profonde e terrazzamenti delimitati da estesi muretti a secco. L'area tutt'attorno è ricca di antiche vestigia. La stessa strada che sale verso la sommità, in parte scavata nella roccia viva, è attribuita a epoca romana, come i resti di una "villa" nel cui perimetro è stata individuata una più antica tomba punica.
In corrispondenza di una secca curva della strada, su una parete di roccia prospiciente ad uno spiazzo, occhieggiano file di finestrelle, simili alle feritoie di un fortino. Sì, perché, non l'abbiamo ancora scritto, gli alveari di Imgiebah non sono costituiti dalle usuali strutture in legno, ma sono interamente ricavati nella pietra con una non banale tecnica costruttiva.
Gli apiari in realtà sono tre, ubicati su terrazzamenti contigui e sovrastanti, in parte mimetizzati da un gigantesco carrubo millenario. Quello inferiore, più esposto alla vista, si estende su un fronte di circa dodici metri. È costituito da un muro alto circa tre metri, in pietra a vista, accuratamente restaurato con malta in tempi recenti. Presenta tre file di nicchie sovrapposte, per un totale di quarantasette bocche di varie dimensioni ciascuna delle quali è attraversata da due "fori di volo", cioè gli ingressi utilizzati dalle api per accedere alle loro arnie.
L'interno è costituito da una cavità naturale (un così detto "riparo sotto roccia”) a cui è stata addossata un’articolata opera muraria. Questa è suddivisa in nicchie parallele da tramezze ortogonali costituite da file di conci coperti da lastre contrapposte (tipo copertura a cuppuccina) o orizzontali (architrave), sistemate tra una tramezza e l'altra. In ciascuna nicchia erano ospitate le arnie. Queste erano costituite da cilindri in terracotta collocati orizzontalmente come ancora oggi si usa in certe località del Nord Africa.
Sugli apiari rupestri maltesi non sono ancora stati fatti studi specifici. Si ritiene, genericamente, che la loro origine possa forse risalire all'epoca delle emergenze archeologiche della zona tra cui la citata villa romana, se non la tomba punica del VI secolo a.C
Il sito più affascinante dell'isola di Malta risulta, senza ombra di dubbio, il tempio sotterraneo di Hal Saflieni, presso la cittadina di Pola, chiamato semplicemente "Hypogeum".
La sua frequentazione sembra perdersi nella notte dei tempi: è valutata attorno al 4000 a.C. La sua funzione aveva caratteristiche miste. Sicuramente era utilizzato come necropoli: al suo interno sono stati ritrovati i resti di migliaia di sepolture. Ma sono emerse anche statuette raffiguranti la Dea Madre e, in alcuni vani, ancora si intravedono le flebili tracce di dipinti spiraliformi in ocra. Gli archeologi pensano dunque che il sito sotterraneo, collegato a un tempio megalitico che si trovava in superficie, fosse una struttura ove si celebravano cerimonie, tra cui i riti della ierogamia, sacrifici di animali e, forse, il culto dei serpenti. È probabile che fosse anche astronomicamente orientato.
L'aspetto più suggestivo dell'Hypogeum riguarda la sua collocazione. I tre piani del sotterraneo si estendono completamente al di sotto di una abitazione. Ritrovato nel 1902 durante lo scavo dei fondi per realizzare di una cisterna per l'acqua, è stato reso accessibile con una scala che scende dall'interno dall'edificio stesso. Questo è stato espropriato ed è diventato un museo sui generis. Un'ala dell'edificio è stata oggi trasformata in un enorme salone vetrato, con il pavimento flottante, in parte aperto sul primo piano, che risulta così "scoperchiato". Da qui si accede agli altri piani sottostanti sino ad una profondità di dodici metri sotto il livello del suolo.
L'interno, composto da innumerevoli camere scavate nella roccia, è arricchito da decori di vario tipo tra cui diversi triliti, cioè lastroni di pietra composti da due colonne e un’architrave, sia originali che simulati da bassorilievi scolpiti nella roccia calcarea. L'enigmatica statuetta della "Dormiente", che rappresenta una divinità o una sacerdotessa, è oggi conservata nel museo archeologico di La Valletta.
Curiosità 
UN PO’ DI STORIA
I Romani, al tempo della loro occupazione, chiamarono l'isola di Malta "Melita", nome evidentemente derivato dal latino mel, cioè miele. Diverse località sono ancora oggi identificate con toponimi che riecheggiano prodotti, quali il miele e la cera, talmente preziosi da essere utilizzati, assieme al sale, anche come moneta di scambio.
Il sito di Imgiebah, presso la cittadina di Xemxija, nel parte settentrionale dell'isola, ha una denominazione ancora più specifica, riportata anche dalle carte più antiche: la sua traduzione dal malti (lingua di origine semitica) significa "apiario" (l'apiario è un insieme di alveari).
Come è noto, l'intera isola di Malta, e non solo la località di Imgiebah, custodisce testimonianze archeologiche di notevole importanza e antichità che attraversano i millenni, a partire dal Neolitico.
Genti provenienti dalla Sicilia abitarono, attorno al 5200 a.C., i semplici ripari sotto roccia che costellano le pareti calcaree di cui è interamente costituita l'isola.
Tra il 4100 e il 2500 a.C. si sviluppò una spettacolare architettura megalitica: vennero eretti numerosi templi e scavato il suggestivo sito sotterraneo di Hal Saflieni dove è attestato il culto della Madre Terra.
Dopo una pausa di cinque secoli, nell'età del Bronzo rifiorì una civiltà che praticava il commercio e abitava in villaggi fortificati e rifugi di pietra. Nel 1000 a.C. è provato l'uso dell'isola da parte dei Fenici come punto d'appoggio nelle loro rotte marittime attraverso il Mediterraneo.
Successivamente diventò stabile colonia punica di genti provenienti da Cartagine che incrementarono commercio e agricoltura. Dal 218 a.C. l'isola cadde sotto l'influenza dell'Impero romano. L'allevamento delle api divenne presto una attività di rilievo economico e l'ottimo miele prodotto sull'isola diventò uno dei prodotti più rinomati, tanto da essere decantato persino da Cicerone.
Si ritorna dunque nuovamente al punto focale, il miele, la cui antica produzione non è solo citata in letteratura, ma è tangibilmente testimoniata da reperti materiali. Infatti proprio all'apicoltura, ancora oggi praticata a Malta con grande profitto, si riferiscono le arcaiche strutture rupestri, recentemente riscoperte a Imgiebah e valorizzate per iniziativa della gente del luogo.

Un commento in “Alla scoperta di Malta sotterranea
  1. Avatar commento
    walter55
    23/06/2003 06:56

    Un'altra proposta davvero interessante da parte dei redattori del sito. Ancora una volta un aspetto poco conosciuto di una meta a noi vicina, descritto con competenza ma anche con passione. Complimenti!

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