L'inverno artico (o quasi) ad Oslo con due bimbe

Gli specchi delle toilette degli aeroplani sono impietosi!
Riflettono esattamente le immani fatiche dei giorni precedenti, dovute al lavoro protrattosi fino all'ultimo minuto. Lo specchio non mente, e ti ricorda l'alzataccia alle 3:50 di mattina e, soprattutto, le difficoltà legate al dover organizzare un viaggio simile in pieno inverno con due bimbe di due e sei anni.
Maledico la luce al neon che impietosa mostra ogni più piccolo segno sul mio volto, forse perché ormai sulla soglia dei quarant'anni ancora non mi abituo alla comparsa ormai consolidata delle rughe, e dei capelli brizzolati che fanno pan dam con il mio maglione a trecce bianco da pescatore dei mari del nord.
Al solito, il turbine di emozioni è impressionate, me ne frego delle rughe.
Quando mi metto in viaggio produco una carica di endorfine che credo di dover risultare insopportabile fin quando non riesco a smaltirle iniziando l'avventura, perché un viaggio, è sempre un'avventura e questa, è l'unica certezza che forse veramente abbiamo prima di partire.
Mi tranquillizzo solo una volta salito a bordo, la paura di perdere l'aereo ed i controlli sempre più severi al check in mi mettono in continua ansia.
Quando l'areo stacca da terra tutto invece si azzera, è come se per un momento il tempo si fermasse, e la vita stessa si prendesse una pausa.
In quel preciso istante in cui le ali si alzano si resta sospesi in una sorta di limbo, avviene uno sdoppiamento, una parte di noi resta a terra, riaffacciandosi solo per ricordarci da dove proveniamo, quella che parte invece, si libra anch'essa in volo e porta con se le sole cose che più ama.
Le mie due cucciole sono due angioletti, Giulia dopo qualche lamentela per l'ovvia avversità alla cintura di sicurezza del sedile, si è addormentata accarezzando la mamma che funge da orsacchiottone.
Federica siede accanto a me e scrive come me il suo diario di viaggio.
Prima di partire ho chiesto ad una delle sue brave maestre: “devo farle fare qualcosa di particolare visto che sarà assente alle lezioni?” Ho ottenuto la migliore delle risposte, quella che in cuor mio speravo: ”Ma no! Lasci che scopra il mondo!” Adoro le maestre di mia figlia!
Credo molto nel potere educativo del viaggio, più forse che a interminabili ore di lezione!
E' istruttivo apprendere le cose dai banchi, ma ancor più bello credo sia viverle, e poi portarsele dietro il banco, per continuare a studiarsele, e questo vale a qualsiasi età, anche a quella della mia piccola Giulia che a malapena sa dire: “Andiamo ad Oslolo!”.
Sono fermamente convinto che i viaggi aprano la loro mente e per questo facciamo ogni sforzo affinché ciò possa avvenire.
Intervallo le mie riflessioni con momenti di piacevole ilarità provocati da uno stewart simpaticissimo che per mitigare il peso dei continui annunci pubblicitari che è costretto a propinarci, li interpreta in una sua maniera personale, e devo dire che Federico riscuote successo, visto che riesce a appiopparmi una scheda telefonica che poi si rivelerà inutilizzabile (leggasi “sola” ndr.) ed un gratta e vinci alla tentazione dei quali di solito non cedo, ma sembra che buona parte del ricavato vada in beneficenza.

PAPA' TI VOGLIO BENE.
(Messaggio di Federica che appare su questa pagina del diario cartaceo che ora sto digitando:-))28 Gennaio 2010
Atterrati e scesi per ultimi dall'aeroplano siamo sicuri che il bagaglio ci aspetterà già sul nastro ed infatti non rimaniamo delusi, cavolo siamo in Norvegia sull'unico volo in arrivo con soli trenta passeggeri a bordo!
Noto subito che le file si separano, gli italiani si avviano all'uscita, gli svedesi si fermano al duty free shop a comperare vino, l'abbattimento delle tasse qui è infatti notevole rispetto a fuori, e tutti escono con le canoniche tre bottiglie concesse.
Il silenzio...
Il silenzio è ciò che ci colpisce da subito, un elemento questo che ci accompagnerà per tutti questi giorni, un silenzio che ben si combina con i panorami ovattati dalla onnipresente neve. Un silenzio che solo noi parlando con il nostro consueto timbro di voce naturale sconvolgeremo ogni qualvolta entreremo in un ambiente con due bimbe italiane notoriamente “rumorose”.
Ci vergogneremo spesso dei nostri decibel di troppo!
Chissà? Forse il silenzio è indice di civiltà, ma ci sono tante altre forme di silenzio che non lo sono affatto, come quello dell'omertà mafiosa, così vicino spesso al silenzio dei cimiteri.
Mi ritrovo perso tra le mie riflessioni mentre il pullman corre tra panorami bianchi immacolati!
Arriviamo alla stazione centrale distrutti.
Aspettiamo qui Claudia una nostra cara amica, in realtà avremmo già le giuste indicazioni per raggiungere il B&B che abbiamo prenotato, ma lei ha insistito per raggiungerci ed accompagnarci, ed a noi la cosa fa molto piacere.
La vediamo arrivare verso le 13.00 quasi saltellando mentre spinge una carrozzina nera con due ruote enormi da sembrare un odiato “SUV” rispetto al nostro striminzito passeggino.
Con il piccolo Emil ho da subito un feeling e ci sorride, mi diranno poi che è perché è nato il giorno di San Domenico.
La nostra amica (che per altro faceva la guida), ci tempesta di informazioni,ma noi siamo troppo stanchi per recepirle, e me ne rammarico con me stesso.
Comperiamo subito la tessera “intera rete” per una settimana, (circa 60 euro per due adulti ed una bimba di sei anni) e comprende tutti i trasporti pubblici.
Il nostro B&B è di fronte al parco di Vigeland in una zona molto bella, il numero civico è giusto, ma sul campanello non vi è alcun nome.
Dopo qualche perplessità ci apre una giovane donna dai tratti somatici tipici delle etnie provenienti dalle Filippine, che sembra ci stesse aspettando, e ci fa accomodare.
La stanza dove ci introduce,è un piccolo e romantico “rifugio” ricavato nel sottotetto, con un ampio bagno e soprattutto una finestra “velux” sopra il letto che si affaccia direttamente sul cielo.
Improvvisiamo subito un agognato caffè. La moka è sempre quella che comprammo presi dalla disperazione per l'unica cosa che ci mancava nel favoloso viaggio in Normandia-Bretagna. La pagammo forse il doppio del suo prezzo italiano, ed ora è talmente parte della famiglia che gira il mondo insieme a noi!
Il caffè caldo si rivela un vano tentativo per farci riprendere dal freddo pungente che c'è in strada.
In realtà vi è anche un bel sole seppur ormai volge al tramonto.
Facciamo una puntatina al Vigeland Sculpture park che è proprio di fronte alla nostra bella casetta, basta solo attraversare la strada!
In realtà cadiamo subito in una trappola, uno stupefacente parco giochi per i bimbi attrezzatissimo, e curato all'inverosimile che ricrea in scala minore, la forma di un vero castello.
Palette e secchielli sono a disposizione di tutti nella sabbiera... emh pardon “neviera”, qui si fanno castelli di neve!
Riusciamo a portar via le due monelle solo quando il sole sta per salutarci, e ci si aprono vedute e scorci di questo parco particolari, reso tutto più bello dalla luce dell'imbrunire.
La traversata è tuttavia fugace, spingendo il nostro passeggino con Giulia dentro che con le ruote piccole un po' arranca. Passiamo tra alberi ed asili che sembrano un paradiso per i bambini immersi tra giochi, ampi spazi verdi (ora bianchi) e soprattutto senza la presenza assoluta di automobili!!
No dico soffermiamoci un attimo su questa cosa! Gli asili sono in luoghi senza automobili! Una cosa fantastica!
Resto solo con la mia voglia di godermi le statue dell'estroverso artista norvegese con più calma, mentre Claudia ci ha preparato di corsa (poverina) patate al forno con hamburgers e polpettine svedesi-norvegesi.
Lei si scusa di non aver avuto tempo per qualcosa di più elaborato, ma per le nostre bimbe (e noi) è una vera manna, ed apprezziamo a dismisura.
La sua casa calda (come tutte le case di questi luoghi), è veramente carina ed accogliente e, soprattutto, non troppo perfetta come quelle che intravediamo dalle finestre dei norvegesi, ( lo so non si sbircia nelle finestre altrui, ma la nostra è solo una curiosità mossa da sola voglia di scoperta di una cultura altra! In realtà Laura invece progetta nuovi arredamenti).
Il freddo si fa sentire quando con l'autobus riprendiamo la via del ritorno.
Il rumore dei nostri passi che nel silenzio pigiano sulla neve sono un preludio al dolce tepore che di lì a poco proveremo nell'infilarci stanchi nei nostri letti, in una stanza che si rileverà addirittura troppo calda.

29 Gennaio 2010
Il “diario di viaggio” è un lusso che con due bimbe piccole, si fatica a permettersi, per questo talvolta riporto gli accadimenti con uno o due giorni di ritardo, lasciando alcuni ricordi all'immancabile e forse giusto oblio.
La sera prima alla locale “Coop” avevo comperato latte e pane (qui entrambi gustosi e di eccellente qualità), alcuni panini avanzati dal pranzo si riutilizzeranno per quello di oggi. Sono contrario agli sprechi di cibo, e francamente qui non si hanno certo problemi di conservazione date le basse temperature.
Il programma del giorno prevedeva la visita al trampolino, ma nevica copiosamente e, sperando in tempi migliori, ci dirigiamo verso il museo VIKINGSKIPHUSET (Viking Ship Museum) o museo della nave vichinga, presente comunque nella nostra lista.
Le navi in verità seppur ben conservate (almeno due di loro), sono suggestive, ma siamo qui in un epoca quasi primordiale delle civiltà vichinghe, e ci viene naturale il paragone con un museo simile visto a Stoccolma, con una nave di età sicuramente più tarda ma proprio per questo più spettacolare ed imponente che colpisce di più la suggestività di profani archeologi come noi.
Il museo quindi piccolino e visitabile in circa mezz'ora ci delude un po', per fortuna Giulia decide che le barche sono dei pirati ed inizia a cantare la canzone della sua amata “Pippi calzelunghe”, mentre Federica si improvvisa fotografa, e dato che qui non è vietato scatta foto ad ogni cosa.
Tappa successiva per vicinanza ed importanza, sarebbe il “FRAMMUSET” (The Polar ship Fram) dove è custodita la nave “ Fram” di Amundsen, ma proprio di fronte vi è il museo del Kontiki, ed avendolo studiato all'università, non resisto alla voglia di vedere questa leggendaria zattera e conoscerne più a fondo la sua storia.
Forse imparzialmente posso affermare che il museo merita più di quello vichingo, peccato che le bimbe ormai stanche non ce lo facciano apprezzare come si deve.
La visita è comunque non priva di emozioni (almeno per me! Sigh), anche solo per il fatto di aver potuto vedere quella magica zattera che spinta dalla forza di determinazione degli uomini ancor più che da quella del vento, riuscì a dimostrare la teoria secondo la quale la Polinesia era stata colonizzata gradatamente da alcuni abitanti primordiali partiti dal Perù.
Rimando tutti alla visione dell'omonimo film “Kontiki” od alla lettura del libro.
Appena fuori dal museo per dar giusto svago alle bimbe, scatta la corsa sulla neve fino al vicino faro, con immancabili ruzzoloni e guerra a pallate, confidando nel potere evocativo delle spero ben riuscite foto ricordo.
Laura (mia moglie ndr) è congelata, ed ancora mal tollera il freddo, Federica invece se ne frega e si diverte un mondo, mentre Giulia è ancora troppo piccola per esprimere con chiarezza i suoi pensieri, sembra da precisina qual'è (è del segno della vergine), piuttosto preoccupata dal fatto che la neve la possa sporcare, ed inizia a fare qualche piccolo capriccetto più che giustificato dato il cambio di abitudini e di longitudine.
La tappa obbligata al supermercato da cui in seguito ci forniremo visto che conoscendo i prezzi dei ristoranti qui, useremo spessissimo la nostra cucinetta di cui la camera è fornita, è preceduta da una bella cioccolata calda in un locale dal sapore non eccessivamente trend.
Cioccolata per noi e latte caldo per le cucciole in verità si riveleranno un po' deludenti, la cioccolata qui infatti forse a causa del largo consumo che ne fanno dovuto alle temperature rigide, somiglia molto ad un bicchiere di latte caldo con il nesquick.
L'ambiente tuttavia è confortevole e caldo, e ci fa imparare la prima regola locale: mai stare fuori troppo a lungo, ma intervallare sempre le uscite da una buona mezzora al riparo. Federica che timidamente chiederà per la sua prima volta il conto in inglese alla estranea cameriera, scalderà ancor di più i nostri cuori, mentre Giulia ingurgiterà zollette di zucchero di canna convintissima che si tratti delle sue adorate caramelle.
Pasta, salmone, insalata e wurestel finiranno di allietare una giornata decisamente bella ma stancante, dove efficientissimi e frequenti mezzi pubblici allevieranno un pochino la fatica di spingere un passeggino non idoneo per strade innevate, dandomi a volte la percezione, bardati come siamo di spingere una slitta ma senza l'aiuto i cani!

30 Gennaio 2010
Avevamo invano sperato in condizioni climatiche migliori, od almeno in un po' di sole,ma al contrario, nevica e la visibilità è ridotta. Sulle prime ci si spaventa un po' di fronte a condizioni climatiche all'apparenza così avverse, ma poi un po' la nostra amica, un po' il vedere tanta gente e bambini che escono e vivono quasi incuranti di esse, ci daranno fiducia. Tentiamo quindi la “scalata” al trampolino direzione HOLMENKOLLEN!
E' sabato e stoniamo evidentemente con le frotte di sciatori di tutte le età che sci e slittini alla mano, salgono insieme a noi sulla metro e poi sull'autobus.
Si, proprio così! Si prende la metro e poi un autobus, e si scende da monte a valle passando da un capolinea all'altro del bus, senza far uso di skilift od altro! Bellissimo ed originale, ed il tutto avendo come visuale la capitale della Norvegia a pochi chilometri. Sci e sport gratuito per tutti o al prezzo di un solo biglietto di un mezzo pubblico. La voglia di aggregarci si fa sentire, ma ci dirigiamo verso il visitor center dell'imponente trampolino, la foschia seppur ci impedisce di vedere il panorama, rende tuttavia ancor più suggestiva questa costruzione, che sembra innalzarsi verso il cielo e sparire in esso. Entrambi concordiamo sul fatto che ci voglia del vero coraggio per lanciarsi da li sù!
In effetti lo stesso coraggio mancherà a noi, quando chiedendo informazioni al gentile addetto del visitor center in merito alla difficoltà di tentare la pista con delle specie di “padelle” di plastica per bimbi comprate la mattina, ci sentiamo rispondere: “It could be!”.
Ora, Laura ed io ci guardiamo in faccia e ci leggiamo negli occhi lo stesso pensiero. I Norvegesi, sono dei simpatici mattacchioni, che a -20 C° (oggi c'è meno -12 C° ndr.) a malapena accusano qualche brividino, ergo, se uno di loro dice che “potrebbe” esserci una qualche difficoltà, l'impresa è per noi comuni mortali, da ritenersi titanica ed ad alto potenziale di rischio e di assideramento.
Decidiamo di non rischiare la pelle delle nostre bimbe quindi, pertanto suscitando sicuramente l'ilarità dei locali, ci divertiamo su una pistina di qualche decina di metri, ma più che sufficiente comunque a far riscaldare le mie cucciole intirizzite dal freddo.
Stiamo superando il limite massimo di permanenza all'aperto per una famiglia di chiare origini mediterranee, così rientriamo a “casa” per una bella cioccolata calda per noi (ce la siamo comperata:-) ed una minestrina di verdure liofilizzate per le bimbe.
Il tempo necessario per riprenderci, e dopo la solita buona mezz'ora per vestirci,
ci dirigiamo verso il Nathional Theatre non per vedere l'opera (magari!), ma semplicemente perché ci hanno detto che dietro il teatro, c'è una piazza comunale ghiacciata (e gratuita) dove alcuni pakistani affittano a prezzi modici dei malandatissimi pattini, vere e proprie torture per i piedi per come sono ridotti!
Laura e Giulia si sacrificano aspettandoci al riparo tra musiche pakistane ed odori di spezie orientali misti a senape e ketchup, mentre Federica ed io ci cimentiamo romanticamente a tempo di musica dance, in questo sport nazionale.
Mi soffermo per un attimo a guardare il luogo estraniandomi dall'orribile “melodia”. Le luci.... siamo nel bel mezzo di una piazza nel centro di Oslo, pattinando sul ghiaccio mentre la neve cade lentamente, tutto sembra così perfetto!
Il dolore ai piedi procuratomi dai pattini mi richiama al mondo terreno, mentre penso che io ho imparato a pattinare sul ghiaccio a venti anni a Marino e mia figlia a sei anni nel centro di Oslo! (non me ne vogliano i marinesi!)
Federica, si ripete in divertenti cadute, ma proprio quando sembra aver imparato, sia io sia i miei piedi doloranti decidiamo di non prolungare il supplizio.
Andiamo così diretti dalla nostra amica Claudia, che anche stasera sola con il suo bimbo ci ha preparato una deliziosa cenetta a base di pesce.
C'è veramente di tutto, salmone in mille modi, superbo quello sotterrato alla antica maniera dei vichinghi, ricco di spezie che ne rendono il sapore estremamente delicato. Una miriade di salsine sono la giusta coreografia per i gamberetti e la trota salmonata.
Qualche alcolico tra cui un' acquavite con funzione di sorbetto, “riaprono” lo stomaco per un gelato affogato nei mirtilli caldi.
La serata vola via piacevolmente ed il sonno nella casa così calda, si fa sentire. Salutiamo ed a malincuore ci rituffiamo nel freddo che subito ci sveglia quel tanto che basta per raggiungere la fermata dell'autobus n.20 in una città deserta e silenziosa.

31 Gennaio 2010
Oggi compio 39 anni.
Lascio nella mia mente ogni più piccola considerazione.
Per pranzo ho preparato Hot dogs, che si manterranno tiepidi nel mio zaino nonostante oggi qui in centro ci sia -12.
La scelta del luogo da visitare si rivelerà da subito la più inadatta.
Abbiamo infatti scelto come meta il NORSK FOLKEMUSEUM (Norvegian Museum and Cultural History), aspettavo da tanto questo momento, e la scelta di visitarlo di domenica non era casuale, ma dovuta al fatto che nei fine settimana vi organizzano sempre qualche evento.
In effetti l'evento c'è, ma è una sorta di gara di biathlon per bimbi, con tanto di sci e lancio di palle di neve ad alcuni bersagli con la faccia da orso polare.
Restiamo tra l'interdetto e l'affascinato, mentre la temperatura qui è addirittura inferiore a quella della città – 17!
Il freddo non ci consente di ragionare bene, così ci ripariamo nel museo del giocattolo.
Molliamo un po' le bimbe a disegnare al tavolo giustapposto con fogli e colori, e ci visitiamo bene l'interessantissimo museo dell'etnia Sami, approfondendo non poco le nostre conoscenze su questo affascinante popolo.
Federica e Giulia forse per la rigidità climatica sono lagnose all'inverosimile oggi.
Tentiamo di visitare alcune costruzioni in legno, ma quelle raggiungibili data l'abbondante neve sono quasi tutte chiuse, inoltre è quasi impossibile girare a piedi, e diventa una vera impresa spingere il passeggino... una ricostruzione di un villaggio è una ricostruzione, ed all'epoca gli spazzaneve a motore non c'erano!
In effetti Federica ed io potremo prendere gli sci, ma ci dispiace abbandonare il resto della famiglia, tentiamo di far partecipare Federica almeno alla gara di tiro a segno alle sagome dell'orso, seppur priva degli sci.
Lei si diverte, ma noi a star fermi rischiamo l' assiderazione (ho detto noi, per i norvegesi questo non vale!)
Ci innervosiamo ed a malincuore dopo una cioccolata calda in un posto riscaldato solo dalla musica di una banda folk in abiti d'epoca, decido di lasciare il posto, ammettendo a malincuore il mio nostro/fallimento contro una natura alla quale non siamo ancora abituati (ed attrezzati).
Torniamo a casa, le bimbe mangiano decentemente (grande preoccupazione di Laura), e poi riposiamo un paio d'ore.
Io sono un po' deluso, ci tenevo tanto a visitare quel posto che d'estate deve sicuramente essere fantastico.
Mi perdo così nei miei pensieri scrivendo il diario e fantasticando un po'.
Non sono più abituato a perder tempo, ad oziare, e devo dire che è una piacevole scoperta sapere che talvolta si può godere anche del semplice far nulla.
Alla fine usciamo di casa verso le 6 (ossia a notte inoltrata) solo per andare ancora da Claudia a conoscere finalmente tra l'altro Haivin (mio dio spero di averlo scritto bene!) il suo compagno,e papà del piccolo Emil. Haivin si dimostra da subito gentilissimo, mi spiega che a sole tre ore da Oslo c'è un posto che dobbiamo assolutamente vedere tanto è bella lì la natura. Io sono indeciso, ho ancora tante cose da vedere qui in città, ed in più non ho proprio alcuna voglia di guidare in questi giorni, lui insiste e dice che vuole assolutamente prestarmi l'auto e l'attrezzatura. Facciamo così un giro in auto insieme, in maniera tale che io possa abituarmi alle strade. Merito un'ampia promozione a suo dire, e forse il premio sarà la sontuosa cena che mi aspetta.
Il menù è a base delle immancabili patate, piselli con pancetta (che qui è speciale e profumata), ed un divino arrosto da condire con salsa al pepe.
Gradiamo al solito il tutto, e la torta di mele calda, con sopra le candeline, mandano in visibilio le mie due bimbe (oltre al sottoscritto).
Certe cose scaldano il cuore, e Claudia con il suo compagno ed il loro meraviglioso bimbo, ci sono veramente riusciti.
L' ormai familiare autobus n. 20 porrà fine all'ennesima giornata iniziata nervosamente e terminata invece con una sorta di pace interiore aiutata dall'immancabile acquavite.

1 Febbraio 2010
Ormai ci stiamo ambientando alla grande, ed abbiamo fatto nostre le due regole fondamentali:
Mai stare fermi troppo a lungo
Mai stare fuori (e fermi) troppo a lungo.
Oggi c'è il sole e attraversiamo di nuovo la strada decisi a vederlo finalmente con più calma questo “VIGELAND PARK”.
l'insidia del fantastico parco giochi pubblico, perfetto e gratuito al solito cattura ancora l'attenzione delle nostre bimbe, facciamo perciò di necessità virtù, decidendo con Laura di visitarcelo a turno. Così mentre uno gela facendo il guardiano alle due pesti, l'altro si gode il panorama per una buona mezz'ora in agognata solitudine.
Ho giusto il tempo per scattare qualche foto apprezzando la bellezza e la particolarità di queste opere.
Riescono in effetti le statue con la potenza del loro sguardo e delle loro pose plastiche a trasmettere gli stati d'animo umani. Cerco di trovarne qualcuna da eleggere a mia preferita, ma è veramente difficile, e così mi lascio travolgere dal contesto generale, meditando sul mecenatismo dello stato norvegese che spesso tributava il giusto riconoscimento ad un artista valido, sostenendolo anche economicamente pur di garantirli le migliori condizioni (anche economiche) possibili al fine di permettergli di produrre la sua arte.
Respirando a pieni polmoni l'aria della giornata fredda ma assolata, torno dalla mia famiglia, dove trovo Laura e Giulia visibilmente infreddolite.
La nostra casa è però giusto al di là della strada, quindi mamma e figlia ritornano nell'appartamentino, mentre Federica ed io ce ne andiamo al sole a fare delle discese con le palette di plastica divertendoci veramente un mondo.
Conserverò per sempre il ricordo della gioia di mia figlia che scivola giù dai pendii del parco più famoso della Norvegia gridando a squarciagola la celeberrima frase di giubilo norvegese: “troppoooooo ficoooooooooooooo!”.
Si fanno prestissimo le 13, e del freddo non vi è più alcuna traccia, anzi siamo addirittura sudati, nonostante il termometro segni oggi -12 c°!!
Un salto veloce da “Kiwi” il vicino supermarket, e dopo qualche minuto ci aspetta una bella pasta al sugo, frittata e dolcetto, sul quale spalmiamo la deliziosa marmellata di fragoline “Nora” consigliataci dalla nostra amica, assolutamente da provare (detto da uno che odia la marmellata di fragole!)
Qualche normale attimo di nervosismo dopo pranzo ci riporta alle sane abitudini.
Per fortuna dopo un po' scendiamo e Claudia ci raggiunge con il piccolo Emil (il vichingo:-) per andare a fare un bel giro in centro.
Con poche fermate di bus, arriviamo in via Karl Johans, la via principale, ne percorriamo un bel tratto per infilarci poi in qualche centro commerciale. Comperiamo dei cappelli tipici “Sami” a prezzi non proprio popolari (per noi) ma di ottima fattura, dopodiché con mio immenso gaudio varchiamo la soglia di una caffetteria. Deliziosi dolcetti e cioccolate calde liquide (alle quali mi sono ormai abituato) mitigano le normali rimostranze di tre bimbi che per una strana volontà celeste, sembrano sempre avversi alle tranquille sane e rilassanti conversazioni tra adulti.
Oslo ci piace sempre di più ed inizia a conquistare il nostro cuore, e seppur mancano diversi giorni ancora alla partenza il dover salutare lei ed i nostri amici , mi getta già nella più profonda malinconia.
Un salto al Mc Donald's per mantenere la promessa fatta a Federica, e per non perdere l'insana abitudine alle loro schifezze uguali in ogni parte del mondo.
Ritorniamo a casa rapidamente e, quasi d'incanto, forse ormai assuefatti al freddo, ci accorgiamo di non aver affatto calzato guanti e cappelli, e di non aver attirato perciò (forse) più gli sguardi talvolta ironici dei nordici passanti.
Una doccia calda, un the per noi ed un biberon di latte per le cucciole, servono da buon preludio alla lettura della fiaba serale, mentre invochiamo Morfeo che venga rapido in aiuto delle nostre orecchie prima che si esaurisca la pazienza.

2 Febbraio 2010
Finalmente una giornata prolifica!
Alzatici di buon mattino alle 9.30 siamo già in strada... incredibile!
Nevica come al solito, ma ormai non ci spaventa.
Autobus n.20 metro line 1 (ormai siamo espertissimi, la città è nostra!) ed in pochi minuti, siamo al DET INTERNATSJONALE BARNEKUNSTMUSEET (Museo Mondiale d'arte infantile).
Il posto è surreale, una casetta (meglio sarebbe dire una baida) di legno pitturata di bianco e decorata all'esterno con animaletti vari e farfalle di tutti i tipi e colori. L'immobile è circondato da molti giochi per bambini all'aperto e soprattutto, dal silenzio, dovuto anche ad un buon metro di neve che ovatta il tutto rendendolo ancora più suggestivo, quasi fuori dal mondo umano.
All'interno l'ambiente è accogliente ed a misura di bimbo ovviamente.
Non riesco mai a capire se questi posti che ogni tanto scopriamo, piacciano di più a loro o a noi adulti!
Le bimbe comunque sono estasiate. Vi sono opere per la maggior parte pittoriche di bimbi di tutto il mondo.
Alcune ovviamente sono anche di grande pregio.
Possiamo sfortunatamente però, soltanto immaginare la miriade di attività che si organizzano per i bimbi qui dentro, dove scopriamo persino una sala per la musica dotata di strumenti multietnici, trai quali soprattutto membranofoni.
Oggi però le scuole sono aperte e le mie, insieme ad un'altra che vi si aggiungerà piuttardi, sembrano essere le uniche felici utilizzatrici di questo incantevole posto, mentre i loro coetanei sono chini sui banchi.
Sui banchi neanche tanto in fondo, perché troviamo frotte di scolaretti che super coperti si aggirano per la città, con i loro fratini fosforescenti con su stampigliato il numero della maestra che li accompagna.
Sono qui infatti molto comuni le gite d'istruzione, e le scolaresche si muovono agilmente con i mezzi pubblici in una città fatta per camminare, trai vari musei e luoghi culturali della capitale.
Terminata la visita di questo mondo incantato, tra opere di bimbi più o meno fortunati, (impressionanti quelle dei diversamente abili di ogni luogo!), passiamo un po' di tempo nell'attiguo laboratorio. I giochi ovviamente educativi non mancano, come non mancherà qualche piccolo acquisto con valenza di souvenir.
Ricalziamo le scarpe che qui vanno obbligatoriamente tolte e ci rituffiamo nel freddo, lasciando con un po' di malinconia il tepore anche emotivo che questo luogo trasmette, con il proposito di inviargli prima o poi anche un'opera di bambini italiani, poiché infatti non ne abbiamo viste.
Una delle mie mete più ambite finalmente si avvicina, destinazione museo di Munch!
La fortuna del genitore sciagurato per fortuna ci assiste, e Giulia si scorda del pranzo saltato addormentandosi sul passeggino, mentre Federica si accontenta di un cornetto dal prezzo d'oro al caffè del museo.
L'ingresso in questo periodo “sfigato” dell'anno in compenso è gratuito, ma i controlli all'ingresso sono più severi di quelli del check in all'aeroporto.
Ovviamente con due bimbe che ogni tanto corrono per le ampie sale, la vigilanza ci riserva una particolare attenzione.
Poi come mi aspettavo (speravo) avviene il miracolo e sia Federica che Giulia (nel suo piccolo) si appassionano alle immagini.
Questo loro interesse ci consente di fare una visita in condizioni decenti coadiuvati dalla guida su Munch gentilmente fornitami dalla mia “Biblioteca Cornelia” del comune di Roma alla quale tributo sempre tanta gratitudine.
Alcuni dipinti sono strazianti, ed anche se qui vi è solo un primo “schizzo” del famoso “Urlo” fatto con i pastelli dallo stesso autore, arriva a noi tutto il suo travaglio interiore. Eleggo la “madonna” come mio opera preferita cercando il confronto su alcune tematiche anche con Federica che dimostra una maturità senza eguali, forse perché sin da piccolina ha sempre avuto delle buone doti per il disegno, e Giulia non sembra affatto esser da meno.
Usciamo dal museo che sono quasi le 15.00, si potrebbe anche fare qualcos'altro, ma stavolta quasi appagato dalla giornata particolarmente propizia sono io stesso a dire basta, decidendo di non chiedere troppo alle piccoline, rispettando un po' di più i loro tempi senza rischiare di precludere (ahimè) l'ultima giornata di domani in questo splendido paese.
Il classico salto al nostro affezionato supermarket kiwi (a proposito non accetta la carta di credito mastercard come in molti altri posti qui da come ho visto), per comperare pancetta tipica norvegese e polpettine di manzo delicatamente speziate, ottime per i bimbi.
La carbonara al calduccio che seguirà, avrà un effetto soporifero, tanto che finito il brunch alle nel tardo pomeriggio, non troveremo più la forza ed il coraggio di uscire, e lasciando spazio ad un po' di sano ozio alla quale la vita frenetica ci ha disabituato, inizieremo a provare l'ebbrezza di risentire ogni tanto come è bello provar la sensazione di sentirsi riposati.
Incredibile ma solo in viaggio ci si accorge di come a volte non sappiamo più annoiarci.
La fine del pomeriggio sfuma così nella fiaba della sera.

3 Febbraio 2010
Un ultimo sguardo alla guida dopo la colazione, serve per apprendere tristemente che dato l'orario invernale ridotto il FRAMMUSEET (museo della nave Fram ) oggi non è aperto.
Questo tuttavia in una città che ormai padroneggiamo, non ci getta nello sconforto e, nonostante fuori ci sia una mezza tormenta, approfittiamo della temperatura sicuramente più mite (-8) per ristudiare camminando un nuovo itinerario. Con autobus e metro raggiungiamo la Nathional Gallery al perpetuo inseguimento dell' “Urlo di Munch” originale, ormai è diventata una sorta di sfida.
L'accoglienza gentile, ma decisa delle guardie a custodia del museo, rovina un po' l'atmosfera, ho capito che l'aver due bimbe piccole allarma forse più che entrare con un passamontagna in testa, anche se i precedenti trascorsi del quadro, credo abbiano costretto la direzione a dare un deciso giro di vite alla sua sorveglianza.
Riusciamo tuttavia a goderci buona parte della galleria, nonostante (Munch a parte), non consociamo molto degli altri autori se si esclude forse Picasso del quale sono però esposte alcune opere minori.
Oggi niente nervi, e ci prendiamo così i nostri tempi.
Una insana pausa al Mc Donald's giusto per stemperarsi un po' e far contente le pesti. Ci sentiamo poi via sms con Claudia, l'appuntamento è a casa nostra verso le 14.30, per un giro sul porto. Guardo il cellulare pensando al fatto che ignori completamente il costo di un sms internazionale, e mi chiedo come facevamo anni fa Laura ed io a viaggiare in posti tipo il Costa Rica sperduti nelle foreste senza i telefonini ed altri mezzi di comunicazione.
A casa ormai diamo seguito alla buona abitudine di rilassarci un po', è un ottimo effetto placebo forse, per non cedere ai normali nervosismi che talvolta ci assalgono avendo scelto di girare il mondo con le nostre piccole, nervosismi su cui per ovvie ragioni sorvolo, e che non pregiudicano comunque la bellezza di questo viaggio.
Le figlie così hanno il tempo di giocare un po' bevendo del latte, ed io preparo una cioccolata calda alla mia maniera, ma forse un po' troppo densa nel vano tentativo di controbilanciare quelle “allungate” tipiche di questi luoghi alle quali non mi sono ancora rassegnato.
Usciti con la nostra amica ed il piccolo Emil, ci aspetteranno delle grandi sorprese.
La prima è un negozio di giocattoli molto particolari, alcuni tipici del nord.
Il meraviglioso porto al tramonto sarà però quella più grande, di quelle che mentre le vivi dici: “cavolo io questa cosa qui non me la dimenticherò mai più!”. Con il sole che cala, la neve intorno assume uno strano surreale colorito bluastro, e diventa un tutt'uno con il mare. Una scena che non si può descrivere se non in poesia.
L'atmosfera infatti in un attimo diventa magica.
Per la prima volta da quando siamo partiti, non ho con me la mia reflex, e ne sono felice, perché mi godo tutto appieno senza doverlo misurare con un esposimetro.
Corro con Federica sulla neve, tra fari e pescherecci nordici, mentre nei locali sulla banchina si accendono tante luci che risaltano nel blu ormai profondo in cui è avvolto il fiordo.
Ed improvvisamente io MI SENTO A CASA!
Claudia vuole assolutamente portarci in un locale di pescatori, e ci farà l'ultima graditissima sorpresa.
Qui (unica GRAVE nota dolente), calpesterò i miei principi e chiedo scusa, ma seppur dopo infinite rassicurazioni sul fatto che non si tratti di una specie protetta quella cacciata proverò la carne di balena.
In realtà assaggerò un carpaccio affumicato accompagnato da due pinte di birra.
Non me ne voglia il povero animale alla cui caccia resto ipocritamente (ormai) contrario, ma tale cibo è veramente unico, nel senso che ha un sapore tutto suo, ed il mio gesto era unicamente dettato dalla mia immensa voglia di esperire. La serata si scalda, forse anche per la birra, con i miei due piccoli amori giochiamo ai “dards”, e tutti chiacchieriamo amabilmente, mentre la poesia entra tra le righe, e mescolandosi alla magia, ci rende tutti per motivi diversi un po' riflessivi e piacevolmente malinconici.
Il dolore dei saluti alla fermata del tram è mitigato solo in parte dall'alcool.
Per un po' stiamo in silenzio seduti, ma appena scesi a Frogner park Federica ci fa notare che la partenza è ormai prossima e non abbiamo più scivolato sulla neve. Detto, fatto! Attraversiamo la strada e mentre Laura con Giulia vanno a casa, noi andiamo nel parco, sempre meraviglioso anche alle nove di sera con temperature polari.
Forse qualcuno sa del nostro arrivo, perché non appena varchiamo il cancello partono dei fuochi d'artificio a pochi metri da noi.
Federica è in estasi, ed io non sono da meno visto che credo nella magia che in alcuni momenti è capace di permeare tra le strette maglie delle nostre vite.
Il dono che mi è stato concesso, è solo il saper riconoscere questi attimi, e cerco di godermeli appieno.
Come pazzi iniziamo a rincorrerci ed a tuffarci nella neve, dopodiché iniziamo a scivolare con le nostre palette di plastica giù da una piccola discesa, strillando e cantando Felici!
Il nostro cuore è al colmo, e non lasciamo il parco senza aver prima ringraziato offrendo una libagione il dio delle nevi.
Federica un po' perplessa nel sentirmi parlare ad alta voce con tale divinità mi chiede : “papà perché c'è un dio delle nevi?”, “c'è un dio per ogni cosa e va sempre rispettato!” è la mia risposta perentoria, che ella sembra gradire.
Poco prima d'altra parte nel Pub dei pescatori, avevo recitato dei versi che mi erano venuti così... spontanei, direttamente dal cuore. Federica non li aveva capiti appieno, ma ne aveva percepito la drammaticità, ne aveva compreso il mio invito a “vivere”, ed era scoppiata in lacrime. Tornando dal bagno Laura l'aveva trovata ancora piangente ed alla sua richiesta di spiegazioni, la mia bimba aveva risposto : “piango perché papà mi ha detto delle cose belle!”.
Cosa si può voler di più, considerando che dalla piccola Giulia mi aspetto ancora di meglio?
Non ho parlato molto di Giulia in queste pagine, ma in questi piacevoli giorni amandola a dismisura, l'ho osservata ancor più attentamente e, sono sempre più convinto, che questo viaggio seppur un po' stancante per una piccola abitudinaria e precisina quale è lei, sia stato comunque enormemente stimolante. Sono sicuro che seppur non ricorderà nulla visti i suoi teneri due anni e mezzo, resterà in lei qualcosa. Percepisco quanto ho appena affermato dalla naturalezza con cui fa certi gesti: preparare una valigia, salire su un aeroplano, un autobus od un treno come se l'avesse sempre fatto. Zitta zitta sul suo passeggino, con il suo nuovo succhiotto norvegese con su scritto “mina” ( l'unico nome più famigliare che c'era trai tanti nordici esposti), lei dal suo piccolo guarda osserva ed incamera tutto, annusa il mondo e respira un pezzettino di vita.

4 Febbraio 2010
Il ritorno è sempre triste: panini preparati, la sveglia prestissimo e la corsa per paura di perdere il puntualissimo bus per l'aeroporto di Torp alle 6:55.
Qualche contrattempo con le compagnie low cost può sempre capitare, e così ho dovuto ripagare (35 euro) per un bagaglio per cui ero convinto (ed ancora lo sono) di aver già pagato.
Il viaggio in aereo è senza grossi entusiasmi, ma il nostro cuore come uno zaino ideale si è riempito di una nuova esperienza e di tantissime emozioni. Torniamo a casa lasciano, questo fantastico paese, con la consapevolezza di aver affrontato con due bimbe l'inverno artico, un'affermazione questa forse un po' esagerata, ma quanti italiani spesso un po' troppo “comodoni” avrebbero tale coraggio (ed incoscienza) di farlo con due bimbe piccole?
Addio Norvegia, con la tua bella capitale, anzi arrivederci... ci hai dato tanto e speriamo di non aver lasciato su di Te nessun segno del nostro passaggio, questo è il più bel regalo che si possa fare visitando un luogo, per chiunque verrà dopo di noi, non fossero altri che le mie stesse figlie.

PICCOLI SUGGERIMENTI DI VIAGGIO GENERALI CON I BIMBI MOLTO PICCOLI:
Oltre alle cose più ovvie tipo vestiti, pannolini ecc. Il mio consiglio per un viaggio del genere, è quello di portare le seguenti cose:
1) medicinali e quant’altro occorre per le piccole disinfezioni, parlate con il pediatra per un antibiotico a largo spettro che potrebbe tornare utile (per tutti) in caso di bisogno e per altri consigli, ovviamente tachipirina, termometro, ghiaccio secco e supposte pediatriche per la stipsi. Lo porto sempre tutto anche a livello scaramantico.I MPORTANTISSIMO: La nuova tessera sanitaria che sostituisce il vecchio modello E-111 per usufruire del servizio sanitario in Europa gratuito od al pari dei cittadini del paese che vi accingete a visitare.
2) Lo zainetto portabimbo l’ho sempre sognato.
3) Scaldabiberon elettrico (io l’ ho dimenticato) e fornelletto elettrico, (con relativo adattatore universale). Qualche volta in caso di bisogno, soprattutto in paesi dove il cibo non era proprio compatibile con le esigenze di un bimbo piccolissimo occidentale (italiano), mi sono ritrovato a preparare una pappa in camera, cosa che comunque sconsiglio vivamente, perché oltre ad essere giustamente vietato, scomodo, e pericoloso per incendi, ustioni ed odori; meglio sempre chiedere ai proprietari che difficilmente si rifiuteranno di mettervi a disposizione la cucina quando si tratta di bimbi.
4) Brodi liofilizzati, formaggini, una boccetta (in plastica) con dell’olio d’oliva, sale, parmigiano grattato, una bottiglia di latte a lunga conservazione con il tappo richiudibile a vite, un pentolino e posatine varie insomma, tutto l’occorrente per una pappa, che si possa conservare anche senza un frigorifero.
5) Un contenitore termico capiente per portare pappe e paste già cucinate.
6) Non dimenticate di far mettere con anticipo i vostri bimbi sul passaporto, o di avere documento equipollente con fotografia. Pena la perdita del volo.
7) Tanta... Tantissima pazienza, calma e comprensioneLascio di seguito sito internet e recapito del nostro delizioso B&B che tra l'altro la famiglia gentilissima che ci ha ospitato, sta ora anche ampliando:
http://www.frognerbb.no/index-filer/page0002.html
http://www.bbnorway.com/hosts/02.frognerbnb.html
Your host: Anders og Cecilie Due
Address: Kirkeveien 5
N - 0266 Oslo
Mobil: 92 42 03 65
E-mail: cecilie@advokatdue.no
Web: www.frognerbb.no
Best time to call:
09.00 – 22.00
Noi in quattro (con Giulia che dormiva al solito nel nostro letto) abbiamo speso il corrispettivo di circa 110 euro al giorno, ma francamente la gentilissima signora Cecilie non aveva capito che di figlie ne avevamo due e comunque ha lasciato il prezzo invariato.

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