L'Alta Via n.1 dell'Adamello

Un “classico” dell’escursionismo di traversata in una delle zone più belle delle Alpi

Partenza dalla stazione di Brescia con pulman del CAI sabato 29 luglio alle ore 13,30, arrivo al Gaver (c/o locanda Gaver) alle ore 15,30. – 17 i partecipanti 16 + 1 accompagnatore Gianni Bledig, in quanto l’altro accompagnatore Scalvini, per inderogabili impegni di lavoro, non potrà esserci e non verrà sostituito da altro accompagnatore.
Itinerario
Si parte dalla chiesetta del Gaver con il sentiero n. 17 alle ore 15,45 con tempo buono e con vista sul Cornone di Blumone. Arrivo alle ore 18 circa al rifugio Tita Secchi al lago della Vacca, dieci minuti dopo inizia a piovere!
Il rifugio è tipo alberghetto con possibilità di doccia, cena appena sufficiente così come l’ospitalità.

La mattina seguente domenica 30 luglio inizia la 1^ tappa con tempo buono e partenza alle 7,30, giro intorno al Cornone di Blumone e arrivo al passo di Blumone in perfetto orario, vicino al passo del Termine, con vista dei resti di guerra. Poco dopo il Beppe prende una storta alla caviglia destra (forse quale tentativo non riuscito di finire subito l’alta via!). Prontamente soccorso e medicato da Elena la fisioterapista del gruppo riprende il cammino in modo sorprendentemente più che normale attestandosi nelle prime posizioni del gruppo!
Spuntino al Passo della Rossola e successivamente salendo e oltrepassando un gregge di 1200 pecore raggiungiamo l’attacco per la Bocchetta Brescia.
Iniziamo imbragati e sotto l’acqua la salita senza grossi problemi, raggiungendo la bocchetta con pioggia intermittente e nebbia che va e viene.
Incominciamo fra grossi massi e con nebbia l’impegnativa discesa verso il rifugio Franco e Maria a cui giungiamo alle ore 14,45 circa (tempo totale compreso soste 7,15).
Il rifugio Franco e Maria si presenta assai spartano, pomeriggio e sera di nebbia e freddo passati nel rifugio, dalla finestra in mezzo alla nebbia s’intravedono degli stambecchi.
Comunque vitto buono e rifugisti molto accoglienti con canto serale di canzoni di montagna insieme al gruppo di Verona (10 persone) che farà come noi l’Alta Via.

La mattina del 30 luglio dopo le foto da parte del rifugista con tempo buono, alla faccia delle pessime previsioni, si parte alle ore 7,30 circa. Il Beppe, nella fretta di partire, si rompe un dente, e due!
Si inizia il tragitto verso il Passo di Campo con vista sul lago Dernal e panorama stupendo, dopo circa un'ora arrivo al Passo di Campo con vista del lago di Campo, del lago d’Arno e resti di fortificazioni della Grande Guerra. Si prosegue in direzione del Passo Ignaga con vista sulla diga di Malga Bissina, poi tratto attrezzato per superare il salto della cascata d’Avolo.
Alle 11,30 raggiungiamo il Passo Ignaga con fortificazioni della Grande Guerra e stupenda vista sulla Val Saviore e sulla Val di Fumo.
Dopo aver effettuato breve (come sempre) sosta per un fugace pranzo, iniziamo il lungo e impegnativo passaggio sulle creste Ignaga attrezzato con funi, catene e scale, brillantemente superate con l’aiuto della guida Gianni. La discesa è lunga e impegnativa con traversine del treno, altri punti attrezzati e con splendida verso il Rifugio Lissone a cui sembra di non arrivare mai, se non alle ore 15 circa - tempo totale 7,30.
Il rifugio è confortevole (doccia 4Euro), buona la cena con vino a volontà e gentili i gestori.

Si parte come sempre alle ore 7,30 con nebbia e freddo oltrepassando la Malga Adamè (famosa per la ricotta e i formaggi) e successivamente la Baita Adamè. La nebbia per fortuna si dirada e inizia a quota mt. 2130 la salita al Passo Poia mt. 2775; salita impegnativa e ripida con parte attrezzata e superata senza imbracatura. Durante la salita vista sulla Valle Adamè attraversata dal torrente Poia.
Appena il tempo di scattare una foto alla cima dell’Adamello poco innevata e al Pian di Neve, e subito inizia la discesa verso la Val di Salarno e il Rifugio Prudenzini. La discesa dal Passo Poia (soprattutto per quanto riguarda i primi 50 mt. di dislivello) si presenta molto difficoltosa in quanto il terreno è franoso con presenza di grossi sassi instabili, infatti Ignazio nel sentire “sasso” si è repentinamente girato ed è caduto rovinosamente adosso al povero Beppe, per fortuna senza altri danni.
La discesa continua molto difficoltosa con presenza di un piccolo ghiacciaio nero e grossi massi taglienti da saltare e aggirare e ancora altri sassi instabili.
Arrivo al rifugio Prudenzini alle ore 13 circa (tempo totale ore 5,30)
Al rifugio sono accolto e abbracciato da Franchini del CAI Brescia a cui avevo preannunciato di voler effettuare l’Alta Via con qualche dubbio sulle difficoltà e pertanto avevo chiesto informazioni in merito.
Rifugio buono, rifugisti molto attivi e gentili anche se hanno iniziato l’attività dal mese di giugno, compreso lo “sherpa“ ragazzo himalaiano soprannominato “lippa lippa” che ha animato la serata con le sue battute. Cena ottima e abbondante pasta coi funghi e salmì di cervo.

La mattina seguente partenza con nebbia, come al solito alle ore 7,30.
All’inizio della salita verso il Passo Miller la nebbia si dirada lasciando il posto al sole.
La salita è subito irta e faticosa, dopo circa 300 mt. di dislivello (quota 2500 circa) inizia un calvario sotto il nome di ganda, caratterizzata da grossi massi appuntiti che per essere superato ha comportato grosse difficoltà da parte di molti partecipanti per circa un'ora. L’arrivo al passo è complessivamente irto e difficoltoso. Al Passo Miller (mt.2818) abbastanza stretto e impervio, ci imbraghiamo e subito iniziamo la discesa dapprima con corde fisse e scale e poi successivamente più ripida con le difficoltà già riscontrate in precedenza nella discesa del Poia: sassi instabili e terreno franoso. La discesa, che dura circa 2 ore, richiede parecchia attenzione e stanchezza soprattutto psicologica.
Successivamente con sentiero finalmente tranquillo, arriviamo al Rifugio Gnutti alle ore 13 (tempo ore 5,30), con abbuffata di salame ed anguria portati fin qui e offerti dai gentilissimi genitori di Daniele ed Elena che hanno portato ai figli un po’ di viveri.
Alle ore 14, con una splendida giornata si riparte per il Rifugio Tonolini accompagnati dai genitori dei suddetti fratelli, passando per il Rifugio Baitone e alle ore 16,15 siamo finalmente al Rifugio Tonolini (tempo totale di tappa circa ore 7,45).
Rifugio piccolo senza doccia, ma comunque accogliente.
Vitto normale, senza infamia e senza lode, con turno alle 18,30 in quanto la sala da pranzo non riesce a contenere tutti i presenti per la cena; gestori nel complesso gentili.
Splendida serata con visione delle cime vicine: Plem e Baitone.

La mattina seguente con stupenda giornata si parte puntuali alle ore 7,30 per l’ultima tappa. Si sale verso il Passo Premessone costeggiando inizialmente il Lago Rotondo, successivamente il Lago Bianco e prima di giungere in vista del passo, il Lago Premessone. La salita è comunque ripida e faticosa e avviene fra grossi sassi e cenge erbose.
Si raggiunge la cima del Passo Premessone che con i suoi 2930 mt. è la vetta dell’alta via, godendo della bellissima giornata vengono effettuate le foto di rito verso la parete Nord dell’Adamello. Scendiamo dal passo imbragati per breve tratto di corde fisse e poi con ripida discesa alla diga del Lago Pantano d’Avio dove ci fermiamo per una sosta di circa mezz’ora.
Dalla diga saliamo verso il Passo del Lunedì che si preannuncia abbastanza ripido, all’inizio massi, poi sentiero ripido su erba. La discesa dal passo è abbastanza scivolosa per la presenza dei soliti sassi alla fine della stessa si deve attraversare il torrente in quanto il ponte dell’Enel è crollato e non è stato riparato.
Con l’aiuto dell’esperto Gianni, dopo aver allungato un poco, troviamo finalmente il punto per attraversare il torrente giungendo, attraverso il ponte della diga, all’agognato e desiderato Rifugio Garibaldi, capolinea dell’Alta Via. Finalmente N. 1! (il gruppo di Verona che ci seguiva a distanza, non avendo la guida Gianni, stava pericolosamente sbagliando strada, seguendo un tracciato sassoso con rischio di frane, se uno dei nostri non fosse andato ad avvisarli del pericolo). Occorre pertanto che venga ripristinato al più presto il ponte, il rifugista del Garibaldi sembra che abbia già sollecitato più volte l’Enel.
Dopo le foto di rito all’arrivo e il bacio della terra madre da parte di Beppe, entriamo nel rifugio, ottimo per quanto riguarda la struttura, con doccia rilassante, buono vitto con brindisi finale con vino e spumante, gestori non particolarmente accoglienti.
Dopo il brindisi per festeggiare la fine del trekking, Gianni elogia il gruppo: sia quello dei primi che quello degli ultimi che comunque sono riusciti nell’impresa, (giravano voci, rivelatesi poi infondate, che uno di questi cronici ritardatari, soprannominato Dr. Fuentes, per migliorare le prestazioni fisiche, facesse uso di “sostanze dopanti”). Questi ultimi, con portavoce Beppe, ringraziano oltre all’accompagnatore Gianni, anche le due scope Max e Beppe e tutto il gruppo.

Venerdì 2 agosto alla partenza dal Rifugio Garibaldi per scendere a Malga Caldea al fine di fine di proseguire per Temù e per Brescia, scendeva una pioggia mista a neve e le montagne vicine con la cima dell’Adamello erano imbiancate di neve, però l’Alta Via dell’Adamello era ormai archiviata!

Conclusioni
L’Alta Via è un trekking che ciascun bresciano amante della montagna, non può non fare almeno una volta nel corso della propria vita. E’ un percorso che, anche per persone allenate, risulta non semplice e faticoso, da affrontare con particolare attenzione e buon equipaggiamento.
Noi siamo stati particolarmente fortunati in quanto abbiamo sempre trovato tempo ottimo; ma se così non fosse stato… non oso pensare come ce la saremmo cavata al Passo Poia, al Passo Miller o al Premassone.
Occorre tener presente che, seppur l’andatura del gruppo era non particolarmente veloce per la presenza di alcuni partecipanti meno allenati ed esperti, se il percorso dell’Alta Via viene effettuato in sicurezza nei punti attrezzati che sono parecchi e tenendo conto, come già detto delle difficoltà riscontrate nelle discese sopratutto dai passi Poia e Miller, i tempi di percorrenza delle tappe sono notevolmente più lunghi rispetto a quelli indicati nelle guide.
Cosa ci è rimasto? L’orgoglio di aver fatto un trekking prestigioso, di aver ammirato da vicino alcune delle più affascinanti cime delle alpi bresciane, di aver visto dei panorami mozzafiato, ma ciò che ricordiamo con maggior soddisfazione è la compagnia, il gruppo, che ci ha permesso di fare amicizia e di conoscere persone con le quali abbiamo condiviso difficoltà e pericoli, incoraggiandoci a vicenda nei momenti più difficili, ridendo e scherzando in molte altre occasioni; il tutto facilitato dalla sicurezza di poter contare sulla guida Gianni.

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