Nel panorama piuttosto ampio delle sagre e delle feste dedicate all'uva e al vino in molte parti non solo nel Lazio, ma dell'intera Penisola, la Sagra dell'Uva di Marino, nei Castelli Romani, è senz'altro una delle più antiche e anche una delle più caratteristiche.
Questa, che si celebra ogni anno a cavallo della prima domenica di ottobre, non è soltanto un esempio di continuità, ma presenta ancora abbastanza intatte le memorie e le tradizioni peculiari della gente di Marino che furono all'origine e che sono tuttora alla base della festa stessa.
Colui che comprese il valore di certe tradizioni popolari della gente di Marino e che seppe mirabilmente fondere insieme i molteplici elementi caratteristici del luogo con quelli altrettanto tipici del folklore romanesco fu Leone Ciprelli. Egli nel 1925 fu l'ideatore e per molti anni l'animatore e il promotore incessante della Sagra dell'Uva, impegnandovisi in ogni senso, sia artistico e intellettuale, sia finanziario. Per questo la Sagra dell'Uva si identificò con lui per molto tempo, per questo la città, dopo la sua scomparsa, gli fu in qualche modo riconoscente.
Nella Sagra dell'Uva è possibile ravvisare i valori contadini dell'ospitalità e della generosità, ovvero gli ancestrali richiami alle feste carnascialesche del Medioevo e del Rinascimento, collegate in qualche modo, come le feriae vindemiales o vindemialia degli antichi romani, alla fine di un ciclo stagionale degli elementi. La fine dell'estate coincide con la spoliazione della natura operata non tanto dai primi venti freddi dell'autunno, quanto dalla predatrice mano dell'uomo che si appropria del prezioso frutto della vite. A ciò il primitivo contadino intenderebbe riparare cedendo alla Madre Terra una parte del suo prodotto, uva o vino che sia, quasi a simbolico risarcimento del danno perpetratole contro.
La mattina della prima domenica di ottobre di ogni anno una solenne processione si snoda per le vie della città. Questa espressione di fede rappresenta tuttavia, vuoi cosciamente, vuoi inconsciamente, un potente legame con il passato, con le radici storiche non solo di una festa, ma di un'intera comunità.
Infatti la Sagra dell'Uva non coincide soltanto con il tempo della vendemmia, momento culminante per una società agricola, ma anche con un'antica festa del Rosario, sotto la cui protezione era stata posta la spedizione navale religiosa, istituita da papa Pio V per la vittoria riportata la prima domenica di ottobre del 1571 nelle acque di Lepanto contro i turchi: i Marinesi, guidati dal loro principe Marcantonio Colonna, parteciparono effettivamente a quell'evento che rimase in vari modi impresso nella vita dell'intera comunità. Per questa ragione, fino ad alcuni anni fa, uno scudo turco, ultima reliquia di quell'evento, era portato a spalla in processione e non a caso fu scelta da Leone Ciprelli la fontana monumentale dei Mori per dar vita al famoso miracolo della fuoriuscita di vino.
Si tratta quindi di una festa originariamente religiosa, che ha secolari tradizioni, dal momento che a Marino questa processione solenne in ringraziamento di un lontano evento storico, ma utile anche per impetrare la grazia sui prodotti agricoli fin da quando venne proclamata all'indomani della vittoria di Lepanto. Di ciò è testimonianza l'antico carro processionale, su cui viene istallata la statua della Madonna del Rosario, una macchina settecentesca con raggiera e baldacchino che viene portata a spalla per le vie della città.
Alla processione storica partecipano oltre al popolo marinese, numeroso per l'occasione, i membri delle varie confraternite, vestiti dei loro caratteristici indumenti e recanti enormi crocifissi di legno, stendardi, fanali ed altri strumenti. Alla fine del percorso l'officiante parroco benedice i fedeli e accoglie il loro dono come offerta per la Madonna, consistente in un cesto d'uva e una copella di vino, con l'implicita richiesta alla Vergine del Rosario di proteggere e di accrescere il nuovo raccolto che ci si accinge a vendemmiare.
Il secondo momento della festa, in cui predomina l'elemento pagano, è costituito dai festeggiamenti che si protraggono per tutto il pomeriggio della domenica. Il clou della valorizzazione è rappresentato dalla fontana dei Mori in piazza Matteotti nella parte alta della città, che si esibisce nel cosiddetto miracolo: a un dato momento nella fontana non rimane una sola goccia d'acqua, ma solo puro vino che sgorga limpido dalle cannelle e cade nella vasca sottostante. Qui si appressa un folla di persone curiose di osservare il miracolo da vicino, ma anche desiderose di approfittare dell'inattesa generosità che richiama per molti versi alla mente, o all'inconscio, l'immagine fantastica del paese di bengodi in cui regna l'allegria e l'abbondanza.
L'uva può essere colta facilmente da festoni che simboleggiano tralci e che scendono lentamente dai balconi delle case fino alle mani levate egli improvvisati vendemmiatori. Altra uva viene distribuita dai carri allegorici che si fanno strada a fatica tra la folla e la gente viene quasi colta dalla frenesia di partecipare più intensamente possibile a quella gigantesca distribuzione, facendosi sotto con incoscienza e spavalderia, ovunque vi sia da ricevere o da prendere uva o vino.
A questo si aggiungono le finzioni, gli scenari di cartapesta, le finte costruzioni, le macchine da spettacolo e soprattutto lo scherzo che vede protagonisti da entrambe le parti, ospiti e anfitrioni. Non è raro vedere tirare l'uva, anziché distribuirla,sia dai carri che dai balconi sulle teste degli ospiti e questi a loro volta servirsi degli stessigrappoli d'uva, come fossero munizioni, per ricambiare lo scherzo con altrettanta passione. In tal modo l'uva non solo viene vendemmiata da pubblici pergolati, ma anche pestata e ridotta a mosto, il cui profumo in breve tempo si spande nell'aria e vi si mantiene inebriante e dolciastro per lungo tempo.
Terminato il baccanale della vendemmiata si rientra nei ranghi, anche in senso proprio, dal momento che il corso principale deve essere libero dalla folla per consentire al corteo in costume rinascimentale di percorrere la strada che lo separa dal suo signore di ritorno da Lepanto. Naturale conseguenza della commemorazione è rappresentata da un corteo di nobili che, preceduti da un Gonfaloniere o Castellano, si recano alle porte della città per ricevere il vittorioso principe. Una volta incontratolo e offertegli le chiavi della città, tutti insieme rientrano nel rinascimentale palazzo della famiglia Colonna, attuale sede del Municipio.
Mentre le strade principali sono piene di gente intenta a disputarsi vino e grappoli d'uva, altrettanta ve ne è seduta nelle bettole o nelle osterie intenta a consumare, con il sottofondo di mandolini, pantagrueliche cartate di porchetta, di prosciutto e d'ogni altra cosa commestibile che bene si accompagna al vino. L'elemento popolare romanesco è tutto qui, nella scampagnata fuori porta, nella spensierata gita di fine settimana.
La partecipazione è sentita e spontanea a diversi livelli e la mobilitazione, pur con alterne vicende, è generale: il Comune di Marino e l'Associazione Pro Loco, insieme alle categorie degli artigiani, dei coltivatori diretti e dei commercianti, cui si aggiungono i rappresentanti di istituti bancari e di varie associazioni culturali cittadine, danno vita a un comitato che gestisce la festa attraverso la coordinazione dei singoli innumerevoli apporti tesi alla realizzazione, nel miglior modo possibile, della manifestazione.
La festa non è solo quella che si svolge lungo le vie del centro o dentro le piazze più importanti, bensì pure quella che anima i vicoli e le piazzette del borgo medievale o dell'antico castrum romano. Anche qui si accendono le luci, l'allegria e il colore locale. In questa parte della città sono in genere situate rivendite fisse di vino dette cantine o bettole. E dopo che nelle piazze e sulle vie principali le fontane hanno esaurito il loro vino, qui si può ancora goderne a volontà, spillato dalle botti o fresco di grotta intorno a improvvisati tavoli. Qui alla gaiezza e alla spensieratezza si uniscono spettacoli folkloristici, balletti, rappresentazioni in costume e in dialetto che si protraggono fino alla sera inoltrata.
Tante sono state le trasformazioni dalla prima Sagra dell'Uva, tanti gli elementi e le tradizioni sovrapposti gli uni alle altre nel tempo come in una stratificazione, tuttavia la festa pur mutando incessantemente resta sempre fedele a se stessa e in ciò ci sembra risiedere la sua vitalità e l'interesse che continua a suscitare.
Per questo 2007, la Sagra dell'Uva si svolge da venerdì 5 a lunedì 8 ottobre.
Per informazioni:
Comune di Marino, Largo Palazzo Colonna 1, 00047 Marino (RM)
Tel. 06.936621
Ufficio Cultura - 06/9367373 - 06/93801339
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Si ringrazia il sito http://www.eventiesagre.it