La Polonia è un Paese pieno di contraddizioni; ecco il modo più banale e inflazionato per cominciare il racconto del mio viaggio, sembra l’inizio di chi non sappia cosa scrivere.
E invece: le contraddizioni stanno prima di tutto nella testa di chi, come me, scelga la Polonia per una vacanza itinerante con moglie e figlia di 4 anni, per poi provare piacere nel fronteggiare le frequenti domande del tipo “Ma perché in Polonia?” o “Ma dove vai con una bambina piccola? Con tutti i bei posti di mare che abbiamo…”.
Le contraddizioni stanno anche, e soprattutto, in una nazione che corre velocissima, quasi frenetica, ma solo in certe zone e in determinate città, mentre altrove la vita scorre lenta, scandita da ritmi antichi e naturali.
Le contraddizioni, infine, le trovi nei polacchi stessi, diversi a seconda dell’età e del luogo in cui abitano e palesemente impacciati nel trovare un equilibrio tra chiusura nei confronti dell’estraneo ed apertura ai nuovi orizzonti del turismo.
Varsavia è il simbolo della Polonia di oggi: ovunque nella capitale è ben visibile il contrasto tra passato e presente, tra città comunista, con i grigi palazzoni-alveare, i viali ampi con gli enormi marciapiedi (a proposito, incredibile come in Polonia tutti, ma dico tutti, i marciapiedi siano stati pavimentati dal Regime con le stesse lastre di pietra grigia, dalle vie centrali Al. Jerozolimskie e Ul. Marszalkowska di Varsavia al più sperduto dei paesini di campagna) e città moderna di stampo occidentale, con grattacieli, catene alberghiere diffuse a livello mondiale, ovunque gru e cantieri, ovunque i soliti fast-foods.
E’ strana, la Polonia.
I ragazzi, a Varsavia, indossano le “divise” degli adolescenti newyorkesi, ma le donne nei campi, in Masuria o altrove, portano il foulard sulla testa e mungono le vacche sedute su sgabelli di legno; sulle strade rettilinee che attraversano la campagna, con la stessa frequenza sei sorpassato da sfreccianti Bmw o devi inchiodare dietro a mezzi anacronistici, come autocarri anni ’50 che scaricano nuvoloni di fumo nero o automobili che qui non esistono più, come le Fiat 126 o, addirittura, la dimenticata 125, la sorella mal riuscita della mai dimenticata 124.
E’ come, ragionavamo io e mia moglie (evento eccezionale che la nostra bimba ci lasci la tranquillità per farlo), se i polacchi volessero rincorrere un Occidente troppo a lungo guardato da lontano, come se l’imminente entrata in Europa dipendesse dal poter esporre vicine le vetrine di Pizza Hut e del Kentucky Fried Chicken; e questa rincorsa li rende frenetici, a volte addirittura ingenui, tanto che ti verrebbe da dire loro “ Prendetela con calma, ragionateci, avete la fortuna di poter osservare i nostri errori e di cercare una forma più intelligente di occidentalizzazione, non buttate questa opportunità!”
Non credo che ci ascolterebbero, io auguro loro di riuscire ad importare solo i lati migliori di questa nostra società da loro tanto (giustamente) agognata; per noi, la sensazione di aver visto una terra in rapidissimo divenire, che tra dieci anni sarà profondamente cambiata, e chissà come poteva essere 10 o 20 anni fa!
Mi sembra che sia l’ora di chiudere la parentesi e passare al racconto della mia vacanza, cercando di essere il più utile possibile per chi intenda viaggiare in un Paese in cui le informazioni pratiche credo possano ancora servire.
In valigia
La nostra vacanza si è svolta in settembre, quando il clima polacco volge rapidamente verso l’autunno. Abbiamo incontrato temperature totalmente diverse e utilizzato appieno il classico abbigliamento “a strati”: dalla maglietta di Varsavia, al freddo pungente di Bialowieza, dalla fresca umidità della Masuria alle limpide giornate di sole di Danzica e del Baltico, a tratti spazzate da un vento decisamente nordico.
Indispensabile, come sempre, la Lonely Planet, la guida tra le guide, anche se non è ancora disponibile la versione tradotta in italiano; considerata la scarsità di notizie, può venire utile anche la “voce artistica” della guida verde del Touring.
Come spostarsi
Un viaggio di questo tipo prevede inevitabilmente che ci si sposti con macchina presa a noleggio. Al riguardo, purtroppo in Polonia il noleggio è ancora caro, niente a che vedere con i Paesi turisticamente evoluti (Italia esclusa, ovviamente); mi preme quindi sottolineare di aver trovato notevoli differenze di prezzo tra le compagnie internazionali più diffuse e le compagnie locali trovate in internet, come la Poland Car Rental, della quale ci siamo serviti con notevole soddisfazione, sia in termini di prezzo (euro 36 al giorno) che di qualità del servizio reso (autovettura nuova, una Opel Astra, puntualità, rispetto degli accordi nei particolari).
Anch’io sono caduto nella trappola del sottovalutare i consigli di chi “c’erastato” e mi diceva che gli spostamenti in Polonia sono lunghi e stancanti: d’accordo, non ci sono le autostrade, ma con strade extra-urbane che corrono dritte per centinaia di chilometri, quanto vuoi metterci ad andare da Varsavia a Bialowieza, o da Ruciane Nida a Malbork? Ci si mette tanto, normalmente molto di più di quanto preventivato.
Per fortuna, il traffico non è ancora a livelli paranoici, salvo che nelle grandi città; ci sono poi tratti in cui effettivamente si può viaggiare sufficientemente veloci, ma non esistono tangenziali ad aggirare i centri urbani, così rallentamenti, semafori etc.; talvolta, quando si abbandonano le grandi vie di comunicazione, la sede stradale si fa stretta, sconnessa e inadeguata al traffico, come in Masuria o sul mar Baltico; per non parlare degli innumerevoli cantieri in corso per l’ammodernamento delle strade…
Ho chiuso la mia esperienza da automobilista polacco con una multa comminatami da un’inflessibile Policja per eccesso di velocità (ben 71 km/h in una strada deserta in aperta campagna, tutto il mondo è paese…), con il cambio di una gomma scoppiata nel nulla di Bialowieza dopo spiegazione a gesti con il gommista e con un bel sospiro di sollievo tipo “E’ andata…”, per aver passato indenni l’esperienza di strade statali su cui c’è chi va come in autostrada e chi va a 50 all’ora e sulle quali vige una sorta di regolamento non scritto per dirigere il sistema che consiste nel “si sta all’estrema destra della sede stradale, si sorpassa al centro normalmente senza invadere l’opposta corsia” che sembrerebbe anche funzionare, ma che non ispira una gran fiducia.
Dove alloggiare
In Polonia trovare un alloggio non costituisce un problema, almeno per quanto riguarda le zone da noi visitate, sufficientemente sviluppate dal punto di vista turistico. Una cosa da rilevare è come manchi la classica “via di mezzo”, tanto per capirci il b&b di discreto livello o la pensioncina di piccole dimensioni.
Si passa dalle camere nelle case private (ben visibili le numerose insegne “Pokoj”- camera), che sinceramente non invogliano granchè il turista, agli alberghi di notevole dimensione; tra questi, assolutamente da evitare per la nostra esperienza i vecchi hotel del Regime, quelli della catena Orbis, costosi al pari degli altri, magari completi di lussuosi servizi come boutique e parrucchiere interni, ma di qualità scadente per quanto riguarda le camere, arredate in modo triste e anonimo con letti piccoli e scomodi in misura inaccettabile.
Noi, pur senza esagerare, abbiamo preferito trattarci benino per svariate ragioni. Un po’ perché ci è sembrato opportuno aiutare la nostra bimba, già fin troppo brava a sopportare i lunghi trasferimenti in macchina, a ritrovare ogni sera un ambiente confortevole; un po’ perché ci è capitato più di una volta di non avere in sostanza niente da fare una volta esauriti gli interessi turistici della giornata, mancando la Polonia di attrattive riempi-tempo tipo la classica passeggiata per vetrine; un po’ infine, semplicemente perché gran parte degli alberghi, soprattutto fuori dalle grandi città, ha ancora prezzi inferiori rispetto ai nostri standard e quindi ci è sembrato valesse la pena di scegliere soluzioni di buon livello a prezzi comunque ragionevoli.
Mi sembra possa essere utile indicare i singoli alberghi frequentati, tenendo presente che al momento del ns. viaggio il cambio Sl-Euro era di circa 1 a 4.
VARSAVIA: Chopin Mercure Hotel: 4 stelle di struttura moderna situata vicino al Palazzo della Cultura, una ventina di minuti a piedi dalla città vecchia, in una zona viva e trafficata in fase di profonda trasformazione, dove numerosi sono i grattacieli a altrettanto frequenti i cantieri di moderni palazzi in costruzione. Gli ambienti sono eleganti, servizi di stampo internazionale.
Prezzo della camera con prima colazione (in offerta): Euro 78.
BIALOWIEZA: Hotel Bialowieski, 3 stelle nell’inverosimile villaggio di Bialowieza a due passi dall’entrata del parco. Più spartano rispetto al Mercure di Varsavia, l’atmosfera è quella della “frontiera”; l’ambiente è comunque confortevole e un po’ di calore non manca.
Avevo prenotato l’hotel in internet (http:www.hotel.bialowieza.pl); sul posto si trovano un Best Western nuovissimo ed un buon numero di camere nelle casette in legno degli abitanti; sinceramente, mi è sembrato l’unico posto in cui valesse la pena di soggiornare in case private, credo vi si trovi un’atmosfera particolarissima, un peccato non averle provate.
Prezzo camera con prima colazione (in internet): Zl.183.
MASURIA: Nella frequentata regione dei laghi gli alberghi di un certo livello non abbondano, anzi. Nella località più nota, Mikolajki, consiglio di fermarsi all’Hotel Amax (www.hotel-amax.pl), elegante albergo sulla sponda del lago di fronte al paese, un 3 stelle di lusso (non ho capito perché non 4) con piscina, palestra e centro estetico, musica new age di sottofondo e musica dal vivo serale.
Decisamente di qualità anche le camere.
Prezzo della camera con prima colazione: Zl.250
A Ruciane Nida, paese con offerta di strutture turistiche decisamente scarsa se si eccettuano i locali infilati la via principale (l’unica), abbiamo scelto una camera nel residence Karolina , un gruppo di casette in legno proprio sul lago Nidzkie, con molo privato, in posizione davvero unica; l’albergo è proprietà di un avvocato di Varsavia che a quanto ho capito ha optato per il classico cambio di vita. La camera assegnataci non era granchè, comunque più che decorosa, ma nell’insieme la scelta si è rivelata positiva; tra l’altro, al Karolina abbiamo gustato la cena più “vera” e casalinga della vacanza, che forse non a caso è stata anche la migliore, la cui particolarità consisteva nelle bevande, succo di lampone e tè. Il Parolina non ha un sito internet, almeno per il momento; si trovano informazioni in polacco che incoraggiano molto poco il contatto, comunque si può scrivere senza paura, il proprietario parla un buon inglese!
Lungo la riva, appena oltre il residence, posso segnalare un albergo che mi ha dato una positiva impressione, una struttura di medio-alto livello in posizione incantevole sul lago, non ricordo il nome ma sbagliare è impossibile.
MALBORK: La città pecca per scarsa accoglienza, inspiegabile considerato l’afflusso di turisti in visita al Castello.
Per quanto ne so, ho visto due alberghi: uno, nella via “centrale” dall’aspetto triste e grigio, l’altro affacciato sulla spianata di fronte all’entrata del Castello, decisamente più invitante ma che abbiamo trovato già pieno, nonostante fossimo a settembre (considerato il numero di pullmann parcheggiati, credo che il “tutto esaurito” sia una costante).
DANZICA: Danzica è bella, frequentata e… cara, almeno quanto Varsavia. Vi si trovano tutte le catene internazionali: Holiday Inn, Mercure, Best Western etc. Noi abbiamo prenotato in internet una camera in un piccolo albergo, il Villa Eva, dall’atmosfera liberty elegante e familiare, decisamente una voce fuori dal coro; è situato in una zona decentrata a nord del centro storico, che resta raggiungibile in macchina (i parcheggi in Polonia non sono ancora un problema insormontabile) o con i mezzi pubblici. Proprio una bella scelta, tanto che vi abbiamo trascorso 3 notti anziché le 2 previste. Una particolarità: fuori dall’hotel c’è parcheggio, ma le signore alla reception, pur rassicurando sulla sicurezza della zona, consigliano di parcheggiare nella vicina caserma dei Vigili del fuoco, ad un prezzo convenzionato di 30 zl. a notte, che sono in pratica da aggiungere al prezzo della camera (http://travel.to/villa_eva).
Prezzo della camera con colazione: circa Zl.300.
Di ritorno da Leba, vi abbiamo cercato posto anche per una quarta notte, senza però successo e con la sfortuna di essere dirottati al Posejdon, posto ancora più a nord, quasi a Sopot, un improbabile casermone colorato che evidenzia le magagne sopra evidenziate degli hotel della catena Orbis .
Prezzo pagato con prima colazione: circa Zl.400 (www.orbis.pl)
LEBA
La località è piena zeppa di residences fatti di bungalows in legno che devono essere frequentatissimi dai polacchi in piena stagione estiva, probabilmente anche per i prezzi accessibili; alcuni sanno di vecchio ed hanno un aspetto “scaccia-turisti”, altri invece sono carini e ben tenuti.
Tra questi ultimi, ci siamo fermati al campeggio Posejdon (il nome ci perseguita), un gruppo di casette tutte in legno anche all’interno, con un piano terra spazioso e le camere al primo piano tanto strette quanto suggestive. Un’avvertenza: alla reception non parlano inglese, comunque il prezzo è interessante e la soluzione mi è sembrata appetibile (www.posejdon.pl)
Certo niente a che vedere con quella che la fidata Lonely Planet definisce “Leba’s top option”, vale a dire l’Hotel Neptun, ricavato dalla ristrutturazione dell’antico castello di Leba, una costruzione turrita che domina la lunga spiaggia sul Baltico: ambienti eleganti, ampi saloni con vetrate sul mare, ristorante dall’atmosfera raffinata, tanto di piscina riscaldata all’aperto con bar in acqua e suggestiva capanna in legno per serate attorno al grande focolare.
Certo, il prezzo è alto per essere in Polonia (abbiamo pagato circa Zl.450 per una camera con balcone sul mare), ma non è nulla in confronto a quello che richiederebbe un hotel di pari livello in Italia; per me, vale la pena (www.neptunhotel.pl).
TORUN
Altro alloggio da consigliare senza indugi, l’Hotel Petit Fleur, sito nel centro storico della cittadina a ridosso della zona pedonale, che occupa una porzione di un immobile sapientemente ristrutturata: abbiamo trovato personale cortese (e il fatto che me lo ricordi e lo evidenzi la dice lunga sulla poca cortesia usualmente riscontrata), camere spaziose e molto ben curate, prezzi soddisfacenti. Gradevole il ristorante dell’hotel, situato negli scantinati, che offre cucina francese condita dall’anacronistica disco-dance proposta negli adiacenti locali della mini-discoteca interna (www.hotel.torun.com.pl).
Prezzo camera (higher comfort) con colazione: zl.290.
In cucina
La cucina non è di certo il punto di forza dei polacchi. Nei ristoranti si trovano prevalentemente piatti unici di carne, di solito immersa in salse che ne ammazzano il sapore; poi minestre e qualche piatto, spesso curioso, quasi mai particolarmente appetitoso.
Buona la birra, leggera tipo quella tedesca, piacevole e molto economica, ottima e onnipresente la vodka, dalla celebre Zubrowka (quella “del bisonte” aromatizzata alle erbe) a tante altre, tutte a prezzi convenienti.
Abbiamo trovato impegnative le colazioni, molto abbondanti ma ricche di alimenti che richiedono un certo spirito di mattina, come pesci vari, anche molto saporiti, carni, formaggi e immancabili insalatone russe.
Un aspetto positivo, tutt’altro che secondario, sono i prezzi dei ristoranti, niente a che vedere con quelli a cui purtroppo siamo abituati in Italia.
Criticabile quanto si voglia, ma la classica ancora di salvezza, quando si devono fronteggiare le richieste dei figli piccoli al seguito, è stata la presenza di numerosi Mc Donalds’, ovviamente solo nelle maggiori città.
Itinerario
Immaginando di dividere la Polonia in 4 quadranti, il nostro viaggio ha coperto la parte nord-orientale, con partenza da Varsavia, raggiunta con voli Swiss e CrossAir via Zurigo, proseguimento per l’estremo est al confine con la Bielorussia con destinazione il Bialowieski Park Narodowy, quindi ritorno verso il centro-nord nella regione dei laghi, la Masuria, ancora a nord per Malbork, Danzica e Mar Baltico con lo Slowinski Park Narodowy, infine ritorno verso sud e Varsavia con sosta nella città medioevale di Torun.
Da non perdere
Mi piacerebbe questa volta riuscire a riportare la mia esperienza limitando al massimo il racconto delle sensazioni per dare maggior risalto a consigli pratici.
Arrivati in Polonia, nel nostro caso al Okecie Airport di Varsavia, la prima cosa da fare è cambiare un po’ di euro in Zloty: la Lonely Planet recita che le quotazioni sono simili in tutti i numerosi uffici di cambio (Kantor) che si trovano in giro, io ho però riscontrato come in aeroporto le quotazioni siano oscenamente peggiori, quindi il primo consiglio è di cambiare solo il minimo indispensabile per pagare il taxi (le cui tariffe sono decisamente lontane da quelle italiane).
Varsavia è una città che definirei carina, che certamente non regge il confronto con le altre capitali europee più frequentate, ma che offre comunque motivi di interesse; vale secondo me un paio di giorni, non di più.
Interessante e vivace la piccola città vecchia, che lascia sbalorditi per la cura con cui è stata curata la ricostruzione dopo la quasi totale distruzione della seconda guerra mondiale (in Polonia sono pochissimi i centri storici originali), tanto che l’impressione è che i palazzi e le stradine, le piazze e addirittura il Castello Reale siano effettivamente antichi e non il frutto di un vero miracolo architettonico nato dall’amore dei polacchi per la loro storia.
La città vecchia (Stare Miasto) è di piccole dimensioni e si gira tranquillamente a piedi; le altre zone d’interesse sono facilmente raggiungibili sempre a piedi, o con i frequentatissimi autobus, i cui biglietti sono normalmente in vendita anche negli alberghi di un certo livello (7,20 zl., un po’ meno di 1 euro, per 24 ore).
Da non perdere assolutamente il Park Lazienkowski, una stupenda oasi di verde con la suggestione del seicentesco palazzo che si specchia nell’acqua verde del laghetto antistante; nel parco, presso la grande statua di Chopin, nelle mattine delle domeniche estive si svolgono concerti di musica classica gratuiti, che vedono l’accorata partecipazione di una piccola folla immersa in silenzioso rispetto.
Interessante anche il Palazzo della Cultura, testimonianza della passata epoca comunista e per questo odiato e ritenuto un orrore dai polacchi: a dire il vero, l’imponente costruzione non mi è sembrata così ripugnante, anzi direi che valga la pena sia di salire per godere il panorama dalla terrazza del 30° piano, sia soprattutto di scendere nei sotterranei per una visita al suggestivo Museo del Comunismo.
Da non perdere, infine, una visita al bellissimo e particolarmente toccante monumento all’insurrezione del ghetto ebraico, una delle più sconvolgenti pagine della nostra storia.
Purtroppo, abbiamo dovuto rinunciare all’altro grande parco cittadino, il Wilanow, un po’ più fuori mano.
Da Varsavia a Bialowieza, il passo è molto più lungo dei 250 km che le separano, in buona parte percorsi su una lunga strada a una corsia: si passa dalla grande città al villaggio sperduto, si passa dalla modernità ormai occidentale all’arretratezza rurale dell’ex Europa dell’Est, si passa dalla civiltà alla frontiera.
E “Frontiera” è proprio la parola che più mi viene in mente durante il soggiorno in quest’angolo lontano d’Europa. La foresta primordiale copre tutta la piana del Bialowieski Park Narodowy e delle zone limitrofe, l’aria è fredda e umida, dappertutto il profumo della resina e del fumo che esce dai comignoli.
Il paese di Bialowieza è molto suggestivo; non ci si aspetti chissà cosa, in effetti si tratta solo di un paio di vie contornate da due file di casette in legno dipinte di colori vivaci, ma l’atmosfera è molto particolare e per niente artefatta. L’impressione è quella di vivere in un film sulla Russia del dopoguerra, gli abitanti e le case sono quelli che siamo abituati a vedere nei film russi, il carretto trainato dal cavallo, la scarsa illuminazione garantita da lampioni di qualche decennio fa, il divertito stupore nell’espressione degli abitanti al sapere che sei italiano, quasi come se in loro fosse presente una sorta di “buon ricordo” dei nostri connazionali risalente ai tempi della Guerra.
Il Parco è stupendo: ci si può avventurare, in bici, a piedi o su un calesse sotto la lana di pesanti coperte: noi abbiamo scelto quest’ultima soluzione, anche perché le altre erano difficilmente gestibili con la bambina. Con il giro classico, che si prenota presso il locale Ufficio turistico e per il quale abbiamo pagato 100 zl., si viene prelevati direttamente in albergo e si è impegnati per circa 3-4 ore: si percorrono lentamente le stradine d’accesso al parco, si entra nella “Riserva” dove in grandi recinti è possibile osservare le specie animali della zona (tra cui il celeberrimo bisonte europeo), si visita un altro paio di siti naturalistici d’interesse. Potendo scegliere, credo l’opzione migliore sia avventurarsi nel parco in mountain bike, con la possibilità di “adrenaliniche” attese di incontrare qualche animale libero; negli hotel vengono distribuiti fogli che riportano dettagliatamente i 3 itinerari suggeriti per conoscere il parco in bici, rispettivamente di 11, 21 e 49 km.
Un’ultima annotazione: uscendo dal paese (la direzione è superflua perchè di strade ce n’è una sola), si trova un ristorante molto bello, ricavato in un ambiente carico di suggestione: certo, i prezzi sono superiori a quelli usuali (e bassissimi) nella zona, ma ne vale davvero la pena.
Io e mia moglie concordiamo nell’indicare in Bialowieza il posto più interessante tra quelli visti in Polonia (almeno nella “bassa” stagione come è l’inizio di settembre), l’unico forse tra quelli visti a suscitare in noi un sentimento di nostalgia e reale desiderio di ritornare; Ho paura però che duri poco, che anche qui l’espansione turistica in atto, testimoniata dall’imminente apertura del Best Western al centro del villaggio, porti con sè, oltre che ad un po’ di progresso economico, il dissolvimento dell’atmosfera che fa di Bialowieza oggi un luogo davvero unico in Europa.
Dalla Masuria ci aspettavamo sinceramente qualcosa di più. Non è solo per il cattivo tempo che ci ha accompagnato per parte delle giornate trascorse nella zona, anche con il sole la regione ci è parsa poco ricettiva dal punto di vista turistico e priva di particolari attrattive, salvo che per i velisti, che sembrano trovarvi un vero paradiso. Vista da un profano, mi sembra infatti siano notevoli le opportunità per chi pratica questo sport, che può navigare passando da un lago all’altro percorrendo lunghi percorsi nell’assoluta tranquillità del labirinto d’acqua circondato da foreste che ricorda, se pure ne è una versione minore, il Canada o la vicina Finlandia.
Per i turisti “normali”, la Masuria offre escursioni con battelli (a bassissimi costi) o barche messe a disposizione dagli albergatori, passeggiate in splendidi boschi incredibilmente pieni di funghi, pace e serenità da godere su un pontile nel silenzioso tramonto, una bella birra ai tavolini dei locali infilati sul lungolago di Mikolajki o di Ruciane Nida.
Per la parte di Masuria visitata, consiglierei sicuramente di soggiornare a Mikolajki, che viene indicato come il maggior centro turistico ed è in effetti la località più accogliente: presenta un porticciolo molto carino ed un bel lungolago con qualche locale, addirittura nelle vie interne si trovano alcuni ristorantini piacevoli e perfino qualche negozio (tra cui un interessante antiquario), del tutto anomalo per la spartana Polonia! Chiaro che alle spalle incombono i grigi casermoni del regime, che come sempre spuntano qua e là apparentemente senza una logica.
Più a nord, abbiamo visitato due luoghi che meritano un’escursione:
- il Santuario di Swieta Lipka, probabilmente la più bella chiesa barocca della Polonia, i cui vanti sono lo splendido organo (numerosi concerti d’estate durante il giorno) e la suggestiva via crucis lignea nel portico che circonda l’edificio della chiesa; a proposito, utile dare un’occhiata alle bancarelle sulla strada di fronte all’abbazia, dove si possono comprare piccoli souvenir a prezzi irrisori (noi abbiamo preso delle uova dipinte);
- la cosiddetta “Tana del lupo”, nel paese di Gierloz: una sorta di villaggio fortificato fatto di bunker dove Hitler e i suoi più fidati generali trascorsero quasi interamente gli anni della guerra e dove, tra l’altro, il Furher subì l’unico vero attentato, dal quale uscì peraltro indenne. Dei bunker, fatti saltare prima dell’arrivo dei russi, rimane in pratica solo l’involucro, comunque il sito è interessante e frequentatissimo da pullman di turisti tedeschi, forse in una sorta di espiazione, forse, data la natura del luogo, con un pizzico di malcelata e inconfessabile nostalgia.
Il castello di Malbork, il più grande castello medievale d’Europa, è un gioiello. Certo, è quasi totalmente (e miracolosamente) ricostruito e si vede, non si può negare che, dietro la stupefacente vista d’insieme e la perfetta ambientazione d’epoca, si noti la relativa “giovinezza” della costruzione, una specie di “effetto Grazzano Visconti”, chi è stato nel paese piacentino può ben capire.
Ovviamente non esistono ausili tipo guide-audio o testi esplicativi all’interno delle sale, per cui l’unico aiuto può venire dai libretti in vendita all’esterno, difficilissimi da seguire nella visita e, ahimè, davvero poco stimolanti; per la prima volta, abbiamo fatto la conoscenza con l’assurdo modo polacco di stampare gli opuscoli turistici, spesso ridotti ad un irritante “muro di parole” poco utilizzabile, speriamo cambino presto.
Un altro paio di consigli: il primo è di non farsi tentare dalla salita sulla torre del castello, il panorama non è niente di eccezionale e non vale la fastidiosa attesa di dover attendere la formazione di un gruppo per sentirsi tutta una bella spiegazione in polacco; il secondo è di non perdersi la bellissima vista del castello dalla riva opposta del fiume, quella utilizzata per tutte le fotografie che si trovano sui libri turistici.
La strada che porta a Danzica è breve.
Danzica fa parte della Polonia modernizzata, potrebbe quasi essere una qualsiasi città occidentale, se non fosse per qualche condominio fuori dal centro con un aspetto ancora decisamente oltre-cortina.
Il centro storico è molto gradevole sia per una passeggiata, in particolare lungo la ul. Dluga, la strada reale , il Dlugi Targ, la piazza del “mercato lungo” (dove si trova la celebre statua del Nettuno) e il lungo Motlava, sia per la notevole concentrazione di elementi artistici architettonici di rilevo: palazzi (il municipio, Ratusz Glownego Miasta), chiese (la chiesa di S. Maria, il più grande santuario della Polonia ed una delle più grandi chiese del mondo, e la Chiesa di s. Brigida, divenuta simbolo dell’appoggio della chiesa cattolica a Solidarnosc e dove si trova la tomba del martire della libertà Popieluszko) e importanti collezioni come il Museo nazionale.
Danzica appare prima di tutto come città dell’ambra: l’ambra è onnipresente, acquistabile in ogni negozio e in ognuna delle numerose bancarelle del centro, di tutte le forme e di tutte le qualità, disponibile nelle diverse colorazioni che ne compongono la gamma.
Purtroppo, la presenza della ns. bimba ci ha scoraggiati dalla visita dei musei e un bel sole tiepido ci ha invogliati a vivere la città all’aria aperta.
Al di là dei classici percorsi da guida, consiglierei di non tralasciare la parte nord di Danzica: vi si trovano due luoghi meritevoli di visita: il quartiere di Oliva con le stradine ciottolate, e dove all’interno di un giardino ben curato si trova l’omonima cattedrale con lo splendido organo, e, più verso il centro, la collina del maggiore parco cittadino, che si erge nel bel mezzo dell’abitato e che offre la possibilità di lunghe e piacevoli passeggiate nel bosco.
Non abbiamo visto i celebri Cantieri navali, dove scaturì la protesta pacifica dei lavoratori che portò alla rivoluzione pacifica del 1980; in compenso, per un’altra pagina di storia non meno importante, abbiamo raggiunto la penisola chiamata Westernplatte, tristemente nota perché colpita dal bombardamento navale dei tedeschi che diede il via alla 2^ Guerra Mondiale.
Un paio di annotazioni. La prima pratica: il traffico che porta nel centro storico può essere caotico sulle maggiori direttrici (niente comunque al confronto di quello delle nostre città), in compenso trovare un posto per la macchina nelle immediate adiacenze della città vecchia non è per nulla “impossibile”, anche senza ricorrere ai grandi parcheggi a pagamento.
La seconda, il consiglio di farsi almeno un giretto nella Danzica che si prepara alla sera: quando le luci si accendono è il momento migliore per godere dell’atmosfera delle vie illuminate, la famosa Ulica Mariacka su tutte, poi la città si svuota e si perde il piacere del passeggio; per ovvii motivi, non ho sperimentato la Danzica by-night.
Passata Danzica, rotta verso nord, verso il Baltico di Leba, la località balneare più famosa della Polonia. Leba, diciamo la verità, non è entusiasmante: manca di un paese vero e proprio, di negozi, del sapore della località balneare e di un lungomare vero e proprio, visto che il villaggio fu ricostruito nell’entroterra dopo che una mareggiata l’aveva distrutto nei secoli scorsi e che l’unico contatto con il mare è oggi rappresentato dal canale sul quale vengono ormeggiati i pescherecci.
Un aspetto positivo lo si trova nella lunga spiaggia, fatta di sabbia bianca compattissima che sembra fatta apposta per le passeggiate, eternamente battuta da un vento freddo e frequentata da “pazzi scatenati” che si divertono giocando in acqua ad una temperatura inconcepibile (dalla camera del nostro hotel, ho visto due signore fare il bagno nel mare grigio-marrone alle 8 di una piovosa e rigida mattina di metà settembre).
Il tempo trascorso ad aspettare il tramonto sulla spiaggia rimane uno dei ricordi più belli del viaggio.
La località dev’essere comunque particolarmente affollata nel pieno della stagione turistica, a giudicare dal numero di alberghi e soprattutto residence con bungalows che si trovano disseminati quasi tutti nella strada che corre parallela al mare.
Alberghi a parte, di cui dico nella sezione apposita, per una cena semplice consiglierei un locale tutto in legno che si trova nella piccola zona commerciale che porta alla via suindicata: niente di particolare, ma visto il panorama dei locali di Leba, vi si trova quanto meno un’atmosfera allegra e riscaldata da un grande camino posto al centro della sala (le ragazze che gestiscono il locale non parlano inglese, ma sono simpatiche e affrontano divertite le difficoltà della lingua, cosa non da poco per il polacco-tipo).
Leba ha la fortuna di essere adiacente ad uno dei parchi più interessanti della Polonia, lo Slowinski Narodowy Park. Non fidatevi delle cartine riportate sui depliants turistici distribuiti negli alberghi, in cui viene indicata la possibilità di raggiungere il parco e quindi il villaggio di Kluki partendo in traghetto da Leba ed evitando di fare il lungo giro in macchina del lago Lebsko: trovare il punto da cui partono questi traghetti, un’indicazione, qualcuno che sappia qualcosa, si è rivelata un’impresa al di sopra delle nostre possibilità, per non parlare del fantomatico ufficio turistico di Leba, segnato con una bella “i” in grassetto ma del tutto sconosciuto in paese.
Torniamo allo Slowinski: questo parco è famoso per le dune mobili che lo rendono davvero unico. Praticamente, alcune grandi dune di sabbia “corrono” sospinte dal vento lungo una sottile striscia di terra che separa il mare da un lago e dalla foresta, sotterrando e soffocando gli alti alberi della foresta, i cui “scheletri” vengono lasciati alle spalle della montagna di sabbia.
Il risultato è quanto mai singolare, un vero deserto in riva al Baltico. Il Parco offre l’opportunità di divertenti (e faticose) passeggiate sulle dune, comprese pazze discese rotolando lungo i ripidi pendii, una spiaggia lunghissima e praticamente deserta e una foresta nella quale è possibile scovare diversi animali, quale l’aquila di mare.
Di fronte al parcheggio a pagamento, e ti pareva, c’è un piccolo molo semi-nascosto al quale ho visto attraccata una specie di nave vichinga che penso faccia servizio per il villaggio di Kluki, sulla sponda opposta, ma non c’era anima viva, né alcuna indicazione.
Per entrare nel parco, il biglietto si acquista appena fuori dall’entrata: c’è un burbero che fa da guardia e blocca i turisti indirizzandoli verso quella che, non si direbbe, ma è una biglietteria.
Prima di questo passo, però, si deve aver deciso “come” addentrarsi nello Slowinski. Io sconsiglio vivamente di noleggiare quelle biciclette adattate a risciò, sulle quali due persone siedono “comodamente” e altre due pedalano, soprattutto se a pedalare (come è capitato a me) è una persona sola, che fa una fatica bestia sia a spingere, sia a tenere “dritto” il mezzo quando la strada si fa sterrata, tanto che noi possiamo vantare un bel “frontale” con il tronco di un albero tagliato.
Le soluzioni migliori sono il noleggio della mountain bike, che consente di arrivare fino in fondo alla strada e di spingersi oltre dove si vuole, sia il meno avventuroso ma più pratico “trenino”, che conduce fino all’inizio della strada sterrata, che poi va percorsa a piedi.
Non ho visto la zona del Parco in riva al mare che è stato utilizzata dai tedeschi come poligono e come campo di addestramento per i soldati dell’Africa Korps: è raggiungibile a piedi o in mountain bike, una ragione di più per non affidarsi ai maledetti “trabiccoli”.
Nelle vicinanze (è tutto relativo, perchè guardando la cartina sembra una deviazione di un attimo, invece sulla strada il tragitto è interminabile) c’è Kluki, un piccolo villaggio-museo in cui tutto è conservato come era all’inizio del secolo, sia gli interni delle case, sia le ambientazioni esterne come la rimessa delle barche o il forno per il pane. Trovo che queste ricostruzioni siano gradevoli e interessanti; Kluki, va detto, non è strabiliante come viene descritto nelle guide e, tra l’altro, il cartone disponibile alla biglietteria che dovrebbe agevolare la visita e fornire informazioni si dimostra difficile da seguire in modo quasi irritante. Comunque il villaggio è tutto sommato interessante, vale soprattutto per chi non abbia già visitato altre attrazioni della specie.
Di ritorno, ci siamo inoltrati lungo la penisola di Hel, dopo averne letto bene sulla guida: ebbene, sarà stato per la giornata non certo splendente, nuvole grigie ed una pioggerella a tratti, ma la penisola ci è persa davvero un luogo poco attraente e per di più scarsamente attrezzato dal punto di vista turistico.
Sulla strada che riconduce a Varsavia, la trafficatissima e come sempre sottovalutata statale n.1, il nostro viaggio prevede come ultima tappa la città medioevale di Torun, patria di Nicolò Copernico al quale è dedicato un monumento nel cuore della città, su uno degli angoli del municipio. Innanzitutto, arrivando da nord auguro a chiunque di non avere le nostre stesse enormi difficoltà a trovare il centro storico, per il quale non c’è uno straccio di indicazione, e assicuro di essermi agevolmente districato in altre occasioni in città ben più complicate Torun!
Tornando a Torun, questa è un’altra di quelle città polacche più “avanti” rispetto al resto della nazione, con case ben restaurate, negozi, locali e tenore di vita quasi occidentale: il centro storico, in buona parte pedonale, è carino e frequentato da parecchia gente, anche se con il buio si spopola decisamente.
Non ho visto musei (l’entusiasmo scema sul finire della vacanza) e ho rinunciato alla visita delle uniche chiese con ingresso a pagamento incontrate in Polonia.
Per il resto, ci siamo dedicati agli ultimi acquisti e quindi riposati nel nostro gradevolissimo hotel in vista della levataccia del giorno successivo.
Un’ultima annotazione, che può venire utile a chi, come noi, debba riconsegnare all’aeroporto di Varsavia la macchina presa a noleggio: raggiungere l’aeroporto Okecie, con l’aiuto di una carta della città, non è particolarmente complicato. Il problema, piuttosto, può essere quello di trovare un distributore di benzina per rifare il pieno prima della consegna: se non ci si ferma per tempo alla periferia della città, poco male, c’è un distributore proprio nel vialone a destra prima dell’aerostazione, che costringe ad un giro un po’ contorto per ritornare nella direzione giusta, ma fa tirare un bel sospirone di sollievo.
Curiosità
LINGUA
Uno dei dubbi fondamentali che si pone chi stia per partire per la Polonia riguarda la lingua e la possibilità di intendersi con i polacchi.
Per la mia esperienza, limitata al quadrante nord-orientale del Paese, posso dire che il Tedesco è la lingua più diffusa, piuttosto comune tra gli operatori turistici e spesso conosciuta anche dagli adulti, che invece ignorano per lo più l’Inglese; all’estremo est, nell’impossibilità di capirsi più di una persona mi ha proposto il Russo…
In definitiva, chi parla Tedesco non avrà problemi, chi invece si limita all’Inglese, come il sottoscritto, sarà più di una volta costretto a riscoprire la vecchia arte dei gesti; ma se nel cuore della Puszcza Bialowieska sono riuscito a cambiare un pneumatico scoppiato e ad acquistarne uno nuovo da un gommista, significa che la vecchia arte funziona sempre...
FUOCO
E’ assolutamente vero: i polacchi hanno una vera e propria mania del falò. Sarà per l’abbondanza di legna, sarà per l’umidità penetrante, ma dappertutto ci sono camini e grandi falò esterni e i polacchi sono soliti buttare tra le fiamme qualsiasi cosa, tronchi, rami, pezzi di mobilio, basta che bruci.
Sono rimasto incuriosito dai larghi circoli di rudimentali sedili, come ceppi o pietrosi, sistemati attorno al fuoco, che è abbastanza comune incontrare negli alberghi o semplicemente in piccoli parchi se non al limitare del bosco. Non ho avuto il piacere di farmi una birra o un a vodka seduto da vero polacco in questi circoli, però mi sono sembrati molto affratellanti.
GIARDINI IN CITTA’
Le città polacche possono avere mille difetti, i casermoni grigi, o i quartieri impresentabili delle periferie, la fatica a mantenere un’identità. C’è una cosa, però, che va loro riconosciuto e sono i parchi, lo spazio verde: ovunque abbiamo potuto constatare quanto frequenti, ampi e ben tenuti siano i parchi cittadini polacchi. Davvero complimenti, non so se questo sia uno dei pochi retaggi positivi del periodo comunista, o se l’impostazione sia precedente, comunque il risultato è ottimo. Un paio di esempi? Lo Slowinski, a Varsavia, che alla parte “classica” con palazzo, laghetto e sentieri ben curati affianca la zona sportiva, con grandi spazi liberi e campi davvero per tante discipline; oppure il parco di Danzica, una vera e propria collina boscosa che spunta in mezzo alla città, davvero un’oasi di tranquillità.
SACCHETTI
Una curiosità di poco conto: qualsiasi cosa acquistiate in Polonia vi sarà riposta nei più brutti e inconsistenti sacchetti di cellophane esistenti sulla terra. Saranno uno spreco le nostre borse con implicazioni artistico-psico-sociologiche, ma queste sono un’esagerazione del brutto! Da provare.
ACQUISTI
Le regioni da noi visitate sono note per l’ambra: la via dell’ambra, la costa dell’ambra, la città dell’ambra, sono tutti nomi che si leggono sulle riviste turistiche e, in effetti, la resina che tanto piace alle italiane è presente in gran quantità ed a prezzi decisamente più contenuti rispetto ai nostri negozi. Ma con un’avvertenza: nel mio itinerario, l’ambra l’ho trovata a Danzica e solo a Danzica, dove ogni negozio o bancarella ne fa bella mostra.
Non avevamo indirizzi particolari: escludendo gli opposti (cioè le bancarelle e le costose vetrine di ulika Mariacka) ci siamo serviti in una delle gioiellerie sul lungo Motlava, trascurando peraltro l’“esclusivo” sconto per i turisti che tutti i negozi si pregiano di offrire.
Quindi, ripeto, l’ambra c’è, e tanta, se ripenso al fatto che io stesso giocando con la mia bimba in riva al Baltico ho raccolto (e poi buttato) quelli che pensavo fossero sassolini, per poi scoprire nelle vetrine di Danzica che si trattava di ambra grezza; però, non va lasciata Danzica dicendo “l’ambra la compriamo poi”, perché nell’entroterra, come a Torun, non ve n’è traccia.
Sempre a Danzica, o nelle altre regioni confinanti con Russia e Bielorussia, si trovano le classiche matrioske, molto più carine ed accuratamente dipinte di quelle che troviamo nei mercati o nei negozi “etnici” delle nostre città.
Per finire, a Bialowieza viene venduto dell’artigianato in legno caratteristico (piccoli oggetti, niente di particolare) a prezzi ormai introvabili altrove.
CANTIERI
Devo stare sempre in guardia affinché la mia testa non venga irrimediabilmente compromessa dal lavoro che svolgo.
In questo viaggio, però, non ho potuto fare a meno di pensare a come la Polonia, con l’apertura all’Europa, l’enorme voglia di fare, gli innumerevoli cantieri aperti e le ancor più numerose opere da cominciare, rappresenti un’irripetibile occasione di investimento per gli operatori del settore edilizio e finanziario.
Per farla breve, non mi lascerei scappare il mercato polacco se fossi un operatore leasing. Ormai l’ho detta… perdonatemi.
Note dolenti
Stavolta qualche appunto negativo lo devo riportare, non tutto gira alla perfezione in un viaggio in Polonia.
Innanzitutto, l’ho già accennato, i polacchi stessi rappresentano in un certo senso un problema. Forse non hanno ancora acquisito la mentalità della cura del turista, forse risentono di troppo anni di chiusura e hanno semplicemente bisogno di un po’ di tempo ancora. Sono molto più propenso ad accettare con un sorriso le inguardabili guide disponibili all’entrata dei musei, piuttosto delle numerose risposte al limite della scortesia, dei mancati saluti da parte del personale degli alberghi, anche di un certo tono, dell’assenza di quell’essere gentili verso il turista che sta educatamente portando soldi. Io dico che basterebbe un piccolo sforzo, che so, forse un sorriso verso la bambina, oppure semplicemente evitare di continuare a parlare con uno straniero come se il polacco fosse una lingua universalmente conosciuta…
Detto questo, lungi da me la tentazioni di stupide generalizzazioni per quella che è solo una sensazione non simpatica, suscitata per lo più nei rapporti con le persone meno giovani.
Un altro particolare che mi ha infastidito, forse una sciocchezza per chi legge, sono stati i parcheggi con relativi parcheggiatori. I parcheggi in Polonia sono tutti a pagamento, anche dove lo spazio abbondante non giustifica affatto una simile regolamentazione, e sono cari rispetto al livello dei prezzi ; in più, forse perché abituati ormai a parcometri e casse automatiche in genere, lo spuntare immancabile del parcheggiatore dapprima seminascosto tra le macchine ci ha alla lunga infastidito.
Per chiudere, un particolare spiacevole, anche se non certo fondamentale, è più una curiosità: la Polonia è letteralmente invasa dalle vespe. E se questo fatto può appena infastidire negli spazi verdi o non appena si cerchi di mangiare qualcosa all’aperto, diventa più grave osservando la quantità di vespe che ronzano nelle vetrinette dei generi alimentari, soprattutto in quelle che contengono pane o dolci.
Io conosco molto bene invece Italia , viaggio spesso per lavoro usando treni sporchi e puzzolenti , dove non funziona niente , arei che non volano e nessuno non sa niente , mangiare strano carne senza la salsa che e poesia di secondo piatto,che dovunque si mangia solo la pasta che se ne frega che con diverse salse sempre pasta e , nel sud dalla roma sta strana gente con secchi pieni di starne bevande e panini fatte a casa , nel Nord ho visto anche il segno stradale come girava intorno a se sotto presione del vento,doveva fare vedere NOrd Sud ecc e comico proprio ho visto tante strane cose e devo dire, che non capisco che vogliano italiani hanno prezzi che arrivano alle stelle , nelle case i frigoriferi vuoti e non hanno soldi di comprare tante cose di viaggiare uguale come noi da dove viene questo snobismo invece della curiosita di vedere le cose nuove senza strani paragoni . tutto qui ... non tutti devono mangiare pasta e bere cose uguali e pensare in maniera uguale e perche poi ....
la polonia è splendida....io il viaggio non l'ho fatto fisicamente, ma mentalmente guardando foto e sentendo i racconti dei miei amici polacchi
While the skills cast-off to assemble them are certainly exciting, it is the unrevealed organize underneath that transforms the bracelets from pure and bovine jewelry into stories. In this anyhow, the copper old for the bracelets was as a matter of fact the outer jacket of a 155mm artillery hull — the remnants of war, unfortunately, that are as much a by of Cambodia's days of yore as Angkor Wat. What has happened here has a warm-hearted of brain to its bovine beauty. Etching the patterns of the primeval late alters the figurative patterns of Cambodia's more current and unhappy late into something unmitigated: skills and incomes for victims of genocidal conflict. senks
While the skills cast-off to assemble them are certainly exciting, it is the unrevealed organize underneath that transforms the bracelets from pure and bovine jewelry into stories. In this anyhow, the copper old for the bracelets was as a matter of fact the outer jacket of a 155mm artillery hull — the remnants of war, unfortunately, that are as much a by of Cambodia's days of yore as Angkor Wat. What has happened here has a warm-hearted of brain to its bovine beauty. Etching the patterns of the primeval late alters the figurative patterns of Cambodia's more current and unhappy late into something unmitigated: skills and incomes for victims of genocidal conflict. senks
While the skills cast-off to assemble them are certainly exciting, it is the unrevealed organize underneath that transforms the bracelets from pure and bovine jewelry into stories. In this anyhow, the copper old for the bracelets was as a matter of fact the outer jacket of a 155mm artillery hull — the remnants of war, unfortunately, that are as much a by of Cambodia's days of yore as Angkor Wat. What has happened here has a warm-hearted of brain to its bovine beauty. Etching the patterns of the primeval late alters the figurative patterns of Cambodia's more current and unhappy late into something unmitigated: skills and incomes for victims of genocidal conflict. senks
While the skills cast-off to assemble them are certainly exciting, it is the unrevealed organize underneath that transforms the bracelets from pure and bovine jewelry into stories. In this anyhow, the copper old for the bracelets was as a matter of fact the outer jacket of a 155mm artillery hull — the remnants of war, unfortunately, that are as much a by of Cambodia's days of yore as Angkor Wat. What has happened here has a warm-hearted of brain to its bovine beauty. Etching the patterns of the primeval late alters the figurative patterns of Cambodia's more current and unhappy late into something unmitigated: skills and incomes for victims of genocidal conflict. senks
Sorry, but what is kimerikas? Jane.
good worck Glory Hole. Abstract photo with "pull knob", yellow, and silver. Date: 01 01 2007 Owner: Gallery Administrator. Full size: 470x313 ... senks
good worck Glory Hole. Abstract photo with "pull knob", yellow, and silver. Date: 01 01 2007 Owner: Gallery Administrator. Full size: 470x313 ... senks
good worck Glory Hole. Abstract photo with "pull knob", yellow, and silver. Date: 01 01 2007 Owner: Gallery Administrator. Full size: 470x313 ... senks
good worck Glory Hole. Abstract photo with "pull knob", yellow, and silver. Date: 01 01 2007 Owner: Gallery Administrator. Full size: 470x313 ... senks
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
hay!! good project :) senks :)
Test myfunction comment
Test myfunction comment
Test myfunction comment
Test myfunction comment
kuxtlh nvsw perxjfd heogamsl znrsyqf iyfzek nkviqez
salve, mi chiamo Franco, vorrei fare una bella vacanza da qualche parte del mondo - x dimenticare e divertirmi - sono scapolo- chiedo a qualche amico che può consigliarmi un posto al sole e dove le donne ti fanno sognare, grazie e ciao.. Franco
Il tuo commento a questo viaggio! asda ds
Il tuo commento a questo viaggio! asda ds
Il tuo commento a questo viaggio! asda ds
Il tuo commento a questo viaggio!a dasd asd a
xsau cxfgk ocle vnbizjkfh xotyh biqxjyd buhtxasw
Hi everyone! Great site!r
Hi everyone! Great site!e
Hi everyone! Great site!
Hi everyone! Great site!e
Hi everyone! Great site!
Hi everyone! Great site!e
Hi everyone! Great site!e
Hi everyone! Great site!
io sono stato un mese intero a zary.mi sono perso woodstock ma comunque fra festini e esperienze varie ormai amo la polonia i suoi boschi. Serenità e delirio.Sono stato ad Auschwitz...sono rimasto da solo in una strada deserta...cioè mi viene ancora la pelle d'oca...appena entri però con quella marea di gente sembra più un parco giochi...cosa più?lavevamo al casa da soli...senza televisione ne radio solo dei letti dei divani e la cucina ah si e il bagno il resto era gente accasciata per terra piatti sporchi e bicchieri rotti cappe di fumo e bottiglie di birra. poi la mattina si andava a suonare per strada con i ragazzi e el ragazze conosciute lì.troppo.troppo bello. Per me comunque la polonia ha dei lati oscuri...uhm...a Cracovi ami guardavano strano solo perchè fischiavo per strada o ridevo troppo forte.un saluto a tutti i miei compagni di sbronze. in ultimo io non amo le grandi città preferisco i luoghi underground dove la gente è più vera.
Sto vivendo in POlonia da 2 mesi e mi sono letteralmente innamorata di WROCLAW, e` una citta` fantastica , se passate da qua non perdetevi l`occasione di trascorrere una lunga nottata tra i numerosi e bei locali di questa citta`!!!
io in polonia ci vado tutti gli anni, ai masuri e nella zona di zamosh dove ho degli amici. sono stata alla foresta di byaliwiza una volta, mi hai fatto voglia di tornarci l'anno prox. ciao
Fa piacere leggere ke gli vogliono visitare Polonia a me ke sono polacca (e ci vivo)! X consigliare a tutti ke la vogliono vedere: Carcovia (Kraków)-va bene, anke Varsavia, come capitale (anke se ai polacchi nn piace tanto)ma Breslavia (Wrocław) e' ASSOLUTAMENTE da vedere (nn e' la mia citta')-e' bellissima e poco conosciuta nonostante sia una delle citta' piu' vecchie e grandi in Polonia; si trova a sudest. Saluti
riguardo alla nostalgia...non lo dire a me!!! :( se vai al sud ti consiglio zakopane anke se vai d'estate:)
Sai, OL_Polish, la meraviglia di questo sito è quella di essere un luogo dove ognuno può riportare e condividere le proprie esperienze di viaggio; normalmente si riesce a farlo mantenendo il rispetto delle idee altrui, altre volte un po' meno, ma fa lo stesso. Ho affrontato e poi raccontato della mia vacanza consapevole che la sua stessa natura ed il tempo limitato a disposizione possono generare equivoci; ma le mie esperienze con i polacchi non sempre sono state positive, ho provato momenti di disagio in più di un'occasione e la sensazione è stata proprio quella di una sorta di chiusura, soprattutto nei meno giovani. Niente di grave, per carità, ma forse non avrei dovuto parlarne? Tu hai certamente un approccio diverso e meno superficiale, già lo scoglio della lingua per te non è più tale, ciò non toglie nulla alla mia esperienza. Questo, l'ho già scritto, senza alcuna stupida generalizzazione. Quanto ai parcheggi, il problema mi sembra molto relativo e dire che i polacchi sono più avanti di noi, beh, ricadiamo nelle generalizzazioni di cui sopra, preferirei non fare queste classifiche. Per chiudere, la sai una cosa? Ho parecchia nostalgia per la Polonia, inaspettatamente mi è entrata nel cuore molto più di altri posti turisticamente più "facili". Sto già organizzando un'altra vacanza, stavolta nel Sud...
Lo scorso Agosto ho fatto un viaggio in Polonia.Ho trovato molto interessante Kluki!Chi lo conosce?Ed anche Krusziniany dove c'è una piccola comunità islamica,con moschea del 700 in legno,chi lo sapeva?Bye by Freireisen.
Inolte se andate in Polonia Cracovia è il must,potete lasciare tutto il resto.
Sulle "Note dolenti" mi spiace ti contraddico. Almeno per quanto riguarda la mia esperienza ho incontrato solo persone eccellenti. Bastano i familiari della mia ragazza che è polacca e sono meravigliosi. Le persone ai bar, ai ristoranti ecc... sono incredibili, DIRE CHE SONO AL LIMITE DELLA SCORTESIA E' AMMAZZARE L'ANIMA DELLA POLONIA CHE E' CONOSCIUTA PER L'OSPITALITA'! Perciò nn diciamo baggianate...i polacchii sono la popolazione più rispettosa che abbia mai visto. Poi per quanto riguarda i parcheggi io penso che l'idea dei parcheeggi a pagamento con i relativi parcheggiatori sia una buona idea: i parcheggiatori sono gentilissimi, ti permettono di lasciare la macchiina più del dovuto e garantiscono ordine... quello che in Italia non esiste... SIAMO MOLTO INDIETRO RISPETTO AI POLACCHI!
Grazie per i complimenti, Giuseppe! Purtroppo non ti so aiutare, il mio è stato un viaggio prettamente familiare, consigli per un single proprio non ne ho. Dall'impressione che ho avuto, Danzica mi è sembrata una città in cui ci possa divertire, ma ti ripeto, è solo un'impressione. In ogni caso, il nord della Polonia merita di essere visitato.
ciao e grazie per il tuo lavoro io parto per il mare del nord polonia in agosto ho 28 anni e tanta voglia di divertirmi come si deve. premetto che sono stato 2 volte in kracowia "bellissima citta" mi daresti delle dritte sui posti che pensi che possano fare per un singol come me ???? ti lascio la mia email Complimenti ancora e a presto
Davvero interessante ed utile. Forse sfrutterò presto i consigli!