Venezia: in giro per le isole

Grandi o piccole, famose o sconosciute, abitate o deserte, le isole della Laguna veneta sono 62: impossibile visitarle tutte, andiamo almeno nelle tre più celebri

Sono finalmente tornato a visitare le isole della Laguna di Venezia: ne mancavo da tanti, troppi anni.
Per la precisione, sarebbe più corretto dire le tre principali, vale a dire Murano, Burano e Torcello: infatti, fra grandi e piccole, celebri e sconosciute, abitate o deserte, le isole della Laguna Veneta sono per la precisione 62, come risulta dall’esauriente voce di Wikipedia riportata nei links.
A dire il vero da tempo progettavo una “rispolverata”, ma continuavo a rifiutare l’idea di “incastrare” una visita giornaliera in uno dei tanti soggiorni veneziani compiuti negli ultimi anni, consapevole di quanto sia penalizzante concentrare le tre isole in una sola giornata: sì, molti lo fanno - in specie i viaggi di gruppo e i consumatori di “fast tourism” - ma ciò significa occupare diverse ore negli spostamenti in vaporino, i cui orari non sempre combaciano alla perfezione, traendo di quegli splendidi luoghi un’idea del tutto incompleta e superficiale.
Ecco quindi il consiglio di base: diluite la visita in due giornate. Un approccio strategico può essere quello di alloggiare in Venezia non lontano dalle Fondamente Nove, molo di partenza delle linee di navigazione per le isole (il dettaglio al paragrafo “Come spostarsi”) nella parte nord della città, dedicando il primo giorno - ma può anche essere sufficiente un pomeriggio pieno - a Murano, che è la più vicina e la più grande, e il secondo a Burano e Torcello, più distanti anche se tra loro vicinissime.
Il resoconto che segue è riferito alla metà di novembre in giornate infrasettimanali, momento ideale per la dimensione pacata in cui la città è immersa, ben lontano dalle folle oceaniche dell’estate, del Carnevale e dei week-ends; per non parlare dell’impareggiabile suggestione autunnale della Laguna nord e delle isole.MURANO
Come accennato, dopo avere acquistato l’abbonamento da 72 ore (è una carta magnetica da passare davanti ai lettori situati a ogni attracco che sta gradualmente sostituendo il biglietto cartaceo fino a soppiantarlo del tutto dal 1° gennaio 2010), mi sono servito del vaporino 41 preso alla fermata Crea effettuando il giro lungo, vale a dire Ponte delle Guglie, Ferrovia, Piazzale Roma, Giudecca, Sant’Elena, Fondamente Nove, San Michele, Murano. La navigazione ha nulla da invidiare a una vera e propria crociera e riserva vedute insolite dal mare sia su zone celebrate sia su altre poco note ma istruttive per gli aspetti della quotidianità cittadina disgiunta dall’impronta turistica: ad esempio il canale di Santa Marta con gli insediamenti commerciali, cantieristici e industriali, e il quartiere abitativo di Sacca Fisola ricavato negli anni Sessanta dal riempimento di uno specchio d’acqua (appunto, una “sacca”). E poi il canale e l’isola della Giudecca sulla quale spicca la scenografica Chiesa del Redentore, edificata nel 1577 a ringraziamento della fine della peste tuttora celebrata il 20 luglio di ogni anno congiungendo la città con un ponte di barche, i Giardini della Biennale, San Pietro di Castello, le Fondamente Nove, l’isola di San Michele con il cimitero fino a sbarcare a Murano dopo circa un’ora e mezza.
Si sa, dire Murano equivale a dire vetro. Come per ogni tipo di produzione in ogni parte del mondo, si può trovare tutto il meglio e tutto il peggio: dal ricordino da pochi euro reperibile dovunque fino all’oggetto di pregio che ovviamente richiede ben altri investimenti, spesso cospicui. Le grandi case storiche di arte vetraria sono una garanzia di qualità, ma girando fra calli, sotoporteghi e corti dell’isola si possono scovare piccoli laboratori artigiani presso i quali fare buoni acquisti: certo, non guasta intendersene un po’ o almeno essere accompagnati da un esperto.
Non c’è da stupirsi che anche qui (magari non proprio in Murano, ma di certo in Venezia città facendo leva sui turisti di bocca buona) sia arrivata la concorrenza dall’oriente: non a caso, molti negozi dell’isola espongono cartelli bilingui del tono “qui non vendiamo prodotti provenienti dalla Cina”.
Ma al di là della scontata immagine commerciale, Murano non è solo un posto in cui andare per acquistare un’unica tipologia di merce. In realtà può essere definita a tutti gli effetti una Venezia in miniatura: come la “sorella maggiore”, è strutturata su isole adiacenti (sette per la precisione) separate da canali e rii scavalcati da ponti, nelle quali si aprono di tanto in tanto campi che spesso ospitano luoghi di culto. Altrettanto piacevole è andare a spasso anche senza una meta precisa: l’isola è estesa per poco più di un chilometro quadrato e non ci si perde, aiutati anche dalla presenza di sei attracchi del vaporino - sempre provvidenziale per gli stanchi e i carenti di orientamento - lungo i canali Grande di Murano, degli Angeli e di San Donato, che costituiscono la spina dorsale della mobilità acquatica isolana.
Oltre a godere del luogo nel suo complesso girando per calli e fondamente, meritano una visita almeno tre siti:
* LA CHIESA DEI SANTI MARIA E DONATO. Originaria del VII secolo e dedicata a Maria, acquisì la doppia attribuzione da quando vi furono custodite le spoglie di San Donato a seguito della conquista di Cefalonia del 1125. Tutta in mattoni a vista e semplice sulla facciata rivolta verso il Campo, offre il colpo d’occhio più spettacolare verso le Fondamenta con l’abside emicilindrica, resa elegante da due ordini sovrapposti di arcate sostenute da snelle colonnine. Magnifico, all’interno, è il pavimento a mosaico.
* IL MUSEO DEL VETRO. Ospitato nel gotico Palazzo Giustinian, fu fondato nel 1861 per rappresentare la storia e l'evoluzione dell'arte vetraria nel corso della Storia a partire dal X secolo fino ai nostri giorni. La quantità e il pregio di vasi, coppe, piatti, sculture e imponenti lampadari in mostra rendono imperdibile il Museo, uno dei più esaurienti del mondo sul tema.
* IL FARO. Presente fin dall’epoca medioevale in forma di torre di segnalazione in legno, sulla cui sommità venivano accesi dei fuochi la cui luce era riflessa a distanza mediante un gioco di specchi, è oggi una struttura cilindrica in pietra bianca d’Istria (la stessa con cui fu edificata buona parte di Venezia), la cui luce è puntata sulla Bocca di Porto del Lido per favorire l’orientamento delle navi che dal mare aperto entrano in Laguna di notte.

BURANO
La navigazione per Burano è uno dei classici casi in cui l’itinerario è interessante non meno della meta, per quanto magnifica essa sia. Vale quindi la pena caratterizzarlo - almeno per sommi capi - ad integrazione della gita. Salpati dalle Fondamente Nove, toccata l’isola di San Michele e l’attracco di Murano Faro, ci si inoltra sempre di più nelle tipicità dell’ambiente lagunare navigando sui “sentieri acquei” delimitati dalle “bricole”, i gruppi di due o tre pali in legno legati l’un l’altro che indicano i fondali più profondi percorribili dalle imbarcazioni senza il rischio di arenarsi. Si rasenta l’isolotto di San Giacomo in Paludo, sul quale nel 1046 fu eretto un monastero dedicato a San Giacomo Maggiore, dismesso temporaneamente dalla funzione di accoglienza per essere convertito in lazzaretto nel 1456, demolito nel 1810 per editto napoleonico, usato come postazione militare fino al 1961 e solo in parte restaurato dal Magistrato delle Acque; poco oltre si passa nelle vicinanze della Madonna del Monte, costituita da due isolotti collegati da una lingua di terra che a partire dal 1300 ospitarono luoghi di culto, poi trasformati a metà Ottocento in polveriera e di cui oggi restano solo rovine.
Si entra infine nel canale di MAZZORBO, sul quale si affacciano le case dell’omonima isola a vocazione ortofrutticola, raggiungendo in breve il ponte in legno che la collega a Burano, sulla quale dopo pochi minuti si sbarca; dalla partenza dalle Fondamente Nove sono passati circa 40 minuti.
Così come Murano è sinonimo di vetri, dire Burano equivale a dire merletti. Come per quella, vale il discorso del minore o maggiore pregio delle produzioni, in proporzione ai prezzi che si è disposti a spendere: si valuta che una tovaglia di medie dimensioni fatta con tutti i crismi del “punto in aria” richieda due anni di lavoro di tre merlettaie, quindi provate a fare un po’ di conti… Ma lascio gli approfondimenti di questo tipo di manifattura a chi ne sia veramente interessato, preferendo decantare gli stupori che quest’isola regala ad ogni passo, ad ogni svolta, ad ogni fondamenta, ad ogni calle, ad ogni ponte, ad ogni chiaroscuro.
A Burano si può dire che manchino quasi del tutto le eminenze architettoniche, limitate all’unica chiesa di San Martino, affacciata sull’altrettanto unica piazza Baldassarre Galuppi, fulcro dell’animazione con osterie, ristoranti e laboratori di merletto: l’evidenza che la rende celebre - oltre a una bella “Crocifissione” del Tiepolo all’interno - è il campanile, caratteristico per l’accentuata pendenza dovuta al progressivo cedimento delle fondamenta appoggiate su palafitte.
Ma ad affascinare è piuttosto l’insieme del tessuto urbanistico, suddiviso in cinque “insulae”, che agli scorci e ai riflessi tipici di Venezia e di Murano aggiunge l’unicità delle abitazioni dalle facciate vivacemente colorate. Lo scenario è strabiliante, per la gioia di pittori, fotografi e semplici estimatori del bello, ma lo scopo non è estetico bensì funzionale: le spiegazioni sono però diverse e vanno dall’identificazione, in una comunità in cui si ripetono pochi cognomi, fra una determinata famiglia e un certo colore, alla necessità per i barcaioli di distinguere la propria abitazione nelle fitte nebbie che nei lunghi inverni ammantano la Laguna nord. Si aggiunga che le facciate sono ridipinte ogni anno (ma non c’è obbligo di conservare il colore) a protezione dall’umidità, che è particolarmente intensa in un’area minuscola con spazi limitati, in cui terra e acqua sono strettamente interconnesse: si può infatti notare che le fondamenta sono molto basse sul pelo dell’acqua, in pratica all’altezza delle fiancate delle barche.
Non suggerisco itinerari: l’isola è un ovale di non più di 600x500 metri, girate “lento pede” secondo “dove vi porta il cuore” e nemmeno l’angolo più recondito vi sfuggirà.

TORCELLO
Come detto, Torcello dista da Burano cinque minuti scarsi di navigazione. Mentre nelle giornate serene sembra di poterla toccare, in quelle nebbiose di novembre si rivela per gradi e subito vedo ciò che non avrei voluto vedere, cioè il campanile della Basilica imbragato in impalcature di restauro: siamo tutti ben lieti del mantenimento di opere uniche al mondo, ma un po’… “ci girano”, imbattendoci in un cantiere proprio nel luogo in cui torniamo dopo oltre vent’anni!
L’affascinante malinconia di cui l’isola è impregnata fa pensare: sembra inconcepibile che questo posto, oggi abitato da 22 residenti, sia stato fondato nel 452 - di fatto il primo nucleo della futura Venezia - raggiungendo le dimensioni e lo splendore di una città vera e propria, con un potente governo autonomo, sede vescovile, floridi commerci e 20.000 abitanti!
Sbarcati dal vaporino, pochi metri oltre il pontile si imbocca la Fondamenta dei Borgognoni sull’omonimo Rio: il camminamento è strutturato su mattoni incastrati a spina di pesce di recente posa in opera e conduce dopo circa 500 metri (degno di nota a metà strada il Ponte del Diavolo, l’unico senza sponde rimasto in laguna insieme con il Ponte Chiodo sul Rio di San Felice in Cannaregio) a una piccola darsena sulla quale prospettano tre edifici, fra cui la celebre “Locanda Cipriani”. Ancora pochi passi e si raggiunge la piazzetta che ospita la parte monumentale di Torcello, che consta in pratica di quattro edifici a cui si accede con un biglietto integrato a 12 euro:
* PALAZZO DELL’ARCHIVIO, che ospita la sezione archeologica del Museo, con reperti preistorici, micenei, egizi, greci, romani;
* PALAZZO DEL CONSIGLIO, che ospita la sezione medioevale e moderna del Museo, con materiali dall’inizio dell’epoca cristiana all’Ottocento (mosaici, sculture, frammenti architettonici, dipinti, ceramiche);
* BASILICA DI SANTA MARIA, capolavoro assoluto su tre navate, risalente al 639 e passata per diversi rimaneggiamenti fino all’assetto attuale del 1008. All’interno sono notevoli il pavimento a mosaico del IX secolo e il pulpito di gusto bizantino. La parete di fondo è occupata per intero dal meraviglioso mosaico del Giudizio Universale in straordinario stato di conservazione, di scuola veneto-bizantina ritenuto contemporaneo a quelli di San Marco (XIII secolo). Si può salire in ascensore sulla sommità del campanile per ammirare un panorama immenso, purtroppo penalizzato dalle brume e dalle impalcature;
* CHIESA DI SANTA FOSCA: risale al XI secolo ed è particolarmente scenografica, grazie alla pianta a croce greca (cioè con i quattro bracci uguali), chiaro retaggio del dominio bizantino dell’epoca, e contornata da un portico ottagonale con colonne di marmo e capitelli scolpiti.
Siamo in una zona di barene (da Wikipedia: terreni di forma tabulare tipici delle lagune, in particolare di quella veneta, che vengono periodicamente sommersi dalle maree… importantissime dal punto di vista ecologico: contribuiscono a favorire il ricambio idrico, moderano l'azione del moto ondoso, ospitano una caratteristica vegetazione e una ricca avifauna. Oggi, tuttavia, tendono lentamente a scomparire perché erose dall’azione naturale delle acque, accelerata forse da modificazioni antropiche…) e sarebbe un peccato - oltre alle eminenze storiche e architettoniche - non allargare la conoscenza di Torcello con una passeggiata in un ambiente tanto singolare: ad aree coltivate se ne alternano di incolte, qui e là qualche casolare, l’acqua scorre lenta fra canaletti naturali (in veneziano, ghebi) in riva ai quali rari pescatori tendono le reti, di tanto in tanto un gabbiano o un airone, disturbato dai miei - per quanto felpati - passi, prende il volo pigramente: probabilmente furono proprio passeggiate come questa ad ispirare Ernest Hemingway quando, seduto a un tavolo della Locanda Cipriani davanti al suo proverbiale "Martini cocktail", scriveva "Di là dal fiume e fra gli alberi". In questi silenzi ovattati i clamori della Venezia dei gruppi ridanciani avidi di gondole in plastica con le lucine intermittenti "made in China" e menù turistici “spaghettialpomodoro arrostoconinsalata mezzaminerale quartodivinodellacasa euroquattordicienovantanove” sembrano un brutto sogno.
Davvero luoghi straordinari, in cui il tempo sembra essersi fermato e che si lasciano con autentico rammarico.L’idea di trascorrere una notte a Murano non è peregrina, ma personalmente preferisco fare base in Venezia città. In particolare, questa volta ho individuato tramite booking.com una sistemazione perfetta: la “Casa ai due leoni” è infatti ubicata a 8 minuti (cronometrati) dalla stazione F.S. di Santa Lucia, sul Campiello Santa Maria de la Pazienza che si dirama dal Canale di Cannaregio, a pochi passi dall’attracco “Crea” della linea 41, che è diretta proprio a Murano.
Si tratta di una dimora cinquecentesca, con poche camere su due piani ciascuna titolata a un pittore veneziano (Bellini, Tiziano, Tintoretto, Giorgione…), di cui ho occupato la “Tintoretto”, una matrimoniale uso singola al prezzo di 55 euro a notte (ma certe giornate infrasettimanali in bassa stagione sono quotate anche meno); la ricca colazione, compresa nel prezzo, nella bella stagione è servita nel piacevole giardinetto, mentre in inverno è portata in camera.Sulle isole ho solo consumato due spuntini a metà giornata. Per i restanti pasti, mi sono orientato su Venezia città, fra locali già sperimentati e qualche “new entry”.
Con riferimento al mio precedente resoconto “Con Hugo Pratt e Corto Maltese nella Venezia più intrigante - 1^ parte” risalente a fine 2005 e presente su questo stesso sito, sono tornato in due ristoranti:
* ALL'ANTICA MOLA, Fondamenta degli Ormesini, Cannaregio 2800: più o meno stessa spesa di quattro anni fa, sui 25 euro per primo, secondo, acqua, vino e dessert. Sempre un riferimento sicuro.
* Discorso diverso per LA FRASCA, Corte della Carità, Cannaregio 5176, presso la Chiesa dei Gesuiti, al cui riguardo scrivevo quattro anni fa: "Solo clientela locale, quasi tutti operai in sosta pranzo: spesa euro 16,40, lo stesso prezzo-convenzione (pur senza richiederlo) praticato agli operai. Comunque, la sera non sono che pochi euro in più". In realtà a cena sono un po' più di qualche euro di differenza, però il locale cambia in pratica clientela e orientamento: pesce freschissimo, poche voci di menù, in pratica 4-5 primi e altrettanti secondi, molto curati e “non globalizzati”. Ho mangiato spaghetti allo scoglio con moltissimo scoglio (vongole, cozze, pezzetti di calamari, non meno di 7-8 gamberi - con il guscio, non gamberetti); coda di rospo con patate e verdure al forno, tutto ottimo e molto abbondante; 1/2 litro di prosecco, acqua minerale, dolcini secchi con vino liquoroso, caffè. Spesa 46 euro, scontati (senza chiederlo) a 40.
* Sono tornato dopo parecchi anni AL NONO RISORTO, Sotoportego de Siora Betina presso Campo San Cassiano, Santa Croce 2338: luci e ombre. Le luci sono la piacevolezza del locale, con molta clientela indigena che lo frequenta per l’ottima pizza, e l'abbondanza delle porzioni (antipasto di polpo e patate, per secondo fritto misto, entrambi non ce l'ho fatta a finirli), mentre l'ombra sta nel fritto: pesciolini amarognoli, olio probabilmente non cambiato di recente, il tutto troppo secco, quasi fosse stato lì già pronto e rifritto. Data la popolarità e l’elevata media delle recensioni del locale, consideriamolo un caso isolato, in attesa di una prova d’appello. Costo 28 euro.
NEW ENTRIES
* TRATTORIA CASA MIA, Calle dell'Oca 4430, pochi passi da campo SS. Apostoli. Fu consigliato anni fa da un utente veneziano del Forum che vi ebbe una frequentazione breve ma ricca di indicazioni sapienti. Tagliolini ai frutti di mare, seppioline ai ferri con patate arrosto, minerale, 1/2 litro di prosecco, caffè. Euro 35, non economicissimo ma piatti gustosi e molto curati.
RISTORAZIONE VELOCE
* Lungo le Fondamenta di Cannaregio nel tratto che va dal Ponte dei Tre Archi e oltre fino alla laguna aperta, ci sono (oltre alla nota Marisa) diverse osterie/trattorie che, lavorando molto con la vicina facoltà universitaria, propongono a mezzogiorno menù a prezzo fisso molto convenienti. Ad esempio, all'OSTERIA AI CANOTTIERI, ho mangiato delle ottime penne al sugo di tonno e uno squisito roast-beef con patate per 15 euro (+2 per un quarto di vino). Addirittura, per gli studenti c'è una formula "primo (abbondante) + soft drink" per euro 7,50.
* CICCHETTERIE
Oltre “Alla Vedova” in Strada Nova e “Al Bottegon - già Schiavi” sul Rio di San Trovaso, già raccomandate in precedenti resoconti, un ottimo riferimento è la Calle Larga Giacinto Gallina. Per capirci, dando le spalle alla facciata della Chiesa di SS. Giovanni e Paolo, è quella oltre il largo ponte che scavalca il Rio dei Mendicanti. Subito a sinistra c'è l’inconfondibile insegna rossa dell'OSTERIA AL PONTE (Cannaregio 6378), sempre strapiena di veneziani. Se non si riesce a trovare posto nel piccolo interno - cosa non rara - si possono appoggiare bicchieri e piattini su alcune botticelle sulla calle. Oppure, pochi metri più avanti, c'è "LA TRINCHETTA": qui, per un piattino di baccalà mantecato con polenta, un crostino con il prosciutto affumicato di Sauris, bicchiere di prosecco e caffè ho speso euro 7,90.
Infine, ho notato con piacere un po’ dovunque in città una fioritura di nuove osterie, e anche alcuni "fritolin" (non ne vedevo da tempo), dove si può comprare il classico "cartozzo de pesce" da sgranocchiare per strada.Di norma, nei miei abituali soggiorni veneziani di tre o quattro giorni, preferisco muovermi a piedi: ho ancora buone gambe e di volta in volta mi piace approfondire aree circoscritte della città, anche se comunque a fine giornata i chilometri percorsi non sono mai pochi.
C’è anche da mettere in conto - e non ditemi che è un discorso “da genovesi” - l’esorbitante prezzo di € 6,50 della corsa di un’ora sul vaporino. Essendo però questo viaggio mirato alle isole, per le quali non si può prescindere dal trasporto via mare, ho perlomeno limitato i danni optando per la carta di libera circolazione di 72 ore al prezzo di € 33: considerando che le tratte indispensabili per il giro completo delle isole spalmato in due giornate sono sei (Fondamente Nove - Murano, Fondamente Nove - Burano, Burano - Torcello e relativi ritorni) ecco che già il bilancio va in attivo. A questo punto, una buona opzione può essere approfittare dell’abbonamento e ripetere la mia esperienza, dare cioè al soggiorno un’impronta decisamente acquatica percorrendo - magari integralmente - le varie linee alla caccia di vedute insolite sullo sbalorditivo impianto urbano della Serenissima e sul circondario lagunare: magari sistemati su uno dei pochi sedili in fondo al vaporino esternamente alla cabina, tutta Venezia sfilerà davanti ai vostri occhi, come da un posto in prima fila a teatro. Si prenderà qualche spruzzo nell’incrociare altre imbarcazioni, ma chissenefrega: in quale altra parte del mondo si può godere di uno spettacolo appena vagamente simile?
Ma ecco la logistica degli spostamenti per, da e fra le isole.
* PER/DA MURANO:
a) o la già citata linea circolare 41 o 42 (frequenza 20 minuti), che tocca in successione Ferrovia, Piazzale Roma, Canale della Giudecca, Riva degli Schiavoni, Sant’Elena, San Pietro di Castello, Fondamente Nove, San Michele (cimitero), Murano, Canale di Cannaregio;
b) oppure la LN (sta per Laguna Nord) in partenza da Fondamente Nove (frequenza 30 minuti, la traversata ne dura 10);
c) o infine il DM Diretto Murano, servizio senza fermate intermedie fra Piazzale Roma / Ferrovia e l’isola con frequenza 30 minuti.
* PER/DA BURANO:
- linea LN in partenza da Fondamente Nove (frequenza 30 minuti, la traversata ne richiede 40). Chi voglia raggiungere Burano da Murano tenga conto che su quest’ultima ci sono sei attracchi, ma la linea LN ferma solo a Murano Faro.
* FRA BURANO E TORCELLO:
- Linea T, 5 minuti di traversata, frequenza 30 minuti.
Per il dettaglio completo degli orari, rimando (vedi spazio links) al sito della ACTV e a quello di Hello Venezia, dal quale si può scaricare il relativo pdf.

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