Val Masino, Val Porcellizzo e Val di Mello

Fra rifugi e montagne della provincia di Sondrio, dove il granito dà spettacolo

Più cammino sulle nostre montagne e più mi rendo conto di quale patrimonio ci sia stato fatto dono.
E’ vero siamo sempre alla presenza di sassi, roccia, erba e neve, ma miscelati in modo così perfetto e sempre diverso da lasciare affascinati chi le guarda o le frequenta, basta un cambio di luce, un diverso angolo prospettico e tutto è diverso, ogni luogo con le proprie peculiarità che lo rendono unico e tremendamente attraente.28 - 31 Agosto 2010
Oggi siamo solo in tre e si va in una laterale della Valtellina e precisamente in Val di Masino. L’arrivo non è dei più agevoli, perché abbiamo optato per il Passo dell’Aprica e “non si arriva mai”, comunque dopo tanta auto i paesaggi che cominciano ad aprirsi davanti a noi sono una piacevole ricompensa.
Finalmente arriviamo in località Filorera (Val Masino) e all’Hotel Sasso Remenno che ci ospiterà nelle serate di domenica e lunedì, mentre per il sabato zaino in spalla e via verso il Rifugio Giannetti, ai piedi del Pizzo Badile in Val Porcellizzo.
Ma andiamo per gradi. Il paese di Filorera sarà la base di partenza per una corsa podistica di montagna, la Kima, che porterà i partecipanti (o meglio i pazzi) a percorrere 47 km. di alta via con 3000 mt. di dislivello in salita e in discesa, superando passi di montagna, percorsi attrezzati e ogni altro tipo di difficoltà, con scarpette appositamente studiate ma leggere, in poco più di 6 ore (ovviamente il primo classificato).
Noi andiamo con l’auto fino a Bagni di Masino dove finisce la strada e dove sorge uno stabilimento termale per lo sfruttamento delle acque, conosciuto fin dall’antichità.
La foresta demaniale della Val Masino e Val di Mello ci accoglie con le sue latifoglie prima e conifere dopo, subito ho l’impressione di un “déja vu”, mi sembra di essere nelle foreste Casentinesi nel “Bosco delle Fate” con i pietroni ricoperti di muschio e gli alti faggi che lasciano passare lame di luce.
Da Bagni uno spettacolo suggestivo ci si offre quale antipasto al menù giornaliero: un ponte coperto attraversa il torrente e unitamente alle conifere che lo attorniano, fa da sipario alla vista dell’anfiteatro glaciale della Val Porcellizzo con tutte le sue splendide cime che biancheggiano e brillano al sole.
Cominciamo a percorrere il sentiero che ci porterà, dopo un dislivello di 1350 mt., fino al Rifugio Giannetti. Sulla nostra sinistra scorre il torrente che arriva a Bagni e che seguiremo fino alle ultime baite poste nelle zone adibite al pascolo, la giornata e la temperatura sono ottimali e il paesaggio è da cartolina ovunque si guardi.
Più ci si avvicina, più l’orizzonte è riempito dalle imponenti masse rocciose, che in semicerchio sembra vogliano proteggere i prati, i pascoli e i boschi che degradano verso valle.
Il percorso ci riserva anche una gradevole sorpresa: passiamo attraverso un buco scavato nella roccia che è stato battezzato “Passo delle Termopili” come recita la scritta in caratteri ellenici che troviamo uscendo.
Gradualmente abbandoniamo il bosco e solo qualche pianta di abete sorge in mezzo alle pratine.
Lungo il sentiero e ovunque si guardi sono disseminati grossi massi che con il loro colore chiaro interrompono il verde dei pascoli fin dove la roccia non prende il sopravvento, poi sono solo alte vette con i loro canaloni che ancora conservano lunghe lingue di neve.
Il Pizzo Badile, il Cengalo, il Dente della Strega e tutte le altre cime e passi di cui non ricordo il nome, incombono sul Rifugio che, ai loro piedi, sembra una miniatura nonostante la sua capienza.
Il freddo si fa intenso e durante la notte si scenderà allo zero termico, ma i colori assumono sfumature incredibili, mentre il giorno si avvia a lasciare il posto ad un immenso cielo stellato e le cime che ci circondano indossano un inquietante abito da sera. Il silenzio scende insieme al freddo, siamo lontani dal mondo e si sta molto bene.

La domenica mattina, freschi e riposati, partiamo per la discesa che ci riporterà a Bagni. La Kima è partita e verso le ore 11 incontreremo il primo atleta alla testa della corsa. E’ uno spettacolo vedere questo ragazzo correre ancora come se fosse appena partito, fresco e sorridente dopo 3/4 di corsa ed ha pure il tempo per salutare e ringraziare.
Noi ci dirigiamo verso il Passo Barbacan per vedere se riusciamo a passare da lì, scendere al Rifugio Omio e poi tornare a Bagni.
Dopo circa 2 ore di cammino lungo un bel sentiero, arriviamo finalmente alla base del Passo, ma la mia paura del vuoto prende il sopravvento e decidiamo di scendere per il sentiero del giorno prima, ma per non dover tornare indietro cerchiamo di guadagnare la via tagliando attraverso i prati.
Per nostra fortuna incontriamo una persona del luogo che si offre di accompagnarci e in breve tempo scendiamo di quota attraverso le pratine fino a raggiungere la sua malga. Dall’alto sembrava un percorso non praticabile per la forte pendenza, ma la nostra guida conosce i posti e ci fa scendere senza problemi.
Dopo una buona rifocillata, ripartiamo per riguadagnare il sentiero, ma vediamo un cartello con l’indicazione “sentiero Life” e chiediamo informazioni per poter fare un giro ad anello.
Antonio ci spiega che il percorso è stato tracciato con notevole dispendio di soldi ed energia, ma non è stato successivamente molto curato ed è probabile che non sia molto agevole, ma si può fare.
Il sentiero è bruttissimo, mal tenuto, i segni spesso non si vedono coperti dall’erba molto alta e ad un certo punto è interrotto da una frana.
Scegliamo di percorrere un sentiero conosciuto solo dai cacciatori, ma sempre meglio del Life, che si congiunge con il sentiero proveniente dal Rifugio Omio e dalla Valle dell’Oro e gradualmente raggiungiamo Bagni.
Bella sgambinata !

Lunedì va in scena la Val di Mello.
Lasciamo l’auto in un parcheggio a S. Martino e ci dirigiamo a piedi lungo il sentiero che ci porterà prima sulla strada asfaltata e poi sulla strada bianca che si inoltra nella Valle.
Abbiamo cambiato completamente panorama, siamo in una valle completamente piatta con bel torrente con acque limpidissime che scorre nel mezzo, tutto circondato dalla foresta demaniale. Gruppi di case tutte restaurate sorgono lungo il cammino e in circa 1,30 h. si arriva in fondo alla valle. Paesaggio bucolico e di una serenità cui non siamo più abituati, sembra di entrare in un cartone animato di Walt Disney con Bambi che saltella tra i fiori e i ruscelli e con gli uccellini che cinguettano.
Tutto intorno si innalzano alte cime e, come una ragnatela, si diramano tante valli laterali che attraverso gli omonimi passi si congiungono con il Sentiero Roma e portano ad alcuni Rifugi di alta quota. La valle è poi chiusa dall’Altopiano del Pioda con omonima cima e dal Monte Disgrazia che separa la Val di Mello dalla Val Malenco.
Insomma il paesaggio è assolutamente splendido.
Ci inerpichiamo per un sentiero alla ricerca delle Cascate, ma una volta raggiunte restiamo delusi, non sono nulla di più delle altre cascate che si incontrano lungo il percorso del torrente. Però grazie all’abbondanza di acqua la vegetazione è lussureggiante e la temperatura gradevole.
Rifacciamo il giro a ritroso fino a raggiungere una Malga dove si può gustare una splendida polenta taragna, mentre si alza un vento impetuoso e molto fastidioso.
Per fortuna dura poco e dopo il pranzo possiamo ripartire per tornare, questa volta quasi tutto tramite sentiero, alla nostra auto.
Sono moltissimi i sentieri che si possono percorrere, ma per noi il tempo è finito, ci ripromettiamo di tornare, perché la zona è veramente meritevole di essere conosciuta.

Siamo andati in perlustrazione, abbiamo fatto conoscenza con questi luoghi un po’ fuori dalle normali rotte escursionistiche e la prossima volta andremo a colpo sicuro cartine nuove alla mano e percorsi tracciati a tavolino, però che bello andare all’avventura.

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