Portogallo la seconda volta

Il Ritorno in Portogallo: La Seconda Avventura

Ci sono viaggiatori che visitano un paese o una città ed escludono di tornarci, anche se la vacanza è stata piacevole, altri invece ritornano anche più volte nello stesso luogo per innumerevoli ragioni. Il nostro primo viaggio all’estero lo facemmo nel lontanissimo mese di novembre del 1977, praticamente nell’altro secolo o addirittura millennio. Solo a fare questa descrizione mi corre un brivido lungo la schiena, ma bisogna sempre considerare la famosa regola del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Avevamo venticinque anni, eravamo sposati da tre ed avevamo Sara, una bambina di due anni. Il Cral della società per la quale lavoravo organizzò una vacanza di cinque giorni in Portogallo; a quel tempo si diceva tutto compreso, oggi siamo ormai internazionalizzati e diciamo all inclusive. I nonni si offrirono di curare la piccolina per quei giorni così potemmo iscriverci e partecipare a quella prima vacanza all’estero. Ricordo perfettamente molti particolari di quel primo viaggio importante come ad esempio il costo, erano centonovantamila lire a persona. Il battesimo dell’aria avvenne su un aereo della compagnia di bandiera portoghese T.A.P. Il programma prevedeva il soggiorno a Lisbona, ma anche alcune escursioni: la prima a Cascais (una piacevole località balneare sull’oceano atlantico) e la seconda al Santuario della Madonna di Fatima oltre ad un’escursione nel villaggio di pescatori di Nazarè. Questa seconda località ci piacque particolarmente. Il villaggio aveva una splendida spiaggia sulla quale si trovavano le grandi barche di legno con le quali i pescatori affrontavano l’oceano per guadagnarsi da vivere. Ritengo superfluo affermare che tutto ciò che vedemmo soprattutto a Lisbona ci piacque moltissimo. Quello che però mi preme sottolineare maggiormente è un episodio che avvenne durante quella prima vacanza e che ci fu molto utile in seguito. Carpe Diem (cogli l’attimo) è un’espressione che cominciammo ad apprezzare a seguito di una bellissima serata trascorsa l’ultima sera a Lisbona. Il viaggio organizzato non lasciava spazi di libertà, tutto era stato minuziosamente stabilito. Benché fossimo in un ottimo hotel (ricordo che era l’hotel Altis, un quattro stelle sulla Avenida da Libertade) volevamo trascorrere l’ultima sera andando a cenare in un ristorante esterno all’hotel. Avevamo notato durante quei giorni di vacanza che numerosi ristoranti esponevano nelle loro vetrine dei favolosi gamberoni dell’atlantico. In accordo con una giovane coppia che faceva parte del nostro gruppo, avremmo rinunciato all’ultima cena in hotel per andare a mangiare quei gamberoni. Quell’ultima giornata era stata abbastanza stancante, eravamo andati a Fatima prima e successivamente a Nazarè. Al rientro in hotel i ragazzi con cui dovevamo andare a cena ci dissero che erano troppo stanchi, che non se la sentivano di uscire, e poi c’era da preparare le valigie perché il giorno dopo si ripartiva. Noi non ci perdemmo d’animo, salimmo in camera e dopo una bella doccia rigenerante ed un cambio d’abito eravamo in strada alla ricerca del tanto agognato ristorante. Non ricordo il nome del ristorante in cui mangiammo, ma ricordo che era in piazza del Rossio, una delle principali piazze di Lisbona. La caratteristica di questo locale consisteva anche nel fatto che era il cliente a scegliere la quantità di pesce che avrebbe voluto mangiare, avrebbe pagato un tanto al chilo. Ricordo che ordinammo due porzioni da un chilo a testa di gamberoni giganti dell’atlantico e il vino verde ghiacciato. Quando ci portarono i due piatti i nostri sguardi erano sbalorditi, naturalmente su quel piatto restarono solo i gusci. Seduti su un tavolo vicino al nostro c’era un’altra coppia di italiani. Ci scambiammo subito un saluto di cortesia e successivamente ci invitarono a bere il caffè al loro tavolo. Attenzione, se qualcuno sta già pensando a qualche porcata si sbaglia proprio di grosso. Bevuto il caffè decidemmo di approfittare della splendida serata per fare quattro passi all’esterno. Ci siamo accorti che si erano fatte le due di notte ed ancora stavamo piacevolmente passeggiando e chiacchierando. Chiamammo un taxi per farci accompagnare nei rispettivi hotel e ci salutammo cordialmente. Non ci fu nessun seguito, anche se abitavamo tutti a Milano, avevamo trascorso tutti una piacevole serata e di questo ne eravamo tutti molto soddisfatti .  Ah dimenticavo, il taxi lo hanno voluto pagare loro. Prima di addormentarci naturalmente facemmo una considerazione ulteriore di quella serata. Sicuramente non avremmo speso i soldi della cena, avremmo fatto le valigie con più ordine, ed avremmo dormito qualche ora di più. Furono proprio queste considerazioni a farci sentire molto soddisfatti della scelta che avevamo fatto. Bene, se oggi a distanza di trentasette anni cito ancora quell’episodio, è perché  abbiamo sempre cercato di metterlo in atto, per potere trarre il massimo dalle nostre vacanze. Se quella sera ci fossimo lasciati vincere dalla pigrizia, non avremmo colto l’attimo. In tutti questi anni abbiamo girato davvero tanto, ma da qualche tempo c’era un crescente desiderio di ritornare nel paese che ci aveva fatto scoprire la bellezza del viaggiare. Organizzai (ormai i viaggi organizzati sono un lontano ricordo) per il mese di luglio del 2011 una settimana di vacanza in Portogallo. Naturalmente volevo rivedere quei luoghi così importanti e significativi per noi, ma volevo anche conoscere  il nord del paese. Con Easy jet prenotai il volo di andata verso Lisbona e quello di ritorno da Porto verso Milano. Il costo è stato veramente molto conveniente: con centocinquantasei euro avevamo i biglietti per due persone, un bagaglio da imbarco e l’assicurazione. Prenotai anche i vari hotel e la macchina a noleggio che avremmo preso a Lisbona e riconsegnato a Porto. Il programma prevedeva i primi tre giorni a Lisbona di cui uno da dedicare a Sintra, la meravigliosa cittadina riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’Unesco, facilmente raggiungibile in treno in quaranta minuti dalla stazione del Rossio. Naturalmente abbiamo rivisto gran parte delle cose che avevamo ammirato nel primo viaggio, ma tutto è stato vissuto con uno spirito completamente diverso dalla prima volta. Le emozioni erano forti, inevitabilmente tornavamo indietro nel tempo e questo non era necessariamente un motivo di nostalgia o di rimpianti anzi, scoprivamo che il sentimento prevalente era quello della felicità, perché dopo tutto quel tempo eravamo si diversi, ma solo nell’aspetto. I pasteis sono il dolce tipico del Portogallo, la pasticceria che le ha create nel 1837 è “La casa de los pasteis de Belem” che si trova nel quartiere omonimo, quello della famosa torre simbolo di Lisbona. Sono piccoli pasticcini di pastafrolla ripieni di una deliziosa crema pasticcera e poi ricoperti a volontà di zucchero a velo e cannella. Non si può non visitare e degustare le pasteis in questo luogo mitico.  Anche la giornata che trascorremmo a Sintra è stata molto bella. Visitare il Palazzo da Pena vuol dire immergersi in un luogo ed in un paesaggio fiabescosi. I tre giorni a Lisbona erano volati via ed era giunto il momento di ritirare la macchina ed imboccare l’autostrada del norte, direzione Nazarè. Il tempo era splendido e dopo avere preso possesso della camera all’hotel Marè, ci indirizzammo verso il mare. Volevamo stare sdraiati e goderci quel meraviglioso sole su quella sterminata spiaggia. Fare il bagno nell’oceano è da pazzi, avevo così tanta voglia di entrarci dentro, ma nel momento in cui i miei piedi toccarono quell’acqua gelida decisi che il Carpe Diem in quella circostanza l’avrei accantonato. Naturalmente anche a Nazarè i nostri pensieri ci portavano inevitabilmente a quel primo viaggio, ma anche qui le sensazioni prevalenti erano tutte positive. Per ammirare Nazarè e la sua spiaggia c’è un solo modo. Bisogna prendere una funivia su monorotaia che conduce i passeggeri parecchio in alto, in un borgo molto suggestivo chiamato Sitio. La vista da lassù è veramente spettacolare, vale da sola un viaggio a Nazarè. Dopo avere trascorso un paio di giorni piuttosto rilassanti abbiamo ripreso l’autostrada e siamo giunti a Porto, la seconda città di questo interessante paese. Quello che ci colpì immediatamente furono i numerosi negozi chiusi nelle vie centrali della città. Anche a Lisbona ci eravamo accorti di quel fenomeno, ma a Porto lo si notava in maniera molto più evidente. Purtroppo quel segnale poco tempo dopo lo avremmo riscontrato anche a casa nostra e ancora oggi non se ne vede l’uscita. Porto è una città molto interessante, il suo fascino maggiore lo si avverte passeggiando sulla Ribeira, il quartiere storico sul fiume Douro. In questo punto il fiume non è molto ampio e grazie al ponte Dom Luis 1° lo si attraversa arrivando sull’altra sponda a Villanova de Gaia. Qui hanno la propria sede tutte le aziende produttrici del famoso vino; ognuna di queste aziende ha la sua cantina e in tutte è consentita la visita e la degustazione. Le caratteristiche barche che servivano a portare il mosto dalle campagne della regione Tras-os-Montes, adesso sono semplicemente in bella mostra attraccate alle sponde del fiume. Alcune vengono utilizzate per fare la mini crociera sul fiume e portare i turisti a scoprire i sei ponti che attraversano da una sponda all’altra il fiume. Numerose sono le chiese che meritano di essere visitate, quasi tutte ricoperte delle splendide piastrelle azzurre, gli Azulejos. Segnalo soprattutto: la chiesa dei Carmelitani, quella di San Ildefonso, la chiesa do Carmo, la cattedrale Sé e per finire quella più nota, la chiesa de los Clerigos che vanta un campanile di settantasei metri, all’interno del quale c’è una scala a chiocciola che consente di arrivare nel punto più alto salendo i duecentoventicinque gradini.  C’è un luogo che consiglierei vivamente di visitare, il vecchio Palazzo della borsa. Questo palazzo fino agli anni novanta era stato la sede della borsa portoghese, adesso invece è la sede della camera di commercio ed è possibile visitarlo. Il vero capolavoro del palazzo è la sala araba, un grande salone con arabeschi di colore blu ed oro che si ispirano all’Alhambra di Granada. Da un punto di vista economico il Portogallo è sicuramente un paese ancora vantaggioso per noi italiani. Il costo della vita è sicuramente più basso ed i mezzi di trasporto (almeno nelle più importanti località) sono funzionali. Che dire poi della cucina portoghese soprattutto se si è amanti del pesce? Il piatto principale è il baccalà ed i portoghesi si vantano di poterlo cucinare in oltre trecento modi. Io confermo che tutte le volte che l’ho mangiato (praticamente tutti i giorni) l’ho sempre trovato eccellente. Scrivendo questo diario ho semplicemente voluto dare risalto a due aspetti che considero importanti: la prima è quella di cercare di conoscere sempre il massimo del luogo che stiamo visitando, senza esagerazioni e tenendo sempre ben saldi i piedi per terra. La seconda considerazione è quella più sentimentale se vogliamo. E’ qualcosa di meraviglioso quello che si prova nel ritrovarsi in luoghi così significativi dopo tanto tempo, e se si è in grado di fare prevalere tutti gli aspetti positivi rispetto a quello della nostalgia, si proveranno sensazioni uniche, quelle che solo voi potrete sentire dentro di voi.
Ogni soldo speso nel viaggiare è un soldo speso bene, sempre!

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