Santa Caterina del Sasso, gioiello della fede incastonato sul Lago

Dove le bellezze del paesaggio si fondono con le suggestioni della spiritualità

Il Santuario di Santa Caterina del Sasso (o del Sassoballaro) è solo una delle tante attrattive del Lago Maggiore; se non la più nota, di certo la più singolare.
Dal momento che la visita al luogo di culto avviene quasi certamente nell'ambito di quella più articolata - magari in un fine settimana lungo - alle varie località del lago, ne diamo una sommaria connotazione.
Come si sa, il Lago Maggiore non è tale per la superficie, essendo con 216 kmq il secondo d'Italia dopo il Lago di Garda (kmq 372). E' invece quello che raggiunge la maggiore profondità, 381 metri nella zona fra Cannero e Germignaga. Altri dati: situato per un quinto in territorio svizzero, ha un livello medio sul mare di 193 metri e un perimetro di 170 km.
La posizione naturale, il clima mite, le bellezze paesaggistiche, i panorami che sfumano dalla collina alla catena alpina innevata, la grande diffusione di parchi e giardini hanno fatto del Verbano (altro nome dal Lago) una meta gradita ai visitatori italiani e stranieri, soprattutto a partire dai viaggiatori del "Grand Tour" ottocentesco, decantata da letterati e artisti quali Goethe, Stendhal, Heine, Flaubert, Dumas, Valéry.SANTA CATERINA DEL SASSO
La conoscenza della vicenda storica e religiosa - spesso mescolata con la leggenda - è fondamentale ai fini di una visita esauriente, con la quale deve andare di pari passo.
LA STORIA - Il santuario ebbe un'origine votiva che si può collocare intorno al 1170. La tradizione riferisce di un Alberto Besozzi da Arolo, mercante senza troppi scrupoli, che durante una tempesta fece naufragio con la sua barca contro lo scoglio del Sasso Ballaro; implorò la salvezza divina facendo voto di donare le sue ricchezze ai poveri e ritirarsi a vita eremitica in una grotta naturale nei pressi dell'attuale santuario. Il che avvenne.
Verso il 1195 fu attribuita all'intercessione di Alberto, evidentemente già in odore di santità, la fine della pestilenza e come ringraziamento egli fece costruire una chiesetta dedicata a Santa Caterina nella quale ebbe poi sepoltura dopo la morte avvenuta intorno al 1205.
Non mancano però ipotesi discordanti, fino a quella secondo cui, tout-court, Alberto Besozzi non sarebbe mai esistito ma sia stato "creato" da presunti posteri dallo stesso cognome alla fine del Cinquecento. Le varie teorie, con citazione di manoscritti correlati, sono ben sviscerate nella guida al Santuario di Padre Angelo Maria Caccin in vendita in loco.
Nel 1270 circa una seconda cappella, intitolata a Santa Maria Nova, fu fatta erigre dagli abitanti di Ispra in ringraziamento della cessazione di un'invasione di lupi, oltre a un conventino in cui risiedette per qualche decennio una comunità di frati domenicani.
Ultimata nel 1310 una terza chiesetta, quella di San Nicolao, i domenicani lasciarono il complesso agli eremiti di Sant'Agostino.
Verso la metà del '400 i tre edifici furono conglobati in un solo Santuario, al quale venne affiancato un chiostrino.
Nel corso del '600 il santuario ebbe ulteriori ampliamenti, finché, intorno al 1640, ecco il fatto miracoloso. Cinque massi, staccatisi dalla parete rocciosa soprastante, precipitarono da venti metri di altezza; il più grande - circa due metri di diametro - sfondò la volta in mattoni della tomba del Beato Alberto arrestandosi prodigiosamente a breve distanza dal pavimento. Per due secoli e mezzo fu oggetto di curiosità e devozione popolare, finché nella notte fra l'11 e il 12 maggio 1910 si adagiò lentamente a terra senza danni.
Nel corso del XX secolo l'Eremo visse decenni di progressivo degrado, finché nel 1970 la Curia lo vendette all'Amministrazione provinciale di Varese e grazie a una serie di restauri durati fino ai primi anni '90 Santa Caterina tornò finalmente ad essere il gioiello che oggi ammiriamo.
LA VISITA - Il colpo d'occhio dall'acqua, mano a mano che il Santuario si avvicina, consente di distinguere bene i vari corpi di fabbrica allineati a filo della roccia che precipita nel lago, quasi in un tutt'uno con essa: da sinistra il gruppo delle tre chiesette riunite, il campanile, l'intervallo del cortile, il conventino e il convento meridionale alla cui estremità destra si trova il portale d'ingresso.
Su questo punto convergono i due possibili itinerari: quello tramite battello in partenza da Stresa e quello via terra, portandosi in località Reno - sulla sommità della falesia che sormonta il Santuario - proseguendo su carrozzabile per 500 metri e scendendo per dieci minuti a piedi.
Una volta entrato, il visitatore si trova nel portichetto del convento meridionale, scandito da sette arcate, dal quale si ammira un panorama vastissimo sul lago. Sia il portico, sia i vari locali, tra cui la sala capitolare, la foresteria e il refettorio, presentano tracce più o meno estese di affreschi, che fanno immaginare l'originario splendore del complesso. Esternamente ad una delle arcate, è ancora presente un argano in ferro battuto grazie al quale veniva prelevata l'acqua da un pozzo ubicato presso l'attuale imbarcadero.
Si esce ora sul cosiddetto "cortile del torchio", così chiamato per la presenza - appunto - di un pregevole torchio settecentesco usato dai Carmelitani per la spremitura dell'uva e delle olive.
Si passa nel conventino domenicano, elegante nel suo porticato con quattro archi a sesto acuto. L'edificio, su due piani così come il convento meridionale, ospita al pianterreno il refettorio e a quello superiore l'alloggio del Rettore dell'Eremo. Di grande pregio sono gli affreschi della "Danza della Morte", che raffigurano in quindici quadri l'irrompere della Morte che sorprende l'Uomo delle sue occupazioni quotidiane; un tema frequente nell'iconografia medioevale svolto in maniera assai incisiva, con il chiaro intento didattico di indurre il popolo a trovare salvezza nella preghiera e nella fede.
Un secondo cortile, più ampio e in forma trapezoidale, regala il magnifico colpo d'occhio del campaniletto aggettante sul vuoto affiancato da un portico con quattro archi a tutto sesto; le pareti interne sono arricchite da begli affreschi cinquecenteschi, purtroppo affiancati da scadenti dipinti di fine ottocento.
Alla Chiesa si accede dalla porta del campanile e si procede, in senso opposto a quello cronologico, dal più recente al più antico, ai cinque elementi che costituiscono il singolare complesso: le chiese di San Nicolao, di Santa Caterina e di Santa Maria Nova ora del Carmine, poi la cappelletta del Beato Alberto detta più tardi dei sassi, ed infine il Sacello, nucleo originario del Santuario; un breve passaggio conduce da questo alla grotta in cui Alberto Besozzi si ritirò in eremitaggio.
L'assemblaggio del tutto a formare un'unica Chiesa avvenne, secondo una stima plausibile, tra il 1508 e il 1535: il risultato è un complesso assolutamente originale, asimmetrico, dall'andamento irregolare del resto spiegabile dalla natura impervia del luogo. Tutto ciò non fa, peraltro, che aumentare la suggestione e l'unicità di Santa Caterina: soffermandosi senza fretta nei vari vani, in un susseguirsi di arcate, altari, soffitti decorati, stucchi policromi, affreschi delle diverse epoche, rilievi, statue in legno, si lascerà questo luogo con la sensazione di avere visto qualcosa di veramente irripetibile.

ALTRI LUOGHI DI VISITA SUL LAGO MAGGIORE
Dò soltanto un cenno a quelli che ho visitato, lasciando gli approfondimenti all'ampia letteratura esistente su un'area che offre una serie di attrattive pressoché inesauribile.
ARONA - Oltre che elegante luogo di soggiorno meritevole di una visita per il bel lungolago, Arona ha la principale attrattiva nel Colosso di San Carlo Borromeo, familiarmente più noto come San Carlone: eretto nel 1624, è una statua in bronzo alta m. 23,40 su un piedistallo di 11,70, dall'interno cavo nel quale una scala metallica consente di salire al belvedere posto sulla testa.
STRESA - E' uno dei centri più rinomati del lago, oltre che base ideale per gite ed escursioni. Bellissimo il lungolago abbellito da giardini, alberi, splendide ville e alberghi monumentali, per non parlare delle vedute sempre cangianti sulle Isole Borromee. L'ottocentesca Villa Pallavicino è consigliata a chi ami i fiori e le piante, di cui il parco offre una grande varietà. Imperdibile infine la gita al Mottarone, alla cui cima (m.1491) si può accedere - a seconda dei gusti - per carrozzabile, funivia o itinerari escursionistici.
BAVENO - Merita la visita soprattutto per le molte case antiche ben conservate, in particolare la Casa Morandi; da non perdere la Parrocchiale romanica affiancata dal bel Battistero ottagonale.
PALLANZA - E' ubicata in magnifica posizione sulla Punta della Castagnola. Oltre il lungolago, piacevole come in tutte le cittadine del Verbano, merita salire con una bella passeggiata nella città vecchia fatta di antiche case con balconi e decorazioni in ferro battuto. Circa un chilometro fuori dall'abitato si raggiunge la chiesa della Madonna di Campagna, considerata la più importante del Lago Maggiore.
Da non perdere, per appassionati e non, la visita di Villa Taranto, stupendo parco allestito a fine Ottocento con fontane, vasche, giochi, d'acqua, serre, viali fioriti, particolarmente rigoglioso nella fioritura primaverile.
ISOLA BELLA - Purtroppo è penalizzata quasi sempre dal forte affollamento, dovuto al fatto di essere la meta primaria (spesso l'unica) delle gite giornaliere al Lago Maggiore. Le attrattive della visita sono molteplici, a partire dai giardini terrazzati che regalano una veduta molto scenografica dal lago; il Palazzo Borromeo comprende numerose sale ricche di decorazioni, tra cui la sala d'armi, la sala delle medaglie, il salone delle festa, la sala della musica, la sala di Napoleone, il corridoio degli specchi, la biblioteca.
ISOLA MADRE - E' la più grande delle Isole Borromee e costituisce il trionfo degli appassionati di botanica che si possono sbizzarrire lungo le cinque terrazze del giardino ammirando - eventualmente con l'ausilio di guide poliglotte - l'enorme varietà di piante, sia autoctone, sia esotiche provenienti da ogni parte del mondo.
ISOLA DEI PESCATORI - Priva delle bellezze naturalistiche e architettoniche delle altre due, ha la sua carta vincente proprio nella semplicità del suo impianto urbano, con le case tradizionali, i sottopassi, i vicoli stretti e tortuosi, le colorate piazzette, le rive lungo le quali sono ancora vive le attività connesse alla pesca.Il nome dell'Isola Bella non proviene, come si potrebbe credere, dalla sua bellezza. Infatti, quando il conte Carlo III Borromeo nel 1630 progettò la trasformazione di quello che era uno scoglio brullo in un luogo di delizie con palazzi e giardini, scelse Isabella come nome dell'isola in omaggio alla consorte. Solo in seguito assunse la denominazione attuale.Quale che sia (auto o mezzi pubblici) l'accesso al Lago Maggiore, trovo conveniente fare base in una sola località, dalla quale spostarsi verso i vari luoghi di visita. Ritengo particolarmente strategica Stresa, sia perché situata sul vertice di quella specie di "Y" alla quale il lago somiglia, sia per i servizi di navigazione che da essa partono: spostarsi con i battelli, oltre che comodo, costituisce un valore aggiunto alle gite grazie alle splendide e sempre nuove vedute che si godono dall'acqua.

Un commento in “Santa Caterina del Sasso, gioiello della fede incastonato sul Lago
  1. Avatar commento
    Flo
    04/08/2006 11:36

    Proprio quello che mi serviva. Grazie Leandro ;-)

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