I mille colori dell’Islanda

Le suggestioni di una terra selvaggia ma prodiga di meraviglie!

Enormi distese di terra rossa, gialla, nera, ghiacciai a picco sull’oceano, cascate impressionanti, chilometri e chilometri di panorami marziani, vulcani, geyser, strade che si perdono nel nulla e che presentano come unico rischio l’attraversamento di pecore o cavalli, sole fino a tarda sera, gente cordiale e sorridente, una luce, una calma e una tranquillità quasi irreali…
Questo è il ricordo ancora molto nitido del nostro recente viaggio in Islanda (fine agosto 2004): qualche foto e qualche documentario ci avevano incuriosito e ci eravamo documentati un po’; ce l’aspettavamo bella, ma non così incredibilmente stupenda come si è rivelata!
Sicuramente siamo stati molto fortunati a godere di una settimana di sole estivo (un solo giorno di pioggia leggerissima…) ma probabilmente quest’isola ci avrebbe stregati ugualmente per la sua unicità.

SUGGERIMENTI PER IL VIAGGIO
Nel nostro itinerario abbiamo effettuato praticamente il giro dell’isola in una settimana. Certamente avendo più tempo a disposizione si potrebbe organizzare un viaggio più approfondito, tuttavia la nostra esperienza ci porta a dire che anche solo una settimana può essere sufficiente per cogliere l’unicità dell’isola.
Inizialmente ci spaventavano le distanze e le tipologie di strade: è chiaro che con l’auto a noleggio di cui disponevamo non ci siamo addentrati su piste e inoltre abbiamo sempre goduto di bel tempo (particolare non irrilevante!), però possiamo affermare che guidare per 400 km su quelle strade non è faticoso come guidare in Italia!
L’Islanda ha la nomea di essere molto cara: è vero, però con l’introduzione dell’euro (e l’aumento del costo della vita in Italia) i prezzi forse risultano meno elevati rispetto a qualche anno fa…
Per mangiare tuttavia si spende ancora abbastanza: noi per risparmiare (ma senza abbassare troppo la qualità) abbiamo quasi sempre optato per le stazioni di servizio che fungono da veri e propri centri multi-funzione, dove si trova un bar-ristorante tipo fast-food o self-service, più economico e comunque pratico.
Le persone che abbiamo incontrato sono state sempre molto cordiali e gentili: è vero che non si può generalizzare, ma in questo caso ci piace fare di tutta un’erba un fascio!
Partite!!!
Da non perdere
Appena arrivati all’aeroporto di Reykjavik in un terso pomeriggio di fine agosto non abbiamo resistito e sulla nostra Yaris a noleggio abbiamo iniziato subito a esplorare i dintorni della capitale.
Davvero la luce è diversa: tutto sembra così luminoso ed etereo, e poi l’aria - finalmente - si respira! Non c’è ombra dell’umida cappa che troppo spesso avvolge le nostre giornate estive…
Diciamo che Reykjavik, giungendo dall’Italia, ci sembrata paragonabile ad una città di provincia molto vivibile. Tuttavia, dopo una settimana di strade deserte e paesaggi lunari, la capitale ci è apparsa come un’affollata e densa metropoli e tornarci ci ha quasi infastidito…
Ma procediamo con ordine…

UN PRIMO ASSAGGIO
Percorrere le strade della penisola di Reykjanes per un paio d’ore può essere sufficiente per cominciare ad immergersi nel paesaggio islandese. E’ difficile descrivere lo stupore alla vista dei primi getti di vapore! Ho un ricordo nettissimo dell’odore di zolfo che avvisava a distanza della presenza di soffioni e solfatare…
In poco tempo abbiamo perlustrato la zona, passando dalla famosissima Laguna Blu (che abbiamo visitato senza tuttavia immergerci…) al campo geotermico di Krisuvik, lasciandoci ammaliare dal panorama e dai contrasti cromatici.
Poi ci siamo diretti all’Hotel Fron (moderno e molto curato), nel pieno centro di Reykjavik: approfittando del tramonto tardivo ci siamo incamminati per le stradine della città, arrivando fino alla Hallgrimskirkja, la chiesa che non si può non notare in mezzo alle basse costruzioni islandesi…
La prima impressione a poche ore dal nostro arrivo era già più che positiva: la città ci è sembrata molto vivibile e la sua atmosfera ci ha trasmesso immediatamente un grande senso di tranquillità.

SECONDO GIORNO: DA REYKJAVIK A GRUNDARFJORDUR (l’ovest)
Uno splendido sole ci ha invitato a passeggiare ancora per le strade del centro e girovagando siamo arrivati al piccolo lago che delimita la città vecchia: è incredibile come risulti piacevole restare a guardare incantati i gabbiani e le anatre che cercano di guadagnarsi qualche pezzetto di pane gettato dai passanti… Sarà l’aria di vacanza, sarà l’atmosfera rilassata islandese, ma effettivamente il ritmo frenetico che ci siamo lasciati alle spalle sembrava lontano anni luce…
Prima di abbandonare Reykjavik abbiamo fatto una veloce sosta ad una costruzione che ci incuriosiva: un edificio bianco a forma di cubo che si è rivelato il museo di Einar Jonsson, scultore moderno islandese che non ci ha deluso.
La nostra prima tappa prevedeva un percorso di circa 180 km. Eravamo inizialmente un po’ spaventati dall’idea di dover affrontare tappe di 300, 400 km e temevamo di stancarci un po’ troppo, considerando il periodo ridotto di una settimana. Fermo restando che ogni viaggiatore ha ritmi ed esigenze propri, possiamo assicurarvi che percorrere 400 km. sulle strade islandesi in condizioni meteorologiche ottimali non è nemmeno lontanamente paragonabile a tragitti simili nel traffico italiano! Per strada sembrava quasi di essere per mare, quando ci si saluta ogni volta che si incontra un’imbarcazione, tanto poco frequenti sono le auto… Il timore di stancarci o di aver programmato tappe troppo lunghe è svanito quasi subito, non appena ci siamo accorti che viaggiare in auto era diventato come entrare dentro un enorme set di un film… perché quei colori, quei paesaggi, quelle mandrie di cavalli in libertà non sembravano veri!
Per raggiungere più velocemente la penisola dello Snaefellsnes abbiamo deciso di tagliare qualche chilometro della rinomata strada circolare n.1 passando nell’unico tunnel sottomarino dell’Islanda (a pagamento) lungo quasi 6 km.
Ad Akranes abbiamo sperimentato quella che poi è diventata una regola per i nostri pranzi: considerati i prezzi abbastanza alti abbiamo deciso di optare per pasti veloci ma sostanziosi nelle stazioni di servizio, che fungono da fast-food molto pratici e solitamente ben forniti.
La penisola dello Snaefellsnes non sempre viene suggerita negli itinerari, poiché spesso da Reykjavik si prosegue per Akureyri: in realtà a noi è sembrata di una bellezza incantevole.
Abbiamo dormito a Grundarfjör?ur all’Hotel Framnes. E’ un villaggio molto tranquillo e sicuramente molto fotografato per la sua collinetta in mezzo al mare (il picco di Kirkufell), a poca distanza dalla riva, che ci ha ricordato come forma il “leone” che si staglia accanto a Table Mountain a Città del Capo.
A cena abbiamo provato uno dei due ristoranti del villaggio: si tratta di un family-restaurant e ci incuriosiva la formula. In effetti l’atmosfera è molto famigliare: ognuno si serve ad un buffet (un insieme di piatti di portata di una cena in famiglia, solo un po’ più ampia come quantità) e può lasciare un segno del suo passaggio nel libro degli ospiti che i titolari invitano a firmare.
Non ho ancora accennato alla cucina islandese che abbiamo testato: avevamo memorizzato solo il famoso hákarl (carne di squalo putrefatta) ma per evitarlo accuratamente. Quasi tutte le guide mettono infatti in guardia contro alcuni piatti tipici particolarmente folcloristici ma in realtà non è così facile incappare in queste leccornie, nel senso che probabilmente bisogna proprio chiederle. Noi non abbiamo mai avuto difficoltà a trovare pietanze commestibili e saporite, e dire che veniamo da una terra piuttosto rinomata in quanto a gastronomia (ma non prendeteci alla lettera perché ogni individuo ha sviluppato un proprio senso del gusto…).
Un ultimo flash: la colazione all’hotel Framnes ci ha trasportati in un’atmosfera a dir poco fiabesca: arredamento nordico con tende e pizzi, porcellane candide, aroma di tè che saliva fin sulle scale, biscotti al burro freschi di forno serviti da mamma e figlia biondissime e gentilissime

TERZO GIORNO: DA GRUNDARFJORDUR AD AKUREYRI (verso nord)
Terminata la mitica colazione all hotel Framnes ci siamo rimessi in cammino, in direzione Akureyri. Dopo aver costeggiato lo Hvammsfjör?ur, che nella quiete mattutina rifletteva come uno specchio il terso cielo islandese, abbiamo deciso di percorrere un tratto di strada interno (la 586), rassicurati anche dalle indicazioni forniteci dalla signora alla reception dell’hotel. E’ molto complesso cercare di descrivere il paesaggio: davvero sembra di entrare in un’atmosfera diversa, irreale, più luminosa e quasi magica. Lungo la strada è facile incontrare pecore che attraversano e ti guardano come un animale strano; ricordo in particolare un incontro ravvicinato con un bellissimo cavallo dal manto rossiccio, che incuriosito è entrato col muso dentro alla nostra Yaris in cerca di qualche conforto alimentare (la mia riserva di biscotti si è ridotta drasticamente, ma ne valeva la pena!).
Il viaggio è proseguito tranquillo lungo la statale 1 e nel primo pomeriggio siamo arrivati ad Akureyri, seconda città dell’Islanda (ma molto simile ad un piccolo comune italiano, con i suoi 15.000 abitanti!).
Dopo esserci impossessati della stanza al Nordurland Hotel (molto pulito e in ottima posizione!), abbiamo fatto una passeggiata per la città, “saccheggiando” un grande negozio di souvenir e visitando in pochissimi minuti (poiché stava chiudendo) il museo d’arte,anche se devo riconoscere che la gentilissima signorina all’entrata ci ha accolto con un enorme sorriso nonostante la chiusura fosse imminente, invitandoci comunque alla visita (purtroppo non siamo abituati a queste cortesie…).
Akureyri effettivamente è una città rispetto ai villaggi che avevamo visto fino a quel momento: ce ne siamo accorti perché sulla guida compariva una mappa delle strade…
Ci siamo inerpicati sulla collina che sovrasta il porto per visitare la piccola ma accogliente chiesa cattolica dedicata a San Pietro, poi abbiamo visitato la Akureyrakirkja, all’interno della quale c’è - oltre ad un angelo scolpito dal danese Thorvaldsen - un vascello appeso al soffitto (offerta votiva per ottenere la protezione in mare).
A cena ci siamo trattati bene: avevamo letto buone referenze del Bautinn e possiamo solo confermarle. Ottima cena a base di salmone (e un piccolo assaggio di balena per curiosità gastronomica…) con buffet di antipasti e verdure.

QUARTO GIORNO: DA AKUREYRI AL LAGO MYVATN (nel nord)
Dopo la tappa piuttosto lunga del giorno precedente avevamo programmato un giorno più tranquillo dal punto vista del chilometraggio. Approfittando di un piccolo effetto jet-lag (2 ore di differenza ci hanno consentito di diventare mattinieri…) ci siamo messi in strada alle 8 in un’atmosfera decisamente autunnale e freddina.
La prima sosta dopo una mezz’oretta è stata a Go?afoss, una cascata facilmente accessibile dalla strada: a quell’ora non c’era nessuno e devo riconoscere che non succede tutti i giorni di trovarsi di fronte ad una grande cascata senza nessun altro turista!
In questa giornata l’obiettivo principale era quello di effettuare un’escursione per avvistare le balene. E’ vero che partono escursioni da quasi tutti i porti islandesi, ma la ragazza alla reception dell’hotel di Akureyri ci aveva consigliato di puntare su Husavik piuttosto che su Dalvik.
Le escursioni della Nor?ur Sigling offrivano una pubblicità troppo accattivante per non sceglierle, vantando una percentuale altissima di avvistamenti (99,6%). Vuoi che succeda proprio a noi di non vedere nulla? - ci siamo detti - e cercando di autoconvincerci che avremmo sicuramente incontrato qualche cetaceo, siamo saliti sull’imbarcazione in partenza alle 10.
Ricordo il vento pungente, le indicazioni molto precise della hostess (che usando un codice simile a quello degli avvistamenti fra spie - a ore 13, a ore 16, etc - era in grado di far spostare in un attimo tutti i passeggeri da un lato all’altro della barca), le attese che sembravano lunghissime, le calde coperte distribuite quando il vento aveva raggiunto il suo apice, avvistamenti di giocosi delfini ma soprattutto - eh, si, resterà indimenticabile - il momento nel quale è emersa a pochi metri da noi la mitica minky whale: semplicemente bellissima! Ha girovagato attorno alla nostra imbarcazione e si è fatta riprendere da vicino… davvero un’emozione unica, che ha azzerato il ricordo del freddo vento penetrante e delle lunghe attese… Ne valeva decisamente la pena!
E poi, rientrando in porto, la gentilissima hostess-guida ci ha anche rifocillati con cioccolata in tazza bollente e dolcetti tipici (gradevolissima sorpresa!)
Dopo una sosta-pranzo veloce ma confortevole al solito distributore fast-food ci siamo diretti verso il Lago Mivatn, passando tuttavia “da sopra”, vale a dire proseguendo verso nord sulla strada 85 (verso il bellissimo canyon di Asbyrgi) per andare a vedere da vicino le cascate di Dettifoss. A dire la verità gli spruzzi e il vapore d’acqua generati dalla cascata si vedono già a distanza, ma vederla da vicino fa una certa impressione: è alta una quarantina di metri e la portata d’acqua ha una potenza incredibile!
Abbiamo proseguito poi per il Lago Myvatn, fermandoci però prima nella bellissima zona vulcanica di Krafla e nell’area geotermica che, a ridosso della statale, segna un ingresso naturale alla zona del lago Myvatn. Che dire? Avevamo già visto la minky whale ed eravamo appagati dalla giornata per cui non ci aspettavamo che questa potesse offrirci ancora dello spettacolo… Invece la zona geotermica è incredibilmente bella, con le sue solfatare e con quei colori stupendi - dal giallo ocra al rosso, al grigio - con i vapori che rendono tutto quasi irreale. E la zona vulcanica di Krafla merita una passeggiata tra le enormi distese di lava nerissima, in contrasto con un cielo luminosissimo e con la terra gialla o rossiccia… Ho ricordi cromatici molto intensi, uniti ad un memorabile silenzio, rotto solo dalle raffiche di vento…
A questo punto pensavamo che la giornata ci avesse già concesso tutto, invece, appena entrati nella zona circostante il lago, siamo riusciti a stupirci ancora per la bellezza del paesaggio: sembrava di entrare in un mondo fantastico, disegnato apposta per noi. Davvero non si può descrivere e le foto sembrano finte: in realtà è proprio un paradiso. L’unico neo sono i fastidiosissimi moscerini che ti avvolgono appena esci dall’auto (avevamo letto che Myvatn significa “moscerino” e mai origine del nome fu più veritiera!). Incredibile la velocità con la quale si accorgono di te e ti ricoprono! Con fatica abbiamo percorso i 30 metri che separavano il parcheggio dall’ingresso dell’hotel Gigur, trovando rifugio nella hall. Pensate che questi insetti ci hanno impedito di riconoscere gli pseudocrateri tipici di questa zona: erano accanto all’hotel ma non ce ne eravamo accorti!

QUINTO GIORNO: DAL LAGO MYVATN A HOFN (verso sud-est)
Fortunatamente la mattina seguente - complice una bellissima giornata di sole - abbiamo potuto ammirare da vicino i famosi crateri, percorrendo il sentiero che partiva proprio dall’hotel e - ahimè - continuando a lottare contro gli insetti… Diciamo che è stata una passeggiata molto veloce, che ci ha convinto a rientrare in macchina per fare il periplo del lago un paio di volte. Comunque - nonostante i moscerini - è un posto assolutamente da non perdere!
Abbiamo lasciato il lago per dirigerci verso Höfn: sapevamo che ci aspettavano un bel po’ di chilometri (circa 400) ma cominciavamo ad essere meno tesi rispetto ai tempi di percorrenza: le giornate precedenti ci avevano insegnato che il tempo e lo spazio, in Islanda, sono dilatati…
Nel primo tratto di strada (fino a Egilssta?ir) il paesaggio è variato repentinamente più volte, trasportandoci sempre al di fuori del mondo terrestre: in alcuni tratti l’ambiente era simile all’immagine che abbiamo di Marte, in altri a quella della Luna : denominatore comune sono le immense distese di terra dai colori più variegati e lo smisurato spazio libero e vuoto, a perdita d’occhio: semplicemente fantastico!
Abbiamo deciso di fare una sosta tecnica all’aeroporto di Egilssta?ir(forse il più piccolo nel quale siamo entrati, ma si sa, in Islanda magari l’autostrada principale è sterrata ma ogni villaggio che si rispetti è dotato di aeroporto!) perché c’era sorto un piccolo dubbio sull’auto a noleggio (il parabrezza si era scheggiato!). Probabilmente abituati alla burocrazia che di solito accompagna questi momenti, eravamo rassegnati a perdere tempo e a compilare moduli su moduli, invece si è presentato un giovanissimo ragazzo che, tutto sorridente, ci ha spiegato che le società di autonoleggio islandesi cambiano centinaia di parabrezza ogni stagione, dal momento che le strade sono spesso sterrate e che è quindi facilissimo che si scheggino. Per convincerci ulteriormente ci ha anche mostrato il parabrezza della sua auto - scheggiato - e ha cominciato a fare pressione sulla parte già rotta per allargare la “ragnatela”…
Tempo totale impiegato: 15 minuti. Alla fine è stato anche piacevole!
Soddisfatti per aver risolto il dubbio in pochi minuti ci siamo concessi un lauto pranzo in un lussuoso distributore a Egilssta?ir, sotto un bellissimo sole che ci ha consentito di sfoggiare un look praticamente estivo.
Proseguendo poi sulla n.1 abbiamo costeggiato buona parte del lato orientale islandese, gareggiando per alcuni tratti con un autobus di linea che procedeva a velocità molto sostenuta - considerando le curve - e che ci ha quasi pedinati in stile “Duel” (vi ricordate il film?)
Arrivando a Höfn abbiamo potuto intravedere in lontananza i ghiacciai che toccano l’oceano, meta della nostra giornata successiva. Approfittando delle ore di luce protratte fino a tardi abbiamo girovagato per Höfn per sceglierci un ristorantino (il Kaffi Horni?, in una pittoresca casetta di tronchi) prima di approdare alla guest-house Asgardur (molto confortevole).

SESTO GIORNO: DA HOFN A SKOGAR (nel sud)
Già da Höfn si intravedevano le lingue dei ghiacciai che scendevano fino al mare, ma il paesaggio ci è apparso in tutto il suo splendore a mano a mano che ci avvicinavamo… Ghiaccio a destra e oceano a sinistra: incredibile! Ma in questa giornata ci aspettava la visita da vicino ad un ghiacciaio, nel parco nazionale dello Skaftafell.
Prima però non potevamo non sostare nella mitica laguna ghiacciata, la Jökulsárlòn, che ha offerto uno sfondo altamente scenografico alle avventure di James Bond nel film “La morte può attendere”. Probabilmente esistono altri posti così nel mondo, però vi posso assicurare che è un’emozione unica navigare fra gli icebergs e le foche! Ci sono trasparenze indescrivibili e toni di azzurro e di bianco luminosissimi. Il mezzo anfibio che ci ha trasportati in mezzo alla laguna, poi, è proprio buffo visto da terra, con quelle enormi ruote…
Se non fosse stato per il programma denso della giornata, sarei rimasta lì per ore ad ammirare incantata gli icebergs multicolori in movimento tra le foche… Certo che poi vedere la laguna completamente ghiacciata deve fare effetto: è stata la prima idea che mi è venuta una volta rientrati a casa, vale a dire mettere su il DVD del film di 007 in questione e riguardarmi il making del film e le scene girate là in pieno inverno (immortalate anche da alcune foto esposte nella guesthouse di Höfn): ottimo esempio di location azzeccatissima!
Con dispiacere ci siamo quindi allontanati dalla laguna, anche se poi abbiamo sostato poco più avanti vicino ad una piccola laguna gemella, assolutamente deserta e magnifica, ad ascoltare il “rumore” del ghiacciaio.
Tappa seguente era il parco nazionale di Skatafell, che ci è sembrato subito molto organizzato: abbiamo parcheggiato e ci siamo avviati verso il ghiacciaio. Ci aspettavamo una camminata lunga, invece nel giro di una mezz’oretta eravamo già in una bellissima zona completamente ghiacciata. E’ incredibile sentire l’acqua che sgocciola e il ghiaccio che quasi tintinna. Inutile dire che abbiamo abbondato in foto e riprese, anche se la sensazione migliore è stata sicuramente respirare a pieni polmoni e riempirsi gli occhi con la bellezza del paesaggio.
So che posso sembrare monotona quando affermo queste cose, ma effettivamente si tratta di emozioni che l’Islanda ci ha lasciato molto impresse nel cuore: i paesaggi sono davvero stupendi e non ci si riesce ad abituare alla bellezza che continuamente aumenta.
Abbiamo proseguito la nostra marcia verso Skogar, fiancheggiando l’oceano e fermandoci prima a Vik (dove abbiamo comprato un bellissimo pullover anti-freddo!) e poi a Dyrhólaey, contrafforte roccioso alto un centinaio di metri e tagliato ad arco, molto bello per la particolare superficie “a scaglie”.
A Skogar abbiamo dormito in una fattoria (Drangshlid farm): in realtà era molto simile ad un hotel, solo con un’aria più famigliare. Dalla finestra della nostra stanza si vedevano decine di pecore sparse nel verde che si stemperava direttamente nell’oceano. Che tranquillità!

SETTIMO GIORNO: DA SKOGAR A KEFLAVIK (verso sud-ovest)
Purtroppo l’ultimo giorno arriva sempre, e sembra ancora più incombente quando il viaggio dura solo una settimana… Però le cose viste sono state talmente tante e il viaggio è risultato piacevolmente intenso - senza risultare stancante - che questa volta eravamo molto sereni nell’affrontare l’ultima giornata del nostro tour fai-da-te.
Ci attendeva la visita a Geysir (un must!) e alle cascate di Gullfoss, per cui non riuscivamo a pensare già al volo di rientro. Una leggera pioggia ci ha fatto comprendere quanto siamo stati fortunati ad avere bel tempo nei giorni precedenti ma ci ha anche lasciato intendere che i paesaggi sono comunque belli anche senza la luminosità dei colori accesi dal sole.
Geysir ci sembrava una meta un po’ turistica e pensavamo che una sosta di una mezz’oretta sarebbe stata più che sufficiente. In realtà siamo rimasti incantati da Strokkur, il geyser che ogni 7/8 minuti delizia i presenti con un getto di vapore incredibile (a volte anche doppio o triplo!). Sembrerà banale ma davvero abbiamo trascorso un paio d’ore ad ammirare questo fenomeno e non ci siamo accorti dello scorrere del tempo. Credo che sia rimasto forse il ricordo più fortemente impresso nella memoria di questo viaggio perché non capita spesso di vedere un geyser ed è stato molto divertente!
Abbiamo proseguito poi per le cascate di Gullfoss: penserete forse che ormai non avremmo potuto più stupirci di fronte a cascate, eppure queste sono le più imponenti. Meritano senz’altro una visita!
Ci siamo poi allungati fino al sito storico di Þingvellir, anche perché non avevamo voglia di raggiungere subito Reykjavik…
Non ci aspettavamo molto da questa ultima deviazione, invece… invece l’Islanda è davvero una terra che non smette mai di stupire!
Camminare nella frattura fra la zolla europea e quella nord-americana è un’esperienza unica! Da provare! Non credo che questa spaccatura risulti altrove in modo più evidente…
Nel tardo pomeriggio ci siamo rassegnati ad avvicinarci alla capitale, anche perché il nostro volo di rientro partiva prima dell’alba (mai preso un aereo così presto!)
Tornare a Reykjavik ci ha rattristato perché ci è sembrata una megalopoli rispetto alla cittadina di provincia che ci era apparsa solo una settimana prima. Avevamo già nostalgia delle strade sterrate e deserte percorse fino a poco prima per cui abbiamo deciso di dormire vicino all’aeroporto, al Flug hotel di Keflavik. Lì ci siamo resi conto che la magia dell’Islanda sarebbe diventata a breve solo un ricordo e per la prima volta la malinconia del rientro ha preso il sopravvento sui nostri flashback…

La mattina seguente, prima dell’alba, ci siamo imbarcati sul volo che ci ha riportato in Italia, con il solito spleen che accompagna i rientri ma con la consapevolezza di aver scoperto una terra fantastica, sia per le cose viste sia per le persone incontrate.
Se volete staccare la spina da tutto, se cercate un posto incredibile e stupendo, se desiderate immergervi nella natura più pura, non possiamo che consigliarvi questa meta!

Solo per ricapitolare, ecco la nostra TOP TEN islandese (anche se creare una graduatoria è quasi impossibile: sarebbero tutti ex-aequo!):
* Strokkur - Il geyser
* Jökulsárlòn - La laguna ghiacciata
* Le balene
* Il lago Myvatn
* Le aree geotermiche
* I ghiacciai sull’oceano
* Le cascate
* Le terre laviche, i vulcani e i crateri
* La tranquillità e la cordialità delle persone
* La quiete che si respira
(e poi potremmo proseguire…)

7 commenti in “I mille colori dell’Islanda
  1. Avatar commento
    ebqhv dcmxyfbe
    26/07/2007 10:52

    tvqi vwmyfkga aruzh hyibrwqkd suhk cndwhpmfi hpinxgm

  2. Avatar commento
    claire
    14/07/2005 10:55

    Grazie!!!!! Ciao Poochie!

  3. Avatar commento
    Poochie76
    14/07/2005 09:21

    Claire....complimentissimi!!!

  4. Avatar commento
    claire
    29/06/2005 19:11

    Cara Dile, sono contenta che possano esserci suggerimenti utili nel mio racconto... Non esitare a chiedere se hai dubbi...spero di poterti aiutare... In ogni caso BUON VIAGGIO! Claire

  5. Avatar commento
    dile
    29/06/2005 16:47

    non ho ancora letto tutto fino in fondo, ma solo l'inizio mi entusiasma e non vedo l'ora di guardare con i miei occhi le meraviglie dell'Islanda. Mi ha "consolato" un po' il suggerimento per le spese "cibo" e penso che seguirò il vostro consiglio. Grazie!

  6. Avatar commento
    Claire
    31/03/2005 13:32

    Il tuo commento a questo viaggio! Cara Grazia, la Patagonia è invece nell top-five dei prossimi viaggi....quindi potremo scambiarci informazioni utili! In ogni caso ti confermo che l'Islanda è stupenda!Per qualsiasi ulteriore informazione non esitare a chiedere!!!! Ciao! Chiara

  7. Avatar commento
    grazia
    31/03/2005 08:24

    Brava Chiara, bellissimo viaggio. L'Islanda è da tempo nella mia lista dei desideri e spero di poterla visitare al più presto (e terrò conto dei tuoi suggerimenti). Belle anche le foto. PS: capisco perfettamente l'emozione che avete provato di fronte alle balene: pensa che quando le ho viste in Patagonia io ho pianto! :-)

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