La festa di San Giuseppe a Marettimo

Una coloratissima sagra popolare rivive nello stupendo scenario delle Egadi

PREMESSA DELLO STAFF DI CI SONO STATO
Giovanna, autrice di questo articolo conosciuta da Leandro durante il soggiorno alle Egadi del settembre 2005, è una studiosa e profonda conoscitrice di Marettimo e delle Egadi. Ha scritto interessanti pubblicazioni e periodicamente cura serate di proiezioni nella locale scuola; raccomandiamo di assistervi a chi si trovi a Marettimo in quelle occasioni, per conoscere tutti gli aspetti, anche i meno noti, di questo affascinante arcipelago: la natura, il mare, le tradizioni, la mattanza.L'ISOLA
Marettimo, una delle Egadi, di fronte alle coste trapanesi, è la più lontana e la più montuosa - vantando montagne come Pizzo Falcone di 686 metri d’altezza - delle tre isole. Durante il periodo estivo è meta di molti turisti per le sue bellezze naturali: ci sono 400 grotte tra sommerse, emerse e a metà costa, fondali spettacolari simili ad un giardino fiorito multicolore, percorsi trekking sulle sue alte cime, siti archeologici di epoche remote.
Ma Marettimo raggiunge il suo splendore durante la primavera, quando le 515 specie botaniche, alcune delle quali endemiche, con i loro fiori multicolori colorano tutta la montagna.

LA FESTA
È proprio in primavera che si festeggia San Giuseppe, patrono dell’isola, il 18, 19 e 20 marzo. L’origine della festa risale a circa metà del 1800, si presume rappresenti la liberazione dai pirati turchi ed algerini e propizia l’abbondanza e la serenità nelle famiglie.
La preparazione della festa inizia i primi di marzo, quando in quasi tutte le famiglie marettimare vengono allestiti gli altari votivi a San Giuseppe. Si controllano le stole, fatte di tela da sarta, se sono vecchie o ingiallite vengono rifatte; si incollano i disegni fatti di carta collage metallizzata nei colori del verde, rosso, cielo, viola, rosa, argento e oro; vengono tirate fuori le lenzuola della nonna con ricami a mano e la tavola a mezza luna per la base dell’altare. Gli altari vengono addobbati con fiori, candele, tre grosse arance e tre grossi pignoli (dolce tipico del patrono). In strada vengono appese le bandiere dello stato italiano e dello stato vaticano, nella pizzetta dello scalo nuovo e nella piazza centrale vengono fissate delle scritte luminose “W San Giuseppe”.
Dal 10 marzo nella chiesa del paese dedicata a SS. Maria delle Grazie, inizia la novena a San Giuseppe con canti tipici. Nell’isola si riversano tutti i marettimari sparsi per l’Italia e a Monterey in California. Tutto è pronto per l’iniziare i festeggiamenti.
Il 18 marzo con il traghetto arriva la banda musicale che si esibisce per tutte le vie del paese, mentre alcune persone, appartenenti al “Comitato dei festeggiamenti”, raccolgono i soldi per pagare le fascine di legna che serviranno per il falò della sera.
Dopo la messa tutti si incamminano, accompagnati dalla musica, lungo la strada che costeggia il mare dove si compie il rito della “Duminiara”. Vengono accesi, uno vicino all’altro, tre grandi falò in onore della Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e Maria. Chiunque abbia un voto o un ringraziamento per il Santo getta in uno dei falò una fascina di legna. Per l’occasione vengono bruciate anche delle barche di legno vecchie e le cassette di frutta, che il fruttivendolo del luogo ha messo da parte durante tutto l’anno.
Il giorno 19 tre persone a dorso di mulo verso le 4.30 della mattina, salgono in montagna, in un canalone molto pericoloso, a raccogliere il mirto che servirà ad addobbare il palco che verrà allestito nella piazza principale. Alle 6 tutti i componenti del Comitato sono presenti nella piazza per preparare il palco sul quale verrà collocata una tavola imbandita per il tradizionale pranzo di San Giuseppe. Con l’aliscafo della mattina, arrivano le autorità, tra cui anche il vescovo o il vicario o un’altra autorità; viene celebrata la Santa Messa in piazza dove un bambino, una bambina e un anziano impersonano la Sacra Famiglia.
Dopo la Messa si assiste al rito dell'"alloggiate". La porta della chiesa viene chiusa, all’interno si trovano due persone, e all’esterno i tre della Sacra Famiglia accompagnati dallo zio Peppe, per tre volte bussano alla porta della chiesa. Per due volte alla domanda fatta dall’interno “chi è?” rispondono “tre poveri pellegrini”, viene chiusa loro la porta; la terza volta quando alla domanda “chi è?” rispondono: “Gesù, Giuseppe e Maria” la porta viene spalancata, le campane suonano a festa e la banda intona una marcia allegra. Durante il rito degli “alloggiati” alcune donne intonano dei canti tipici molto antichi.
La "Sacra Famiglia" viene fatta salire sul palco ove è allestita la tavola con vasellame e cristalli dell’’800 appartenenti ad una famiglia locale. Tre uomini sorteggiati tra gli isolani inscritti ad una lista, con un asciugamano di lino sulla spalla, hanno il compito di dar da mangiare alla Sacra Famiglia.
Per tradizione e per ringraziamento ad un voto a San Giuseppe il pranzo, a base di pasta con il sugo di pomodoro, i “pisci d’ova” (frittelle fatte di mollica di pane con marsala, prezzemolo, uva sultanina, aglio, formaggio, uova ecc.), carciofi, viene preparato sempre dalla stessa famiglia da 50 anni; tre grosse arance e il centro tavola di fiori da altre due famiglie.
Durante il pranzo ogni famiglia porta tre paste che verranno benedette assieme ai pani. L’acqua che serve per lavare le mani ai figuranti è stata in infusione con delle erbe aromatiche dell’isola.
Subito dopo il pranzo i tre personaggi vanno in processione per i due scali, quello nuovo e quello vecchio, e l’anziano che impersona San Giuseppe benedice il mare con il suo bastone sul quale sono stati legati dei fiori, il “balco”, che fioriscono solo in questo periodo. Le grosse ciambelle di pane date in dono ai figuranti vengono spezzate e donate ai passanti in segno di devozione.
Nel pomeriggio esce in processione per le vie del paese la statua di San Giuseppe (statua risalente al 1927, un altro esemplare si trova a Valencia in Spagna e un altro ancora in Calabria) sopra una vara con le ruote. Intorno alla statua ci sono dei nastri di raso sui quali vengono appese le offerte degli isolani. Ogni casa è aperta ed ognuno dà il proprio obolo: fiori, soldi e ceri legati con nastro azzurro o rosa.
La processione è accompagnata dalla musica della banda, dalle autorità, dalle forze armate tra cui anche la capitaneria di porto e da una folla di gente. Verso le ore 21, il santo fa ritorno in chiesa, si contano i soldi raccolti e tutti ritornano nelle loro case per cenare.
Il giorno 20 si festeggia San Francesco di Paola, patrono dei pescatori. L’associazione di questa festa con quella di San Giuseppe risale ai tempi in cui tutti gli uomini dell’isola mettevano in armamento le loro barche e andavano a cianciolo, cioè a pesca del pesce azzurro, e quindi ad aprile quando da calendario si dovrebbe festeggiare il santo, sull’isola non vi erano i pescatori che erano impegnati nella pesca.
Alle 8.30 del mattino la banda passa per le vie del paese per dare la sveglia (come il giorno precedente) e perché vi è la distribuzione dei tre pani benedetti. Al suono della musica tutti escono fuori dalle porte, a volte anche in pigiama, per ricevere i pani per la propria famiglia e per i parenti non presenti.
Durante la tarda mattinata e nel primo pomeriggio, in piazza vengono effettuati dei giochi, come l’albero della cuccagna, i "pignatedde" (piccole pentole di terracotta dentro le quali vengono nascoste caramelle e altro; con gli occhi bendati, i ragazzi devono colpire e rompere le pignatte), la corsa con i sacchi e tanti altri. Verso le 16 viene portata a spalla in processione per le vie del paese la statua di San Francesco, con i nastri per le offerte dei paesani.
Nelle tre sere intorno alle 22 ci sono degli spettacoli vari, commedie, cabaret, illusionisti e complessi musicali.
Durante questi tre giorni di festa, in ogni casa c’è un via vai di gente che va a visitare gli altari, incontrare parenti o amici e degustare i vari dolci tipici della festa.
I dolci tipici di San Giuseppe sono: il pignolo, la cubaita e la “petra mennula” (pietra di mandorle). Sono tutti di origine araba: il primo è un impasto a base di farina di grano duro, marsala, uova, zucchero, la pasta viene allungata con le mani a formare tanti “grissini” che verranno tagliati e fritti in olio; dopo vengono, un po’ alla volta, mescolati con un caramello di zucchero e miele, versati su una spianatoia di marmo precedentemente oleata, fatti dei piccoli mucchietti e cosparsi di confettini colorati; il secondo è a base di semi di sesamo tostati e passati anch’essi nel caramello, poi appiattiti con il mattarello e tagliati a piccoli rettangoli; il terzo è a base di mandorle tostate e passate nel caramello e tagliati a piccoli pezzetti.
Il bello di questa tradizione è che tutto il paese è in festa, ogni casa è aperta al pubblico ed ogni volta c’è il rito del brindisi e dell’assaggio dei dolci. In quel periodo si consuma una quantità di marsala e di liquori fatti in casa, cassatele di ricotta, “sfinci”, cannoli, “sfincione di San Giuseppe” e dolci secchi a base di pasta di mandorle.
E' una festa molto sentita da vicini e lontani; anche a Monterey in California, dove vive una comunità di 1400 marettimari, viene festeggiato San Giuseppe come nell’isola, tramandata da generazione in generazione sempre inalterata nel tempo.
E’ l’unica festa permessa durante la quaresima. L’auspicio è che turisti possano venire per conoscere le antiche tradizioni e degustare la nostra cucina insieme ai gustosissimi dolci tipici di queste feste.

3 commenti in “La festa di San Giuseppe a Marettimo
  1. Avatar commento
    GioDi
    26/02/2008 21:05

    Potete trovare tutte le informazioni su orari e mezzi per raggiungere e dove dormire a Marettimo, cercando su Google il portale turistico (EgadiWeb), DA VISITARE !!!

  2. Avatar commento
    Cristina
    15/09/2007 09:58

    bellissimo mi hai fatto sognare e pensare tanto. Sono marettimana con tanta nostalgia dentro... ciao ps. mi piacerebbe che tu leggessi su google un mio articolo. (cerca palumbo grandinetti cristina) Ciao ed auguri.......

  3. Avatar commento
    tcxfmeo vmgnwf
    25/08/2007 22:32

    bjcdsu vhgeuwc awnuojsv owxb dhowlvxyq jxogvzkl ixmnwauz

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