L'Elba, un'isola per tutte le stagioni

Itinerari fra terra e mare in una delle più belle isole italiane

L'Elba è la maggiore delle sette isole dell'Arcipelago Toscano, di cui le altre sono Giglio, Capraia, Gorgona, Pianosa, Montecristo, Giannutri, senza contare parecchi isolotti e scogli minori. Dal 1996 l'arcipelago è Parco Nazionale, che è inserito nel Santuario dei Cetacei, l'area marina protetta più grande del Mediterraneo su una superficie di 96.000 chilometri quadrati.
L'isola d'Elba, che ha più o meno la forma di una "T" coricata, è situata circa 8 km. al largo della costa, ha una superficie di 225 kmq e uno sviluppo costiero di circa 150 chilometri.
Nella parte orientale è prevalente lo sfruttamento agricolo del terreno, in particolare l'ulivo, la vigna e gli alberi da frutta, mentre quella occidentale è caratterizzata dalla macchia mediterranea e da castagneti. Nella parte centrale sono stati attuati rimboschimenti "mirati" di pinete e querce da sughero.
La risorsa economica "storica" dell'Elba fu a lungo costituita dallo sfruttamento dei giacimenti minerari, principalmente ferrosi; l'attività estrattiva è testimoniata fin dall'epoca etrusca ed ebbe termine all'inizio degli anni '80, sia per il graduale esaurimento dei filoni sia per la concorrenza dei mercati esteri.
Anche se la notorietà maggiore è data all'isola dalla bellezza delle sue coste e del suo mare che ne hanno fatto una classica destinazione di turismo estivo, l'Elba è anche una meta per tutto l'anno, grazie ad attrattive paesaggistiche, naturalistiche, storiche, architettoniche e culturali di prim'ordine.
Proprio in una stagione intermedia, la primavera, è stata organizzata da un gruppo di amici la vacanza di quattro giorni che sto per descrivere. Un periodo breve, in effetti, ma sufficiente come prima presa di contatto e in vista di successive visite che di certo non mancheranno.

Come spostarsi

I collegamenti tra l'isola d'Elba e la terraferma sono gestiti da diverse società di traghetti, principalmente la To.Re.Mar., la Moby Lines e l'Elba Ferries, che assicurano frequenti corse. La traversata ha una durata di tre ore in partenza da Livorno e di un'ora tra Piombino e Portoferraio.
La rete stradale dell'isola è capillare e in ottimo stato, anche se, data la natura del territorio, i percorsi sono spesso tortuosi: bisogna tenerne conto nel programmare i tempi degli spostamenti.
Consiglio di munirsi di una buona mappa: la n. 650 della Kompass in scala 1:30.000 è ottima, comprendendo anche gli itinerari escursionistici e cicloturistici.

Dove alloggiare

Abbiamo alloggiato all'Hotel Casa Rosa, una struttura sulla costa settentrionale, composta di basse costruzioni immersa nel verde a pochi minuti dalla bella spiaggia della Biodola.
La posizione è tranquilla e appartata, indicata per un soggiorno di puro relax. Per chi desideri una maggiore animazione, ad esempio la sera, Portoferraio dista non più di dieci chilometri.

In cucina

La gastronomia elbana ha ovviamente le sue basi nella cucina mediterranea, con l'ottima qualità dei prodotti della terra e del mare.
Si parte dai piatti popolari cosiddetti "poveri", quali la Persata, una zuppa insaporita dalla maggiorana (appunto persa dialettalmente) e dall'aglio con aggiunta finale di uova, al Gurguglione, un misto di verdure tagliate a pezzi e cotte in umido con olio, prezzemolo e basilico.
Si continua con i piatti di mare, quali la zuppa di pesce universalmente nota come Cacciucco, alla Sburrita (baccalà ammollato, fatto a pezzetti, cotto in acqua aromatizzata con aglio, zenzero e nipitella e servito su fette di pane), al Polpo, lessato e condito con olio, aglio e prezzemolo, oppure rosolato con cipolla e rosmarino con aggiunta di pomodori a pezzi.
Tra i dolci, il più tradizionale dell'Elba è la Schiaccia Briaca, una torta molto compatta di noci, uva passa, nocciole, pinoli impastata nell'Aleatico. Tipicamente pasquali sono le Sportelle, ciambelle decorate con granelli di zucchero colorato.
Notevole anche la tradizione enologica dell'isola. Si distinguono l'Elba Rosso o Sangioveto, l'Elba Bianco o Procanico, l'Ansonica bianco. Il più noto è però l'appena citato Aleatico, un rosso liquoroso di alta gradazione ideale per accompagnare i dessert.

Itinerario

Le condizioni meteorologiche instabili ci hanno indotto a modificare il programma originario. In particolare, il punto focale era l'escursione a piedi ai 1018 metri del Monte Capanne, punto più alto dell'isola e straordinario punto panoramico, alla quale abbiamo dovuto rinunciare. Nessun problema invece per il giro del Monte Calamita, piacevole anche grazie ad una schiarita di mezza giornata.
Hanno prevalso quindi gli itinerari automobilistici, integrati dalle visite dei vari paesi che si incontrano lungo il percorso. Abbiamo così toccato tutti gli otto comuni in cui l'isola è suddivisa, da ovest a est: Marciana, Campo nell'Elba, Marciana Marina, Portoferraio, Capoliveri, Porto Azzurro, Rio nell'Elba, Rio Marina.

Da non perdere

PORTOFERRAIO
Lasciato con un certo sollievo il porto di Piombino, circondato da stabilimenti siderurgici con relativi cumuli di scorie minerali e nuvole di fumo, il traghetto giunge ben presto in vista dell'Elba: doppiato il promontorio di Capo Vita, sua estremità settentrionale, si entra infine nella bella rada di Portoferraio, capoluogo dell'isola.
Abbiamo qualche ora di tempo da dedicare alla visita della cittadina e ne vale decisamente la pena. La cittadella medicea fortificata è la principale evidenza del nucleo storico, al quale si accede attraverso la Porta a Mare, oltre la quale si sviluppa il giro dei bastioni: la passeggiata lungo i camminamenti è molto istruttiva per la conoscenza dell'imponente apparato difensivo, che ha il suo culmine nel Forte Falcone che domina tutta la baia. Del complesso fanno parte anche il Forte Stella e la Palazzina dei Mulini, che attualmente ospita il Museo Napoleonico.
Notevole è il valore panoramico della camminata, con bellissime vedute sulle spiagge adiacenti l'abitato, tra cui Le Viste, Il Grigolo, Le Ghiaie, la Cala dei Frati. Molto bello anche il colpo d'occhio sull'isolotto dello Scoglietto e sulla sottostante darsena.
Terminata la visita delle fortificazioni, proprio la darsena, dalla caratteristica forma a ferro di cavallo, merita una visita per il bellissimo scenario delle case colorate che si riflettono nell'acqua e dei moli cui sono attraccati pescherecci e splendide imbarcazioni da diporto. In fondo al porto, da vedere la cinquecentesca tozza Torre della Linguella o del Martello.

L'ELBA ORIENTALE
La prima meta della giornata è Rio Marina, distante dal nostro albergo della Biodola una trentina di chilometri. Il percorso è emblematico della rete viaria elbana: curve, saliscendi e una grande varietà di paesaggi tra mare, collina, pendii talvolta aspri, paesini, vegetazione rigogliosa.
Rio Marina è una graziosa cittadina, porto minerario ai tempi dell'attività estrattiva, di cui sono testimonianza le facciate delle case: intonacate con la malta locale ricca di frammenti ferrosi, producono, a seconda dell'incidenza della luce solare, luccichii di particolare suggestione. Molto piacevole è una passeggiata lungo il moletto, alla cui estremità spicca la cinquecentesca Torre ottagonale degli Appiani.
Punto focale della visita è però il Parco Minerario, che consta di due parti. Si comincia con il Palazzo del Burò, un tempo direzione delle miniere, che ospita una ricca collezione di minerali elbani e la ricostruzione degli ambienti di lavoro dai quali si comprende la durezza dell'attività estrattiva. Ideale completamento dell'esperienza è l'escursione guidata a un vicino cantiere minerario dismesso, uno scenario desolato ma affascinante per la grande varietà di colori delle rocce, ed anche la parte della visita più gradita a grandi e (soprattutto) piccini: è infatti fornito ai partecipanti un piccozzino, con il quale ciascuno può improvvisarsi cercatore. Grazie anche ai suggerimenti delle guide, che sono esperti ex minatori, non sono rare le scoperte interessanti: proprio a me è capitato di trovare, praticamente a filo del terreno, un bel blocco di pirite di 770 grammi tempestato su un lato da una miriade di cristalli di ematite (vedi una delle foto).
L'itinerario in direzione sud porta dopo 12 km a Porto Azzurro, che ha per centro dell'animazione l'ariosa Piazza Matteotti prospiciente il porticciolo turistico. Nelle vicinanze, meritano una deviazione la spiaggia di Barbarossa, dalla tipica sabbia rossiccia, e il Santuario della Madonna di Monserrato, fatto costruire nel 1606 dal governatore spagnolo in onore della Madonna Nera su modello di quello omonimo presso Barcellona.
Meta successiva, 5 km oltre Porto Azzurro di cui il tratto iniziale offre belle vedute sulla Baia di Mola, è Capoliveri. Approfittando di una schiarita, intraprendiamo l'itinerario ad anello intorno al Monte Calamita (m. 413), un tempo area di intenso sfruttamento minerario: l'escursione si svolge con dislivelli minimi (anche perché la cima è resa inaccessibile da un esteso reticolato in quanto sede di un radiofaro della Marina Militare) lungo un'ampia sterrata che ricalca "in cornice" il profilo della costa, in una sequenza di belle vedute che nelle giornate serene comprendono Pianosa, Montecristo e la Corsica. La passeggiata è resa piacevole dai colori e dai profumi della vegetazione mediterranea, tra cui spiccano boschi di pini marittimi, agavi, fichi d'India, enormi distese di erica e rosmarino dalla fioritura bianca e viola.
Un bel punto panoramico intorno a quota 170, dotato di quadro di orientamento e panchine, regala un bello scorcio sulla Baia (o Cala) dell'Innamorata (vedi Curiosità) e sulle antistanti piccole Isole Gemini. Da qui c'è l'alternativa di compiere un giro più ampio che tocca la miniera di Calamita, già ben riconoscibile da lontano per le rocce rosse, oppure tagliare verso la sommità del monte, aggirarla e ridiscendere verso Capoliveri: scegliamo questa seconda possibilità per dedicarci alla cittadina, che merita veramente una visita non affrettata. Quasi del tutto pedonalizzata, ha il cuore nell'animatissima Piazza Matteotti dalla cui terrazza si ammira un bel panorama sul nucleo storico; dalla piazza ha inizio la vivacissima Via Roma, brulicante di negozietti e botteghe artigiane, dalla quale si dipartono vicoletti, scalinate, sottopassi che si aprono spesso su cortili e piazzette con tipiche case a tinte pastello. Nell'insieme, un borgo di grande fascino.
Le bellezze di Capoliveri, apprezzate, oltre che dai visitatori, anche da artisti e letterati che l'hanno scelta per soggiorno o residenza, si allargano anche ai dintorni, in particolare con vasti vigneti che godono di un terreno particolarmente favorevole.

L'ELBA OCCIDENTALE
Sempre in partenza dal nostro albergo della Biodola, impostiamo un itinerario in senso orario che nel tratto iniziale, dopo avere toccato Procchio affacciata sull'omonimo suggestivo golfo, si spinge verso l'interno in direzione sud. Dopo 12 km. eccoci a Marina di Campo, una delle località maggiormente frequentate dell'Elba grazie alla più lunga spiaggia dell'isola, un arenile di sabbia che si estende per 1400 metri.
Dopo un breve tratto all'interno, ci si riporta sul mare seguendo da qui in avanti un percorso in prevalenza costiero e di alto valore ambientale e panoramico: un paesaggio spesso brullo caratterizzato dalle ripide scarpate granitiche - talvolta incise dalle fenditure dei torrenti - che digradano dal massiccio di Monte Capanne. I paesi che si incontrano, appollaiati qualche decina di metri sopra la costa, sono un esempio dell'adattamento dell'uomo al territorio, con le abitazioni "modellate" sui pendii rocciosi coperti da cespugli di rosmarino, lavanda, cisto, lentisco e ginestra.
Ai paesini si alternano spiagge tra le più apprezzate dai frequentatori dell'isola, quali la Colombaia, l'insenatura di Cavoli, la Fetovaia racchiusa dall'omonimo promontorio, Pomonte, Partesi. Dopo Chiessi, ormai sulla costa occidentale, la strada prende gradualmente quota offrendo viste sul mare sempre più vertiginose, descrive un ampio arco, tocca i 140 metri del Colle di Orano e con diversi tornanti conduce a Marciana. Abbiamo coperto 27 km. da Marina di Campo e ci troviamo a quota 375.
Marciana, punto di partenza della funivia che porta sul Monte Capanne (in funzione solo nella stagione estiva), è un pittoresco borgo fortificato arroccato su un colle in posizione panoramicissima, dominato dalla massiccia Fortezza Pisana del XII secolo. Una passeggiata all'interno delle mura, che si varcano attraverso la scenografica Porta di Lorena, è vivamente raccomandata, soffermandosi in particolare sui chiaroscuri dei vicoletti, le piazzette con fontane, i portali in granito, le facciate colorate delle case, le variopinte indicazioni in ceramica dei quartieri e delle vie. Poco fuori dall'abitato merita una sosta la duecentesca chiesetta romanica di San Lorenzo, dal tipico campaniletto a vela.
Sul versante opposto della vallata, quasi simmetricamente a Marciana, spicca l'abitato di Poggio, da cui parte uno degli itinerari escursionistici per il Monte Capanne.
Sette chilometri di strada in discesa particolarmente tortuosa ci dividono da Marciana Marina, ultima meta del nostro itinerario. Il paese, che riesce a mantenere un certo equilibrio tra lo sviluppo turistico e il carattere di antico borgo marinaro, ha il suo cuore nel rione medioevale del Cotone con il reticolato di vicoli e scalinate che collegano le case colorate dei pescatori a ridosso degli scivoli delle barche verso il mare. Marciana Marina è considerata la capitale culturale dell'Elba per le molte manifestazioni estive che hanno il loro fulcro nella Piazza della Chiesa, un vero e proprio salotto a cielo aperto.

L'ultimo giorno ci accoglie con uno splendido sole, che favorisce una piacevole passeggiata lungo la spiaggia della Biodola in attesa di portarci a Portoferraio per l'imbarco. Il Monte Capanne, mancata meta di una delle gite in programma, è perfettamente visibile in tutta l'eleganza della sua doppia cima e questa sarebbe proprio la giornata ideale: peccato che dobbiamo andarcene, succede sempre così…
Una ragione in più per programmare un ritorno in questa splendida isola!

Curiosità 

** Un'antica tradizione si riferisce alla nascita della Venere tirrenica: la dea, sorgendo dalla spuma del mare, perse il prezioso diadema che aveva sul capo e le gemme di cui era tempestata si trasformarono nelle isole dell'arcipelago toscano. La pietra più grande diede origine all'Elba.
** Secondo un'altra leggenda, Giasone e gli Argonauti, di ritorno dalla conquista del vello d'oro, fecero sosta per riposarsi su una spiaggia nei pressi dell'odierna Portoferraio. Sdraiatisi sulla sabbia, il loro sudore impregnò i sassolini, che assunsero le diverse tonalità di colore che sono una caratteristica dell'attuale Spiaggia delle Ghiaie.
** Un'altra credenza popolare è quella che ha dato luogo alla Festa dell'Innamorata che si tiene ogni estate sull'omonima spiaggia presso Capoliveri. Durante l'invasione saracena del 1534, i pirati catturarono un giovane di nome Lorenzo, uno dei più energici difensori del paese. La fidanzata Maria, nel tentativo di raggiungere a nuoto la nave in cui era tenuto prigioniero, morì annegata e gli abitanti diedero al luogo il nome di Baia dell'Innamorata.
** Porto Azzurro un tempo era chiamato Porto Longone, finché nel 1947 assunse l'attuale nome, più consono, in ottica turistica, alla bellezza del suo mare. Porto Longone è infatti il nome della fortezza ad est dell'abitato - tuttora colonia penale - e il detto "andare a Porto Longone" aveva finito per diventare anche in italiano un eufemismo nel senso di "andare in carcere", alquanto sgradito per gli abitanti.
** Il Monte Calamita è noto ai naviganti e ai piloti di aereo per le anomalie provocate al funzionamento delle bussole e delle apparecchiature di bordo, conseguenza della grande quantità di magnetite presente negli strati rocciosi della montagna; proprio a questa caratteristica è dovuto il suo nome.

Per i più piccoli

Ho già parlato del Parco Minerario di Rio Marina. E' un'ottima occasione per interessare i bambini a un'attività inconsueta vissuta come gioco, specialmente perché ci sono buonissime probabilità di trovare campioni di minerali.
Segnalo anche la pubblicazione "La scuola in viaggio", edito dalla Provincia di Livorno, che offre una serie di proposte tematiche per un turismo scolastico svolto in maniera intelligente e stimolante, puntando di volta in volta sul mare, la fauna, la flora, la storia, l'archeologia, le produzioni dell'Elba, delle altre isole e delle località della costa. L'opuscolo è reperibile in tutti gli uffici turistici della zona o scaricabile in formato .pdf dal sito dell'A.P.T. Costa degli Etruschi riportato nei Links.

2 commenti in “L’Elba, un’isola per tutte le stagioni
  1. Avatar commento
    Germano
    13/07/2005 19:08

    Era da tanto tempo che volevo visitare Pianosa dal momento in cui avevano aperto l'isola al pubblico, dopo essere stata colonia penale agricola e supercarcere per i mafiosi e i terroristi. Essendo all'Isola d'Elba in vacanza per 15 giorni nel giugno 2005 mi sono interessato per la visita a questa stupenda isola. Non è stato facile poiché l'ente Parco Arcipelago Toscano non dà tutti i giorni i permessi per la visita. Il numero massimo di persone a cui viene concessa la visita è di 400. Potrà sembrare poco ma vi assicuro che quando arriviamo a Pianosa tutto è piccolo, ma immensamente stupendo. Dopo vari tentativi e ricerche scopro che a Marina di Campo (Isola d'Elba) c'è un'agenzia di Viaggio che organizza escursioni di una giornata a Pianosa. TUtto organizzato dall'associazione "Il Viottolo" possono offrire al visitatore il giro a piedi, in mountain bike, in canoa, in carrozza o per i più sportivi il multisport comprendente mountain bike al mattino e canoa il pomeriggio. Naturalmente non può mancare il relax sulla spiaggia di S. Giovanni (la spiaggia del paese di Pianosa) e stupendi bagni in un acqua che al confronto l'acqua delle piscine è più sporca. Il prezzo ovviamente è commisurato all'escursione scelta, non sono vilii ma il rapporto qualità del servizio/prezzo ci può stare. Ma veniamo alla cronaca: Dopo vari tentativi andati a vuoto all'agenzia "Il Viottolo" per la mancata autorizzazione dell'Ente Parco finalmente mi dicono che c'è disponibilità per sabato 25 giugno. Prenoto immediatamente quattro posti per il giro dell'Isola in mountain-bike, credendo, a ragione, di poter visitare tutta l'isola. La spesa non è modesta essendo di 55 euro a persona. Chiedono i nominativi di tutti i partecipanti e mi rilasciano dopo il pagamento un foglio di prenotazione con il quale ci dobbiamo presentare al molo di Marina di Campo alle 9,30 per imbarcarsi su una motonave destinazione Pianosa, tempo del viaggio 35 minuti. La giornata, già dalle prime ore del mattino si preannuncia muy caliente e un po' ci preoccupa dovendo pedalare per l'isola everywere. Comunque, armati di attrezzatura da bici, borracce di acqua e una buona determinazione partiamo con qualche minuti di ritardo. La navigazione è tranquillissima essendo il mare una tavola. Arriviamo esattamente dopo 35 minuti in uno scenario da film: nell'avvicinarsi all'isola notiamo che ne ha ben donde di chiamarsi così. Infatti l'altezza più considerevole della costa è di 29 metri s.l.m. ma una cosa ci stupisce su tutte: Un muro altissimo che fa subito accapponare la pelle, il muro del supercarcere, pensiamo noi. La nostra curiosità ci sarà soddisfatta al momento a terra, al momento della presentazione dell'isola da parte delle guide. Le guide sono due giovani: Filippo e Massimiliano detto Max, Filippo sarà quello che accompagnerà i visitatori per il giro a piedi; Max è la guida che accompagna i bikers. Infatti, dopo una breve descrizione dell'isola, spiegando subito che il muro visto dal mare è il famoso muro "Dalla Chiesa" fatto costruire (ma qui i pareri discordano) dal Generale Dalla Chiesa a monito degli ospiti che arrivavano all'isola per la prima volta in modo di farli terrorizzare per l'immensità dell'opera. Ma questo muro con tanto di torrette non è mai servito a niente, solo come specchietto per le allodole. Tra l'altro non serviva neanche a separare il paese dalle sezioni carcerarie per paura delle fughe dei detenuti essendo il muro nella parte nord-est dell'isola. Casomai i detenuti sarebbero scappati dalla parte nord dell'isola, quella più vicina all'Elba o nord ovest (Corsica). Finalmente separati i gruppi Max ci fa visitare parte del paese, oramai in stato di abbandono, e le catacombe, scoperte non molti anni fa e riaperte dopo una corposa ripulitura, essendo usata nel periodo carcerario come cloaca. Come tutte le catacombe che si rispettino suscitano molto fascino e dopo una descrizione accurata delle origini dell'Isola sia in senso geologico che delle prime popolazioni che lo hanno abitato siamo diretti verso un piazzale accanto al bar-ristorante gestito dai detenuti in semilibertà. Qui nel piazzale ci sono una 25ina di mountain-bike non proprio nuovissime ma funzionanti. Essendo un gruppo di 12 persone ci è voluto qualche minuto per scegliere la bici che andasse bene per tutti. Finalmente si parte. In un'assolata mattina, con una dolce brezza che ci accoglie arriviamo dopo un paio di chilometri alla sezione "Sembolello". Va premesso che nell'isola, quando c'era il carcere non vi era un unico edificio carcerario, ma varie sezioni penali dove i carcerari lavoravano la terra e vivevano nei pressi dei campi. Il carcere era la stessa isola!! Arrivati al "Sembolello" ci fa subito notare che questa sezione è stata la casa del rimpianto presidente Sandro Pertini, quando giovane antifascista fu mandato dal regime fascista in esilio. Qui Pertini ci passò 3 anni e pare che sua madre chiedette al Duce la grazia per suo figlio, ma Sandro Pertini si rifiutò di essere graziato preferendo tuttalpiù la morte che avere un atto di clemenza da parte del suo nemico. Pare che Pertini coltivasse in quegli anni tabacco. La sezione "Sembolello" è ancora abitata da detenuti in semilibertà e perciò gli interni della struttura ci è proibito visitarla per ovvi motivi. Proseguiamo verso ovest e dopo alcuni chilometri, interrotti da descrizione della flora dell'isola, essendo molte piante endemiche, arriviamo alla famigerata sezione penale "Agrippa" la famosa "41bis" ovvero, carcere duro per i mafiosi e i terroristi. Lo scenario della sezione è agghiacciante nonostante il caldo. Sembra Fort Knoks. Dalla strada non si vede bene ma Max ci descrive nei minimi particolari la terrificante struttura. Tre muri perimetrali concentrici sorvegliati. Celle di pochissimi metri, controlli ossessivi e ora d'aria in un pozzo strettissimo dove il cielo non si vedeva neanche. Questa era la vita dei vari mafiosi Cutolo, Riina, Santapaola ecc. Sorvegliati 24 ore su 24 anche quando andavano in bagno per i bisogni fisiologici. Accanto all'"Agrippa" c'è la caserma ormai anch'essa in rovina che serviva per ospitare la polizia penitenziaria. Tutte le descrizioni che ci ha fatto Max erano particolareggiate e non scendo in particolari perché ci sono tante cose da sapere. Ma sul posto! Riprendiamo il nostro viaggio e dopo poco arriviamo alla "Torre di Babele". Qui va fatta una parentesi. Un direttore del supercarcere di Pianosa avendo necessità di far atterrare gli aerei sull'isola prese per la collottola tutti i detenuti e li fece lavorare per bonificare dai sassi una striscia lunghissima di terreno per farci la pista di atterraggio. E tutti questi sassi e massi dove potevano finire? Che cosa avrebbero potuto servire tutto questo ammasso pietroso. Essendo appassionato di storia e di mitologia il buon direttore pensò bene di far costruire con questi massi una Torre come quella di Babele, ovverosia concentrica che sale a gradoni. Tale e quale come la Torre di Babele. I lavori si protrassero per anni. Quando i lavori furono terminati la torre era altissima e pare che il direttore ebbe degli screzi con i detenuti. Stufo delle loro lamentele gli ordinò di distruggere la torre. E fu fatto. Al termine della distruzione pensò bene di ricominciare il lavoro e fu ricostruita la torre un po' più piccola. I lettori dell'articolo penseranno alla mancanza di umanità del direttore ma non ci dimentichiamo che i detenuti che erano a Pianosa dovevano lavorare coercivamente e non potevano certo stare con le mani in mano, pescare e facendo bagni. La vita nell'arco dei 160 anni del carcere è stata molto dura per gli ospiti. Molti si ammalavano di tubercolosi e c'erano sezioni apposta per questi malati. Oltretutto molti detenuti sono rimasti lì a Pianosa sotto un metro di terra, non rivedendo la libertà. Tornando alla Torre di Babele fu adibita a punto strategico per l'osservazione e successivamente come deposito di acqua per la caserma dell'Agrippa. Al termine della visita alla Torre ci siamo inoltrati per stradine rigorosamente bianche circondate da vegetazione mediterranea lussureggiante. Di tanto in tanto c'erano fagiani che, grossi come tacchini nel giorno del Thankgivens, volavano impauriti dalla nostra presenza. La sensazione di stare in quel luogo era meravigliosa perché pensavo che solo 12 persone in quel momento potevano vedere quello spettacolo. Non c'erano macchine, rumore, ombrelloni o turisti accaldati (esclusi noi). Tutto natura e silenzio. Un ricordo indimenticabile! Arriviamo dopo un altro percorso al cimitero dei detenuti. Lì riposano in un cimitero ricoperto da erbe mediterranee diversi detenuti. Le tombe non sono che pezzettini di terra con una croce di legno per loculo. Lo scenario non incute timore ma pensando a chi ci riposa proviamo una sensazione di compassione. C'è all'interno del cimitero una cappella disadorna e sporca. Al suo interno un altare con fiori essiccati. Sul soffitto un affresco dipinto da un detenuto, il quale si raffigurò fedelmente nell'atto di ricevere la benedizione da Dio ma soprattutto di avere dal Signore le catene della Palla finalmente spezzate. Dovete sapere che nell'Ottocento, e fino agli anni 40 del secolo scorso i detenuti dovevano trascinare la propria vita con una catena ai piedi e una palla alla sua estremità. La vita era scandita dal lavoro e dal peso della palla e della solitudine. Molti carcerati perdevano il senno e gli ambulatori o ricoveri ospedialieri erano sempre pieni. Ma sempre all'interno dell'isola. Mai un detenuto gli è stato concesso di curarsi fuori da Pianosa. Tutto doveva essere circoscritto all'interno di esso. Dopo il cimitero percorriamo una strada litoranea e facciato la costa occidentale. Arriviamo a varie calette da favola ma la visita si limita alla visione dall'alto della falesia essendo severamente proibito arrivare al mare e fare il bagno. Raggiungiamo dopo altri chilometri "Cala della Botte", dove esisteva una sorgente di acqua dolce sul mare. I romani se ne servirono per rifornire le loro navi ed era un punto strategico per i commerci marittimi. Successivamente nel corso dei secoli è stato sempre usato come rifornimento, come lavatoio, o come abbeveratoio per gli animali. Posto splendido, frescura assicurata, vivo dispiacere di dover proseguire il viaggio. Altra pedalata e arriviamo a Punta del Marchese, il punto più a nord di Pianosa. Visitiamo sempre dall'alto il Porto Romano. Spettacolo mozzafiato con un acqua che è cosi trasparente non non sembrare materia. Una colonia di gabbiani pascolano sull'unica spiaggetta della Cala. Che invidia!!!! Proseguiamo la nostra visita percorrendo la strada litoranea. Anche qui una sequenza di calette da favola. Tutto il percorso era stato pianeggiante ma verso la fine della nostra gita in mountain-bike c'è da fare i conti con uno strappo di salita prima di rientrare al paese. Dopo un po' di chilometri la pedalata si fa dura e arriviamo cotti come fegatelli. Il giro dell'isola in bike ha coperto circa il 60% del territorio. IN alcuni punti dell'isola non è possibile accedervi. Comunque il nostro giro si è protratto per 5 ore. Stupendo!! Ma il bello deve ancora venire. Dopo essersi rinfrescati al bagno del ristorante (A proposito. Se non volete portarvi il mangiare a sacco esiste la possibilità con 10 euro di pranzare nel ristorante. Cucinano i gentilissimi detenuti. Io non ho mangiato al ristorante per il semplice motivo che anche un solo momento strappato all'aria aperta sarebbe stato sprecato, ma ognuno può fare come crede; de gustibus). Dicevo che il bello deve ancora venire: infatti fiondo in spiaggia a Cala S. Giovanni e mi tuffo con la maschera nello splendido mare di Pianosa. Vengo subito circondato da meravigliosi pesci e da un dentice molto corpulento. Questi pesci non hanno paura dell'uomo visto che nessuno o quasi li caccia. Mitico bagno nelle trasparenti acque, e relax per un ora nella spiaggia finissima. Max mi dice che dobbiamo visitare i "Bagni di Agrippa", mi precipito. I "bagni di Agrippa" sono delle terme romane volute da un nobile romano, Agrippa Postumo (essendo nato dopo la morte del padre), pretendente all'impero romano e ucciso da un centurione nella spiaggia di Cala S. Giovanni per ordine di suo fratello Giulio Cesare, poi divenuto Imperatore. Le terme sono sovrastate da un'orripilante struttura in ferro e plastica per proteggerla (?) dalle intemperie. Io manderei in galera chi lo ha voluto far costruire, insieme al Muro "DAlla Chiesa". Chi ha già visitato alcune Terme romane sa già come sono strutturate quindi non mi dilungo nelle spiegazoini. Comunque la visita è interessante. E' giunta l'ora di rientrare in paese, di visitarlo e di tornare alla motonave che ci riporterà a Marina di Campo. Visitiamo il borgo con relativa descrizione del luogo da parte di Max e saliamo sulla motonave. Sono le 17.30. Parto con un groppo alla gola. Isola fantastica dove il tempo si è fermato. Ma non per noi, che molliamo gli ormeggi e lasciamo Planasia. Vi consiglio vivamente di visitarla. Potete avere tutte le informazioni per la visita consultando il sito: www.ilviottolo.it. Dopo un po' di pazienza per la disponibilità delle date visiterete questo splendido luogo che non è da meno alle Maldive o alle Seychelles. Pianosa è rimasta incontaminata da sempre. Speriamo che si conservi così. Con la possibilità di visitarla a numero chiuso e non vi siano speculazioni di ogni genere. Se visiterete Pianosa diverrete come me sostenitori,amanti e difensori di questa stupenda isola. Se volete ulteriori informazioni potete contattarmi tramite la mia e-mail germano.fabris@monrif.net. Germano Fabris - Firenze

  2. Avatar commento
    Simonetta
    25/04/2005 14:25

    Ho frequentato l'isola d'Elba per 12 anni di seguito, in estate ma non solo. Chi ha scritto ha proprio "fatto centro"... è veramente un'isola per tutte le stagioni!! Bellissime anche le fotografie, complimenti. Simo

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