Autunno in Val d'Isarco

La “stagione dei colori” in un Alto Adige più che mai legato alla terra ed alle tradizioni

Quest’anno sono tornato in Val d’Isarco a metà ottobre, quando l’Alto Adige diventa un meraviglioso quadro dai colori vivissimi e la gente si raduna per rinverdire tradizioni antiche.
Una puntata in questa stagione è diventata appuntamento annuale, ne ho tra l’altro già parlato sulle pagine di Ci Sono Stato.it. Ecco quindi come un ritorno nella patria del Torggelen, dove questa usanza è nata e si perpetua più viva che altrove, diventi quasi obbligato; si va alla ricerca del particolare, dei sapori più genuini e dei menu più “rigorosamente” tradizionali, dei masi, di luoghi e persone poco abituati al nostro turismo.

Dove alloggiare

Questi paesi dispongono di buona ricettività, che conferma come siano dimenticati da noi italiani ma frequentati dal turismo tedesco.
Alberghi di buon livello non mancano, e credo che i prezzi possano essere più abbordabili che altrove.
Io preferisco comunque rivolgermi agli agriturismi, che in Alto Adige possono essere prenotati tramite l’Associazione Gallo Rosso, che offre una buona sicurezza circa a qualità del servizio offerto.
A Villandro siamo stati al Mitterhofer, un grosso maso riattato parte a pensione, parte ad agriturismo, situato nella strada che porta a Barbiano, in mezzo al verde e ai boschi.
Ci è stata data una camera graziosa e ben pulita, la cui peculiarità sta nel balcone con vista sulla valle Isarco e sulle Odle, praticamente il miglior programma sempre in onda su una televisione sempre accesa.
Abbiamo pagato 23 euro a testa per pernottamento con prima colazione; nulla ci è stato chiesto per la nostra bambina di 5 anni, abitudine di grande intelligenza e sensibilità per fortuna ancora abbastanza diffusa in Alto Adige.

Da non perdere

Siamo stati per quattro giorni a Villandro, il paese “gemello” di Velturno, entrambe posti a mezza costa sopra Chiusa, in cima a strade che con una serie di tornanti s’inerpicano l’una a sinistra, l’altro a destra.
Questi paesi, peraltro raggiungibili in pochi minuti dalla statale che percorre la Val d’Isarco, restano fuori dagli itinerari più frequentati e fuori dalle principali rotte commerciali, in effetti sono una sorta di isola silenziosa, gruppetti di case aggrappate alla montagna, testimoni (purtroppo anche nella chiusura) di un Alto Adige che non troviamo più altrove: di certo non ci sono i pullman che portano sciatori colorati e vocianti sulle piste della Val Badia, ma neanche le orde di impiegati ansimanti che arrancano d’estate sulle salite del Vaiolet o del Pordoi; piuttosto, capita di vedere vecchie con grembiule azzurro e foulard sul capo rientrare in casa la mattina presto con il cestino pieno di castagne, oppure uomini vestiti con abiti tradizionali tirolesi che passeggiano con lenta saggezza lungo i sentieri che uniscono un borgo all’altro, ammirando con sguardi intensi e soddisfatti la splendida scenografia delle Odle dall’altra parte della vallata.
C’è anche il rovescio della medaglia.
Questa la risposta di un conoscente trentino, quando gli ho detto che ero stato a Villandro: “Non sapevo ci andassero anche turisti italiani…”.
In effetti, l’italiano e la lingua italiana sono davvero poco diffusi da queste parti, nonostante ci si trovi a pochi chilometri da Bressanone, e stavolta, devo confessarlo, ho vissuto situazioni spiacevoli che non mi aspettavo, ne dirò più avanti.
Torniamo alla Val d’Isarco.
La zona offre parecchie attrazioni, sia storiche che naturalistiche.
Nel paese di Barbiano, con lo “skyline” caratterizzato dal campanile pendente della parrocchiale, si trovano le suggestive Tre chiese, raggiungibili a piedi appena sopra l’abitato.
A Velturno, arrivando da Villandro lungo il Sentiero delle Castagna, si trova la chiesetta seicentesca di S. Antonio, eretta dallo scrivano Hieronymus Petzer come ringraziamento nel punto in cui il suo cavallo imbizzarrito aveva finito la sua corsa senza procurargli danni. Da non perdere una visita a Castel Velthurns: il castello è stato edificato come residenza estiva dei vescovi di Bressanone, è stato purtroppo razziato dei suoi arredi più preziosi dall’esercito napoleonico, comunque conserva meravigliosi intarsi lignei e ricercati soffitti a cassettoni. La visita guidata dura un'oretta scarsa e costa 3 euro a testa.
Basta poco, una ventina di minuti di macchina all’incirca, per arrivare Bressanone.
Bressanone è una cittadina molto conosciuta, ricca di tesori artistici e scorci suggestivi. Mi limiterò a raccomandare al visitatore più frettoloso di non limitare la visita alla piazza della Cattedrale, ai limitrofi giardini o ai portici del centro storico, ma di attraversare l’Isarco per quattro passi nel suggestivo borgo di Stufels.
Appena a nord, troviamo l’Abbazia di Novacella, vero gioiello di architettura monastica risalente al 1.100; l’abbazia è un complesso di edifici, in parte visitabili, appartenenti a diverse epoche, tra i quali spiccano il Pozzo delle Meraviglie, la ricchissima biblioteca e la chiesa abbaziale, quest’ultima decorata con uno stile Rococò in vero un po’ “pesantino”.
Con l’autostrada, praticamente nello stesso tempo si arriva a Bolzano, con tutte le ben note attrazioni. Noi ci siamo fermati per una mattina nel salire (motivi di nostalgia “post-militaresca” mi spingono a sostare a Bolzano appena possibile) ed abbiamo avuto la fortuna di incappare in una piacevolissima Festa della Zucca allestita in piazza Walther, con colorate composizioni, ristorazione e commercio di prodotti a base di zucca; si svolge in ottobre, da quello che ho capito è divenuto appuntamento annuale.
Non credo però si debba esagerare con le attrazioni culturali, in questa zona a primeggiare sono la Natura e, come ho detto, le Tradizioni.
Primo fra tutto, va citato il Sentiero delle castagne, una passeggiata che corre a mezza costa da Varna di Bressanone fino all’altopiano del Renon, sopra Bolzano. Il sentiero non sempre è in piano, sia chiaro, ma percorrerne alcuni tratti tra prati, paesini e castagneti secolari, può essere decisamente una bella esperienza e tutt’altro che una sfacchinata.
Noi abbiamo coperto un pezzo del tragitto da Velturno a Villandro in una azzurrissima giornata di sole e ne siamo stati entusiasti, unico neo, forse l’affollamento, tutto un continuare di Grussgott, ma era domenica e ce l’aspettavamo.
Lungo il Sentiero delle Castagne, ben segnalato, si ritrovano diversi punti di ristoro, dove gustare i prodotti della tradizione contadina: castagne, noci, speck e formaggio, vino nuovo e succo d’uva, tutti spesso frutto del lavoro del maso stesso.
Io ne citerei uno in particolare, il Brennerhof; non so se vendano solo castagne e noci o facciano per tutti anche “ristorazione”, noi ci siamo “infilati” dietro un gruppo di persone che conoscevano il padrone di casa ed abbiamo potuto sederci ad un tavolaccio nel cortile, sotto un castagno, manco a dirlo: resta un bellissimo ricordo della sosta e della caraffona di vino che mi ha permesso di percorrere la via del ritorno praticamente senza accorgermi di camminare.
La zona è inoltre una gioia per gli appassionati di funghi, che possono divertirsi negli ombrosi boschi che sovrastano i centri abitati.
Questo è il paradiso delle castagne; ho saputo tra l’altro che le castagne di Barbiano sono particolarmente rinomate per la loro dolcezza e posso testimoniare come questa non sia una leggenda, visto che sto mangiando quelle che ho raccolto in loco.
La raccolta le castagne non sempre è possibile, per i divieti (o i gentili inviti) posti sugli alberi in talune zone; certo, gli abitanti non saranno comunque molto contenti, ma posso assicurare che ho fatto incetta di castagne in luoghi, non vietati, dove il terreno ne era letteralmente ricoperto ed è difficile pensare che potessero essere raccolte in tempo utile.
La tradizione: del Torggelen ho già parlato in un altro racconto. Qui mi preme ricordare ancora come la Val d’Isarco ne rappresenti la culla, probabilmente perché la zona era tradizionalmente povera e questo faceva sì che più che altrove la vendemmia fosse vissuta ogni anno come un momento di festa, a testimonianza di una piccola disponibilità ritrovata.
I locali dove gustare le specialità sono numerosi, posti soprattutto in località San Maurizio (St.Moritz) tra Villandro e Barbiano.
Il menu è drasticamente sempre lo stesso, non c’è verso, e per fortuna noi apprezziamo la cucina altoatesina tradizionale: come primo zuppa d’orzo con speck e tris (canederli, ravioli e schlutzkrapfen), come secondo carne affumicata con crauti o salsiccioni con crauti, come dolce i krapfen della Val d’Isarco, una sorta di frittelle allungate ripiene di marmellata. In teoria non dovrebbero mai mancare le castagne, che nella pratica però difficilmente sono disponibili di sera.
Ritengo che la soluzione migliore sia, dopo l’abbondante colazione abitualmente servita, attenersi alla vera tradizione del Torggelen e rivolgersi ai masi per una merenda nel primo pomeriggio, magari con un piatto di speck e formaggio e poi caldarroste, limitandosi poi per cena ad una minestra o un primo piatto.
Tra i locali provati ricordo il Gostnerhof, molto pubblicizzato ma in tutta sincerità un poco deludente, e il Oberfurner, di cui abbiamo apprezzato il calore della stube e la cucina genuina, oltre che alla cortesia della proprietaria.
Per chi avesse bisogno di piatti più vicini alle nostre tradizioni culinarie (magari, come noi, per nutrire un bambino che non ne vuol sapere di salsicce con i crauti), c’è una possibilità: tra Velturno e Barbiano si trova facilmente una pizzeria di cui non ricordo il nome, dove si possono consumare, in un ambiente comunque gradevole, menu presentabili anche ai nostri bimbi dal palato difficile.

Curiosità 

- L’Abbazia di Novacella ha mantenuto la sua antica caratteristica di essere quasi autosufficiente, potendo disporre al suo interno di boschi, campi, di un mulino, di vigneti e di… una cantina, in cui vengono venduti vini eccellenti (ahimè, non proprio a buon mercato) …..
- Per chi voglia concedersi un piacere particolare, nella zona c’è la possibilità di provare i bagni di fieno, un’esperienza davvero piacevole.
E’ un’offerta dell’Oberfraunerhof, l’agriturismo di Velturno in cui avevo soggiornato un paio di anni fa; l’esperienza è davvero particolare e piacevole, a meno che non si soffra di allergie da fieno!!
- Sulla strada del ritorno, quale migliore occasione di portarsi a casa un po’ di speck recandosi alla macelleria di Colmano, appena a sud di Chiusa? Sembra sia uno dei migliori speck acquistabili in Val d’Isarco, disponibile anche in confezioni sottovuoto preparate al momento. Attenzione alla coda, però, il posto è terribilmente frequentato!
- Una volta tanto, mi sento di fare i complimenti ad una città per i parcheggi: Bolzano ha modificato la viabilità, dirottando chi viene da fuori verso il nuovo parcheggio costruito verso nord a ridosso del centro storico, raggiungibile in poche decine di metri. Bel lavoro!

Note dolenti

E’ successo.
Mi ripeto, sono amante dell’Alto Adige, ho simpatia per gli altoatesini, rispetto e cerco di comprendere le loro rivendicazioni ed il loro attaccamento alla storia ed alla tradizione; di più, non ho mai creduto alle storie sulla maleducazione nei confronti degli italiani e non ho mai voluto generalizzare.
Ma stavolta è successo; e mi ha dato pure fastidio.
Più di una volta ho ricevuto risposte scortesi, più di una volta mi sono sentito trattato peggio dei turisti di lingua tedesca e discriminato rispetto a questi con l’applicazione di prezzi superiori sullo stesso prodotto e ripetuti “errori” nel calcolo del conto al ristorante.
Non vorrei che qualcuno mi ricordasse che dappertutto ci sono persone educate e maleducate, ecc ecc., lo so anch’io; però mi dispiace, mi sembra di poterne parlare perché ci sono rimasto male e soprattutto perché ho sempre ritenuto che queste fossero invenzioni (con mia moglie, quando parliamo di queste assurde convinzioni, ricordiamo sempre di quel nostro amico che si lamentava perché non era stato capito quando, con il suo fare da Conte Max, era entrato in un bar di Vipiteno chiedendo un “dek”).
Peccato, sono atteggiamenti stupidi dovuti all’ignoranza ed alle generalizzazioni, spero di non doverne più incontrare.

7 commenti in “Autunno in Val d’Isarco
  1. Avatar commento
    Francois
    11/11/2004 21:45

    Concordo con te, circa i prezzi maggiorati forse tu sei stato fortunato a trovare posti in cui gli italiani non venivano trattati diversamente, Federico è stato meno fortunato...

  2. Avatar commento
    MeatLoaf
    11/11/2004 19:07

    Ciao Francois! Guarda, sinceramente quando sento parlare di presunti "maltrattamenti" da parte di altoatesini nei confronti degli altri italiani rimango un po' perplesso... e non mi riferisco ai soliti luoghi comuni (che non prendo neanche in considerazione), bensì alle testimonianze di viaggiatori intelligenti come Federico. Sarà che io ho visitato decine e decine di volte l'Alto Adige, in lungo e in largo, e sono sempre stato trattato benissimo. Anzi, spesso e volentieri ho trovato nelle genti altoatesine (e non mi riferisco all'albergatore o al negoziante in un certo senso "obbligati" a trattarti bene, bensì alla gente comune incontrata per strada) una cordialità, una educazione, una disponibilità ed una gentilezza che in altre parti d'Italia non esistono neppure. Secondo me bisognerebbe chirarire un attimo un punto: se ci aspettiamo che "l'altoatesino medio" accolga il turista in maniera chiassosa, buttandoti le braccia al collo, eccetera, come accade in altre parti d'Italia, allora certo rimarremo in un certo senso delusi, perché il loro modo di fare è tendenzialmente e culturalmente più "discreto"... Ma secondo me la loro discrezione, o la loro timidezza dovuta magari ad una cattiva conoscenza della lingua italiana non va scambiata per freddezza o maleducazione... e riguardo a presunti conti al ristorante gonfiati, ed episodi simili, non saprei che dire, non è che non voglio credere che accadano, ma a me in tanti anni fortunatamente non è mai accaduto... ciao!

  3. Avatar commento
    Francois
    10/11/2004 21:56

    Ma anche a me piace molto e chi ha mai detto il contrario...unico problema è che a volte gli altoatesini con comportamenti pco corretti mettono a disagio, se così vogliamo dire, l'italiano tutto quì ma a proposito del fascino del miscuglio culturale sono più che d'accordo... :-)

  4. Avatar commento
    MeatLoaf
    10/11/2004 21:10

    Ciao a tutti, e complimenti a Federico per il suo diario di viaggio. Volevo chiedervi un vostro parere, attaccandomi al discorso del sentirsi "straniero in patria".Non trovate anche voi che gran parte del fascino dell'Alto Adige derivi proprio dalla sua diversità così spiccata rispetto al resto del paese?Mi spiego meglio,uscendo dai confini altoatesini e dirigendosi nelle valli limitrofe del Trentino, del Veneto,ma anche dell'Austria, questo incanto svanisce. Secondo me la magia é data proprio dal compenetrarsi della cultura germanica con quella latina (che cmq, é più radicata di quanto non appaia a prima vista).A me personalmente piace molto questa sensazione di sentirsi "straniero",mi dà un non so che di autenticità. Cosa ne pensate?

  5. Avatar commento
    Francois
    07/11/2004 20:57

    Federico ti do ragione...questi popoli sono popoli austriaci e c'è poco da ribattere su questo e ammetto che se io pugliese fossi annesso che so alla Grecia io continuerei ad essere italiano pur avendo nazionalità greca però la discriminazione non va mai bene..quello che volevo dire è che andando lì bisogna essere quasi pronti a cose dle genere...

  6. Avatar commento
    Federico
    07/11/2004 18:03

    Avevo scelto di non rispondere, poi il fatto che qualche lettore potesse pensarmi d'accordo con tale perla di saggezza, mi ha spinto a scrivere. Sai, non era propriamente la prima volta che andavo in Alto Adige, tra l'altro ci ho vissuto per un anno circa. La "questione altoatesina" è complessa e io non sono in grado di spiegarla pienamente, ma di certo non può essere limitata ad una visione così semplicistica: il fatto non è di sentirsi straniero a casa propria, perchè per un sudtirolese quella non è affatto casa nostra. E a me può stare anche bene, cerco di comprendere come confini amministrativi che dipendono da accordi tra stati non possano cancellare una storia e una cultura antiche; mi sono sforzato di chiarire nel mio racconto che rispetto questa posizione, al di là della condivisione e degli interessi economici che entrano in gioco. Il fastidio nasce dal fatto di essere discriminato in quanto italiano, discriminazione certo aggravata dal fatto di essere entro i confini italiani, ma che risulterebbe odiosa ovunque. Saluti

  7. Avatar commento
    Francois
    01/11/2004 21:39

    Federico l'Alto Adige è una terra particolare, senza dubbio quello che hai subito è stato un atto di maleducazione però posso girarti una frase che un mio maico mi disse un po' di anni fa quando anche a me successe una cosa simile? Mi disse, se vai in Alto Adige devi avere la capacità di sentirti uno straniero in casa tua....con questo non giustifico la maleducazione dei signori però è la realtà...

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