Alpe di Siusi e Val di Fassa: lo splendore delle Dolomiti

L’impareggiabile piacere di immergersi nei più spettacolari scenari montani

La mia prima volta sulle Dolomiti. Grandi aspettative per questa destinazione, di cui tanti decantano la straordinaria bellezza. Bene, tutto confermato. Mi unisco convinto a tutti gli estimatori dei Monti Pallidi. Una settimana a Castelrotto, Alpe di Siusi, una settimana a Vigo, in Val di Fassa.
Ma andiamo per ordine. Partiamo da Roma alle 06:20 di sabato 3 luglio. Ci aspettano 700 chilometri. I primi due terzi del tragitto passano veloci, senza intoppi, traffico sostenuto ma scorrevole sulla A1. Fino a Verona, dove a causa (purtroppo) di un incidente prima e del generale intensificarsi del traffico poi, siamo costretti a sorbirci un bel po’ di fila. Finalmente lasciamo l’autostrada all’uscita di Bolzano Nord e continuiamo lungo la strada che segue il fiume Isarco, verso la nostra destinazione. Attraversiamo i paesini di Fiè e di Siusi, ci colpiscono l’ordine, il gusto, la semplicità con cui sono concepite le abitazioni, con le facciate dipinte a colori delicati e ravvivate con davanzali fioriti. Raggiungiamo il bivio dal quale, voltando a destra, si raggiunge l’Alpe di Siusi e, prima, la frazione di San Valentino. E’ stupendo! Dolci declivi verdeggianti, dove spuntano qua e là graziose malghe, macchie di bosco, e laggiù, in fondo, imponente, lo Sciliar. Pochi minuti ed arriviamo alla nostra meta: l’Hotel Ortler. Sono le 15:30 di un pomeriggio caldo e assolato. La prima impressione è... eccellente! Ed ogni giorno la conferma e la soddisfazione di avere indovinato esattamente la sistemazione a noi più affine possibile, inserita in uno scenario perfetto!

Dove alloggiare

Ci siamo trovati bene in entrambe le sistemazioni, anche se abbiamo preferito l’Ortler. Semplicemente perchè a noi molto più congeniale e vicino alle nostre preferenze. De La Grotta, oggettivamente, che dire, struttura consigliabilissima, nuova, funzionale, personale gentile, cordiale, pronto a consigliarti sull’escursione che hai in mente di fare, cibo buono e abbondante, però... all’Ortler ci torneremmo subito, a La Grotta, no. Come dicevo, per una mera questione di gusti, per aspetti del tutto soggettivi. In entrambi i casi stanze ampie, pulite, ben tenute ed arredate con gusto e funzionalità. All’Ortler però la stanza nostra si affacciava su una terrazzina con i fiori e con vista sui prati e sullo Sciliar. A La Grotta, finestra con vista sulla sulle case di fronte (pure brutte!).

In cucina

Per quanto riguarda la cucina (eravamo in trattamento di mezza pensione) siamo stati pienamente soddisfatti da entrambe le sistemazioni. Anche se si è trattato di... filosofie culinarie completamente diverse. La cucina dell’Ortler era all’insegna della genuinità, della capacità di mettere in grande risalto la semplicità dei prodotti (ogni verdura servita era prodotta dal loro orto). Alla Grotta, tutto più raffinato, a volte, addirittura, sofisticato, ma sempre di grande varietà, qualità ed abbondanza in ogni proposta. Quindi, ottime entrambe le cucine, anche se di impronta completamente diversa. Pranzi sempre consumati presso i rifugi che incrociavamo lungo le nostre camminate. Tutto sempre abbastanza buono, ad eccezione in qualche occasione, di circostanza forse un po’ troppo turistica. Mediamente, un tagliere di speck e sottaceti, costa circa 9€, e si mangia in due!

Itinerario

Domenica, 4 luglio
Mattinata a Castelrotto: a stabilire i primi contatti con questo grazioso paesino che sprigiona tutto il suo fascino dal suo piccolo nucleo, formato dalla piazza principale, Piazza Krauser, con le poche case che la cingono, dalla chiesa, con il campanile, la fonte, e da non più di un paio di vie che l’attraversano. L’anima di Castelrotto si condensa in queste poche decine di metri di cammino. E’ domenica, vediamo molti fedeli dirigersi verso la chiesa per la messa. Molti di essi vestono gli abiti tradizionali. La prima escursione è alla Foresta di Laranza, tra Castelrotto e Siusi allo Sciliar. Un giro circolare che parte dal campo sportivo di Siusi, per arrivare nei pressi della frazione di Telfen. Un cammino quasi tutto all’interno del bosco, ove il luogo di maggior interesse è la Vedetta del Re: un punto panoramico dal quale si vede in fondo il gruppo dell’Ortles. Inaspettata sorpresa che ci ha riservato questo sentiero, la quantità di mirtilli che si possono facilmente trovare! Spuntino presso la Malga Reitherof, tutta in legno, con annesso maneggio e praticello attrezzato per il gioco dei bimbi. Il pomeriggio ci dirigiamo al laghetto di Fiè. E’ domenica, e, sarà anche per il gran caldo, è stracolmo di bagnanti. Il lago è grazioso, balneabile, la cornice incantevole, ma la gente veramente troppa! Il posteggio per l’intera giornata costa 3 €. Dai numerosi cartelli notiamo che da qui partono un bel po’ di passeggiate nei boschi, molto invitanti. Presso uno dei due bar ristoranti che affacciano sul lago, si noleggiano barche a remi, 4 € per mezz’ora. Ne approfittiamo, godendoci il lago anche da questo imprevisto punto di osservazione.

Lunedì, 5 luglio
Giornata dedicata all’incontro con Leandro, Myria e Nicola. Partiamo da Castelrotto alla volta di Ortisei, dove abbiamo appuntamento con Leandro. Siamo sopra Passo Pinei, e laggiù in fondo Ortisei e la Val Gardena. Ortisei ci ha un po’ deluso. L’ho trovata di uno chic un po’ forzato e abbastanza oppressa dal traffico considerando anche le dimensioni tutt’altro che vaste. Ci incontriamo con Leandro e poi via verso l’autostrda. In una giornata caldissima ci uniamo a Myria e Nicola: visitiamo il piccolo, grazioso borgo di Egna, i suoi portici, i suoi massicci caseggiati. Pranzo al lago di Caldaro. Molto turistico e poco interessante. Ma tutto il piacere di quel giorno è di essere stati con loro: ritrovare Leandro e conoscere Myria e Nicola.

Martedì, 6 luglio
Questa mattina al nostro risveglio, una bella sorpresa! Aprendo la finestra della nostra stanza vediamo nel prato a poco più di 100 metri di distanza da noi due teneri cerbiatti intenti a brucare! Oggi faremo conoscenza con l’Alpe di Siusi. Come ci si arriva? In tre modi: o con bus 13,5 € a testa A/R, 8 corse a salire dalle 09:00 alle 15:30. Partenza da Siusi e Castelrotto. Una decina di corse a scendere, dalle 10:00 alle 19:30 circa. Oppure con la cabinovia che parte da Siusi allo Sciliar. Una salita ogni mezz’ora. Anche in questo caso il prezzo è di 13,50 € a testa, A/R. Con l’automobile è decisamente più conveniente: 13,5 € ad autovettura, a prescindere dal numero degli occupanti. Unico vincolo, l’accesso a salire all’Alpe è consentito fino alle 09:00 del mattino. Dopodichè è permesso solo scendere. Pena, multe salatissime per i trasgressori. Appena giunti a Compaccio, a dir la verità rimaniamo un po’ perplessi, sia per lo sciamare della folla tutta addensata nei tre-quatto bar lì presenti, sia per una fitta nuvolaglia sopra le nostre teste, che non lascia presagire nulla di buono. Inoltre, la presenza di un grosso cantiere proprio nel mezzo del paese, non aiuta ad addolcire l’impatto. Si tratta di un mega hotel in costruzione, sulla cui struttura campeggia un grande striscione ad ostentare l’inaugurazione prevista per dicembre 2010. Il primo trek all’Alpe, sarà il percorso della Bullaccia. Già a un terzo del cammino le nuvole vanno progressivamente a diminuire, il sole comincia a fare capolino e tutto inizia a proporsi... sotto un’altra luce! Il primo panorama mozzafiato lo godiamo giungendo al rifugio Bullaccia. E poi prati, pascoli, fiori, mucche e cavalli serenamente al pascolo, incuranti della presenza umana. Altro vista eccezionale al Filln-Kreuz, punto d’osservazione dove ammiriamo in silenzio sotto di noi la val Gardena, Passo Gardena e Ortisei, adagiata tra il verde dei prati e dei boschi. Man mano che proseguiamo tutto sembra farsi sempre più bello, forse per la luce del sole che rende giustizia a tanta meraviglia. Sosta pranzo al rifugio Arnika, dove gustiamo un classico, formidabile tagliere di speck e sottaceti. Ci rimettiamo in cammino, il paesaggio è più vario, armonioso e più fiorito. Ci ritroviamo così a ridiscendere verso Compaccio, soddisfatti, appagati con gli occhi pieni di tanta bellezza al punto che... perdoniamo ai cantieri di esistere!!!!.

Mercoledì, 7 luglio
Come non dedicare subito un altro giorno all’Alpe di Siusi? Detto... fatto! Anche oggi eccoci a Compaccio. Attendiamo il bus (frequenza ogni mezz’ora, costo 1 €) che ci porterà a Saltria. Il percorso del pullman attraversa da sud verso nord l’Alpe. Anche dal finestrino abbiamo modo di deliziarci con i meravigliosi panorami che ci dona questo incantevole altipiano. Giunti a Saltria ci dirigiamo verso la seggiovia che ci porterà al rifugio Williamshutte, dal quale inizia il percorso che intendiamo fare oggi, lungo il sentiero numero 7. Già il panorama che si gode dal rifugio Williamshutte è entusiasmante, con il Sassopiatto da un lato e i Denti di Terrarossa dall’altro più in fondo. Tra noi e i massicci, fiori, prati, boschi. Poca distanza separa il Williamshutte dal rifugio Zallinger. Arriviamo in pochi minuti e subito restiamo incantati dall’immagine davanti ai nostri occhi: sembra rubata ad un quadro. Una chiesetta bianca con il campanile a punta, una fonte d’acqua fresca a pochi metri, una staccionata di legno, giovani caprette che belano da un lato, in fondo su un crinale una mezza dozzina di splendidi cavalli che placidamente pascolano e scuotono la bionda criniera alla luce tiepida del mattino. Che dire: sembra veramente di essere stati proiettati all’interno di un poster! E’ una giornata di sole brillante. Nonostante ieri fosse stato bello, questo percorso, credetemi lo è molto di più. Paesaggisticamente vario e sempre stupendo, con baite adagiate sui manti smeraldini dei pascoli, profumati sottoboschi ravvivati dalle danze di minuscole farfalline, lo scintillio dei ruscelli che ogni tanto intersecano il sentiero, i docili, gentili cavallini dalla bionda criniera, che così spesso incontriamo, e poi le fioriture eccezionali di rododendri, che, ci avevano detto, essere particolarmente presenti lungo questo cammino. Tutto estremamente armonico, pittoresco! Pranziamo alla malga Tirler. Ambientazione un po’ turistica, ma in grado di proporre un’ottima polenta con finferli!!

Giovedì, 8 luglio
Oggi lo dedichiamo al percorso forse più... pubblicizzato: il sentiero Oswald von Wolkenstein. Il percorso si individua facilmente, basta avere come riferimento il punto di partenza della cabinovia che da Siusi porta all’Alpe: sulla destra una piccola stradina asfaltata si addentra per un centinaio di metri fino ad arrivare al cartello indicante l’inizio del sentiero. Da qui comincia il cammino tutto all’interno della foresta di Castelvecchio. Il percorso coniuga natura, storia e leggenda, con un occhio di riguardo... agli escursionisti più piccoli. Lungo il percorso sono dislocate 15 stazioni dotate di interessanti pannelli illustrativi sugli usi, costumi e curiosità all’epoca del menestrello Oswald. Visitiamo ciò che rimane degli antichi manieri di Salego e Castelvecchio. Ossia ruderi... veramente ruderi, ma comunque avvolti da un loro fascino, specialmente Castelvecchio, ove tavole esplicative poste ai piedi delle rovine, raccontano la storia della vita del menestrello Oswald, condite con qualche leggenda. Oltre ai bei larici di cui il bosco è ricco, abbiamo avuto spesso modo di ammirare degli incantevoli esemplari di giglio spontaneo, detto giglio di S. Giovanni e anche numerose orchidee selvatiche, di colore viola. Al termine della passeggiata, sulla via del ritorno, sostiamo a Siusi, piacevole con le sue vie, ordinate e linde. Poi (indovinatissima intuizione) decidiamo che oggi è il giorno giusto per la visita alla chiesa di San Valentino, poco distante dal nostro alloggio. Come definirla? Di una semplicità e nel contempo di una bellezza che si stenta a trovare le parole per descrivere la sensazione. Inoltre, grandissimo colpo di fortuna, è aperta solo il giovedì dalle 17:00 alle 18:00. Siamo arrivati proprio il giovedì alle 16:45! Manco farlo apposta! E’ un vero e proprio gioiellino, a ragione è uno dei luoghi più fotografati di tutta la zona. E’ una deliziosa chiesetta risalente al 1200, un cameo incastonato nella cornice verde smeraldo dei prati circostanti. Ammiriamo i suoi pregevoli affreschi ben conservati, sia all’interno che sui muri esterni, e poi il tipico (per questi luoghi) campanile “a cipolla”. Un vero esempio di semplicità e di grazia. Imperdibile.

Venerdì, 9 luglio
Oggi è il terzo giorno a spasso sull’Alpe. E’ anche l’ultimo della nostra vacanza qui. Dobbiamo quindi congedarci con una super-passaggiata, a coronamento di questa indovinatissima settimana. Abbiamo l’imbarazzo della scelta. Optiamo per il sentiero numero 3, partendo da Compaccio. Camminiamo tra fioriture bellissime, incrociando a tratti uno scintillante ruscelletto. Passiamo nei pressi dell’Hotel Stegel Dellai bell’albergo tra prati e gruppi di abeti. Si specchia in un piccolo stagno, dove si vedono pinneggiare placide le trote. Doppiamo poi la malga Gostner Schwaige per piegare poco più avanti verso est, a Giogo, in direzione del rifugio Laurin. Sosta per un’aranciata all’albergo Panorama, e anche qui non possiamo fare a meno di indugiare, seduti al tavolo, davanti alle montagne maestose sullo sfondo e alla distesa dei prati fioriti subito prima. Veramente stupendo!
Apro una parentesi per dire questo: è oramai quasi una settimana che passeggiamo da queste parti e non può passare inosservato il senso di grande civiltà dei turisti che calcano questi sentieri. Mi riferisco al fatto che rarissimo è notare carte in terra e qualsiasi altro tipo di rifiuto abbandonato.
Riprendiamo il cammino: la nostra meta è il rifugio Spitzbuhl. Oggi splende proprio un gran bel sole. Spiccano solitarie malghe di legno scuro, in mezzo ai prati verdeggianti. Raggiungiamo il rifugio Laurin: e anche qui ci soffermiamo ad ammirare la vista spettacolare sullo Sciliar e sui campi fioriti. Arriviamo allo Spitzbuhl, dove pranziamo a suon di speck e strudel. Anche qui il panorama è interessante: una ventina di metri più avanti alla piattaforma in legno con i tavoli, il prato avanza a formare una specie di balcone naturale sulla valle sottostante, evidentemente battuto da importanti correnti ascensionali dato che sembra essere un luogo conosciutissimo dagli appassionati di parapendio. Anche qui, incantati dai monti intorno all’Alpe, ci si rende conto di perchè i Monti Pallidi si chiamamo così! Sotto il sole limpidissimo di questa giornata, acquistano la tipica colorazione sfumata, grigio-rosa! Questa sera non una nube si frappone tra noi ed i cielo limpido. Godiamo quindi un tramonto indimenticabile. La vallata sottostante, i prati di San Valentino, le chiome degli alberi che si fanno sempre più scure al passare dei minuti e lo Sciliar, invece, con la parete ancora accesa dalle ultime luci del crepuscolo! Stupendo, stupendo, stupendo! Un’ultima giornata perfetta a suggello di questa prima settimana di vacanza.

Sabato, 10 luglio
Partenza per la Val di Fassa. Lasciamo davvero a malincuore questo incantevole luogo. Sosta a Castel Presule che il sabato (peccato) è chiuso, quindi solo visita dall’esterno. Ne è valsa comunque la pena: molto bello e... fotogenico. Siamo stati contenti di esserci fermati. Valichiamo il Passo Nigra, per un buon tratto di strada ci accompagna sulla nostra sinistra il massicio del Catinaccio. Ad essere sinceri l’impatto con Vigo di Fassa è stato un po’ deludente! Forse perchè è stato troppo bello San Valentino! Fatto sta che abbiamo lasciato i boschi, i verdi prati e le malghe per arrivare a Vigo (scopriremo, poi, essere forse il paese meno carino della Val di Fassa) e all’albergo il quale, nonostante sia in sè una bellissima struttura, è incastrato in un angolo del paese e... non è proprio quello che ci aspettavamo. Cominciamo a prender confidenza con la valle passando per Soraga, prima, e passegiando per Moena, poi. Raggiungiamo l’Ufficio del turismo, dove facciamo incetta di mappe, cartine e... consigli su come, quando e cosa vedere.

Domenica, 11 luglio
Oggi, domenica, optiamo per seguire il suggerimento datoci all’APT di Vigo, cioè visita della Valle di S. Nicolò: da raggiungere con un trenino turistico che parte da Pozza di Fassa. E’ domenica: ci colpisce il gran numero di autovetture posteggiate negli ampi spazi consentiti, che si vedono lungo il tragitto. L’ultima tappa del trenino è la baita Ciampiè, dove scendiamo ed iniziamo il sentiero che porta alle cascate. Facile cammino che in circa un’ora ci porta a destinazione. La gente è parecchia. Ci sdraiamo nel prato di fronte alle cascatelle, ma dopo non molto, pensiamo di rimetterci sulla via del ritorno dato l’intensificarsi di minacciose nuvole scure. Anche lungo questo sentiero notiamo numerosi i bei gigli di S. Giovanni. Riprendiamo il trenino e ritorniamo a Pozza di Fassa. Dato il tempo che continua ad essere alquanto incerto, meglio individuare una meta che non presuppone lunghe camminate. Decidiamo così per il Parco naturale di Paneveggio, abbastanza distante da qui, nella Valle Travignolo. Quindi percorriamo la Val di Fiemme fino a Predazzo, per poi prendere la direzione verso Passo di Rolle. Chilometri ne abbiamo macinati, ma la situazione meteo non migliora, anzi. Giusto il tempo di arrivare nei pressi del centro visite, per ammirare gli splendidi esemplari di cervo che si vedono, vicinissimi, alla recinzione, poi tuoni, fulmini e un proverbiale acquazzone con tanto di grandinata. Per fortuna siamo poco distanti dalla macchina. Metà del tragitto di ritorno l’abbiamo passato sotto scrosci a tratti violentissimi. Solo a Soraga la pioggia s’attenua e poco dopo smette. A questo punto continuiamo fino a Canazei, e poi più su fino al lago artificiale di Fedaia: in alto alla nostra destra il massiccio della Marmolada, e in quest’aria umida di pioggia, di luce color pastello... sono sempre più pallidi, questi monti!
La sera dopo cena facendo i classici quattro passi, ci imbattiamo in un locale davvero singolare, ricavato da una vecchia stalla. Si tratta di una grapperia, si chiama “La cianeva dala sgnapa”, sita a Vigo in via Piz, dove l’arte di produrre la grappa si eleva a sapienza e tradizione. Entrate ed ascoltate quello che il proprietario ha da dirvi... non potrete che restarne affascinati!

Lunedì, 12 luglio
Decidiamo di acquistare il Panorama pass, abbonamento che dà la possibilità, per tre giorni nell’arco di una settimana, di accedere a tutti gli impianti di risalita della Val di Fassa. Oggi iniziamo con la Gardeccia, forse il più famoso tra i percorsi (facili) della zona. La cabinovia si trova a poche centinaia di metri dal nostro alloggio. Il sole brilla sul Catinaccio, ed il rifugio Bellavista (2000 m) pochi metri avanti l’impianto di risalita, merita tutto il suo nome! Il sentiero che porta a Gardeccia è veramente bello, Incontriamo pannelli esplicativi che parlano della natura, del bosco, degli alberi, invitando a riflessioni sull’ambiente, sull’uomo e sulla loro difficile convivenza. I monti tutt’intorno, imponenti, cingono la valle ed il nostro sentiero. Giungiamo allo slargo, al pascolo dove, a breve distanza tra loro sono situati i tre rifugi: Enrosadira, Gardeccia e Stella Alpina. Siamo a quota 1960. Qui è la sosta di tutti: per i più ardimentosi, per cui rappresenta una tappa per proseguire poi verso il rifugio Vaiolet a 2250 metri; per noi e per molte altre famiglie, l’occasione perfetta per stendersi sul prato verde, chiudere gli occhi, sentire il calore del sole e nello stesso tempo la frescura dell’aria che ancora pizzica la pelle! Indugiamo per un po’ a goderci tutto questo, prima di fare ritorno a Ciampedie, in tempo per pranzare all’omonimo rifugio. Poi, altro acquazzone pomeridiano...

Martedì, 13 luglio
Ci dirigiamo a Canazei, dove con gli impianti di risalita, raggiungiamo prima Pecol, poi il Col di Rosc, a 2382 metri. Siamo al Belvedere: così si chiama l’ampia piattaforma naturale antistante l’arrivo della cabinovia, dove a 360°, si vedono i massicci montuosi tutt’intorno. Partendo da occidente in senso orario, il Col Rodella, il massiccio del Sella, il Pordoi e poi a scendere il ghiacciaio della Marmolada il Picol ed il Gran Vernel. Da questa prospettiva si ha netta la sensazione dell’imponenza dei monti. Mentre indugiamo a rimirare l’avvolgente spettacolo delle cime, riusciamo a scorgere, non molto distanti da noi e seminascoste nell’erba, le marmotte! Da qui ha inizio la Viel del Pan; un cammino assolutamente particolare che si snoda completamente sul fianco della montagna; una striscia scura che solca il verde intenso e uniforme di cui s’ammanta il versante della montagna. Sotto di noi una profonda vallata e la Marmolada in fondo a destra, maestosa, specchia la luce del sole con le bianche lingue del suo ghiacciaio. Pranziamo al rifugio Viel dal Pan, ad oltre 2400 metri, per poi fare ritorno al Belvedere. Avendo piena disponibilità ad usufruire degli impianti, tentiamo di sfruttare al massimo questa possibilità, quindi via verso il Pordoi! Anche oggi il tempo sembra andare a guastarsi sempre più, ma non tanto da farci desistere! Saliamo in cabinovia sul Sass Pordoi, in pochi minuti di risalita sono coperti 700 metri di dislivello, fino ad arrivare ai 2950 metri del Rifugio Maria al Sass Pordoi, e godere della splendida vista su Sassolungo e Sella! Qui fa freddo e basta fare pochi metri sul ghiaione sottostante al rifugio per trovare il primo nevaio. E toccare così la neve a luglio!

Mercoledì, 14 luglio
Ottimamente consigliati, oggi andiamo a Fuciade. Percorriamo in auto la strada del Passo S. Pellegrino fino a doppiarlo, dopo pochi minuti e dopo aver lasciato la vettura in uno degli spiazzi di sterrato al bordo della strada, un sentiero sulla sinistra indica il rifugio Miralago. Pochi minuti di cammino portano lì, al rifugio Miralago che si affaccia sul grazioso Lach de le Poze. Questo di Fuciade è veramente un bellissimo sentiero, facile, percorribile anche con passeggino e conduce alla conca di Fuciade (1950 m), un ampio catino calcareo chiuso a nord dalle cime del Sas de l’Om ed il Sas de Valfrida. Veramente notevole, qui abbiamo visto le fioriture più ricche, al pari di quelle spettacolari dell’Alpe di Siusi. Decidiamo di impegnare il pomeriggio con una visita al famoso Lago di Carezza: sarà così bello come raccontano? Torniamo verso Vigo, prendiamo la statale 241, e subito dopo il Passo di Costalunga, ecco l’indicazione del lago di Carezza. Dall’altro lato della strada è stato costruito, sembra abbastanza di recente, un ampio posteggio, con tanto di sottopasso che conduce nei pressi delle rive del lago. Ciò che si presenta ai nostri occhi, è senz’altro d’effetto, un bacino lacustre con acqua di cristallo e una trasparenza che colpisce... e le candide nuvole in cielo che vi si specchiano.

Giovedì, 15 luglio
Da Campitello di Fassa con l’impianto di risalita, raggiungiamo il Col Rodella (2400 m). Dalla cima, prendiamo il sentiero fino al rifugio Friederich August, in legno, molto grazioso e caratteristico. Ci gustiamo un ottimo caffè e dal parapetto in prossimità dei tavoloni di legno all’aperto, scorgiamo nei prati sottostanti, per la gioia di tutti i bimbi presenti, un inaspettato via vai di marmotte! Lasciamo il Friederich August per raggiungere, verso est, il rifugio Salei. In linea d’aria sono abbastanza vicini, ma il dislivello non è trascurabile, almeno per le nostre limitate doti di scalatori! Il Salei è piuttosto chic! Ristrutturato di recente, ha uno spazio antistante che ha catalizzato l’attenzione di tutti i bambini in transito, in quanto vi è un piccolo specchio d’acqua, artificiale, dove nuotano le trote ed un recinto all’interno del quale saltellano graziosi coniglietti.
Riscendiamo a valle e ci dirigiamo al lago di Fedaia e da qui decidiamo di salire sulla Marmolada. Con l’impianto di risalita (20 minuti!) per arrivare, su fino a Pian dei Fiacconi (2630 m) dove fa decisamente freddino e tocchiamo per la seconda volta in questa vacanza, la neve! Abbiamo ancora diverse ore di luce, quindi perchè non approfittarne per fare... un salto a Buffaure? Quindi rotta verso Pozza di Fassa e da qui in seggiovia, su fino a Buffaure (2050 metri). Dall’omonimo rifugio, si gode una bella vista su tutta la valle di San Nicolò. E dalla seggiovia abbiamo avuto la fortuna di scorgere sul prato in basso esattamente sotto di noi, ancora qualche marmotta.

Venerdì, 16 luglio
Pian Schiavaneis. Più o meno a metà strada tra Canazei e il Passo Sella. Questa località è famosa per la facilità con cui, da queste parti, si avvistano le marmotte. Una volta parcheggiato nel piazzale a fianco dell’omonimo rifugio, prendiamo l’inequivocabile sentiero contrassegnato dal cartello che recita “sentiero delle marmotte”. In circa 15 minuti di cammino si arriva sotto una parete rocciosa e lì parecchie tane, da alcune delle quali spuntano di tanto in tanto socievolissime marmotte che fanno capolino nella speranza di rimediare un po’ di cibo dai numerosi turisti che si assiepano nei paraggi. La situazione ci lascia un po’ perplessi, in quanto marmotte sì, ma non ci aspettavamo un indole così domestica da queste bestiole! In pratica nonostante il gran vociare dei numerosi bambini presenti, riuscivano a farsi coraggio e lasciarsi addirittura accarezzare, pur di arrivare senza fatica alla noce esibita.
Proseguiamo verso il Passo Sella, oltrepassandolo e fermandosi un paio di chilometri più in basso al Rifugio Sella, nei pressi del quale ha inizio il sentiero chiamato “la città dei sassi” appellativo dovuto alle forme un po’ inusuali dei massi che si incontrano nel primo tratto. Percorriamo il sentiero per non più di un chilometro, per poi tornare sui nostri passi e pranzare al Rifugio Sella, affollato e dal menù un po’ troppo turistico. Seconda metà del pomeriggio dell’ultimo giorno di vacanza: rimane da visitare la piccola chiesetta di Santa Giuliana: che ha fama di essere la più interessante di tutta la val di Fassa. Si trova a Vigo, non molto distante dal nostro albergo. Una bella salita in un viottolo di ciotoli in mezzo agli alberi ci porta in cima. La chiesetta è piccola, raccolta, graziosa. E’ valsa senza dubbio la pena venir fin quassù.

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