In giro per la Grecia

Tra antichità, isole, mare, natura e… buona cucina!

Dopo diverse estati in cui contingenze varie c’impedirono il viaggio, il 16 Luglio 1999 riuscimmo a partire per la Grecia. Mio padre tracciò un piano del viaggio, con alcune mete che avremmo dovuto visitare: la prenotazione di alloggi risultava inutile in quanto il viaggio si svolgeva in automobile.
Atene giace all’incirca sullo stesso parallelo di Reggio Calabria (il 38°), eppure il tragitto in nave più trafficato ed economico per la Grecia è quello che parte da Brindisi.Giunti nella cittadina pugliese facciamo in tempo a visitarne il centro storico prima di imbarcarci sulla nave della Med Link Lines in cui viene usata la moneta greca. La nave passa dall’isola di Corfù durante la notte, mentre in mattinata riusciamo a vedere Cefalonia.
Giunti a Patrasso, ci immettiamo nella statale a quattro corsie (strada europea 65) che porta ad Atene. Alcune soste alle aree di servizio ci fanno comprendere come il caffè, servito col ghiaccio, risulti molto buono, mentre quello espresso, ovviamente, è molto caro.
Oltrepassiamo il canale di Corinto, poi le città di Megera ed Elefsìna, che vediamo solo dalla strada. Già durante questo primo giorno di viaggio notiamo come l’Inglese sia conosciuto praticamente da tutti ma anche l’Italiano sia abbastanza diffuso.
Giunti ad Atene decidiamo di provvedere anzitutto alla sistemazione, e procediamo verso sud lungo la litoranea che porta alla punta sud-est dell’Attica. Il paesaggio è molto bello con scogliere a picco sul mare e la steppa mediterranea dal lato opposto ad esse; la strada procede sinuosa, mantenendo imperterrita una larghezza da quattro corsie nonostante le curve e i cambiamenti di quota. Oltrepassiamo Kalamàki, Glifàda, Voùla, Voùliagmèni ed i loro incantevoli porti. In uno di questi noto come le edicole greche (o almeno quelle che in Italia corrispondono alle edicole dei giornali) vendano prodotti dissetanti (molto apprezzati vista la calura e con prezzi inferiori all’Italia) e diano più spazio alle riviste pornografiche (cosa che noterò in Germania, e che fa sentire il nostro Paese un po’ bigotto).
La costa oltre i porticcioli suddetti, a parte i tratti quasi selvaggi, è ricca di alberghi di lusso e ville private, con spiagge di fronte. I miei genitori entrano in parecchi alberghi, prima di trovarne uno a buon mercato nei pressi di Lagonissi, a circa 46 km dal Pireo e 26 da Capo Sounio. La struttura è tipica: casa bianca con parapetti verniciati di blu, il tutto attorniato da rampicanti. Durante la serata visitiamo il paesino e in un bar noto un orologio che porta la mezzanotte, un’ora avanti rispetto al mio: allora mi ricordo che abbiamo dimenticato di posporre l’orario!
La mattina dopo facciamo un breve, ma doverosa visita al Tempio di Poseidon a Capo Sounio. Nel tragitto verso la capitale prendiamo una strada interna che passa da una cittadina chiamata Markopoulo (non so se in onore del famoso viaggiatore) e abbiamo modo di notare il paesaggio steppico dell’Attica (simile a quello di Turchia, Sardegna, Sicilia meridionale, Calabria ionica), quasi disabitata all’infuori del comprensorio di Atene.
Atene è una metropoli di oltre 3 milioni di abitanti (quasi un terzo degli abitanti della Grecia vive qui), e si presenta a primo impatto come una tipica grande città mediterranea: caotica e non molto pulita. Vedo con piacere che in città circolano ancora parecchie Citroen degli anni ’70 (rispetto alle poche superstiti in Italia). Parcheggiamo in una traversa di un viale alberato giusto sotto l’Acropoli, e ci apprestiamo a salire. Durante il tragitto si passa ad una decina di metri sopra un anfiteatro restaurato dove un’orchestra è intenta a suonare.
Purtroppo il Partenone è in restauro, parzialmente coperto dai ponteggi. Riusciamo però a vedere un’ottima panoramica della città, ed il tempietto di Minerva. Pensiamo agli antichi Greci che risalivano l’acropoli per ritrovarsi nello stesso posto in cui siamo noi anche per discutere sul futuro della città e per venerare la Pallade Atena.
Verso ora di pranzo arriviamo nella Plaka, quartiere caratteristico con pavimentazione in pietra e case bianche situato proprio sotto l’Acropoli, dal lato opposto a viale Dionissìou Areopagìtou.
Cominciamo ad imparare qualcosa della cucina greca, tipicamente mediterranea e non inferiore come qualità a quella italiana (forse solo meno ricca di varietà). Il piatto che io reputo più buono (considerando anche la breve permanenza di 15 giorni) e la moussaka, simile alla nostra parmigiana con aggiunta di carne trita e fondo di patata. Il pesce è ottimo, lo stesso dicasi per le insalate con le olive, e la salsa tzatziki che pur contenendo aglio e cetriolo (due vegetali ostici, in particolare il primo di cui personalmente ho una certa repulsione non potendolo digerire) essendo questi mescolati in particolari quantità con lo yogurt greco (simile a quello nordafricano, comunque è come una nostra ricotta ammollata) riesce ad evitare il disgusto dei suddetti vegetali ed anzi risulta un'ottima salsa per insaporire i piatti.
La Plaka è ricca di turisti e negozi appositi; acquistiamo dei sandali in pelle ad un prezzo più basso del mercato della pelle di Firenze.
Nel pomeriggio affianchiamo con l’automobile gli Ethnikòs Kìpos (giardini) e facciamo una sosta allo Stadio (nel senso antico del termine, infatti non sono mai entrato neanche nello stadio moderno della mia città), effettivamente un circo massimo, con pista nera e posti per gli spettatori bianchi, suppongo realizzato per le prime Olimpiadi moderne, ma potrei essere in errore.
Già stabilita prima della partenza l’isola della nostra futura permanenza, la mattina del 19 raggiungiamo il Pireo, città portuale di Atene, dopo aver scartato l’ipotesi di prendere la nave per le Cicladi da Rafina (dal lato opposto dell’Attica). La nave è un catamarano moderno e molto veloce della Minonian Lines che c’imbarca assieme alla nostra macchina. Breve scalo a Syros ed arrivo a Mykonos poco prima del tramonto.
Ad attenderci ci sono decine di signore che affittano stanze in abitazioni private; avendo la possibilità di spostarci autonomamente possiamo scegliere una casa sita nell’interno e quindi più economica (se non ricordo male circa 10000 dracme al giorno - 30 € per quattro persone). L’abitazione si trova a nord del paese, in linea d’area con il porto nuovo, immersa in uno splendido paesaggio roccioso ricoperto di cespugli e controllata dal simpatico cane da guardia Rocus.
Ci accorgiamo subito della grande forza del vento in queste zone, un tempo sfruttato dai tanti mulini che si vedono sull’isola: la mattina presto porta umidità e tutto si riveste di uno strato umido che il sole di metà mattinata asciugherà completamente.
L’isola consta di innumerevoli baie e spiagge (una trentina, intervallate da costa rocciosa). Così solitamente, per visitarne il più possibile, ci rechiamo in due spiagge al giorno. Tra le altre: Agrari, Paradise (in questa facciamo l’incontro piacevole quanto inaspettato dei miei cugini danesi in viaggio per l’Egeo con la barca), Super Paradise, Elia, tutte nella parte sud; Panormos nell’insenatura settentrionale, vicino il lago salato di Marathi. Nelle spiagge noto con piacere una certa diffusione del nudismo. Volentieri m’immergo con maschera e pinne per ammirare gli splendidi fondali mediterranei.
L’interno dell’isola, come già detto, è caratterizzato da un paesaggio roccioso e brullo ricco di piante xerofite (più semplicemente: paesaggio mediterraneo), e la maggior parte delle stradine che si snoda lontano dalla costa (a parte quella che collega Mykonos ad Ano Mera) non sono asfaltate, ma in cemento pressato; comunque le cartine stradali dettagliate (1:50000 in giù) differenziano le due tipologie di strade.
E’ obbligatoria una visita al monastero di Ano Mera, unico paesino interno (ed il solo dell’isola oltre Mykonos). Il monastero è piccolo e rivestito di uno splendido marmo bianco. Al suo interno un monaco è intento nelle faccende clericali, così non possiamo disturbare troppo; mio padre lascia un’offerta nell’apposito luogo ma non siamo sicuri che il monaco le gradisca da parte dei visitatori sporadici.
Il paese di Mykonos è tipicamente greco, pieno di casette cubiche bianchissime con le balaustre di legno verniciato di blu. Le strade sono lastricate di pietre piatte anch’esse verniciate di bianco ai bordi tra gli incastri, cosicché le stradine appaiono come un intrico di pennellate bianche, che vengono rifatte forse più volte l’anno (alcuni tratti sono in rifacimento durante la nostra visita).
Le chiesette sono tantissime e tutte molto piccole, alcune con la facciata con bordi scalinata che in cima diventa una croce greca. La cattedrale di Mykonos, nei pressi del cosiddetto quartiere Italiano, è rivestita di pietra bianca ed ha il portone di legno colore rosso carminio.
La sera “non muore mai”: i locali notturni sono pieni di persone provenienti da tutta Europa e anche da fuori. Bellissima la Little Venice, tratto con costruzioni a ridosso del mare, tra le quali il vecchio pellicano Petros I usa dormire allontanando in modo poco cortese chi disturba il suo sonno, ed il giovane pellicano Petros II (in un certo senso la mascotte dell’isola) si aggira fra i ristoranti in attesa di ricevere gli avanzi della serata; così come usano fare i tantissimi, famosi gatti delle Cicladi. Vicino la spiaggia noto anche la presenza di anatre ed oche.
Little Venice si trova dal lato opposto del porto, e da essa, si possono notare sulla collina i sei mulini a vento, divenuti emblema della Chora, ovvero il centro urbano principale (Mykonos). Accanto ai tantissimi locali notturni, alcuni dei quali tipicamente per persone omosessuali (qualcuno vestito in modo appariscente), si possono trovare negozi con articoli di prestigio.
Anche la periferia del paese è pulita e ordinata, con giardini, scuole d’arte, qualche piccolo museo a tema marinaresco, un piccolo anfiteatro, anche se la presenza delle automobili (che in centro sono bandite) la rendono più caotica.
Di certo non è un’isola propriamente per turisti che viaggiano in economia, anche se le occasioni per risparmiare ci sono: andarci, come abbiamo fatto noi, con la propria vettura, anziché arrivare in aereo nella pista vicina al paese, ed affittare un’automobile o un motorino (quest'ultimo tipo di affitto comunque molto in voga sull’isola). In caso di problemi non passerà molto tempo prima che qualcuno vi offrirà il suo aiuto; a noi è capitato mentre ci eravamo semplicemente fermati per scegliere sulla cartina la strada da seguire.
Dedichiamo un giorno alla visita di Delos, piccola isola a sud-ovest di Mykonos, raggiungibile in breve tempo con barconi che fanno il tragitto più volte al giorno. L’isola è disabitata: si trovano i musei e gli scavi archeologici a cielo aperto delle città antiche, nei due civilizzatori principali, Greci e Romani, i quali ci hanno lasciato mosaici e strade perfettamente conservate. Il mito vuole che il dio Apollo sia nato qui.
Abbiamo la fortuna di incontrare un gruppo italiano corredato da guida che ci elenca le principali costruzioni di pietra visibili dalla strada principale. Una simpatica presenza sono i rettili, probabilmente ramarri, lunghi 20 cm che popolano l’isola.
Il 26 Luglio lasciamo, un po’ a malincuore, l’isola che ci aveva ospitato per una settimana e raggiungiamo il Pireo con la motonave Agapitos. Partiamo per il Peloponneso, facendo una breve sosta sul Canale di Corinto, per scattare qualche fotografia ad un’imbarcazione che lo attraversa.
Poi procediamo per l’Argolide, lungo la statale 70. Ormai a notte fonda troviamo un albergo non molto economico a Nea Epidauros, e la mattina dopo ci rechiamo a Palea Epidauros, con baia e spiaggia frequentata, riuscendo anche a trovare un piccolo anfiteatro antico, ancora utilizzato, al di fuori delle rotte turistiche.
Ma il grande, famoso anfiteatro di Epidauro è sito verso il centro della penisola dell’Argolide. Dopo l’ingresso, gratuito grazie alla tessera del Touring Club Italiano (probabilmente questa è poco conosciuta in Grecia e non sapendo che sconto applicare ci lasciano entrare), del parco archeologico, immerso nei pini domestici ed altri alberi mediterranei, ci accoglie un insieme di costumi collocati in delle bacheche, e, finalmente, l’immenso teatro. Saliamo la gradinata fino in cima, mentre nella scena una guida tedesca illustra come l’acustica sia stata studiata in modo talmente egregio che, facendo cadere una moneta sulla lastra di pietra al centro della scena, il rumore di questa si possa sentire fino ai gradoni più alti. Simpatica la presenza, nelle vicinanze del teatro, di colonne e massi di scena, perfettamente imitanti quelli veri, ma di polistirolo…
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Nafplio, sulla costa occidentale dell’Argolide, dove troviamo un albergo a buon prezzo, con le porte molto basse. La cittadina portuale, molto frequentata, ha uno splendido centro storico chiuso al traffico, e sulla collina che la sovrasta si erge un castello che però vediamo solo dall’esterno in quanto ormai è sera.
Il giorno successivo percorriamo la litoranea che da Nafplio porta verso il Peloponneso meridionale, passando da Nea Kios e Mili. La zona da noi attraversata, a forma di arco con il mare verso sud, è caratterizzata da una costa con fondali bassi e dalla presenza di discoteche e altri locali di svago in una zona praticamente desertica. Nelle vicinanze le rovine di Lerni.
Risaliamo verso Argos, che visitiamo brevemente, e giungiamo nel sito archeologico di Micene. Anche qui entriamo gratuitamente grazie alla tessera del TCI (che, ironicamente, non consente l’entrata gratuita neppure in Italia), visitando la tomba di Agamennone e l’Acropoli da cui si accede attraverso la famosissima Porta dei Leoni. Osservandola si rimane stupiti: è incredibile come gli uomini della straordinaria civiltà greca siano riusciti a rendere così belli tre semplici monoliti che fungono da ingresso! Dopo una spiacevole visione di un atto di maleducazione da parte, purtroppo, di un italiano del nord, ci inerpichiamo per l’Acropoli sentendo, forse per la prima volta, il vero caldo estivo della Grecia. Notiamo una delle via principali ormai polverosa, gli interventi di restauro, e, nei pressi della cima della collina, scendiamo una scalinata che prosegue nelle viscere della montagna per una cinquantina di scalini, scoprendo un tunnel scavato nella roccia, rivestito con massi mastodontici intonacati con uno strato di conglomerato spesso due cm, in alcune parti staccatosi.
È ormai il 29 Luglio. Proseguiamo, su una nuova strada a quattro corsie che congiunge Corinto a Tripoli, nel Peloponneso centrale, verso Arhea Korinthos, nei pressi della quale si trova l’Acropoli dell’antica Corinto. Dalla cima del monte si sovrasta un’ampia zona di campi destinati all’arboricoltura. Le fortificazioni più recenti (dallo stile mi sembrano medievali) si mescolano con quelle di origine greca.
Ripercorriamo la strada dell’andata per Patrasso, dove la sera prendiamo la nave per Brindisi; si tratta della stessa nave dell’andata, la Maria G., forse un po’ datata ma comunque elegante.
Il 30 Luglio il nostro viaggio ellenico è ormai concluso: visitiamo Alberobello, il centro di Taranto, passiamo dal castello di Capo Roseto Spulico in Calabria, e la sera siamo a Reggio.
Sicuramente tornerò in Grecia; lo stavo preventivando per questa estate, anche perché mi manca la sua splendida cucina.

6 commenti in “In giro per la Grecia
  1. Avatar commento
    gimmy
    11/05/2007 02:21

    veramente fantastico ma il costo? e da ancona ci sono le navi? grazie

  2. Avatar commento
    MAFALDA
    08/08/2006 14:29

    vorrei avere notizie sui villaggi dei pescatori sugli affitti in loco nella provincia dell'argolide

  3. Avatar commento
    Alessandro
    28/07/2005 01:10

    Mi fa piacere che tu voglia venire, Mini, comunque io parto il 29 Luglio: questa volta vado a Corfù (spero di fare una capatina anche a Cefalonia) con auto in affitto, ma con amici non con famiglia (il che è peggio perché bisogna tenerli d'occhio, mentre con i genitori non si ha nessuna responsabilità) comunque racconterò con piacere il secondo viaggio in Grecia, dopo che finisco di scrivere quello in Israele...

  4. Avatar commento
    MINI
    25/07/2005 20:44

    voglio venire anch'io!!1

  5. Avatar commento
    Alessandro
    22/07/2005 13:54

    Ringrazio il commento di Arancia. Comunque vorrei specificare che nella frase "Atene giace...sullo stesso parallelo di Reggio Calabria" la parola 'Calabria' è stata aggiunta nella revisione che, giustamente, attuano prima di rendere pubblico il resoconto di viaggio. In effetti la specificazione non era necessaria, in quanto sarebbe impossibile che Atene si trovasse alla latitudine di Reggio Emilia (oltre il 44°, quindi all'altezza della Romania meridionale), ed inoltre questa città è stata fondata 6 secoli dopo quella in cui abito io, ed il nome originario di Reggio Emilia era Regium Lepidi, mentre a quell'epoca Reggio Calabria si chiamava Rhegium (o Regium, non ho la certezza) come traduzione del greco 'Reghion'. Se fosse rimasta quella nomenclazione le città sarebbero Reggio e Reggio di Lepido (o Lepido) suppongo, perché è quest'ultima che si deve distingue da Reggio Calabria, a cui spetterebbe il nome unico 'Reggio' per precedenza di fondazione. Spero che la Repubblica Italiana, prima o poi, si accorga di quest'incongruenza. Grazie, Saluti.

  6. Avatar commento
    Arancia
    17/07/2005 19:21

    Bellissima descrizione,ha reso l'idea del viaggio e soprattutto dei luoghi da te visitati. Complimenti

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