Peloponneso in bici

Exploring the Peloponnesian Peninsula on Two Wheels

PELOPONNESO in BICI  31 Maggio – 11 Giugno 2007 
I protagonisti:
Lori  (Loredana Pretelli) - 50 anni impiegata in un laboratorio analisi, ex calciatrice per molti, molti anni.
Leo (Leandro Tagliabracci) - 53 anni impiegato nello stesso laboratorio, ex dirigente sportivo per molti anni.
Le bici  -  due city-bike abbastanza evolute.
Residenza: GRADARA (PU)
Premessa:
Quello che vi accingete a leggere è il diario del viaggio fatto. Non contiene nozioni di carattere storico-culturali sulla Grecia (sono appena accennate) ma si limita alla cronaca degli eventi giornalieri cercando di trasmettervi quanto più possibile le sensazioni e le emozioni che abbiamo provato unitamente alle situazioni che abbiamo vissuto, tentando, se possibile, di darvi l’impressione di averle vissute assieme a noi. Nulla di trascendentale, naturalmente, ma le tante situazioni in cui ci siamo trovati sono di quelle che “ti rimangono dentro” e, pur nella consapevolezza che quelle vissute in prima persona sono difficilmente esternabili, dà piacere raccontarle a chi le sa apprezzare.
 
Preparativi:
Alla fine dell’estate del 2006 cominciamo a pensare alle vacanze del 2007. Il primo pensiero è rivolto all’isola di CRETA sulla quale raccogliamo della documentazione. La prima cosa che salta all’occhio è il fatto che sui traghetti dovremmo passare quasi due giorni per un solo tragitto quindi quattro giorni su una dozzina disponibili sarebbero decisamente troppi. Pausa di riflessione e poi, tempo dopo, ritornando sull’argomento si comincia a valutare la zona della GRECIA a noi più vicina, il Peloponneso. Dopo le prime valutazioni positive sulla eventualità, il primo dubbio: ci andiamo in camper o no´ L’alternativa sarebbe la riedizione dell’”avventura” di due anni prima, il giro della CORSICA in bicicletta. Due situazioni completamente diverse. Con il nostro camper la vacanza avrebbe connotati prettamente turistici con le inevitabili e doverose sfumature storico-culturali. La seconda eventualità sarebbe caratterizzata da un aspetto decisamente fisico-naturalistico. Sulla decisione si valuta e si riflette per diverse settimane per poi arrivare alla conclusione: lo facciamo in bici! Col camper ci potremo sempre tornare. Inizia così la ricerca in internet di documenti e diari di viaggio di chi ha effettuato prima di noi il giro in quella parte di terra ellenica. Ne troviamo diversi, uno di questi, fatto in moto l’anno prima da una coppia di veneti, si avvicina  abbastanza al percorso da noi ipotizzato. Cominciamo a delineare le tappe, la loro lunghezza e difficoltà, cominciamo la ricerca di alberghi dove alloggiare che sono collocati lungo il percorso, ci facciamo inviare della documentazione dall’Ente per il Turismo Ellenico, prendiamo confidenza con i termini più comuni della lingua greca e poco a poco ci convinciamo di poterci riuscire. La convinzione naturalmente deriva in prevalenza dal fatto che fisicamente ci sentiamo abbastanza bene e in condizioni tali da poter affrontare un percorso di circa 900 km (in CORSICA furono 710).
 
Domenica 27 Maggio 2007
Cominciamo ad accantonare le cose che ci accompagneranno in questa nuova avventura. La lista è lunga e la distesa di cose scelte ci mette un po’ di apprensione ma non ci facciamo scoraggiare da una ventina di chili da portare a spasso per una decina di giorni nelle borse e borselli con cui “addobberemo” le nostre bici.
In questo caso l’esperienza precedente ci è di grande aiuto e conforto. Infatti, come fatto due anni fa, abbiamo preparato un opuscolo contenente la lista di cose da portare via e mano a mano che finiscono nel mucchio vengono spuntate: una nutrita lista di alberghi che si trovano lungo il percorso (indipendentemente da dove contiamo di pernottare), cartine del percorso, alcune piantine delle principali città che attraverseremo, una lista di una cinquantina di termini greci e il loro significato, dei fogli vuoti dove giornalmente prendere appunti con lo scopo di redigere il diario che faremo (questo che leggete).
 
Martedì 29 pomeriggio
Sistemiamo le bici in auto con le ruote anteriori smontate. Domani avremo poco tempo perché in mattinata lavoriamo entrambi, abbiamo diverse cose da sistemare e da lasciare in modo tale da creare il minor disagio possibile ai colleghi.
Mercoledì 30 ore 14:00 Carichiamo in macchina borse, borselli, zainetti e tanta speranza, non manca nemmeno quel pizzico di follia che molti ci hanno accreditato e con nostro figlio ci dirigiamo verso ANCONA. Alle 14:45 siamo al porto, ricomponiamo le bici cui fissiamo le borse e tutto ciò che deve venire con noi e salutiamo Simone che lascia trapelare un evidente stato di stupore e perplessità nel lasciarci. Conosciamo questo stato d’animo. E’ lo stesso che provammo noi, due anni prima, al momento di lasciare l’auto in un garage a LIVORNO per avviarci verso il porto diretti in CORSICA. Tutto quello su cui possiamo contare nei prossimi 12 giorni è sotto il nostro sedere. Simone tornerà a casa in auto, due cose che danno ben altra sicurezza e tranquillità rispetto alla nostra condizione! Ci dirigiamo alla biglietteria dove acquistiamo il biglietto di andata e ritorno con condizione Open, cioè con la possibilità di scegliere il giorno del ritorno, poiché ovviamente non abbiamo alcuna sicurezza di essere al porto in un giorno preciso. Alle 15:10 saliamo in nave, sistemiamo le bici in un sottoscala-ripostiglio che ci hanno indicato e  poi ci affrettiamo ad abbandonare i garage perché i veicoli che entrano, particolarmente gli autotreni, rilasciano una notevole quantità di gas di scarico ed è impossibile rimanere lì a lungo. Ci chiediamo come facciano gli inservienti addetti alla gestione del carico che per tutto il tempo respirano quell’aria! Saliamo fino il ponte 9 dove un addetto al controllo dei biglietti, guardandoli, ci “rimprovera” con un ”chi ha strappato questo!” (ahiahi, cominciamo bene!), gli diciamo che è stato il suo collega alla rampa di accesso alla nave, per cui si tranquillizza e ci fa passare. Saliamo fino al ponte 10 e ci accomodiamo in un ambiente il cui arredo ci suggerisce possa essere la discoteca. Siamo i soli presenti nel locale e ci sistemiamo comodamente sui divanetti, per il momento ci va bene poi si vedrà. Cerchiamo dei giornali ma a bordo non ce ne sono. Alle 16:00 si parte. Staremo sulla nave circa 22 ore, speriamo di non annoiarci. Alle 20:00 ceniamo al self-service: roast-beef con abbondanti porzioni di patate, 2 tipiche insalate greche, birra e the: 28€. Al termine ci trasferiamo per un’oretta a poppa della nave ad assistere all’imperdibile tramonto. Alle 23 circa siamo all’altezza del GARGANO, del quale si vedono bene le luci sulla costa. Anche la luna piena, in direzione della prua, illumina il tratto di mare che affianca la nave. Nel frattempo ha aperto la discoteca e, un po’ per il fumo un po’ per la musica non proprio di sottofondo, cambiamo postazione e riusciamo a dormire qualche mezzora sulle poltroncine davanti al bar poi, verso le 2:00, torniamo al nostro posto. La discoteca ha chiuso e così sui divanetti abbastanza comodi dormiamo fin verso le 6:30, proprio quando la nave inizia a costeggiare KERKIRA (CORFU’). Un paio d’ore dopo attracchiamo a IGOUMENITSA, sede del maggiore porto commerciale greco, da cui parte la principale via di comunicazione verso il sud-est europeo e la TURCHIA (infatti scendono parecchi autotreni saliti ad ANCONA). Meno di un’oretta più tardi si riparte e si prosegue fra isole, isolette e continente, il tempo è buono, 28 gradi la temperatura, solo poche nuvole bianche sparse, il mare è quasi calmo e solcato da molte barche a vela su un mare blu scuro con striature di azzurro elettrico molto d’effetto. Oltre ITHAKI (ITACA) si comincia a vedere la costa settentrionale del PELOPONNESO e in prossimità di PATRA (PATRASSO) si distingue l’imponente struttura del ponte di RIO. Alle 13:50 la nave attracca con lieve ritardo e poco dopo siamo con piedi e ruote su quella terra che calcheremo per diversi giorni.

DATI  RIASSUNTIVI:
Distanza percorsa in bici 910 km
Tempo impiegato 59 h  e  25’
Velocità media 15,3 km/h
Tempo totale impiegato nei trasferimenti 93 h  e  15’
Altitudine massima raggiunta 1.180 m
Foto scattate 640
Spesa per nave 170 €
per Alberghi 470 €
per Ristoranti 330 €
per Alimenti e bevande sul percorso 120 €
Spese varie 130 €
Tempo trascorso sulla nave (andata e ritorno) 43 ore
 
31 Maggio 2007
Usciamo dal porto a fianco degli autotreni che sono sbarcati assieme a noi e con una certa apprensione percorriamo la strada principale che porta fuori città. C’è parecchio traffico ed abbastanza disordinato per cui tentiamo di stare su un marciapiede ciclabile che però risulta spesso impraticabile perchè occupato da cabine telefoniche, edicole, bus-stop e chioschi vari. Ci manteniamo per un po’ su questa strada ma forse ci siamo persi qualche deviazione e indicazione perché ad un certo punto, fuori città, ci rendiamo conto che probabilmente siamo all’inizio dell’autostrada per ATENE. Caselli di ingresso non ne abbiamo visti e le indicazioni stradali che non abbondano, e spesso mal leggibili, non ci hanno aiutato. Scavalchiamo il guard-rail e continuiamo per qualche chilometro sulla più tranquilla strada a fianco, poi deviamo verso RIO per vedere da vicino l’imponente struttura del moderno ponte di collegamento con la GRECIA settentrionale. Scattiamo qualche foto e poi proseguimento sulla statale in direzione di KORINTHOS. La strada si sviluppa alternandosi frequentemente fra il mare e la ferrovia e a volte l’autostrada con continui dolci saliscendi e belle viste sul mare. Acquistiamo frutta, biscotti e da bere in un mini-market; dal mattino non abbiamo più mangiato e lo stomaco sta giustamente reclamando. Ci sorpassa un furgoncino aperto (un pick-up, modello di auto che vedremo numerosissime volte), con il cassone pieno di meloni. Molto più avanti ci sorpassa nuovamente ed i meloni si sono dimezzati. Se non li ha persi ha fatto buoni affari! Ai lati della strada il verde è quasi totalmente costituito da ulivi che spesso convivono con limoni dai frutti belli grossi. Su questo tratto di costa i paesi sono molti e si alternano agli uliveti. I corsi d’acqua che scendono dai monti sulla destra sono quasi tutti asciutti o con appena qualche rivolo che scorre fra la ghiaia che domina il letto dei torrenti. Arrivati a KRATHIO, prima meta del viaggio, chiediamo ad un benzinaio di indicarci l’Hotel che avevamo annotato sulla lista e inaspettatamente ci dice: “Hotel finish”.  Caspita, che fortuna! Il primo che cerchiamo non c’è più! Allora ci dice di andare nella zona mare dove ce ne sono diversi e di uno di questi ci dice il nome. Lo troviamo facilmente, è sul mare e alla reception riusciamo a capirci in inglese con una ragazza, alla quale chiediamo una camera vista mare ed un locale dove mettere le bici. Per i nostri preziosi mezzi trova posto in un ripostiglio attiguo all’ingresso con porta a chiave, molto bene, stiamo tranquilli. Saliamo in camera con tutte le borse e la prima cosa che facciamo è aprire la finestra sul terrazzo, ci piace. La doccia ci rigenera e ci toglie, oltre al sudore, la polvere raccolta soprattutto nella prima parte del percorso. Infatti appena fuori PATRA i bordi delle strade sui quali noi inevitabilmente dobbiamo marciare, erano abbastanza polverosi. Indossati gli adeguati indumenti scendiamo a fare una passeggiata sulla strada che costeggia il mare davanti all’Hotel e poi entriamo in un piccolo ristorante che più propriamente sembra essere una rosticceria con cibi da asporto. Qui abbiamo il primo impatto con le abbondanti e variegate insalate greche ed i vari piatti dalle porzioni oltremisura cosicché ci troviamo a mangiare più di quanto avremmo voluto. Si impone quindi una ulteriore passeggiata “digestiva” con annesso gelato, poi a letto, dobbiamo recuperare più il sonno mancato sulla nave che i chilometri fatti, per altro non faticosi avendoli fatti su strada quasi pianeggiante e per una buona metà con leggero vento alle spalle, che è sempre gradito. Ci addormentiamo con la “ninna nanna” della risacca del mare che arriva dalla finestra socchiusa.
 
1 Giugno 2007
Alle 5:30 ci sveglia l’alba sul mare. Abbiamo volutamente lasciato la finestra del terrazzo socchiusa e la tenda aperta. Restiamo ancora a letto ad ascoltare il mare e gli uccelli, unici suoni del mattino. Poi, consuete operazioni mattutine e successiva “adunata” di tutte le nostre cose che ritualmente, ad ogni arrivo in albergo subiscono il quasi totale spargimento nella camera, alcune di queste vengono stese dopo essere state lavate. Partiamo poco prima delle 8:00, il tempo è buono, temperatura ottimale di 23 gradi, il vento assente, quasi nessuno in giro e fino alle 9:00 anche il traffico è quasi assente. Alle 10:00, a XILOCASTRO, ci fermiamo in un mini-market non proprio ordinatissimo e prendiamo l’occorrente per la colazione che consumiamo in spiaggia. Fra l’altro delle buonissime ciliegie extra-large e belle toste. Fino a KORINTHOS la strada attraversa diversi paesi spesso consecutivi che si distinguono solo per il nome diverso sul cartello. In uno di questi Leo rischia di finire a terra poiché un’auto svolta a destra non appena lo ha sorpassato. La tranquillità dei paesi si esaurisce progressivamente con l’avvicinarsi alla città del celebre stretto. Restiamo sulla strada principale e ci ritroviamo al porto. Qui un tedesco con bicicletta e rimorchietto al traino ci chiede come arrivare a LOUTRAKI (al di là dello stretto) e riusciamo a fargli capire che siamo anche noi in cerca della strada giusta per uscire da KORINTHOS. Attraversando la banchina del porto succede uno sgradito imprevisto: un’auto infila una ruota anteriore in una profonda buca piena d’acqua nel momento esatto che affianca la Lori che così deve suo malgrado “gustarsi” una doccia completa ma  fuori programma e con un’acqua non proprio pulita. Sempre a causa delle scarse indicazioni ci avviamo verso una grande strada a doppia corsia molto trafficata che percorriamo per qualche chilometro ma, memori di quanto successo a PATRA, deviamo su una secondaria che indica ISTHMIA, il paese più vicino allo stretto. Poco prima di arrivare sul canale ci ritroviamo sulla strada che abbiamo lasciato in precedenza, non era sbagliata, è la vecchia statale per ATENE che affianca l’autostrada. Alle 14:00 siamo sul ponte sopra lo stretto. E’ abbastanza emozionante guardare giù, come lo è leggere su un cartellone i documenti che illustrano tutte le vicende che hanno portato al compimento dell’opera. Scattiamo le immancabili foto poi acquistiamo dei souvenir, giornali italiani e una cartina del Peloponneso più dettagliata di quella che abbiamo. Una mezz’ora di sosta e poi ripartiamo diretti verso sud, sulla costa del mar Egeo. Non prima di esserci dati creme e protezione solare, le parti rimaste finora scoperte sono di un rosa-rosso molto vivo e reclamano un po’ di cura. La strada è buona e inizialmente sale un po’ per poi ridiscendere sulle baie di LOUTRO ELENIS e ALMIRI dove dovremmo trovare alcuni alloggi. Ad un certo punto ci sorpassa un furgoncino da cui escono diverse centinaia di watt di potenza sonora; ci chiediamo come si riuscirà a stare lì dentro. Ad ALMIRI lasciamo la statale e giriamo a sinistra verso il mare. Troviamo un alberghetto con sotto il ristorante (chiuso) e spiaggetta su ciottoli. La persona che ci viene incontro insiste per farci vedere la camera per la quale ci chiede 40 €. Può andare bene, è pulita, spaziosa con televisore e terrazzo. Sistemiamo le bici nel cortile sotto l’occhio vigile e rassicurante del cane (pastore tedesco) dei gestori e poi collaudiamo la doccia. Successivamente ci spalmiamo le creme per idratare la pelle che comincia a risentire della temperatura. Usciamo per fare un giro sul lungomare. Sono poche centinaia di metri di tranquillo arenile sassoso col marciapiede a bordo strada e dall’altra parte alcuni hotel, qualche ristorante con “piazza” anche sulla spiaggia e poche altre attività turistiche, il paese si sviluppa lungo la strada principale poco più all’interno ma in questa zona sono evidenti i segni di espansione. Ceniamo in un ristorante dai gestori “stanchi” e “svogliati”, spendiamo 18 € per alcune cose che volevamo ed altre inattese, va bene lo stesso, forse impareremo a riconoscere le pietanze e il loro nome. Usciti dal ristorante cerchiamo una gelateria, poco oltre, pensiamo di averla trovata ma il gelataio ci dice che i gelati saranno in vendita da domani (2 Giugno). Anche per strada abbiamo visto vari manifesti pubblicitari di cantanti ed orchestrali che si esibiscono il 2 Giugno. Chissà, forse è la data che in qualche modo inaugura la stagione balneare (gelati compresi)! Restiamo una mezzora sdraiati sui lettini in spiaggia ad ascoltare il mare che esaurisce le deboli onde sui ciottoli dell’arenile, commentiamo la giornata trascorsa e la salita che troveremo domani sul monte alle nostre spalle, la prima asperità del percorso, poi andiamo a dormire. Anche la seconda tappa si è conclusa bene e ci stiamo rendendo conto che se non ci capitano grossi imprevisti possiamo portare a termine il programma. Anche il leggero fastidio ad un ginocchio, che Leo si è portato da casa, sembra essere  sparito.
 
2 Giugno 2007
La consueta sveglia delle 6:00 rimane inascoltata e rimaniamo a letto un’altra ora. Le bici nel cortile ci sono, il cielo è sereno e la salita ci aspetta. Alle 8:00 siamo pronti e partiamo per una irta e dura scorciatoia che incrocia la molto più agevole statale qualche chilometro più su. La strada statale è larga e dal buon asfalto, si alza sulla costa fino a 400m e il panorama si fa bello sul golfo e sulle tante isole, oltre le quali, lontano, c’è ATENE. All’interno di qualche insenatura si vedono gli impianti di allevamento di pesce. Poi si scende fino al mare per poi proseguire su una ripidissima salita ci riporta in alto. Percorriamo una trentina di chilometri in falsopiano senza un centro abitato, solo roccia, ulivi e qualche distributore di carburante. Alla prima deviazione indicante NAFPLIO, la nostra meta e svoltiamo convinti di essere sempre sulla strada principale. Dopo qualche chilometro la strada non è più trafficata, si restringe, cambia asfalto e paesi non se ne vedono più. Il dubbio si insinua: forse non è la statale. La conferma ci viene dal primo bivio fornito di cartello che indica una località, troviamo riscontro sulla cartina e capiamo che siamo su una strada secondaria. Ovviamente l’idea di tornare indietro nemmeno ci sfiora anche perché proseguendo finiremo ugualmente a EPIDAVROS. E’ solo meno agevole dell’altra e più altalenante ed alla fine sarà solo di un chilometro più lunga. Ci fermiamo presso una piccola baracca dove due anziani vendono arance e qualche ortaggio. Veniamo invitati a fare il pieno di acqua a borracce e bottigliette da un rubinetto vicino al quale la signora sta spennando un pollo. Dall’uomo compriamo quattro arance al prezzo di 50 centesimi, ma in quel posto e in quella situazione valevano ben di più. Alle 14:00 siamo a LIGOURIO dove acquistiamo alimenti, bevande e gelato. Dopo esserci rifocillati ci dirigiamo verso il sito archeologico di EPIDAVROS che dista 5 km in lieve discesa. Lasciamo le bici a fianco alla biglietteria (6 € il costo di ingresso) ed entriamo nel sito salendo una scalinata che conduce al principale reperto storico meglio conservato: l’imponente teatro addossato ad una delle colline della zona. E’ affascinante ed emozionante quando dei ragazzi tedeschi mettono in risalto la eccellente acustica della struttura. Cantando a voce moderata dal punto centrale in basso si sente perfettamente all’ultima fila di gradini in alto fino alle due estremità laterali. Ciò che oggi viene progettato con strumenti scientifici ed informatici quasi tremila anni fa veniva pensato e realizzato in tutt’altro modo ma, a volte, con risultati migliori e duraturi nel tempo di quanto accade oggi. Qui facciamo conoscenza con quattro ragazzi bolognesi che stanno girando il PELOPONNESO in moto. L’occasione è propizia per scambiare finalmente  quattro chiacchiere in italiano, ci dicono che nel 2006 hanno fatto la CORSICA in bici (che combinazione!). Visitiamo altri resti di quello che era un’ampia struttura della quale rimane ben poco di ben conservato, molti reperti sono esposti nell’adiacente museo. Lasciato il sito, torniamo ai 350m di LIGOURIO per poi scendere quasi ininterrottamente per una trentina di chilometri fino a NAFPLIO. Ci dirigiamo verso la parte vecchia della città, con il porto, dove ci sono diversi alberghi ai quali chiediamo se c’è disponibilità. In alcuni non c’è posto, in quello in cui alloggeremo ci fanno tenere le bici in camera perché non c’è altro posto. Va bene comunque, per noi sono il bene più prezioso che abbiamo. Sistemato tutto e rinfrescati dalla doccia, usciamo a visitare la zona che è molto vecchia ma ben tenuta con piazze dalla nuova pavimentazione e arredi di buon gusto. Le vie sono quasi tutte molto strette e parzialmente occupate da tavoli di bar e ristoranti e dagli espositori dei negozi di ogni merce che il turista possa cercare. Sono molto diffuse piante rampicanti quasi senza foglie (bouganville) con moltissimi fiori rossi e che all’altezza del primo piano vengono orientati orizzontalmente quasi a formare un tetto sulla via. Molto carino. E’ un paese dalla forte impronta turistica con i tipici ingredienti: trenino che porta alla parte alta fortificata, carrozze a cavalli, venditori di palloncini e lungo la darsena c’è una fila continua di tavoli e divanetti sotto  grandi ombrelloni dei ristoranti e bar attigui. In uno di questi, forse ispirati dal nome “Napoli di Romania” (il nome che i veneziani diedero al paese nel XVII secolo durante il loro dominio nel territorio), ci azzardiamo a prendere una pizza ma, come temuto, a parte il nome non c’è molto di quello che conosciamo! Al termine, mentre il sole tramonta fra le nubi all’orizzonte, facciamo una passeggiata fino in fondo al molo e al ritorno ci fermiamo in una piazzetta seduti su una panchina ad ascoltare la musica di alcuni suonatori peruviani che vendono i CD con musiche del loro paese. Ogni tanto passa un folcloristico venditore di biglietti della lotteria (così ci sembra di capire) che reclamizza il prodotto venduto ad alta voce e molto velocemente; ad un tratto, richiamati dal suono di molti clacson, sfila un corteo nuziale su delle moto (sposi inclusi). Di sera sono illuminate sia la fortificazione di PALAMIDI che domina la baia che la fortezza di BOURTZI sull’isolotto al largo del porto dando un “tocco magico” alla serata tipicamente estiva. Ci addormentiamo con qualche difficoltà perché la nostra camera è a pian terreno con due finestre che danno sulle vie in cui la gente passeggia (e a volte schiamazza) fino a tarda ora.
 
3 Giugno 2007
Alla sveglia delle 6:00 sbirciamo fuori dalla finestra, è sereno e la pressione atmosferica, rilevata all’orologio multifunzione di Leo, è la stessa della sera prima; si prospetta quindi una bella giornata. Alla solita partenza delle 8:00, lasciato l’albergo, ci dirigiamo sul molo che si protende verso la fortezza sul mare, sostiamo su una panchina a mangiare qualcosa, il paese è muto sembra che dormano ancora tutti. Solo nella periferia che attraversiamo poco dopo, passando davanti ad un bar, c’è un chiasso infernale di urla e colluttazione fra alcuni individui, vediamo finire a terra un paio di persone fra tavoli e sedie rovesciati. La strada che percorre il golfo è per diversi chilometri in rifacimento e non è ancora asfaltata. Fortunatamente il traffico è quasi inesistente altrimenti alla colazione si sarebbe aggiunto una discreta dose di polvere! Dopo una quindicina di chilometri la strada si dirige verso sud e segue la costa ad altezza variabile fra il mare ed un centinaio di metri. Acquistiamo alimenti per la mattinata fra cui una bibita gassata che mettiamo nelle borracce senza pensare che queste, essendo a chiusura stagna, si sarebbero gonfiate con il gas della bibita. Infatti quella della Lori comincia a perdere dalla parte inferiore perché si è aperta una piccola fessura al centro nel punto di unione delle due parti. E’ questa la prima occasione per far ricorso alla attrezzatura di riparazione delle forature e con una toppa risolviamo il problema. Lo facciamo appena ci fermiamo in un punto sosta panoramico con gazebo in legno e fontana d’acqua. In diversi posti attraversati, piante di albicocche a bordo strada ci “offrono” frutta a buon mercato. Dopo PARALIA ASTROS percorriamo la strada che costeggia la spiaggia per alcuni chilometri e poi attraversiamo una zona faunistica per ritornare sulla statale. I tre chilometri successivi, dopo AGIOS ANDREAS, si fanno sentire per la pendenza e per la totale assenza di ombra; ai lati della strada solo pietre e bassi arbusti che ci accompagnano fino allo scollinamento che sovrasta uno strapiombo su una insenatura piena di impianti di allevamento di pesce. Successivamente è un continuo su e giù costeggiando belle baie e piccoli promontori spesso saturi di villette di nuova costruzione da vendere e affittare per le vacanze. Fra le 13:30 e le 14:30 ci fermiamo in una spiaggia sassosa dall’acqua limpidissima e non possiamo fare a meno di bagnarci fino alle cosce, non oltre, l’acqua è freddina ma è un toccasana per piedi e gambe che si “rigenerano”. Ripartiamo con rinnovato vigore ma dopo alcuni chilometri la ruota posteriore della bici di Leo è a terra! Rapida riparazione e proseguimento sull’altalena stradale. Ad un certo punto, dopo una curva, ci imbattiamo in un mucchio di grossi limoni abbandonati sul bordo della strada, saranno un centinaio ed integri, rimaniamo perplessi. A pochi chilometri dalla meta la strada lascia la costa per l’entroterra e cambia tipo di asfalto, da liscio e scorrevole diventa a grana molto grossa e abbastanza fastidioso. Alle porte di LEONIDIO troviamo facilmente l’Hotel Costarini che per 35 € ci offre una discreta camera con terrazzo e il ricovero per le bici all’interno del bar non ancora in servizio. Il paese è piuttosto vecchio, contornato da un lato da alte montagne di roccia rossastra a parete verticale; si snoda prevalentemente lungo la stretta strada che lo attraversa in cui si svolgono le principali attività. Alcuni bar, un ristorante, un forno-pasticceria un distributore e diversi negozi-bazar che hanno praticamente di tutto, dalle bombole di gas ai pneumatici, alla verdura, pane, casalinghi ecc. La strada che attraversa il paese è stretta e contorta perché affiancata dalle case disposte a casaccio, ciò comporta che autobus e camion di certe dimensioni non possono andare oltre il paese. Dopo la consueta doccia che allontana sudore e fatica a Leo “salta” il sistema di termoregolazione corporea. Ora ha freddo, ora caldo. Febbre´ Forse. Dopo un salutare riposo ed un medicinale le cose si sistemano e andiamo a mangiare in quello che ci sembra essere l’unico ristorante del paese. Con un giovane cameriere apparentemente non molto pratico del mestiere abbiamo difficoltà a capirci ma grazie  all’intervento della cuoca riusciamo, in un disarticolato inglese, a spiegarci su cosa vogliamo mangiare aiutati anche dal menù con le figure che ci viene poi fornito. Il risultato è soddisfacente ed il prezzo pure (17€). Al termine torniamo lentamente in albergo, il paese non offre attrattive se non le molte persone che vediamo sedute ai tavoli dei bar a bere e chiacchierare ad alta voce. Domani ci aspetta il nostro “Stelvio”, cioè la “terribile” salita fino al paese di KOSMAS che di preoccupazioni ce ne ha date fin da quando, a casa, abbiamo delineato il percorso. I 31 chilometri che dovremo affrontare sono tutti in salita, più o meno ripida e speriamo che il sole non picchi tanto altrimenti sarà molto dura!

4 Giugno 2007
Sveglia alle 6:30 e alle 8:00 saremmo pronti a partire se non fosse che troviamo nuovamente a terra la ruota della bici di Leo riparata il giorno prima. Forse non era stato fatto un intervento a regola d’arte e viene ripetuto, poi via in paese a procurarci gli alimenti per il viaggio che troviamo in un minimarket in cui pare valere la regola di fare tutto con molta, molta calma. Cerchiamo anche una nuova cameradaria, per sicurezza e la troviamo presso un benzinaio-venditutto. Abbiamo un po’ di difficoltà nel riuscire a farci capire sulla misura della ruota, ma ci riusciamo e così partiamo più tranquilli anche per la robusta gonfiata data ai pneumatici. In pratica lasciamo il paese che sono le 9:00 e percorriamo i 13 km in lieve salita che precedono l’inizio dei tornanti su una strada dall’asfalto molto grossolano e poco scorrevole che si inoltra in una assolata vallata dai bassi arbusti solcata da un torrente in cui non scorre nemmeno una goccia d’acqua. Al dodicesimo chilometro, altitudine 280m, dietro una curva si scorge il pittoresco monastero di ELONA aggrappato (e incastonato) alle rocce rossastre. Sosta fotografica e ristoratrice presso una fontanella che lascia uscire appena un bicchiere d’acqua al minuto. Un chilometro più avanti, in corrispondenza dell’unico bivio presente nei 31 km fino a KOSMAS, la strada inizia ad inerpicarsi per dei tornanti “tipo Stelvio”. Saliamo a 6-7 km/h, praticamente a passo d’uomo, su un asfalto discreto ma completamente al sole anche se per noi gli dèi hanno riservato un trattamento speciale, il cielo è velato e la nostra ombra sull’asfalto è appena percettibile. Meno male! Eravamo convinti che i tornanti fossero nel bosco ma ci eravamo fatti un’idea sbagliata. Piante alte non ce ne sono proprio ma solo arbusti alti non più di un paio di metri e, considerando l’ora, non certamente in grado di produrre ombra sulla strada. Dopo quasi un’ora e 5 km fatti dal bivio, a 500m di altitudine siamo all’altezza del monastero che raggiungiamo percorrendo una stradina quasi pianeggiante di alcune decine di metri. Non lo visitiamo, è giustamente richiesto un abito “decoroso” e noi oltre ad essere in canottiera e calzoncini non abbiamo nemmeno troppo tempo da dedicargli. Scattiamo qualche foto e riprendiamo la marcia. La ruota riparata la mattina perde lentamente pressione e per un paio di volte è necessario rigonfiarla. Dopo altri 6 km (23 da LEONIDIO) a quota 830m i tornanti si esauriscono per lasciar spazio ad un lungo falsopiano che si estende a ridosso di un lungo costone ricoperto da piante di alto fusto. Il falsopiano è proprio falso perché di lì al km 31 di KOSMAS ci sono altri 250m di dislivello. Per tutta la salita vediamo alcuni camion, qualche camper e poche auto, per lo più di turisti. Da una di queste, straniera, una signora ci rivolge un gradito e gratificante applauso. Effettivamente riteniamo che non siano tanto frequenti quelli che fanno questo percorso in bici. Alle 14:00 entriamo nella piazza del paese tanto spesso nominato e agognato. E’ una bella e tranquilla piazza, ben tenuta ed ombreggiata da quattro enormi alberi sotto cui trovano posto, oltre alla strada che la attraversa, poche auto e i tavolini di tre modesti esercizi, una taverna una trattoria e un bar. Da quello che scegliamo per rifocillarci esce una giovane signora inglese che ci aveva superato in auto e salutato durante la salita, anch’ella applaudendoci e rivolgendoci complimenti per l’impresa, restiamo piacevolmente sorpresi e ringraziamo per i graditi apprezzamenti. Prendiamo una abbondante insalata greca e una birra, la stanchezza ha sopraffatto anche la fame e più che mangiare ci riposiamo. Ci si avvicina una coppia di belgi che anch’essi ci hanno superato sulla salita, facciamo conversazione in francese, anche loro si complimentano con noi e si stupiscono un po’ quando gli diciamo che stiamo facendo il giro del PELOPONNESO con le sole bici e che due anni prima abbiamo fatto quello della CORSICA. Rifocillati e riposati riprendiamo la marcia per alcuni altri chilometri in leggera salita fino a raggiungere il “tetto” dell’intero nostro giro: 1.180m. Prima della ripida e bella discesa ci copriamo perché il versante che stiamo per affrontare è completamente diverso dall’altro. Il cielo è coperto e in lontananza è decisamente grigio. Ci gettiamo a capofitto sulla quindicina di km in discesa che portano verso il bivio per GERAKI raggiungendo la velocità massima di quasi 60km/h, il traffico è quasi assente. Meno male che l’abbiamo fatta velocemente perché di lì a poco comincia a cadere qualche gocciolone. Ci fermiamo giusto il tempo per mettere i k-way e via nuovamente. Alla meta di GITHIO mancano ancora 40km e nel cielo “risplende”.... il grigio scuro. Ad un certo punto, un po’ disorientati su dove fossimo, chiediamo indicazioni ad un gruppo di uomini seduti ad un tavolo di un bar-ristorante. Ci confermano (e ci rincuorano) di essere sulla strada giusta e, avendo capito che siamo italiani, ci salutano aggiungendo in coro ”Milan, Milan”! Il La pioggia a tratti molto rada, a tratti più fitta, ci accompagna fino a SKALA quando decide di fare sul serio e da quel momento, per gli ultimi 20 km, che attraversano numerosi aranceti, cade non troppo violenta ma incessante. Arriviamo sul lungomare di GITHIO accolti dalla strada semi-allagata e da cumuli di rifiuti intorno ai cassonetti. Accoglienza da dimenticare! Andiamo fino in fondo al paese e all’altezza della penisoletta di MARATHONISI troviamo l’alloggio che la guida Planet proponeva: Xenia Karlaftis rooms to rent. E’ uno dei tanti vecchi edifici affiancati di fronte al porto adibiti ad alloggi, bar, ristoranti o altri esercizi turistici. Ci accoglie la signora Voula che ci trova il posto per le bici in un sottoscala, ci dice che la camera in cui ci accompagna costa 30€ compreso l’uso di una cucina per gli ospiti che vogliano usufruirne. Poco dopo entrati in camera, bussano alla porta: è Voula, ha un vassoio con due bicchieri d’acqua, due con del succo d’arancio e dei biscotti. Rimaniamo sorpresi e ringraziamo cordialmente per l’inaspettata accoglienza. I locali sono modesti ma i sentimenti sono forti e sinceri. Vuotiamo completamente borse e borselli e facciamo l’inventario delle cose che si sono bagnate con particolare attenzione a denaro, documenti e biglietti della nave. L’esito è confortante, le borse hanno assolto egregiamente il loro compito, poche cose si sono inumidite, anche grazie all’oculatezza della Lori nel mettere ogni cosa in buste e sacchetti di plastica. Fatta la doccia e rassettata la camera dalle cose sparse precedentemente, usciamo nel ristorante attiguo, piove ancora, poco dopo ci raggiungono tre motociclisti di Reggio Emilia, anche loro arrivati poco dopo di noi nella pensione di Voula. Mangiamo e beviamo a sazietà e alla fine chiediamo una camomilla ma non riuscendo a farci capire chiediamo un the. Ci portano acqua calda (anzi, bollente) con una bustina di the, una tisana e una di camomilla, ci guardiamo in faccia perplessi e ci scappa una risata. Il conto dice 15,50 € niente male! Ci intratteniamo un po’ con i signori reggiani a scambiare opinioni sui greci e la GRECIA, che loro stanno visitando per la quarta volta, lo scorso anno sono stati in CORSICA. Eccola di nuovo, l’isola francese sembra rincorrerci! Mentre stiamo per uscire, alla televisione trasmettono le previsioni meteo, per domani non sono molto incoraggianti e il nostro umore non migliora. Speriamo di non restare bloccati qui, è stato messo in conto di restare un giorno fermi nella eventualità di maltempo ma comunque non fa certo piacere trovarcisi. Ce ne andiamo a dormire perché non c’è proprio alternativa.
 
5 Giugno 2007
La sveglia è posticipata alle 7:00 in virtù delle condizioni atmosferiche. Dal balcone scrutiamo il cielo che è grigio uniforme ma non piove e la strada è quasi asciutta. Decidiamo di partire e diamo il via alle consuete operazioni che svolgiamo più in fretta del solito ma, appena pronti, comincia a piovere. Telefoniamo a casa a nostro figlio chiedendogli di consultare tutte le fonti meteo possibili per capire qualcosa sulla situazione e sulla probabile evoluzione. Ci risponde che è previsto  “nuvoloso variabile con possibilità di pioggia”. Ne sappiamo poco più di prima e restiamo col dubbio se partire ugualmente o attendere ancora. Visto che per il momento siamo bloccati, approfittiamo per capire la natura del problema nella ruota che si sgonfia. Il responsabile è un minuscolo forellino a fianco la toppa messa precedentemente. Quando si dice la sfortuna! Risolto il problema andiamo con calma a fare una abbondante colazione in un locale poco lontano. La pioggia va e viene, e quando alle 10:30 il cielo schiarisce un po’ e la pioggia appena si avverte, decidiamo di partire comunque. Quando stiamo per lasciare la camera arriva Voula con un sacchetto di biscotti, “for pic-nic” ci dice. Poi ci fa riempire di acqua borracce e bottigliette. Grande Voula! Gli facciamo vedere che la sua cortese accoglienza viene menzionata anche sulla guida Planet. Ci dice che ne era al corrente della versione in inglese ma non sapeva che c’era anche su quella italiana. Ci racconta anche che sua madre Xenia (è il nome dato all’albergo) è affetta da molti anni da Alzheimer e che si trova in “terrible situation”; tocca a lei, figlia, fargli continuamente da mamma. Un po’ “toccati” la salutiamo cordialmente, ci pentiremo strada facendo di non avere fatto una foto con lei. Alle 11:00 stiamo pedalando coperti dal k-way diretti verso AREOPOLI lasciando sulla sinistra l’estremità della penisola del MANI. Il cielo ha lasciato cadere poche gocce e dopo una decina di chilometri ci scopriamo. Ad un certo punto sorge un serio problema ai cuscinetti dell’asse della ruota anteriore della Lori che riusciamo a minimizzare con filo di ferro trovato in terra, proseguiamo. Il paesaggio è abbastanza verde ma di case se ne vedono pochissime. La strada propone modesti alti e bassi in successione e qualche salita più impegnativa. Una di queste sale dal livello del mare ad oltre i 300m di ITYLO in soli 4 km. La Lori è un po’ scoraggiata per la forte pendenza associata al gran caldo, ma ci facciamo coraggio e dopo aver mangiato della frutta ripartiamo. Dopo essere saliti fino a KOSMAS non possiamo farci impressionare da salite molto più modeste! La strada si mantiene fra i 300 e i 350m per una quindicina di chilometri. Ad un certo punto, su un tratto di un centinaio di metri di strada diritta e in evidente salita (pur lieve), restiamo sorpresi e attoniti: stiamo salendo senza pedalare! Ci guardiamo attoniti e ci interroghiamo a vicenda: che diavolo sta succedendo´ Sono allucinazioni da caldo e fatica o cos’altro´ Perché riusciamo ad andare avanti senza pedalare´ A casa scopriremo poi che il fenomeno delle “false salite” non è poi così raro e anche dei nostri amici si sono trovati a viverlo in auto, sempre in GRECIA due anni prima ed il nostro vicino di appartamento ci racconta di qualcosa di simile accaduto ad un suo parente in Egitto. All’altezza del paesino di PLATZA, con l’intento di prendere la scorciatoia in direzione del mare ci perdiamo in un fitto dedalo di viuzze poco più larghe delle bici con le borse. Alla fine di una di queste finiamo per perdere l’orientamento e solo grazie alle indicazioni di una giovane signora inglese, che ci osservava dal terrazzo di una delle case, riusciamo a ritrovare la statale che abbiamo lasciato precedentemente. Da lì una bella discesa ci conduce prima ad AGIOS NICOLAOS poi a STOUPA dove abbiamo programmato di sostare. Lungo la discesa incrociamo due cicloturisti su delle bici che si guidano stando sdraiati. Chissà che effetto farà su quei mezzi! Arrivati a STOUPA ci portiamo sulla via che per poche centinaia di metri costeggia la spiaggia, raggiungiamo la fine del lungomare dove una web-cam invia ogni due ore le immagini su un sito Internet tedesco; ci vedranno così anche da casa e potranno constatare che siamo ancora… vivi! Abbiamo mezzora di tempo per trovare una camera, sistemarci per poi tornare qui. Non ci impieghiamo molto perché la camera la troviamo proprio lì a fianco, è un trilocale molto carino ed ordinato per il quale non ci dispiace pagare i 50€ richiesti. Effettuiamo una rapida doccia e puntuali alle 18:00 ci presentiamo sul tratto di strada inquadrato dalla web-cam che ci fotografa e ci “invia nel mondo”. Restiamo un’oretta in spiaggia a prendere .... l’ombra, il cielo è coperto da un bianco nuvolone, fa comunque caldo e facciamo il bagno a piedi, polpacci e cosce, che ringraziano. Tornando verso la camera ci fermiamo in una agenzia immobiliare e così, tanto per dar corpo ai sogni fatti strada facendo, chiediamo se c’è qualche casa in vendita nei dintorni. Per capirci è un’ardua impresa perché oltre al nostro modesto inglese ci sono vogliono ben due interpreti telefonici loro amici; forse siamo riusciti a intenderci, se è così fra qualche tempo dovremo veder arrivare a casa una proposta tramite posta elettronica. Torniamo nel miniappartamento e ci mettiamo l’abito da sera, (si fa per dire perchè ovviamente non abbiamo molta scelta) ed usciamo per la  cena. La fila dei ristoranti sul lungomare è lunga e tutti espongono il menù all’ingresso. Ne scegliamo uno per aver visto sul menù delle descrizioni in italiano. Il lungomare in cui si affacciano, alla sera viene chiuso al traffico come nelle più rinomate e frequentate stazioni balneari. A fianco al ristorante c’è un ampio e fornitissimo supermercato-bazar dove acquistiamo dei giornali italiani; il cameriere del ristorante, alla vista della “Gazzetta”, ci ricorda che la nazionale di calcio italiana domani incontra la LITUANIA (ne sa più lui di noi). La cena italo-greca, comprensiva di buoni spaghetti, la innaffiamo di abbondante vino bianco cosicché, per quanto sia vicina la camera, sostiamo a lungo sulla panchina di fronte alla spiaggia per smaltire i “fumi alcolici”. Poco prima di mezzanotte rientriamo in camera e, come abbiamo trovato in altri posti ci dobbiamo fare il letto. Per la precisione dobbiamo solo aggiungere il lenzuolo superiore che viene messo piegato in fondo al letto assieme agli asciugamani. Ovviamente le coperte sono rimaste dov’erano, nell’armadio. A letto pensiamo alla tappa di domani che dovrebbe essere una delle più lunghe, sperando che il problema alla bici della Lori non peggiori ulteriormente, anzi contiamo di trovare, strada facendo, una soluzione definitiva che potremo avere da un venditore e riparatore di biciclette. Al rumore dell’onda fra scogli e battigia ci addormentiamo.
 
6 Giugno 2007
Dopo la sveglia e le solite operazioni di inserimento nelle borse di tutto il corredo, alle 8:00 siamo pronti a partire ma sostiamo alcuni minuti nella zona fotografata dalla web-cam, un’altra opportunità di farci vedere da chi ci conosce. Subito dopo andiamo al supermarket dove ieri sera abbiamo comperato i giornali, stanno aprendo e nei dintorni è tutto un via vai di camioncini che portano rifornimenti oltre che al market, ai ristoranti e bar del lungomare. Acquistiamo tutto ciò che ci occorre per il viaggio e per fare colazione.  La partenza effettiva avviene alle 8:30, lasciamo questa graziosa località che ricorda molto, ma in proporzioni ridotte, le nostre vicine GABICCE e CATTOLICA. Dopo una decina di km, oltre KARDAMILI la strada sale oltre i 400m su una strada dal buon asfalto e dagli ampi tornanti che rendono abbastanza agevole la salita. La bici della Lori riprende a far rumore ed improvvisiamo un nuovo intervento con una fascetta di plastica, non è certo la soluzione, ma contiamo di trovarla a KALAMATA. Sulla salita ci telefonano dal laboratorio per un problema gestionale che risolviamo dando le relative istruzioni, il resto va tutto bene e ci sentiamo rassicurati. A noi va un po’ meno bene perché alla fine della discesa, ad una quindicina di km da KALAMATA il rumore alla ruota aumenta e ci crea molta apprensione. Non è certo d’aiuto il fondo stradale che alle porte della città, complice anche dei lavori di scavo, è un vero disastro ed occorre sgranare bene gli occhi per schivare buche di ogni diametro e profondità. Appena entrati in città troviamo un fornito venditore di moto e bici e non esitiamo a chiederne l’intervento. La riparazione avviene in modo abbastanza “volante” e inusuale su un pianerottolo, mediante sostituzione delle sfere del cuscinetto. Nel frattempo che assistiamo al lavoro ipotizziamo una spesa di qualche decina di euro, che considerata l’ora (le 13:00), mezz’ora di lavoro e la circostanza potrebbe essere una cifra equa. Riferiamo al meccanico del giro che stiamo facendo e che alla meta di PATRA ancora c’è tanta strada e la vorremmo fare tranquillamente. Al termine del lavoro, chiedendo quanto fosse la spesa. Forse perché preparati, capiamo 40 ma, pagando con 50€ ce ne vediamo sorprendentemente dare di resto 46: non erano 40 ma 4. Restiamo stupiti. Il giovane ci rassicura di aver fatto un buon lavoro e che non avremo problemi fino a PATRA (e così sarà!). Usciamo da KALAMATA in una discreta confusione di traffico con strade che, puntualmente agli incroci, non abbondano di indicazioni e all’incrocio con la strada per MESSINI finiamo per andare poco oltre, poi, chiedendo ad un benzinaio ci dice che la strada è lì dietro, al semaforo. Sembra che qua le strade siano fatte solo per quelli del luogo che sanno benissimo dove andare anche senza cartelli indicatori! Fino a MESSINI la strada è un lungo ed ampio rettilineo abbastanza trafficato, oltre la città, è tutto un po’ più tranquillo. Ai lati della strada ci sono molti venditori di frutta,  patate ed altri ortaggi; da uno di questi prendiamo un chilo abbondante di albicocche a 2€. Alle 15:15 dopo 68km siamo al bivio per PILOS verso est, o per KORONI, a sud. Per noi è questo un punto importante perché permette di tagliare il percorso previsto e di accorciarlo di una giornata e una ottantina di chilometri sul totale. Pausa di riflessione: siamo in ritardo sul programma di solo mezza giornata, stiamo bene, il tempo dà sufficienti garanzie e il sole è ancora alto. Conclusione: andiamo a KORONI. E ne vale la pena. La strada si mantiene vicino alla costa a bassa quota, la vegetazione è più rigogliosa, agli immancabili ulivi si affiancano rari vigneti e qualche albero da frutta. Sulla sinistra, verso il mare blu intenso solcato da alcune barche a vela, si scorgono tante belle villette in pietra o bianche o dai colori pastello con le diffuse bouganville ad aggiungere altro colore. A  PETALIDI ci rifocilliamo su una panchina all’ombra sull’ampio piazzale-banchina, davanti a noi ci sono diversi camper in sosta ed affiora il pensiero di tornare da queste parti con il nostro. Alle  18:15 siamo al porto di KORONI e il contachilometri della bici di Leo segna curiosamente 99,9. Troviamo subito un soddisfacente albergo sulla strada che costeggia il porto dove una anziana signora comprende e parla discretamente bene l’italiano. Sulla banchina ci sono i tavoli degli hotel-ristoranti situati di fronte. In una zona della banchina, all’ombra, degli anziani sono raggruppati attorno a dei tavoli, bevono e discutono a voce alta. Il paese è molto vecchio ma tenuto abbastanza bene, le attività turistiche e quotidiane sono concentrate al porto e sulla strada parallela, oltre a quello, poco altro. Ceniamo in un “Italian Restaurant” che di italiano non ha nemmeno le scritte sul menù (solo greco, inglese e tedesco). Ci conforta la presenza delle foto dei piatti offerti e così riusciamo ad individuare cosa prendere: due abbondanti e ottimi risotti che, unitamente alle solite insalate, acqua, vino e simil-caffè, fanno 34€. Il paese non offre molto ed il consueto giretto digestivo è abbastanza breve e una volta raggiunto il letto non abbiamo bisogno del sonnifero per addormentarci.
 
7 Giugno 2007
Solita partenza alle 8:00, saliamo alla parte alta del paese costeggiando le mura della fortezza per poi scendere dal lato opposto, verso la spiaggia. La salita successiva è lunga e impegnativa, si arriva a quota 400m su una strada trafficata prevalentemente da… capre. Mentre un gregge attraversa la strada bloccandola completamente notiamo dal lato opposto un camper che si ferma, ci avviciniamo e, vista la targa (FI), facciamo conoscenza con la coppia di toscani. Loro stanno andando nel verso opposto al nostro per cui ci scambiamo le reciproche impressioni sui posti visitati e che andremo a visitare, ci salutiamo con l’augurio di un buon proseguimento. Poco oltre scolliniamo e affrontiamo la bella discesa verso FINIKOUNDAS su un buon asfalto ma con discreto vento contrario che, finché è in discesa poco male, ma appena la strada risale diventa molto fastidioso e poco redditizio. Alle 10:20 dopo 22km, sulla strada che passa fuori FINIKOUNDAS ci fermiamo in un mini-market per acquistare l’occorrente per la colazione e per il proseguimento. A mezzogiorno passiamo all’altezza di METHONI del quale si vede bene l’antica fortificazione che si estende in mare. Passiamo a fianco di un campo sportivo la cui erba si limita ai pochi centimetri lungo il muro di sostegno della recinzione. Un’ora più tardi facciamo una sosta nella grande piazza di PILOS dove, lungo la strada che la circonda, sembra essere concentrata tutta la vitalità del paese. Proseguiamo verso quella baia che non vorremmo perderci tanto è bella, almeno a giudicare dalle foto trovate su Internet: VOIDOKILIA. All’altezza di GIALOVA svoltiamo a sinistra e percorriamo il lungo tratto di asfalto prima e sterrato poi che conduce all’oasi faunistica oltre la quale c’è la baia. Arrivarci da qui è possibile quasi solo a piedi, perché per circa un chilometro c’è solo un sentiero alla base del costone su cui si erge la fortezza. Lo stretto percorso è fra acqua, rocce e solidi arbusti. All’inizio del passaggio incrociamo una coppia di tedeschi ai quali chiediamo se potremo riuscire ad arrivare alla baia e, guardando le bici e dondolando la testa ci fanno capire che sarà difficile. Proseguiamo ugualmente ed infatti in alcuni punti, causa degli speroni di roccia, le bici dobbiamo sollevarle. Niente in confronto a quanto ci tocca fare una volta arrivati sulle dune che circondano la baia; su queste dune ed anche oltre, in riva al mare, le ruote sprofondano sulla finissima sabbia. Per completare il giro della baia partendo dall’inizio del sentiero sottomonte ci impieghiamo quasi un’ora e una volta giunti ormai sfiniti dall’altro capo, dopo aver strappato diversi sorrisi ironico-perplessi e chissà quali pensieri ai bagnanti che abbiamo incrociato, ci fermiamo a mangiare e riposare per circa un’ora. Riprendiamo la marcia sulla più agevole strada che giunge alla baia da questo lato dove, nello spiazzo-parcheggio vediamo più camper che auto e l’immancabile gregge di capre sulla strada. Fra alcuni lievi su e giù restiamo sulla strada che si snoda poco lontano dalla costa mentre la statale sale verso GARGALIANI. Praticamente inizia qui la strada pianeggiante che percorre tutto il lato occidentale del Peloponneso ed è in questo posto che iniziano a vedersi i primi dei numerosissimi campi di cocomeri che attraverseremo per oltre 100 km. Incrociamo un grosso pick-up con tre persone in cabina ed otto sul cassone, si tratta sicuramente di manovalanza trasportata sui campi di cocomeri. Sulla strada che attraversa MARATHOPOLI non possiamo rinunciare a fare una foto ad un’anziana signora seduta davanti ad un murales con disegnati dei delfini sul mare. Approfittiamo anche per prendere un gelato e una bibita. Giunti a FILIATRA, che è a circa un chilometro dal mare, ci sentiamo abbastanza stanchi, la Lori ha dei problemi con le gambe un po’ “arrostite” e considerata l’ora decidiamo di terminare qui la tappa. Ci mettiamo a cercare l’Hotel LIMENARI che avevamo nella lista, ci dicono che è in spiaggia e lo troviamo facilmente perché è in fondo all’unica strada che dal centro porta al mare. E’ un moderno Hotel dallo stesso nome della frazione in cui è situato, assieme ad un ristorante, una decina di belle villette sul mare, diverse serre con ortaggi, gli immancabili ulivi e tanti campi di cocomeri. Ci chiedono 50€ colazione compresa e li vale ampiamente con camera vista mare e piscina, due ampi letti, un bel bagno, TV, climatizzazione e terrazzo prendisole dove, in breve tempo, ci si asciugano gli indumenti che abbiamo lavato e anche le nostre teste dai corti capelli. Per la cena non c’è scelta: l’unico ristorante è al di là della strada. Mangiamo del pesce, siamo quasi soli, e tutto intorno regna il silenzio, eccetto la appena percepibile musica di sottofondo del locale. Alla fine della cena la ragazza che ci ha servito ci dice che ha lavorato in una pizzeria in Italia ma non siamo riusciti a capire in quale località della costa adriatica. Extra conto ci porta due fette di cocomero (dove se non qui´) e due digestivi: molto gentile. Anche per il dopo cena non ci sono molte alternative. Dal terrazzo della camera ci gustiamo il tramonto sul mare e il silenzio appena scalfito dall’acqua del mare sulla battigia. Molto rilassante. Analizziamo il “tappone” di domani che comprende la visita di OLYMPIA. Le previsioni meteo viste in TV non sono delle migliori ma siamo abbastanza tranquilli, anche in questi ultimi giorni era previsto del cielo nuvoloso ma in realtà non ha piovuto.
 
8 Giugno 2007
Alle 5:30 ci svegliamo. Un po’ perchè ci siamo addormentati prima del solito e un po’ perché siamo molto simpatici ad alcune zanzare. Restiamo a letto fino alle sette poi prepariamo tutto ed andiamo a fare una abbondante colazione. Alle 8:30, caricato tutto sulle bici partiamo, maciniamo molti chilometri su una buona strada che si mantiene ad alcune decine di metri dal mare e, a parte KIPARISSIA, attraversa piccoli paesi molto distanti fra di loro. La statale è percorsa da parecchi autotreni adibiti al trasporto dei cocomeri che spesso sono fermi a bordo strada in fase di carico. Anche molti pick-up viaggiano stracarichi di angurie che abbastanza frequentemente, in prossimità delle curve, volano fuori dal cassoncino e finiscono a pezzi a bordo strada. Ne vedremo tante di angurie spaccate a marcire al sole. Dopo ZAHARO la strada, attraversando una pineta, costeggia a sinistra la ferrovia oltre la quale, ad un centinaio di metri, c’è il mare e a destra c’è il lago di KAIAFAS. Sul ciglio di questa strada notiamo un cartello che segnala di fare attenzione alle tartarughe: su queste spiagge infatti nidificano le “Carretta-Carretta”. Poco dopo la strada sale verso l’interno e, al bivio che segnala OLYMPIA, proseguiamo per KALIKOMO dove, alle 13:30 e 61 km alle spalle, provvediamo alle quotidiane provviste, poi ci avviamo su una scorciatoia suggerita dalla cartina ma purtroppo finiamo per qualche chilometro su una strada secondaria, sterrata e polverosa. Dopo il fuori programma, a MAKRISSIA ritroviamo la “retta via” e scendiamo in direzione di OLYMPIA che raggiungiamo alle 15:00. Prima di visitare il celebre sito millenario ci rifocilliamo e cambiamo magliette. La Lori sedendosi su una panchina dice sospirando:“finalmente seduti”. Già, come se non lo fossimo stati per più di sei ore! Entriamo nel sito archeologico e lentamente percorriamo il tragitto che viene suggerito dalla segnaletica, soffermandoci a leggere le descrizioni poste su dei pannelli vicino ai resti di ogni edificio e scattiamo delle foto. All’altare della dea Era, dove in occasione delle olimpiadi viene accesa la fiaccola olimpica, telefoniamo a Simone per renderlo partecipe di trovarci in questo posto, che il tempo ha indubbiamente stravolto ma ne ha sicuramente lasciato ben conservato il fascino e la suggestione che si prova pensando per un attimo a quello che allora rappresentava e la vita che vi si svolgeva. Nella visita impieghiamo circa un’ora e poi riprendiamo la marcia in direzione di PIRGOS, la strada è buona, larga e quasi pianeggiante ma fare una quindicina di chilometri con il vento contrario è deprimente. A PIRGOS, causa la solita mancanza di indicazioni, stentiamo ad orientarci ed allora chiediamo informazioni ad un ragazzo che comprende e parla bene l’italiano quale sia la direzione da prendere per KATAKOLO; ce la indica e poi, un po’ perplesso, guardando le bici aggiunge: “sono dodici chilometri!”. Gli rispondiamo sorridendo che oggi ne abbiamo già fatti 100 e qualcuno in più non ci spaventa, almeno non quanto sembra essere spaventato lui! Ci saluta e poi si rivolge in greco ad alcuni amici accanto, immaginiamo quale potrebbe essere il commento su di noi. La ampia e bella strada che ci conduce al paese la percorriamo velocemente anche grazie al fatto che il vento non c’è più, l’Hotel presente nella lista lo troviamo sulla strada ma proseguiamo oltre fino al porto, se non troviamo un altro alloggio torneremo indietro. Mentre ci guardiamo intorno per vedere se ci sono altri alberghi, un giovane signore in bicicletta, fermo sul bordo della strada, ci chiede se abbiamo bisogno di una camera. Non occorre certo molto intuito per capirlo. Gli diciamo di si, chiedendogli dove fosse e quanto costi, ci risponde che è lì vicino e costa 25€. Alle 19:00 e dopo 113 km ci sta bene qualsiasi cosa ed accettiamo la proposta senza indugio, anche perché nel frattempo ci accorgiamo con disappunto che la bici della Lori ha la ruota posteriore a terra, un motivo in più per concludere qui la giornata. Un’altra sorpresa è però dietro l’angolo: l’edificio in cui è la camera a cui ci conduce il giovane si raggiunge salendo ben 77 scalini fra casette e orti, percorso che facciamo per tre volte per far salire le borse e le bici. I “destrieri” però dopo il 40° scalino restano all’interno del cancello che delimita la proprietà. Niente male, dopo i chilometri fatti oggi, avevamo proprio bisogno di sgranchirci le gambe! Arriviamo ad un bianco edificio lungo una ventina di metri ed alto circa tre in cui sono ricavate, oltre all’alloggio dei proprietari (il signore che ci ha visto e i suoi genitori), quattro camere in fila, con ognuna la porta ed una finestrina del classico colore azzurro greco, molto caratteristico! Dal piccolo piazzale davanti alle camere si domina il paese ed il suo porto, niente male! A fianco abbiamo due signore francesi con cui ci intratteniamo in una breve conversazione, ci attende la doccia e la riparazione della foratura. Ci facciamo dare dai gestori una bottiglia di acqua ed una bibita, eravamo rimasti a secco ed abbiamo parecchia sete, complici anche gli scalini fatti più volte. Sistemati noi, le bici e le nostre cose, fatto anche il piccolo bucato quotidiano, scendiamo per la cena e ci fermiamo in uno dei tanti ristoranti che, come visto in altri posti ha i tavoli sulla darsena. I locali sono tutti aperti ma i clienti sono pochi, d'altronde siamo ai primi di Giugno ed i turisti non sono tanti. Da un ristorante a fianco esce musica italiana, è Ramazzotti con le sue belle canzoni. Ci accoglie un cameriere che parla molto bene l’italiano e, finalmente, riusciamo a capirci bene su cosa mangiare. Pesce con contorni vari, insalata greca, una coppa del celebre yogurt con il miele e un caffè. Sfortunatamente il caffè lo chiediamo ad un altro cameriere che non parla italiano e, pur precisando che il Nescafè lo vogliamo caldo, capisce il contrario e ci porta l’ice-caffè (quindi con ghiaccio). E’ la seconda volta che ci capita. Il conto riteniamo sia conseguenza del fatto che il porto del paese è quello dove attraccano le navi da crociera in cui è prevista la visita di OLYMPIA. Poco male, i 43€ faranno la media con i 15 spesi a GITHIO. Più tardi facciamo un breve giro lungo la via in cui sono concentrati tutti i locali turistici e quella parallela da cui parte la scalinata che ci riconduce alla “camera alta”. Una volta arrivati sulla porta della camera, finalmente ansiosi di stenderci sul letto per il più che meritato riposo di una giornata abbastanza “piena”, ci accorgiamo di aver dimenticato la cartina stradale al ristorante per cui Leo si rifà un bel “giù e su” per i 77, più che mai interminabili, scalini. Speriamo che almeno facilitino la digestione! I chilometri e gli scalini fatti oggi suggeriscono di metterci prima possibile in orizzontale ed il sonno non tarda molto ad arrivare.
 
9 Giugno 2007
Alle 6:00 ci svegliamo e mezz’ora dopo assistiamo all’alba sul sottostante paese e sul porto. Alla solita ora (le 8:00) siamo pronti a discendere per l’ultima volta i 77 scalini. Al momento di pagare i 27,50 € ci sentiamo di lasciarne 30 e dobbiamo insistere per far capire che siamo contenti così. Mentre scendiamo i primi scalini il signore che ci aveva accolto il giorno prima ci chiama e poi ci viene incontro porgendoci una bottiglia da un litro e mezzo di vino rosso. Ringraziamo del cortese gesto. Il chilo e mezzo in più ce lo porteremo a spasso a lungo anche se in lento e progressivo alleggerimento. La prima ora se ne va fra le numerose viuzze che portano verso il mare ma non lo costeggiano in modo continuo; in uno di questi tratti, nei pressi  della spiaggia, ci fermiamo a fare colazione in un bar. Lasciamo il posto e con qualche difficoltà di percorso raggiungiamo la strada statale sulla quale proseguiamo fino a GASTOUNI per poi deviare a sinistra per VARTHOLOMIO, dove compriamo un nuovo kit per riparare le forature nell’officina di un venditore-riparatore di tutto ciò che abbia un pedale o un motore, tutto ammassato con grande confusione. E’ bene premunirsi per eventuali e sempre possibili forature, se siamo ben forniti ci sentiamo un po’ più tranquilli. Da qui prendiamo la strada per KILINI, anche questa come tutta la tappa odierna è pressoché pianeggiante. In lontananza, sulla sinistra si vede bene il KASTRO HLEMOUTSI che domina il promontorio rivolto verso l’isola di ZAKINTHOS. I campi hanno un po’ cambiato tipo di coltivazione, gli ulivi (sempre presenti) e i cocomeri hanno lasciato un po’ di posto a mais, patate, qualche vigneto, del grano e qualche albero da frutta. Le pecore hanno sostituito parzialmente le capre. Alla bici di Leo esce la catena nella parte anteriore (ai pedali) e sarà l’ultimo problema tecnico del giro. Gli ultimi 7 km, da NEOHORI a KILINI sono con vento contrario che viene dal mare, non forte ma fastidioso; ci rincuora il fatto che domani percorreremo lo stesso tratto in senso contrario ed è probabile che ci soffi alle spalle. Alle 13:30 arriviamo alla meta, il paese è praticamente raccolto intorno al porto da dove partono diversi traghetti per le non lontane isole di ZAKINTHOS (Zante) e KEFALONIA (Cefalonia). Ci fermiamo su una panchina del piccolo lungomare dalla ampia spiaggia e ci godiamo la fresca brezza marina ora non più fastidiosa, alle nostre spalle c’è l’Hotel che è in lista ma prima di decidere facciamo un giretto per valutare le alternative. Le poche presenti non sembrano offrire molto meglio e così torniamo dove eravamo e optiamo comunque per questo albergo, forse anche per la vista mare che è sempre gradita. Il prezzo della camera (55€) è il più alto trovato finora e ci aspettiamo qualcosa di più di quello che da fuori si percepisce. Non è propriamente così perché la struttura vale appena metà del prezzo pagato a cui possiamo aggiungere qualcosa per un’ampia terrazza prendisole che sfruttiamo per qualche ora. La brezza è diventata un discreto venticello e a spiaggia pensiamo possa essere alquanto fastidioso per cui scegliamo la soluzione più comoda per abbronzarsi e far asciugare il piccolo bucato di cui avevamo bisogno. Verso le 19:00 usciamo per una passeggiata sul porto e raggiungiamo il molo più lontano dove troviamo una chiesetta molto piccola ma molto carina e ben tenuta. Torniamo sulla strada a ridosso della darsena e ci accomodiamo in uno dei ristoranti presenti. Ordiniamo, fra l’altro, pollo alla griglia con spaghetti; sul momento rimaniamo  un po’ interdetti sul fatto che il pollo abbia degli spaghetti come contorno, pensiamo che “spaghetti” possa essere un termine dato a qualcos’altro, appunto di contorno. In realtà il grande pezzo di pollo ben cotto alla griglia copre dei sottostanti spaghetti cotti il giusto e conditi con poco olio, decisamente buoni! A fine cena azzardiamo chiedere una fetta di cocomero, siamo ancora nella zona dove non mancano di certo. La ragazza torna dicendo che non ce n’é più e ci restiamo di stucco. Pensiamo che anche se l’avessero finito non sarebbe certo difficoltoso procurarsene uno, a pochi passi, di fronte al ristorante, c’è un venditore di frutta, cocomeri compresi! La serata la concludiamo con una passeggiata fino in fondo al lungomare gustandoci un gelato e ripensando al cocomero, sembra proprio che qui non ci sia uno spiccato spirito imprenditoriale!
 
10 Giugno 2007
Alle 6:30 ci svegliamo assieme al sole che sorge sul porto e, come al solito, alle 8:00 ci avviamo. Del vento del giorno prima e di tutto il pomeriggio, sul quale contavamo per una spinta, non c’è traccia, anzi, seppur lieve ce l’abbiamo in faccia; la fortuna è spesso impegnata con qualcun altro! Dopo una dozzina di chilometri raggiungiamo la statale che, pur essendo domenica, è abbastanza trafficata anche di autotreni, forse i cocomeri la fanno da padrone. Lungo la ampia strada che corre ai margini di pochi paesi sono molto diffusi dei chioschi-capanni di venditori di frutta, ortaggi e zucche. Le zucche ci sono di tutte le misure e molte di esse sono quelle ornamentali dalle forme più strane e dai colori più svariati. All’ombra di alcune grandi piante troviamo la polizia con le pistole-laser misuratrici di velocità, qualcuno viene “beccato” ma sono tanti ad andare molto più piano di quanto abbiamo visto per giorni su queste strade, forse sono al corrente dei controlli. Dopo oltre 50km, verso mezzogiorno, deviamo verso KATO AHAIA per vedere se può essere il posto giusto dove terminare la tappa. Il paese dista un km circa dal mare verso cui ci dirigiamo dopo aver mangiato un gelato ed esserci dissetati con una fresca bibita nella piazza principale molto affollata e chiassosa. La marina è costituita da una trentina di case disposte in modo disordinato attorno ad un ancor più caotico porticciolo per cui decidiamo di proseguire oltre; abbiamo molto tempo a disposizione per trovare un luogo soddisfacente, quindi continuiamo lungo la strada che quasi costeggia il mare. Per un lungo tratto, fra la strada ed il mare, in diverse zone adiacenti ma distinte, ci sono moltissime auto all’ombra di parcheggi coperti da stuoie o alberi, la spiaggia e i ristoranti che si intravedono devono essere ben affollati! Dopo qualche chilometro, sulla strada vediamo per diverse volte una vistosa insegna di un Hotel ed in prossimità dell’abitato di TSOUKALEIKA l’insegna è completata da una freccia che indica il mare; decidiamo di andare a vedere. A pochi passi da un minuscolo porticciolo troviamo l’Hotel: una nuova costruzione con un bel prato “inglese” e zona relax-abbronzatura su una pavimentazione in legno, sulla facciata quattro vetrate di altrettante camere (due per piano) con ampio balcone, in cima all’edificio una terrazza su cui ci sono sedie e ombrelloni. Sono le 14:00, siamo distanti da PATRA (il nostro capolinea) solo una quindicina di chilometri ed a conclusione del nostro viaggio ci vogliamo concedere un po’ di riposo, ozio e tranquillità, il posto sembra ideale. La camera (una delle quattro vista mare) è provvista di due grandi letti ed un completo angolo cucina, non manca la tv, il climatizzatore, alcune poltrone e il bagno, ampio e pulito. Sembra sia tutto nuovo, locali ed arredi; le bici si “accomodano” sull’erbetta in un angolo del giardino. Il prezzo di 50€ non è nemmeno paragonabile a quanto speso il giorno prima, se facciamo un confronto questo ne vale il doppio. Trascorriamo il pomeriggio fra un “ammollo” in mare (poco oltre il cancello) e la terrazza ad asciugarci e rifinire la tintarella. Mentre siamo sulla terrazza arriva la signora che gestisce l’Hotel a pulire i tavoli e ci intratteniamo in una breve conversazione in un inglese un po’ stentato ma comprendibile. Ci dice che L’Hotel è aperto da soli tre mesi. Non poteva essere diversamente. Noi, con l’aiuto della cartina, le diciamo che abbiamo fatto il giro del PELOPONNESO con le bici. Un pò perplessa e un pò incredula ci domanda: ”only bike´” (solo bici´) e noi un po’ orgogliosi:”Yes, only bike!”.  “Wonderful”, replica, e se ne va sorridendo. Verso le 19:00 cerchiamo un ristorante ma nel piccolo paese ci viene detto che non ce ne sono, occorre fare un paio di chilometri in direzione di PATRA. Ripieghiamo per una cena alternativa ed andiamo al vicino market con attigua pasticceria, raccattiamo sù diverse cose, e assieme ad un melone che comprammo per strada in mattinata, riusciamo ad allestire una cena molto gustosa che consumiamo sul tavolo nel terrazzo della camera. Al termine vediamo in tv l’ultima parte della corsa di Formula 1 che si corre in CANADA, poi saliamo in alto sulla terrazza ed assistiamo ad un bel tramonto sul mare. Sta per tramontare anche la nostra bellissima vacanza greca perché quel mare domani sarà solcato dalla nave che ci porterà a casa. Il libretto su cui prendiamo appunti fin dalla partenza è ricco di note che ci aiuteranno a ricordare dei particolari degni di essere inseriti nel “diario di viaggio” che redigeremo. E’ l’occasione per tirare qualche somma e ripercorrere mentalmente il giro compiuto. Dieci giorni prima eravamo poco più in là di dove siamo ora ed iniziavamo a percorrere questo lungo viaggio con gli inevitabili dubbi sulla sua buona riuscita e i mille pensieri su cosa avremmo trovato ed affrontato. Ora che siamo giunti al termine senza troppe difficoltà ci sembra che sia stato tutto facile, ma non è stato sempre vero. Il pensiero ormai va ai prossimi giorni che ci vedranno reinseriti negli ingranaggi del meccanismo di cui facciamo parte. Speriamo che i bei ricordi di queste belle giornate possano a lungo prevalere sui quotidiani problemi che dovremo affrontare.
 
11 Giugno 2007
La tappa di oggi si può considerare un breve trasferimento al porto di imbarco. La sveglia delle 7:00 ci consente di stare svegli per almeno un’ora ad ascoltare gli uccelli, le sempre presenti tortore ed alcuni galli che, non convinti che siamo svegli, insistono a lungo. Fra l’Hotel e la sassosa spiaggia si sente anche un piccolo altoparlante fissato sull’immancabile pick-up che probabilmente reclamizza il pesce in vendita. Ce la prendiamo molto comoda e quando abbiamo preparato tutto per la partenza andiamo a fare colazione alla reception-bar nell’edificio attiguo. La signora ci accoglie con un sorridente “kalimera” che ricambiamo, oltre che in greco, anche in inglese e italiano, oggi siamo in vena di grandezze! Solo la Lori vorrebbe mangiare qualcosa, Leo anche a casa è abituato a non mangiare al mattino, fa colazione solo in occasione delle vacanze e alcune volte alla domenica, complice il maggior tempo disponibile. Chiediamo comunque un cappuccino, un toast e succo d’arancio, arrivano il cappuccino, due toast, due succhi d’arancio, due pezzi di dolce e i due immancabili bicchieri d’acqua. Non ci sforziamo più di tanto per finire tutto e, quando andiamo per pagare camera e colazione, la signora ci dice che la colazione la offre lei. Caspita! Ottimo strumento per farsi quella pubblicità che per un nuovo esercizio è sempre utile. Prima di andarcene la signora ci invita anche a scrivere un nostro pensiero sul “libro degli ospiti” che, nemmeno a dirlo, ha solo una pagina già compilata. Dopo i sentiti ringraziamenti e i cordiali saluti lasciamo il luogo e ci dirigiamo verso PATRA. Dopo una mezz’ora e una decina di chilometri siamo alla sua periferia e nella piena “vivacità” del traffico. Ci fermiamo ad un Super-Despar nel quale facciamo rifornimento per il pranzo e prendiamo alcune cose per il viaggio, sulla nave non c’è molta frutta da scegliere e solo in orario di apertura del self-service. Sostiamo brevemente alla bella basilica di Agios Andreas e poi girovaghiamo per la città che presenta alcune belle piazze contornate da vie altamente “operose”, alcune pedonabili e altre densamente trafficate. Ci portiamo sulla via che costeggia il porto e in un fornitissimo, ma poco economico, negozio di souvenir acquistiamo qualche ricordino per amici e parenti. Ovviamente abbiamo evidenti limiti di carico per cui ci limitiamo a poche cose per poche persone, le altre ci capiranno e scuseranno. Proseguiamo oltre fino la fine del porto commerciale dove inizia quello turistico. La zona è decisamente più tranquilla, in acqua ci sono imbarcazioni di diverso tipo e non mancano alcuni yacht. In una zona verde e ombreggiata facciamo uno spuntino e restiamo ad attendere che giunga la nave, da lì la vedremo entrare in porto. Avrebbe dovuto arrivare alle 13:30 ma all’ora prevista non si vede. Una mezz’ora dopo decidiamo comunque di spostarci al molo 7 dove attaccherà; la cosa avviene un’ora dopo il previsto. Assistiamo allo sbarco di numerosi autotreni in una gran confusione sulla banchina: fra i camion che escono all’avanti e quelli in retromarcia, una lunga fila di mezzi in sosta su cui sono appoggiati enormi motoscafi da competizioni off-shore ed il traffico di mezzi provenienti da altre navi è un vero putiferio di veicoli che a stento poliziotti e addetti della nave riescono a convogliare. Non capiamo come in un porto importante come questo non ci possa essere una miglior organizzazione. Alle 15:30 iniziano le operazioni inverse e siamo i primi a salire, sistemiamo le bici nello stesso posto dell’andata e con le varie borse raggiungiamo la parte aperta (a poppa) del ponte passeggeri. Alle 17:10, poco dopo l’orario previsto la nave lascia gli ormeggi, ha dovuto aspettare quella decina di minuti per consentire l’arrivo di un ultimo autotreno e sulla banchina è stata un’attesa piuttosto “agitata” da parte del personale della nave e un paio di civili con radiotrasmittenti e telefonini molto “operosi”. Poco dopo aver lasciato il porto, dalla poppa della nave vediamo molto bene il ponte di RIO e non manchiamo di scattare qualche foto. Il pomeriggio un po’ noioso e un po’ malinconico si conclude al self-service con la cena che, come spesso ci è accaduto, risulta decisamente abbondante. Più tardi spostiamo i bagagli all’interno, su poltroncine lungo il corridoio che costeggia il fianco della nave nei pressi del bar e il ristorante. Sarà qui che passeremo la notte riuscendo a dormire qualche ora alternata a qualche altra passata sulle sdraio a bordo della piscina, non sempre dormendo. La mattinata trascorre lenta fra traslochi al sole o all’ombra, sulle sedie o sulle sdraio, la lettura dei giornali presi a PATRA e messaggi telefonici inviati agli amici che rivedremo i prossimi giorni. Dopo le 13:00, in vista del Monte Conero chiamiamo Simone per confermargli l’orario di arrivo (compreso dell’ormai consueto ritardo) e il luogo dove vederci. Prima di scendere ci ritroviamo vicino a tutti i passeggeri in attesa dell’apertura delle porte di accesso ai garage e notiamo che saremo all’incirca una cinquantina, probabilmente è più numeroso l’equipaggio dei passeggeri. Una volta sbarcati, sulla strada delineata sulla banchina mediante blocchi di plastica o di cemento accade quello che non è successo in 900km. La Lori, stando più attenta al traffico che ci supera, che alla sede stradale finisce con la ruota anteriore nella fessura delle rotaie ferroviarie che attraversano la strada e cade a terra davanti all’auto che la segue, la quale, fortunatamente, riesce ad evitarla. Lei però, non riesce ad evitare di finire con la testa su uno dei blocchi in cemento che delimitano la sede stradale. Meno male che l’impatto è attutito dal fatto che riesce ad appoggiare una mano a terra per cui si può dire che è andata bene così. Poteva veramente finire male! Leo, che era più avanti, capisce che è successo qualcosa sia perché non la vede arrivare, sia perché viene richiamato da chi è nelle vetture che lo superano e, tornato indietro, trova la Lori che sta raccogliendo una delle borse che nell’impatto si è staccata dalla bici. Constatato che i danni sono limitati a lievi escoriazioni e a dello sporco sui pantaloni, ci rimettiamo in condizione di fare quel poco di strada che manca ancora. Con nostro figlio ci incontriamo dove avevamo stabilito, quando arriva ci trova pronti a caricare le bici a cui abbiamo già tolto le ruote anteriori, un parafango e le varie borse. Si torna a casa.
Finisce qui la nostra bellissima vacanza-avventura in terra greca.

Conclusioni:
Lo scopo del nostro viaggio era in parte provare a noi stessi di riuscire a portarlo a termine senza troppe difficoltà in parte quello di tentare di conoscere questa zona della GRECIA, il territorio, la gente, le loro usanze, il cibo, il loro modo di vivere ed il rapporto con i turisti stranieri, per quanto noi fossimo dei turisti un po’ particolari. Crediamo di essere riusciti a conoscere questa GRECIA e questi greci. Precisiamo “questa GRECIA” perché probabilmente quella delle isole dell’Egeo ha un aspetto diverso, essendo prevalentemente territorio turistico e forse anche quella continentale, confinante a nord con i paesi dell’est EUROPA e la TURCHIA potrebbe essere diversa; speriamo di poterle conoscere meglio in futuro. Sicuramente quella da noi visitata non l’abbiamo conosciuta in modo approfondito (i mezzi ed il tempo a disposizione non concedevano molto) ma possiamo senz’altro lodare queste genti per l’accoglienza e la cordialità con cui ci hanno accolti nei luoghi frequentati. In alberghi e ristoranti, possiamo dire che lo hanno fatto anche oltre quanto fosse doveroso nel loro ruolo, e questo si notava in particolari e sfumature del comportamento. Abbiamo anche percepito una idea di vita diversa da quella a cui noi siamo abituati. Alla nostra frenesia, stress, egoismo, cura dei particolari, invidia, arrivismo, si contrappone la calma e l’essenzialità. Ci è sembrato di capire che qui l’importante è vivere con dignità, tutto il resto è superfluo e non merita troppa attenzione e cura. Probabilmente questo è più accentuato al sud del Peloponneso dove ci sono piccoli paesi che sembrano quasi sonnolenti perché al nord, fra PATRA e KORINTHOS, sembra esserci più vigore, più vitalità. Qui però sono evidenti alcuni dei “mille contrasti” del sottotitolo. Ai bordi delle strade ci sono tantissime bottiglie in plastica, vetro, barattoli e carte varie che stridono fortemente con il verde degli ulivi e l’azzurro del mare e del cielo. Contrasti forti sono presenti in tutta la penisola. Alle bellezze naturali si accoppia la trascuratezza di molte strade; nuove costruzioni incomplete abitate da… capre; villette in pietra, strette e alte, abbastanza modeste, costruite in magnifici posti panoramici o a due passi dal mare; alcuni alberghi dal prezzo sproporzionato rispetto alla qualità offerta; auto nuove, curatissime, ed altre vecchissime, senza fanali e con targa illeggibile; la elevata velocità tenuta dai veicoli sulle strade statali e la mancanza di qualsiasi traccia di incidente. Tanti altri particolari sono in evidente contraddizione con l’ambiente, con le persone e con la storia, che spesso ci hanno lasciato perplessi.
Il viaggio è risultato essere una bellissima esperienza, ricca di particolari sensazioni che probabilmente si possono avere solo viaggiando in bici. Sensazioni diverse da quelle che si possono avere viaggiando con la moto o l’auto con le quali, ad esempio, si può molto più facilmente cambiare percorso, o tornare indietro a rivedere qualcosa.  In bici è più difficile che sfuggano i particolari: case, vegetazione, fauna, panorami. La strada e i suoi dintorni si possono osservare metro dopo metro, e nelle impegnative salite centimetro dopo centimetro, compresi molti dettagli che si vedono una volta sola. Il tornare indietro, salvo casi di vitale necessità, non è previsto e psicologicamente rifiutato. Forse il bello sta anche in questo.
Per tutto il tempo passato pedalando la mente era occupata solo da quello che stavamo facendo, lasciando molto lontani i problemi che a casa e al lavoro, piccoli che fossero, ci impegnavano quotidianamente. I pensieri erano più che altro rivolti a sperare che oltre quella curva la salita terminasse o che ci fosse una bella ombra in cui fare una piccola sosta. Altra preoccupazione, se così si può definire, era spesso che la discesa non fosse troppo ripida; per quanto piacevole, sicuramente sarebbe stata seguita da una meno piacevole salita.
L’augurio che facciamo a chi ne ha la possibilità di fare un viaggio simile è quello di provarci, difficilmente ne rimarrà deluso. A noi stessi auguriamo di poter fare presto un altro viaggio alla scoperta di un’altra terra amica.

Curiosità, particolarità e consuetudini:

  • Il parco auto è mediamente vecchio. Abbiamo anche visto circolare modelli di auto di circa trenta anni, da noi scomparse da tempo;
  • Sono molto diffusi i pick-up che vengono adoperati per le più svariate attività e sono quasi assenti i furgoni chiusi o a cassone aperto;
  • Le auto nuove dei giovani sono spesso elaborate come era di moda tanti  anni fa;
  • E’ scarso o nullo l’uso del casco sui motorini. Forse non è obbligatorio;
  • Gli scooter sono quasi inesistenti. Invece ci sono molti motorini di vecchio stile ormai non più in vendita da noi;
  • Molto diffuso l’uso di autobus soprattutto nella parte settentrionale dove i paesi sono più numerosi;
  • Saluto con il clacson dell’auto anche nei centri abitati. Ci è capitato di vederlo fare anche dalla polizia;
  • Pazzesca velocità tenuta dai veicoli su strade statali o anche secondarie fuori dai centri abitati;
  • Le tortore ci sono ovunque. Saranno meno numerose degli ulivi ma non mancano in nessun paese;
  • Sono diffusissimi i pannelli solari con annesso deposito di acqua;
  • Tubi per il trasporto di acqua potabile e per irrigazione che giacciono a bordo strada. A parte nei centri abitati, non sono interrati se non in corrispondenza di un passo carraio;
  • Sulle strade, molti solchi per il passaggio di tubi dell’acqua richiusi male. Le fenditure larghe una decina di centimetri e profonde uno o due non sono graditissime ai ciclisti;
  • La carta igienica non deve essere gettata nel water. Ogni bagno è corredato di pattumiera con sacchetto interno. La necessità sembra derivare dal fatto che i tubi di scarico sono di dimensioni ridotte e si possono ostruire facilmente;
  • I programmi TV stranieri sono con audio originale e i sottotitoli in greco. Forse anche per questo molti conoscono l’inglese;
  • I Bar sono aperti e frequentati ogni giorno e ad ogni ora;
  • Onnipresenti i kebab, una specie di spiedo verticale preparato con fette pressate di carne di agnello, manzo oppure pollo;
  • Le costruzioni più belle e curate sono le chiese (ortodosse);
  • Per chiudere cartocci di affettato o formaggio vengono usati degli elastici;
  • Niente cucchiaino con il caffé o il cappuccino che vengono serviti, su richiesta, già zuccherati;
  • Si gioca a Backgammon in molti bar ed anche sulla nave;
  • Viene servita sempre acqua in bicchiere o in una bottiglietta a corredo di ogni pasto;
  • Molto frequenti a bordo strada dei tabernacoli dalle forme più svariate con all’interno foto, fiori e ceri;
  • Mancanza di acqua gassata. Trovarla è una rarità;
  • Quasi tutti i ruscelli e i torrenti sono completamente asciutti;
  • Le biciclette sono pochissimo diffuse;
  • Incontrati solo sette ciclisti con borse sulle bici come noi;
  • Visti diversi serpenti morti sul ciglio delle strade;
  • Pochissime le fontanelle di acqua trovate lungo il percorso;
  • Molta prudenza degli automobilisti nel superarci.

 

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