Halki, Dodecaneso minimale

Exploring the Tranquil Beauty of Halki in the Dodecanese Islands

Per il mio abituale “island hopping” ellenico di giugno sono tornato nel Dodecaneso.

Da quando (è ormai il sesto anno consecutivo) mi sono appassionato alle Isole Greche, ho di volta in volta alternato le Cicladi e - appunto - il Dodecaneso, vale a dire gli arcipelaghi più celebrati: eccomi così a metà giugno 2013 di nuovo nel secondo, dopo le esperienze del 2009 e del 2011 a Rodi, Symi, Kastelòrizo, Leros, Patmos, Lipsi, Kàlymnos e Tèlendos, curioso di esplorare due nuove isole.

La scelta è di nuovo caduta su due isole piccole, la dimensione che prediligo: Halki e Tilos. Anticipate da due giornate e seguite da altrettante a Rodi, per rinnovare il piacere di immergermi nella splendida Città Vecchia e di soggiornare all’Hotel Anastasia di Mihalis e Stefania - ormai passati dalla categoria degli albergatori a quella degli amici - ho dedicato a ciascuna isola sette giorni.

Halki e Tilos, per quanto differenti (ma è proprio il bello delle isole greche) mi sono piaciute entrambe moltissimo. Però, con il senno di poi, sarebbe stato più equilibrato destinare uno o due giorni in meno a Halki a vantaggio di Tilos, come già si può evincere dalle loro superfici, rispettivamente 28 e 63 kmq. A ciò si aggiunga che i servizi dei due battelli che portano alle spiagge più remote di Halki, evitando lunghe camminate su sentieri assolati, spesso lunghi, impervi e non sempre chiari, a inizio estate operano solo in presenza di un numero minimo di partecipanti: in pratica, sui sette giorni del mio soggiorno (dal 20 al 27 giugno) una sola volta uno dei due ha effettuato una crociera grazie alla presenza di un gruppo precostituito in gita giornaliera da Rodi al quale ho potuto aggregarmi.

Ma andiamo per ordine: entrerò nel dettaglio nel paragrafo dedicato agli spostamenti.

 

Come spostarsi

Halki è collegata a Rodi (porto di Kolona) con i catamarani della Dodekanisos Seaways, una traversata che dura poco meno di un’ora. Altra possibilità è data dal porto (sempre a Rodi) di Skala Kamirou, ma bisogna tenere in conto che la località è ubicata a 43 km dal capoluogo, cosicchè la prima soluzione risulta più semplice e veloce.

Fra le imbarcazioni che effettuano il collegamento con Skala Kamirou ci sono la “Stelios Kazantzidis” e la “Nissos Halki”: l’armatore di quest’ultima è il capitano Velis, proprietario anche del piccolo cabinato “Pasiakos Cruises” che effettua crociere all’affascinante isola disabitata di Alimnia, mentre il baffuto capitano Alevandros porta i turisti con la “Stelios Kazantzidis” alle isolate calette settentrionali di Duo Giali e di Areta, ma anche a destinazioni su richiesta oltre che alla navigazione lungo la costa sud di cui riferirò più avanti.

Nella pratica, come accennato, l’effettuazione delle crociere è condizionata da un minimo di partecipanti, minimo raggiunto di rado in bassa stagione.

Un servizio di minibus effettua sei corse giornaliere in partenza dal capoluogo Emborios, una sorta di “circolare” che tocca le spiagge di Chania, Ftenagia e Pondamos: la prima dista un paio di chilometri dal porto, ma le altre due possono anche essere raggiunte con una passeggiata rispettivamente di dieci e quindici minuti.

E’ prevista anche una corsa, nei giorni di lunedì e venerdì, che porta al monastero di Monì Agìou Ioànni, con partenza alle 17,10, arrivo alle 17,40 e ripartenza per il ritorno alle 17,55: e questa, francamente, non la capisco proprio. Cose greche…

Sull’isola non c’è possibilità di noleggiare mezzi a due o quattro ruote: vi circolano solo un paio di taxi e poche auto private, in particolare quelle che curano il trasporto dei turisti fra il porto e le strutture ricettive.

C’è da dire però che, nonostante l’apparente limitatezza dei trasporti, Halki è talmente minuscola da poter essere tranquillamente girata a piedi - eccezion fatta per Monì Agìou Ioànni che dista 8 km all’estremità ovest dell’isola - non solo dagli appassionati di escursionismo come il sottoscritto ma da chiunque abbia voglia di fare delle passeggiate.

 

Dove alloggiare

Le strutture ricettive di Halki, non tantissime, sono in prevalenza il risultato della ristrutturazione - lodevolmente rispettosa dell’originale - delle case in pietra dei capitani di lungo corso, in buona parte abbandonate con la decadenza dell’isola a inizio del XX secolo per il crollo del commercio delle spugne, e oggi in via di recupero per ospitalità.

Ne consegue che alloggiare sull’isola è piuttosto caro (almeno, in relazione agli standard greci). Dopo le consuete ricerche su internet, mi sono orientato sull’offerta di www.halkivillas.com. Uno dei 5 studios di Nikitas Apartments mi è costato 50 euro al giorno + 5 di supplemento AC, cifra assolutamente ben spesa: freschissimo di ristrutturazione con trionfo del legno all’interno, camera molto grande con due letti, bagno spazioso e dotazione di cucina davvero completa (fra gli utensili perfino l’arricciaburro e lo spremiaglio!), terrazzino con sdraio, tavolino e sedie, splendido panorama sulla baia.

L’onnipresente Yorgos, oltre che assicurare il transfer da e per il porto con il suo sgangherato furgoncino che conduce temerariamente fra gli angusti tornanti che portano alla casa (ma a piedi alcune rampe gradinate comunicano in pochi minuti con il molo), lascia il numero di cellulare, soddisfacendo in pochi minuti ad ogni esigenza.

Decisamente raccomandato!

 

In cucina

Tutti i ristoranti/bar/taverne sono affacciati sul porticciolo di Emborios, in pratica un “continuum” ininterrotto su un fronte di non più di duecento metri.

In una settimana li ho testati quasi tutti, trovandoli pressoché equivalenti con leggere variazioni di menu e di prezzi. Posso citare Babis per la simpatia della gestione, Maria per l’atmosfera familiare e la posizione all’ombra del gigantesco platano che caratterizza la platìa, Magefseis per le cotture alla griglia, La Piazza per gli ottimi cocktails.

Apprezzabile anche, prospiciente la spiaggia di Ftenagia, l’omonima taverna.

Tutti indistintamente hanno la connessione wi-fi gratuita.

Fra le specialità dell’isola, oltre i “soliti” piatti della cucina greca, si segnalano l’agnello e i minuscoli gamberetti che, già apprezzati a Symi, si mangiano in un solo boccone e rappresentano una vera ghiottoneria.

 

Che cosa fare

A Halki, isola di forma allungata nel senso ovest-est, esiste in pratica un solo centro abitato: situato in una baia riparata dal vento sulla costa orientale, Emborios ospita una cinquantina di residenti stabili (su un totale di circa 380 abitanti) ed è anche il porto dei traghetti.

Halki visse periodi di benessere - nei quali raggiunse una popolazione di 8000 abitanti - per la presenza di miniere di rame (il suo nome in greco significa appunto rame) e la ricchezza di spugne nei suoi fondali alla pari di Symi e Kàlymnos: due risorse che andarono esaurendosi decretando la progressiva decadenza dell’isola, che però da qualche decennio sta trovando nuova linfa in un turismo non di invasione (per fortuna) ma di estimatori della sua dimensione di autenticità e pacatezza.

Il colpo d’occhio all’arrivo non può non emozionare, richiamando nelle case in pietra con muri, porte e finestre in tinte pastello gli analoghi scenari già ammirati in isole incantevoli come Symi e Kastelòrizo.

Anche se può sembrare una contraddizione, il fascino sottile dell’isola, lontana dai clamori del turismo di massa, ne fa una meta adatta sia ai sedentari sia ai più intraprendenti. I primi troveranno l’agognato relax nella vita di mare (le cui acque dovunque sfoggiano un’infinita gamma di sfumature), nel passeggio lungo il molo, nelle chiacchierate con gli ospitali abitanti, nel sorseggiare un aperitivo o nell’indulgere nei piaceri della gola testando ogni sera una taverna differente; i secondi possono percorrere i numerosi sentieri che immergono in scenari di bellezza selvaggia, anche se - come spesso osservato nelle isole greche - manca la “cultura” delle segnalazioni e della manutenzione, ed è un vero peccato non usufruire al meglio quelle che erano le antiche vie di comunicazione.

Una lodevole eccezione è costituita da Tilos, che ho visitato nella settimana successiva e sarà il tema di un resoconto mirato.

Halki è percorsa da un’unica strada asfaltata che si sviluppa per 8 km in senso ovest-est dal porto al Monì Agìou Ioànni, è prevalentemente rocciosa con quota massima ai 578 metri del Profitis Ilias, povera di acqua dolce e ha un profilo costiero aspro e scosceso: ne consegue che le spiagge propriamente dette, di piccola se non microscopica estensione, si contano sulle dita delle mani.

Parliamo quindi delle spiagge. Le citate Ftenagia, Pondamos e Chania sono di sabbia mista a ghiaia, attrezzate senza esagerare con ombrelloni e lettini; le prime due dotate di taverna, l’ultima di furgone adibito a chiosco di ristoro. Per chi preferisce una dimensione più intima e/o praticare il naturismo, tutte e tre i litorali offrono nel raggio di un centinaio di metri angolini appartati fra gli scogli.

A nord, i piccoli fiordi di Pirgos e Areta custodiscono due suggestive spiaggette sabbiose raggiungibili via mare o tramite lunghe camminate con tratti finali dirupati da percorrere con cautela.

A sud, Giali è raggiungibile su una sterrata di 2,2 km da Paleo Chorio (m.250), ma si tenga in conto che poi si deve anche risalire. A Limnes e Flea si accede solo via mare, con la crociera che vado a descrivere.

Ho già riferito che, in una settimana di permanenza sull’isola, una sola volta un battello turistico ha svolto un servizio: si è trattato della “Stelios Kazantzidis”, sulla quale mi sono aggregato a un gruppo di giovani medici ateniesi in convegno a Rodi e venuti a Halki in gita giornaliera. In poco meno di quattro ore, la crociera tocca tre luoghi significativi della costa meridionale, di cui il primo è la curiosità di un gruppo di stalattiti portate alla luce dal crollo di una grotta causato da un aereo da turismo che vi precipitò negli anni sessanta sfondandone la volta. Si naviga poi fino quasi all’estremità occidentale, dove la barca si àncora all’ingresso della grotta di Mavroui Spilios: si tratta di una cavità “passante”, cosicché ci si tuffa, la si attraversa a nuoto su una lunghezza di una cinquantina di metri fra chiaroscuri di indescrivibile suggestione fino a sbucare sul lato opposto dove nel frattempo si è portato il battello navigando esternamente alla grotta. La terza e più lunga sosta avviene sulla via del ritorno all’altezza della penisoletta di Trachia, una specie di “foruncolo” roccioso collegato all’isola da un sottile istmo: l’attracco è piuttosto precario, con capitan Alevandros che salta a terra dalla passerella penzolante tenendola poi ferma per far sbarcare, un po’ avventurosamente, i passeggeri; si sosta una mezzora per bagno e spuntino sul versante est dell’istmo, una striscia sabbiosa (Flea) prospiciente un mare cristallino ai piedi di una scarpata rossiccia, mentre su quello opposto (Limnes) si depositano purtroppo detriti in quantità portati dalle correnti.

La passeggiata più raccomandabile è quella che da Emborios sale a Paleo Chorio. Il tratto iniziale è quello che porta in un quarto d’ora alla spiaggia di Pondamos, dopodiché ci si dirige verso l’antico sito storico in poco meno di un’ora scegliendo la carrozzabile o un sentiero segnalato discontinuamente con tacche rossoazzurre sbiadite che corre poco al disotto: dato che il suo stato è precario, che spesso è fagocitato dalle sterpaglie, che in un tratto rasenta una fila di arnie, che non offre particolari attrattive, è tutto sommato preferibile la strada, lungo la quale c’è anche l’eventualità di un passaggio su qualcuno dei pochi veicoli in circolazione.

Paleo Chorio fu un tempo il principale insediamento dell’isola, di cui oggi si può ancora apprezzare l’estensione: ci si aggira fra case in rovina disseminate “a cascata” lungo un pendio, fra le quali si avverte però il fascino decadente, di cui alcune nella parte bassa e una chiesetta sono in via di ristrutturazione. Il sito è coronato dalle rovine del Castello dei Cavalieri di San Giovanni, dal quale sicuramente si può ammirare un panorama estesissimo e un tramonto spettacolare: da una parte spiace non potervi salire per via dei cantieri che lo stanno mettendo in sicurezza, dall’altra si deve però apprezzare il lodevole intento di valorizzare il complesso nel rispetto dell’assetto originario.

 

Per concludere, due curiosità a testimonianza dell’attenzione volta a due aspetti non sempre prioritari nelle isole greche.

A Halki funziona una capillare raccolta differenziata, sia tramite bidoni lungo le strade sia nelle camere in cui sono presenti sacchetti di colori differenti per carta, plastica, vetro e umido.

Sull’isola è attiva, pubblicizzata con cartelli, l’associazione no-profit “Animal help Chalki” gestita da amici dell’isola provenienti dalla Grecia e dall’estero che si prendono cura di cani e gatti. Si può saperne di più sul relativo sito: http://www.catsitters.de/engl-tierhilfe-chalki/.

 

 

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