Sabbia come polvere, roccia bianca, acqua limpida, cielo azzurro; gli elementi dei nostri 15 giorni.
Cartina alla mano, quindici giorni nello zaino, idee non troppo ben chiare e via. Inizia così la nostra vacanza che di organizzato ha solo il pernottamento; rigorosamente in campeggio e rigorosamente in bungalow (abbiamo d'altronde con noi le nostre due bimbe piccole, Arianna e Luisa, a tenerci allegra compagnia).
Prima della partenza ci siamo più volte chiesti: “un viaggio di 800 chilometri come quello che vogliamo intraprendere quest'anno per le nostre vacanze, appagherà la nostra voglia di mare limpido e caldo, in luoghi assolati, tranquilli e per noi nuovi?”
È bastato un fotogramma tratto dalla prima serata, è come se i nostri occhio ci osservassero dalle nuvole e ci vedessero lì in veranda, in una serata calda ma ventilata, mentre ascoltiamo il nulla e respiriamo quell’aria insaporita dal salato del mare che a pochi metri dal nostro bungalow ci regala attimi di delicata frenesia. Nessun gesto, solo il dolce assaporare quella quiete che ci circonda in cui le cicale con la loro melodia sembrano quasi scandire il silenzio del tempo che passa e ci accompagna.
Per noi che non siamo abituati a dei momenti così, proprio questa è stata la risposta più convincente alle nostre perplessità iniziali.
Come nella maggior parte delle nostre vacanze, decidiamo di dedicare parte del tempo al mare ed al riposo, (tutto il tempo se fosse per mia moglie Chiara) ed una parte (fosse per me sarebbe la principale) a visitare il territorio che ci circonda.
Io Matteo, ho deciso di imprimere questi momenti in modo che non vengano cancellati dopo pochi giorni dal rientro a casa, non solo con le immancabili foto, ma anche con questo racconto, che in futuro accompagnerà i nostri ricordi di quello che per noi sarà “Gargano 2008”.
Per aiutarmi in questo, ho deciso di aggiornare questo racconto, ogni 2-3 giorni in modo da farlo con ancora nella mente le immagini ben chiare dei momenti appena trascorsi.
Da non perdere
La zona in cui ci troviamo è sul litorale tra Peschici e Vieste e qui il mare è incantevole e decisamente particolare per via della sua temperatura, perfettamente calda anche per una bimba di 13 mesi e per il fatto che il livello dell’acqua, man mano che ci si allontana dalla spiaggia, si alza di pochissimo, particolarmente gradito anche dall’altra bimba (di 4 anni) e di conseguenza apprezzato anche da noi.
24 giugno - La prima scampagnata decidiamo di farla a Vieste; città che subito ci piace per il particolare centro storico in cui le case (tutte rigorosamente bianche) sono separate tra di loro da stradine strettissime e continue scalinate che alla fine, come a premiare la nostra audacia, (l’audacia è data dal fatto che la bimba piccola è nel passeggino) ci portano in cima alla collina su cui erge il castello che una volta proteggeva la città, e dal quale si gode una vista strepitosa sulla città ed il suo confine naturale: il mare.
Allontanandoci dal centro storico, che ci hanno stra-consigliato di vistare anche di sera, ci siamo diretti sul lungomare, per vedere dal vivo il Pizzomunno, un grande faraglione di roccia calcarea e stratificata, che sembra quasi osservi tutti coloro che viceversa osservano lui.
A sorvegliare il mare e dare visibilità a chi lo naviga, sta l’imponente faro (tra i più grandi d’Italia), che con la scritta “Vieste” ben visibile, sembra quasi imponga ai naviganti di togliersi il cappello davanti alla bellezza della città vista dal mare; e non posso che essere d’accordo, dato che le case bianche che arrivano al limite della roccia con i suoi molteplici strati sedimentati e ben visibili che si immergono nel verde smeraldo del mare, hanno un abbinamento di colori che non ricordo di aver visto da altre parti. Dall’altro lato della città le case arrivano così vicine al mare, che sembrano quasi cavalcarne le onde.
Quando chiediamo cosa ci consigliano di visitare da queste parti, una delle risposte più gettonate è “Le grotte di Vieste”.
Meno male che non ce le siamo perse.
Oggi, giovedì 26 giugno ci sono andato con la mia bimba grande, perché la navigazione con il barcone potrebbe essere un po’ turbolenta per una bimba troppo piccola.
Il servizio prevede un pulmino che ci venga a prendere direttamente in campeggio.
Vero, ma il volantino non diceva che il pulmino fa un solo giro d’andata ed uno solo di ritorno. Morale della favola su un pulmino da 9 persone eravamo in 26! Persone ammassate perfino nel portabagagli, papà che tenevano sulle gambe bambini grandi, che a sua volta tenevano sulle gambe bimbi più piccoli. Per fortuna il tutto durava solo 10 minuti per arrivare al porto dove la barca ci attendeva.
Comunque sia, ne è valsa la pena; uno spettacolo dato da grotte meravigliose che non sono famose per la profondità a cui arrivano (non grande per il vero), quanto per i giochi di luce in chiaroscuro che si vengono a creare sul mare, dati dal fatto che molte di esse hanno delle aperture sul soffitto fino all’esterno, provocando meravigliosi riflessi sull’acqua nella grotta stessa. Famose sono la grotta dei pomodori (per via di piante di mare rotonde e rosse aggrappate alla roccia, a pelo d’acqua), la grotta dei pipistrelli (immaginate voi il perché), la grotta dei contrabbandieri (qui non ci è stato spiegato il perché), la grotta della campana (dalla forma, sembra di essere proprio dentro ad una campana) e tantissime altre insenature più o meno profonde lungo la scogliera che da Vieste porta in direzione sud, verso Manfredonia.
Inutile dire che la foto scattata in un attimo non può rendere bene l’idea di quello che la natura è riuscita a fare in migliaia di anni.
Ci stiamo ora recando a Vieste, per vederne la versione “by night”.
Ma non capisco; abbiamo fatto la stessa strada di qualche giorno fa; anche il parcheggio è vicino a quello di qualche giorno fa, ma la città non è la stessa. Questa non può essere le stessa che abbiamo visitato qualche giorno fa.
Un’esplosione di persone, colori, bancarelle, suonatori di strada, musica, allegria.
Davanti alle gelaterie, ci sono 5 file di tavolini (di cui solo la prima è sul marciapiede, le altre 4 arrivano ben oltre la metà della carreggiata) fuori dai ristoranti, tavoli e tavolini ovunque (non credo che qui si conosca il significato di “autorizzazione per occupazione suolo pubblico”).
Nelle stradine strette ed impervie dell’altro giorno, si trovano bancarelle e negozietti di ogni tipo; perfino i bambini, con scatoloni adattati a bancarella, hanno il coraggio di vendere conchiglie abbastanza comuni, a 30 centesimi l’una, ma con 5 in regalo e lo sconto sulla prossima acquistata.
Quelle porticine e portoni lungo le stradine e tra una scalinata e l’altra, che fino al giorno prima sembravano comuni aperture per accedere a case appiccicate l’una all’altra, improvvisamente si sono trasformate in punti d’accesso a stanze adornate con ogni tipologia di souvenir; dalla pasta, alle collane, dalle conchiglie a strani manufatti più o meno significativi del posto; per noi è un continuo guardarci attorno per non perdere nemmeno un curioso angolo di questo nuovo mondo.
Con tutto questo guardarsi attorno, ci è venuto un certo languorino. Cosa facciamo ? Ci guardiamo attorno, e senza troppa fatica, avvistiamo una bella bruschetteria - pizzeria - bar - ristorante - che fa un po’ di tutto.
La pizza per semplice che sia, è semplicemente fantastica perché fatta con prodotti locali (il pomodoro e le olive del posto sono un altro pianeta rispetto alle nostre del nord; perfino la pasta è un’altra cosa).
La pepata di cozze e gli arrosticini, consiglio a chiunque di venire a provarli. Cosa sono gli arrosticini ? Semplici spiedini di carne di agnello, in pezzetti piccoli. Tanto semplici quanto gustosi.
Insomma, Vieste di notte è un festa notturna, lunga tutto l’anno.
Oggi 28 giugno ho chiesto agli altri membri della famiglia, di concedermi un po’ di tregua da questo caldo, al quale faccio ancora fatica ad abituarmi, lanciandoci per mezza giornata tutti assieme in un luogo dove si possa trovare un po’ di frescura (20 gradi). Da queste parti, il modo migliore è recarsi nell’entroterra. Il nostro campeggio è ad un tiro di schioppo (20 km) dalla “Foresta umbra” (dove umbra deriva da ombra) e quale migliore occasione di fuggire dai 30 gradi del lungomare?
La Foresta umbra non è semplicemente un posto con tante piante, che creano una piacevole ombra, ma una fantastica faggeta, con piante secolari, alte anche 20 - 25 metri. Nel sottobosco è stata creata una rete di sentieri segnati su mappe e recintati da steccati, che portano ad assaporare l’aria che gentile e fresca accarezza le fronti ancora un po’ sudate dal luogo da cui si proviene.
Si può trovare vicino al museo al centro della Foresta umbra, anche un bellissimo recinto di daini (ce ne saranno dentro una ventina) che staresti ad osservare per ore. Si vede che non sono nel loro habitat naturale, ma si vede altrettanto bene che si sono perfettamente abituati alla presenza dell’uomo, che dal di là di una semplice recinzione può dar loro da mangiare dei chicchi di mais, appositamente venduti al centro faunistico.
Figuratevi le mie bimbe! Credo che potendo, avrebbero dormito dentro al recinto assieme ai daini (che tra le altre cose ne contiene anche 5 di piccolissimi).
Per mezzo di un’apposita cartina (acquistabile sempre presso il centro) si possono apprezzare le zone della foresta, con i sentieri per visitarla, ed eventuali animali che vi si possono trovare; dai cinghiali ai caprioli, a vari esemplari di volatili e moltissime specie ancora; il tutto è visitabile anche in bici.
Devo dire la verità che sono riusciti a creare un bellissimo punto di osservazione della natura che ci circonda; e lo dico con particolare riferimento ai bambini, che sempre più spesso non conoscendo queste realtà non si rendono conto di cosa significhi rispettare la natura ed apprezzarne le caratteristiche.
Stare seduti su una panchina, nel bel mezzo del bosco, con gli unici rumori di sottofondo dati dal richiamo allegro di qualche volatile che saldamente aggrappato al proprio rametto, o furtivamente zampettante qua e la nel sottobosco, si gode il momento di pace. Stare li ad ascoltare la voce della foresta nella frescura che ti circonda, è un qualcosa che non sempre si è in grado di fare; per semplice che sia questo gesto, si è sempre portati a camminare fin troppo velocemente con il pensiero altrove e questo si, che ormai purtroppo riesce cosa spontanea.
Oggi, 1 luglio sento la necessità di scappare da questa che per me si è gia trasformata in piccola routine con 3 giorni dico 3, di mare; quindi tutti a Peschici.
Dopo aver fatto due o tre volte il giro della città per trovare parcheggio, visto che tutti i parcheggi sono segnati con strisce blu, ma non c’è un parchimetro a morire, scopriamo grazie ad un simpatico vecchietto che tutto compiaciuto ci informa che l’attuale amministrazione comunale (di recente elezione) ha fatto si che i parcheggi a pagamento fossero tutti convertiti in gratuiti, per la gioia dei residenti, visto che di luoghi dove lasciare l’auto non ce ne sono poi molti, e la cifra chiesta precedentemente era comunque salata (3 €).
Case bianche, vicoli stretti e spesso gradinati, il centro storico ricorda un po’ quello di Vieste.
Giusto una cinquantina di foto per non far torto a nessuno scorcio che si può notare, semplicemente guardandosi attorno. E’ bello a volte creare delle viste da fotografare. Una sedia vuota appoggiata ad una casa, sembra quasi invitare chi vi passa accanto, a sedersi per gustare un’immagine visiva, un fotogramma di storia nella direzione da lei voluta.
E’ come essere tornati indietro nel tempo, agli anni in cui anche nelle nostre parti si usava fare “filò” fuori dalla porta di casa, seduti su una vecchia panchina o su un ceppo adattato a seduta, parlando del più e del meno, di cose che non hanno importanza ma, o semplicemente guardando verso un punto immaginario molto lontano, con aria pensierosa, pensando, pensando, pensando…
Proprio in questo tornare un po’ indietro negli anni, mi sono sentito calare anche in questo mondo che stiamo visitando quest’oggi; una vecchietta che stende i panni, una sedia vuota appoggiata ad una casa, il silenzio dei vicoli, i gradini in pietra usurati dal passaggio in un punto ben preciso.
La vista sul mare, che in alcuni punti della città è proprio a picco, è qualcosa di mozzafiato.
Facciamo il giro completo del centro storico includendo anche nella visita (questo particolare non è stato molto apprezzata da mia moglie) le segrete del castello, con le armi di tortura usate un tempo; un po' crude se si vuole, ma per capirle occorre guardarle e pensare a quando venivano usate. Che disprezzo per la vita umana!
Il rientro verso il nostro campeggio l'ho fatto ai 30 km/h per poter gustare fino in fondo il litorale.
Tra 3 giorni faremo valige e bagagli per tornarcene a casetta; gli ultimi giorni ce li faremo spaparanzati sulla spiaggia, a costruir castelli, piscine, e strutture di ogni forma utilizzando la sabbia, che come ho citato nel titolo di questo racconto, sembra polvere.
Non si riesce a tenerne un pugno in mano, per ben chiuso e stretto che questo sia.
L'incontro con il Gargano è sicuramente un'esperienza che ci rimarrà impressa, per molto molto tempo.
Arrivederci Puglia!
Matteo.
Che bel racconto. Bravi, bel viaggio e bello anche il modo con cui l'avete raccontato.