Da Madrid a Santiago di Compostela in auto

Arturo è tornato a casa e mi ha detto: “ho prenotato due biglietti per Madrid a costo zero!” in dieci secondi elaboro un giro tosto e ambizioso: MADRID - LOURDES - SANTIAGO DI COMPOSTELA. Chiarisco subito che non sono spinta da un interesse puramente religioso ma da tanta curiosità di visitare questi posti tante volte nominati. Arturo non “batte ciglio” ha solo il dubbio che un'auto prenotata a Madrid non possa transitare anche in Francia, allora mettiamo un punto interrogativo su Lourdes.L'8 luglio partiamo dall'aeroporto di Bergamo, prima però “depositiamo” a Migliarina di Carpi la nostra adorata nipote Elena. Arriviamo a Madrid in orario. Togliamo il punto interrogativo su Lourdes perché l’AVIS di Madrid ci rassicura che possiamo andare in tutti i paesi dell'Unione Europea con esclusione di pochissimi Stati. Noleggiamo una bellissima Alfa Romeo “Mito” e partiamo per SARAGOZZA (330 km).
Il paesaggio che attraversiamo è quasi desertico però i colori sono molto caldi (dal giallo al rosso ferro). Le strade sono a quattro corsie e sono tutte gratis. Mangiamo le tapas nella zona antica della città di Saragoza in uno spazio ricavato da una casa diroccata circondato da bellissimi “murales”. Le persone sono serie. Non sembrano spagnoli! Pernottiamo all'Hotel “Paris” al centro, molto comodo e antico (è l'unico albergo in tutto il viaggio che abbiamo prenotato).
La mattina seguente visitiamo la cattedrale della MADONNA DEL PILAR che è la prima chiesa sorta in onore della Madonna (è veramente magnifica), il ponte romano sul fiume Ebro e passeggiamo al centro della città che a me piace poco, troppo in stile anni settanta. Riprendiamo l'auto parcheggiata comodamente proprio sotto la cattedrale e proseguiamo per Lourdes.
Il paesaggio che incontriamo è piatto ma i colori sono al solito molto caldi. Lungo la strada incontriamo pochissimi paesi e in lontananza si intravedono i Pirenei che raggiungiamo rapidamente. La strada diventa stretta tutta in salita. Entriamo in Francia attraverso una galleria interminabile (10 km). ravamo in tanti a passare: Anita e Arturo! E' inquietante e nello stesso tempo emozionante percorrere una galleria così lunga da soli. Entriamo nel parco dei Pirenei e per circa 20 km attraversiamo una foresta dove la strada è stretta e tortuosa. Siamo circondati da alberi alti e fitti. Non incrociamo un'auto per tutto il tragitto ma siamo sicuri che la strada è quella giusta. Finalmente si vede qualche casa poi arriviamo finalmente nella bellissima vallata di LOURDES. Parcheggiamo al centro (come al solito!) e andiamo alla grotta. Per arrivarci dobbiamo obbligatoriamente passare per strade piene zeppe di negozi di souvenir. Preceduta da una spianata immensa, la basilica è maestosa e sorge sopra la grotta che è in un angolo a destra: piccola, semplice. Stare seduta in silenzio davanti alla grotta, dove stranamente c'erano poche persone e qualche bambino che giocava tranquillo, mi ha dato una sensazione di pace e serenità. Poco distante c'è una fila di fontanelle dove passa “l'acqua miracolosa” che sgorga dalla grotta. La gente prende l'acqua con le bottigliette souvenir ma anche con le taniche. Io bevo perché ho tanta sete!
L'albergo lo troviamo vicino il parcheggio (Hotel de Commerce). La camera è modesta all'ultimo piano con una finestra piccola, gli asciugamani color bianco-grigio. L'albergo NON MI PIACE! Dopo cena torniamo alla basilica e assistiamo alla processione. La gente è tanta (non tantissima) m è tutto ben organizzato a partire dai canti eseguiti veramente bene!
La mattina seguente, dopo colazione ripartiamo per la Spagna destinazione Pamplona.
Per andare a Pamplona decidiamo di evitare parte dei Pirenei anche se ci dispiace un po', prima però, decidiamo di visitare Roncisvalle che è l'inizio del cammino francese per Santiago de Compostela. A Roncisvalle c'è una chiesa, due rifugi per i pellegrini e un alberghetto. Incontriamo una coppietta italiana che è partita dalla Francia diretti a Compostela. Debbono fare a piedi 790 km in circa 40 giorni. Chissà se ce la faranno, a me sembravano già' sfiniti!
Arriviamo a PAMPLONA in piena festa di San Fermino. E' la festa dove i tori attraversano la città travolgendo tutti i pazzi che corrono avanti a loro. Tutti, ma proprio tutti (tranne noi due) sono vestiti di bianco con accessori rossi. La gente che si riversa per le strade è tantissima: sfilano bande che suonano allegramente e tanti gruppi con bandiere: forse sono divisi per rioni. I bambini sono carinissimi tutti rigorosamente in bianco e rosso anche quelli piccolissimi. Ci avviciniamo all'arena incuriositi dal un gruppo di persone messe in cerchio. Poco dopo da un'auto scortata dalla polizia scendono tre toreri accolti dalla folla come stars. Ci riemergiamo fra la gente. E' un gran casino! Proviamo, non tanto convinti, a cercare una camera. Nelle strade che percorriamo in pieno centro non ci sono alberghi e l'unico che troviamo, un normale *** ci chiede 330 euro per una notte. Alla gentile senorita della hall le dico: “muchas gratias, una otra vez”.
Usciamo con qualche difficoltà da questa città di pazzi e Arturo esaudisce il mio desiderio di visitare il PUENTE DELLA REINA che è il luogo dove si incrociano i cammini per Santiago di Francia, Italia e Spagna. Ne è valsa la pena! E' praticamente un borgo antico ben conservato con uno stupendo e famosissimo ponte romano. Troviamo da dormire nel centro di questo paesino piccolissimo. Un albergo molto caratteristico che con 89 euro ci passa la cena, da dormire e la colazione. L'albergo si chiama “Hotel Rural Bidean”.
La camera è piccola ammansardata e deliziosa! Arturo si addormenta subito e dimentica di fare il suo dovere ma pazienza… ho un bel libro da leggere!
Prima di partire rivediamo il ponte romano di giorno. Entriamo nell'auto che avevamo parcheggiato in riva al fiume e sul cruscotto troviamo un foglietto. Ci sembrava una multa invece era un biglietto usato della corrida di Pamplona. E' per noi un bel souvenir: “Gratias desconocido hermano espanol!”.
La strada prosegue per parecchi km fra vigneti e grano non ancora mietuto. Ai nostri lati è tutta una scacchiera gialla e verde e la strada, quasi dritta, e un sali-scendi dolcissimo. Visitiamo SANTO DOMINGO DE LA CALZADA. E' un bel paese medioevale e dentro la chiesa, in una gabbia sopra la porta, ci sono un gallo e una gallina VIVI! a ricordo di un presunto e assurdo miracolo del santo (a me sembra lo stesso che avevo sentito a Lisbona: boooo!).
Mangiamo all'aperto in un'area di sosta lungo la strada su sedie e tavolo di pietra perché in un negozio mi aveva attirato il profumo di un buon pane fresco.
Arriviamo a BURGOS, parcheggiamo al centro e a dieci metri troviamo l'Albergo Espagna. E' sabato pomeriggio e tutti i negozi sono chiusi. Andiamo subito a visitare la cattedrale (5 euro!!) che ci colpisce per la sua imponenza. Dentro c'è la tomba di EL CID. Prendiamo poi il trenino e comodamente seduti facciamo il giro della città. La parte vecchia è praticamente tutta intorno alla cattedrale il resto è moderno e dinamico. Ci sono delle belle passeggiate alberate chiuse al traffico e sembra che tutti gli abitanti siano lì a passeggiare. C'è pochissimo turismo e assenza di negozi di souvenir e ci sentiamo di far parte di questa città mentre sediamo tranquillamente in una panchina al centro di una piazza poligonale circondata da case colorate rosa e gialle.
La camera è “senza lode e senza infamia” ma è di fronte al teatro e vicinissima alla cattedrale. Ok il prezzo è giusto (68 euro con colazione). Praticamente nessuno è tornato a casa per cenare, la città è rimasta piena di gente e noi dalla nostra camera abbiamo sentito chiacchierare e passeggiare fino alle cinque della mattina.
Prima di partire notiamo sui giornali che due persone sono morte a Pamplona incornate dai tori. Le fanno vedere con dei primi piano raccapriccianti. Anche in televisione ripassano in continuazione le scene di questi poveretti incornati: uno al collo e uno alla pancia. Nonostante questo la festa scatenata continua. Ma allora sono proprio pazzi!!
I giorni a nostra disposizione sono pochi, quindi decidiamo di lasciare le strade interne del “cammino” e prendiamo l'autostrada sempre direzione Santiago. Il tempo è sereno e la temperatura è sui 24°. Spesso costeggiamo il “cammino” in terra battuta per chi va a piedi, ma di pellegrini se ne incontrano molto pochi. E' domenica e sull'autostrada non c'è un cane, è un po' monotona tutta dritta ma abbiamo fretta! Ogni tanto mangiamo delle caramelle alla menta: le pastilles de l'au de Lourdes; ci facessero diventare più buoni! Attraversiamo una zona montuosa, una breve sosta a LUGO.
Il primo panorama che vediamo della città di Lugo è un muro di case popolari poi all'interno le mura romaniche del 1° secolo dopo Cristo fatte tutte a semicerchio, conservate molto bene. Ripartiamo; ora il panorama è molto più verde con alberi alti che costeggiano l'autostrada: siamo a 100 km da Santiago, il tempo diventa brutto, pioviccica e la temperatura è scesa a 19°.
Arriviamo a SANTIAGO e la città ci accoglie in mezzo al grigiore. Fa freddo. C'è poca gente e la facciata della cattedrale dimostra tutti i suoi anni! Mi viene subito in mente il libro “I pilastri della terra” di Ken Follet. Anche le stradine sono grigie. Sono un po' delusa ma forse abbiamo sonno. Troviamo il solito parcheggio e albergo vicino alla cattedrale. L'hotel Universal è accogliente e comodo anche se è un ** (50 euro senza colazione).
Appena svegli vediamo che è tutto sereno! Subito alla cattedrale. Lo spiazzo avanti la chiesa (dell'obradoro=opera d'oro) è pieno di pellegrini, quasi tutti giovani, che con i loro zaini e i loro bastoni siedono a cerchi. La cattedrale è di un colore indefinibile tra il grigio il ruggine e il nocciola e con il sole e il cielo azzurro E' BELLISSIMA - E' VECCHIA - E' MAESTOSA - E' UNICA! Non me ne andrei via più e rientriamo dentro e usciamo fuori almeno tre o quattro volte. Arturo mi fa la foto (non si potrebbe) mentre abbraccio il busto enorme del santo sull'altare e non contenta risalgo ancora e lo riabbraccio. Mi è simpaticissimo! Le stradine piccole e piene di archi ora brulicano di pellegrini e di turisti. Io mi infilerei in ogni negozio di souvenir ma Arturo si innervosisce.
Mangiamo in un ristorantino all'aperto al suono della musica di un gruppo di ragazzi di San Pietroburgo. Il pomeriggio prendiamo il trenino per il giro della città ma si è rifatto freddo e poi, dopo che hai visto la cattedrale non vedi più niente! Torniamo al centro, mangiamo in Rua do Franco un piatto unico di crostacei e pesci dell'Atlantico mai visti poi torniamo in piazza dell'Obradoro. Di lato alla cattedrale, sotto un arco, due ragazzi con voci da tenori cantano le romanze liriche e le arie più conosciute. Sono bravissimi. Le loro voci, la cattedrale, i colori del tramonto creano un'atmosfera magica che ci emoziona tantissimo. Poco lontano un gruppo di studenti spagnoli con i loro tipici costumi, cantano allegre canzoni. Stiamo bene e pensare che domani dovremo andare via ci procura un po' di tristezza.
L'ultima tappa del cammino di Santiago di Compostela è PADRON: il luogo dove si dice che il corpo del santo sia sbarcato su delle enormi conchiglie (da qui il simbolo della città). Fa freddo (19°) e pioviccica. Il paese è piccolo, la chiesa è chiusa. Delusi ripartiamo subito anche perché abbiamo voglia di vedere l'oceano! Sulla cartina scegliamo un paese a caso “Villanova de Arouse”. Siccome questa zona è molto frastagliata, l'oceano ci si presenta come un lungo lago circondato da alberi. E' quasi sereno e non fa freddo. Respiriamo a pieni polmoni.
Ci dirigiamo verso Madrid, la prossima tappa la decideremo strada facendo: forse Segovia. Percorriamo più di 150 km fra montagne e altipiani. Durante questo pezzo di viaggio siamo stranamente silenziosi. Forse pensiamo alle tante COSE viste o forse alle tante CHIESE viste (non ne voglio vedere più per almeno un anno) poi io comincio a recitare i pezzi delle poesie che mi ricordo di quando ero piccola: Ei fu siccome immobile... Sparse le trecce morbide sull'affannoso petto... Vostra eccellenza che mi sta in cagnesco... Ed ecco verso noi venir per nave... e ci divertiamo a commentarle a modo nostro. Poi cominciamo a cantare a squarciagola le canzoni anni sessanta. La temperatura va dai 15° ai 18°. NON ESISTE UNA GALLERIA. Sembra che non si scenda mai. Decidiamo di continuare a viaggiare fino a che Arturo non si stancherà di guidare poiché guida solo lui, ma Arturo non si stanca mai e così dopo altri 350km arriviamo a SEGOVIA.
Non sappiamo niente di questa città, dovrebbe essere solo una sosta tecnica invece quello che ci appare davanti ci fa rimanere senza parole. All'ingresso della città, quasi a farle da cancello, c'è un acquedotto romano a tre arcate sovrapposte lungo 700 metri e alto 30. E' maestoso e nello stesso tempo elegante e delicato. Sembra assurdo ma a me sembra una filigrana. La città è raffinata e dopo aver trovato l'albergo proprio di fianco all'acquedotto ci facciamo un giro. L'albergo “Hotel Acuedoct”; un buon 3 stelle .Ceniamo nel centro storico, all'aperto in un posto molto elegante e romantico con vista sulla città. Sono le undici di sera, è ancora giorno e la temperatura è fresca.
Il viaggio fin qui è andato liscio come l'olio e così la mattina, dopo aver comperato due valigette per il bagaglio a mano, decidiamo di avviarci con calma verso l'aeroporto di Madrid e qui cominciano le piccole disavventure.
Carichiamo i bagagli e Arturo non si trova più la chiave di accensione dell'auto. Cerca e ricerca e dopo un'ora in cui abbiamo “sbudellato” i bagagli e l'auto, finalmente la troviamo: era finita non si sa come nel sacchetto dell'immondizia che stavamo per buttare. Io sto' zitta perché da solo si è detto tutte le parolacce che esistono.
Arriviamo vicino Madrid, laviamo la macchina e qui il tubo d'aspiratore che pulisce l'interno ci “ciuccia” l'accendino dell'auto quindi facciamo delle acrobazie per recuperarlo.
Arriviamo al parcheggio dell'aeroporto per riconsegnare la macchina e ci ricordiamo solo allora che non abbiamo fatto il pieno quindi riusciamo dal parcheggio, rifacciamo il giro dell'aeroporto e finalmente riconsegniamo l'auto.
“Dulcis in fundo” le valigie a mano che abbiamo comperato superano di cinque centimetri la misura consentita quindi “risbudelliamo” le valige e una la imbarchiamo con venti euro.
C'è da dire che a noi tutti questi imprevisti ci fanno un baffo anzi ci ridiamo sopra.
Rientro tutto perfetto, ripassiamo a Migliarina di Carpi per salutare la nostra nipotina e ritorniamo a casa ma durante il viaggio di ritorno sto' già pensando al prossimo viaggio: lui ed io come Thelma e Louise... (non male vero per due sessantenni)

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