L'Alta Via dell'Adamello

Percorriamo uno dei più prestigiosi trekkings delle nostre Alpi

Itinerario
Domenica 17 agosto 2003 - Primo giorno: dal Rifugio Tassara al Rifugio Tita Secchi.
Dislivello in salita m. 560. Tempo di percorrenza 2h 15m. Percorso escursionistico (E)
Viaggio da Ponte di Legno (dalla stazione dei pullman) al Rifugio Tassara località Bazena, in pulmino Wolkswagen (9 posti, guidato dal signor Sandrini di Temù) fino a Edolo.
Arriviamo alla partenza dell'Alta Via dell'Adamello abbastanza stanchi per colpa del viaggio, meno male che un'ottima colazione al Rifugio Tassara ci rimette in forma.
I componenti di questa allegra comitiva si chiamano: Patrizio (42), Milena (41), Arianna (15), Valeria (11), Miriana (7). Tutti hanno preparato il proprio zaino molto bene; speriamo di non avere dimenticato qualche cosa.
La giornata si preannuncia soleggiata e con un cielo sgombro da nuvole, il morale è alto. Iniziamo il nostro trekking (sentiero n.18) con una salita impegnativa (mulattiera) fino a raggiungere la Val Fredda e più in alto il passo omonimo. Prima di raggiungere il passo veniamo intrattenuti da diverse simpatiche e fischiettanti marmotte. Proseguiamo a mezza costa, passando lungo i fianchi del Monte Frerone (2673). Si arriva quindi al Passo della Vacca, dove incontriamo il sentiero n.19 proveniente dalla Corna Bianca. Al passo è molto evidente un caratteristico granitico "sasso" a forma di mucca. Poco oltre si intravede il Rifugio Tita Secchi. Intorno, troviamo tante persone che mangiano e si riposano.
Chiediamo al gestore se può assegnarci il nostro posto letto. Ci danno una spettacolare stanza, vista lago, con 8 posti, tutta per noi. Facciamo una bella doccia rigeneratrice solo dopo aver pranzato (panini preparati a Ponte con salumi del "Buccella") su di un grande sasso, davanti al Lago della Vacca ed a un boccale di buon vino rosso. Dopo la doccia ed aver sistemato i letti (sacco a pelo per tutti) andiamo a fare una passeggiata intorno al lago. Spettacolare! Il telefonino non prende.
Si cena alle ore 19. Durante la cena facciamo amicizia con tre coppie di signori intorno ai 50 anni e due ragazzi di 26 anni; anche loro hanno intenzione di percorrere questo lungo trekking. Mangia con noi anche una persona soprannominata "il Cerri" che sta percorrendo l'Alta Via dell'Adamello in senso opposto - per lui quindi si tratta dell'ultimo rifugio nel quale dover pernottare - domani deve solo scendere. Si va a letto alle 22 dentro i nuovi sacchi a pelo dopo aver giocato tutti insieme a carte.
** Occorrente e livello di difficoltà: un buon paio di scarponi sono sempre ben graditi da chi deve camminare per delle ore. Il percorso è da considerarsi di tipo Turistico, da farsi praticamente tutto su mulattiera. Non ci sono tratti esposti, solo dei meravigliosi panorami.
** Spesa complessiva rifugio: € 152,90.

Lunedì 18 agosto 2003 - Secondo giorno: dal Rifugio Tita Secchi al Rifugio Maria e Franco).
Dislivello in salita m.686, in discesa m.474. Tempo di percorrenza 5h. Percorso escursionistico esperti (EE).
Mattinata di sole abbastanza fresca, mettiamo fascia in testa e guanti di lana. Le persone conosciute la sera prima sono già partite. Foto di rito sotto i cartelli dell'Alta Via dell'Adamello (sentiero n.1) e poi si parte.
Costeggiamo il Lago della Vacca camminando su una comoda mulattiera militare. Poco dopo, il percorso prende a salire (zolle torbose) e compiendo vari tornanti ci alziamo velocemente di quota. Il panorama del Lago della Vacca e delle cime tutto intorno è spettacolare. Guardando in alto, notiamo al passo la presenze delle tre coppie di signori conosciuti la sera prima. Avanziamo ora tra ghiaioni (frana proveniente dalle rocce sovrastanti) alla base della scoscesa parete N/O del Corno di Blumone (2842) che in questa zona si presenta di colorazione giallastra.
Pochi metri ci separano ora dal Passo del Blumone (2633). Appena arrivati facciamo una piccola sosta (foto sotto i cartelli che danno il Rifugio Maria e Franco a 4 ore e 15 minuti) e ci godiamo una stupenda vista, da una parte sul Lago della Vacca e dall'altra sulla Valle del Caffaro. Prendiamo a sinistra passando a lato dei ruderi dei baraccamenti militari della guerra (grotta ricovero scavata nella roccia). Proseguiamo in quota tra reticolati, lasciando sulla sinistra la Cima Laione (2757). Il sentiero si abbassa verso la Valle del Caffaro, proseguendo su ghiaioni e lastre granitiche. Sulla destra, notiamo il caratteristico intaglio della Porta del Caffaro, lo Scoglio di Laione e il Passo del Termine. A sinistra, possiamo osservare la Cima di Mare (2735) e più avanti il Monte Listino (2750) ricco di testimonianze della grande guerra. Incontriamo un signore ed un ragazzo che stanno scendendo proprio dal Monte Listino.
Puntiamo in direzione del crinale, che dal Monte Listino scende in direzione del Passo del Termine, fino ad arrivare ad un caratteristico masso granitico indicante il segnavia numero 1 per il Passo Dernal (rifugio Maria e Franco) e il segnavia numero 32 per il Passo del Termine. Facciamo sosta ricreativa (pane, cioccolato, acqua e integratori). Mentre ci riposiamo, la bella (per ora) giornata, favorisce l'immenso spettacolo naturale che ci si presenta. Vediamo anche un elicottero attraversare il Passo del Termine.
Riprendiamo la marcia avanzando a mezza costa ai piedi del Monte Monoccola (2631). Le nuvole da poco hanno coperto il sole trasformando i colori tutt’intorno. Prima di arrivare sotto le diritte pareti de La Rossola di Predona (2626) dobbiamo fermarci per tirar fuori la mantella: si è messo a piovere. Il sentiero prende a salire in direzione di una piccola sella, posta sul crinale a 2302 metri che scende dalla vetta. Superato il crinale dove il sentiero è scavato nella roccia, arriviamo nella vasta Conca del Gellino. Nel frattempo ha smesso di piovere e sotto la Cima Rossola (2735) e la Cima Gellino (2772) decidiamo di fermarci a mangiare (buste di tonno e sgombro, pane, crackers, fagioli, acqua). Le mantelle vengono appese ai bastoncini telescopici ad asciugare, sono circa le 14.00, l'importante è arrivare... con calma.
Sopra di noi, le nuvole non promettono niente di buono, riprendiamo la marcia, dopo pochi minuti riprende a piovere, ci rimettiamo la mantella, incominciamo a sentire qualche tuono, avanziamo a mezza costa, preoccupati, la pioggia aumenta di intensità, iniziamo a sentire qualche chicco di grandine sopra le nostre teste, via le bacchette cercando di tenere, tra noi, una distanza di "sicurezza". Adesso le nuvole nere sono proprio sopra di noi, è proprio una grandinata coi fiocchi. Parecchi rigagnoli d'acqua si moltiplicano nell'anfiteatro roccioso dominato dalla Cima Dernal (2826) e dal Monte Re di Castello (2889) complicandoci la salita e l'individuare del sentiero. La grandine è tanta e continua a scendere. Salendo tra massi granitici e pascolo sassoso, abbiamo la "fortuna" di incontrare tre signori che ci dicono "voi siete matti a proseguire con questo tempo, verso il passo, soprattutto con i bambini". Non ci perdiamo d'animo e proseguiamo, è troppo lungo tornare indietro.
Arriviamo, dopo aver percorso un tratto erboso molto ripido, alla base della parete appositamente attrezzata per agevolare, vista la sua difficile esposizione, il raggiungimento del Passo Brescia (2717). Non ci siamo accorti che nel frattempo siamo stati raggiunti, in ordine, da quattro persone, Ulisse, Valentino poi Ambra e Mauro. Ulisse ci informa sulla pericolosità di questa parete, senz'altro per i ragazzi da fare in sicurezza: quindi, Miriana Valeria e Arianna con imbracatura. Nessuna difficoltà nel salire a parte l'attraversamento di un masso caduto tre mesi fa che ci obbliga a togliere gli zaini per attraversarlo.
Al Passo, ci sono i ruderi di vari baraccamenti della guerra. Superato lo sperone del Passo Brescia, si apre un anfiteatro che ci consente di vedere sullo sfondo, da sinistra a destra, nonostante le nuvole basse, il Corno di Pile (2810), i gemelli del Tredenus (2796 e 2786), il Monte Frisozzo (2897) e le Cime di Val Ghilarda (2784). In basso sulla destra possiamo notare il Rifugio Maria e Franco e il Passo Dernal (2574).
La discesa al rifugio viene fatta in compagnia, su grossi massi granitici. La segnaletica è buona e visibile. Ulisse aiuta Miriana nel tratto conclusivo arrivando al Rifugio Maria e Franco per primi insieme a Patrizio. Le tre coppie, conosciute al Rifugio Tita Secchi, scaricano la loro preoccupazione con un forte e convincente applauso. Gli altri (Milena Valeria Valentino Ambra e Mauro) sono rimasti indietro e "riescono", prima di arrivare al rifugio, a beccarsi un'altra bella bagnata (ha ripreso a piovere).
Il rifugio si presenta, al suo interno, spettacolarmente molto spartano. Porte con meccanismi di chiusura automatica, creati con corde e pesi di legno. Stufa "della nonna" piacevolmente molta calda con appeso di tutto ad asciugare, dalle calze ai maglioni...
Cinque the caldi sono da tutti molto graditi. Veniamo informati dal gestore, che ben due persone hanno telefonato per controllare se eravamo arrivati ("la famiglia che fa l'alta via"). Uno è il gestore del Rifugio Tita Secchi, l'altra è Elisa che, visto il temporale che è venuto giù a Ponte di Legno, preoccupata, voleva essere con due "antich " scale che vanno in soffitta! Niente doccia, non esiste... con tutta l'acqua che abbiamo preso, solo lavata di piedi con acqua fredda. A tavola mangiamo insieme ai nuovi conosciuti, Ulisse, Valentino, Mauro e Ambra. Si chiacchiera della giornata... loro arrivano direttamente dal Rifugio Tassara in Bazena. Miriana dopo il dolce, o forse prima, "crolla", addormentandosi con la testa sopra il tavolo. Tutti a letto alle 21.30, stravolti.
** Occorrente e livello di difficoltà: beccarsi una grandinata comporta un aumento delle difficoltà che si possono incontrare. Fino alla base della parete attrezzata che porta al Passo Brescia, non esistono grossi problemi (assenza di tratti esposti). La parete verso il
Brescia invece, risulta essere abbastanza esposta - se piove può essere pericoloso - ragazzi e bambini senz'altro da mettere in sicurezza. Attenzione ai bambini anche durante la discesa verso il Maria e Franco (si cammina su grossi massi granitici). Portarsi occorrente quindi, per mettere in sicurezza ragazzi, bambini e non. E' comunque un trekking di tipo "Escursionisti Esperti". Rifornimenti d'acqua non ne abbiamo trovati.
** Spesa complessiva rifugio: € 153,80.

Martedì 19 agosto 2003 - Terzo giorno: dal Rifugio Maria e Franco al Rifugio Lissone.
Dislivello in salita m.250, in discesa m.795. Tempo di percorrenza 5h 15m. Percorso EE.
Sole spettacolare, aria fresca, colori vivi. Foto del gestore prima di partire, davanti al rifugio. Tappa da considerare lunga, panoramica e molto tecnica.
Valicato il comodissimo Passo Dernal (2574), saliamo un breve tratto per poi scendere su sentiero (comoda mulattiera militare), fino ad arrivare ad un bivio (attenzione alle indicazioni). Si prende a destra, avanzando in discesa tra piccole pozze d'acqua. Segue un tratto in salita in direzione della lunga e frastagliata cresta della Sega d'Arno. Proseguiamo, con numerosi saliscendi, verso la base della parete fino ad arrivare al cartello indicante il sentiero per il Monte Re di Castello (2889). Costeggiamo le lisce pareti facendo attenzione ai tratti un poco esposti; esiste anche un piccolo tratto attrezzato con catena, facile da attraversare ma non per questo da sottovalutare. Il Passo di Campo (2296) tra resti e muraglioni risalenti la grande guerra, viene raggiunto con entusiasmo.
Piccolo spuntino (pane, cioccolato, acqua e integratori) accompagnato da spettacolare panorama a 360°. In basso è ben visibile il Lago d'Arno (1817) con la sua diga. Diversi sentieri sono collegati al passo, il presente cartello indica il segnavia SAT n.242 per la Malga Bissina e la Val di Daone, il sentiero n.20 per il lago d'Arno e il sentiero n.1 per il
Rifugio Lissone.
Oltre il passo, a sinistra si prosegue a mezza costa su pascolo erboso percorrendo il fianco meridionale del Corno della Vecchia (2396). Il sentiero si restringe parecchio e richiede attenzione soprattutto se al seguito si hanno ragazzi e bambini. Sotto di noi è ben visibile il coloratissimo Lago di Campo (1944). Ci precede un ragazzo sui 25 anni, incontrato al Passo di Campo; dopo una ventina di minuti notiamo che sta tornando indietro. "Non riesco a salire nel tratto poco più avanti" ci dice. Andiamo avanti, incuriositi. Dopo un breve tratto in discesa il percorso si fa ripido. Qualche metro di cordina metallica (ragazzi in sicurezza) agevola il passaggio alla sinistra della cascata, formata dall'acqua proveniente dal sovrastante Lago d'Avolo (2393). Dopo circa venti metri, oltrepassiamo il corso d'acqua proseguendo a salire ripido a destra del rivo (percorso attrezzato).
Terminato questo tratto, attraverso pascolo erboso, arriviamo al Lago d'Avolo. Piccola sosta per riposare e bere. Guardando il lago, posto in una stupenda conca, a sinistra, si erge il Monte Campellio (2809) mentre a destra il Monte Marosso (2691), dietro a noi è ancora visibile, in basso, il Lago di Campo. Proseguiamo, costeggiando il Lago, finché a un certo punto il sentiero prende a salire, ripido, prima su terreno erboso poi su ghiaioni e massi granitici, passando ai piedi della Cima d'Avolo (2664), fino ad arrivare al Passo d'Avolo (2556). Ottimo è il panorama sulla sottostante Val di Fumo.
Ci fermiamo a mangiare (tonno, pane, cioccolato, barrette energetiche). Dopo circa mezzora riprendiamo la marcia risalendo a sinistra per poi discendere su di una facile stradina militare. A mezza costa, alla base della parete rocciosa del Monte Marosso (2691), procediamo in direzione del Passo Ignaga (2528) che una volta raggiunto presenta, ancora ben conservati, spettacolari resti della grande guerra (grotte ricovero, baraccamenti).
Al passo, a sinistra, si apre un paesaggio sulla Val di Saviore e il paese di Cevo che lascia tutti a bocca aperta, a destra la Val di Fumo. Ci aspetta ora la parte più impegnativa, secondo me, di tutta l'Alta Via. Dal Passo Ignaga, a sinistra, sul versante della Valle di Saviore, percorriamo alcune gradinate militari (attenzione all'esposizione), superando una lunga cengia rocciosa. Avanziamo lungo il sentiero superando alcuni tratti molto ripidi provvisti di catena (ragazzi in sicurezza). Prudenza!
Nei pressi del Monte Ignaga (2628) iniziamo la vera e propria discesa con alternati saliscendi seguendo le pieghe della montagna (nei punti più esposti presenza di cordino metallico). Il percorso si fa impegnativo sviluppandosi su costoni molto ripidi e canaloni scoscesi, si incomincia a vedere il Rifugio Lissone e la Val Adamè. La vista del rifugio ci dà coraggio. Siamo quasi arrivati... macché... il rifugio si vede, sì, ma è "molto piccolo". Con il nostro passo ci vorranno ancora un paio d'ore.
Si procede, ancora in forte pendenza, su pascolo sassoso e massi granitici. La vista è stupenda sul rifugio, sulla Valle di Saviore e sulla Val Adamè. Scendiamo ancora. Ad un certo punto vediamo delle persona che risalgono questo sentiero, sono due. Poco dopo li riconosciamo, una dei due è Ulisse, ci stavano osservando già da un po, ed avevano deciso di venirci incontro per darci una mano, sollevandoci dal peso di qualche zaino. Arianna, Valeria e soprattutto Miriana, assolutamente si rifiutano di togliersi lo zaino... voglio arrivare al rifugio con lo zaino in spalla! Ancora due tratti attrezzati poi... finalmente arriviamo nelle vicinanze del rifugio.
Siamo distrutti. Grandi feste all'arrivo di Valeria e Miriana. Vista l'ora tarda, mangiamo subito. Veniamo messi a cenare nell'angolo più lontano del rifugio... probabilmente non eravamo profumatissimi. Ci sentiamo osservati, soprattutto da quelli che "vengono dal basso". Dopo una bella doccia, andiamo a dormire non prima di esserci bevuti un bel grappino in compagnia di Ulisse e Valentino. Il Lissone è un rifugio molto bello, sembra un ristorantino della Brianza. La prossima tappa abbiamo deciso di farla in compagnia di Ulisse, Valentino, Ambra e Mauro.
** Occorrente e livello di difficoltà: è la tappa più impegnativa, soprattutto dal Passo Ignaga. Esistono dei tratti esposti senza cordino. Se c'è brutto tempo il tratto Ignaga - rifugio Lissone è da fare con molta attenzione. I ragazzi devono senz'altro venir messi in "sicurezza". La tappa non è lunga, ma con bambini non si può fare calcoli sul tempo di percorrenza. Portarsi occorrente quindi, per mettere in sicurezza ragazzi, bambini e non. E' comunque un trekking di tipo "Escursionisti Esperti". Rifornimenti d'acqua fatti dove c'era la cascata, prima di arrivare al Lago d'Avolo.
** Spesa complessiva rifugio: € 148.

Mercoledì 20 agosto 2003 - Quarto giorno: dal Rifugio Lissone al Rifugio Prudenzini.
Dislivello in salita m.758, in discesa m.550. Tempo di percorrenza 4h 15m. Percorso EE
Questa tappa viene percorsa con la compagnia di Valentino, Ulisse, Ambra e Mauro. Dopo abbondante colazione partiamo. Miriana è euforica per la presenza di amici.
Primo breve tratto in piano, costeggiando prima a destra e subito poi a sinistra il torrente Poia. Arriviamo subito alla Malga Adamé, spettacolare fattoria con maiali, mucche, pecore, capre, vitellini... qualche foto è d'obbligo. Si avanza, sempre in piano o in leggera salita, alternando pascoli sassosi a terreni paludosi o erbosi, fino ad arrivare alla Baita Adamé (2150). Poco dopo, arriviamo "in orario" al rudimentale ricovero di pastori detto "Cùel del Manzolèr" (2130); breve sosta per far riposare le spalle e poi, al cartello indicatore, girando decisamente a sinistra, lasciamo il torrente ed iniziamo a salire, in modo deciso su pascolo erboso e terriccio.
Salendo, Ulisse nota parecchio vicino una fantastica marmotta che osserva, incurosita, ciò che succede a lei attorno. La giornata è bella e c'è uno splendido sole che adesso fa sentire il suo calore.
Man mano che ci alziamo con non poca fatica, il torrente Poia diventa, spettacolarmente, sempre più stretto. Al primo ghiaione di massi molto grossi ci fermiamo per un primo "rifornimento" (pane, cioccolato, acqua e barrette energetiche). Poco più sopra si incomincia a vedere la sella del Passo Poia (2775) con a sinistra le Cime di Frampola (2906) e a destra le Cime di Poia (2963). Procedendo, arriviamo in una conca morenica che immette direttamente al passo. Stando a sinistra, si sale fino ad arrivare sotto gli scoscesi lastroni delle Cime di Poia, per poi spostarci al centro e salire con attenzione il ripido canale di sfasciumi di granito e terriccio, fino ad arrivare, intorno alle 13,30, al Passo di Poia.
Spettacolare scenario risulta essere la vetta dell'Adamello (3539) che si affaccia sul pian di neve. Tutta la comitiva si ferma a mangiare e riposare. Spopola il tonno con i crackers. Dopo pochi minuti veniamo raggiunti da due ragazzi, provenienti direttamente dal Rifugio Maria e Franco, però andranno direttamente al Rifugio Gnutti, saltando anche il Rifugio Prudenzini.
La discesa, inizialmente, si svolge tra sfasciumi e grossi massi granitici, fare attenzione! Proseguendo si arriva a raggiungere, dopo l'attraversamento di vari rivi d'acqua, il pianoro torboso che porta direttamente al Rifugio Prudenzini. E' impegnativa, e permette a Valeria ed Arianna con Ulisse, Valentino, Ambra e Mauro di staccarsi e arrivare al rifugio mezz'ora prima.
Notiamo subito un bel movimento di escursionisti. Chiediamo ed otteniamo subito il posto branda (Patrizio deve dormire al "terzo piano"). Patrizio e Milena fanno anche la doccia all'esterno... nel gabbiotto... in compagnia della caldaia. Milena come Ulisse e Valentino, visto che c'è ancora il sole, fanno anche il bucato, e lavano calze e magliette con il sapone di marsiglia. A cena, a noi spetta il primo turno, mangiamo in compagnia di due escursionisti (lui e lei) simpatici e singolari, che pernottano in tenda. Hanno un cane di nome "Queen" e Miriana, dopo cena viene invitata in "zona tenda" a veder come mangia "Queen". Dopo grappino tutti a letto... imbracati.
** Occorrente e livello di difficoltà: fare attenzione sui grossi massi granitici e nei pressi del Passo Poia in quanto il sentiero (soprattutto in discesa) è ripido e franoso. La tappa non è lunga, ma con bambini non si può fare calcoli sul tempo di percorrenza. Rifornimenti d'acqua non ne abbiamo trovati.
** Spesa complessiva rifugio: € 163,30.

Giovedì 21 agosto 2003 - Quinto giorno: dal Rifugio Prudenzini al Rifugio Gnutti)
Dislivello in salita m.593, in discesa m.653. Tempo di percorrenza 3h 30m. Percorso EE
Dopo colazione "self service", prepariamo gli zaini. Ci sistemiamo e poi partiamo. I nostri amici hanno un vantaggio di una ventina di minuti circa. Loro devono poi proseguire fino al Rifugio Tonolini mentre noi ci fermiamo al Rifugio Gnutti. Il cielo è coperto, di un grigio compatto, ma non piove.
Il sentiero parte proprio dietro il rifugio, a lato del cartello segnaletico, su pascolo erboso. Subito è in salita, ripido. La pioggia che da poco ha cominciato a scendere rende il sentiero scivoloso e quindi attenzione!
Dopo l'attraversamento di una grossa frana proseguiamo tra zolle torbose e quindi tra massi granitici compiamo un tratto pianeggiante prima di infilare un ripido canalino. Il sentiero passa ora ai piedi del crinale meridionale della Cima Prudenzini (3018). Aggirata la cima, procediamo a mezza costa, per un lungo periodo su enormi massi (in questo tratto, fare attenzione alla segnaletica per individuare tra i massi il percorso migliore da seguire).
La pioggia complica il tutto. Miriana ha freddo e continua a lamentarsi. Sfruttando il riparo di un enorme masso, copriamo Miriana con la coperta termica proseguendo immediatamente per non raffreddarci. Si raggiunge il Passo Miller (2818) posto tra la Cima Prudenzini (3018) e il Corno Macesso (2958), salendo un ripido canale tra pascolo sassoso. Al passo smette di piovere, rendendo più piacevole la spettacolare vista, dietro di noi della Val Salarno e davanti della Val Miller. Sotto è ben visibile il Rifugio Gnutti, piccolissimo.
Scendiamo subito, ripidi su sfasciumi di granito, poi, dopo aver mangiato sopra alcune lastre granitiche dove fa capolino anche il sole, lungo una dorsale di detriti. Raggiungiamo il pianoro e quindi tra pascolo erboso la pianeggiante stradina che avanza sul versante orografico destro della Val Miller.
In poco tempo si è al Rifugio Gnutti e con sorpresa troviamo ad aspettarci Ulisse, Valentino, Ambra e Mauro "Ma non dovevano andare direttamente al Rifugio Tonolini?" "E' da quando avete raggiunto il passo che vi stiamo osservando. Noi vi abbiamo aspettato per un altro saluto mentre le tre coppie per motivi di tempo hanno dovuto proseguire" Ci hanno lasciato comunque un bellissimo messaggio. Anche il rifugista ci stava aspettando... con cinque ottimi the caldi.
Dopo doccia fantasticamente calda e sistemazione camere, pranziamo in compagnia di due simpatici ragazzi di Cantù. Domani, tappa al Rifugio Tonolini in compagnia di amici di Ponte di Legno Giorgio, Elisa, Carlotta e Riccardo che arrivano "dal sotto".
** Occorrente e livello di difficoltà: fare attenzione sui grossi massi granitici e nel primo pezzo in discesa dal Passo Miller in quanto il sentiero è ripido e franoso. La tappa non è lunga, ma con bambini non si può fare calcoli sul tempo di percorrenza. Rifornimenti d'acqua non ne abbiamo trovati.
** Spesa complessiva rifugio: € 170.

Venerdì 22 agosto 2003 - Sesto giorno: dal Rifugio Gnutti al Rifugio Tonolini)
Dislivello in salita m.347, in discesa m.63. Tempo di percorrenza 1h45m. Percorso EE
Si dorme fino a tardi (7,30), poi abbondante colazione. Mentre aspettiamo l'arrivo degli amici da Ponte, è interessante osservare "cosa succede", di mattina, intorno ad un rifugio.
Giorgio, Elisa, Carlotta e Riccardo arrivano verso le 11,30 dopo aver percorso le impegnative "Scale del Miller". La giornata è limpida e decidiamo di pranzare fuori dal rifugio in compagnia. Assistiamo in diretta allo "scarico" da un elicottero di alcune persone, probabilmente tecnici della diga. Miriana e Riccardo sono euforici e giocano a rincorrersi. Siamo pronti ormai per partire.
Patrizio si avvia verso i propri scarponi per calzarli ma, dopo pochi metri, crack! cede la caviglia destra (sandalo non allacciato), gran volo, gran dolore, si massaggia... passa.Oltrepassato il ponte nei pressi del rifugio, il sentiero costeggia, in leggera salita prima e poi a mezza costa, le pendici meridionali del Corno del Lago (2776). Più avanti, in basso, è fantastico il paesaggio della Val Malga e del sentiero che sale al Rifugio Gnutti (scale del Miller). Segue un tratto che prima scende dolcemente e poi inizia a salire passando alla base delle scoscese pareti del Corno del Lago (cordina metallica in alcuni tratti esposti).
Il caratteristico Passo del Gatto viene raggiunto, dopo una serie di saliscendi abbastanza strapiombanti. Al passo facciamo classica foto sotto costone. Il sentiero oltre il passo prosegue abbastanza ripido fino ad arrivare alla base della diga del Baitone. Da qui, saliamo ancora, leggermente, su pascolo sassoso, fino a raggiungere il Lago Baitone con il suo rifugio color ocra. Sosta "carica borracce". Il Rifugio Tonolini, dalla diga, è ben visibile. La caviglia di Patrizio sta tenendo abbastanza bene.
Costeggiamo la sponda orografica sinistra del lago, avanzando in salita su facile stradina, poi, in leggera discesa su pascolo sassoso fino ad arrivare a rimontare un ripido pendio erboso e un dosso di lastre granitiche che precede di pochi metri il Rifugio Tonolini.
Sistemazione buona in camerone, poi passeggiatina al vicino laghetto. Patrizio sui sassi ha difficoltà di movimento (dolore caviglia). Prima di andare a dormire la caviglia appare gonfia ed è dolorante. Anche Milena si sente calda e ha i brividi... si misura la febbre: 36 e 5. Si inizia seriamente e tristemente a pensare di non poter raggiungere il Rifugio Garibaldi di dover quindi scendere e concludere all'ultima tappa, il nostro lungo trekking.
** Occorrente e livello di difficoltà: fare attenzione nel primo pezzo, fino al Passo del Gatto per i tratti abbastanza esposti. Il resto del sentiero non comporta grosse difficoltà. La tappa è la più corta di tutta l'Alta Via dell'Adamello. Rifornimenti d'acqua ci sono nei pressi del Rifugio Baitone.
** Spesa complessiva rifugio: € 161,30.

Settimo giorno: dal rifugio Tonolini al rifugio Garibaldi)
Dislivello in salita m.745, in discesa m.639. Tempo di percorrenza 5h. Percorso EE
Non effettuato. Giornata dedicata alla discesa a valle per colpa della caviglia gonfia e dolorante di Patrizio.
Curiosità 
CONSUNTIVO DEL TREKKING
Partecipanti: 5
Rifugi visitati: 6
Costo totale: € 949,30
Costo medio totale per partecipante: € 158,22
Costo medio per partecipante/rifugio: € 31,64

2 commenti in “L’Alta Via dell’Adamello
  1. Avatar commento
    ringhioroby
    27/07/2011 19:07

    complimenti io non sono riuscito con moglie e figlio !

  2. Avatar commento
    prdjhif jbqmzcoit
    21/07/2007 17:29

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