Da Roma alla Mongolia e ritorno in moto!

Cinquanta giorni, sette Paesi, 23.500 chilometri: ancora un’impresa del nostro ormai fedelissimo biker romano!

AUSTRIA, UNGHERIA, ROMANIA, MOLDOVA, UCRAINA, RUSSIA, MONGOLIA:
ANDATA E RITORNO KM 23.500!
Arrivare in Mongolia è stato sempre uno dei miei sogni nel cassetto, il desiderio di mettere in pratica questo viaggio diventa ogni giorno sempre più forte.
L’esperienza di ventisette anni maturati in sella ad una moto ed esplorando mezzo mondo mi convince che con l’aiuto della mia compagna Silvia, la quale parla perfettamente il russo, possiamo serenamente realizzare questo fantastico e difficile viaggio Roma/Ulaanbaatar (Mongolia).
Siamo coscienti entrambi che il viaggio è molto difficile ed impegnativo, i chilometri da percorrere sono tantissimi, durante il tour ci sarà un grande stress fisico e mentale, ma il piacere di realizzarlo è molto forte e supera tutto e tutti.
Inizio a fare studi e ricerche su internet, conoscendo guide, persone che sono state in Mongolia e cerco di documentarmi il più possibile sulle frontiere, le strade, il popolo, le sue usanze, il clima, i pericoli, i percorsi più adatti alla mia moto stradale. Compro anche guide, carte topografiche ed inizio a pianificare il tutto dopo essermi documentato ben bene. Quotidianamente prendo contatti con gli sponsor.
Il giorno 27 Gennaio ricevo una telefonata da una nota azienda motociclistica che è interessata al mio programma di viaggio. Ma, purtroppo, dopo alcuni giorni mi viene comunicato telefonicamente che non possono sostenermi nel mio progetto.
A malincuore ringrazio la stessa e dopo questa ennesima delusione decido di partire con la mia moto, che non mi ha mai deluso e di non contattare nessun’altra azienda.
Nel frattempo la mia moto si trova dal mio meccanico di fiducia, Andrea, il quale, come sempre, non molta accortezza ed amore, effettua tutti i controlli possibili ed immaginabili, preparandola all’imminente tour… la terra del grande Gengis Khan.
Di pari passo avviene lo studio con la mia compagna Silvia sulle tappe da effettuare, i siti e le città di maggior interesse che dovremo visitare e concordo con l’Azienda di pneumatici Metzeler, mio sponsor quale sarà la città in Russia dove poter avere un appoggio per un cambio gomme.
Anche la mia preparazione atletica è presa molto seriamente, l’allenamento è costante, ogni giorno per sei volte la settimana, non devo trascurare niente in questo viaggio il più lungo della mia storia.
Il mio conforto deriva senza dubbio anche da Silvia che, parlando il russo, potrà essermi di grande sostegno.
La destinazione questa volta è veramente lontana, attraverso Austria, Ungheria, Romania, Moldova, Ucraina, Russia fino al lago Bajkal, per poi arrivare ad Ulaanbaatar e ritornare indietro.
Il giorno 6 Aprile, dopo un colloquio telefonico con l’azienda di pneumatici Metzeler, si arriva ad un accordo: avrò l’assistenza di un cambio gomme nella città di Barnaul (Russia) ed inoltre la stessa si impegna a seguirmi attraverso il viaggio per avere notizie del un nuovo pneumatico (interace z8).
In questo periodo l’allenamento in palestra e l’allenamento in moto si sovrappongono ed appena mi si presenta l’opportunità percorro anche oltre 400 km in un giorno.
È il 17/4/2010, con Silvia valuto il viaggio, purtroppo sono nati dei problemi burocratici relativi a documenti a Lei da rilasciarsi in Moldova, molto probabilmente dovrò affrontare il viaggio da solo.
Intensifico maggiormente la mia preparazione atletica, allenandomi giornalmente per due ore, una cardiovascolare, l’altra in potenziamento.
Il giorno 24/4 faccio il biglietto aereo per Silvia che partirà il 24 luglio e rientrerà a Roma il 31 agosto, mentre io affronterò il viaggio in solitaria. E’ un peccato non condividere con lei questa esperienza, sarebbe stata tutta un’altra cosa .
Il giorno 28/4 mi presento in agenzia che mi prepara il visto per la Russia e la Mongolia. Nel frattempo incomincio ad elencare tutto ciò che mi può servire ed aspetto il grande giorno per la mia partenza.
Finalmente il 25 Maggio ho sul mio passaporto entrambi i visti per oltre 90 giorni.Siamo al 30 giugno, libero da impegni di lavoro mi preparo ad iniziare un nuovo tour, questa volta in solitaria. Alle 22 vado a letto, ma il caldo afoso di Roma e la tensione del viaggio mi tengono sveglio fino alle 23, quindi decido di partire viaggiando di notte evitando il gran caldo.
Alle 23,30 sono in partenza, l’avventura inizia, percorro buona parte dell’Italia attraversandola di notte e al fresco. Alle 1,25 faccio una breve sosta, mangio qualcosa e subito proseguo, alle 3,30 sono a Firenze; l’autostrada è trafficata per la maggior parte da tir, il periodo dei vacanzieri non è ancora arrivato. Si viaggia benissimo e con la massima tranquillità.
Il 1 luglio alle 11,15 entro in Austria, l’attraverso con molta calma in sette ore.
Alle 18,30 sono in Ungheria nella località di Sze’kesfehervar, avendo percorso oltre 1200 km in diciannove ore, comprese le rispettive soste di riposo e rifornimento di benzina. Alle 21 vado a letto provato dalla stanchezza.
Alle 6 del giorno successivo mi sveglio, alle 6,30 faccio una colazione veloce, dopodiché sono immediatamente in moto per proseguire verso la Moldova, durante il percorso do sfogo ai cavalli della moto che si erano troppo rilassati nelle autostrade italiane ed austriache. Sono le 11,30, transito il confine romeno e alle 20 sono a Bacau dove pernotto in un motel molto grazioso per una modica cifra di meno di venti euro.
Alle 4 del mattino del 3 luglio suona la sveglia, mi preparo velocemente, ricca colazione e via; la temperatura è molto bassa, ci sono stati temporali con allagamenti nella nazione, visti fortunatamente anche da me, ma in lontananza.
Per un’ora incontro nebbia e durante il tragitto, vedo un motociclista con i suoi abiti vistosamente lacerati, la moto completamente distrutta nella parte anteriore e gli chiedo cosa sia successo, mi risponde di non aver visto un bovino in mezzo alla strada a causa della forte foschia. Ritengo sia un miracolo il fatto che non si sia ferito più seriamente!
Tutto ciò mi fa riflettere ancor di più e prendo consapevolezza dei pericoli ai quali posso andare incontro. Continuo il viaggio nella massima concentrazione, non appena mi accorgo di avere un minimo di stanchezza mi fermo e mi riposo anche per soli dieci minuti.
Alle tredici dello stesso giorno sono in Moldova a casa dei genitori di Silvia, ho percorso oltre 3000 km. Rimango qui fino al 5 luglio.
Il giorno 6 alle ore 8 parto, nonostante una selezione accurata di vestiario, attrezzi moto, cibo, sono supercarico; alle 11 sono in Trasnistria, qui per avere un timbro sul passaporto devo aspettare oltre un’ora, sebbene davanti a me ci sia solo una persona.
E’ la solita abitudine vergognosa, alla quale sono abituato da anni: ufficiali in dogana che intascano di nascosto banconote per agevolare l’entrata o l’uscita dalla Trasnistria; tuttavia rimango calmo ed indifferente senza dare nessuna moneta.
L’entrata in Ucraina ed i controlli sono invece molto veloci, alle 19 faccio sosta e pernotto nella località di Poltova.
Il giorno seguente viaggio scampando a minacciosi temporali, ma alla fine uno di essi ha la supremazia su di me, devo fare attenzione nella guida, sono molto attento anche per la notevole acqua sul manto stradale ed eventuali buche. Subisco questo tremendo acquazzone per circa un’ora. Finalmente di nuovo il sole e l’asfalto asciutto, apro il gas e percorro chilometri in velocità, arrivando alle 17 sul confine Ucraino/Russo; qui incomincia nuovamente a piovere ed io solo in fila dietro le macchine, qualche camionista mi fa cenno di andare avanti perché adesso l’acqua viene giù con più violenza. Decido di recarmi in testa alle altre vetture e subito, al primo controllo, mi viene intimato di tornare indietro e fare la fila come tutti gli altri. Faccio il vago… non capisco sono italiano e consegno il passaporto, il militare mi fa nuovamente segno di retrocedere perché ero passato davanti a tutti ed io un'altra volta riconfermo a gesti e scuotendo la testa che non capisco. Finalmente mi lascia andare. Durante il controllo in dogana russa, contrariamente alle volte scorse veloce, ho avuto anche modo di scherzare e comunicare con la polizia doganale, meravigliata della mia moto e del mio itinerario, la Mongolia (andata e ritorno).
Superato il confine ed entrato in territorio russo, cco arrivare subito il primo imprevisto: innestando la prima, la moto non va, si spegne e la leva frizione è morbidissima, subito mi preoccupo. imuovo il coperchio del recipiente dell’olio della frizione, vedo che non c’è lubrificante, per fortuna quest’anno lo avevo con me, lo rabbocco ed immediatamente raggiungo la città di Belgorod (Russia), mi metto alla ricerca di un motel ma, purtroppo, solo in tarda sera ne trovo uno.
Il giorno seguente il viaggio continua, affrontando il caldo intenso di oltre 40 gradi, sono nelle icinanze di Samara; durante il percorso vedo davanti a me un tir al quale scoppia una gomma, il copertone per poco non mi colpisce, fortunatamente riesco ad evitarlo.
Prendo coscienza di tutto ciò e resto ben lontano dai prossimi tir, appena me li trovo davanti li supero immediatamente per evitare che perdendo materiale possano provocare danni a me e al mio mezzo.
Il 10 luglio alle 5 della mattina parto, in 3 ore percorro solo 200 km, il manto stradale è pessimo e mi fermo spesso a causa di ciò e del forte caldo.
Alle 15 sono ad Ufa, capitale della Repubblica di Baskortoston, per comprare un carica batteria, il mio l’ho dimenticato in Moldova, indispensabile per consentirmi di fotografare e testimoniare il mio viaggio. Vi lascio riflettere… in una grande città russa senza conoscere nessuna lingua al di fuori del mio italiano, tuttavia son riuscito ad acquistarlo. Nell’occasione conosco dei russi che mi offrono da bere, vogliono informazione sul mio tour.
Sono le 17, riparto e alle 19 sono sugli Urali, la catena montuosa tra le più antiche del mondo, con immense foreste di betulle, pini e laghetti, che attraversa approssimativamente da nord a sud la Russia occidentale, dove pernotto in un bel bungalow al prezzo di 250 rubli.
Domenica 11 alle 3 del mattino mi sveglio, tra la colazione e la preparazione della moto impiego un’ora. Alle 4 parto, sono coperto con indumenti termici per combattere il freddo, la giornata è splendida, viaggio ottimamente, finalmente ho abbandonato il gran caldo, attraverso tutta la catena montuosa in 4 ore e trenta minuti, percorrendo 240 km.
Alle 21 pernotto in un paesetto di campagna a 400 km da Omsk, nella provincia di T’Umen, dopo aver viaggiato oltre 15 ore e percorso 526 km: le strade non permettono di più!
La mattina del 12 luglio, urinando provo forte bruciore, dolore e perdita di sangue, allarmato faccio capire ad un signore che ho bisogno di un medico, immediatamente arriva un’ambulanza con due dottoresse, faccio vedere le urine ed in loro presenza elimino altro sangue. Immediatamente mi fanno capire di seguirle in ospedale, subito salgo in moto, arriviamo in pochi minuti. Poco dopo mi visita il chirurgo, nel frattempo sveglio Silvia a Roma che mi fa da interprete e mi comunica che c’è in atto un’infiammazione della vescica dovuta al viaggio, probabilmente a tutte le sollecitazioni subite. Preoccupato penso proprio che questa volta devo fermarmi e la paura di non poter proseguire il viaggio è tanta.
I medici sono al corrente del mio itinerario e Silvia mi tranquillizza dicendomi che mi fanno una flebo con sedativo e che inoltre devo prendere due antibiotici al giorno per una settimana.
Dopo un’ora in ospedale ritorno all’abitazione dove alloggiavo, carico i bagagli e parto immediatamente. Purtroppo, durante il percorso devo fermarmi spesso, lo stimolo ad urinare è frequente, ma in realtà espello solamente poche gocce di sangue vivo con intenso bruciore e dolore che mi fa urlare. Fortunatamente in poche ore la situazione migliora.
Alle 21 sono ad Omsk molto stanco, affaticato per tutto lo stress della giornata, mangio qualcosa e subito vado a dormire.
Il giorno dopo mi sento abbastanza in forma, tolto qualche dolore e gonfiore alle mani e alla cervicale, mentre l’infiammazione è completamente scomparsa ed il mio umore è al top.
Riprendo il viaggio dirigendomi nella direzione di Cel’abinsk, intorno alle 11,15 vedo una mandria di bovini con il mandriano che li guida a cavallo, mi fermo e documento il tutto con la telecamera e la macchina fotografica; nel frattempo un cavallo, forse incuriosito della mia presenza, attraversa la strada, proprio mentre arriva una macchina ad alta velocità, sento una grande frenata, un rumore violento, lo scontro con l’equino è stato terrificante. Il cavallo dal primo momento è rimasto a terra, credevo si fossero rotto le zampe poi, ripresosi, è ritornato nel gruppo, mentre la macchina riporta grandi danni al parabrezza e alla carrozzeria.
Il tutto mi impressiona e mi spinge ad essere sempre più attento alla guida e a non esagerare con la manopola del gas, se me lo fossi trovato davanti sarebbero stati guai!
Alle 22 mi trovo a 200 km da Krasnojarsk, fa piuttosto freddo, ho avuto difficoltà a trovare un motel, ho viaggiato per oltre 12 ore percorrendo oltre 900 km, conoscendo moltissime persone di tutti i tipi, tutte molto ospitali nei miei confronti e sempre meravigliati per ciò che stavo facendo. Anche la polizia spesso mi ferma, la scusa è sempre quella di guardare la mia moto, di salirci, di provare il casco, mi fanno domande sulla velocità del mezzo, i cavalli, la cilindrata, sul fatto che mi trovi da solo e se non abbia paura.
E’il 14 luglio, alle 4 della mattina mi alzo, alle 5 parto, la strada è buona ma l’andatura non è veloce, devo far in modo di consumare il meno possibile i pneumatici. Un cartello indica 1600 km da Irkutsk, il paesaggio è molto verde, mi ricorda l’Irlanda, la temperatura è molto bassa e mi costringe, dopo dieci minuti dalla partenza, a coprirmi con indumenti termici… fa troppo freddo, durante il percorso incontro qualche motociclista locale, in questo momento ci sono 5 ore di fuso orario rispetto all’Italia. Alle 19 mi fermo in un motel a circa 1000 km da Irkutsk.
Alle 5 del giorno dopo mi alzo, vedo nebbia, ma nonostante ciò decido di partire, alle 6 inizia il viaggio, le strade sono notevolmente peggiorate, ho difficoltà a reperire benzina al 95 ottani, fortunatamente la 92 non crea problemi al motore.
Percorro una strada sterrata con notevoli buche, sono le 15,30 non faccio altro che alternare delle strade asfaltate con dello sterrato, strade con polvere, terra ghiaia, pietre la mia preoccupazione principale è che se piovesse sarei costretto a fermarmi inoltre sono lontano dalle città non si trovano più facilmente motel, mi rivolgo spesso al nostro Signore e alla Madonna affinché tutto vada per il meglio, troppi incidenti ho visto e vedo tutti i giorni, scontri frontali, tir andati a finire nei burroni oppure contro alberi.
Alle 17,40 faccio una breve sosta dando soccorso ad un motociclista russo con a bordo due ragazze che cadendo hanno riportato delle forti escoriazioni alle cosce.
Alle 21,30 sono in albergo dopo aver percorso solo 500 km da stamani, sono le 23 mi metto a letto.
La mattina seguente prendo la moto che è parcheggiata in un box, a causa del fango, mi scivola dalle mani cadendomi addosso, fortunatamente riesco a liberarmi chiamo soccorsi, ma più di qualcuno si rifiuta di aiutarmi, alla fine un giovane si mostra disponibile e a gran fatica riusciamo a metterla su, il peso è eccessivo, ci sono tutti i bagagli, controllo immediatamente la leva del cambio e della frizione, nessun danno così anche al resto del mezzo, solo fango, forse è proprio quest’ultimo che ha causato il problema ma ha impedito di avere nello stesso tempo seri problemi alla moto dopo la caduta. Faccio un controllo generale anche sull’usura dei pneumatici, sono ancora in ottime condizioni .
Mentre il mio secondo cambio di pasticche anteriori si sta rovinando entro nella città di Irkutsk per trovarne, ma è come cercare un ago in un pagliaio, le mie scorte sono esaurite e dovrò lavorare, fino al ritorno in Moldova, con il freno il posteriore ed il freno motore, utilizzando quello anteriore sono nelle grandi emergenze.
Il 16 luglio sono sul limpidissimo lago Bajkal in Siberia meridionale, diviso fra i territori dell’Oblast di Irkutsk e la Repubblica di Buriazia, è stato posto sotto la tutela dell’Unesco come patrimonio dell’umanità nel 1996, è il secondo al mondo per la lunghezza dopo il lago Tanganica, mentre è il lago di acqua dolce più profondo del mondo e quello con il volume maggiore, il panorama è meraviglioso.
Subito dopo attraverso Ulaude capitale della Repubblica dei Buriati, situata in una bella collina verde.
Domenica 18 luglio, alle ore 8, finalmente sono in dogana e mi appresto a superare il confine Russo Mongolia, però c’è da attendere un’ora perché la frontiera apre alle 9; qui socializzo con un gruppo di mongoli che rimangono meravigliati del fatto che venga da solo nel loro paese e da così lontano, salgono sulla mia moto e si fanno fotografare. Alle 11 entro in Mongolia, vedo quattro bambini in condizioni miserabili, a sforzo trattengo le lacrime, offro loro da mangiare dei biscotti e faccio il confronto con i nostri... la situazione è veramente pietosa. Li fotografo e li riprendo con la telecamera, prima di partire do loro ancora dei biscotti ed ad ognuno regalo un giocattolo, un sorriso ed una carezza.
Attraversando la Mongolia, per arrivare nella sua capitale, il territorio mi si presenta come un gigantesco parco naturale, spesso mi fermo, osservo cavalli, bovini, capre che pascolano in queste praterie verdi, con un limpido cielo, fotografo il panorama, mi fermo a guardare le persone che vivono nelle gher, ho i primi contatti con i mongoli: sono molto disponibili e socievoli, mi piacciono da subito.
Arrivato ad Ulaanbaatar, la capitale mi si presenta a colpo d’occhio immensa, caotica e trafficata. Prendo subito contatto con un italiano, con il quale avevo preso già accordi in Italia per fare della beneficienza in un orfanotrofio della capitale, l’appuntamento è per il giorno successivo. Nel frattempo alloggio in un albergo al centro della città. Sistemati i bagagli, la moto e fatta una bella doccia, esco visitando la parte più moderna.
Il giorno seguente devo recarmi all’appuntamento, purtroppo perdo l’indirizzo ed il numero telefonico dell’italiano mi aspettavo almeno una sua telefonata, ma invano, niente… nessun interessamento.
A questo punto entro nelle mura della città antica, ma soffermandomi con maggior attenzione al tempio Gesar Sum. Qui ho modo di comunicare con qualche monaco buddista, assisto alle loro preghiere fotografando e filmando il tutto.
Poi è la volta del monastero Gandak khiid, uno dei più importanti della Mongolia nel quale si vedono molti turisti.
Il 20 luglio lascio Ulaanbaatar a malincuore per non aver realizzato ciò che mi ero prefissato e mi avevano promesso di fare. Durante il percorso di rientro, mi fermo spesso davanti alle gher consegnando buona parte dei cappellini e giocattoli a bambini, nell’occasione ho modo di fare amicizia anche con i più grandi che, sotto mia richiesta, mi invitavano a visitare le loro gher e a fotografarle. Nell’istante in cui le vedo, rimpiango di non aver portato con me una tenda, mi sarei messo nelle loro vicinanze e avrei scoperto i loro modi di vivere… peccato!
Alle 15,30 supero il confine mongolo e alle 16,30 sono in Russia, ripercorro tutto l’itinerario che ho fatto all’andata, distribuisco anche ai bambini russi quei pochi giocattoli rimasti. Molte mamme rimangono meravigliati nel vedermi fare queste azioni, d’altronde non credo che si veda tutti i giorni uno straniero con la propria moto fermarsi e distribuire doni, il tutto incuriosisce anche gli adulti che si avvicinano e mi chiedono da dove venga, gli spiego a modo mio il mio itinerario, rimangono tutti sbalorditi e meravigliati che io sia solo, ed io mi sento gratificato da queste mie azioni umane: con un piccolo gesto si fanno felici molte persone, i loro sorrisi e le loro strette di mano saranno indelebili nella mia mente.
A tutto ciò segue anche il pensiero di Silvia che sta arrivando in Moldova in aereo, per cui voglio arrivare presto ed il ritorno è solo viaggiare.
Il giorno 24 luglio mi trovo in Russia, purtroppo non riesco a trovare da dormire, i pochi motel incontrati sono al completo, mi devo accontentare di passare la notte su una panchina, ma c’è un inconveniente, la zona è infestata di grandi zanzare, per riuscire a riposare e non farmi pungere devo indossare il sottocasco ed il casco. I presenti che dormono in macchina mi guardano stranamente, ma è il solo modo per riposare qualche ora.
La mattina presto, intorno alle 4, riprendo la strada del ritorno. Nel tratto di strada che va da Irkutsk e Krasnojarsk devo riaffrontare molti chilometri di sterrato, strade con sassi, polvere, spesso mi fermo perché accuso dolori alle mani, in modo particolare alla sinistra nella quale si è formata una vistosa callosità. Nel tragitto incontro un francese, diretto nell’Uzurbekistan, mi chiede informazioni sulle strade che ho percorso, rimane meravigliato anche lui del mezzo con il quale mi trovo a fare il mio tour, facciamo alcune foto. Ci salutiamo e proseguiamo ognuno nella direzione opposta.
Il giorno 23 luglio sono a Barnaul per il cambio gomme, qui incontro due spagnoli che effettuano a loro volta il cambio gomme, sponsorizzati dalla Metzeler spagnola, loro con moto più idonee al tour, ci scambiamo le nostre esperienze di viaggio, uno dei due mi conosce per avermi visto su internet.
Il cambio avviene molto lentamente, in due ore, ma fortunatamente avviene e di questo ringrazio e sono riconoscente alla Metzeler Italia e ai suoi rappresentanti che mi hanno dato questa grande opportunità di testare il loro nuovo prodotto interace Z8, prodotto che personalmente ritengo molto idoneo in tutte le condizioni stradali possibili ed immaginabili. Test riuscito con grande soddisfazione e risultato.
Il 25 faccio nuovamente tappa nella provincia di T’umen dove ho avuto problemi di salute, ma questa volta in condizioni fisiche al top, che mi consentono di affrontare il giorno dopo 700 km sotto la pioggia.
IL 26 sono nuovamente a godermi il panorama degli Urali. Il 27 sono a 300 km da Samara. Il 28 a Voronez.
La mattina del 29 parto alle 4, viaggio per 21 ore arrivo a casa di Silvia in Moldova all’una di notte dove tutti mi aspettano svegli. Rimango in Moldova fino al 17 agosto, facendo con lei qualche giro nel territorio, che ormai conosciamo benissimo, ma soffermandoci di più nella capitale Chisinau.
Il 18 agosto devo anticipare il rientro a Roma, parto da Carpineni alle 8,30, viaggio fino a 130 km da Oradea (Romania) dove alle 20 alloggio al solito Motel che conosco, economico e confortevole in mezzo alla natura.
La mattina seguente viaggio per l’intero giorno e tutta la notte arrivo a Roma alle 9 del 20 agosto, osservo il contachilometri della moto, ho percorso 23.500 km.
Anche questa sarà un’altra indimenticabile esperienza di viaggio. Non avrei mai pensato negli anni passati di attraversare quasi tutta la Russia per poi tornare indietro, più di qualcuno mi ha dato del pazzo.
Nella mia mente rimarranno quelle emozioni, quelle sensazioni, quegli odori, quei suoni, quelle gioie, quelle parole, quegli aromi che solo un viaggio regala, che solo un viaggio non fa dimenticare per sempre impressi nella mia memoria, che mai nessuno riuscirà a cancellare, indelebili come un sogno ormai diventato un ricordo…

Viaggiare per commuoversi di fronte ad un panorama.
Viaggiare per capire di non avere nient’altro che la propria libertà.
Viaggiare per essere cittadini del mondo.

Un ringraziamento alla mia compagna Silvia e a tutti gli sponsor:
Bergamaschi, Bertoni, D’Amico Marco, D.I.D, Extreme, Forbikes, Ferracci, Giali, Gensan, Gubellini, K&N, Klan, Konig, Metzeler, Newfren, Nolan, Nissin, Putoline, Rinolfi, SIXS, Tecnoselle, Tryonic, Tucano Urbano.

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