Alyeska: veramente una ‘Grande Terra’ - Parte seconda

Ancora infinite bellezze naturali nella parte conclusiva del viaggio di Anna in Alaska: ed è già nostalgia…

Con il rientro dallo Yukon all'Alaska prosegue e si conclude una straordinaria esperienza di viaggio. La prima parte è già presente, con il medesimo titolo, su questo stesso sito.KLUANE NATIONAL PARK (YUKON)
L’ONU ha dichiarato il Kluane National Park fondato nel 1943 patrimonio dell’umanità. È un’immensa area selvaggia (circa 22.000 kmq) in parte inaccessibile che insieme al confinante Wrangell-St-Elias National Park dell’Alaska formano una delle più vaste aree protette del continente nordamericano.
All’interno del parco si possono vedere i campi di ghiaccio non polari più grandi al mondo, risalenti alla prima era glaciale. Ma anche se in prevalenza il parco è ricoperto di ghiacci, ci sono anche montagne, vallate, laghi alpini, foreste e distese di prateria e tundra e tanta tanta fauna selvatica. Alci, capre di Dall (Dall Sheep), capre delle montagne rocciose (mountain goat), orsi, lupi, falchi pellegrini, aquile di mare sono solo degli esempi della fauna che popola questo immenso parco.
Il suo nome, Kluane, nel linguaggio Tutchone significa ‘molti pesci’. Oggi i nativi Tutchone cercano di mantenere vive le proprie tradizioni e di preservare la propria cultura.
Le montagne che formano questo parco e che sono visibili lungo il suo confine appartengono alle St Elias Mountains ed al Kluane Range e vantano picchi con elevazione media di 2500 metri. Al suo interno si trovano le imponenti vette dell’Icefield Range, dove svettano il monte Logan (5950 m), la più alta montagna del Canada ed il monte St. Elias (5488 m) la seconda montagna del Canada.
Abbiamo scelto di percorre il Sheep Creek Trail. La scelta non è stata difficile, non c’era molta altra scelta! Ci sono alcuni altri sentieri ma sono percorribili in più giorni.
Passiamo al Sheep Mountain Information Centre dalla cui balconata si possono osservare le Dall Sheep che pascolano sulla montagna di fronte. Alcuni cannocchiali messi a disposizione del parco agevolano la vista di questi animali.
Il sentiero inizia subito bene con l’incoraggiare il povero turista! All’inizio del sentiero è posta una bella lapide in memoria di una sventurata ragazza che 11 anni prima è morta a causa di un incontro con un giovane orso grizzly. Faccio un rapido conto eh... ops, quest’orso potrebbe essere ancora vivo!
Ci incamminiamo lungo il sentiero, incontriamo qualche scoiattolino, qualche uccellino e per fortuna nessun grizzly affamato. Dapprima il sentiero passa nel fitto del bosco per poi uscire allo scoperto nel vallone offrendo fantastici panorami della zona e del Kaskawulsh Glacier. Ad un certo punto come spesso succede con questi sentieri americani, il sentiero finisce e si è arrivati a destinazione. In questo caso siamo arrivati su uno dei tanti promontori in mezzo a questa valle. Potremmo decidere di proseguire e di salire su una delle vicine montagne ma questo significherebbe avventurarsi fuori dal sentiero, cosa che non si sa mai bene se gradiscono o meno che venga fatto. Va beh, intanto ci accontentiamo della gita, pranziamo e facciamo ritorno alla macchina, in fondo abbiamo davanti a noi molti chilometri di strada per raggiungere Tok, nuovamente in Alaska.

TOK
È la prima cittadina che si incontra dopo aver oltrepassato il confine con il Canada, a 147 km dal confine.
Per la cena scegliamo un ristorante molto animato e pieno di gente, ma tutta la cittadina ci pare più animata ed affollata di altri posti.
La storia di Tok inizia con la costruzione della strada nel 1942, originariamente si chiamava Tokyo Camp, ma i successivi eventi storici e i sentimenti poco amichevoli di alcuni abitanti nei confronti del Giappone tramutarono il nome del paese in Tok. E così è spiegato l’origine di questo curioso nome che, per alcuni versi, poteva ingannare e ricordare un nome di origine indiana.

WRANGELL S. ELIAS NATIONAL PARK - NABESNA ROAD
Il Wrangell St-Elias National Park and National Preserve con i suoi 13mila acri di terra selvaggia insieme al confinante Kluane National Park dello Yukon Canadese forma una grande area protetta dove si ergono aspre montagne, le cui vette spesso superano abbondantemente i 4000 metri di altezza, ampie distese di ghiaccio, laghi, foreste e grandi spazi incontaminati. Il parco venne istituito nel 1980 e ancor oggi due sole strade si addentrano nell’infinto spazio di questo parco: una è la McCarthy Road e l’altra è la Nabesna Road. Entrambe sterrate, entrambe lontano dal mondo reale, con le sue comodità e le sue orde di turisti.
Sebbene questo parco sia di straordinaria bellezza, al pari di altri parchi dell’Alaska avendo poche strutture ed infrastrutture per il turismo è un vero e proprio paradiso per chi decide di visitarlo. Non ci sono, infatti, gli affollamenti di turisti che si possono incontrare al Denali.
Percorriamo un pezzo della Nasbena Road. La strada è lunga 73 km ma in alcuni tratti vi sono dei guadi transitabili solo con un mezzo fuori strada, in ogni caso la parte terminale della strada, la Nasbena Gold Mine è sita su una proprietà privata. La strada offre splendide viste sulle montagne e sulla vastità di questi posti.
Il monte Wrangell, da cui prende il nome il parco, è il più largo vulcano attivo in Alaska.
Lasciata la Nasbena Road riprendiamo la strada asfaltata in direzione di Valdez, poco prima di giungere a Valdez attraversiamo il Thomson Pass. Questa strada, non proprio nelle condizioni in cui la vediamo ora, venne aperta tra la fine dell’estate e l’autunno del 1898 passando attraverso al Keystone Canyon e al Thompson Pass. L’anno successivo le autorità militari adottarono questo percorso come nuova strada militare per arrivare ad Eagle.

VALDEZ
Valdez è una tranquilla cittadina che si affaccia sulle acque del Prince William Sound, situata 40 km ad est del Columbia Glacier, uno dei più visitati ghiacciai dell’Alaska; qui termina anche l’oleodotto che attraversa tutto il paese da nord a sud.
Anche la storia di Valdez è legata alla corsa dell’oro, nasce infatti in quegli anni quando circa 4000 cercatori d’oro attraversarono la zona diretti nel Klondike. Prima dell’arrivo dei primi esploratori nel 1778, questi territori erano la dimora degli esquimesi Chugach, mentre a nord c’erano le popolazioni degli Ahtna. Entrambe queste popolazioni utilizzavano le zone intorno a Valdez per pescare, cacciare e per commerciare con il rame e le pelli.
La Valdez di oggi però si trova 6 km più ad est rispetto all’insediamento originale; nel 1964 un terribile terremoto rase la cittadina al suolo, che venne ricostruita esattamente dove si trova oggi. Questo fu uno dei maggiori terremoti, sia per durata che per intensità, che si registrò in nord America. Non solo Valdez fu distrutta da questo terremoto, ma questo causo anche un forte tsunami che venne sentito non solo sulle coste dell’Alaska (Anchorage inclusa) ma anche su quelle del Canada fino al Washington State.
Valdez ha un’architettura tipica da Far West, un porticciolo con una piacevole passeggiata in legno che gli conferisce un non so che di poetico e piacevole. Gli incantevoli scenari in cui si colloca rendono piacevole il soggiorno in questa città. Peccato per il tempo che non è stato molto collaborativo.
Ho letto su un opuscolo che è possibile visitare un vecchio cimitero utilizzato durante l’epoca della corsa all’oro (tra il 1898 e il 1917), le foto che accompagnavano la descrizione mi incuriosiscono, così decidiamo di cercarlo. Sull’opuscolo sono riportate delle istruzioni per raggiungerlo, molto particolareggiate. Senza di questa indicazioni non ci saremo mai arrivati perché non vi è alcuna segnaletica ed è raggiungile percorrendo una strada sterrata poco fuori di Valdez. Poco prima del cimitero c’è un area picnic.
L’area ha sicuramente visto tempi migliori e il cimitero è stato dimenticato: ci sono le erbacce, così come l’area picnic. Peccato perché gli avevano fatto un bel vialetto e un cancelletto per entrare. Sparsi ovunque, sugli alberi, avvisi recenti informano di fare molta attenzione agli orsi che stazionano nella zona. Mentre Marco fotografa due aquile di mare su un albero io prendo la macchina fotografica e mi avvio a visitare questo posto che un po’ mi inquieta. Fatto sta che non so se per suggestione o per davvero, mentre passeggio tra quello che resta di queste lapidi sento dei rumori nel fitto del bosco e non sono scoiattolini perché non farebbero così tanto rumore. Poiché il coraggio non è il mio mestiere, onde evitare spiacevoli incontri con orsi o fantasmi me la sono filata e anche molto in fretta. Così è finita la mia esplorazione di questo vecchio cimitero.

Abbiamo scelto uno dei due campeggi privati, in città, ed è stata una piacevole sorpresa, non tanto per l’ubicazione e la sistemazione che ricordava un po’ troppo i nostri campeggi affollati ma per la gente che vi abbiamo trovato e la loro grande ospitalità. Arriviamo che è quasi l’ora di cena. Terminate le registrazioni la signora della reception ci chiede se abbiamo con noi dei piatti. La domanda ci pare alquanto strana ma si affretta a spiegarci che stanno facendo una festa nel campeggio, con il salmone fresco cotto alla griglia e altre cose che hanno preparato alcune signore del campeggio, ma occorre portarsi il piatto e le posate. Rimaniamo un po’ spiazzati ma la signora insiste, non ci lascia nemmeno andare a montare la tenda ma ci spedisce subito a cenare. Il pesce era ottimo, squisito, azzarderei a dire il migliore che abbiamo mangiato. Due tizi puliscono il pesce e altri due lo cuociono. Ci sono tanti tavolini e altre cose da mangiare, come insalate di patate, pasta e snack vari. Conosciamo una gentile signora del sud degli Stati Uniti che ha la pazienza e la volontà di fare conversazione con noi, visto che il nostro inglese non è proprio fluente. Scopriamo così che lei e il marito, come tante altre coppie di una certa età che vediamo in giro, non sono proprio per così dire in vacanza. Una volta raggiunta la pensione, comperano uno di questi microscopici motorhome, chiudono casa e se ne vanno in giro tutto l’anno. Qualche settimana qui o qualche mese là e girano per tutto il nord America. Che invidia!

PRINCE WILLIAM SOUND
Il Prince William Sound è un area di mare e di circa 3.880 km di costa dove ci sono fiordi, isole e ghiacciai, tra cui il famoso Columbia Glacier. Le acque del Prince William Sound sono molto profonde e ricche di vegetazione e fauna: mammiferi marini, uccelli marini e pesci.
Fu chiamato così, nel 1778, dal famoso esploratore James Cook, che passò anche da questa parti! Nel mondo intero si contano 429 statue in onore di questo grande esploratore e una di queste si trova anche ad Anchorage. Purtroppo morì qualche anno dopo alle Hawaii, ucciso dagli indigeni.
Il mezzo migliore per visitare questa zona è la nave. Così anche noi abbiamo partecipato ad una di quelle crociere che si organizzano in questa zona. Partono da Valdez, da Whitter o da Seward e tutte prevedono la visita al Columbia Glacier. Oltre agli splendidi panorami che la zona offre, fiordi, baie, isole e ghiacciai si possono incontrare balene, orche, leoni marini, foche, lontre di mare e tanti uccelli marini come cormorani, pulcinelle di mare e le immancabili aquile di mare. Purtroppo per noi la giornata, da un punto di vista meteorologico non è stata un granché ma dal punto di vista faunistico invece è stata veramente molto proficua. Le lontre di mare ci hanno deliziato della loro presenza con i loro faccini bianchi e il loro galleggiare tranquillo a dorso. Foche e leoni di mare stesi i primi sugli iceberg di ghiaccio i secondi sulle rocce a godersi la giornata. Un orso solitario che passeggia lungo una spiaggia, e ancora la pinna di una balena che velocemente scompare nell’acqua ed il volo delle pulcinelle di mare sono solo un esempio di quello che ci ha riservato quest’escursione.
Una volta lasciato il Valdez Arm la nave entra nella Columbia Bay e anche se il Columbia Glacier non è proprio dietro l’angolo i suoi iceberg che galleggiano lungo la baia si iniziano a vedere da molto lontano. Una lunga scia di blocchi di ghiaccio che esce dalla baia per andare a perdersi nell’oceano. Con la nave si arriva a ridosso del ghiacciaio e si rimane impressionati dall’azzurro di alcuni iceberg. Il Columbia Glacier, come purtroppo la stragrande maggioranza dei ghiacciai che ci sono a questo mondo, per effetto del surriscaldamento del globo sta drasticamente retrocedendo.
Lasciato il Columbia Bay si passa vicino alla Glacier Island per arrivare poi in un'altra baia e trovarsi davanti al Meares Glacier, un muro di ghiaccio che ogni tanto lascia cadere blocchi di ghiaccio in mare. Vicino al ghiacciaio fa parecchio freddo ma alcune lontre di mare nuotano felici nelle sue acque e poco lontano due temerari in kayak si avvicinano al ghiacciaio.
Si pranza e si cena sulla nave e si ritorna a Valdez verso sera. A salutare la fine della nostra crociera un maschio di lontra di mare sta cenando nel porto. Ogni tanto si immerge e riesce con alcune cozze che con l’aiuto delle zampette e dei denti rompe, ne mangia l’interno e ributta in mare il guscio. Va avanti un po’, poi a cena ultimata inizia le operazioni di pulizia. Lo lasciamo che si rilassa galleggiando tranquillo nelle acque del porto.

Purtroppo questa sera la solita quiete del campeggio è stata disturbata da tre turisti tedeschi che dopo aver scolato una quantità imprecisata di bottiglie di vino e birra hanno conversato ed urlato finché finalmente non sono crollati e sono andati a dormire. Ma perché capperi la gente quando va in giro deve sempre farsi riconoscere? Comunque, tanto per curiosità, pare che vi sia un regolamento che nei campeggi vieti il consumo di alcool. Tra l’altro lungo le strade abbiamo spesso visto dei cartelli che invitavano a non bere prima di guidare e sotto ciascuno di questi cartelli un altro cartello con su scritto ‘In memoria di….’. A quanto pare in Alaska questo è un bel problema, ma non solo lì.

WORTHINGTON GLACIER
Lasciamo Valdez per dirigersi nuovamente verso il Wrangell S. Elias National Park. Lungo la strada ci fermiamo a fotografare le Horsetail Falls, delle cascate che in inverno gelano e fanno la felicità degli ice-climber.
Il Thompson Pass è completamente immerso nella nebbia e la visibilità è molto scarsa fortunatamente, poco più avanti, nei pressi del Worthington Glacier State Recreation Area la situazione è decisamente migliore anche se la giornata è molto fredda.
Il Worthington Glacier è un altro ghiacciaio facilmente accessibile. Lasciata l’auto nel parcheggio un brevissimo sentiero porta alla base dello stesso. Il Worthington Glacier Ridge Trail inizia anch’esso dal parcheggio e costeggia tutto il ghiacciaio fino a raggiungere la distesa ghiacciata che sovrasta il sentiero. In alcuni tratti occorre usare un po’ di attenzione perché il sentiero è piuttosto franoso ma nulla di che.

WRANGELL S. ELIAS NATIONAL PARK - KENNICOTT & MCCARTHY
Chitina è l’ultimo paese che si incontra prima di imboccare la McCharthy Road, 149 km di sterrato percorribili non solo dai fuoristrada ma anche dalle comuni auto, da piccoli pulmini, moto o dalle mountain bike. Gli enormi motorhome americani non percorrono questa strada: in alcuni punti è troppo stretta per le esagerate dimensioni di questi mezzi.
Andare a Kennicott e McCarthy è un po’ come fare un salto in un passato, neanche tanto lontano, ma in un mondo che si è fermato.
Si percorre, quasi in assoluta solitudine la McCarthy Road, ogni tanto si incontra qualche auto, si vedono spettacolari vedute delle Chugach Mountains, valli infinite e ampi spazi aperti. Il Kuskulana River Bridge, un ponte sospeso su una vertiginosa gorgia che da un pizzico di adrenalina al viaggio. Benché messo in sicurezza la sua altezza e davvero impressionante.
La strada finisce al ponte sul fiume McCarthy. Il ponte è solamente pedonale per cui le due cittadine non sono raggiungibili con un'auto. L’attuale ponte è stato costruito nel 1996 per sostituire un lento sistema di traghetto manuale che era stato adottato a seguito dell’ennesima alluvione che aveva distrutto il ponte sul fiume nel 1981.
Così tutte le auto sono lasciate aldiquà del ponte. Dall’altra parte, un servizio di bus navetta, a pagamento, collega le due città ed il ponte pedonale.
Al di qua del ponte, ad accogliervi ci sono alcuni parcheggi, due campeggi, l’ufficio informazioni che fornisce parecchi opuscoli sulla zona ed un lodge e se non piove, tanta polvere! Il primo pensiero che ci è passato per la testa, appena scesi dall’auto è stato ‘ma dove diavolo siamo finiti!’. Poi, abbiamo scoperto che il Glacier Viev Campground accetta la carta di credito e non abbiamo potuto fare a meno di sorridere al pensiero che questo mondo che ci circonda è nettamente in contrasto con il mondo a cui appartengono le carte di credito. Se ci aspettavamo un campeggio anche solo rassomigliante ad uno qualsiasi di quelli che abbiamo visto fin ora, qui è tutta un'altra musica. Le piazzole, tra massi e arbusti secchi, sono un po’ lasciate all’immaginazione dei campeggiatori. La doccia od il bagno sono qualcosa di molto molto originale. Ma non si può far altro che inchinarsi davanti a tanta genialità e a tanta capacità di adattarsi con quanto si ha a disposizione. Sulla porta dell’unico bagno, non esiste nemmeno la serratura ma un cartello, posto davanti alla porta da girare quando si entra e ri-girare quando si esce: vacancy/no vacancy! Al suo interno, alcune fotografie ritagliate da vecchie riviste cercano di rendere il piccolo ambiente meno wilderness! Che posto ragazzi! Mai come in nessun altro posto la definizione di ‘The Last Frontier’ calza a pennello come in questo!
Passeggiare per le vie di McCarthy è un po’ come sentirsi parte di una vecchia foto d’epoca. Alcuni edifici sono stati ristrutturati mantenendo però le caratteristiche originali. Così al posto del vecchio McCarthy General Store ora troviamo la sede del Wrangell Mountain Centre, un’istituzione no-profit, che promuove programmi di educazione ambientali per gli studenti universitari. Il vecchio Johnson Hotel tutt’ora utilizzato per ospitare ed accogliere i turisti; di fronte il McCarthy lodge oppure l’adiacente Golden Saloon. E via via, per le strade si incontrano i vecchi empori e ancora altri edifici, altre case che sono parte della storia di questo luogo. Agli angoli delle strade o davanti alle case, si intravedono oggetti dell’epoca: vecchi camioncini fermi da anni, carretti arrugginiti, attrezzi da giardino, vecchie slitte di legno e altri oggetti che testimoniano il glorioso passato di questo posto. Così come il McCarthy-Kennecott Historical Museum che con i suoi oggetti, le sue vecchie fotografie ripercorre la storia di questi luoghi.
Per cena ci fermiamo per un hamburger da Mister Potato (Roadside Potatohead), un locale un po’ particolare, dove la cucina è ricavata all’interno di un vecchio vagone. Al suoi interno un gruppo di ragazzi si divide, con la proprietaria o forse solo la commessa, una torta al cioccolato fatta in casa.

Ma chi sono questi due paesi che tanto mi hanno affascinato e tanto mi hanno colpita?
Kennicott e McCarthy sono due città quasi fantasma che per anni sono rimaste dimenticate, nascoste o protette da tutta questa vastità di boschi e montagne, di terre lontane.
Poi quando, nel 1974 la vecchia strada ferrata è stata tramutata nell’attuale strada per automobili, le due città furono predate di tutto quello che poteva servire: finestre, porte, ecc. spogliando così le due città dei propri effetti e dei propri ricordi. Nel 1998 le istituzioni del Wrangell St-Elias National Park and National Preserve acquistano parecchi edifici, tra cui le miniere, nell’ambito di un progetto di recupero per salvaguardare la storia di questa zona dell’Alaska segnando così l’inizio del lento restauro e della ripresa. Molti edifici sono ancora a tutt’oggi proprietà private, infatti attualmente vivono stabilmente, nella zona, circa 55 persone.
La storia di Kennicott e McCarthy ha inizio nel lontano 1900 quando Jack Smith e Clarence Warner, esplorando la zona, videro una macchia verde sulla montagna tra il Kennicott Glacier ed il McCarthy creek. Fu così che nel 1906 venne fondata la prima compagnia di estrazione del rame che successivamente sarebbe divenuta la Kennecott Copper Coorporation. Il ghiacciaio e la città prendono il nome di uno dei primi esploratori dell’Alaska, Robert Kennicott, mentre la compagnia, per effetto di un errore ortografico, fu chiamata Kennecott!
Per trasportare il rame estratto fu costruita, nel 1908, una ferrovia che collegava Kennicott a Cordoba: 313 km di strada ferrata. Furono costruite, non solo le miniere, gli uffici e gli stabilimenti per la lavorazione ma gli alloggi per i minatori, gli ingegneri e le loro famiglie, negozi, scuole, perfino un ospedale.
Sette chilometri più a sud nasce invece McCarthy. Se Kennicott era la città in cui si viveva e lavorava, McCarthy era quella in cui si andava per divertirsi. Si aprono ristoranti, saloon, hotel perfino due giornali, un negozio di abiti, scarpe, una ferramenta, e da che mondo è paese anche le prostitute fecero la loro comparsa. Tutto questo rapido sviluppo portò, in breve tempo, il numero di persone presenti nell’area a circa 800.
Ma tutto questo fiorire era destinato a morire, nel 1938 quando la Kennecott Corporation chiuse definitivamente la miniera di rame; in novembre, l’ultimo treno che forniva ormai un servizio discontinuo, partì per l’ultima volta, portando con se gli ultimi abitanti di Kennicott e McCarthy. Questo è il glorioso passato di questi posti!

Ci svegliamo nel silenzio più assoluto, durante la notte è anche piovuto, e anche se la giornata seguente non è delle migliori, Kennicott aspetta solamente di essere scoperta ed esplorata. Preso uno dei bus navetta, che ha visto tempi migliori, cominciamo l’affascinante viaggio nella città rossa e bianca. Mentre McCarthy resta nascosta tra il folto della vegetazione, Kennicott si inizia a vedere da lontano, posta a ridosso della montagna poco lontano dalle lingua del Root Glacier. Tutta la città è un insieme di edifici e costruzioni diversi tra loro ma tutti rigorosamente colorati di rosso e bianco.
Arrivati a Kennicott girovaghiamo un po’ per la città da soli e ci dirigiamo verso il punto di partenza del Root Glacier Trail che costeggia l’omonimo ghiacciaio.
Il centro visitatori del Wrangell-St. Elias National Park and Preserve si trova in quello che era il deposito della ferrovia. Ogni angolo di questo paese, di questa città racconta la storia di quello che fu. Molto è ancora da ristrutturare, qualcosa è andato perduto per sempre, distrutto dal tempo. Ma il fascino che questo posto esercita sulle persone e sulla loro curiosità è molto… ma bisogna prestare un po’ di attenzione quando ci si addentra vicino agli edifici perché potrebbe essere pericoloso. E bisogna sempre ricordare che alcune case sono proprietà private, i cui proprietari magari non gradiscono di trovarsi gente curiosa che passeggia in giardino o che sbircia dalla finestra!
Il Root Glacier Trail (5,6 km solo andata) è un bel sentiero che costeggia il ghiacciaio, si può fare una puntatina alla sua base e poi riprendere il proprio cammino. E proprio mentre camminiamo nel folto della vegetazione incontriamo un tranquillo orso nero che, a ridosso del sentiero, si sta strafogando di bacche! Molto probabilmente, anzi sicuramente, ci ha sentito arrivare perché quando lo avvistiamo lui stava esattamente guardando nella nostra direzione. Per qualche secondo ci osserviamo, noi guardiamo lui e lui guarda noi. Noi siamo estasiati mentre lui starà pensando ‘mmiiii ecco altri due scassa… di turisti, non si può più nemmeno fare colazione in santa pace’. Alla fine riprende quello che stava facendo: mangiare, e noi riprendiamo la nostra strada.
Rientrati a Kennicott riprendiamo uno dei bus navetta e da qui la nostra auto in direzione di Glennallen. Se ieri sera a farci compagni in campeggio c’erano pochi altri turisti questa sera il campeggio è quasi pieno e il ristorante che abbiamo scelto per la cena è un via vai di gente e gruppi di turisti.
Glennallen si trova all’incrocio con la Richardson Highway e la Glenn Highway che percorreremo domani, proprio per questa posizione è spesso definita ‘the hub’.
Prima della corsa all’oro, della scoperta delle miniere di rame una vasta zona dell’Alaska era abitata dagli indiani Ahtna Athabascan. Nel 1971 il governo degli Stati Uniti, con l’Alaska Native Claims Settlement Act fornisce pieno titolo legale a questo popolo su un territorio di 1,7 milioni di acri in un’area che si estende da Cantwell fino a Chitina. La zona è ora governata dall’Ahtna Incorporated con lo scopo di preservare questa terra e di tramandare la cultura di questi popoli alle generazioni future. Queste terre sono private di conseguenza non è possibile accedervi a meno che si acquisti un regolare permesso. Questo si chiama senso degli affari!

MATANUSKA GLACIER E SHEEP MOUNTAIN
Percorrendo la Glenn Highway, dove sono in corso dei lavori stradali che prevedono per un lungo tratto il senso unico alternato durante il giorno e la chiusura della strada dalla mezzanotte alle sei del mattino, più o meno verso il chilometro 162 si può osservare il Matanuska Glacier. Si tratta di uno dei ghiacciai più facilmente accessibili dell’Alaska: gli si arriva davanti praticamene in auto. Dalla strada si possono fare delle belle fotografie della lingua del ghiacciaio che si addentra nelle Chugach Mountain.
Al chilometro 168 si può osservare la Sheep Mountain, le cui pendici rocciose assumono diverse colorazioni di rosso. La Glenn Highway di recente è stata definita National Scenic Byway, percorre infatti un'incantevole valle (la Matanuska Valley) contornata da splendide montagne e ghiacciai
E oggi abbiamo deciso di dedicarci all’esplorazione della wilderness proprio come ci era stato consigliato tempo da fa da un ranger del Denali National Park. Scelta una meta, zaino in spalla ci incamminiamo. Diciamo che quasi subito la scelta non si è rivelata molto sensata. Per alcuni tratti seguiamo i percorsi dei quad, per altri tracce lasciati dagli animali perché gli arbusti sono troppo alti e impenetrabili. Chi è che ha detto che era semplice? Poi finalmente usciamo da tutta questa vegetazione e si può camminare a zonzo per il mondo. È stata un'esperienza anche questa!
Per la notte ci fermiamo nuovamente a Palmer, solito campeggio e solita piazzola, però questa volta lo troviamo senza l’ausilio dello sceriffo.

LAGO EKLUTNA - CHUGACH STATE PARK
Il Chugach State Park con i suoi 500.000 acri di estensione è il più grosso parco del nord America con al suo interno un insediamento urbano: Anchorage.
Il programma di oggi prevede una bella camminata: l’East Twin Pass Trail. Il sentiero parte dal lago Eklutna nell’omonima valle situata al centro delle Chugach Mountains. E’ un bellissimo posto dove trascorrere una piacevole giornata in un ambiente che ogni tanto ricorda le nostre vallate alpine.
Lasciamo la nostra auto nel parcheggio e zaini in spalla imbocchiamo la strada che ci porterà fino ad un colle da cui si potrà godere di una bellissima vista dell’intera valle e non solo.
Dapprima si segue il Twin Peaks Trail, inizialmente una strada sterrata e poi un largo sentiero, al termine si prende l’East Twin Pass Trail, un vero sentiero di montagna. Il primo tratto scende per poter guadare il fiume dopo di che inizia a salire tra arbusti ed erba alta per poi, lasciare spazio alla tundra: in quest’ultimo tratto il sentiero è solo più una traccia ma il colle è esattamente sopra di noi quindi non si può più sbagliare strada. Il percorso si snoda su 6,4 km solo andata per un dislivello effettivo di circa 1100 metri.
Sparse sulle praterie ci sono moltissime pecore di Dall (o Dall Sheep), quasi tutte femmine con i loro cuccioli. I maschi si vedono in lontananza, con il binocolo, sotto le pendici del monte Peak. Salendo incontriamo una coppia, zio e nipote. Con lo zio scambieremo qualche parola sulla sommità del colle mentre osserviamo la nipote, tutta sola, arrampicarsi sulla vetta del monte Peak. Cavolaccio che fisico e che voglia!
Sul colle soffia un po’ di vento ma la vista è magnifica, la giornata è splendida e ci possiamo godere la bellezza di questi posti.

KENAI PENINSULA
La Kenai Peninsula è una penisola grossa come il Belgio, ricca di fauna e anche di turisti visto che è facilmente accessibile. Le sue coste sono ricche di fauna marina mentre sulle montagne e nelle foreste sono di casa orsi, alci, capre di Dall, mountain goat e altri ancora. Città come Seward, Homer, Soldotna, Kenay City, il famoso Kenai Fjords National Park o la meno conosciuta Kenai National Wildlife Refuge sono un esempio di cosa si può trovare in questa vasta area. Dal punto di vista turistico la zona ha molto da offrire e lo dimostrano anche le montagne di turisti e pescatori che affollano queste zone.

SEWARD
Non c’è viaggio in Alaska che non preveda una sosta, seppur breve, a Seward: ottima base per visitare questo splendido angolo della Kenai Peninsula che è il Kenai Fjords National Park: uno dei parchi nazionali più visitati dell’Alaska.
Seward situata all’inizio della Resurrection Bay ai piedi del monte Marathon non è solo una delle cittadine più vecchie dell’Alaska ma è anche una delle più facilmente accessibili. Fu fondata ufficialmente nel 1903 nel medesimo luogo dove sorgeva un villaggio nativo abbandonato. Porta il nome di Willam Henry Seward, che fu Segretario di Stato durante la presidenza di Lincoln e fu colui che pianificò, nel 1867, l’acquisto dell’Alaska dalla Russia.
La Seward Highway, considerata non a torto una strada molto panoramica, consente di raggiungere Seward da Anchorage in poco meno di quattro ore.
D’estate le pittoresche vie della città si animano di turisti, i campeggi e gli alberghi registrano il tutto esaurito, i negozi sono un susseguirsi di gente che entra ed esce, così come le gallerie d’arte presenti in città e i tanti ristoranti che servono non solo il salmone ma anche altri deliziosi pesci provenienti dai mari dell’Alaska.
L’Alaska Sealife Centre, che ha sede in città, con i suoi acquari, le sue vasche, i pesci e gli uccelli marini è solo l’inizio di quello che questa zona e questo parco offrono in termini di wildlife.

KENAI FJORDS NATIONAL PARK
Il Kenai Fjords National Park è stato istituito nel 1980 con l’intenzione di proteggere e salvaguardare l’enorme Harding Icefield con i suoi enormi ghiacciai le cui lingue si perdono nell’oceano ed il prezioso e delicato ecosistema presente in questi fiordi. Dei suoi 607.805 acri che ne compongono il parco, la gran parte sono impenetrabili e contribuiscono ad alimentare il fascino di questa terra selvaggia. Più della metà di questo territorio è coperto dall’Harding Icefield, che prende il nome del presidente Warren G. Harding che visitò Seward nel 1923. L’Harding Icefield è ciò che resta dell’ultima glaciazione, è una preziosa testimonianza di come doveva essere questo continente quando era completamente ricoperto di ghiacci.
Il Kenai Fjords National Park non è solo l’Harding Icefield, ma anche un ambiente di foresta pluviale dove vive una vasta varietà di fauna selvatica. Per anni, i nativi americani sono vissuti su queste terre cacciando e pescando lungo i fiordi. Tracce di questo passato sono visibili attraverso i pochi siti archeologici relativi ai Nativi americani e a quel che resta delle miniere di oro di un tempo. I primi a colonizzare la zona furono i Russi.
La maggior parte dei turisti che arriva a Seward ci viene con l’intenzione di prendere parte ad una delle tante crociere offerte dalle molte compagnie che operano in città. E così abbiamo fatto anche noi.
La crociera che abbiamo scelto noi prevede la navigazione nel Resurrection Bay, la visita all’Aialik Glacier e una sosta a Fox Island per la cena a base di salmone grigliato. Abbiamo scelto di fare un’altra gita di questo tipo sia per la fauna che per gli splendidi paesaggi. La giornata è stata proficua ed interessante, abbiamo visto aquile di mare, qualche lontra marina, tante otarie, leoni marini, pulcinelle di mare, cormorani e tre simpatiche orche, un maschio e due femmine, che per molto hanno nuotato in una baia per poi passare sotto la barca e prendere il mare aperto regalando intese emozioni. Abbiamo perfino osservato qualche capra delle montagne rocciose con il suo manto bianco come la neve pascolare tranquilla sulle pendici di queste montagne che cadono a picco sul mare.
I ghiacciai sono sempre un emozione, queste immense lingue di ghiaccio che si perdono nel mare, i cui iceberg galleggiano tranquillamente delle acque della baia.
Ma in mare non si incontrano solo battelli da crociera ma anche e soprattutto pescherecci e più o meno piccole barchette di pescatori. L’estate, ricordo, è la stagione in cui i salmoni lasciano il mare per percorrere a ritroso i fiumi per andare a riprodursi, ed è anche la stagione in cui miriadi di pescatori si riversano lungo i fiumi per pescare questo pesce di cui gli orsi sono molto golosi!
Ma la pesca non è solo ed esclusivamente Salmone, si pesca l’Halibut, si pesca il Fish Rock, un enorme pesce rosso con uno sguardo accattivante, e tanti altri ancora. Ci sono persino gare e tornei di pesca, tra le manifestazioni più famose il Jackpot Halibut Tournament, che si disputa in giugno, assegnando un premio in denaro all’Halibut più grosso (e pesante) e il Seward Silver Salmon Derby disputato in agosto per la pesca dell’appunto salmone ‘silver’ che richiama pescatori da tutto il mondo.

Il giorno seguente lo dedichiamo ad uno dei più bei sentieri dell’Alaska, l'Harding Icefield Trail; il sentiero per alcuni tratti costeggia la lingua dell’Exit Glacier, offrendo parecchi ottimi punti panoramici sul ghiacciaio e sulla valle.
L’Exit Glacier è un’altro dei ghiacciai più facilmente accessibili in Alaska e per questo è anche uno dei più conosciuti e visitati. Da Seward dista più o meno una quindicina di chilometri di strada asfaltata. Alcuni facili percorsi consentono di avvicinarsi alla base della lingua del ghiacciaio per ammirarne la sua imponenza, il suo colore. Alcuni di questi percorsi sono accessibili anche dai disabili in carrozzella.
In poco meno di tre ore percorrendo circa sei chilometri e mezzo su un dislivello di poco superiore ai 900 metri arriviamo dinnanzi ad una piccola parte dell’Harding Icefield, a questa enorme distesa di ghiaccio che abbaglia e travolge nella sua immensità. Se volgiamo il nostro sguardo sulle vette rocciose che sovrastano il mare di ghiaccio riusciamo a scorgere le capre di montagna pascolare tranquillamente.
Non è un sentiero impegnativo ma richiede un po’ di allenamento e un po’ di esperienza in montagna, soprattutto l’ultimo tratto, dove il terreno è franoso. Ma consumare il proprio pranzo al sacco, seduti su un masso, di fronte alla vastità dell’Harding Icefield, ripaga ampiamente della fatica.
Un lavagna posta davanti al Exit Glacier visitor centre, riporta gli avvistamenti di orsi e capre di montagna lungo i sentieri. È abbastanza comune, per gli escursionisti che percorrono l’Harding Icefield Trail, nella prima parte del percorso, dove la vegetazione è fitta e abbondante, incontrare gli orsi neri. Noi abbiamo incontrato mamma orsa e il suo cucciolo e poco lontano un esemplare solitario! Ma è bene ricordare che anche se sembrano adorabili peluche a grandezza naturale, è meglio osservare da lontano e non disturbare!

KENAI NATIONAL WILDLIFE REFUGE
Il Kenai National Wildlife Refuge confina con il Kenai Fjords National Park e copre una vasta quantità di territorio all’interno della Kenai Peninsula. Il Kenai National Wildlife Refuge è stato istituito nel 1981 per proteggere le alci con il nome di Kenai National Moose Range. Nel 1980 il suo nome è stato tramutato nell’attuale nome con lo scopo di protegge non solo tutta la fauna selvatica ma anche il delicato habitat in cui questa vive. La zona è ricca di laghi e fiumi, la pesca abbonda e anche i sentieri per il trekking sono molti. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

SOLDOTNA
Per la notte ci fermiamo a Soldotna in un campeggio lungo il fiume Kenai. Ci sono moltissimi pescatori che pescano con quella che qui è conosciuta come la tecnica del ‘The Soldotna Flip’ una sorta di pesca a mosca, per chi sa di cosa si tratta.
Il nome della città sembra avere due origini, dalla parola russa per indicare la parola ‘soldato’ oppure dalla parola che nella lingua indiana dei Kenaitze significava ‘ruscello’.
È una città, con il suo traffico e i suoi edifici, per noi un posto di passaggio. Il visitor centre è molto fornito e ci sono anche dei pesci imbalsamati; ho letto che a Soldotna è stato pescato il king salmon più grande mai pescato. In questa zona i segni del passaggio russo sono evidenti.
Il giorno dopo facciamo una puntatina sulla Kenai Beach, la giornata è serena e si gode di un bello spettacolo sulle montagne dell’Alaska Range che stanno esattamente dall’altra parte del canale.

PORTAGE VALLEY
La Portage valley si trova all’interno del Chugach National Forest, più o meno a 50 miglia da Anchorage lungo la strada che porta a Whittier; percorrendo la Seward Highway in questa direzione non si può non rimanere affascinati dalla vista di queste montagne e dai tanti ghiacciai.
Il Portage Glacier si affaccia sulle acque del omonimo lago. Il lago fino a cent’anni fa non esisteva, la lingua del ghiacciaio arrivava fino a dove ora sorge il visitor centre. Dal visitor centre il Portage Glacier non è visibile, si può scegliere di fare una gita in barca che porta alla base dello stesso oppure si può percorrere il Portage Pass Trail che porta, con una breve camminata, su un promontorio di fronte al ghiacciaio, soluzione che sceglieremo noi.
Montiamo la nostra tenda al Williwaw Campground e se alziamo lo sguardo, tra gli alberi spunta il Middle Glacier, insomma per 13$ abbiamo una sistemazione con vista sul ghiacciaio. Il campeggio è veramente bello, uno dei migliori in cui abbiamo soggiornato.
Dopo cena facciamo una scappatina fino alla Fish Viewing Platform per osservare i salmoni, c’è anche un bel sentiero che costeggia un rio. Una piacevole passeggiata prima di andare a letto nel silenzio e nella pace che questi posti possono regalare.
Al mattino, un simpatico leprotto corre poco lontano dalla nostra tenda.

CAUGAUCH NATIONAL FOREST - GIRWOOD
La Chugach National Forest è stata creata nel 1907 e si estende per circa 5 milioni di acri coprendo una vasta area delle Chugach Mountains, parte della Kenai Peninsula e vaste terre che si affacciano sul Prince William Sound. All’interno della riserva è possibile cacciare e pescare, ovviamente ci sono degli opportuni regolamenti e permessi da richiedere e rispettare.
Siamo diretti alla fine della Crow Creek Road, una strada che parte poco prima del centro di Girwood dove lasceremo la nostra auto e proseguiremo, a piedi lungo il Crow Pass Trail.
Lungo la Crow Creek Road si incontra il bivio per Crow Creek Mine, un sito storico, costruito nel 1898 come base per la vicina miniera che tra il 1898 ed il 1940 produceva circa 700 once di oro al mese. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ancora oggi non c’è l’acqua corrente, l’elettricità ed il telefono.
Quest’oggi non saremo soli a percorrere questo sentiero. Nel parcheggio ci sono parecchie auto e molte persone che si stanno preparando per la gita. Il sentiero inizialmente passa nel folto della vegetazione, ci sono more e mirtilli che crescono lungo il sentiero, ne mangio qualcuna ma poi mi faccio venire i sensi di colpa, forse sono la merenda di qualche orso se glieli mangio io lui che mangia? Me... quindi meglio che lascio i mirtilli e le more dove sono.
Il sentiero si snoda su un percorso di 6 km per un dislivello di circa 600 metri. Si incontrano delle cascate, dei laghi di origine glaciale, resti abbandonati delle vecchie miniere e se ci guardiamo intorno vette e molti ghiacciai. Dalla sommità del colle si domina la valle che scende verso Eagle River e si può ammirare il Raven Glacier in tutta la sua bellezza. Un bel maschio di mountain goat (capra delle montagne rocciose) pascola tranquillo dall’altra parte del ghiacciaio. Scendendo nei pressi del Crystal Lake incontriamo una femmina di mountain goat con il suo piccolo.

PORTAGE GLACIER - WHITTIER
Al mattino presto gli scoiattoli di terra sono già attivi. Alle prime luci dell’alba iniziano a correre e ad emettere il loro verso. Uno in particolare, ci sembra piuttosto vicino alla tenda e anche se è un bel modo per essere svegliati ci chiediamo se non potevano andare a fare casino da un’altra parte.
Smontata la nostra tenda ci incamminiamo verso l’Anton Memorial Tunnel. Il programma della giornata prevede una passeggiata fino al Portage Pass per ammirare l’omonimo ghiacciaio e poi una visitina a Whittier, di cui ho letto parecchi pareri e mi incuriosiva.
Whittier nasce durante la seconda guerra mondiale come porto e fu scavata una galleria ferroviaria con lo scopo di collegare il porto al resto del paese. Soltanto nel 2000 la galleria viene aperta al traffico delle automobili. La popolazione locale è stata per anni contraria a questo progetto. In estate i treni arrivavano regolarmente ogni giorno mentre in inverno rimanevano isolati a lungo. Ma non sono state solo esigenze di carattere economico, da parte di compagnie petrolifere che hanno finanziato in parte la conversione del tunnel ferroviario anche in tunnel per le auto a far sì che il progetto si realizzasse ma anche le compagnie navali di crociere e la prospettiva di un boom del settore turistico. Come risultato, se prima gli abitanti non volevano andarsene da Whittier preferendo l’isolamento, una volta costruito il tunnel per le auto la maggior parte di questi si è trasferita altrove di conseguenza ora molte delle persone che lavorano a Whittier non vivono più qui.
L’Anton Memorial Tunnel è lungo 3,5 km e attraversa le Chugach Mountains. Funziona a senso unico ad orario. Ad una certa ora il traffico procede in una direzione, ad un’altra nella direzione opposta e ad un’altra ora ancora passa il traffico ferroviario.
Whittier si trova alla fine del Anton Memorial Tunnel e si affaccia sulle acque del Prince William Sound. Che cosa devo dire? La guida dice, ironicamente, che potremmo aver visto ghiacciai, posti strepitosi, le montagne più alte del mondo ma anche cercandolo ovunque non avremo mai visto un posto come Whittier… come non dargli torto!
Mi aspettavo un posto simile a Seward o ad altri che avevo già visto invece non è niente di tutto questo. Whittier, abbracciata dalle montagne e dalle acque del Prince William Sound di per se avrebbe tutti gli elementi per essere una cittadina affascinante e incantevole, ma i brutti edifici risalenti al secondo conflitto mondiale ed un bruttissimo palazzo in cemento armato non solo deturpano il paesaggio ma rovinano l’insieme di questo strano posto. Sul porto negozi di souvenir, ristoranti e le diverse sedi delle compagnie che organizzano escursioni nel Prince William Sound, perfino un recinto con due renne. E se a Valdez le compagnie che effettuavano crociere nel fiordo erano poche qui sono molte, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
L’inizio del Portage Pass Trail si trova subito appena passato il Tunnel in direzione di Whittier. Il sentiero 3,2 km (A/R) è una piacevole passeggiata che porta in punta ad un particolare cucuzzoletto esattamente di fronte al Portage Glacier.

VOLVERINE PEAK - CHUGACH STATE PARK
Oggi è una giornata bellissima, in cielo non c’è una nuvola e il sole è molto caldo, forse troppo. Non esistono le mezze misure?
Ci incamminiamo presto, con la nostra auto percorriamo la O’Malley Road ad Anchorage, una strada che porta fuori dalla città in una zona residenziale dove posso ammirare delle vere e proprie ville! Se dovessi vivere ad Anchorage vorrei vivere in una di queste splendide case con questi favolosi giardini.
Lasciamo la nostra auto in un parcheggio vuoto e ci incamminiamo per una strada sterrata. Il sentiero che abbiamo scelto è il Wolverine Peak Trail che come dice il nome ci porterà sulla cima del Wolverine Peak, una delle montagne più alte che sovrastano Anchorage.
Il sentiero inizialmente è una sorta di pista forestale che passa nel fitto del bosco, piano piano inizia a salire e la vegetazione a diminuire fino a scomparire del tutto. Il sentiero è lungo e anche ben in salita. Salendo, voltandoci indietro scorgiamo, nel fitto della vegetazione un alce maschio che passeggia. Quasi in vetta incontriamo un gentile signore di Anchorage, molto pratico del posto, che ci indica il nome di tutte le montagne più significative che si vedono all’orizzonte, tra cui il McKinley che giustamente lui ha chiamato Denali. Oh si… benché sia a centinaia di chilometri di distanza si riesce perfettamente a vedere e la giornata di oggi, serena come non ce ne sono state altre, ci concede perfino di vedere la tanto ambita punta.
La vista dal Wolverine Peak è fantastica: non solo si vede Anchorage ma valli e spazi infiniti. Tutta la fatica è stata ampiamente ripagata. Il Wolverine Peak Trail si snoda su un percorso di 8,8 km solo andata per un dislivello di circa 1080 metri. Il ritorno è stato molto faticoso perché la giornata si è rivelata veramente calda. Scendendo abbiamo incontrato lungo la strada molte persone che facevano jogging. Ho letto che gli abitanti di Anchorage sono fissati con lo jogging e l’attività fisica in generale, e spesso in pausa pranzo invece di strafogarsi di hamburger e patatine vanno in palestra o a fare qualche altra attività fisica.

EAGLE RIVER - CHUGACH STATE PARK
E così è arrivato anche l’ultimo giorno di questo viaggio. Il nostro aereo parte nel primo pomeriggio, abbiamo ancora una mattinata da dedicare a questo paese, o almeno quel che resta di questa mattinata visto che la preparazione dei bagagli non è stata un’impresa semplice e veloce.
Percorriamo la Eagle River Road, una strada che segue l’Eagle River addentrandosi nelle Chugach Mountains fino all’Eagle River Visitor Centre. Ci sarebbe piaciuto percorrere l’Albert Loop Trail ma come spesso accade in questa stagione il sentiero è chiuso per permettere agli orsi di pescare tranquillamente i salmoni sulle rive del fiume. Così ci accontentiamo di andare fino al Beaver Dam, che del castoro ne conserva solo il nome e di godere, anche se ancora per poco, di questi immensi paesaggi.

In lingua eschimese la parola Alyeska, da cui deriva l’attuale nome del 49° stato degli Stati Uniti, significa ‘Grande Terra’ e l’Alaska è veramente una grande terra! Questa non è solo stata una vacanza, un viaggio, ma un’esperienza e la scoperta di un luogo dove tornare.Qualche piacevole lettura sul grande nord:
Ann Mariah Cook: La mia Alaska - 2001 Edizioni Piemme Pocket;
Bob Drury: Una stagione da eroi - 2001 Corbaccio;
Libby Riddles & Tim Jones: Ho vinto l’Alaska - 2003 Edizioni Piemme;
Lynn Schooler: L’orso azzurro - 2002 TEA;
Nicolas Vanire: La bambina delle nevi - 2003 TEA;
Peter Jenkins: Alaska. Il paese dell’oro e dei ghiacci - 2003 Sperling & Kupfer Editori;
Richard Leo: Fuga da Manhattan - 1998 EDT;
Sam Keith: One Man’s wilderness - 2007 Alaska Northwest Books

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