Dopo giorni di attesa e di aspettativa eccoci finalmente arrivati al momento della partenza. In macchina fino a Roma poi un aereo fino a Madrid e finalmente via verso Panamà.
Dopo un viaggio lunghissimo quello che ci aspetta e’ il caldo, il caos, la musica e il disordine. E come sempre e’ subito casa.La confusione che troviamo appena arrivati e’ fortemente in contraddizione con la perfetta funzionalità di tutto. Dopo tre minuti dall’uscita dall’aereoporto ci troviamo caricati su di un taxi collettivo (non abbiamo tempo per trovare altre soluzioni e’ buio e non sappiamo bene cosa fare) che in 20 minuti ci scarica davanti all’albergo che pensiamo di aver prenotato. Risulterà’ che la prenotazione non e’ stata presa in considerazione ma fortunatamente ci trovano una camera. Una volta entrati e pronti a crollare sfiniti dalla stanchezza, ci rendiamo conto che non sarà’ così’ facile dormire. E’ venerdì’ e questo comporta che tutto sia molto, molto, “musicale”! Impareremo che a Casco Viejo il fine settimana non si dorme mai!
Casco Viejo fino a qualche anno fa era considerata una delle zone più’ pericolose di Panama City. Poi hanno iniziato un’operazione di bonifica ed ora sta diventando fin troppo di lusso. Ancora però ci sono contrasti forti tra palazzi coloniali ristrutturati e perfetti nei loro colori, accanto a palazzi di cui restano in piedi appena le pareti. Abbiamo passato un giorno in giro per Casco Viejo. Poi come sempre viene voglia di scappare dalla confusione della città e il risveglio dopo una seconda notte insonne ci ha trovato al terminal degli autobus pronti per partire alla volta di San Felix, destinazione Playas las Lajas. Viaggio lungo quasi sei ore con Cosimo che non stava bene, poi finalmente eccoci a Las Lajas e precisamente a La Spiaza dove siamo accolti da Massimo ed Elisa. L’oceano e’ qui davanti a noi e stanotte dormiremo cullati dal suo rumore. Siamo sul Pacifico in un bungalow vista mare, in uno di quei luoghi dove arrivi e ti viene subito voglia di fermarti un po’. Spiaggia infinita di cui non si vede la fine, orlata di palme e stasera ci aspettano pizza e birra.
Al risveglio ecco l’oceano proprio davanti ai nostri occhi. Una colazione e poi via verso l’esplorazione di questo luogo. Pranzo alla Estrella del Pacifico con musica salsa in sottofondo, cerveza, pollo y arroz. Buon provecho. La notte qui il cielo e’ incredibile: le stelle sono tantissime e molto, molto vicino a noi. La sensazione e’ quella di averle così’ vicine da poterle quasi toccare. Levano il fiato e lasciano senza parole, proprio’come rimaniamo noi in silenzio. Parlando qualcuna potrebbe spengersi per sempre. Alla nostra sinistra si alza una palla rosso fuoco ed ecco che arriva l’altra protagonista di questa notte: la luna. Una luce così forte ed e’ come se la sua luce offuscasse quella delle stelle.
Dopo un’altra notte cullati dall’oceano arriva il momento di ripartire. Salutiamo Massimo, Elisa e Roberto che ci hanno accolto nel loro angolo di paradiso, salutiamo Gennaro e Tequila, gli splendidi amici a quattro zampe che ci hanno fatto compagnia in questi giorni e zaino in spalla siamo di nuovo in strada. Con un tempismo perfetto il taxi che ci porta via da Las Lajas incontra l’autobus destinazione Horconcitos per raggiungere Boca Chica e proseguire poi con la barca a Boca Brava. Autobus stracarico. Il viaggio è in piedi con musica a palla. Dopo aver cambiato tre mezzi di trasporto (taxi, autobus, barca) eccoci a Boca Brava, una riserva naturale.
Qui abbiamo fatto il bagno in una spiaggia deserta circondati dalle scimmie,una anche con il suo piccolino bianco attaccato a lei. Un pomeriggio è volato perso nell’osservazione di questi animali così tanto simili a noi e forse anche migliori!
Siamo a dormire e mangiare all’Hotel Boca Brava una struttura abbastanza grande un po’ turistica forse troppo, ma comunque bella. Dormiamo affacciati sul mare immersi nel silenzio. In sottofondo si sentono solo gli uccellini niente più. L’accompagnamento alcolico della vacanza è costituito da Balboa, Panama, Atlas e Soberana. In una parola cerveza!!
Dopo una notte tranquilla interrotta solo dalla conversazione un po’agitata delle scimmie ci carichiamo i nostri zaini e ci prepariamo per attraversare l’isola e raggiungere i nostri amici che abbiamo conosciuto ieri sera,Rody e Katrin che tra una cerveza e l’altra ci hanno proposto di fare oggi un’escursione con loro in barca a Isla Bolano e dopo proseguire con loro fino a Boquet, dove loro sono diretti e noi avevamo intenzione di andare. Arrivati alla spiaggia c’era Henry il nostro capitano che ci ha caricato in barca e siamo partiti per quella che si sarebbe rivelata come una giornata fantastica. Mare splendido fino ad arrivare in una di quelle spiagge tipo cartolina con sabbia bianca, palme e quasi deserta. Mentre eravamo lì’ che facevamo il nostro meraviglioso bagno Henry ci ha chiamato perché stavano passando le balene! Siamo immediatamente saliti nella barca ed Henry ci ha fatto trascorrere venti minuti emozionantissimi a fianco delle balene. Erano due, probabilmente la mamma e il piccolo, sono andati dritti per la loro strada senza nemmeno considerarci. Noi lì ad assorbirci tutta la loro energia. Una cosa incredibile! Così enormi,sentirli respirare .proprio lì’ vicino a noi! Chissà quanta strada dovevano ancora fare e dove stavano andando.
Dopo questa scarica di adrenalina, abbiamo continuato a crogiolarsi al sole. Poi è arrivato il momento di ripartire e appena saliti in macchina con i ragazzi subito abbiamo avuto l’imprevisto: gomma bucata, ma con l’intervento di due abitanti di Boca Chica l’imprevisto e’ stato velocemente risolto ed in poco tempo ci siamo ritrovati di nuovo in macchina con destinazione Boquete.
Arrivati con l’aiuto dei ragazzi abbiamo trovato l’albergo con il proprietario italiano (Hotel Rebequet) e poi Rudy ci ha invitato a cena a casa dei suoi genitori. Senso di ospitalità che ritrovo sempre in questi luoghi. Persone semplici e meravigliose nella loro umanità. Cose normali ma che da noi sono diventate rare.
La mattina appena svegli partiamo per l’esplorazione di Boquete che ci piace subito per la tranquillità e il clima estremamente gradevole. Ritroviamo Katrina e Rudy per un’escursione nel Bajo Mono,attraverso un sentiero molto bello fino ad arrivare alla cascata di San Ramon! Questo e’ il luogo dove vive il quetzal, ma purtroppo non siamo riusciti a vederlo. Non e’ facile, lui e’ verde e qui e’ tutto verde, estremamente e totalmente verde. A cena stasera pizza. Ascoltare alla pizzeria a Mi Modo di Boquete “Io penso positivo” di Jovanotti non ha prezzo.
Boquete e’ tanto turistica ci sono molti americani. Il posto e’ perfetto per descansar, si cammina, ci si riposa, si beve un caffè. Domani e’ giornata di partenza. Salutiamo i Ngobe- Buglè, sono bellissimi nei loro abiti, qui il senso di appartenenza e’ forte e hanno un’identità culturale molto radicata. Bellissimo sapere di appartenere a qualcosa. Salutiamo Boquete concedendoci una cena al ristorante argentino per la gioia di Cosimo. La carne è buonissima.
Guardo il calendario scritto nella prima pagina del mio quaderno. Le pagine si stanno piano, piano riempiendo. Il tempo vola!
Passano i giorni e si immagazzinano emozioni, sensazioni, odori e colori da portarsi dentro e rivivere con calma nella quotidianità di casa!
Al risveglio il nostro itinerario ci porta a Bocas del Toro. Da Boquete arriviamo a David dove ci caricano su un pullmino con destinazione quasi incerta. Attraversiamo la cordigliera e ci ritroviamo sull’Oceano Atlantico: Caraibi. Il pullman dopo circa cinque ore di viaggio ci lascia ad Almirante da dove con una barca arriviamo a Isla Colon. Poi ancora una barca che ci porta fino a Isla Bastimentos. E’ l’isola più tranquilla e ci piace molto anche perché per dormire troviamo Tio Tom: sono palafitte e dormiremo direttamente sull’oceano.
La notte però mostra la caratteristica che ci accompagnerà per tutto il soggiorno qui a Bastimentos: la pioggia. Piove tutta la notte e la mattina si presenta incerta. Questo e’ il tempo nel Caribe e a noi viene un po’ da rimpiangere il caldo sole del Pacifico. Il pueblo di Bastimentos si chiama Old Bank. Parlano il criollo e sono tutti molto più colorati del resto di Panama: abbiamo trovato l’italiano anche qua. Marco di madre senese: il mondo e’ veramente piccolo!
Ancora piove. Ci svegliamo per la seconda volta con la pioggia. Per ora tra una pioggia e l’altra siamo riusciti a fare un giro all’interno dell’isola e attraverso un sentiero pieno di fango siamo riusciti ad arrivare a Playa Wizard: bellissima spiaggia con delle onde incredibili, pazzesche, da paura. Mentre piove approfittiamo delle amache di Tio Tom. Ma continua a piovere e dopo la terza notte che la pioggia ci accompagna decidiamo di ripartire.
Partiamo con un tempo pazzesco e il viaggio fino a Isla Colon è da panico. Il mare e’ veramente brutto e arriviamo completamente fradici fino a Almirante. Qui va meglio perlomeno la barca e’ coperta anche se non capiamo come possa vedere la strada quello che la guida! Poi di nuovo in autobus fino a David. Un viaggio circondati dall’acqua. Sta piovendo così tanto da questa parte. A David troviamo un albergo e dopo una doccia calda partiamo alla scoperta di questa città’ che e’ la seconda più’ grande dopo Panama. Molto provinciale, ma il fatto di essere credo gli unici turisti, la rende unica nel suo genere. La cena e’ da Pio Pio, che possiamo definirlo un Mc Donald panamense, con menù a base di pollo. La cena però e’ stata consumata ai tavoli del bar accanto: birra a $ 0,65, un prezzo troppo barato per lasciarcelo scappare.
La mattina di nuovo in autobus con destinazione Penonomè. Durata del tragitto 4 ore e mezzo dopo aver fatto colazione alle otto di mattina con delle polpettine di carne niente male.
Il transito da Penonomè dura solo mezza giornata, poi siamo pronti di nuovo a risalire su di un bus che in meno di un’ora ci porta a Santa Clara, dove da lì con un taxi arriviamo alla Playa di Santa Clara e ci innamoriamo perdutamente di questo posto. Non c’è molta scelta per dormire, ma la Veraneras e’ veramente carino. Abbiamo un bungalow su due livelli tutto per noi vista oceano. Spiaggia immensa, sabbia bianca con qualche punto di sabbia nera, palme e poca gente: questa era la spiaggia di Noriega, qui aveva la sua villa e capiamo perché: difficile trovare di meglio.
Ci scaldiamo al sole anche perché ne abbiamo bisogno dopo tanta acqua e ci rilassiamo con cerveza e cibo. Facciamo indigestione di stelle e al mattino dopo aver fatto ancora un po’ di bagni di sole, torniamo sulla Interramericana e andiamo verso Panama City.
Il cambiamento si rivela brusco:dalla solitudine di Santa Clara al caos di questa città. Panama e’ un casino anche perché abbiamo scoperto che da oggi qui inizia il carnevale ed e’ festa nazionale. Da stasera venerdì, fino a martedi’ grasso nessuno lavora. Quindi il traffico e’ ancora più intenso, tutti scappano per passare queste feste altrove: al mare, montagna o Las Tablas, il paese dove c’e’ il carnevale più famoso di tutto il paese.
Noi ci svegliamo in questo caos e andiamo a Miraflores a vedere il canale. Opera ingegneristica incredibile dove passiamo una giornata a guardare il passaggio delle navi. Ne passa anche una enorme, da crociera. A fine giornata scopriamo un posto che ci riappacifica con Panama City: la Causeway. Una striscia di strada che passa attraverso l’oceano. Da una parte vista oceano e dall’altra la baia con sullo sfondo i grattacieli di Panamà City. Facciamo cena qua e poi torniamo in albergo: Residencial Cuba che abbiamo scoperto essere un albergo a ore.
Visto che siamo costretti a stare fermi a Panama causa Carnevale, decidiamo di muoverci comunque all’interno della città e quindi al risveglio, zaino in spalla e si torna verso Casco Viejo dove troviamo da dormire all’Hospedaje Casco Viejo. Con un unico problema: la camera ha solo un lettino singolo. Ci facciamo un giro sulla Cinta Costiera, dove si svolgono tutti i festeggiamenti del Carnevale: casino, musica, sopratutto cerveza, qualche carro e tanta polizia. Con un po’ di nostalgia per Santa Clara, rientriamo pieni di coriandoli e di schiuma e proviamo a dormire nel mini letto. Non molto riposati ci svegliamo e andiamo al Terminal per prendere un bus fino a San Carlos dove c’e’ la spiaggia di El Palmar. C’e’ gente noleggiamo il nostro paragua (ombrello per il sole) e ci godiamo la giornata di mare: la sabbia e’ nera e fa veramente caldo. Turisti non si vedono forse ci siamo solo noi.
Il martedì grasso ci porta alla scoperta di una Panama City praticamente deserta. Tutto è chiuso, nessuno lavora. Abbiamo fatto una passeggiata fino a El Cangrejo dove praticamente ci eravamo solo noi due: una città fantasma. Abbiamo girellato un po’ tutto il giorno: Panama Vieja, Casco Viejo. Abbiamo conosciuto Diego Del Bon che ci ha raccontato un monte di cose sulla realtà di Panama. Scrittore, giornalista e italiano, con una storia che sembra la sceneggiatura di un film alle spalle. Abbiamo anche scoperto il nome del padrone della pizzeria Napoli dove siamo andati a mangiare la pizza, un’azienda più che una pizzeria. Il nome e’ Jovine, nome trovato anche durante la lettura del libro di Saviano “Gomorra”. Chissà magari e’ solo un caso di omonomia. Nella giornata abbiamo anche cambiato albergo e conosciuto altri due italiani. Ci siamo spostati più verso la zona del canale dove tutto è più tranquillo.
La mattina sveglia presto. Abbiamo mangiato una banana al volo e siamo volati a prendere il treno hasta Colon. Un treno ideato e realizzato solo ed esclusivamente per i turisti. Scesi a Colon hanno iniziato a dirci che era estremamente pericoloso e che assolutamente non dovevamo fermarci troppo. E detto dalla polizia fa un certo effetto. Arrivati al terminal siamo saliti su di un bus per Portobello (villaggio caraibico dove la sensazione prevalente e’ che nessuno faccia assolutamente niente) e poi relax a Playa Langosta, dove noi eravamo gli unici in costume, visto che loro stanno in spiaggia praticamente vestiti.
I giorni stanno veramente finendo. L’ultimo giorno di vacanza pieno decidiamo di passarlo all’Isla Taboga o Isola dei Fiori. Siamo vicinissima a Panama e l’isola è bella, tranquilla e rilassante, con spiaggia e mare da cartolina. Cena sulla Casway al “Mi Rancito” per un ultimo saluto a Panama di notte e come sempre, nel momento in cui ci sentiamo più che mai a casa, quando iniziamo a conoscere ed apprezzare ritmi e i tempi del paese che ci ospita, arriva il momento di ritornare. L’ultimo giorno di rientro ci fa compagnia un allerta per lo tsunami che c’e’ stato in Giappone e il cui arrivo e’ previsto per le nove della sera, ma noi riusciamo a salutare Panama senza accorgerci di niente. Si rientra!!
Panamà 18 febbraio – 12 marzo 2011