Viaggi disorganizzati - 2^ parte

Gente, Natura, lunghi viaggi: l’avventura continua !

Batemans Bay 16.2.2000 (Da Melbourne verso Sydney sulla costa)
JOEL E IL FOOTBAL AUSTRALIANO (AFL)
Prologo: Novembre 1998, Melbourne, Hotel Holyday Inn
Sono in Australia missione speciale: vendere pompe per conto della ditta per la quale lavoro, la Project.
Sono a colazione con Andrea Barzon (collega della Sacem) e Joel Steindl, mio cliente, figlio di Peter, mio cliente anche lui oltre che padre di Joel.
Tra un succo d'arancia , un toast e un po' di burro sulla cravatta, faccio conoscenza con Joel che ha due anni piu' di me e una moglie che aspetta un figlio.
Periodo Novembre '98- Febbraio 2000
Nessuno contatto tra me e Joel, e' Peter che si occupa dei rapporti con i fornitori.

King's Cross, Sydney, Venerdi 25
Febbraio 2000
Dev'esserci una legge fisica che regola i flussi umani sulla terra. Un istinto individuale che spinge le persone verso un luogo piuttosto che un altro. Un istinto del singolo che sommato a quello degli altri singoli diventa istinto di massa. Come le gocce nel mare approdano a spiagge diverse, cosi' gli uomini vengono spinti dalle correnti verso luoghi diversi: e si incontrano.
Le persone simili infatti frequentano gli stessi luoghi per andare al centro della loro normalita' E' un processo automatico che ha sicuramente un senso. Ci sono luoghi per i ricchi, per i giovani, per gli sportivi, per le famiglie e cosi' via. Luoghi dove e' normale essere ricchi, giovani, sposati, ecc..
Poi ci sono dei luoghi che diventano punto di incontro per chi ha toccato il fondo, luoghi dove e' normale essere arrivati al gradino piu' basso. Luoghi dove essere puttana, drogato, alcolizzato forse e' piu' sopportabile.
Noi siamo in uno di quei luoghi.
King's Cross e' un quartiere di Sydney, una strada piena di luci colorate, locali erotici e negozi. La fauna umana che si trova nel raggio di cinquanta metri e' incredibilmente varia: turisti con la macchina fotografica, personaggi in camicia bianca che ti invitano ad assistere allo spettacolo, puttane che ti sorridono, drogati che dormono per terra, un travestito sempre seduto su di uno scalino, un poeta che vende versi per due dollari, una ragazza che suona la chitarra, un aborigeno col Digerindoo e la polizia che pattuglia.
Ogni tanto senti qualcuno bisbigliare "smoke?", ti giri, guarda te, non rispondi e tiri dritto. Se ti fermi a guardare lo spettacolo umano prima o poi arriva una ragazza sciupata dalla droga e ti chiede se cerchi sesso.
L'unica differenza tra la notte e il giorno e' la presenza del sole, letteralmente.

Ecco, questa e' la nostra casa attualmente. Stiamo in un ostello sulla strada e il feeling con il luogo e' buono.
In questi giorni sono successe cose abbastanza importanti. La prima e' che il sito di Libera l'idea non conterra' piu' il report del viaggio, la seconda e' che Fausto sta cercando una scuola d'inglese e forse si fermera' a Sydney, la terza e' che sono stato schiavo per un giorno.

Ma andiamo per ordine: i primi due avvenimenti scaturiscono da una constatazione e cioe' che noi due non siamo fatti per viaggiare e lavorare insieme. C'e' troppa incompatibilita' di carattere, quindi ci dividiamo sia nel viaggio che su internet. Questa e' una delle cose che nessuno si aspetta ma che in realta' prima o poi devono succedere. Non vorrei dare l'impressione di liquidare il fatto in poche righe ma sono cose personali che non ha senso approfondire qui.

La terza cosa, quella dello schiavo, e' stata allucinante e voglio raccontarla in uno stile piu' adatto. Adottero' la tecnica "Iannamica", cioe' quella di Paolo che se da una parte farebbe vomitare il vostro vecchio prof di italiano, dall'altra ha la forza suggestiva che solo le forme artistiche piu' pure e primitive hanno. Questa tecnica e' il risultato di tre componenti: la differente disposizione della punteggiatura sulla tastiera australiana, la poca dimestichezza di Paolo con la dattilografia e l'elevato costo di un'ora su internet (ciirca 10.000 Lire all'ora col dollaro in costante ascesa).

Ora, Paolo e' il maestro e io, discepolo, non so cosa ne verra' fuori.
UN GIORNO DA SCHIAVO
Ciao Paolo,
Se ti ritrovo ti spacco pensa che siamo venuti a King's Cross come ci avevi detto tu e dopo una giornata incollati a internet che con 3 $ stai quanto vuoi sabato mattina bussa un tipo alla porta e chiede se vogliamo lavorare e' lo scozzese della reception che lavoro? dico io vangare e picconare dice lui quanti soldi? 10 15 dollari all'ora io mi alzo Fausto resta a letto perche' va a cercare una scuola di inglese dopo 10 minuti sono giu' e c'e' Clay il Kiwi che si chiama come mio fratello (e' la prima volta che incontro un Clay e fa uno strano effetto) che la sera prima gli avevo detto che volevamo lavorare ogni tanto e' lui che ha detto di svegliarci e c'era pure un Messicano che si chiama Manu e il tipo del lavoro vicino alla macchina un inglese che dice che dobbiamo scaricare un camion di roba leggera e ci metteremo 4 ore e arriviamo al luogo e ci mettono a trasportare supporti di acciaio per costruire gli scaffali di un negozio immenso e non e' una gran fatica a parte la spalla parlo di qua' e di la' mentre trasporto 'sta roba che mi pareva di essere Benigni nella vita e' bella che trasporta incudini ad Auschwitz e si sparge la voce che sono italiano e e' pieno di neozelandesi (Kiwi) e sai che c'e' l'America's Cup e la finale e' tra Prada ad un certo punto domando l'ora pensavo avessimo finito ma e' passata solo un'ora e mezza e ho beccato 15 $ con tutta 'sta fatica e tra l'altro la paga col cavolo che e' 15 ma solo 10 da fame pausa pranzo spendo 8 dollari era meglio se stavo a letto poi uno dei capi che e' kiwi che ogni volta che passo mi dice che ha ricevuto una telefonata e Prada e' indietro ma chi se ne frega si accorge che facciamo prima a trasportare le casse intere invece di aprirle e ci ritroviamo a spingerle su e giu' per una rampa 'ste casse in otto persone appoggiate a dei carretti e rischio tre volte di spiaccicarmi sul muro e ogni volta tutti gridano e alla fine c'e' perfino l'applauso ogni tanto sento qualcuno che chiama Prada parla con me spingi a destra bravo attenti Ok Prada ce l'abbiamo fatta e i muscoli mi fanno male Manu fa il furbo e dirige i lavori il tempo passa e continuano a scaricare il camion e rimpiango la mia cravatta e Manu mi dice che era direttore commerciale marketing di una catena di alberghi ma che si annoiava non ce la facciamo piu' sono le quattro vorrei andare via ma voglio finire verso le sei mi taglio la gamba e sanguino mi sembra di essere Conan il barbaro verso le otto finiscono le casse e cominciamo a trasportare a mano ma non finisce piu' facciamo una catena di 30 persone e io sono alla fine con un olandese che pare si diverta a lavorare razza di masochista l'ultima ora vorrei scappare e tutti domandano quante casse mancano? E sono sempre tre di solito i muscoli fanno male il giorno dopo, ho la spalla a pezzi finalmente arriva l'ultimo pezzo e mi pare di aver finito la 100 Km di marcia dov'e' lo champagne? Il capo porta le birre che va bene lo stesso si beve un inglese dice che Sydney e' la citta' migliore del mondo per vivere e lavorare e un londinese con i capelli rasta biondi e la faccia da addormentato dice che si spende poco e che si possono comprare pasticche per una serata a 100 $ neanche stesse parlando di pastine e non si accorge che lo guardano storto mi guardo attorno e vedo tutta sta gente ce n'e' veramente di tutti i tipi poi il capo distribuisce le birre avanzate e ci portano a casa sto per chiedere se mi tolgono la catena ma non ce l'ho saliamo nella Jeep e finisco nel bagagliaio col londinese che stasera va all'acquario di Sydney con degli amici e si sparano l'LSD e poi vanno nel tunnel degli squali chissa' che effetto' fara' ti brucera' quel poco di cervello che ti e' rimasto penso io e il tipo ci scarica a King's Cross proprio davanti al bordello ci da' 500 $ da dividere in quattro ce n'e' un po' di piu' Clay dice che se ci vedono con i soldi quelli del bordello ci seguono fino in cesso prende i soldi e sparisce, il londinese si allarma, Manu e' tranquillo Clay arriva e dice che non ha potuto cambiare i soldi andiamo in ostello li cambiamo mi faccio una doccia mi compro una pizza dal venezuelano di sotto vado di sopra Prada ti sei gia' fatto la doccia c'e' un indiano Paul che e' un dottore e discute con Prada io e Manu ce la ridiamo che sembra di essere al teatro beviamo la birra e cavoli e' stata una delle piu' belle giornate di tutto il viaggio e il giorno dopo Manu e' ancora tutto eccitato e entusiasta e secondo me qui siamo proprio dall'altra parte del mondo che a lavorare come uno schiavo ti diverti ma chi ci capisce niente?
Fatti sentire barbone
Ciao
Luca

Sydney, 04.03.2000
A King's Cross un negozio su tre e' previsto di qualche computer connesso a internet a disposizione degli innumerevoli baxpackers ("turisti con lo zaino") alloggiati nella zona. La fortissima concorrenza ha provocato la caduta dei prezzi che sono incredibilmente bassi rispetto alla media nazionale (circa 6/8 dollari all'ora).
Qui un'ora costa solo due dollari e c'e' addirittura un centro aperto 24 ore provvisto di quaranta computers dove con tre dollari si puo' stare un tempo illimitato.
Questo internet café' (ma caffe' non ce n'e') e' il luogo dove ho passato la maggior parte del mio tempo a Sydney, cercando di trasferire il sito su geocities, di aggiornarlo e modificarlo senza esserne veramente in grado.
Mi e' capitato di entrarvi alle otto di sera e di uscirne alle cinque di mattina completamente rincoglionito, oppure di ricevere un'email in diretta, rispondere e andare avanti mezz'ora.
La scena piu' assurda poi e' stata sabato notte quando verso le tre arriva Manu…

Gli ultimi 50 dollari di Manu.
(vuole arrivare a zero e sentire come si sta')
-"Sapevo di trovarti qui, cabron!"
Si siede al mio fianco, comincia a digitare e con la coda dell'occhio cosa vedo? Email? Notizie dal Messico? Siti pornografici? No:
-"Cos'e' Manu?"
-"Sto cercando Dio", mi sorride.
Guardo il suo schermo e c'e' la storia di una coppia che ha scoperto la fede e racconta le proprie esperienze.
-"Trovato niente?"
-"No, non e' quello che mi interessa…"
-"Vuoi vedere un video?", gli dico.
-"Ok"
Tiro fuori un floppy e gli mostro il video girato alle McKenzie Falls nel quale nuoto verso le cascate.
Fuori e' sabato notte, la strada e' piena di gente e il locale trema per la musica della discoteca accanto.
Entrano delle ragazze e si siedono ai computer, una resta in piedi e si mette a guardare il video.
Manu le parla, e' ubriaca, prende una sedia e si siede vicino a me.
-"Where are you from?"
-"Italy and Mexico, and you?"
-"Ireland"
Parliamo, cerco di continuare il mio lavoro ma ogni tanto mette la testa davanti allo schermo.
Ad un certo punto appoggia la testa sulle mie spalle e si addormenta, Manu si rimette a cercare Dio.
Faccio mente locale: e' sabato notte, sono a Sydney, seduto davanti ad un computer da sei ore con un Messicano che cerca Dio su internet a destra e un'irlandese ubriaca che dorme sulla mia spalla a sinistra.
Dopo un po' la ragazza si sveglia.
-"Caffe'?", le chiedo.
-"Cosa?"
-"Non importa".
Se ne va e ce ne andiamo anche noi. Appena usciti un tipo ci invita ad assistere allo spettacolo, ci guarda ma ho la sensazione che guardi attraverso di noi, senza vederci davvero. Sono le cinque.
-"Andiamo a dormire?", dice Manu.
-"Ok"
Comincia a fare chiaro, ci sono ancora dei pipistrelli che volteggiano nel cielo.
Il solito travestito e' sul solito scalino "completely wasted" (completamente fatto, secondo l'espressione preferita di Manu). Sembra un pagliaccio, non e' ne' seduto ne' sdraiato, ondeggia, con gli occhi chiusi.
Entriamo in ostello, c'e' l'olandese pelato che comincia a spiegarmi la programmazione HTML per pagine Web. Quando non lo seguo piu' vado a letto.
Fausto dorme, salgo sul letto a castello facendo attenzione ad evitare le pale del ventilatore a mezzo metro dal letto.
Alle sette Fausto si sveglia.
-"Dove vai?"
-"A lavorare"
-"Dove…cosa?
-"Vado a fare il muratore"
Esce, mi riaddormento.
La sera Fausto torna bianco di polvere, distrutto. Ha portato per dieci ore mattoni all'ottavo piano di un futuro ostello.
Io sono stato su internet, Manu si e' rilassato, Paul e' andato in giro con la propria macchina finalmente assicurata, Clay e' sparito dalla circolazione (per fortuna perche' Luna Rossa sta perdendo).
Decidiamo di andare a raccogliere mele per una settimana e poi tornare a vedere il Mardi Gras, le festa dei gay e delle lesbiche famosa in tutto il mondo. Ci saranno delle foto interessanti da fare ( mandate i bambini a letto prima di aprire il sito).
Partiamo lunedi' mattina, io , Fausto, Paul,

Maun, Howard e Arcangelo.
Howard e' un ventenne di Londra (non quello dell'LSD) che sta girando l'Australia,

Arcangelo e' barese e vive a Milano. Lavora alla motorizzazione, fa le revisioni, gli esami della patente e si e' gia' studiato tutto il codice stradale australiano.

Gli obiettivi della missione sono due: fare qualche soldo con la raccolta delle mele e vedere I canguri che a parte Fausto e io nessuno ha mai visto.
Lasciamo Sydney la mattina prestissimo verso mezzogiorno e mezzo e ci dirigiamo verso le Blue Mountains, passiamo l'Harbour Bridge, l'Opera House e' sulla nostra destra, e dopo un'oretta cominciamo ad inerpicarci sulla collina.

Il furgone arranca ma continua impavido.
-"Ci sono canguri da queste parti?", chiede Manu.
-"Boh…"
Tutti guardano fuori dal finestrino ma dopo un po' si stufano, niente canguri. Collina dopo collina, curva dopo curva, la speranza si affievolisce e si comincia a parlare d'altro.

Sto guidando e ad un certo punto vedo un canguro che mangia al bordo della strada.
-"Un canguro!!", grido.
La reazione e' da gol di Tardelli nella finale Italia-Germania 3-1 in Spagna '82, si buttano tutti di colpo sul lato destro del furgone che quasi sbanda. Urla in spagnolo, inglese, italiano, barese, applausi, strette di mano, abbracci e probabilmente anche qualche lacrima.
Il povero canguro scappa tra I cespugli, ignaro di aver avuto un ruolo fondamentale nella vita di quattro esseri umani tornati bimbi per un attimo.
L'atmosfera a questo punto e' zoo-post-orgasmica, l'aria e' piena di armonia e felicita'. Guardo attraverso lo specchietto retrovisore e colgo lo sguardo vitreo di Paul probabilmente assorto nei propri sogni australiani realizzati, Manu con un fazzoletto, Howard che gioca a carte, Arcangelo alla ricerca del cartello "pericolo attraversamento canguri", sulla strada, Fausto che sorride.
Dopo un'oretta arriviamo nella zona delle mele, svoltiamo al primo cartello "cercasi manodopera". Ci fermiamo davanti ad un cancello chiuso. Un cartello dice "suonare il clacson", suoniamo il clacson. Arriva un cane. Aspettiamo, suoniamo ancora. Nessuno, andiamo via.
Al secondo cartello finiamo da un'olandese molto simpatico che pero' ha appena assunto tre backpackers ed e' a posto. Ci avverte che senza il visto per lavoro nessuno ci assumera' in quanto e' da due anni che i controlli si sono intensificati. Il risultato e' che hanno problemi a trovare manodopera.

Andiamo avanti. Arriviamo da un libanese, non vuole il visto, basta il Tax Number ("non ce l'abbiamo", "ne inventiamo uno", dice Manu).

Andiamo a fare un giro per la proprieta', mangiamo qualche mela. Arriva il marito, vuole che restiamo sei settimane. Manu contratta, negozia egregiamente (si vede che e' stato un uomo d'affari), discute ma alla fine e' un nulla di fatto.
Dobbiamo restare sei settimane al minimo e per copririsi le spalle si tiene una parte della paga.
Andiamo via. Niente mele, che facciamo?
Gia' che siamo nella zona decidiamo di visitare le Blue Mountains (blu grazie ad un gas aleggiante sui boschi) e finiamo a Katoomba. Paul ha in tasca una brochure di un ostello che un'amica gli ha raccomandato.
Katoomba e' poco piu' grande di Martellago, c'e' una strada principale e qualche laterale, ma ci mettiamo due ore a trovare il posto. Arriviamo di notte e troviamo un biglietto "per I sei da Sydney". Entriamo, un ospite ci mostra la stanza. E' praticamente una casa e, cosa eccezionale, e' pulita.

Passiamo tre giorni chiusi in casa a leggere, prendere il sole, conoscere le ragazze (ci sono solo ragazze!), fare festa e bere birra.
Verso il secondo giorno io e Manu ci avventuriamo in paese alla ricerca di internet e poi finiamo in un pub dove conosciamo un Maori (indigeno neozelandesi) e la sua ragazza ubriachi e fumati. Arriva Anna, una ragazza di Londra, e si becca subito un "fucking pom" (pom e' un dispregiativo per inglese).
Me ne torno all'ostello perche' noto la sua aggressivita' verbale e non ho voglia di sperimentare quella fisica anche considerando il fatto che potrebbe lavorare alla Foppapedretti come armadio.
Torno a casa e Paul suona il piano, mi salta in mente di riprenderlo e ne viene fuori un video di 40 secondi molto strano ma interessante. Piace a tutti e se avete voglia potete cominciare a scaricarlo (ci vogliono circa 5 minuti) mentre andate avanti con la lettura. Ma se non avete le casse per sentirlo non ne vale la pena.
La notte andiamo a letto e dormiamo tutti nella stessa stanza. Non riusciamo a prendere sonno perche' ogni tanto qualcuno lancia un cuscino o si mette a ridere. Quando ormai tutto sembra calmo, Paul il dottore scoppia a ridere nel buio e dice:
-"I feel like I was twelve" (mi sembra di avere dodici anni).
La mattina verso le cinque le ragazze vengono a svegliarci per andare a vedere l'alba alle "3 sisters", una formazione rocciosa a quanto pare eccezionale.
Camminiamo nelle nebbia, scendiamo degli scalini e arriviamo. Delle tre sorelle se ne vede solo una, le altre due sono coperte dalla prima, e tra l'altro non e' nulla di speciale.

La vista della valle e' bella ma il sole non si vede. Torniamo a letto e diciamo agli altri che hanno perso uno spettacolo incredibile ma non ci credono per molto.
Adesso siamo a Sydney, tra poche ore comincia la Gay Parade e se non vedrete piu' aggiornamenti sul sito vuol dire che non dovevo fotografarlo quel carro di sadomasochisti.

Martedi'' 7.3.2000

Piove. Piove su tutta la costa da tre giorni e secondo le previsioni piovera' tutta la settimana. Siamo in macchina, diretti verso l'incontro dei Rainbow People a 800 Km da Sydney.
Abbiamo lasciato Paul e Howard a King's Cross con un certo rammarico perche' eravamo una bella squadra. Speriamo di ritrovarli al Rainbow.
Al loro posto sono subentrati Federico e Nele.
Federico e' un romanaccio di Frascati che se lavorasse alla radio sarebbe miliardario in quanto parla sempre e l'unico modo per fermarlo una mezz'oretta e' una bastonata in testa.
Nele e' Belga di Anversa, l'abbiamo conosciuta io e Manu una sera tornati da Internet che stava scrivendo il suo diario nell'ostello.

Il cigolio della cassetta non copre completamente le canzoni di Manu Chao mentre Manu e Fausto se le cantano e Arcangelo ripara un orsetto di peluche orfano trovato l'altro ieri.

In questi giorni siamo stati in un ostello gestito e pieno di Coreani. Avevamo la nostra stanza (I sei delle Blue Mountains) a King's Cross che abbiamo usato come base per le nostre scorribande.
Era bello sapere che qualunque cosa succedesse nella giungla d'asfalto avremmo sempre trovato un piatto di riso caldo, un caffe' e un sorriso sincero di un coreano.
Sabato sera ci siamo sparati la Gay Parade. Ci siamo vestiti da donne io, Fausto, Manu, Clay (l'abbiamo ritrovato!), Paul e Howard.

Arcangelo se ne andava in giro a petto nudo in quanto vittima di una scottatura rimediata durante il lavoro sul tetto del furgone. Una pettinatura da Apache e un asciugamano a mo' di mutande da Moicano gli conferivano un'aria sufficientemente perversa per poter partecipare. Con noi c'erano le ragazze delle Blue Mountains che ci hanno procurato I vestiti.

Grazie ad Arcangelo che mi ha ceduto il posto in piedi sullo schienale di due sedie in un equilibrio molto precario, sono riuscito a scattare le foto.
Si e' visto di tutto: gay motociclisti, gay poliziotti, gay anglicani, protestanti, cattolici, verdi, minatori, anti-gayparade, sponsor, sadomasochisti, casti, semicasti, travestiti che sembravano donne vere, donne vere che sembravano travestiti, lesbiche (non e' una parolaccia, omosessuala non esiste anche se suona meglio, comunque avevo avvisato di mandare i bimbi a letto).

Ad un certo punto e' comparso un gruppo di uomini e donne vestiti in jeans e maglietta con in mano dei cartelli "proud parents" (genitori orgogliosi).
C'e' stato un applauso e di colpo un raggio di luce mi ha illuminato e ho capito il senso della manifestazione: Chi se ne frega!
Si, che c'importa del fatto che queste persone hanno preferenze sessuali diverse dalle nostre? Perche' ne facciamo una grande questione? Perche' ne ridiamo e li discriminiamo?
Ho pensato che la societa' "giusta" vive l'omosessualita' come una depravazione e vuole tenerla alla larga mentre non si rende conto delle vere depravazioni che la stanno minando dal fondo.
E se l'omosessualita' e' una depravazione (lo e', non lo e', lo e' solo in alcuni casi?) e' sicuramente la meno dannosa. In ogni caso meno dannosa dell'intolleranza. La Gay parade e' una festa della riconciliazione ed ero contento di esserci perche' e' come se avessi tolto anch'io un mattone al muro di Berlino.

Questo e' stato Sabato, oggi e Mercoledi'. In mezzo ci sono tre giorni durante I quali le nostre occupazioni principali sono state: non svegliarsi assolutamente prima dell'una, evitare cibi sani e gustosi (preparazione piatto base: prendere il riso pronto scotto sempre disponibile in cucina, tagliare il formaggio, sbattere tutto nel microonde), rovinarsi gli occhi e la schiena su internet, non rallentare la degradazione igienica della stanza in alcun modo per arrivare al piu' presto possibile al punto di sporcizia massima e sapere che d'ora in poi le cose potranno solo migliorare.

Il risultato e' stato devastante sui nostri corpi e sulle nostre anime, tanto che l'idea di uscire da King's Cross ci faceva venire i brividi freddi. Perche' avventurarsi in luoghi sconosciuti e inospitali tipo un museo o una biblioteca?
Per evitare sensazioni negative (stancano) ci siamo dovuti liberare della capacita' di vergognarci quando avevamo ospiti o il Gran Coreano veniva nella stanza a verificare che fosse tutto a posto e poi se ne usciva tristemente a capo chino tirando su col naso.

Il punto piu' basso (ma si puo' sempre migliorare) lo abbiamo toccato lunedi' sera quando le ragazze sono venute da Sydney a trovarci per uscire e sono rimaste con noi per tre ore nella stanza senza riuscire a smuoverci. Volevamo dormire ma poi abbiamo pensato che erano solo le dieci e ci saremmo alzati la mattina dopo troppo presto trovandoci davanti una giornata troppo lunga da affrontare.
Quindi ci siamo trascinati fino al McDonald's di fronte (perche' andare piu' lontano?) a bere un caffe'.
Ad un certo punto Paul si e' alzato e si e' messo in piedi a fumarsi una sigaretta di quelle fatte da se'. Indossava la sua giacca di pelle marrone di due misure piu' grandi e guardava la gente passare. Ad un certo punto si e' avvicinato un poliziotto che gli ha sorriso e fatto i complimenti per la bella giacca. In realta' voleva vedere se Paul stava fumando uno spinello. Io pensavo che credesse che la giacca fosse rubata.
La notte verso le quattro me ne sto' tranquillo alla finestra della cucina a guardare una prostituta abbordare clienti giu' in strada, quando entrano due poliziotti, mi salutano, danno un'occhiata in cucina, una nella nostra stanza con la porta semiaperta e se ne vanno augurandomi buona serata. La prostituta intanto e' andata al Mc a comprarsi un panino e la vedo li' seduta.
Ad un certo punto non resisto e scendo. Mi sento schiavo dei sensi quando attraverso la strada, apro la porta e sorrido:
-"Ciao Luca, lavori al sito?", mi dice il ragazzo indonesiano che fa le notti all'Internet Café'. (Credevate eh?)
-"Eh, sì", dico.
-"Come va?",
-"Bene, comincio ad avere parecchi accessi. Sta diventando una cosa seria".
Apro la posta. Messaggi. Apro il sito, 30 nuovi accessi da ieri. Qualcuno dal Portogallo, dev'essere Luis, mi fa piacere che mi segua. Qualcuno dalla Grecia, Marianna, devo rispondere alla sua e-mail. Qualcuno dalla Svizzera. Sono venuto in Australia a fare l'unica cosa che si puo' fare ovunque nel mondo: lavorare su internet!
Lavoro alla pagina dei personaggi e inserisco Paolo. Dopo un po' comincia ad albeggiare, sono stanco.
Apro Virgilio, digito Australia, sono al quarto posto. Lo sapevo gia' ma e' troppo bello vederlo.
Mi riguardo le foto della Gay Parade. Mi alzo, saluto l'indonesiano che mi sorride. Esco in strada. Solito casino, solito odore, solite luci. Attraverso, un'aborigena dorme sullo scalino della porta dell'ostello.
-"Excuse me..", le dico.
Apre gli occhi, mi guarda con la faccia stanca. Per un attimo i nostri sguardi si incrociano. Entro nel suo cervello e vedo l'uomo bianco venuto a toglierle la terra, spezzare un equilibrio antico, sbatterla su una strada e infine svegliarla per entrare nella propria casa comoda e pulita. Niente di tutto questo molto probabilmente, solo un mio pensiero stereotipato. Si alza, passo, apro la porta ed entro. Attraverso la porta vetrata vedo che si risiede. Entro in stanza, dormono tutti . Arranco al buio verso il bagno in mezzo ad una discarica di zaini, calzetti, riviste, sedie, tazze di caffe' ormai freddo, bottiglie di birra e scarpe. Siamo in sei: un dottore, un area manager, un direttore marketing, un ingegnere della motorizzazione civile, un operatore sociale e uno studente. Abbiamo toccato il fondo. American Beauty, mi viene in mente la scena finale.
-"Come stai?", gli chiede la ragazza.
Silenzio.
-"Come sto?", prende il frullato, fuori piove, e' sera, si appoggia al mobile.
-"Era da molto tempo che nessuno me lo domandava", dice.
Silenzio.
Inquadratura sulla ragazza, poi su di lui. Parla:
-"I feel great (mi sento benissimo)".
Silenzio.
-"I feel great"
Respira e sorride.
Salgo sul letto. Guardo giu'. Il fondo e' lontano.

Venerdi' 10.3.2000
E' scuro e piove quando arriviamo al Parco Nazionale di Boono Boono. Passiamo per una strada infangata in mezzo a qualche centinaio di mezzi parcheggiati e smontiamo.

C'e' un sentiero che porta probabilmente al campo, lo prendiamo. Arcangelo fa strada con la pila. Camminiamo sotto la pioggia per una decina di minuti.
-"Aho', ma 'ndo' stanno 'sti reinbovvepipol?", dice Federico.
Passiamo un ponticello di legno, ci sono dei cartelli di benvenuto. Arcangelo li illumina. Sono colorati d'arcobaleno e non mi ricordo bene cosa dicono ma comunque qualcosa del tipo:" pace e amore, fratelli, ecc.".
Guardiamo e passiamo. Siamo in un campo, in fondo ci sono dei tendoni e del fuoco. Andiamo verso il primo. C'e' una specie di santone capelli e barba lunghi, seduto davanti ad un pentolone che sembra il druido di Asterix (e' solo un po' piu' giovane).
Gli parlo:
-"Salve, siamo appena arrivati, come funziona qui il discorso?",
Mi guarda, il fuoco illumina il suo viso. "Che sia un santo?", penso. Apre la bocca ma ne esce un suono strano.
-"Come?", dico.
Si mette a ridere:
-"Scusate, sono un po' stanco",
E'' fumato fino all'ultimo pelo della lunga barba.
Guardiamo e passiamo all'altra tenda dove attorno al fuoco ci sono una ventina di persone. Un'occhiata basta per capire che nemmeno uno di loro ha visto un barbiere negli ultimi due anni.
-"Welcome Home (benvenuti a casa!)", dicono due o tre voci.
-"Salve, siamo appena arrivati, come funziona qui il discorso?", ripeto.
"Veramente stavamo nel mezzo di un gruppo di discussione", dice una tipa.
Silenzio. Un ragazzo si alza:
-"Ma che razza di accoglienza e' questa?", poi si rivolge a noi: "Ciao ragazzi, volete bere qualcosa, mangiare?".
-"Si, si!", dicono Manu e Federico.
-"Bene, per dormire c'e' quel telone, andate pure a prendere la vostra roba, una tazza e una scodella. Sara' pronto per quando tornate."
E' gentile anche se un po' arrabbiato con gli altri.
Andiamo e torniamo. Mettiamo il telone blu per terra, lasciamo li' i sacchi a pelo e andiamo a sederci attorno al fuoco.
Stanno discutendo e chi parla ha in mano un bastoncino d'incenso che passa a chi vuole intervenire. Nessuno ci offre niente da mangiare. Aspettiamo.
-"…perche' c'e' poco da fare, i cani sporcano! Sono stata ad un incontro dove erano permessi i cani ed era pieno di merda dappertutto, entravano a gruppi in cucina, negli spazi per I bambini, dove tenevamo il cibo, un casino! Io ho un cane, io amo i cani, ma secondo me devono stare fuori!", dice una ragazza col "terzo occhio" in fronte.
-'Si pero' c'e' gente che non puo' lasciare i cani a casa!", risponde un tipo con i capelli rasta.
-"Per favore rispettate il bastoncino!", dice un ragazzo dallo spiccato accento tedesco. E' visibilmente nervoso.
Qualcuno passa il bastoncino al tipo che stava parlando.
-"No, Ok, non ho altro da dire", dice.
-"Io voglio parlare!", dice un altro.
Gli passano il bastoncino.
-"Per quanto riguarda I cani credo che siamo tutti d'accordo: no?! Per quanto riguarda la festa tecno io dico che amo la musica tecno, e' grande per le feste, un ottimo veicolo di socializzazione e armonia, pero' non e' questo il luogo adatto. Quindi credo che siamo tutti d'accordo: no?!".
-"Non e' vero che siamo tutti d'accordo!".
-"Per favore rispettate il bastoncino!", dice il tedesco. Gli passano il bastoncino.
Guardo Federico che ridacchia, Manu ha il viso tra le mani.
Vanno avanti mezz'ora in questo modo. Sono aggressivi e inconcludenti, ognuno vuole dire la sua e non si ascoltano tanto che sarebbero dei politici niente male.
Manu chiede la parola. Gli passano il bastoncino. Aspetta il silenzio totale. Tutti lo stanno guardando. Abbasso gli occhi, "che vorra' dire?", penso. Lo guardo.
-"Amore", pausa, "siamo qui da cinque minuti ed e' l'unica cosa che non abbiamo sentito", silenzio.
Passa il bastoncino. "Chissa' cosa risponderanno", penso.
Una ragazza al suo fianco gli prende la mano. E' fumata fino all'ultimo capello della vasta chioma. Lo guarda con aria da Maria Addolorata.
-"Secondo me bisogna spostare le tende dell'accoglienza!", dice uno.
-"No, e' troppo lavoro!", risponde un altro.
-"Per favore rispettate il bastoncino!", dice il solito tedesco sempre piu' arrabbiato.
Manu si alza e se ne va verso il tramonto completamente ignorato. Neanche un accenno alle sue parole.
-"Qua sono tutti matti", dico a Federico.
-"Ma che' no' se magna?", mi risponde.
Il bastoncino e' in mano al druido di Asterix. Durante la serata ogni tanto si girava verso di me e mi diceva: Welcome", poi mi guardava finche' non abbassavo lo sguardo.
Apre la bocca e ci viene da ridere perche' parla come un bambino, con la lingua sul palato.
Sorprendentemente dice le uniche cose sensate della serata parlando di tolleranza e ascolto.
Quando finisce la riunione mi avvicino e gli chiedo:
-"Da dove vieni?",
Mi guarda con estrema calma e poi dice:
-"Dal posto che mi permette di essere qui in questo momento"
-"Ma che cacchio sta' a di'?", dice Federico.
-"Ma sei Australiano?", gli chiedo.
-"Se fossi Australiano avrei la pelle nera e le narici larghe",
-"Dove sei nato? (Stavolta ti frego, penso)",
-"A Sydney da genitori che non conosco. Sono stato allevato da una coppia con la quale sono ancora in contatto".
Andiamo a mangiare.
-"Luca, quello li' e' un santo. No te po' rispondere normalmente, ce vole sempre 'na frase storica, 'nnamo va'",
Ci danno un minestrone piccantissimo e una pera per companatico. Restiamo un po' a parlare ma sono quasi tutti fumati e girano delle canne. C'e' un tipo che pare Gesu' in versione giocatore di basket che si chiama Krishna. L'unica sana e' una ragazza Americana che ci spiega meglio cos'e' il Rainbow.
Andiamo a letto, ci stendiamo sul telone e ci copriamo perche' piove dentro. Manu non ha il sacco a pelo e si copre con la giacca. Io non ho il cuscino e uso le scarpe. Arcangelo invece e' attrezzato. Federico e' ai nostri piedi e sta' gia' dormendo, cosi' come un'altra ventina di persone. Maneggio la pila e mi accorgo di disturbare le effusioni notturne di coppia. Mi guardano male. Ci mettiamo a dormire e dopo un po' sentiamo dei rumori. E' la famiglia al nostro fianco (una coppia e una bambina di cinque anni) che si sposta perche' piove. Manu propone di offrire loro il telone, cosi' lo apriamo e lo stendiamo su tutti. Restiamo senza telone sotto di noi e quindi dormiamo sull'erba. Ci addormentiamo.
Ad un certo punto Manu si alza gridando:
-"La luce ,la luce!! Un ragno cabron de hijo de puta grande come una mano!!"
L'attimo in cui mi sveglio mi vedo in una macchina che viene risucchiata fuori da un tunnel verso la luce, ed e' uno shock.
Cerco la torcia ma non la trovo. Manu saltella di qua' e di la' svegliando mezzo campo. C'e' una ragazza accanto a lui che cerca di parlargli ma lui non la sente.
Chiamo Manu. La ascoltiamo:
-"Non credo sia un ragno. Mi sono alzata e ti ho toccato la mano con i capelli"
Manu cade in ginocchio, respira a fondo e si butta giu'.
-"Madonna Santa, ho sentito qualcosa sulla mano, che paura!"
Torniamo a dormire. Qualcuno russa come un mantice e sogno di essere braccato da un mostro volante il cui respiro e' il russare. Ogni volta che si avvicina, fa quel suono.
L'odore delle scarpe nel naso mi aiuta a dormire, ma la posizione sul lato mi risulta difficile.
Ho la schiena a pezzi.
Mi sveglio. Federico e' attorno al fuoco che parla. Si sente solo lui. Se facesse il baritono sarebbe miliardario. Mi riaddormento. Piove. Manu dorme. Arcangelo dorme. Sento una risata. Apro gli occhi. C'e' un ragazzo che sta togliendo una sanguisuga dalla propria tazza. Mi rimetto giu' e provo a dormire;
welcome home.

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