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Discussione: INFO FOURNI

  1. #1141
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    Citazione Originariamente Scritto da amosgitai Visualizza Messaggio

    Vitislia - Mattina presto tranquilla prima di assistere ad una situazione simile alle peggiori spiagge del litorale Domizio - Romano: una famiglia greca pianta un tavolo e delle sedie e inizia, lava le posate in mare e inizia a preparare da mangiare in spiaggia... ci mancava soltanto che la mamma urlasse: "Dimitriiiiiisss... Michaaaaalis... non fatevi 'o bagno che avete magnato a frittat'e'gyros!!!". Cosa strana (datemi maggiori info se ne avete) e che un paio di questi soggetti ellenici entravano e uscivano da una roulotte mezza abbandonata che si trovava in un recinto aperto dietro gli alberi della spiaggia.

    Elidaki - Splendida già la prima senza dover valicare il promontorio. Forse un po' fastidiosa la situazione dei campeggiatori. Praticamente le loro tende avevano invaso la parte retrostante la spiaggia. Inoltre, la spiaggetta a sinistra, che ho raggiunto a nuoto, era diventata la casa sotto le stelle con schifezze in spiaggia (spero abbiano pulito dopo la loro partenza).
    Ritornata con enorme disappunto nella capitale...

    Su vitzilia e elidaki non dici nulla di nuovo, sulla prima confermo orde di famiglie urlanti e confermo il proprietario del terreno che tra l'altro si è occupato simpaticamente il miglior albero della spiaggia con tavolo e immancabile amaca. Ringrazio il cielo che non l'abbiano ancora fatto costruire.
    Elidaki è da sempre meta di camping, io li trovo ogni anno e infatti ci vado raramente o comunque nel pomeriggio quando non ho particolari bisogni di ombra.

    Per il resto confermo la prima impressione, più gente in spiaggia (non siamo ai livelli del tetris salentino ovviamente, ma rispetto a un paio di anni fa la differenza c'è e si vede), più famiglie greche con conseguenti urla e asciugamani piazzati praticamente ad un centimetro da quelli altrui.
    La colpa fondamentalmente è del periodo me ne rendo conto, ma io purtroppo ho il periodo feriale fisso...o cambio posto o mi arrendo all'evidenza.

  2. #1142
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    Metti un giorno a pranzo … a Crisomilia.

    Quest’anno ho scoperto alcuni luoghi dell’isola che nei precedenti anni, ad una prima vista, non mi avevano colpito. Al primo posto delle piacevoli novità metto Crisomilia. Ogni anno appena arriviamo prendo lo scooter e tra le prime cose che faccio c’è quella di arrivare a Crisomilia, lo faccio per il piacere di andare in motorino senza casco e per riprendere visivamente possesso dell’isola. In passato l’avevo sempre e solo considerato come il punto più a nord, dove oltre c’è il mare e bisogna per forza tornare indietro. Pochi giorni dopo essere arrivato, quindi, complice il desiderio di mia figlia di farsi un giro in motorino, passate le 11 siamo andati a Crisomilia. Il sole in alto era accecante e il meltemi si faceva sentire. E’ stato un piacere tutto nostro lanciarci lungo la strada che porta al villaggio, la vista del mare, le capre, i tornanti, le salite e le discese, le poche case disseminate qua e là con evidenti segni di vita, insomma Fourni. Una volta arrivati, abbiamo affrontato la ripida discesa, superato l’arroccato e suggestivo cimitero, scesi giù lungo il piccolo porto, oltrepassato la taverna e parcheggiato sotto la tamerice. La prima impressione avuta è stata la luce e i colori, perfetti. Al fresco, all’ombra della taverna, quattro anziani bevevano e chiacchieravano spizzicando un piattino di “pasto”. Proprio in quel momento, borbottando, un peschereccio rientrava in porto. I bambini, numerosi, come uno sciame, si sono diretti verso l’imbarcazione che rapidamente aveva attraccato in banchina. Seguendo la scena ci siamo incamminati verso di loro. Calano subito le reti a terra e un gruppo di ragazzi comincia ad aprirle e pulirle, poi scaricano il pesce. Contiamo 7 cassette, siamo proprio lì mentre iniziano a impilarle, 2 sono di pesce misto, triglie, alici, merluzzi e qualche altro locale, 2 sono di scorfani e 3, di cui una vistosamente più grande delle altre, sono piene di aragoste, vive. C’è anche un pesce lungo, giovane, per Marghe forse uno squaletto. Il capobranco del gruppo carica il tutto su una cariola, copre con una coperta bagnata e si dirige verso alcuni locali lungo la baia. Finito lo spettacolo andiamo a sederci sulla panchina del molo esterno. L’acqua è cristallina e i più piccoli giocano tuffandosi all’infinito. Li guardiamo (e ci sentiamo) come dei marziani. Ci chiediamo che vita possano fare, che tipo di desideri abbiano, se rimarranno lì anche da grandi e quanta felicità può rimanere di un’ infanzia trascorsa così. Tutto è bello, le voci schiamazzanti si perdono nel rumore naturale della quiete, della pace. Propongo di prenderci qualcosa da bere alla taverna. Il posto è gestito da un clan di donne tra cui su tutte spicca Franzeska detta “Pino Daniele” (l’abbiamo ribattezzata così per l’incredibile somiglianza con il cantante italiano). Per lei ci vorrebbe un discorso a parte e magari la prossima volta ci proverò, basta dire che, già notata l’anno precedente, è la persona che più ha stimolato la mia curiosità. Scegliamo un tavolo all’ombra in prima fila sul molo, chiedo a Marghe se per caso non abbia voglia di spizzicare qualcosa, indecisa annuisce. Sono le 12 passate e malgrado si possa ordinare a qualsiasi ora del giorno, la taverna ha metà dei tavoli occupati e la cucina sforna piatti con lenta ma metodica continuità. Viene a servirci una ragazza in carne, bionda, dalla faccia ironica. Proviamo a farci capire, alla fine prendiamo una frittura di “small fish” e un piattino di pasto, una fix, acqua e un caffè greco. Subito ci porta un mezzo filone di pane, buono, tagliato a fette grosse, la bottiglia di acqua fresca, la birra e il piattino di pasto. Per chi se lo sta chiedendo il pasto è un intingolo composto da un tipo di pesce locale, macerato con pomodoro, olio, sale, dei piccoli peperoni e un qualcosa che somiglia al sedano. Con il pane è la morte sua e spesso, per pasteggiare, lo accompagnano al vino.
    Finalmente archiviata la pratica “ordinazione”, dissetati e pronti a inzuppare il tozzo di pane nel sughetto del pasto, ci fermiamo a guardarci intorno. Sulla sinistra, una donna della taverna cuoce pesci sulla brace, poco più in là di spalle sotto un albero, Franzeska pulisce con disinvoltura uno scorfano. Di fronte i bambini imperterriti continuano a tuffarsi dal molo. Adesso è la volta del tuffo uno sulle spalle dell’altro, a cimentarsi sono 3 squadre, nel frattempo in uscita dal porto ripassa il peschereccio di prima e dalla poppa si tuffano 3 ragazzine, loro a nuoto ritornano al molo mentre l’imbarcazione prosegue verso il mare aperto. Sugli scogli un maschio del clan sta sbattendo il polpo mentre più in là un’anziana signora fa il bagno con in testa un cappellino a falde gialle. Sulla destra, infine, la lunga e sottile striscia della baia. Penso a quanto sarebbe bello poter fissare su un quadro le immagini che appaiono ai miei occhi, ma poi penso anche che non verrebbero rappresentati i suoni, le voci e il silenzio, che pure sono essenziali. A distoglierci da tutto, arriva la ragazza con un enorme porzione di pesciolini fritti, saranno almeno mezzo chilo, piccolissimi e deliziosi. Iniziamo a darci sotto e la Fix scende giù che è una bellezza. Con Marghe ci perdiamo in chiacchiere leggere e piacevoli, fino a patteggiare con lei la promessa di ritornare l’anno successivo con le sue amiche. I gatti ai nostri piedi fanno festa con le teste dei pesciolini che gli lasciamo cadere. Arriva anche il caffè greco per Marghe ma scopre che non si tratta del bibbitone con cannuccia che tutti i greci si portano dietro ad ogni ora, dall’alba alla notte, ma una tazzina con molta polvere di caffè.
    Solo adesso realizzo che, all’ombra i colori sono più belli, il blu del mare, il verde caldo e assolato del promontorio, il celeste brillante del cielo, i vivaci colori dei pescherecci e delle barchette ancorate, il giallo delle reti, l’arancione scuro dei crostacei, tutto è colore, anche il molo grigio cemento. Con un velo di rassegnazione penso che alla fine io non sono di qua e che tutta questa bellezza non mi appartiene. Restiamo seduti al fresco, a fare il pieno di immagini, luci, aria e suoni, il tempo sembra proprio non passare.
    Chiedo il conto, 10 Euro. Porgo una banconota da 50, dopo mezzo minuto torna a dirmi che non hanno il resto. Ci guardiamo per un secondo, poi apro il portafoglio per far vedere che non ho altro. Va e torna dalla taverna, chiede se posso pagare con carta, ok e mi invita a seguirla. Il locale dentro ricorda una cucina del sud Italia, se non fosse per il bancone e la cassa a dividerla. Il collegamento funziona, digito il pin, “et voila" esce il rotolino bianco e mi fa lo scontrino. Ci scambiamo un sorriso di approvazione con la ragazza mentre Franzeska annuisce. Trovo quasi inverosimile e lo percepisco come un privilegio unico il fatto di poter pagare con bancomat sul porto di Crisomilia un conto di 10 euro. Mi appare come il connubio migliore, uno dei pochi possibili, tra progresso e natura. Esco e fuori un signore sta dando da mangiare al pappagallo appeso all’albero più grande della taverna. Lo imbocca con la forchetta con cui sta mangiando attingendo direttamente dal suo piatto di riso e qualcos’altro. Un piatto unico per due esseri viventi, un pappagallo ed un signore. Raggiungo Marghe al tavolo. Che facciamo? ti va una passeggiata lungo la baia e poi torniamo a casa? Incuriosita accetta anche lei. Oltrepassando un paio di vecchie auto, ferme lì chissà da quanto, ci incamminiamo lungo la sottile striscia di sassi e sabbia, assolata. Inforco immediatamente gli occhiali. Le case a non più di 3 metri dall’acqua manifestano evidenti i segni del mare. In realtà più che case, appaiono come una via di mezzo fra capanni degli attrezzi da pescatore e sistemazioni di fortuna. Saranno una ventina e tutte apparentemente abitate. Incontriamo un paio di nonne che sonnecchiando sedute all’ombra, vigilano i nipotini in acqua. Un nonno tiene a mollo in una bacinella davanti al mare, una bambina di pochi mesi. E’ tutto un brusio di Papùùù e Yaya! I nonni da queste parti hanno un ruolo attivo all’interno della famiglia, qui ogni persona è preziosa e ognuna ha un ruolo da svolgere, serenamente. In 5 minuti attraversiamo l’intera baia, sulla montagna si possono osservare alcune case che a guardarle ti chiedi come possano mai arrivarci. Torniamo in dietro e a metà strada facciamo caso ad una specie di arco in pietra, un’ entrata. Fuori sulla sinistra, attaccata dalle incrostazioni, c’è una vecchia cabina telefonica che a guardarla fa sognare. Immaginare che lì sulla spiaggia, guardando il mare, qualcuno possa aver avuto delle conversazioni con persone care e lontanissime, mi mette i brividi. Incuriositi oltrepassiamo l’arco, un breve sentiero porta a tre scalini, sulla destra una piccola pineta e in fondo un fabbricato, la chiesa. Dopo averne visitato l’interno, ci sediamo sui gradini del vialetto. La vista del mare attraverso la porta in pietra crea un effetto unico, l’azzurro con il suo riverbero sembra un faro puntato su di noi. Mi accendo una sigaretta. Scatto foto. Frastornato dalla pace e dal silenzio ho come il vuoto nella testa, non penso più a nulla. Assimiliamo tutto il bello del momento. Esco da quella porta come un visitatore dai musei vaticani, stordito, silenzioso, stanco. Accendo il motorino, Marghe sale e lentamente ci avviamo verso casa. La strada del ritorno è sempre più corta, poi lì è anche quasi tutta in discesa. Il vento fresco e la luce ci svegliano dal torpore. Mi piace andare in motorino, mi sento libero. Sciolto attacco i ripidi tornanti. Al cartello di Kamari mi sembra già di essere arrivato. L’eliporto è praticamente casa. Affronto il cavatappi, la curva prima del benzinaio, decisamente allegro, mi sento come Tomba in mezzo ai paletti di Kitzbuhel, felice.

  3. #1143
    Senior Member L'avatar di leander
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    Veramente godibile, ti ho letto con grande piacere. Complimenti per come sai coinvolgere, mi sembrava di esserci anch'io.

    Citazione Originariamente Scritto da orazio Visualizza Messaggio
    chiede se posso pagare con carta, ok e mi invita a seguirla. Il locale dentro ricorda una cucina del sud Italia, se non fosse per il bancone e la cassa a dividerla. Il collegamento funziona, digito il pin, “et voila" esce il rotolino bianco e mi fa lo scontrino.
    Ecco, di questo episodio penso che possano fare una lapide di marmo e affiggerla sull'ingresso. Pagare con carta un conto di dieci euro in un'isoletta greca: veramente da "io ne ho visto cose che voi umani..."

  4. #1144
    Senior Member L'avatar di Myria
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    Una pagina deliziosa, complimenti Orazio. Hai saputo descrivere mirabilmente colori, suoni, silenzi, atmosfere... hai "dipinto" scene dettagliate della quotidianità nella maniera più vivida e coinvolgente.
    Grazie per le intense emozioni che hai comunicato.

  5. #1145
    Senior Member L'avatar di ANTONELLA59
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    Orazio che dire? Leggere questi pensieri mi ha fatto vedere con i tuoi occhi
    anche se non ero presente. Complimenti davvero
    Se avessi qualche foto penso farebbe piacere a tutti ma non voglio forzare la cosa.

  6. #1146

  7. #1147
    Senior Member L'avatar di ERAORA3
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    Grande Orazio. Ormai la tua fournite è inguaribile.
    Un bacio a Marghe
    (Aspetto te prima, eventualmente, di contribuire con qualche altra foto. Non voglio rompere l'incantesimo).

    PS: per chi stava pensando a Fourni come prossima meta, mi spiace avvisarvi che è purtroppo irrimediabilmente sprofondata nell'Egeo e quindi non più visitabile....
    Scherzi a parte c'è un caro amico in questo momento lì e credo sia splendido
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  8. #1148
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    Seba mi sa che inevitabilmente ci andra' piu' gente come nelle altre isole peraltro

  9. #1149
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    In caso di tsnunami, non avendo una Hora arroccata, è tra le prime a soccombere
    Korseòn, Hrisomilià, Kamàri... pouf, via in un attimo. Forse si salva la veranda della iaià a Kambì...
    Ultima modifica di max521; 15-09-2016 alle 09:49:41
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  10. #1150
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