@ Danibi
Generalmente le piogge iniziano verso novembre. Quando tornerò in Madagascar (e notare bene che manca il "se") farò proprio il nord...
@ Danibi
Generalmente le piogge iniziano verso novembre. Quando tornerò in Madagascar (e notare bene che manca il "se") farò proprio il nord...
Roberta e Luciano
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Feb. 2014 - Socotra
Giu. 2014 - Pond Inlet ice floe adventure (Nunavut)
Non potevo non rimettermi alla pari con il viaggio di Luciano, visto che devo dire che praticamente tutte le destinazioni che scegli mi interessano e il Madagascar del sud non fa eccezione! Poi bellissime le foto ed è sempre un piacere sentire le lezioni di botanica, io confesso che sono più scarso di quello che dovrei essere (essendo enologo ho fatto la materia e dovrei saperne di più, lo confesso!)
Comunque visto che capito qui quando proprio si parla del tempo: io sono stato proprio nel nord, tra dicembre e gennaio, tre settimane e credo che se ho beccato un giorno di pioggia sia stato tanto... Già 20 anni fa il tempo non era più affidabile, immagino che ora sia ancora peggio!
Chi viaggia vede, chi sta a casa non ci crede (antico proverbio)
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@Sailing
Bentornato! (E complimenti come sempre per la destinazione scelta...) L'autista me l'ha fatta un po' più drammatica sul clima estivo, ma giustamente alla fine è anche questione di fortuna... in ogni caso, come accennavo precedentemente, l'estate pare essere la stagione migliore per i rettili.
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Bene... riprendiamo il viaggio partendo da Itampolo, con l'obiettivo di raggiungere Lavanono, un villaggio sperduto all'estremo sud del Madagascar. L'autista mi avvisa che questa sarà la giornata più impegnativa (e con più incognite) di tutto il viaggio, in quanto si rende necessario guadare un paio di fiumi la cui portata dipende dalle piogge cadute durante la precedente stagione. Tuttavia mi incoraggia comunicandomi di aver parlato con un altro autista che invece arrivava da Lavanono proprio ieri, e che i fiumi sembrerebbero guadabili.
In caso contrario sarebbe necessario tornare indietro e raggiungere la meta finale del viaggio (Fort Dauphin) attraverso un'altra pista molto più a nord, che impedirebbe di visitare alcuni dei luoghi più spettacolari del "profondo sud".
Pertanto si parte e, già poco dopo Itampolo, intravedo in lontananza il primo fiume da guadare...
...il quale è quasi completamente asciutto e non presenta particolari problemi
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Mi strofino le mani dicendomi "OK.. è fatta... stasera sono a Lavanono..." quando, poco dopo, si presenta il secondo fiume.
A parte la scena di assoluta pace e serenità, dominata dal letto del fiume QUASI in secca, dove i pastori portano gli zebù ad ebbeverarsi e dove lavano i panni... per il resto il fiume non promette nulla di buono...
Per farla breve, l'autista (giustamente, direi) non si è fidato del rigagnolo di acqua presente lungo le sponde del fiume nel punto in cui la pista si interrompe e, come già accennato in qualche post precedente, abbiamo iniziato a cercare un luogo più sicuro dove effettuare l'attraversamento, aiutandoci con una cartina e con le tracce memorizzate al momento in uno smart phone.
Di altre macchine nemmeno l'ombra (ormai da giorni...) pertanto sarebbe il caso di non restare bloccati.
Quindi dopo qualche tentativo a vuoto, abbiamo chiesto aiuto ad alcuni pastori che ci hanno accompagnato indicandoci la strada giusta tra un labirinto di fichi d'india, i quali impedivano la visuale (onestamente, non so senza l'aiuto dei pastori come sarebbe andata a finire). Li abbiamo ringraziati regalando alcune bottiglie di acqua minerale che avevo acquistato vicino Isalo ed un uomo mi fa capire di aver fatto una cosa molto utile e gradita per il suo stupendo bambino che tiene in braccio e che mi sorride con gli occhioni spalancati. Mi dispiace per voi, ma purtroppo non ho avuto il coraggio di puntare la macchina e fotografare, ma è una scena che non dimenticherò mai perchè resterà fotografata per sempre nei ricordi...
Purtroppo non ho foto neanche delle terribili condizioni della pista e di tutte le sue ramificazioni, ma stavo cercando di aiutare anche io l'autista in qualche modo... e poi si ballava maledettamente... impossibile fare foto senza fermare l'auto ed in quel momento pensavo solo ad andare avanti.
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Superato il secondo fiume, il viaggio prosegue senza altre particolari difficolta.
Incontro ancora molte belle Alluaudia procera
Quelle con questa forma mi divertono molto...
Questa invece l'ho soprannominata "il giullare"
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Raggiungo infine Lavanono, dove pernotto in una pensione sulla scogliera
Questo infernale attrezzo super-tecnologico si chiama "Scaldabagno". Funziona esattamente così: al mattino si piazzano delle bottiglie di plastica opportunamente ripempite di acqua, dentro gli appositi sostegni. Il colore nero della parete posteriore di questo elettrodomestico, grazie al sole ed all'atmosfera limipida del Madagascar meridionale, si scalda portando la temperatura dell'acqua all'interno delle bottiglie a circa 40°, la temperatura ideale per una bella doccia.
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Il giorno seguente è in programma una escursione "full day" a Cap Saint Marie, il punto più meridionale del Madagascar, interessante per il paesaggio, per la storia naturale e per i rettili presenti (un vero paradiso di tartarughe).
La visita inizia dal faro "ecologico" in quanto alimentato da pannelli solari collegati ad una serie di accumulatori
Ma la vera star di questo parco nazionale è la tartaruga radiata, che conta centinaia di esemplari (bisogna sempre guardare attentamente la strada per non rischiare di ferirne qualcuna). Sono veramente tante e.... bellissimissime! (Anche queste con il musino viola perchè vanno matte per i fichi d'india)
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Altra tartaruga che si ha l'opportunità di vedere, anche durante l'estate australe, è la "tartaruga ragno" (Pyxis arachnoides)
Analogalmente alla "tartaruga scatola", la "tartaruga ragno" ha la particolarità di avere la parte terminale del piastrone incernierata in modo tale da sollevarsi (tipo ponte levatoio) quando l'animale retrae la testa, riducendo di molto la fessura presente davanti le parti più delicate della tartaruga
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Così a sud, che più a sud non si può. Mi trovo all'estremità meridionale del Madagascar, a sud del tropico del capricorno. Oltre questa latitudine c'è solo l'acqua dell'oceano, che si interrompe soltanto con i ghiacci dell'Antartide.
Dal punto di vista botanico, Cap Saint Marie costituisce un mini-ecosistema che comprende svariate specie endemiche molto rare ed in serio pericolo di estinzione, in quanto alcune di queste piante vivono solo su questa piccola collina, ed in nessuna altra parte del mondo.
Una di queste piante è l'Euphorbia capsaintmariensis. La pianta consiste in un tronco ingrossato e dalla forma abnorme, dal quale partono numerosi rami al cui apice sono presenti minuscole foglie.
Ultima modifica di Roberta-e-Luciano; 09-11-2013 alle 02:26:37
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