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Zagabria, Belgrado e la Vojvodina



ILLO
03-10-2006, 20:41:24
Salve a tutti. E' un po' che non scrivo nel forum, ma sono stato via a fare fotografie.
Ora, sto pensando di andare a fare un giro nella ex Jugoslavia e in particolare in Serbia. Vorrei passare da Zagabria, in Croazia, e poi girovagare per la Serbia, soffermandomi soprattutto a Belgrado e poi fare un puntatina a Novi Sad in Vojvodina.
Sarei molto grato a chi volesse darmi informazioni su questi posti. MI spiego meglio: pericoli, inconvenienti, costo della vita.
Preciso che ho intenzione di partire in macchina dall'Italia, dunque mi sposterò con la mia auto.
Grazie in anticipo.

ortensia
10-10-2006, 00:09:27
Ciao, sono stata in Croazia in auto. Provenivo dal nord Varazidin: città molto carina e piena di vita. Da lì mi sono spostata verso Zagabria : una città piuttosto nuova, c'è molta gioventù e un certo fermento. E' una città che si è rivelata più bella delle aspettative. Anche abbastanza economica.
L'unico problema sono i parcheggi (pochi come da noi). Noi siamo andati in giro a piedi e con i mezzi pubblici, parcheggiando l'auto in un parcheggio sotterraneo vicino al centro. Criminalità: non ho notato nulla di particolare anche se era inverno e c'era buio presto.
Inconvenienti: molte strade sono in rifacimento quindi può capitare di viaggiare scomodamente per km per poi scoprire che c'è una autostrada nuova di zecca. Cartelli stradali: pochi sempre per il discorso delle strade nuove. Pedaggio autostradale: i casellanti non mi hanno mai dato la ricevuta e non so se quello che ho pagato fosse il giusto, secondo me con i turisti si intascano i soldi. Su internet qualcuno si lamentava di aver subito ingiuste multe, con pagamento cash (come da noi 30 anni fa)...a me non è capitato ma di polizia con auto ferme ne ho viste diverse.
Diciamo che qualche multa è da mettere in conto.
Devo anche dire che la nostra auto è vecchia e poco appetibile per eventuali ladri.
Naturalmente il costo della vita si abbassa mano mano che lasci Zagabria e vai verso i piccoli centri del sud. Se puoi non perderti assolutamente il Parco di Plivice.( ci dovrebbe essere una autostrada che lo collega con Zagabria anche se noi ci siamo smarriti nelle campagne croate.)

ILLO
12-10-2006, 21:55:01
Grazie Ortensia delle tue dritte. Sinceramente penso che mi fermerò poco a Zagabria, non tanto per una questione di tempo, ma perchè non nutro molta simpatia per i croati in genere. Perciò credo che un giorno basti e avanzi. Quello che mi preme è visitare Belgrado e Novi Sad.
Comunque grazie ancora :)

Alessandro Napoli
21-08-2007, 12:04:30
Ho scoperto questo sito e questa discussione solo ieri. Forse sono dunque in ritardo rispetto ai tempi di Illo, ma voglio comunque rispondergli. Sono italiano ma vivo e lavoro in Serbia da quattro anni, anzi per essere piu’ preciso in Vojvodina e, per essere piu’ preciso ancora, a Novi Sad.
La Serbia e’ un Paese affascinante come pochi e la realta’ e’ molto diversa da come descritta da gran parte dei media. La gente e’ ospitale, estroversa e colta, ama la musica e il ben vivere, le condizioni di sicurezza sono migliori che in Occidente (ho una figlia che rientra a casa tardi, come quasi tutti gli adolescenti, e non passo le nottate in angoscia in attesa del suo ritorno, come mi accadeva in Italia), le citta’ hanno prestigiose istituzioni culurali (soprattutto teatri), mangiare e’ un’esperienza importante, in sostanza un viaggio per il Centro e il Sud dell’Europa attraverso il cibo.
Ma in questo post voglio parlare soprattutto di Vojvodina e di Novi Sad, rallegrandomi del fatto che Illo abbia pensato di venire da queste parti. Parte di quello che leggerete e’ tratto dal sito che gestisce il mio ufficio: www.vojvodina2007.eu. (http://www.vojvodina2007.eu.).
Il volto fisico, l’economia e la cultura della Vojvodina sono il risultato dell’intreccio fra natura e storia.

Natura. La Vojvodina e’ in larghissima prevalenza pianeggiante. A proposito del Banato, sezione orientale della Provincia, un detto popolare afferma che basta arrampicarsi su un girasole per ricomprenderlo tutto con lo sguardo. La collina della Fruška Gora (Parco Nazionale), a ridosso di Novi Sad, e’ quasi interamente coperta di una foresta di latifoglie, mentre tra Danubio, Tibisco e Begej non mancano aree umide dove nidificano uccelli migratori. La piu’ suggestiva e’ l’oasi di Carska Bara (lo stagno dell’imperatore, a dieci chilometri da Zrenjanin, in Banato), protetta dalla Convenzione Internazionale di Ramsar e deliziosa per chi ami il bird-watching.

Storia. La Vojvodina, oggi Provincia Autonoma nell’ambito della Repubblica Serba, e’ stata per secoli sotto la Corona di Santo Stefano, in altre parole parte dell’Ungheria, e di conseguenza parte di una civilta’ che ha guardato a Occidente e dall’Occidente ha mutuato usi, costumi, stili di vita, istituzioni. Un punto di svolta decisivo nella storia della provincia coincise con il regno di Maria Teresa, che stabili’ le istituzioni che danno certezza alle relazioni economiche, a cominciare dal catasto e dalla pianificazione territoriale. I villaggi della Vojvodina sono un esempio di come Maria Teresa concepisse l’uso dello spazio. Si sviluppano lungo la strada principale, con le case dei piccoli proprietari costruite a una distanza di rispetto dal ciglio della strada. Dietro le case, orti e spazi e costruzioni per l’allevamento di bestiame; tra le case e la strada una fascia a verde, la cui manutenzione spettava e spetta ai proprietari delle case stesse. Il modello del villaggio contadino come Strassendorf veniva completato con una possibilita’ di espansione disciplinata secondo un piano urbanistico che concepiva l’ingrandimento dell’insediamento secondo il disegno illuministico dell’abitato a scacchiera, sviluppato per maglie ortogonali. In tempi recentissimi, e particolarmente durante il periodo delle sanzioni, i movimenti di popolazione e la necessita’ di accogliere rapidamente rifugiati provenienti da altre parti della ex-Jugoslavia hanno messo in pericolo questo modello, con larghi fenomeni di espansione irregolare; ma la sostanza resta intatta, specie fuori dalle periferie delle citta’ maggiori.
Un esempio simbolico dell’appartenenza della Vojvodina all’Europa Centrale piu’ che ai Balcani e’ dato dall’imponenza dei municipi degli abitati maggiori, significativamente chiamati “case della citta’”. Costruiti quasi tutti fra la seconda meta’ del secolo XIX e il primo decennio del secolo XX, hanno emicicli per le assemblee elettive eleganti fin nei particolari quasi come Parlamenti. Alla loro costruzione lavorarono i piu’ prestigiosi architetti di Budapest, tutti legati da una comune adesione ai principi architettonici e agli stili della “Secessione”. Rappresentano la prosperita’ e l’impegno a decidere su questioni di interesse civico conquistate da quella borghesia delle professioni, dei commerci e dell’industria che si affermo’ nel periodo della Belle Epoque.
Al di fuori dagli abitati il paesaggio e’ segnato da strade rettilinee che attraversano campagne coltivate a seminativo, con alberi (specie pioppi) che appaiono solo in prossimita’ dei maggiori corsi d’acqua: Danubio e Tibisco (Tisa in serbo; Tisza in ungherese).

Sotto il profilo della composizione etnica la Vojvodina puo’ essere definita come una sintesi d’Europa, o almeno dell’Europa Centrale e Sud-Orientale. La componente serba e’ maggioritaria, ma molto rilevante e’ quella magiara, specie nel Nord e in municipalita’ come Temerin e Bečej. Fra le altre, molto significative quella slovacca e quella romena. Importante anche la presenza rutena, originaria della Ucraina sub-carpatica. Di entita’ oramai trascurabile invece la componente tedesca, che pure fino alla seconda guerra mondiale aveva un peso rilevantissimo nella vita economica e culturale. Simili considerazioni si possono fare a proposito della componente ebraica askhenazita, un tempo molto consistente sia a Novi Sad sia a Subotica, che tuttora conservano Sinagoghe fra le piu’ grandi d’Europa. La componente croata e’ significativa soprattutto a Subotica, dove conta per circa un terzo della popolazione locale.
A partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale la Vojvodina e’ stata poi meta di immigrazioni da altre aree della Jugoslavia: dapprima dal Montenegro e, a seguito delle guerre balcaniche degli anni Novanta del XX secolo, dalle Krajne, dalla Bosnia e dalla Slavonia.
Il mosaico etnico, in verita’ ancora piu’ ampio di come descritto, si riflette in un mosaico di credi religiosi, con una prevalenza di popolazione di fede cristiano-ortodossa (chiesa autocefala serba), una piu’ che significativa consistenza di popolazione di fede cattolico-romana (soprattutto croati e ungheresi), importanti comunita’ luterane (slovacchi, ungheresi) e calviniste (ungheresi). Non manca la presenza di altre confessioni, come quella cristiano-ortodossa rumena e la uniate.
L’intersecarsi di popoli e fedi religiose all’interno di un territorio di estensione tutto sommato limitata non ha provocato tensioni interetniche di rilievo. Al contrario, la Vojvodina si puo’ considerare come un modello di successo sul piano della tolleranza e dell’integrazione fra nazionalita’ diverse, forse senza eguali nell’intera Europa Centrale e Sudorientale.

Come in tutta l’Europa Centrale e Sud-Orientale, la lingua, i prodotti, la cultura e lo stile di vita italiani godono di grande prestigio. Italianita’ e’ sinonimo di difficilmente eguagliabile ben vivere, di attenzione alla qualita’, di capacita’ di affrontare situazioni impreviste con creativita’ e flessibilita’. In sintesi, gli italiani sono ovunque trattati con amicizia e affetto.

La citta’ di Novi Sad dispone di tutte le condizioni per vivere secondo standard europei: complessi sportivi di prim’ordine, teatri, un’intensa vita notturna, facilities per lo shopping, ristoranti di livello internazionale e un’offerta alberghiera diversificata e meglio qualificata di quella di Belgrado. E’ un intreccio di atmosfere mitteleuropee, specie nelle strade del centro attorno alla cattedrale cattolica e nella borgo-fortezza di Petrovaradin, sulla riva destra del Danubio, e di dinamismo meridionale, visibile soprattutto nei quartieri moderni, eterno cantiere. Ogni anno, in Luglio, la citta' ospita il festival Exit, che propone tutti i generi di rock. E' bello vedere in quei giorni la citta' invasa da decine di migliaia di giovani provenienti da tutta Europa. Quest'anno erano in quarantamila (pochi pero' gli italiani).
Un'esperienza da non perdere e' assistere a un concerto di musica sinfonica nella Sinagoga. Di ottmo livello anche la programmazione del Teatro Nazionale.
La gente e’ amichevole e ospitale, specie con gli stranieri e per uno straniero integrarsi nella societa’ locale non e’ difficile.

La cultura popolare presenta molti punti di contatto con quella dei Paesi vicini. La cucina ad esempio e’ basata su stracotti simili all’ungherese pörkölt e su carni impanate e fritte all’uso viennese piuttosto che sui barbecues balcanici. La musica tradizionale, ancora largamente apprezzata anche dai giovani, fa largo ricorso ai violini e al cembalo piuttosto che agli ottoni e agli strumenti a fiato tipici della gran parte dei Balcani.

La Vojvodina ha una posizione geografica che la pone al centro dell’Europa e di conseguenza come snodo di traffici fra il Nord e il Sud, l’Ovest e l’Est del continente. Da Novi Sad si raggiungono Trieste o Capodistria in sei ore, Budapest in tre, Vienna in cinque e Salonicco in otto, utilizzando percorsi interamente o quasi interamente autostradali.
Il carattere pianeggiante e la qualita’ dei terreni (terra nera) hanno segnato il destino economico della provincia nei secoli, affermandone la vocazione agricola. Tuttora l’agricoltura, in uno con l’industria di prima trasformazione dei prodotti agricoli, contribuisce per il 40% al totale del Prodotto Interno Lordo della Vojvodina.
La Vojvodina ha pero’ sviluppato, a partire dalla seconda meta’ dell’Ottocento, una specializzazione nell’industria manifatturiera. Sotto il profilo settoriale, questa appare significativamente diversificata, pur se con una prevalenza dell’industria alimentare e della petrolchimica (quest’ultima concentrata a Pančevo, nel Sud della provincia, alle porte di Belgrado). Tra gli altri settori, tutt’altro che trascurabili sono la lavorazione della plastica, la meccanica e la produzione di componenti in metallo.
Il terziario si concentra soprattutto a Novi Sad, capoluogo della provincia e seconda citta’ della Serbia, dove hanno sede banche, societa’ di informatica, grandi centri commerciali e la seconda universita’ della Serbia. Il settore e’ in forte sviluppo, ed attrae investimenti esteri. A Novi Sad si concentrano inoltre, grazie al suo status di capoluogo della Provincia Autonoma, le attivita’ amministrativo-burocratiche. Novi Sad e’, infine, sede del polo fieristico piu’ importante dei Balcani.

Come arrivare a Novi Sad. Dall’Italia l’itinerario che consiglio e’ quasi interamente in autostrada: Trieste-Lubiana-Zagabria e poi attraverso la pianura della Slavonia fino al confine serbo. A una quarantina di chilometri dopo il confine lasciare l’autostrada e seguire le indicazioni per Ruma e poi per Novi Sad. Fra Irig e Sremska Kamenica si attraversa il Parco Nazionale della Fruška Gora. In totale, dallo svincolo autostradale di Ruma al centro di Novi Sad si impiegano in condizioni di traffico normali una trentina di minuti. Attenzione a rispettare i limiti di velocita’ (120 chilometri all’ora in autostrada e 80 sulle nazionali, 60 nella maggior parte degli abitati, oltre ovviamente a limiti locali): i controlli di velocita’ con radar sono molto frequenti. Attenzione anche al tasso di alcolemia: il limite tollerato e’ molto basso; il consiglio che do a chi guida e’ di non bere alcun alcolico. Anche in questo caso i controlli sono molto frequenti.

I prezzi di alberghi e ristoranti sono sensibilmente inferiori a quelli italiani e a quelli di Belgrado. In un hotel a cinque stelle si spendono fra i settanta e i novanta euro per notte. Nei ristoranti piu’ alla moda il conto, vino in bottiglia dei migliori incluso, supera raramente l’equivalente di 15-20 Euro. Ordinare un piatto solo e’ piu’ che sufficiente, provare a mangiarne due praticamente impossibile, tranne che a un Pantagruel (tutti i piatti hanno contorni abbondanti e le porzioni sono molto generose). Si puo’ mangiare anche con molto di meno. Ottima soluzione le panetterie (pane, sandwich ripieni e prodotti da forno sono straordinariamente buoni, come in tutta l’Europa Sud-Orientale) sono veri e propri fast food, ma attrezzate spessissimo con comodi tavolini e con aria condizionata (indispensabile in estate). Molte sono aperte 24 ore su 24.
I negozi sono aperti ininterrottamente dalle nove del mattino fino alle otto di sera, ma molti “trafika”, empori dove si vende un po’ di tutto nello spazio di una ventina di metri quadri, sono anch’essi aperti ventiquattr’ore su ventiquattro.
Anche la gran parte dei distributori di benzina e’ aperta initerrottamente, giorno e notte. Si viene serviti e poi si paga alla cassa.


Il clima e’ abbastanza estremo: estati molto calde e secche, inverni rigidi, stagioni di mezzo brevissime.

Un ultima informazione pratica. In Serbia e’ permesso fumare praticamente ovunque, tranne che negli uffici pubblici e in musei e biblioteche. A proposito di sigarette: il prezzo di un pacchetto di sigarette di marca internazionale con tabacco di tipo Virginia e’ di 120 dinari, un euro e mezzo al cambio di oggi.


P.s.
In questo post ho parlato solo di Vojvodina e di Novi Sad. In un prossimo, se vi interessera’, vi parlero’ di Belgrado e dello scenario simile a quello della Roma degli anni della Dolce Vita che anima tante strade della citta’.

BIGLEBOWSKY
21-08-2007, 12:44:08
Ciao Alessandro, ho letto con molto interesse la descrizione di Vojvodina e Novi Sad.
Posti che sinceramente non conosco ma dopo la lettura entreranno sicuramente nell'elenco delle prossime città da visitare.
Non vedo l'ora di leggere riguardo Belgrado, "....scenario simile a quello della Roma degli anni della Dolce Vita che anima tante strade della citta’" solo questa breve descrizione mi incuriosisce molto.

A presto

Alessandro Napoli
21-08-2007, 19:20:38
Ciao Biglebowsky,
e grazie per il tuo messaggio.
Se vorrai leggermi nelle righe che seguono troverai un diario minimo di una giornata qualunque a Belgrado.

Questo e’ un piccolo diario di una qualunque delle mie giornate a Belgrado. Ci vengo un paio di volte al mese, ogni volta da Novi Sad, dove vivo.
Ore sette e trenta. Sto entrando in citta’ da ovest, sull’autostrada. C’e’ una coda di automobili, camion e autobus interminabile, procediamo a non piu’ di dieci chilometri all’ora. Quest’autostrada non basta piu’. Passa in mezzo a Novi Beograd, concepita da Kenzo Tange, uno dei piu’ grandi urbanisti giapponesi negli anni Sessanta, quando Belgrado era la capitale della Jugoslavia, uno stato influente, alla testa del Movimento dei Non-Allineati, “terza forza” fra il blocco sovietico e quello occidentale. Urbanistica bellissima (blocchi di case Bauhaus inframmezzati da grandi spazi verdi e strade da sessanta metri di sezione) ma edilizia “deperibile”. Sulla sinistra la nuovissima Beogradska Arena: un cartello pubblicitario sei metri per sei annuncia un concerto di Pavarotti. Per ingannare il tempo telefono al call-center dove si prenotano i biglietti: non se ne parla, tutto esaurito da un mese.
Avanzo di un altro chilometro. Sempre sulla sinistra la piramide in cristallo e acciaio del Sava Centar, un complesso costruito negli anni Settanta: gallerie di negozi, centro congressi, sale per concerti. Un’altra eredita’ dei tempi della Jugoslavia influente sulla scena internazionale. Di fianco al Sava Centar l’Hotel Continental e l’Hyatt, frequentati soprattutto dai businessmen e dai politici stranieri.
Sto finalmente attraversando il ponte sulla Sava, e sono le otto.
Al di la’ del fiume la citta’:a sinistra il centro, a destra il sobborgo residenziale di Dedinje, un tempo abitato dai grandi del “partito” ora da nuovi ricchi e qualche star di un genere musicale di moda, il turbo folk, suoni di tipo orientale elettrificati interpretati da giovani cantanti con seni prosperosi (veri o ricostruiti) e capelli sbiondati.
Il centro, alla confluenza fra la Sava e il Danubio, e’ la mia meta. Entro da Kneža Miloša, il boulevard delle ambasciate, compresa la blindatissima ambasciata americana. Ma anche il luogo dove i segni dei bombardamenti NATO sono piu’ evidenti: obiettivo erano alcuni ministeri.
Sono le otto e un quarto, ma la citta’ e’ animatissima. A un semaforo rosso mi fermo mentre una fiumana di persone attraversa la strada.
Parcheggio in un autosilo e comincia la parte piu’ importante (per me, non per chi mi legge) della mia giornata.
Su questa non riferisco.
Salto alle sei e mezza del pomeriggio, quando la nostra riunione e’ finita. Decido di restare ancora un po’ a Belgrado e con un amico mi incammino sulla Terasije, che sta a Belgrado come la Gran Via sta a Madrid. Mi fermo in un negozio di icone: ce n’e’ una con San Giorgio che sconfigge il drago, mi piace molto. Ha un secolo di vita, ma io sono tirchio con me stesso e non la compro. C’e’ un sacco di gente per strada, di tutte le eta’.
Arriviamo all’intersezione con la Knež Mihajlova, strada pedonale tempio dei bei negozi. Un incrocio fra una Montenapoleone pero’ con caffe’ e ristoranti e la Calle Serrano di Madrid. Mi fermo davanti alla vetrina di un negozio di un celebratissimo stilista italiano. Ce ne sono tante altre dello stesso livello, alcune dentro i passage che permettono di tagliare gli isolati passando attaverso cortili rimodernati con negozi e caffe’ arredati in modo fashion. In Europa Centro-Sudorientale una simile concentrazione di boutiques e stores di tendenza non si trova neppure a Vienna.
Proseguiamo verso il Kalemegdan, la fortezza turca costruita dove si incrociano Sava e Danubio. Sta per incominciare un concerto di un quartetto d’archi: l’acustica non e’ il massimo, ma lo sciame di signore con bambini al seguito non resiste. Tutti fermi: il concerto sta per incominciare.
E invece noi ci muoviamo fra i vialetti del parco interno alla fortezza per tornare indietro. Rifacciamo la Mihajlova e poi prendiamo un passage per andare in una parallela. Un mare di caffe’, un mare di gente seduta ai caffe’ e bellezze femminili tanto belle da mozzare il fiato. Sono belle tutte (o quasi), indipendentemente dall’eta’. Non mi intendo di bellezze maschili, ma c’e’ chi mi assicura che anche queste sono notevoli.
Si sta facendo tardi e devo tornare a casa. Invece il telefonino squilla: sono invitato a una cena di lavoro e non posso rifiutare l’invito. La cena e’ in un ritorante tipicamente serbo sulla Skadarlija, ultimo residuo ben conservato della Belgrado dei tempi della monarchia. Strada pedonale pavimentata con ciotoli e illuminata da lampioni in stile belle époque. Non vi dico il nome del ristorante, ma vi dico che, discussioni di lavoro a parte, mangiamo splendidamente. Il conto non lo pago io, ma dalla faccia dell’”ufficiale pagatore” capisco che non si tratta di una fortuna (anche se siamo in quattordici). La musica dal vivo e’ del genere “stari grad”, canzoni belgradesi d’epoca eseguite da violino, contrabbasso e fisarmonica. Non ci sono stranieri, a parte me, ma tutti cantano e sono allegri.
Quando usciamo dal ristorante (ed e’ gia’ mezzanotte) la strada e’ piu’ animata di quando eravamo entrati.
Il solito collega con inclinazioni nottambule ci prega di seguirlo da un’altra parte della citta’. E cosi’ ci ritroviamo a un paio di traverse sotto la piazza degli studenti, in una strada che qui chiamano “Silicon Valley” (l’allusione non richiede commenti), frequentata soprattutto da giovani. Forse ci sono anche alcune sponzorušije, ragazze alla ricerca di un uomo ricco che possa dare una svolta alla loro vita. Bevo un caffe’(sono morto di sonno), mentre gli altri vanno avanti a Pelinkovac, un amaro (anzi direi un amarissimo) tipicamente serbo e a acqueviti (rakije) di prugna.
Alle tre siamo a Zemun, sobborgo sul Danubio. Siamo in un locale dall’aria spartana ma con una musica dal vivo sparata a tutto volume. C’e’ di tutto: dal turbo folk al folk, dalle canzoni melodiche al jazz. Non si puo’ fare a meno di ballare. I colleghi serbi mangiano di nuovo. Io chiamo qualcuno che mi riporti con la macchina a casa.

Alessandro Napoli
22-08-2007, 19:36:41
Ciao, sono stata in Croazia in auto. Provenivo dal nord Varazidin: città molto carina e piena di vita. Da lì mi sono spostata verso Zagabria : una città piuttosto nuova, c'è molta gioventù e un certo fermento. E' una città che si è rivelata più bella delle aspettative. Anche abbastanza economica.
L'unico problema sono i parcheggi (pochi come da noi). Noi siamo andati in giro a piedi e con i mezzi pubblici, parcheggiando l'auto in un parcheggio sotterraneo vicino al centro. Criminalità: non ho notato nulla di particolare anche se era inverno e c'era buio presto.
Inconvenienti: molte strade sono in rifacimento quindi può capitare di viaggiare scomodamente per km per poi scoprire che c'è una autostrada nuova di zecca. Cartelli stradali: pochi sempre per il discorso delle strade nuove. Pedaggio autostradale: i casellanti non mi hanno mai dato la ricevuta e non so se quello che ho pagato fosse il giusto, secondo me con i turisti si intascano i soldi. Su internet qualcuno si lamentava di aver subito ingiuste multe, con pagamento cash (come da noi 30 anni fa)...a me non è capitato ma di polizia con auto ferme ne ho viste diverse.
Diciamo che qualche multa è da mettere in conto.
Devo anche dire che la nostra auto è vecchia e poco appetibile per eventuali ladri.
Naturalmente il costo della vita si abbassa mano mano che lasci Zagabria e vai verso i piccoli centri del sud. Se puoi non perderti assolutamente il Parco di Plivice.( ci dovrebbe essere una autostrada che lo collega con Zagabria anche se noi ci siamo smarriti nelle campagne croate.)


Da Zagabria per andare verso Plitvice bisogna prendere l'autostrada per Split (Spalato); dopo Karlovac e' nuovissima. I laghi di Plitvice e la foresta in cui sono immersi sono fra i luoghi piu' belli d'Europa. Per dormire suggerisco di prendere una stanza in affitto in una casa privata: costa davvero poco (guardare i cartelli che indicano "sobe", che in croato significa stanze).

silviaf26
05-11-2007, 18:47:44
ho spulciato tra i diari di CSS (@Etta: complimenti per il tuo!) e sul forum ma non ho trovato molte indicazioni su alloggi a Zagabria, prima di iniziare la mia ricerca su internet avete qualche consiglio?