Australia 3: gli stati meridionali

Victoria, South Australia e New South Wales (terza parte)

 

 

E' la parte finale del viaggio in Australia che si ricollega direttamente ai precedenti capitoli "Northern Territory - Top End" e "Central Australia", presenti in questo sito. Il resoconto concerne le ultime due settimane dei complessivi 31 giorni che abbiamo dedicato al "Quinto continente".

Itinerario

Mercoledì 14 Ottobre 1998
ADELAIDE
Il sonno sulle poltroncine reclinabili del Ghan è assai frammentario e le prime luci dell'alba si posano su una non ben identificata estensione d'acqua. Un'occhiata all'orologio e la consultazione della tabella di marcia del treno mi chiariscono che siamo ormai nello stato della South Australia, in prossimità degli insediamenti industriali di Port Augusta che si scorgono in lontananza. È proprio il mare, 2400 chilometri in linea d'aria da quello che lasciammo dodici giorni fa a Darwin.
Un lungo tratto di piccoli centri che si alternano a pascoli ci porta sempre più verso sud, finché, con qualche minuto di anticipo sull'orario delle 10, giungiamo ad Adelaide, capitale dello Stato.
Non ho ancora parlato, nelle prime due parti di questa relazione, dei criteri con i quali abbiamo predisposto il programma di viaggio. L'Australia infatti, pur non essendo che l'isola più grande di un continente, è nella pratica a sua volta un continente con un'estensione di ventotto volte l'Italia. Una scelta può essere quella di toccare i luoghi salienti di tutti i sette Stati (più il Distretto Federale) che compongono la confederazione, con svariati spostamenti tramite voli interni. Noi abbiamo però preferito una soluzione meno frammentaria, visitare cioè solo alcuni Stati (Northern Territory, South Australia, Victoria e New South Wales) a vantaggio di una esplorazione meno frenetica, più capillare e un maggiore approfondimento di tutti i loro aspetti, anche i meno turistici.
Vorrà dire che appena potremo disporre di un altro mese ci dedicheremo alla conoscenza della Western Australia, del Queensland con la sua barriera corallina e della Tasmania.
Adelaide, dunque. Dopo il gran caldo delle due settimane trascorse, il clima è piacevolissimo, quello cioè di una primavera avanzata, che consentirà da oggi in avanti di girare in camicia o con un maglioncino. Ritirati i bagagli, ci rechiamo in taxi (sempre assai conveniente) alla volta del Kent Town Motel già prenotato telefonicamente da Alice Springs. La prima idea della città che ci facciamo dall'auto è decisamente positiva: pianta a reticolato con le vie che si incrociano ad angolo retto, traffico ordinato e strade molto ben tenute, ampi viali in mezzo al verde mentre ci dirigiamo verso la periferia.
Giunti al Motel, situato in un quartiere orientale, dopo che il tassista ha arrotondato a nostro vantaggio la tariffa, raggiungiamo la spaziosissima camera destinataci e ci concediamo un pisolino di un paio d'ore che ci rimette in un accettabile stato di forma per un primo contatto con la città.
Raggiungiamo il centro intorno alle 15 e abbiamo la conferma delle prime sensazioni: Adelaide è una città molto bella, tranquilla, con una vasta zona pedonale dove moderni centri commerciali si alternano a gallerie di negozi caratteristici che sfoggiano arredi raffinati, belle vetrine e un tono decisamente anglosassone. Ci incuriosiscono gruppi di studenti che indossano abiti dai colori differenti a seconda della scuola frequentata.
Ci rechiamo poi all'Ufficio Turistico, con l'intenzione di organizzare il giro della Kangaroo Island che intendiamo effettuare domani e dopodomani. La soluzione standard che viene offerta consiste in un pacchetto di due giorni comprendente trasferimento in pullman all'attracco di Cape Jervis, un centinaio di chilometri da Adelaide, traversata in battello, visita dell'isola in due giorni con pernottamento intermedio, ritorno con gli stessi mezzi, il tutto per circa trecentomila lire. Facciamo un po' di valutazioni e non tardiamo a capire che può essere più conveniente il "fai da te". Tramite un'agenzia prenotiamo un volo A/R e l'affitto di un'auto per un giorno, con una telefonata fissiamo un lodge in un caravan park dell'isola, ed ecco che abbiamo risparmiato circa il 20%, per non parlare di quella libertà di muoversi in autonomia della quale ci piace non privarci.
Risolviamo anche con una certa rapidità il problema dell'affitto dell'auto che, da qui a tre giorni, sarà il nostro mezzo di locomozione fino a Sydney. Ci orientiamo sulla già nota "Thrifty", dove prenotiamo una Mitsubishi 2800 cc, ottenendo, come già a Darwin, la non applicazione del supplemento "one-way".
Giunta l'ora di cena, abbiamo dapprima qualche difficoltà a individuare la zona della città più idonea a soddisfare le esigenze di ristorazione. Senonché, svoltato l'angolo del Rundle Mall, ci troviamo in un lungo viale pullulante di gente che è tutto un susseguirsi sui due lati di ristoranti dei più svariati livelli e tipi di cucina. Abbiamo anche qui al sud il riscontro che gli australiani tendono a cenare più volentieri fuori che non in casa.
Abbiamo solo l'imbarazzo della scelta, finché ci orientiamo sul "Hog's Breath Café", un locale ricco di atmosfera da saloon che ci ricorda un po' il piacevole caos delle roadhouses del Northern Territory. Due affollatissimi banconi si alternano a tavolini distribuiti tra vecchi juke-box, cartelli stradali, vecchie targhe e anticaglie di ogni genere, con le pareti tappezzate di locandine di films, vecchie copertine di dischi, ritagli ingialliti di giornali e foto di pin-ups anni cinquanta. Tutta l'ambientazione e la squisitezza del "misto carni" che ci viene servito fanno di questo posto un'indicazione raccomandabile per chi si rechi ad Adelaide.
Poco distante scopriamo il mercato cittadino coperto, aperto e brulicante di folla benché siano le 22 passate; all'estero difficilmente ci perdiamo la visita di un mercato e oggi non facciamo eccezione. La struttura è enorme e l'assortimento di mercanzie impossibile da descrivere: citerò solo un'incredibile "pesto sauce" che, a sedicimila chilometri dai campi di basilico della riviera ligure, è una delle ultime cose che ci aspetteremmo di trovare.
Concludiamo la giornata prenotando per domattina il taxi per l'aeroporto e fissando nello stesso Motel il pernottamento di dopodomani.

Giovedì 15 Ottobre 1998
KANGAROO ISLAND (Km. 200 circa)
Muniti solo di una borsa per le esigenze minime di un pernottamento, eccoci pronti per la giornata che dedicheremo alla Kangaroo Island. Alle 6,05 viene a prelevarci il taxi, guidato da una cordiale signora che, giunti in aeroporto, si scusa per il ritardo di cinque minuti e ci applica uno sconto sulla tariffa. Incredibile!
Il volo della piccola compagnia "Southern Sky" parte puntuale alle sette. Si tratta di un velivolo che definirei confidenzial/casereccio, un bimotore a sei posti non pressurizzato che vola a una quota di circa novecento metri. A bordo il pilota chiacchiera piacevolmente con noi e l'unica altra viaggiatrice, una bonaria signora che effettua il viaggio due o tre volte la settimana.
Dopo un volo di circa 120 km. atterriamo alle 7,30 a Kingscote, capoluogo dell'isola situato nella sua parte settentrionale, da dove intorno alle otto, ritirata presso il chiosco della Budget l'auto riservataci, partiamo per la conoscenza di questo piccolo paradiso naturalistico.
La Kangaroo Island, stretta e allungata per 150 km. in direzione ovest-est, ha una superficie di 4500 kmq. ed è stata scoperta dal turismo, peraltro non invadente, da non più di una decina d'anni ed è quasi totalmente gestita a parco. Percorriamo una strada che, al di fuori dei piccoli agglomerati urbani, è sterrata, fiancheggiata da grandi estensioni occupate da piantagioni di colza dai fiori gialli e pascoli di pecore merinos (ce ne sono sull'isola circa un milione di capi!).
La prima meta è il Flinders Chase National Park, che raggiungiamo dopo un'ottantina di km. Al centro di accoglienza del parco siamo accolti, oltre che dai competenti rangers, da palmipedi, sciami di pappagalli e un grosso emù che viene addirittura a bussare con il becco sul vetro dell'auto. Intraprendiamo un itinerario a piedi segnalato, all'inizio del quale si è obbligati a pulire le suole su una rastrelliera per limitare il pericolo di introdurre nel parco le spore di un fungo dannoso ai delicati equilibri della zona. Si procede mescolandosi ai pappagalli, ai varani, alle curiose oche-gazze, a canguri grigi che saltellano qua e là, mentre i koala si scorgono appollaiati sui rami più alti degli eucalipti, le cui foglie costituiscono il loro esclusivo nutrimento. Si ha davvero la sensazione di far parte di un documentario naturalistico.
L'escursione porta anche sul limitare del tipico habitat umido dell'ornitorinco, descritto nei pannelli esplicativi come animale timido, di abitudini notturne, che si mimetizza facilmente con l'ambiente circostante. Si aggiunga la presenza di una cassetta nella quale i visitatori sono invitati a introdurre messaggi con i particolari degli eventuali avvistamenti e capiamo subito, dopo una veloce occhiata all'intorno, che non è il caso di insistere più di tanto nella ricerca. Ci accontenteremo di vederlo all'acquario di Sydney.
Su una strada sempre più accidentata ci portiamo all'estremità sud-occidentale dell'isola, una zona di brughiere battute da forte vento con vedute spettacolari sulla costa frastagliata. Da non perdere la deviazione verso l'Admiral Arch, una grotta marina dalla quale si scorgono sulla sottostante scogliera gruppi di otarie.
Dirigiamo ora in direzione est fino a portarci su un promontorio, già ben visibile in lontananza, sul quale sono disseminati enormi massi modellati dagli agenti atmosferici nelle forme più strane. È lo stesso fenomeno di erosione eolica che ha prodotto in Sardegna le rocce della zona di Capo d'Orso ed è piacevole gironzolare in mezzo a queste Remarkable Rocks alla ricerca di scorci e giochi di luce e ombra sempre diversi.
La successiva attrazione dell'isola consiste nella Seal Bay, una spiaggia popolata da una numerosa colonia di leoni marini, sulla quale i rangers accompagnano i visitatori a pochi metri dagli enormi cetacei. Alle 16,50 giungiamo al centro di accoglienza dove però ci aspetta una delusione, l'unica di tutto il viaggio insieme al mancato volo in mongolfiera: sta rientrando dalla visita l'ultimo gruppo, dopodiché il parco, come tutte le zone protette della Kangaroo Island, chiude alle 17. Cerchiamo di muovere a pietà i ranger ("Veniamo da tanto lontano...") per una visita anche affrettata, ma non c'è niente da fare. Purtroppo non conoscevamo gli orari e la sola cosa che posso fare è consigliare ai futuri visitatori di fare il nostro stesso giro, ma in senso inverso per arrivare qui al mattino.
L'ultima curiosità sulla via del ritorno a Kingscote è un tratto particolarissimo, circa un chilometro all'interno, costituito da un susseguirsi di dune di sabbia finissima e quasi bianca. Ci divertiamo come bambini a rotolare giù dai pendii di questo deserto in miniatura, giustamente ma senza molta fantasia battezzato Little Sahara.
Rientrati a Kingscote, prendiamo possesso del nostro alloggio. Siamo all'interno del Caravan Park, dove ci è stata destinata per 55 A$ (circa sessantamila lire) una casetta, piuttosto spartana anche se completa di tutti i servizi, che è la dipendenza dell'abitazione del manager. Consumiamo la cena, consistente in un ricchissimo "fisherman basket" (è quello che noi chiamiamo fritto misto di mare) presso l'Ozone Hotel, che ospita i gruppi dei viaggi organizzati, dopodiché ci uniamo alla visita della scogliera per la cosiddetta parata notturna dei pinguini. Una ranger ci accompagna in vista degli anfratti dove vivono i simpatici pennuti alla tenue luce di torce arancioni che non disturbano gli animali. Senonché, un po' per la loro piccola dimensione, un po' per l'oscurità e un po' per l'invadenza di alcuni componenti del gruppo, qualcuno lo intravediamo, qualcuno ce lo immaginiamo, insomma vi dico che si può sopravvivere anche senza questa esperienza.
La presenza dei pinguini in questa località ci fa comunque capire che questa notte non soffriremo il caldo, tant'è vero che ci godiamo fino all'ultimo centimetro quadrato i piumoni dei nostri letti.

Venerdì 16 Ottobre 1998
KANGAROO ISLAND E ADELAIDE
In attesa del volo delle 10,30, abbiamo il tempo per bighellonare un po' lungo le strade di Kingscote, dove spiccano piacevoli abitazioni in tinte vivaci dalle ringhiere in ferro battuto che richiamano un po' le architetture coloniali di New Orleans, concederci un'abbondante colazione in una magnifica pasticceria e fare la consueta razzia di souvenirs. Altri trenta minuti di volo con gli ultimi panorami dall'alto sulla Kangaroo Island e rieccoci, allo scoccare di mezzogiorno, nella nostra camera del Kent Town Motel di Adelaide.
La visita principale della giornata è il South Australia Museum, che, oltre ad essere gratuito, si rivela uno dei musei più ben allestiti, ricchi, interessanti e articolati in cui mi sia mai imbattuto. Davvero raccomandabili i settori dedicati alla civiltà aborigena, ai vari habitat della fauna locale e ai numerosi animali estinti. Si aggiunga l'assortimento del buffet e l'ottima qualità degli articoli in vendita allo shop center e si capirà che tre ore possono volare in un istante.
Il resto della giornata trascorre tra negozi e centri commerciali del centro. Certo, ci troviamo in un Paese giovane, quindi non si può parlare di centri storici nel senso europeo né aspettarsi cattedrali, antiche mura, edifici d'epoca; ma l'atmosfera che caratterizza le città australiane, il loro ritmo di vita piuttosto pacato, la cordialità della gente rendono piacevole anche il gironzolare senza fretta e senza meta.
Naturalmente non smettiamo di praticare lo sport, nel quale siamo abilissimi, della caccia ai souvenir (più sono strani meglio è) e particolarmente cara mi costa la visita all'Ufficio Postale. Non ho ancora detto che in tutta l'Australia le Poste, altre ad essere un luogo dove espletare alcune pratiche, sono dei veri e propri negozi che offrono edizioni esclusive di cartoline, libri fotografici, calendari, agende, tutti articoli splendidi al cui acquisto è difficilissimo resistere.
Non ci priviamo di un altro giretto al mercato alla scoperta di curiosità, dopodiché rientriamo in albergo. Siamo piuttosto stanchi, quindi per questa sera preferiamo cenare nel ristorante annesso: ci orientiamo sui consueti filettoni da tre etti, che ancora una volta non ci tradiscono.

Sabato 17 Ottobre 1998
ADELAIDE - MOUNT GAMBIER (Km. 514)
Come da accordi, eccoci alle nove puntualissimi alla sede della "Thrifty", dove preleviamo l'auto che abbiamo noleggiato. Si tratta al solito di una grossa berlina con cambio automatico, che potrebbe sembrare eccessiva per tre persone, ma vogliamo permetterci un po' di comodità, anche perché la differenza di prezzo con le vetture di categoria inferiore è minima e la benzina costa sulle ottocento lire al litro.
A differenza del Northern Territory, dove le sistemazioni lungo la Stuart Highway non sono numerose e conviene individuare i luoghi di pernottamento almeno un giorno prima, qui ci troviamo negli Stati a più alta densità di popolazione, in un susseguirsi continuo di centri abitati con ampia scelta di motel, hotel, lodge, ostelli, residence, campings. Così ogni giorno possiamo partire con il programma di fermarci a dormire in località Chissadove. È un altro degli aspetti che rendono stimolante il viaggio in autonomia.
Oggi, dopo avere lasciato Adelaide, raggiungiamo dopo una trentina di km. la costa per seguire un itinerario prevalentemente litoraneo.
La prima attrazione consiste nel Coorong National Park, caratterizzato da estesissime saline che fanno assumere all'acqua stagnante illuminata dal sole un'irreale colorazione rosata. Ci troviamo lungo la n. 1 (qui al sud denominata Princess Highway), che seguiamo fino a Kingston, che deve le sue fortune alla pesca delle aragoste, tant'è vero che a dare il benvenuto in città incombe sulla strada una riproduzione in vetroresina alta una decina di metri del pregiato crostaceo. Non c'è che dire, anche se siamo in Australia, una bella "americanata"!
Nonostante il clamore dell'indicazione, l'attiguo ristorante "Big Lobster" si rivela inferiore alle attese. Le aragoste che ci vengono servite sono infatti piuttosto misere di polpa, poco gustose e tutt'altro che a buon mercato: in una relazione ricca di cose raccomandabili, una volta tanto l'indicazione di un posto dove "non" andare!
In un paesaggio verdeggiante costellato di belle villette, successive soste ci portano a Cape Jaffa, dove sorge uno dei tanti fari storici che caratterizzano questa costa meridionale, e a Robe, piacevole villaggio di pescatori in prossimità di Cape Dombey, promontorio di rocce nerastre e curiosamente bucherellate che fanno pensare a un'origine vulcanica.
Dopo avere toccato le località di Beachport e Millicent, raggiungiamo Mount Gambier, dove, essendo ormai il tardo pomeriggio, decidiamo di sostare per la notte. Ci sistemiamo all'Hotel/Motel Federal, un tipo di complesso piuttosto diffuso in questi Stati che vale la pena descrivere. Oltre a struttura ricettiva, si tratta di ristorante e pub (al di là e al di qua di un bancone centrale) che offrono differenti tipi di ristorazione; una parte dell'enorme salone adiacente è occupato da una fila di slot machines, mentre un altro settore è una vera e propria sala scommesse, con una muraglia di monitors che mandano in onda rodei, corse di cavalli e di cani. Essendo poi anche mescita di bevande e non mancando la possibilità di improvvisare musica, finisce per essere uno di quei locali in cui la sera si raduna in pratica tutto il paese.
Stasera ne siamo parte anche noi, facendo onore alle solite abbondanti portate della cena e alle mai troppo lodate birre locali.

Domenica 18 Ottobre 1998
MOUNT GAMBIER - PORT CAMPBELL (Km. 334/848)
Mount Gambier, per quanto tranquilla e ordinata, non offre niente di particolare al di là di una curiosità naturale legata a un passato di turbolenze vulcaniche della zona. Tramite una strada in salita si accede a un sito caratterizzato da forte vento: da un belvedere spiritosamente denominato "Hoo hoo lookout" la vista si posa all'improvviso su un sorprendente lago di uno splendido azzurro (naturalmente si chiama Blue Lake) che riempe un cono vulcanico quasi perfettamente circolare di circa 5 km di circonferenza incorniciato di fitta vegetazione. In lontananza si intravende tra la boscaglia un "quasi gemello" di dimensioni leggermente inferiori.
Ripreso il nostro viaggio in direzione est, entriamo dopo trenta km. nello Stato del Victoria (orologi spostati in avanti di mezz'ora) e dopo un'altra ottantina, all'altezza di Portland, un cartello preannuncia, di qui a 90 km. (località Warrnambool), l'inizio della "Great Ocean Road", la strada n. 100.
Si tratta di una delle strade litoranee più celebrate al mondo, che offre per una lunghezza di circa 250 km. panorami su una straordinaria varietà di coste. Superata dopo altri sessanta km. Port Fairy, vivace cittadina su un piccolo fiordo che ospita spesso (come oggi) raduni di auto d'epoca, ha inizio il tratto più spettacolare dell'itinerario.
Tratti di lunghe spiagge si alternano ad alte scogliere a strapiombo che il forte vento e il mare sempre tumultuoso continuano a modellare in grotte, promontori, anfratti, archi naturali e faraglioni. Lungo la strada si susseguono belvederi, sempre ben transennati, dai quali si può godere della vista di un mare che qui sembra offrire il meglio della propria forza. Molto meno devono invece avere goduto gli equipaggi dei numerosi velieri che nel secolo scorso si schiantarono su queste scogliere, episodi che sono ricordati su vari pannelli descrittivi e che fanno capire perché questa zona sia stata battezzata "Wrecks coast" (costa dei naufragi).
Un motto ricorrente in questa regione dice: "Il tempo non vi piace´ Non preoccupatevi, tra poco cambierà". È quindi normale che anche noi nell'arco di poche ore sperimentiamo le più varie condizioni climatiche, dal pieno sole alla foschia, dalle nuvole al vento alla pioggia. Un autentico diluvio si scatena infine mentre ci dirigiamo al sentiero panoramico sui "Twelve Apostles", dodici faraglioni allineati sottocosta. Si tratta di una delle mete più significative del nostro viaggio in Australia, per cui, sperando di gustare lo spettacolo domani in condizioni migliori, decidiamo di tornare indietro per una quindicina di chilometri e sistemarci per la notte: scegliamo il Southern Ocean Motor Inn di Port Campbell, la cittadina che dà il nome al Parco Nazionale in cui questo tratto di costa è compreso.
Dalla veranda della nostra camera, opportunamente riscaldata da un termosifone elettrico, osserviamo il porticciolo dove sono attraccati due piccoli battelli sballottati dalle onde. Alla reception ci dicono che sono le imbarcazioni che effettuano le crociere panoramiche intorno ai Dodici Apostoli. Non credo che ci riescano molto spesso!
Il motel è anche ristorante, il che ci permette di osservare la tempesta al di qua della finestra in compagnia di un altro ottimo "Fisherman basket".

Lunedì 19 Ottobre 1998
PORT CAMPBELL - MELBOURNE (Km. 328/1176)
Dopo una notte di pioggia battente, Port Campbell è letteralmente allagata, anche se il cielo si sta rasserenando. Dopo un giretto nella cittadina (basta un quarto d'ora, giusto per acquistare qualche cartolina) ci riportiamo sulla scogliera che prospetta sui Dodici Apostoli, spettacolo davvero grandioso che si gode al meglio percorrendo un sentiero di una decina di minuti fino all'estremità di un promontorio: è uno sperone roccioso ricoperto di fitta macchia rispetto al quale i faraglioni sorgono due sulla sinistra e dieci sulla destra.
La tregua meteorologica è di breve durata, giusto il tempo per un po' di foto e per una ripresa video rese problematiche da un vento che ci fa barcollare, dopodiché riprende a piovere e decidiamo di riprendere il nostro viaggio in direzione di Melbourne, dove abbiamo fissato telefonicamente due pernottamenti in uno dei tre ostelli della città.
Quando giungiamo a Cape Otway dopo una deviazione di una decina di chilometri, il tempo si è riassestato definitivamente e possiamo apprezzare al meglio il panorama a 360° dalla sommità del faro, la cui costruzione risale al 1848 e che è considerato il più meridionale di tutta l'Australia.
Siamo ancora sulla Great Ocean Road, in un paesaggio che va via via mutando caratteristiche, passando gradualmente dalle scogliere alle ampie spiagge. Si susseguono una serie di piccoli centri deputati alla villeggiatura balneare, anche se la bassa temperatura dell'acqua in tutte le stagioni non la rende ideale per una nuotata.
I centri più rinomati sono Apollo Bay, con una bella passeggiata a mare dove spiccano curiose sculture in legno raffiguranti fantasiosi soggetti umani e marini di forma affusolata, e soprattutto Lorne, il cui tono anglosassone ha il suo culmine nel Bowls Circle, dove impeccabili signori rigorosamente in divisa bianca giocano a bocce su campi in erba lisci come biliardi.
"Anglesea è nota soprattutto per il fatto che un branco di canguri pascola liberamente nel suo campo da golf": più o meno in questi termini recitano le guide turistiche, in una di quelle affermazioni che il lettore è portato a prendere con le molle. Invece è proprio così: in questa graziosa cittadina ricca di giardini e belle villette, ci imbattiamo in una delle cose più curiose del nostro viaggio. Sul terreno di gioco convivono tranquillamente giocatori e marsupiali che sembrano ignorarsi a vicenda, anche se nessuno mi toglie dalla testa che ogni tanto qualche canguro si trovi ad essere bersaglio, casuale o no, di una pallina.
Gli ultimi sessanta chilometri della giornata non prevedono altri spunti rilevanti, sicché nel tardo pomeriggio possiamo prendere possesso della nostra camera dell'ostello di Melbourne, ristrutturato da poco e molto accogliente.
Concludiamo la serata divorando una ricchissima "Caesar salad" all'Hard Rock Café, che come i locali della catena sparsi in tutto il mondo, è strapieno di cimeli della musica pop: tra questi, oltre alla solita Cadillac appesa al soffitto, si possono ammirare una chitarra dei Metallica, la motocicletta con la quale Billy Idol ebbe il grave incidente e alcuni dischi d'oro dei Bee Gees.

Martedì 20 Ottobre 1998
MELBOURNE
Consumiamo la colazione al self-service dell'ostello, mescolati nel simpatico caos di gente di ogni età e provenienza. Facciamo anche la piacevole conoscenza di Simonetta Aicardi, una giovane ligure che lavora alla RAI nello staff di "Linea Verde", che sta effettuando da sola un viaggio di un mese e mezzo in giro per l'Australia spostandosi con i mezzi pubblici da un ostello all'altro: anche questa è una gran bella "filosofia di viaggio". Colgo qui l'occasione per salutarla, augurandomi che prima o poi si trovi a navigare in Ci Sono Stato e gradisca la citazione.
Melbourne è una città meno intima è più grande rispetto ad Adelaide, resa piacevole da belle architetture ottocentesche, dalla vivacità delle ampie strade brulicanti di bella gente e bei negozi, percorse dai tram multicolori che ne sono uno dei simboli; non ci perdiamo il giro su una vettura d'epoca che effettua gratuitamente un itinerario circolare lungo le vie che delimitano il centro.
La prima meta è il Queen Victoria Market, vastissimo mercato multietnico coperto, dal quale possiamo trarre le consuete lezioni sulle abitudini degli abitanti. Oltre alle immancabili curiosità, ci impressionano i prezzi dei generi alimentari, decisamente più bassi rispetto all'Italia: il filetto sotto le diecimila lire il chilo, il pollame sulle undicimila e il pesce circa un 30% meno caro sono gli esempi più evidenti. Parecchi banchi sono gestiti da italiani, che non fanno mancare pasta, olio, formaggi e salumi di qualità alla numerosa colonia di connazionali.
Un breve giro a Chinatown offre una dose di pittoresco né maggiore né inferiore delle mille altre comunità cinesi sparse in tutti i continenti, mentre ben più interessante è la salita alle Rialto Towers, torri gemelle che costituiscono l'edificio più alto del mondo nell'emisfero meridionale. Il panorama a 360° che si gode dalla terrazza sommitale comprende tutto l'agglomerato urbano tagliato in due dall'ansa del fiume Yarra e consente la visibilità per un raggio di 80 chilometri.
Il Melbourne Central è uno dei centri commerciali più singolari che possa capitare di visitare. Sorto sull'area di una fabbrica dismessa, è stata salvata dalla demolizione e mantenuta al suo interno la ciminiera originale in mattoni, che spicca al centro di una pianta circolare sormontata da una cupola a vetrata intorno alla quale sono strutturati su quattro piani i vari reparti. Raccomando un giro nei locali alla base della ciminiera, che ospitano il negozio dell'Australian Geographic ricco di eccellenti prodotti editoriali, e uno spuntino alla "Food Court" al piano ribassato, che offre un'ampia scelta di self-service e cucine etniche.
Concludiamo la visita di Melbourne con un giro nella stazione, che brulica di negozietti, uno dei quali è specializzato in cartoline di treni d'epoca. Non ne sono collezionista ma, visti i prezzi irrisori, lo divento subito acquistandone svariate serie per me e per amici ferromodellisti.
Proprio di fianco alla stazione corre la Flinders Street, che è tutto un susseguirsi di negozi considerati tra i più convenienti di tutta l'Australia. In particolare consiglio "Bakpakka", che applica il 20% di sconto su tutti i capi di abbigliamento e attrezzature per la vita all'aria aperta. Posso così acquistare per sole 140.000 un "Driza-bone", il mitico soprabito impermeabile cerato dei mandriani lungo fino ai piedi completo di puzza d'olio che, insieme con il canguro e il boomerang, costituisce uno dei simboli dell'Australia.
Concludiamo la serata cenando al self-service dell'ostello e scambiando esperienze di viaggio con altri ospiti.

Mercoledì 21 Ottobre 1998
MELBOURNE - YASS (Km. 627/1803)
Lasciamo Melbourne con l'impressione di non essere riusciti a coglierne, a differenza di Adelaide, gli aspetti più salienti. Chi è solito viaggiare intenderà meglio quanto voglio dire: ci sono città nelle quali ci si orienta subito, se ne afferra lo spirito e ci diventano familiari in breve, altre che lasciano la sensazione di non essere stati capaci di "prenderle per il verso giusto".
Pazienza, non intendo con ciò sminuire le attrattive di Melbourne. Tra le numerose strade che di qui consentono di raggiungere Sydney, ci orientiamo, dopo centinaia di chilometri di costa, su un itinerario interno che ci consenta di prendere coscienza di altri tipi di realtà: oggi sarà una giornata interlocutoria, un lungo trasferimento attraverso paesaggi senza attrattive clamorose ma sempre rilassanti.
Lasciata Melbourne in direzione nord dopo avere attraversato animatissimi quartieri multietnici in un susseguirsi di esercizi di ogni tipo e avere scorto il severo edificio delle vecchie carceri, attualmente trasformato in museo, ci immettiamo nella strada n. 31, la Hume Highway. Lungo questa importante arteria le pianure si alternano alle colline, un territorio nel quale si susseguono frutteti, piantagioni di cereali, pascoli e vigneti che fanno pensare più a un paesaggio toscano che australiano.
Non manchiamo la sosta in una delle tante aziende vinicole, la Barrett's, dove acquistiamo una bottiglia a testa, che giungeranno incolumi in Italia per annaffiare degnamente una cena celebrativa del nostro viaggio. Non l'ho ancora detto, ma l'Australia produce ottimi vini. Del resto si tratta di vitigni importati qualche decennio fa dalla Francia e dall'Italia ai quali è stato mantenuto il nome originario: Chardonnay, Cabernet, Riesling, Shiraz, ecc.
Dopo circa trecento chilometri eccoci ad Albury, che contrassegna il passaggio dallo Stato del Victoria a quello del New South Wales; costeggiamo poi sulla nostra destra il Lake Hume, vasto bacino artificiale ricavato dallo sbarramento del Murray, il principale fiume del continente. Su alcuni tratti del suo corso si effettuano crociere panoramiche su battelli a pale, esperienza alla quale abbiamo già da tempo rinunciato in quanto ci avrebbe portato via una giornata in più: un'altra idea per un eventuale secondo viaggio.
Deviazioni per località che suonano Tallangatta, Wagga Wagga, Wangaratta, Cootamundra e Tumbarumba ci fanno capire quanto la tradizione aborigena, a dispetto dei secoli di persecuzioni ai nativi originari, sia rimasta radicata nei nomi di tanti luoghi.
Altri 180 km. da Albury ed effettuiamo una sosta a Gundagai, la sola località del tratto che abbia una certa notorietà, anche se dipendente da un fatterello insignificante risalente all'epoca dei pionieri; ma evidentemente erano tempi in cui bastava poco per creare una leggenda. Il cane di un certo Tucker fece i propri bisogni sulla cassetta dei viveri del padrone e tanto bastò per dare adito a racconti e poesie sull'episodio nonché alla ballata "Five miles from Gundagai"; tuttora all'ingresso della cittadina una scultura immortala il cane accovacciato sul "Tucker box", scena che è del resto presente ovunque in forma di dipinti, posters, cartoline, depliants e souvenirs.
Ancora un centinaio di chilometri lungo la Hume Highway ci portano a Yass, piccolo centro del quale fino a qualche ora fa ignoravano l'esistenza e nel quale passeremo, nell'omonimo motel, una notte della nostra vita.
In un vivace pub di fronte al motel ci gustiamo delle squisite scaloppe di canguro, dividendo poi alcune birre con i simpatici avventori del locale. Da tre settimane stiamo riscontrando che gli australiani non fanno troppi preamboli nell'offrire la propria amicizia; figuriamoci qui, dove il passaggio di tre turisti dell'altro emisfero credo sia un evento da segnare sul calendario!

Giovedì 22 Ottobre 1998
YASS - CAMDEN (Km. 577/2380)
Partiamo per la tappa odierna, come sempre, mappa stradale alla mano, ma senza un itinerario ben preciso. Sappiamo solo che vogliamo portarci sulla costa orientale, percorrerne un tratto che promette diverse attrattive e ripiegare nuovamente verso ovest per pernottare in una località che domattina ci consenta di raggiungere in non più di un'ora il parco delle Blue Mountains. Questa zona, che si estende un centinaio di km all'interno di Sydney, è una delle mete classiche di vacanza degli abitanti della metropoli e intendiamo dedicarle l'intera giornata.
Imboccata la strada n. 25, ci accorgiamo che tra 60 km. ci troveremo a Canberra, la capitale dell'Australia fondata nel 1911 per risolvere la storica diatriba tra Melbourne e Sydney e che sorge nel cuore dell'A.C.T. (Australia Capital Territory) in un bellissimo scenario di colline e montagne. Anziché percorrere la circonvallazione che evita il nucleo urbano, decidiamo di farne una sommaria conoscenza con un breve giro senza scendere dall'auto.
La città, molto moderna, è in sostanza un centro amministrativo e di servizi, ma è improntata a principi urbanistici assai funzionali, con strade larghe, ampi spazi, un grosso lago artificiale e molto verde, tutti fattori che la rendono piuttosto piacevole. Da ogni suo punto si può vedere la bandiera nazionale, alla sommità di un'asta metallica di 81 metri, che svetta al culmine della Capital Hill.
Data la sua natura artificiosa, la città non trasmette nel complesso particolari emozioni. Un particolare divertente che merita invece di essere citato è legato all'origine del nome di Canberra. All'atto della fondazione si volle infatti scegliere una parola che significasse in lingua aborigena "Punto d'incontro". Solo a giochi fatti ci si accorse che, per un'errata interpretazione, il vocabolo era invece traducibile in "seno di donna"; come se una nostra città fosse battezzata "Tette"!
Ancora 36 km. sulla strada n. 52 ed eccoci a Bungendore. Ciò che ci invoglia a una sosta in questa minuscola cittadina è il rigoglio di giardini fioriti intorno a edifici bassi che sono un trionfo di colori. Le casette tra le quali ci aggiriamo ospitano tutte attività artigianali, dai capi in pelle ai tessuti ricamati, dalle bambole alle composizioni floreali alle piccole sculture in legno. Una sosta consigliabile per l'acquisto di souvenirs non banali.
Altri 120 km. ci portano alla costa: è l'Oceano Pacifico, vale a dire il terzo mare, dopo il Mar di Timor a nord e la Grande Baia Australiana a sud, sul quale ci affacciamo. La località, sull'incrocio con la n. 1 (quella Princess Highway che lasciammo il giorno 18 a Mount Gambier), è Batemans Bay, frequentatissimo centro di turismo, al quale dedichiamo la sosta di metà giornata. Facciamo uno spuntino in uno dei numerosi chioschi che cucinano il pesce appena pescato (le ostriche costano cinquemila lire la dozzina!), dopodiché ci godiamo una passeggiata sul lungomare tra il simpatico chiasso dei pellicani che affollano i numerosi scogli.
L'attrattiva principale della giornata consiste però, una ventina di km. più a nord, nella Pebbly Beach, una suggestiva spiaggia, delimitata da folta vegetazione ai piedi di un'alta scogliera, alla quale si accede con un tortuoso sterrato in discesa. Siamo nel piccolo parco nazionale di Murramarang.
Su uno slargo con attrezzature da picnic sembra appostato in attesa dei turisti un branco di canguri, che in effetti vengono a mangiare direttamente dalle mani, in concorrenza con sciami di pappagalli rosso-verdi che non tardiamo a ritrovarci appollaiati sulle teste e sulle spalle. Proprio la presenza dei marsupiali ha dato notorietà a questo tratto di costa, ed è facile vederli scorrazzare tra la sabbia e le macchie erbose; la socievolezza di questi animali è testimoniata da un divertente cartello che indirizza ai "friendly kangaroos". La lievità con cui un canguro corre a balzelloni è uno dei meccanismi più perfetti che la natura abbia creato e lo spettacolo, anche se non è più una novità, è di quelli che non ci si stanca mai di ammirare.
Ma dobbiamo essere pratici e riprendere il viaggio in direzione nord, visto che siamo a metà pomeriggio e intendiamo coprire prima di sera non meno di altri duecento chilometri. Ci limitiamo così ad ammirare dall'auto un tratto che alterna spiagge, baie, piccoli bacini interni e numerose cittadine, di cui le più importanti sono Ulladulla, Nowra, Kiama e Wollongong, grosso agglomerato ormai a un'ottantina di chilometri da Sydney. Noi invece pieghiamo qui decisamente verso l'interno: un ultimo tratto di sessanta km. su strade secondarie ci porta a Camden, dove decidiamo che per oggi può bastare.
Prendiamo alloggio al Crown Motel e concludiamo la serata nel "Molly McGuire", accogliente pub dove ci mescoliamo a immigrati irlandesi, tra boccali di birra e musiche tradizionali.

Venerdì 23 Ottobre 1998
CAMDEN - WINDSOR (Km. 266/2646)
Lasciata Camden dopo un' abbondante colazione offerta da Enzo Leone, un cordiale immigrato italiano conosciuto ieri sera al pub e che gestisce un bar in prossimità del nostro motel, raggiungiamo dopo sessanta chilometri a Penrith la statale n. 32 che taglia in senso est-ovest il parco nazionale delle Blue Mountains. La zona è caratterizzata da fitte foreste di eucalipti dalle quali emerge un grande tavolato di arenaria modellato in profonde gole e slanciate formazioni rocciose; l'umidità della regione unita ai vapori delle piante produce una nebbiolina azzurra che spiega la denominazione.
Non disponendo del tempo necessario a percorrere la rete di itinerari escursionistici, abbiamo giusto il tempo per una visita ai siti più significativi del parco.
Un sentierino a saliscendi di circa 40 minuti A/R porta ai piedi delle Wentworth Falls, le cascate più alte del parco con un salto di 270 metri, in uno scenario di grosse rocce frantumate. Come già nel Northern Territory, la portata d'acqua limitata dovuta alla stagione secca non ce le fa però godere nella loro veste più spettacolare.
Katoomba è il centro principale del parco e vi si concentrano le attrazioni più frequentate. Da un affollatissimo chalet scende la Scenic Railway, una ripidissima ferrovia a cremagliera che su un dislivello di 250 metri in parte in galleria porta i vagoncini semiscoperti a uno dei più celebrati belvederi dell'Australia: da un mare di vegetazione che si stende sotto di noi emergono i tre torrioni gemelli delle Three Sisters, la più nota veduta e simbolo delle Blue Mountains.
Dal piazzale ci si imbarca sulla Skyway, una funivia che porta fino a metà della campata, dove effettua una sosta panoramica di qualche minuto prima di tornare indietro. Sospesi a un'altezza di circa trecento metri sul fondovalle apprezziamo al meglio le Three Sisters e le Katoomba Falls, anch'esse penalizzate dalla scarsità d'acqua.
L'ultima curiosità ci porta a Lithgow, all'estremità occidentale del parco. Si tratta della cosiddetta Zig-Zag Railway, riattivata da qualche anno come attrazione turistica ma esempio di geniale tecnica ingegneristica, se si pensi che la realizzazione risale al 1866. Per risolvere il problema del settore di linea ferroviaria che dalla sommità delle Blue Mountains doveva portare a valle, fu ideato un tracciato a zig-zag, con stazioni per l'inversione di marcia all'estremità di ciascun tratto. Attualmente i turisti effettuano un percorso di un paio d'ore su vetture d'epoca trainate da una locomotiva a vapore, con frequenti soste che consentono di scendere e godere dell'inconsueto spettacolo (e di coprirsi di fuliggine) in un paesaggio di vegetazione brulla e ripide scarpate rocciose.
Completata con questa gita anche la visita del parco, preferiamo, anziché forzare i tempi e puntare su Sydney, fissare con una telefonata i quattro previsti pernottamenti in un hotel della metropoli e dormire stasera in una località all'esterno del vastissimo agglomerato urbano. Imboccata da Lithgow la strada n. 40, nota anche come "Bell Line" (non chiedetemene il perché), ci fermiamo a Windsor.
La struttura che ci alloggia, il Tourmaline Hotel, è dello stesso modello polifunzionale già descritto a Mount Gambier, con in più il fermento in tutta la cittadina per l'imminente rodeo, uno dei più importanti dell'anno a quanto ci dicono. Ce lo perdiamo per pochi giorni, ma il dopo cena all'attiguo "Nosebag Bistro" è comunque energicamente rallegrato dagli scatenati "Turning Heads"; tra i consueti fiumi di birra, la serata è improntata a un repertorio di rock tradizionale fino a concludersi sulle note di una sanguigna e coinvolgente "Sweet home Alabama".

Sabato 24 Ottobre 1998
WINDSOR - SYDNEY (Km. 70/2716)
Prima di partire per l'ultimo tratto automobilistico del nostro viaggio, ci procuriamo alla reception una mappa di Sydney e, osservando l'enormità del circondario, ci vengono i brividi al pensiero di entrare in città e soprattutto di trovare il verso giusto, nel groviglio della circolazione, per raggiungere senza troppe perdite di tempo la via dove ha sede la filiale della "Thrifty". Dobbiamo restituire l'auto entro mezzogiorno, per cui alle nove in punto lasciamo Windsor, occhi del navigatore (il sottoscritto) ben attenti sulla cartina e quelli di Lino sulle indicazioni stradali in piena sinergia con l'abilità di Walter alla guida.
Il caso vuole che la via alla quale siamo diretti è in pratica l'ideale proseguimento della statale, così, a parte un paio di giri viziosi dovuti a sensi obbligati per lavori (sono numerosi i cantieri in vista delle Olimpiadi del 2000), non incontriamo difficoltà e alle 11,30 entriamo nel garage della "Thrifty", dove con poche formalità lasciamo l'auto. Dall'impiegato dell'agenzia ci facciamo dare un passaggio fino all'Hotel Barclay, nel sobborgo orientale di Kings Cross, dove ci viene assegnata una grossa camera a tre letti al convenientissimo prezzo di 80 A$ per notte.

Sabato 24 / Mercoledì 28 Ottobre 1998
SYDNEY
A questo punto il copione prevede che parli di Sydney. Beh, ci vorrebbe un quarto capitolo di questa relazione ma, non temete, ve lo risparmio e mi limiterò all'essenziale. Dirò, tanto per cominciare, che i quattro giorni passati nella principale città dell'Australia mi hanno indotto a rivedere le prime posizioni nella classifica delle mie località preferite. Sydney è infatti una città meravigliosa, che si estende in un vasto territorio delimitato da quella che è considerata, senza esagerazione, la più bella baia del mondo. Con l'aggiunta di una magnifica atmosfera, bella gente, quartieri vivacissimi, locali per tutti i gusti, eventi di ogni tipo.
Una meta che meriterebbe una lunga permanenza, non con lo spirito del "vado a fare una vacanza di un mese a..." ma piuttosto "vado a vivere un mese a...". C'è differenza.
Per approfondimenti, vi lascio alle guide di viaggio e all'augurio/ consiglio di poterci prima o poi andare. Da parte mia, darò una sintesi di quello che abbiamo visto e fatto cercando di suggerire il meglio.
Tanto per cominciare, non privarsi del piacere di lunghe passeggiate senza fretta nelle zone portuali di Circular Quay e Darling Harbour da cui partono traghetti, velieri o battelli a pale che fanno giri più o meno lunghi nelle varie diramazioni della baia. Aggregandosi a una di queste crociere ci si rende conto della varietà di ambienti, dai grattacieli alle villette, dalle scogliere alle spiagge, dai porticcioli ai fari ai ponti che caratterizza la città e i suoi dintorni.
Un'altra zona portuale, quella dei Rocks, è costituita da vecchi magazzini, e dopo decenni di degrado che la ridussero a quartiere di ubriaconi, malviventi e prostitute, è stato lodevolmente riqualificato ed è oggi un punto di riferimento irrinunciabile, con la miriade di negozietti, laboratori artigiani e ottimi ristoranti di pesce.
Fatevi un'idea dell'agglomerato urbano compiendo il percorso circolare completo della monorotaia sopraelevata. Poi, per due viste dall'alto, salite a piedi sulla sommità del pilone dell'Harbour Bridge e in ascensore sulla Centrepoint Tower: lassù vi aspetta un panorama immenso, e tanto meglio se attenderete il momento del tramonto.
Non perdetevi un giro ai vari piani del Queen Victoria Building, che Giorgio Armani ha definito "il più bel centro commerciale del mondo". Non si può dargli torto: questa galleria di negozi in stile tardo-vittoriano, che occupa un intero stabile, è uno splendore di vetrate, piastrelle, mosaici, ferri battuti, oltre che paradiso per gli appassionati di shopping. Ugualmente consigliabile, più raccolto ma altrettanto raffinato, è Strand.
Andate anche all'Acquario, che ha il suo punto di forza nei padiglioni degli squali e in quello della barriera corallina. Ad esso adiacente c'è il National Maritime Museum, interessante soprattutto nel settore all'aperto: lungo un molo sono allineati i più svariati tipi di imbarcazioni, dai rimorchiatori alle navi da guerra, ai velieri a un faro galleggiante fino a una barca il legno che nel 1977 giunse a Darwin stracarica di profughi vietnamiti dopo avere attraversato miracolosamente il Mar di Timor.
Se ne avanza il tempo, si può dedicare un'oretta rilassante anche al Chinese Garden: pure chi non è fanatico di cose orientali, può apprezzare questa oasi di ponticelli, laghetti e cascate che è considerato il più bel giardino cinese del mondo al di fuori dalla Cina.
Infine, una faccia differente della città è proprio quella offerta dal quartiere dove sorge il nostro albergo. Kings Cross è uno dei sobborghi più popolari di Sydney ed è un caotico, simpatico aggregato multietnico di edifici vecchiotti dipinti vivacemente e un po' malandati ma non privi di fascino. Di giorno si passeggia tra un brulicare di ristorantini e negozietti, la sera le strade prendono vita in una sfilata di sex shop, sale giochi e locali notturni, una realtà ben radicata che non è però tale da sconsigliare un giro nella zona o farla classificare pericolosa. Tant'è vero che è la parte della città con la maggiore concentrazione di alloggi economici, ostelli, pensionati e camere in affitto per studenti e saccopelisti.
Il giorno del volo di ritorno arriva troppo presto. Io sono un tipo che tende a lasciare pezzetti di cuore un po' dappertutto: Praga, Madrid, Lisbona, Norvegia, Sicilia, Bretagna, Dolomiti, tanto per dire i primi posti che mi vengono in mente. Però un pezzo grosso come in Australia non l'ho mai lasciato, ed è con vera commozione che, mentre l'aereo per l'Italia prende quota, dò un ultimo sguardo alla baia di Sydney che si allontana.
E ora tocca a voi: che cosa aspettate´

Curiosità 

Sarebbe normale che qualcuno a questo punto chieda: ma quanto hai speso´ Rispondo senza aspettare la domanda: sui sette milioni comprensivi di tutto, viaggio, spostamenti, alimentazione, pernottamenti e spese voluttuarie, direi non molto per un viaggio di un mese. Si può anche risparmiare fino a un milione e mezzo o più, basta rinunciare al giro in battello nelle Yellow Waters, alla crociera nelle gole di Katherine, al volo in elicottero su Ayers Rock, all'escursione alla Kangaroo Island, ai giri panoramici nelle Blue Mountains, alla crociera nella baia di Sydney, a comprare il boomerang, il didjeridoo, le cartoline, le magliette, le felpe, le spille ricordo, i libri fotografici, la maglia della nazionale australiana di rugby, i modellini dei road-trains, il driza-bone, i cangurini di peluche, i regalini per gli amici.
Ma allora scusate, che cosa ci si va a fare?

 

 

21 commenti in “Australia 3: gli stati meridionali
  1. Avatar commento
    pxbwa cbswhqgjr
    27/09/2007 20:30

    bopz yntvjop akhqbn esqjaunlz fnqcmkj luvcsji tzledqxsk

  2. Avatar commento
    pxbwa cbswhqgjr
    27/09/2007 20:29

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  3. Avatar commento
    cfptiwj fobags
    28/06/2007 14:02

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  4. Avatar commento
    LUCIA
    17/05/2006 10:48

    Ho prenotato il volo per l'Australia in dicembre per 20 giorni. Chi mi consiglia un sito per richiedere depliants sull'Australia e mappe stradali? Vi ringrazio.

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    Leandro
    03/06/2004 16:11

    Sulla possibilità di trasbordare l'auto sulla Kangaroo Island, sinceramente non ti posso essere di molto aiuto. Noi preferimmo usare il volo interno e non il traghetto per guadagnare una giornata, quindi non ci ponemmo nemmeno il problema. Riguardo alla 4x4, ti posso dire che noi usammo un'auto normale (un modello locale tipo Opel Corsa) anche sugli sterrati, facendo un po' di attenzione ma senza grossi problemi. Però, potendo dedicare all'isola due giorni anziché uno, potrebbe essere una buona idea prendere un fuoristrada e spingersi anche nei posti più fuori mano. Però direi di prenderla solo per l'isola e poi, tornati ad Adelaide, orientarsi una normale berlina. Mi sembra sproporzionato avere una x4 per l'intero viaggio e sfruttarne le caratteristiche solo in quell'occasione. Saluti!

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    Wilma
    03/06/2004 15:05

    Ciao, i vostri resoconti di viaggio sono eccezionali, complimenti! Sto organizzando il viaggio per quest'estate e vorrei sapere se e' possibile raggiungere Kangaroo Island autonomamente con un'auto presa a noleggio sulla terraferma e utilizzare il traghetto da Cape Jervis. Non e' chiaro se le agenzie di car rental consentano l'accesso all'isola con le loro auto. Inoltre, - importantissimo - vorrei sapere se e' possibile visitare l'isola con un'auto che non sia 4x4, ovvero: si riesce a vedere tutto oppure ci sono zone percorribili solo con un fuoristrada? Grazie mille! ciao!

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    Leandro
    03/05/2004 14:49

    Caro Giuseppe, veramente in questo articolo si parla di Australia, non di America! Penso che per avere una risposta sia meglio che tu ti rivolga al nostro Ministero degli Esteri e all'ambasciata americana in Italia.

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    giuseppe
    03/05/2004 14:43

    Mi vorrei trasferire in America, cosa devo fare?

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    GIUSEPPE
    15/04/2001 06:00

    Informazione per ALESSANDRO: se non sei ancora partito puoi contattare la BRITZ che ha una filiale in Italia, il numero di telefono è 800-780882. Noi abbiamo già noleggiato camper fuoristrada per vari paesi tra cui anche l'Australia, dove torneremo il 20 giugno, e ci siamo sempre trovati bene sia per l'assistenza che per il prezzo.

  10. Avatar commento
    GIUSEPPE
    15/04/2001 06:00

    Informazione per ALESSANDRO se non sei ancora partito puoi contattare la BRITZ che ha una filiale in Italia il numero di telefono è 800-780882. Noi abbiamo già noleggiato camper fuoristrada per vari paesi tra cui anche l'australia ,dove torneremo il 20 giugno,e ci siamo sempre trovati bene sia per l'assistenza che per il prezzo.

  11. Avatar commento
    Leandro
    15/04/2001 06:00

    Noi non andammo più a nord di Sydney, quindi non ti so dire nulla sulla costa fino a Brisbane né sulla barriera corallina (se non che è sicuramente splendida, a quanto si dice). Riguardo al camper, non so quante persone siete: ritengo che possa essere conveniente per un gruppo di almeno quattro persone, altrimenti penso si possa spendere meno con un'auto normale e pernottando nelle numerose strutture ricettive lungo la strada. Infine, se percorrere la costa o visitare l'interno dipende dalle tue preferenze su cosa ti piace di più visitare.

  12. Avatar commento
    Daniele
    15/04/2001 06:00

    Sto organizzando le vacanze in Australia, saranno vacanze di lavoro e per una settimana starò a Sydney. Potete consigliarmi cosa visitare nelle immediate vicinanze? Inoltre penso di riuscire a trattenermi solo un'altra settimana con spostamento obbligatorio a Brisbane. Cosa mi conviene fare? prendere un camper e spostarmi lungo la costa? spostarmi nell'interno? oppure prendere un volo, arrivare alla barriera corallina e prendendo un camper spostarmi a Brisbane? Grazie.

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    GioKoala
    15/04/2001 06:00

    ...salve a tutti i canguri, koala, wombat, emu, red back, taipan, coccodrilli, diavoli della tasmania e conigli!!!Confermo e sottoscrivo tutto quello che ha scritto e che scriverà Steve (mia MOTRICE TRAINANTE per lo stupendo viaggio che abbiamo fatto in the Aussieland!!!). Auguro con tutto il cuore a chi ama l'Australia e vorrebbe viverci(me compreso)di riuscire nel suo intento, perche Lei merita di essere meritata!!! SeeYa!! G'day Mate!!!

  14. Avatar commento
    Leandro
    15/04/2001 06:00

    Beh, Steve, anche tu non scherzi come innamoramento per l'Australia. Bella malattia! Anche la nostra Elisa se ne accorgerà... hai ragione dicendo che 15 giorni sono sì e no un aperitivo. Piuttosto, visto che il tuo viaggio è recente, perché non fai un pensierino a scrivere un articolo per il sito? Riguardo a "Il pianeta delle scimmie", credo proprio che i dintorni della Great Ocean Road non c'entrino. So per certo, da un libro sui "luoghi del cinema" comperato l'anno scorso a San Francisco, che alcune scene hanno come scenario Lake Powell. In effetti può assomigliare, essendo anche là blocchi rocciosi che emergono dall'acqua. Siamo andati fuori dal tema dell'Australia, ma in Internet capita...

  15. Avatar commento
    Steve
    15/04/2001 06:00

    P.S. la cifra di 7 milioni di vecchie lire è ancora veritiera per un mese, visto che dal viaggio di Leandro sono passati 5 Anni (come passa il tempo!). Diciamo che se ci si vuol spostare, in Australia si avrebbe bisogno di un Caccia Militare viste le distanze! Ragazzi, l'Australia è circa 2 volte l'Europa e ci sono meno abitanti che in Italia (circa 26 milioni). Credo che per vederla tutta (io ho saltato la parte ovest, Perth) si avrebbe bisogno di almeno un anno, ho detto vederla perché per godersela veramente si dovrebbe emigrare (ciò che sto pensando di fare). Il giro che feci io fu: Sydney (a casa di amici), da non perdere Bondi Beach e i quartieri 'alti' di Sydney, poi in volo fino a Darwin, visita al Kakadu Park (non fate cazz... i coccodrilli non perdonano) e non lo dico per farvi paura; in Australia tra squali ragni e serpenti velenosi, coccodrilli si dovrebbe aver paura, ma provate a passare di notte sul Raccordo Anulare di Roma e ditemi cos'è che fa più paura! (la testa sulle spalle bisogna averla sempre). Continuando, Sydney-Darwin con la Quantas Airlines, visita al Kakadu Park (grande un pochino più dell'Italia), Alice Springs e dintorni (non dimenticate di assaggiare la carne di canguro, emu, coccodrillo e cammello, è ottima! E da non perdere l'acquisto di opali, l'Australia ne è la madrepatria), non prendeteli però a Sydney o Adelaide, andate ad Alice Springs, lì vicino ci sono le miniere e risparmiate un bel po'. Poi In volo fino ad Adelaide, lì abbiamo affittato una vettura (Toyota Avant 3500cc completamente accessoriata cambio automatico, al gg circa 60mila lire comprensiva di tutte le assicurazioni possibili (la benzina costa circa 600 lire al litro, andate da Europe Car, la più economica e forse anche la più Seria). E da lì ho veramente goduto essendo un patito di WindSurf (sometimes surf) percorrendo da Adelaide tutta la Great Ocean Road, i passi che ho visitato sono stati: Mount Gambier (il Mount View Hotel e un bel posticino tranquillo ed Economico), Portland, Apollo Bay (beh, un bel bagno lì c'era tutto), 12 Apostles(Secondo me ci hanno girato il film Il pianeta delle scimmie con C. Heston, che ne pensi Leandro???), Melbourne, Albury, Canberra, Sydney, poi abbiamo continuato un pochino per la reef Barrier dove c'erano i campionati mondiali di Surf... Sigh c'era finito il Tempo!!!!*#@ç*, vabbè sarà per la prossima. Se rispettate i tempi 3 gg a Darwin, 3 gg a Alice Springs, 5 gg per la Great Ocean Road, il tempo rimanente lo spenderete tra i Viaggi e Sydney. Se sapete gestirvela bene, 15gg sono sufficenti per 'annusare' un pochino di vita Australiana. Non dimenticate, colazione con eggs and bacon, beh! forse tornerete in Italia con Qualche Kg in più ma si vive solo una volta, non vi pare? Mi sa che mi sto dilungando parecchio, Vi saluto e date un bacione ai koala e canguri... (Dicono che è meglio non viaggiare di notte per il pericolo di investire animali selvatici, ma dalle parti di Apollo Bay di notte si ha una bellissima veduta della via Lattea). Che vi devo dire, DIVERTITEVI anzi Enjoy Yourselves!!!! See Ya, Steve.

  16. Avatar commento
    Leandro
    15/04/2001 06:00

    Il consiglio di Steve sui tempi di visita del N.T. mi sembra realistico. I luoghi che cita sono in effetti quelli assolutamente imperdibili, quindi confermo in pieno i 3+3 giorni per i dintorni di Darwin e altrettanto per Alice Springs. Certo, perdete un po' la "continuità" dell'attraversamento da nord a sud con tutte le piccole realtà, spesso affascinanti e un po' "ai limiti del mondo", che si incontrano; ma disponendo solo di due settimane non si può fare altro che ricorrere a qualche volo interno. Peccato che così si ricavi dell'Australia un'idea un po' "spezzettata". Comunque, vi piacerà moltissimo! Enjoy your stay in Oz, mates!!! (E vi invidio un po'...).

  17. Avatar commento
    Steve
    15/04/2001 06:00

    Vorrei Rispondere ad Elisa. Sono Stato in Australia per 2 mesi un anno fa, la patente internazionale serve in quanto è vero che, come dice Leandro, la 'Police' Australiana non sempre la chiede, ma per legge bisognerebbe farla, e poi la spesa è di €60 quindi accessibile in rapporto alla spesa del viaggio. Se passi per Sydney c'è una agenzia del Northern Territory che organizza delle escursioni a Darwin, Alice Springs niente male, vista la poca disponibilità di tempo vi consiglierei (per vedere il più possibile) di spostarvi in aereo, comunque l'agenzia di cui Vi parlavo, in base ai giorni, riesce ad ottimizzare il tutto per farvi godere di un'esperienza indimenticabile. Di solito le escursioni partono da 3 a 5 gg, se fossi in voi farei 3 gg a Darwin con visita al Kakadu Park e 3 gg a Alice Springs con visita ad Uluru (Ayers Rock), The Olgas, Kings Canyon. Il mese di Aprile però non è dei migliori per spostarsi nelle Aussie Lands (in the Bush) in quanto lì per quel mese è il nostro Settembre/Ottobre piogge comprese. Vi dò l'indirizzo dell'agenzia poi vedete voi, See Ya, Steve. "Northern Territory Holiday Shop. Shop 28 Darling Walk. 1-25 Harbour Street. Darling Harbour Sydney NSW 2000 Ph (02)82815000 Fax (02)82815011.

  18. Avatar commento
    Leandro
    15/04/2001 06:00

    Le indicazioni su quasi tutte le guide "consigliano" la patente internazionale, ma quel "consigliano" in pratica non significa niente. In sostanza, corrisponde a una traduzione di quella italiana e temo che la richiesta dipenda da agente ad agente (di norma quelli australiani sono gentili, però...). Noi la facemmo, ma non ci fu chiesta quando la Police ci fermò in un'occasione in cui facemmo un po' i birichini (167 kmh tra Melbourne e Sydney, ma venivamo dal Northern Territory dove non ci sono limitazioni e non ci multarono). So anche di amici che andarono in Australia senza averla fatta. Inoltre, il nostro viaggio è di quattro anni fa e non ho notizie fresche. Quindi non mi sento di dirti né sì né no, mi scuserai. Il consiglio, scontato, è di consultare l'ACI e l'ambasciata australiana, ma non escludo che anche lì otteniate risposte nebulose. Salutatemi la meravigliosa Australia e fateci sapere! (due settimane non sono un po' pochine?)

  19. Avatar commento
    elisa
    15/04/2001 06:00

    Ciao il tuo viaggio è stato bellissimo. Anche io insieme a mio marito andremo in aprile in Australia per due settimane. Il programma ancora lo stiamo elaborando, però vorrei sapere se occorre la patente internazionale o basta la traduzione della patente in inglese.

  20. Avatar commento
    Riccardo
    15/04/2001 06:00

    Credo che sia vero poichè anch'io ho sentito qualcosa di simile. Posso informarmi meglio ed in settimana ti faccio sapere qualcosa

  21. Avatar commento
    Lucia
    15/04/2001 06:00

    mi hanno detto che per emigrare in Australia ci sono leggi severissime e che è necessario versare una "cauzione" in banca (proporzionale alla professione che si svolge)che praticamente faccia da garante e che, in caso di mancati guadagni iniziali, sia lì a testimoniare che tu ti puoi automantenere. Qualcuno ne sa qualcosa di più? Grazie.

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