Bali e Komodo

Un viaggio fra le infinite meraviglie delle Isole della Sonda

E’ il 30 dicembre 2011 e navigando su vari siti vedo che c’è Singapore Airlines che offre Milano/Denpasar a 870 Euro per l’estate 2012. Che fare? Il prezzo è ghiotto, ma siamo ben lontani dall’estate. D’altra parte è tanti anni che mia moglie ed io vogliamo tornare a Bali, anche perché da lì, con un’ora di volo, si va alla famosa Komodo Island: l’isola dei Dragoni. Quante volte abbiamo visto i filmati in tv e ci siamo emozionati? E vogliamo parlare di quello che c’è nel mare delle Isole della Sonda? Lì dove si incontrano le acque dell’Oceano Pacifico e dell’Oceano Indiano è il paradiso della biodiversità. Insomma, di ragioni ce ne sono tantissime, siamo una coppia che adora viaggiare e che ama fare diving: perché no? pigio il bottone ed i biglietti aerei sono nostri!
Nelle settimane successive inizia un lavoro lento di costruzione del viaggio; sappiamo che si parte il 21 luglio e si rientra il 13 agosto, ma per quello che c’è in mezzo non abbiamo ancora le idee chiare. Navigando su internet mi faccio convinto che la soluzione migliore per visitare il Parco Nazionale di Komodo è la crociera, ma i prezzi sono decisamente elevati: anche 500 Euro al giorno a testa. Siamo indecisi, la spesa potrebbe essere oltre le nostre possibilità, così lascio perdere per un po’ e rimando alla primavera. Ad Aprile torno a cercare una soluzione e finalmente trovo http://www.crocierakomodo.it: qui i prezzi sono accessibili. Dopo numerose mail, viste le date già impegnate ed i posti disponibili si capisce che rimane per noi solo la barca più piccola, le sistemazioni sono basic, ma così almeno il prezzo è alla nostra portata. Non possiamo attendere ancora perché c’è il rischio che si perda anche questa opportunità, quindi confermiamo per otto giorni di crociera (USD 180 a testa al giorno) e inviamo a mezzo bonifico internazionale il 50% del prezzo della crociera più il costo intero dei biglietti aerei per i voli interni (sono dunque USD 1.440 e USD 520). Le compagnie interne non accettano carte di credito europee quindi occorre passare attraverso una agenzia locale. Incrociamo le dita perché non conosciamo l’organizzazione e le notizie che troviamo su internet sono poche, ma uno scambio di mail con una coppia italiana che da qualche anno utilizza questi servizi un po’ ci rassicura.
Ora possiamo organizzare anche il resto della vacanza e decidiamo di passare il primo periodo sulla costa est di Bali, a Tulamben presso il Mata Hari Resort (http://www.divetulamben.com/). La zona viene descritta come interessante per le immersioni, soprattutto per la macro, e per un relitto che appoggia a riva.
Ci rimangono ancora 4 notti da destinare al ritorno da Komodo e decidiamo di coccolarci con un dolce far nulla a Sanur presso il Puri Mesari Resort (http://www.purimesari.com/).

Itinerario
Arriva finalmente il giorno della partenza; al solito andiamo al Ceria Parking (http://www.ceriamalpensa.it/); è un po’ più lontano rispetto agli altri da Malpensa, ma i prezzi per una vacanza lunga sono veramente convenienti.
La prima tratta è lunga e l’aereo è stracolmo. Ci sono tantissimi filippini che tornano a casa per le vacanze. Arriviamo a Singapore praticamente in coma perché per noi è notte inoltrata, ma lì è una bellissima giornata. Abbiamo davanti una sosta di nove ore. Per prima cosa cerchiamo di stenderci e dormire un po’. L’hotel interno è tutto occupato quindi rimediamo con delle panchine decisamente scomode. Dopo qualche ora di sonno pensiamo a come trascorrere il tempo che rimane. A Singapore tutto è organizzato al meglio, sarebbe sufficiente vedere i bagni del loro aeroporto e confrontarli con i nostri per capire quanta strada dobbiamo ancora fare in Italia. Ma occupiamoci invece delle alternative al rimanere in aeroporto. Ci sono dei bus gratuiti ad orari prefissati che portano il viaggiatore fino a Singapore Town in un tour che dura qualche ora; purtroppo erano già completi quando abbiamo cercato di usufruirne così abbiamo optato per la metro. Si prende all’interno della stazione aeroportuale al piano sotto terra dopo aver passato il controllo dell’immigrazione. Inutile dire che hanno una cortesia infinita e sono prodighi di sorrisi e consigli (quasi come da noi…). Se volete lasciare le borse/zaini ci sono anche (all’interno) degli armadietti a disposizione. Il costo del biglietto fino ad Orchard Road (il centro dei egozi) è di circa un USD. Geniale l’idea che si acquista una specie di card e la si carica con un importo in dollari Singapore sufficiente per viaggiare, poi una volta utilizzata, la si restituisce e si riceve il credito non utilizzato unitamente al rimborso del costo della card (tutto attraverso le macchinette automatiche). La metro è parzialmente in superficie, pulita ed efficiente; in circa 25 minuti siete in pieno centro di Singapore: più comodi di così! Tenete conto che la domenica qualche centro commerciale è chiuso e comunque l’apertura è posticipata alle 10 del mattino. Ma se organizzate il viaggio e non avete mai visitato Singapore vi consiglio uno stop over, costa poco e insieme all’hotel ci sono trasporti gratuiti, sconti ecc (quasi come in Italia eh?!) e le cose da visitare sono veramente tante.
Dopo qualche ora per negozi rientriamo per l’ultima tratta fino a Bali. Arriviamo a sera in aeroporto a Denpasar e, recuperati i bagagli, ci avviamo all’uscita cercando il driver che avrebbe dovuto mandate il nostro resort. Sono tantissimi coloro che aspettano i turisti in arrivo e lo troviamo con fatica, ma ci accoglie con la consueta disponibilità e cortesia orientale ed eccoci in auto per raggiungere il Mata Hari. Scopriamo che sono un centinaio di km, ma uscire da Denpasar è un problema per il traffico e le strade non sono illuminate, anche se in buone condizioni, insomma saranno tre ore di viaggio.
Arriviamo che ormai è notte, doccia e a letto di gran carriera.
La mattina siamo di nuovo degli esseri umani, ci alziamo per fare colazione e ne approfittiamo per capire dove siamo. Abbiamo prenotato qui nove notti di un pacchetto ed è previsto il pagamento all’arrivo, quindi un po’ di suspence c’è. Per il giudizio vi rimando a Tripadvisor.
Le immersioni sono discrete, ma se si è già stati in Oriente probabilmente si è visto anche di meglio. Il top è sicuramente il relitto al quale si arriva a piedi passando dalla strada o dalla spiaggia (circa 300 metri). Si parte dal resort già vestiti, l’attrezzatura viene portata avanti e indietro dalle donne “porter” di una cooperativa locale che trasportano GAV e bombola sopra la testa con eleganza come fossero Grace Kelly con il cappellino nuovo.
L’immersione migliore va fatta alle 6,30 del mattino e, se non siete sfortunati, vedrete branchi di Bumphead Parrot, carangidi e barracuda in quantità. Lì si possono anche trovare ghost pipe fish e altre meraviglie macro. Gli squali sono scarsi perché fino a non molti anni fa venivano cacciati per le pinne (è un problema abbastanza diffuso in buona parte dell’Oriente). Ci sono altri punti di immersione sempre lì fronte resort o poco spostati, uno si raggiunge con la barca dei pescatori locali (scomodissima, ma efficace), ma la maggior parte si va via spiaggia e si tratta di camminare su ciottoli di notevole grandezza: se non avete le scarpette con una suola bella spessa sono dolori. La visibilità dell’acqua è sempre discreta, ma non eccezionale; la temperatura dell’acqua è circa 26/28 gradi, ma se patite freddo vi consiglio una muta umida5mm. Noi viaggiamo con una 3,5mm e mia moglie in uscita spesso è rimasta a scaldarsi al sole perché a debito. L’immersione notturna non mi ha entusiasmato, vedete voi. La zona è un susseguirsi di resort (quasi tutti per divers), uno appiccicato all’altro, il paese è fatto di poche case e un paio di ristoranti. Potete trovare sistemazioni economiche o di lusso, c’è offerta per tutte le tasche. Sono tanti i sub che vengono anche da lontano per l’immersione al relitto, perciò iresidenti locali si immergono solo al mattino presto perché poi c’è la ressa (50 sub in acqua sono la normalità dalle 9 in poi) anche se comunque il sito è vasto.
Abbiamo fatto immersioni anche in località lì vicino raggiunte con l’auto, da ricordare solo Seraya e Amed (dove c’è anche una spiaggia di sabbia!).
Nel pack che avevamo preso c’era anche un tour di una giornata e così l’ultimo giorno, quando avevamo il no-fly siamo stati alle terme e in montagna. E’ statauna giornata piacevole e rilassante.
Il 31 luglio siamo di nuovo in aeroporto diretti a Labuan Bajo da dove partirà la nostra crociera sub. Per i voli interni ci sono a disposizione solo 15 kg quindi siamo costretti a pagare l’extra peso che però costa relativamente poco, circa 1 Euro per kg. La compagnia è la Wings Air, è controllata dalla Lion Air una compagnia low cost che serve buona parte dell’area. Dico low cost, ma se non prenotate con 6 mesi di anticipo il costo dei biglietti sale e la tratta A/R costa fino a Euro 200 a testa (anziché Euro 100). L’aeromobile è praticamente nuovo, un turboelica alquanto rumoroso, porta circa 70 persone ed è pieno come un uovo, danno anche un piccolo snack per 60 minuti di volo.
Nel pomeriggio arriviamo a Labuan Bajo sull’isola di Flores. Il nuovo aeroporto è in costruzione, raggiungiamo a piedi l’edificio e aspettiamo in una stanza i bagagli. Finalmente li recuperiamo ed usciamo. Si fa avanti un locale: è Arnold, sarà la nostra guida sub per tutta la vacanza.
Passiamo in un negozio diving a noleggiare un computer sub (Euro 35 per una settimana) perché quello di mia moglie ha dato forfait a Tulamben e poi arriviamo al porto. Le strade sono in gran parte in terra battuta, le costruzioni si affollano e tutti sono in piena attività. Per essere un paesino di qualche migliaio di abitanti il movimento di auto e motorini sorprende. Sono numerosissimi i turisti, scopriamo anche che i posti per dormire scarseggiano: siamo in alta stagione. Arnold ci indica, ancorata in rada, la Ari Jaya, la barca sulla quale trascorreremo i prossimi otto giorni: sembra un barcone abbastanza grande. Si stacca un barchino per venire a prenderci; chi lo porta arriva con un volto scuro, quasi arrabbiato, ma basta salutare con un sorriso e subito si illumina. E’ il mozzo, un ragazzo giovane e non sa una parola di inglese, così come il resto dell’equipaggio, ma la disponibilità, scopriremo poi, sarà totale.
Arriviamo a bordo e ci consegnano la cabina che hanno allestito per noi, una delle quattro esistenti. Mia moglie è di sasso: è veramente piccola per due persone, ma il peggio è che, contrariamente a quanto ci sembrava di aver capito, non c’è il bagno, che è comune a tutta la barca (compreso l’equipaggio) ed è sul ponte. Ormai c’è poco da fare, qui siamo e per metà abbiamo già pagato: dove vuoi andare? Un vantaggio almeno c’è: siamo gli unici ospiti.
Decidiamo di non dormire in cabine separate e di accontentarci dello spazio ristretto visto che, in fin dei conti, ci si va solo a dormire. Sistemiamo le borse e la barca prende il largo perché a poche miglia c’è un’isola che con il tramonto offre uno spettacolo pazzesco. Siamo ormeggiati davanti ad una foresta fitta di mangrovie, il sole è andato giù dietro l’orizzonte, il cielo esplode di colori pazzeschi e si sente uno stridio, anzi uno squittio che proviene dagli alberi davanti a noi, sempre più forte. Poi vediamo le prime Flying Foxes alzarsi in volo per raggiungere la terraferma: vanno a cibarsi di frutta nelle piantagioni locali (sarà anche per questo che i locali hanno imparato a cibarsene?). Volano sopra di noi e sono sempre di più, sono migliaia. L’apertura alare supera abbondantemente il metro e devo dire che si rimane a bocca aperta quando passano sopra la testa in quel numero.
Intanto il cuoco ha preparato la cena, semplice, ma appetitosa. Prendiamo accordi per l’indomani e poi scendiamo in cabina. La barca dispone di un generatore che rimane in funzione fino alle 21/21,30, poi sopra il letto c’è una luce che va a batteria e per altri 30/40 minuti resiste, quindi tutto si spegne.
Ci alziamo molto presto il mattino ed esploriamo la barca. E’ lunga 20 metri e larga 4 metri nella pancia. C’è un uno spazio grande con materassini per stendersi sul ponte e un tendalino a protezione, perchè il sole picchia davvero. La dinette non è grande, ma ospita un tavolo dove si può mangiare in sei persone comodamente. E’ riservata a noi ed Arnold per i pasti, mentre viene usata da una parte dell’equipaggio per dormire. Le loro cuccette sarebbero nella parte posteriore vicino al motore, ma sono sotto coperta, c’è caldo e si soffoca per l’odore di gasolio, capisco che preferiscano sopra. Qualcuno dorme proprio all’aperto sui materassini avvolto per bene in un sacco lenzuolo, perché l’umidità è notevole. A bordo siamo in sei: comandante, motorista, cuoco, mozzo, Arnold e noi. Il bagno è grande con un WC western style e una doccetta per lavarsi (niente acqua calda, ma la temperatura è sempre almeno 28 gradi), oltre che un lavandino. L’acqua per il WC si pesca da un bidone che è alimentato da acqua marina. A poppa c’è lo spazio riservato alla subacquea, dove ci sono le nostre attrezzature che vengono montate sulle bombole il primo giorno e verranno smontate l’ultimo.
Devo dire che passato il primo momento di difficoltà, abbiamo superato il problema del bagno (peraltro sempre molto pulito) e della cabina così minuscola, grazie anche alla bellezza della crociera. Essere solo noi due ci ha anche permesso di decidere, in accordo con Arnold il programma del viaggio.
L’arcipelago è patrimonio Unesco e Parco protetto. Non ci sono Resort all’interno (eccetto uno a poche miglia da Labuan Bajo), le isole sono dunque disabitate fatto salvo qualche villaggio di pescatori. Il panorama è affascinante, ci si aspetta delle isole coperte di vegetazione e invece la stragrande maggioranza sono prive di alberi eccezion fatta per qualche mangrovia a riva; non c’è terreno al quale aggrappare le radici, solo l’erba riesce a sopravvivere. Pochissime isole hanno sorgenti a disposizione e su queste c’è un insediamento umano, le altre sono regno di aquile e uccelli in genere. Nelle poche abitate ci sono anche i famosi Komodo Dragons. Sono brutti, pericolosi, estremamente veloci (corrono fino a 80 kmh; sono uguali ai loro antenati. Non si capisce come gli abitanti riescano a vivere pacificamente con queste bestie che passeggiano fra le case (sono protetti) e che ogni tanto, come nelle peggiori storie che ascoltavamo da piccoli, si portano via un bambino troppo avventuroso. Nonostante tutto si fatica a non esserne affascinati. Il viaggio vale indubbiamente la visita.
Tenete conto che per entrare nel Parco si paga un ticket giornaliero e per vedere i Draghi un ticket ulteriore, così per fare diving, per usare la macchina fotografica ecc., mettete in conto circa 40/50 Euro a testa per una settimana di viaggio diving. Se non avete già acquistato i permessi a Labuan Bajo e volete acquistarli sulle isole che visitate dovete essere provvisti di moneta locale perché le valute estere non sono ben accette e non ci sono uffici di cambio; di carte di credito neanche a parlarne.
Parliamo ora di immersioni. Come già detto si incontrano qui due oceani, il Pacifico a Nord e l’Indiano a Sud. Poiché hanno una differenza notevole di temperatura le masse di acqua calda e fredda salgono e scendono violentemente per pareggiarsi. Questo crea correnti in senso verticale e orizzontale che raggiungono il massimo durante il cambio di marea ed in occasione della luna piena (quando l’escursione di marea è maggiore). Se qualcuno ha fatto già l’esperienza delle pass delle Maldive ha una vaga idea di che cosa si sta parlando, ma qui il tutto viene moltiplicato enne volte e c’è da considerare la novità delle correnti ascensionali/discensionali. Insomma, non bastano 50 immersioni certificate: se non avete il controllo del vostro assetto rischiate veramente di farvi male, meglio lasciar perdere. L’alternativa è di evitare le immersioni più rischiose.
Queste sono, in linea di massima, di due tipologie. La classica immersione in corrente in entrata/uscita da una baia (tipo Maldive) con l’aggiunta di fermate estemporanee dietro qualche masso ben dimensionato dove anche il pesce si ferma a riposare. Ci si aggancia per sicurezza con un uncino (legato al GAV) alla roccia e si vede sfilare di tutto; poi si fa un altro tratto e nuova sosta ecc. raramente si superano i 20 metri di profondità, ma occorre fare attenzione ai mulinelli e a non sbattere sulle rocce e non è sempre facile perché la corrente è incostante nella direzione, ma sempre violenta. L’alternativa è immergersi a ridosso di un isolotto (20 metri di lunghezza) che taglia la corrente nei punti dove è massima. Se non si riesce a scendere a ridosso e al centro si viene subito spazzati via e occorre riprovare, ma se ce la fate e a forza di gancio raggiungete la quota prevista potete veramente vedere di tutto. Qui la parete è praticamente verticale ed il fondo ben lontano (40-60 metri e oltre) e da lì arriva ogni ben di dio. L’unico problema è che cambiare punto di osservazione può essere molto difficoltoso e c’è il rischio di essere trascinati via in profondità dalle correnti discensionali.
Chiaro che la guida dovrebbe essere in grado di valutare il grado di preparazione del cliente e decidere l’immersione più adatta. Ovvio che essere solamente noi senza altri ospiti magari con una esperienza inferiore ci ha permesso una libertà altrimenti inimmaginabile. Tutto questo grazie anche all’esperienza di Arnold che conosce siti, e correnti, come le sue tasche. E’ lui al briefing che ci dice dove agganciare l’uncino, o quali rocce evitare e quali dove sostare: un grazie di cuore e tanto di cappello.
Fra tutti i punti di immersione dell’area (sono una valanga) voglio solo ricordare Castle Rock: l’abbiamo fatta tre volte!
Finisce anche la nostra crociera sub, l’ultimo giorno rientriamo a Labuan Bajo e lo passiamo dopo le immersioni del mattino, ad asciugare l’attrezzatura e a fare un giro a terra. Non c’è molto di memorabile, a parte delle grotte appena fuori il paese e, se ve la sentite, il mercato coperto. Cambiamo un po’ di denaro per lasciare la mancia all’equipaggio e alla nostra guida che voglio citare espressamente perché è encomiabile la sua preparazione e disponibilità. Se andate in zona magari potete chiedere a lui informazioni o servizi: Arnoldus Moda – modaarnold at live.com – moda.dive at facebook.com (tel. +6281242409310).
Eccoci di nuovo all’aeroporto per rientrare a Bali. Stavolta saliamo su Merpati Airlines, anche qui dopo aver pagato qualcosa per l’extra bagaglio. L’aereo è una fotocopia di quello dell’andata e in serata arriviamo a Denpasar. Avevamo chiesto preventivamente il transfer e nel giro di un’ora siamo al Puri Mesari Resort (http://www.purimesari.com/) a Sanur. E’ sera e siamo stanchi e decidiamo di cenare nel ristorante interno: senza infamia e senza lode. Nei giorni successivi mangeremo sempre fuori qui e là scovando poi a pochi metri da noi Mama Putu (vedere Tripadvisor), dove con pochi Euro abbiamo mangiato meglio che in locali ben più cari e più quotati.
Lì abbiamo passato quattro giorni in assoluto relax fino alla partenza per il rientro.

Consigli utili per chi approccia Bali per la prima volta.
Il periodo migliore per Bali va da aprile/maggio fino ad ottobre, poi comincia il periodo delle piogge che raggiunge il massimo fra metà dicembre e metà febbraio. Le temperature sono ottimali, c’è sempre una piacevole brezza che mitiga la temperatura e questo fa sì che sia alta stagione con flussi notevoli di turisti e relativo aumento di prezzi. Lo stesso vale per Komodo; nel periodo off l’attività diving si sposta in West Papua, della quale Arnold, la nostra guida, mi ha parlato un gran bene. Mi ha anche detto che è in grado di organizzare crociere/soggiorni a prezzi favorevoli, non ho motivo di non credergli perché la persona mi è piaciuta molto, ma senza mia responsabilità perché non ho esperienza in tal senso; se siete interessati i riferimenti sono scritti qui sopra.
Abbiamo scelto Sanur per gli ultimi giorni di vacanze perché volevamo evitare la confusione di Kuta (turismo giovanile) e la lussuosa enclave di Nusa Dua dove eravamo già stati. Tenete conto che Bali è veramente grande e si trovano luoghi poco noti bellissimi, e, a volte, a prezzi ridicoli.
I Balinesi sono induisti, unici nel mare magnum della musulmana Indonesia (a parte piccole quote di cattolici qui e là) e questo si rispecchia nel modo di vivere e di relazionarsi con gli altri. Li troverete sempre disponibili, sorridenti e gentili, anche i negozianti non sono aggressivi più di tanto. Si tratta sempre il prezzo finale, ma le cose sono così belle che si fatica a capire che lì costano veramente poco. Meglio se portate con voi la valuta locale così non sorgono problemi di cambio. Ci sono tanti Money Exchange, preferite quelli che non applicano commissioni (c’è scritto fuori). Le carte di credito sono ben accette, ma comportano un aumento del prezzo finale di circa il 2,5%.
Si mangia bene ovunque, ma i prezzi cambiano notevolmente dal locale in a quello semplice. In
farmacia trovate tutte le medicine che volete, i prezzi sono occidentali (chissà come fanno loro?!). L’inglese è diffusissimo, ma qualcuno spiccica anche qualche parola di italiano. Per rispetto delle usanze locali non indicate qualcuno, né toccate i bambini, soprattutto sulla testa. Non date loro mance se non per un servizio che avete ottenuto. Chiedere l’elemosina è umiliante a Bali e riceverla altrettanto. Chiedete sempre il permesso di fare le fotografie alle persone, con un sorriso avrete la concessione ed anche un sorriso in cambio.
Le valutazioni delle sistemazioni le ho fatte su Tripadvisor alle quali vi rimando per maggiori notizie.
Buona vacanza ed enjoy your dive!

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