San Benedetto, un cammino nel paese… delle Fatine

Diario semiserio di due pellegrini anacronistici

Eccomi qua, alla fine ho voluto scrivere qualcosa su questa belllissima esperienza, il cammino di San Benedetto.
Ha tutto inizio in un assolato sabato di luglio, quando in una bottega equo solidale guardando qua e la’ vengo attirato in particolare da un libricino, IL CAMMINO DI SAN BENEDETTO, e come si dice e’ amore a prima vista: subito vengo attratto da questo tipo di vacanza non inusuale per me a dire il vero ma ormai da troppo tempo lasciata da parte, niente di spirituale intendiamoci, solo una voglia di scoprire e conoscere una parte d’Italia a me sconosciuta in un modo diverso, splorare e conoscere persone attraverso un cammino.
Inizialmente l’idea e’ quella di farlo in bici, tento di convincere un amico ma niente da fare, se non che proprio in quei giorni mi scrive Flavio, un amico conosciuto in una maniera particolare tramite un forum di una radio, ci conosciamo ancora poco, ma da quel poco comunque sembriamo sulla stessa linea d’idee almeno per alcune cose, ecco tornando a noi Flavio mi propone di andare a fare il Cammino di Santiago a piedi, dopo un attimo di sorpresa gli rispondo che lo avevo gia fatto, ma che se proprio aveva voglia io avevo trovato quest’altro cammino che mi sembrava interessante.
Detto, fatto, mi sembra entusiasta pure lui, cosi’ parte l’operazione Cammino di San Benedetto, richiediamo quindi tramite il sito la credenziale per fare il cammino e esibire nei posti di accoglienza pellegrina. Subito veniamo contattati da Simone Frignani l’autore del libro e ideatore di tutto il cammino.
Il cammino vuole ripercorrere la storia di San Benedetto, dalla sua nascita a Norcia a Montecassino attraverso un pezzo di Umbria, per poi entrare nel Lazio, passando le province di Rieti Roma e Frosinone fino appunto a Montecassino: 310 km a piedi e 340 in bici divisi equamente in 16 tappe; quello che non sapevo era che in realta’ il cammino era appena stato creato, insomma eravamo tra i primi a provarlo, che emozione!

Itinerario
Finalmente ecco il giorno della partenza, non vedevo l’ora, lasciamo la macchina a Spoleto come consigliato da Simone, per poterla cosi’ riprendere facilmente al ritorno e con un pullmann ci portiamo a Norcia. Subito capiamo di essere entrati in un altro modo di vedere le cose, l’autista ogni tanto si ferma, scende e si mette a chiaccherare con i suoi colleghi che incontra, il tutto senza la benche’ minima protesta della gente che attende senza fare una piega. Benvenuti al centro sud, noi proveniendo dal profondo nord non siamo abituati a simili consuetudini di fare le cose con calma e non di corsa come ormai purtroppo da noi si fa, nessun problema, presto ci si abitua, non e’ poi cosi’ male anzi molto meglio fare le cose senza nessuno che ti corre dietro: un’altra vita.
Il benvenuto di inizio avventura ce lo da’ Simone, con il quale rimarremo telefonicamente in contatto per tutto il cammino, per segnalare variazioni o altro e accertarsi da parte sua che va’ tutto bene, ci avvisa che oltre a noi ci sono altre 4 persone che in quei giorni iniziano il cammino: Anna e Vittorio con i quali condivideremo gran parte del cammino e 2 ragazze di Firenze Maria Luce e Stella, che invece vediamo di sfuggita il giorno della partenza, decidono di fermarsi un altro giorno per vedere un’altra cosa consigliata, rimarrano sempre in contatto virtuale con noi, sapremo i loro spostamenti senza mai piu’ vederle, la leggenda delle sante pellegrine...
Siamo in bellissimo ostello ricavato in un vecchio convento, a Norcia tutto ricorda San Benedetto: salami, prosciutti, negozi di norcineria... ma perche’ bisogna partire da qua, dovrebbe essere l’arrivo trionfale… Ma non ci facciamo influenzare certo da queste piccolezze, infatti la sera ci piazziamo alla famosissima Sagra della trota fario, mica pizze e fichi!
Beh alla fine e’ arrivato il momento di partire, in fondo siamo venuti per questo, per camminare, ecco i primi segni si si sono loro, che emozione! L’inizio e’ soft, tranquille stradine in deliziosi paesini alternate a comodi sentieri per arrivare a Cascia, le uniche difficoltà in questi giorni sono date soprattutto dal caldo, un caldo soffocante a volte ma che lascia spazio a serate fresche e ventilate, il cammino e’iniziato!
A Cascia partecipiamo a una simpatica serata “Mangia con gli antichi romani”: in realta’ questa particolare serata e’ organizzata da un professore di archeologia che per autofinanziare degli scavi in zona (visto che prendeva ben poco dalle istituzioni) si e’ inventato coinvolgendo tutti i suoi studenti che partecipavano agli scavi, una serata a base di cibi della Roma antica presi proprio da ricette dei tempi, con tutti i ragazzi vestiti da romani che si cimentavano anche in un simpatico spettacolo, unendo cosi l’utile al dilettevole in modo da non fare pesare nulla ai ragazzi, di questi tempi si sa’ ci vuole molta fantasia per sopperire alla mancanza di fondi… decisamente una bella iniziativa da premiare.
Nei primi giorni saremo nelle zone di Santa Rita, attraverseremo appunto Cascia, Roccaporena citta’ natale della Santa dove ci sono pullman di devoti per vedere la casa il santuario la grotta e lo scoglio sacro, fino ad arrivare a Monteleone di Spoleto, cittadina a me sconosciuta ma che si e’ rivelata una piacevole sorpresa, decisamente incantevole. Devo dire come la gran parte dei paesini che incontreremo sul cammino, tutti molto carini e accoglienti, prevalentemente di impronta medioevale, in cima un colle con una rocca e dove immancabilmente il nostro posto dove dormire si trova sempre in cima, quasi l’ultima casa del paese ahime, del resto in un pellegrinaggio bisogna soffrire!
Qua invece la nostra collocazione e’ un bellissimo e accogliente agriturismo a 3 km dal paese in uno scenario incomparabilmente bello. L’agriturismo del colle, dove passeremo una piacevolissima serata insieme a Vittorio Anna e i gestori dell’agriturismo decisamente simpatici e molto ospitali, riusciamo pure a cimentarsi in cucina dove Flavio prepara per i commensali la bagna cauda, specialita’ torinese, tra la gioia e le ola delle persone presenti.
Le nostre giornate a differenza di quello che si potrebbe pensare, non iniziano di buon mattino, come si consiglierebbe per camminare con il fresco, noi siamo dei pellegrini anacronistici, molto meno che seri, così si parte non prima delle 9, in compenso si cerca di evitare le ore piu’ calde, facciamo delle soste strategiche dalla 1 alle 3 per mangiare, rilassarsi e cercando di sfruttare ogni piccolo angolo d’ombra facendo piccole soste. Poi a differenza di Anna e Vittorio molto piu’ organizzati che avevano gia’ prenotato tutti i posti da dormire, noi si chiama di giorno in giorno. E qui nasce la leggenda delle Fatine… tanti b&b e ostelli erano gestiti da donne, quando si prenotava e rispondeva una voce femminile gentile e carina la battezzavamo come fatina, e puntualmente si rivelavano proprio cosi’, delle fatine che ci accoglievano sempre molto gentilmente rendendo cosi’ un po’ meno faticoso il nostro cammino. Grazie fatine!
Altra tappa tranquilla, quella che ci porta nel lazio a Leonessa, solo il solito caldo torrido che si fa’ sentire sulla bella strada della miniera, 5 km tutti sotto il solleone senza un minimo d’ombra. Li mortacci…
Leonessa, quasi inutile dirlo, altro paese splendido che si riversa nella bellissima piazza centrale, altro paese e altra esperienza imperdibile, dormiamo presso i frati capuccini, sempre con Anna e Vittorio partecipiamo alle loro funzioni e mangiamo con loro, sono in pochi, in 6, tra cui anche un ragazzo giovane che era in noviziato, abituati a stare in mezzo alla gente, ci danno molto, molto accoglienti e alla mano, e’ stata decisamente una bella esperienza.
Da Leonessa parte la prima tappa un pochino impegnativa, diciamo di mezza montagna, si sale sulla strada del Terminillo e poi si prende un sentiero che sale gradatamente fino a scollinare, e’ quasi piu’ fastidiosa la discesa che ci portera’ a Poggio Bustone su un sentiero sassoso che sembra non finire mai con il paese sempre li che spariva e ricompariva come un miraggio. Poggio Bustone paese natale di Lucio Battisti e meta anche del pellegrinaggio di San Francesco, qui decidiamo di fare la prima sosta, vengono a trovarci degli amici da Roma, con loro passeremo il ferragosto e ci porteremo un po’ piu’ avanti saltando una tappa, visto che non abbiamo molti giorni se si vuole arrivare alla fine qualcosa bisogna pur tagliare e la tappa che arrivava a Rieti era una di quelle che si prestava, tutta su strade ad alto traffico e caldo torrido pure in citta’.
Cosi salutati Anna e Vittorio che reincontreremo piu avanti, passiamo ferragosto tranquilli visitando gia’ Castel di tora Paese sul Lago del Turano, messo nella lista dei piu’ borghi italiani piu’ belli che sara’ una meta di tappa piu avanti e torniamo quindi alla base di partenza, Roccasinibalda altro fantastico paesino e borgo medioevale dove ci aspettera’ una delle nostre fatine, fatina Alessandra che gestisce l’ostello del paese.
La tappa Roccasinibalda - Castel di Tora non presenta difficolta particolari, però ci presenta una sorpresa finale: meno male che il paese lo avevamo visitato gia’, perche’ l’agriturismo dove si dorme e’ fuori paese, dopo avere sbagliato strada (anche i migliori pellegrini possono sbagliare, figuriamoci noi) lo raggiungiamo, piu’ di un km su una strada che non sale gradatamente ma decisamente molto rapidamente, te possino... per scoprire che dobbiamo ridiscendere al paese per mangiare… siamo pellegrini ok, ma farcela penare così…
Da queste parti evidentemente non sanno cosa vuol dire salire gradatamente, le salite sono tutte dei muri tipo quelli delle Fiandre, il tratto che ci portera’ a Orvinio infatti parte subito in maniera brutale, tappa di montagna e’ probabilmente la tappa piu’ dura e forse complice anche le salite all’agriturismo pure la piu’ faticosa, ma bella, si aprono scenari suggestivi sul lago del Turano e anche la parte finale con il piano per arrivare e’ molto carino. Siamo decisamente stanchi alla meta ma fortunatamente arrivano anche buone notizie, si e’ liberato un posto da dormire in paese, altrimenti avremmo dovuto sfacchinare per altri 3 km: eureka! Graziosisimmo paesino Orvinio, in piena festa, sembra di essere a Natale dalle luminarie, ad aspettarci manco a dirlo c’e’ un’altra fatina, fatina Simonetta che gestisce l’accogliente b&b Il Sorriso dei Monti.
Ormai siamo a meta’ del cammino e alle spalle oltre ai km percorsi ci siamo lasciati pezzi di vita delle persone incontrate sul cammino ed esperienze indimenticabili che ci rimarranno a lungo, il cammino non e’ una vacanza qualsiasi ma una vacanza che arricchisce e lascia ricordi indelebili. Ripartiamo da Orvinio, altra tappa di montagna ma molto meno impegnativa della precedente, salita non molto difficile per lo scollinamento e poi tanta discesa in percorsi con viste magnifiche, zona oltretutto ricca di acqua, fonti con le acque piu’ buone della zona a Licenza e Mandela.
Mandela, altro magnifico paesino dove c’e’ un simpatico pub attorno al quale girano gran parte dei divertimenti locali, qua incontriamo altri 2 pellegrini che stavano facendo il percorso al contrario, Lutz e Marinella, che sapendo del nostro arrivo ci accolgono all’entrata del paese; passiamo con loro una piacevole serata scambiandoci le impressioni sul cammino finendo al pub dove tutto il paese si e’ riunito per una serata canterina, decisamente un paese sorprendente…
Da Mandela a Subiaco e’ la tappa piu’ lunga, 30 km se si dorme alla Santa Scolastica abbazia bendettina sopra SUBIACO dopo 3 km di salita, che dopo tutti quei km non sono proprio il massimo, così grazie al consiglio di Lutz riusciamo a trovare un posto da dormire in paese evitando appunto la salita finale: ma visto che i km dovevano essere 30 pensiamo bene di sbagliare strada subito fuori paese allungando la strada cosi’ per recuperare i km risparmiati, le cose o si fanno bene o niente.
Dopo una lunga giornata arriviamo a Subiaco ormai alle 7 di sera. Subiaco e’ una delle tappe clou del cammino cosi’ ci fermiamo un giorno a prendere un po’ fiato e visitarla, cittadina diversa dalle altre viste fino a ora, un po’ piu’ grandicella e con molto da visitare, qua veramente tutto ricorda San Benedetto, il monastero di Santa Scolastica il piu’ antico di quelli fondati da San Benedetto e il Sacro Speco, per cui giornata diversa dalle solite, passata a visitare la bella SUBIACO. La sera ci ritroviamo con Anna e Vittorio che nel frattempo avevano raggiunto anche loro Subiaco, e ceniamo con loro alla Santa Scolastica dove erano alloggiati. Altra cena con sorpresa, conosciamo un’altra persona in cammino, Eugenio un signore che scopro abitare vicino casa mia e che tramite un CAI locale ha avuto l’idea di fare il cammino di San Benedetto da Subiaco a Montecassino: infatti da qui in avanti il percorso diventa decisamente piu’ semplice da decifrare, come ci diceva Eugenio il CAI di Alatri ha provveduto a segnare tutto il percorso come i sentieri di montagna, con frequenti e ben visibili tracce, così il nostro libricino da dove prendevamo tutte le informazioni necessarie puo’ riposare un po’, beato lui!
Abbiamo ancora pochi giorni per terminare il percorso, io ahime devo rientrare per il lavoro, cerchiamo di studiare il modo per riuscire ad arrivare a Montecassino, ma i collegamenti con i mezzi non sono proprio il massimo da queste parti così decidiamo che i giorni rimanenti li dedicheremo per arrivare fino a Casamari, 3 tappe prima, peccato. Sara’ l’occasione per tornare in questi meravigliosi posti.
Riposati nel fisico e ritemprati ripartiamo per la volta di Trevi nel Lazio, percorso tranquillo e carino lungo le sponde dell’Aniene: l’inizio e’ su una lunga e comoda strada che appunto costeggia le rive dell’Aniene con incredibili scorci e continue possibilita’ di rigenerarsi con piccoli bagni, ecco si’ piccoli perche’ l’acqua e’ decisamente fredda per non dire altro. Entriamo nella provincia di Frosinone dove ci sono le cascate di Trevi, carine e affascinanti se non fosse che si vede la mano dell’uomo nello sporcare e lordare quanto di bello la natura ci propone sigh. Trevi nel Lazio che non riusciremo a visitare, avremo solo l’eco dei festeggiamenti dal nostro alloggio, un po’ fuori dal paese, da sconsigliarci la visita serale, un alloggio grande e accogliente nella pace piu’ assoluta con vista sul paese, così grande da sembrare esagerato come grandezza per la zona in cui ci troviamo.
Da Trevi il sentiero e’ una vecchia strada romana che passa per una cappelletta e un clamoroso arco, l’arco di Trevi, fino a salire al passo, qua la novità è che si incontrano diversi camminatori, una sorpresa per noi abituati a non incontrare quasi nessuno sui sentieri del cammino. Da qua in avanti fino ad arrivare a Collepardo sara’ quasi tutta discesa su una strada di montagna ma quasi senza traffico, passando per Guercino dove ci fermiamo a mangiare e salendo un pochino per Vico nel Lazio: un paese che dire particolare e’ poco, sembra perdersi nel tempo con tanti vicoletti che si incrociano con le strade principali come quasi un labirinto e dove si respira quasi l’aria di tempi passati.
Eccoci a Collepardo, paese in posizione panoramica, paese come gli altri di chiara impronta medioevale ma dove la natura sicuramente la fa’ da padrone, zona di particolari fenomeni carsici con grotte e angoli decisamente caratteristici e dove ci apetta l’ennesima fatina, fatina Sara che ci accoglie nel bellissimo b&b La Flora e il Fauno, di nuova apertura, decisamente sorprendente.
Il tempo stringe e ormai siamo all’ultima tappa che ci portera’ fino all’Abbazia di Casamari, lasciando a malincuore questi meravigliosi posti con l’idea di tornarci a terminare il cammino. Lungo il tragitto ci sono numerosi posti di interesse da poter visitare: la Certosa di Trisulti, la Madonna delle Cese, costruita dentro una grotta e altri con piccole deviazioni.
La mattina inizia come al solito non proprio a un orario di quelli proibitivi ,la solita spesa, la solita calma per servirci e ci incamminiamo per la Certosa; al bivio, sorpresa delle sorprese, reincontriamo Eugenio anche lui in direzione Certosa, prendiamo insieme a lui il sentiero che ci portera’ li’ e visto che non aveva ancora un posto dove dormire a Collepardo gli consigliamo il nostro e lo facciamo prenotare direttamente da Sara che lavora li’ nel ristorante dell’abbazia.
Si e’ fatto tardi e cosi’ e’arrivato il momento dei saluti; Eugenio tornera’ a Collepardo e Sara e’ al lavoro, cosi’ non ci tocca che la visita della Certosa, imperdibile, l’unica che riusciamo a fare in questa giornata visto che ci attende un bel cammino prima di arrivare alla meta. Stavolta i calcoli sono sbagliati e ci tocca camminare proprio sotto il solleone nel momento piu’ caldo, da queste parti sono mesi che non piove e in alcuni paesi ce’ il razionamento d’acqua, la meta comunque rimane un bar a circa 8 km dove poter rilassarsi a mangiare qualcosa, cosi vamos e niente lamentele. Ma quella che sembrava la solita giornata senza nubi dopo la sosta invece si trasforma in un cielo pieno di nuvoloni minacciosi di pioggia… noooo vuoi vedere che dopo 13 giorni senza avere preso una goccia (l’unico temporale lo avevamo trovato quando eravamo fermi a mangiare al riparo) prendiamo l’acqua proprio alla fine? naaaa, la nostra buona stella non ci tradisce cosi tra nuvole e vento, manco una goccia, ha fatto i disastri da un’altra parte non poteva colpire così dei poveri pellegrini.
Ultimi km di cammino, l’avventura e’ quasi finita, giusto il tempo di conoscere Michele che incrociandoci in bici si ferma a congratularsi e ci accompagna fino all’abbazia, il bello del cammino fino alla fine, incontri belli e inaspettati che riempiono il cuore di gioia.
Dormiamo e ceniamo all’abbazia, bella esperienza anche questa, cena particolare in un silenzio quasi irreale, non ci si era abituati, bisogna provare un po’ tutto. E’ l’ultima notte del cammino, sono passati tanti giorni dall’inizio ma sembrano ancora di piu’ quando le giornate sono cosi’ piene di emozioni, di esperienze.
E’ il mattino del ritorno e siamo qua come all’andata ad aspettare un pullman, il pullman che ci portera’ a Frosinone per poi proseguire a Roma e Spoleto dove abbiamo la macchina, e come all’andata i collegamenti si rivelano un po’ anacronistici: il pullman deve passare alle 8,40, noi mai stati cosi puntuali, passano 1 - 2 pullman per Roma ma del nostro manco l’ombra, chiediamo all’edicola, passano sempre dice… mah, all’alba delle 10 senza sapere ne leggere ne scrivere prendiamo il primo che passa, va a Roma direttamente, meglio cosi’, ma acciderbolina...
A Spoleto chiudiamo in bellezza andando a visitare anche questa graziosa cittadina con un bel duomo: e’ proprio l’ora di rientrare, quanti pensieri, quanti ricordi, mi rimarranno sempre dentro. Riguardando le foto e incontrando le persone che hanno diviso con me questa splendida esperienza ricordero’ con felicita’ quei bellissimi momenti, augurandomi di poter rivivere questa bellissima esperienza.
Che tu sia un pellegrino o un semplice camminatore il cammino e' un'esperienza unica e indimenticabile: scoprire i luoghi al lento incedere dei nostri passi. Incontrare, conoscere persone, ascoltare i loro racconti, le loro storie, storie di vita che si incrociano sul nostro cammino arricchisce il nostro spirito e il nostro animo in un mondo che va di fretta con i suoi mille problemi, perdersi nel tempo e ritrovare la semplicita' e genuinita' della vita di una volta ha un valore inestimabile.
Buona vita!
Massimo

Tutte le foto qui: https://picasaweb.google.com/103109971678474975530/SBenedetto

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