In terra marsicana, la festa delle Cottore

si rinnova a Collelongo la devozione per Sant'Antonio

Oh che bella devezzióne
tè Chellonghe a Sant'Antone!
Quanta festa, quante spese
fa a ji Sante 'ste paese! …

A Collelongo, in provincia de L’Aquila, nella Marsica, si festeggia da tempo immemorabile Sant’Antonio abate, la cui devozione è molto sentita soprattutto nelle campagne abruzzesi.
Il 16 ed il 17 gennaio, accompagnata dal risuonare della “canzone di sant’Antonio” che echeggia per ogni dove in paese accompagnata dalle fisarmoniche, si svolge la festa delle Cottore.
Cosa sono le Cottore?
Le cottore sono grandi caldaie ramate che, per tradizione, venivano allestite in paese e nei territori circostanti per cuocere granoturco da distribuirsi in maniera gratuita ai più poveri, onorando in questa maniera S. Antonio e manifestando così la propria devozione e fede.
La sera della vigilia è quindi dedicata, in paese, alla preparazione delle Cottore: si aprono le case ed in ogni focolare viene allestita una Cottora, nella quale vengono preparati i cicerocchi, a base appunto di granturco cotto.
La casa viene addobbata a festa, attorno alla cottora vengono adagiate arance e spighe a simboleggiare opulenza e messaggi augurali: non manca la musica, del buon vino, pane, cibo e dolci della tradizione; tutti possono passare in visita alle Cottore, ed a ciascuno viene offerto tutto quanto preparato.
Anche il Parroco del paese, accompagnato da una processione di devoti, passa di casa in casa per quella che è la sentitissima cerimonia della benedizione delle Cottore.
La processione parte solitamente dalla Chiesa di santa Maria Nuova, ove si trova, nella navata destra, la statua si S. Antonio, che durante tutto il periodo viene adornata con arance, deposte in guisa di decorazioni intorno ed ai piedi della statua.
Nel frattempo la campagna si illumina per le cataste di legna, i caratteristici falò, che vengono accesi per onorare Sant’Antonio.
Anche le due piazze principali di Collelongo vengono illuminate a vista dall’ardere dei “torcioni”, di fatto delle enormi torce costituite da un tronco di quercia cavo che viene riempito con del legname secco, per avere la possibilità di ardere meglio e più a lungo.
La tradizione vuole che anticamente ogni contadino sacrificasse agnelli o capi di bestiame per ingraziarsi la protezione del Santo, che teneva lontani in questa maniera i disastri naturali, le razzie dei lupi, le malattie del bestiame ma soprattutto gli incendi (qui sta la simbologia dei torcioni) dalle case di coloro che avevano ottemperato al tradizionale sacrificio.
Verso l’alba del giorno 17 si iniziano a distribuire i cicerocchi, che hanno sobbollito durante la notte nelle Cottore.
Da ogni casa aperta, verso le sei del mattino, esce una ragazza “rescagnata”, vestita cioè nel costume della tradizione antica; ognuna di esse porta sulla testa una “conca”, un capace vaso di terracotta adornato ed abbellito con sfarzose decorazioni: i costumi e le conche migliori vengono premiati, ed alla fine della sfilata tutte le conche vengono deposte alla base della statua del Santo.
E’ tradizione che, al termine della sfilata delle Conche, venga celebrata la Santa Messa, partecipata dall’intera comunità di Collelongo e dei paesi limitrofi.
Il pomeriggio è poi dedicato alla tradizionale benedizione degli animali; la festa continua fino a sera, quando sfuma tra giochi popolari e le ultime canzoni.

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