Una scappata alle Porte d’Oriente

Sempre più vicina grazie ai voli low-cost, Istanbul è un’ottima idea per un fine settimana

Il 31 marzo 2011 sono “scappata” da casa insieme ad una carissima amica per un week end lungo ad Istanbul, deliziosa città che avevo già visitato la bellezza di 22 anni fa!
Il volo, per me che risiedo a Verona, è davvero comodo: un’ora e mezzo per arrivare a Monaco, mezz’ora per prendere la coincidenza e poi un paio d’ore per arrivare all’aeroporto Ataturk di Istanbul.
Avevamo scelto un albergo a 4 stelle posizionato a 5 minuti di strada dai più bei monumenti della città, che però si è rivelato un po’ al di sotto delle aspettative, sia per quanto riguarda la camera, sia, soprattutto, per la colazione, piuttosto squallida e carente di offerta.Il pomeriggio del giovedì è stato dedicato alla visita della Moschea Blu, uno spettacolare complesso architettonico risalente al XVII secolo che può vantare, unica al mondo, ben sei minareti.
L’unica moschea che ne ha 7 è infatti quella della Ka’aba alla Mecca.
Il nome è del tutto giustificato dal colore azzurro-verde delle maioliche di Iznik che ricoprono quasi tutto l’interno della moschea e dall’illuminazione notturna, veramente magica che la riveste di un alone blu dorato.
Anche l’interno della moschea è molto suggestivo: molto ampia, con il pavimento ricoperto di tappeti che attutiscono i rumori ed un illuminazione fatta ad ampie ruote circoncentriche con lumini che le conferiscono una dolcezza ed un’atmosfera veramente particolare.
Siamo poi passate ad Hagia Sofia, un tempo moschea e adesso museo. Fu terminata verso la metà del 500 ed è tutta un tripudio di mosaici, marmo, stucchi e porfido, con illuminazione mirata a far risaltare non solo gli immensi medaglioni neri con le sure del Corano appesi alle pareti, ma anche tutta la parte superiore della moschea stessa, un capolavoro di marmo lavorato in maniera tale da sembrare un ricco merletto, quasi una trina preziosa.
L’ultima tappa della giornata è stata per la Cisterna Basilica, un magico sotterraneo, che nell’antichità era completamente riempito d’acqua, che si snoda attraverso lunghe passerelle fiancheggiate da colonne illuminate da una luce rosso dorata, costruita ai tempi dell’Imperatore Giustiniano I nel 6° sec.d.C.
La serata si è conclusa in un ristorantino turco dove abbiamo pasteggiato a base di antipasti vari (salse, salsine e varie altre leccornie), accompagnate dalla pita(una focaccia piatta lievitata che viene servita calda), kebab al pistacchio e dolci a base di mandorle e miele sui quali evito di fare commenti, ma che rimpiango molto.
La mattina dopo è stata dedicata allo shopping selvaggio, ovvero al Gran Bazar!
Sulla via, però, abbiamo trovato modo di visitare un complesso funebre non molto grande con, all’interno, le tombe di alcuni sultani. Ogni tomba era posata su un catafalco e ricoperta di un drappo verde e oro con un fez rosso sulla sommità. Tutte le tombe o meglio i catafalchi, erano di molto sollevati da terra e di grosse proporzioni e davano una strana impressione di pace e solennità.
Sia l’interno del cimitero, sia l’esterno erano pieni di gatti che, passando da un rosone di marmo all’altro per farsi accarezzare, conferivano al tutto un’atmosfera di tranquillità e giocosità.
Al Gran Bazar abbiamo passato almeno 4 o 5 ore, tra le più piacevoli della mia vita, in un tripudio di colori e odori, bottege e bottegucce, stanzini ripieni di tessuti, gioielli, ceramiche, dolci e oggettistica varia, attirate e richiamate da venditori simpatici e sornioni che ci hanno riempito di attenzioni e di thè, con trattative a volte esilaranti, spese pazze e totale perdita della cognizione del tempo.
Alla fine, stremate da tanto spendere, dopo una rifocillata a base di specialità del posto, vergognandoci per il nostro consumismo, siamo andate a visitare la Moschea di Suleyman il Magnifico, ennesimo esempio di architettura ottomana scintillante di luce soffusa e mosaici. Purtroppo, le tombe del sultano e della sua leggendaria sposa, Roxelana, erano inagibili causa restauro.
Per cena, causa la stanchezza, ci siamo fermate in un localino quasi di fronte al nostro albergo, dove, comunque, abbiamo mangiato ottimamente.
Il sabato, sotto una pioggia torrenziale, è stato dedicato al Topkapi, splendido palazzo del sultano. Un tripudio di mosaici raffinati e splendidi decori, nonché di preziosi manufatti; caffettani antichi, pugnali letteralmente ricoperti di diamanti e smeraldi, oggettistica varia in oro e madreperla, il terzo diamante più grande del mondo, alcune teche in oro che custodiscono peli della barba di Maometto e portantine e troni scintillanti di pietre preziose. Una vera caverna di Ali Babà, un luogo dove è facile perdersi in voli dell’immaginazione…
Anche l’harem, all’interno del Topkapi, è molto ben conservato ed è molto facile immaginare la vita delle 500 odalische che vi passavano la giornata, sorvegliate dagli eunuchi neri e dalla terribile ed intrigante “suocera” la Validè, la donna più potente dell’harem.
Purtroppo la visita si limitava ai salottini, ai padiglioni, ai cortili e alle sale di rappresentanza, mentre i 2 piani (mansardati) delle camere da letto erano chiuse al pubblico; ma, come ho già detto, sono dotata di un immaginazione no limits per cui ho ricamato di fantasia, forte anche della lettura di molti libri sull’argomento.
La giornata si è conclusa con un giretto al Bazar delle spezie. Una vera fantasmagoria di profumi, odori e colori di tutte le spezie, i the e i dolci che l’immaginazione può suggerire.
Alla sera, siamo andate a vedere lo spettacolo dei Dervisci Rotanti ma ne sono rimasta un po’ delusa; ne avevo un ricordo favoloso da un viaggio precedente, per cui, forse, le aspettative erano molto alte.
Dopo lo spettacolo, ci siamo concesse una cena da “nababbe” in un ristorantino dove abbiamo cenato sdraiate sui cuscini (non il massimo per il mio mal di schiena), con un simpaticissimo cameriere che ci ha allietato e animato la cena in mille modi.
La mattina dopo, siamo riuscite ad andare a vedere la Torre di Galata, senza dimenticare gli ultimi acquisti (gioielli lavorati all’uncinetto ed altro) nelle bottegucce che si sparpagliano nella salita verso la Torre, oltre a confezioni varie di dolci in una superba pasticceria vicina all’albergo.
Il ritorno, triste e malinconico, come tutti i miei ritorni da un viaggio, è andato perfettamente, anzi, invece di metterci 2 ore e mezzo a coprire la tratta Istanbul - Vienna, il volo è durato solo 2 ore.
Consiglio a tutti un viaggio ad Istanbul; la città è molto bella e offre un’infinita varietà di monumenti di tutti i tipi, il volo per arrivarci è rapido per cui non particolarmente stancante.
L’offerta di alberghi e ristoranti è notevole e per tutte le tasche e io e la mia amica abbiamo girato in lungo e in largo anche di sera senza mai alcun tipo di problema di sicurezza o quant’altro e il servizio autobus è ottimo.
Se qualcuno volesse consigli più dettagliati o informazioni più precise sarò felice di darne.

Un commento in “Una scappata alle Porte d’Oriente
  1. Avatar commento
    Drilla
    13/05/2011 18:18

    Bellissimo condivido, approvo e all'autrice del diario "bravissima"

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