L'Orissa, l'"India più India"

Un intenso viaggio-scoperta fra etnie e riti purtroppo destinati ad essere fagocitati dalla “civiltà”

Premessa: personalmente mi sento un pochino a disagio a fare un viaggio del tipo "etnico" dove si entra nei villaggi appositamente per 'osservare' le persone diverse. Mi sembra un'intrusione maggiore rispetto alla visita di altre zone indiane, il Rajasthan per esempio, in cui s'incontrano persone e situazioni con particolari curiosi o scioccanti lungo la strada.
Inoltre la fascia tribale dell'Orissa e di Chhattisgarh è un'India più India degli altri luoghi normalmente visitati, e anche se vivo in questo Paese da quasi vent'anni mi rattristo nel vedere persone che vivono in condizioni così miserabili e, soprattutto, nel constatare che nessuno si adopera perche' qualcosa possa cambiare.
Tantissimi di loro sono malati, soprattutto tra i bambini. A volte non hanno nulla da mangiare, così in alcuni casi si nutrono dei noccioli di mango che sono velenosi, e ogni anno si sente di qualche morte per inedia o per avvelenamento.
Si notano anche tanti abusi da parte di persone appartenenti alle classi appena appena fuori dalla struttura tribale che prendono vantaggio del fatto di sapersi destreggiare un tantino meglio degli sfortunati appartenenti alle etnie.

Comunque il viaggio è stato una bella esperienza. Da Raipur, la capitale dello stato di Chhattisgarh, siamo andati al palazzo di Kanker - dove gli ex-reali, in questo caso giovani e simpatici, hanno adibito il loro "palazzo" (per la verità piccolino e piuttosto semplice, tenuto un po' così così) a hotel per turisti. Loro, i padroni, hanno tutti i diritti sui loro 'sudditi', e questo ci ha permesso di visitare un villaggio nel loro territorio dell'etnia 'Muria dal corno di cervo', molto autentico, e di assistere ad uno spettacolo di danze, con la possibilità di vederne anche tutti i preparativi.
In seguito abbiamo visitato un mercato dove si stava svolgendo un combattimento di galletti, e un altro villaggio dei "Maria dal corno di buffalo". Era interessante vedere le etnie nei propri villaggi. Rispetto all'Orissa sono molto colorati, come si potrà notare dalle foto.

Da Chhattisgarh siamo passati in Orissa. Ogni giorno un mercato diverso, un altra etnia, un altro villaggio.
Il paesaggio nella zona tribale è molto affascinante, foreste con alberi enormi, risaie, colline. Avrete visto qualche foto dei Bonda e delle altre etnie; a distanza di poche decine di chilometri si trovano etnie completamente differenti fra di loro. Per questo il viaggio in Orissa è molto ricco: rispetto alle poche altre zone indiane dove vi sono rimaste etnie da visitare, qui se ne trovano davvero una grande varietà. E non so per quanti anni ancora resisteranno: i Dongria Kondh per esempio stanno per scomparire perché una ditta inglese, la "Vedanta Cie", ha comperato le colline ricche di bauxite dove vivono, da sfruttare per una fabbrica di alluminio. Distruggeranno la foresta, togliendo all'etnia il suo habitat e obbligandolili a cambiare stile di vita.
La popolazione delle etnie vive interamente alla giornata: ogni mattina portano un casco di banane, un pacco di foglie di sal, oppure qualche litro d'alcool di mahua ad un mercato; vendono la loro merce, molte volte prima di arrivare al mercato, ai mediatori fuori-casta che li stanno aspettando lungo la strada; quasi gli strappano via le loro poche cose. In cambio gli danno qualche soldino che finisce per essere speso prima di tornare a casa per l'acquisto di alcool! Dopo mezzogiorno sono tutti ubriachi. Uomini, donne, e bambini, danno l'alcool anche ai bambini. Non sanno leggere, non sanno scrivere, non sanno nemmeno quando sono nati né quanti anni hanno i propri figli.
Sono per la maggior parte animisti. Abbiamo assistito ad un rito di passaggio alla puberta' di una bambina, con un sacrificio animale eseguito da uno sciamano che entrava in trance.
Via via che ci si avvicina alla strada, si nota di più l'influenza della 'civiltà'; qui molti villaggi sono stati convertiti, principalmente al cristianesimo. Abbiamo assistito alla festa di San Giuseppe in un villaggio Desia Kondh, con tanto di sacerdote arrivato per celebrare.

Dopo la zona tribale si raggiunge l'aria più 'civile' dell'Orissa. Usciti fuori dalla foresta, la vita cambia drasticamente: villaggi e coltivazioni di riso, pescatori, artigiani; un livello di vita simile ad altre zone indiane.

Una chicca del viaggio e' stata la festa al tempio di Taratarini, una delle manifestazioni della dea Parvati. La festa è una ricorrenza annuale: ogni martedi' tra il 14 marzo e il 14 aprile i devoti di Taratarini si recano al tempio in cima alla collina per chiedere la benedizione alla dea. Come spesso accade in India, vi arrivano coppie che desiderano un figlio, e quando il figlio o la figlia compie il primo anno di vita la famigliola viene al tempio, e al piccolo o la piccola vengono tagliati i capelli, che vengono offerti alla dea come ringraziamento.
C'era aria di festa, allegria. Una fiumana di gente saliva in cima alla collina, sotto il sole cocente. Arrivati sopra una coda "a serpente" di circa mezz'ora era l'ultimo ostacolo da superare prima di ricevere il "darshan" della dea. C'erano squadre di "soccorso" che spruzzavano acqua sulla gente da un annaffiatoio per rinfrescarli durante l'attesa...
Dopo il darshan la discesa in un pianoro dove ogni familiglia si preparava il pasto "sacrificale"; con un capretto portato vivo da casa, macellato sul posto. Una volta si faceva il sacrificio animale rituale, ma ora che il rito è vietato la gente ricorre a questo espediente per mantenere viva la tradizione.

L'ultima tappa del viaggio erano le cittadine ricche di cultura: i meravigliosi templi a Bhubaneshwar e a Konarak, e Puri, affascinante luogo di pellegrinaggio indù. Un viaggio senz'altro molto interessante, nonostante i lunghi trasferimenti, le alzatacce e le strade brutte...

Kristin Blancke
Foto di Kristin Blancke e Marina Troilo

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