Le colonne della Capitale

Non un semplice elemento architettonico ma vero e proprio simbolo dell’Urbe

Le colonne onorarie o votive sono assimilabili alla tematica degli obelischi, di cui costituiscono il corrispettivo del mondo greco-romano. Sono elementi astratti dalla struttura architettonica spesso ingigantita : anch'esse uniscono alla funzione celebrativa quella di richiami visivi, anche perentori, nel panorama urbano. Indubbiamente le più famose tra le colonne presenti a Roma sono le cosiddette "Colonne Coclidi". Si tratta di esempi massimi, universalmente noti per le dimensioni e la qualità della decorazione scultorea: le colonne coclidi (cioè con fregio ad andamento spiraliforme attorno al fusto) sono dedicate rispettivamente a Traiano (113 d.C.) ed a Marco Aurelio (180-193 d.C.). Queste colonne, sopravvissute quasi intatte a due millenni di vicende e cataclismi, oggi sono purtroppo seriamente minacciate dallo smog: hanno costituito un modello imitato, nei tempi moderni, in tutta Europa. Ne esiste un terzo esempio, di minori dimensioni e con fusto liscio di granito, eretto nel campo Marzio (161 d.C.) in onore di Antonino Pio; di tale colonna, estratta nel 1705 e poi distrutta per restaurare obelischi, resta la magnifica base scolpita conservata nei Musei Vaticani. La Colonna di Traiano è alta m. 29.76 (con il basamento raggiunge i m. 39.87) ed è composta da 25 blocchi di marmo aventi ciascuno il diametro di m. 3.50. La sua superficie esterna è interamente ricoperta da un fregio a bassorilievo alto circa 1 m. ed originariamente arricchito dalla policromia. Qui sono rappresentati alcuni episodi delle guerre daciche (101-103 e 107-108): la rappresentazione delle scene risulta essere sia minuta ed accurata (le figure sono circa 2500), sia di altissima qualità artistica. Quest'opera è dovuta ad un ignoto autore, convenzionalmente chiamato "Maestro delle Imprese di Traiano". Una scala a chiocciola , che è stata ricavata all'interno del fusto, sale dal basamento decorato con trofei di armi barbariche fino alla piattaforma, dove dal 1587, in sostituzione della statua dell'imperatore, venne collocata quella di S. Pietro. Sopra la porta d'ingresso è stata posta un'iscrizione per ricordare che la colonna è stata eretta a testimoniare l'altezza del monte prima degli sbancamenti per l'apertura del foro e dei vicini omonimi mercati. Questo monumento è la testimonianza più rilevante della grandiosità e del livello artistico raggiunti in quell'epoca. La Colonna di Marco Aurelio celebra le vittorie dell'imperatore nelle guerre contro i Marcomanni, i Quadi ed i Sarmati. Le scene del rilievo continuo rappresentano in basso la campagna germanica del 172-173, mentre in alto viene raffigurata quella sarmatica del 174-175. Le due raffigurazioni sono separate da una Vittoria e presentano uno stile meno raffinato e tuttavia più espressivo rispetto a quello della Colonna di Traiano, a cui ad ogni modo si ispirano. Costruita tutta in marmo lunense , con fusto alto m. 29.60 e con diametro di m. 3.70, in origine la colonna era poggiata su di un basamento di m. 10.50, i cui quattro lati erano decorati con fregi e festoni sorretti da Vittorie e da una scena di sottomissione dei Barbari. Al suo interno, composto da 28 rocchi, una scala a chiocciola illuminata da feritoie sale alla sommità, dove era in origine posta la statua dell'imperatore, andata persa nel medioevo e sostituita con quella di S. Paolo. L'uso delle colonne onorarie proseguì per tutto l'Impero:gli alti basamenti di sette di esse (con due fusti ricollocati), erette all'inizio del IV secolo a personaggi sconosciuti, sono tuttora allineati nel Foro Romano davanti alla Basilica Iulia. Accanto a quest'ultima svetta, integra, la colonna dedicata da Smaragdo - esarca d'Italia - all'imperatore bizantino Foca (608 d.C.), che aveva donato alla Chiesa il Pantheon. La colonna, proveniente da un edificio forse del III sec. d.C., era sormontata un tempo dalla statua bronzea dell'imperatore e viene ricordata come l'ultimo monumento onorario eretto in questa area archeologica. Sisto V, tra il 1587 ed il 1588, oltre a recuperare alla città e a "cristianizzare" quattro obelischi, intervenne con analogo fervore sulle colonne coclidi, che riconsacrò con le nuove statue alla sommità,dedicate come abbiamo già detto a S. Pietro (Colonna di Traiano) ed a S. Paolo (Colonna di Marco Aurelio). Paolo V (1614) seguì l'esempio del predecessore trasportando davanti a S. Maria Maggiore la maestosa colonna corinzia, unica superstite di quelle della basilica di Massenzio; la colonna venne dedicata alla Vergine ed è la più vistosa testimonianza di una devota consuetudine, diffusa ovunque fino a questo secolo, che ha posto colonne crocifere davanti alle chiese, soprattutto quelle dell'ordine francescano (S. Francesco a Ripa, S. Pietro in Montorio, S. Sebastiano, Ss. Nereo e Achilleo, S. Cesareo de Appia, S. Pancrazio, S. Francesco di Paola). La colonna eretta davanti S. Antonio Abate sull'Esquilino nel 1595 e che oggi si trova in un cortile di S. Maria Maggiore, è singolare perché oltre a commemorare l'abiura di Enrico IV di Francia, presenta il fusto a forma di cannone. Pio IX, l'ultimo papa-re, non volle essere da meno dei predecessori ed essendo rimasto a corto di obelischi, innalzò colonne a memoria di monumenti significativi del suo lungo pontificato. Tra queste va sicuramente menzionata la "proclamazione del dogma dell'Immacolata" posta in Piazza di Spagna; si tratta di una colonna rinvenuta nel 1777 nel monastero di S. Maria della Concezione in Campo Marzio e qui innalzata da Luigi Poletti nel 1856. E' di cipollino venato, sorregge la statua bronzea della Vergine (di Giuseppe Obici) e poggia su un basamento ottagonale ornato dalle statue dei profeti (Mosé, Isaia, Ezechiele e David); sulle facce dello stesso vi sono quattro bassorilievi di Pietro Galli. Ancor più modeste sono state le realizzazioni di Roma capitale, naturalmente laiche e dedicate all'unità nazionale: ne troviamo davanti alla "breccia" di Porta Pia; sul Vittoriano ed infine a Villa Glori, eretta in ricordo del sacrificio dei fratelli Cairoli, realizzazione che ha inaugurato la serie di consimili monumenti ai caduti sparsi nei vari quartieri. Il più recente contributo alla tradizione si avvale ancora di un fusto antico, non rifinito, collocato in Via Parigi, per celebrare il gemellaggio tra la capitale italiana e quella francese (1959).

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