Il Laos, sempre più apprezzato dai nostri viaggiatori

Il fascino senza tempo del sud-est asiatico che rimane nel cuore

Si parte! Domenica 22 luglio con volo Singapore Airlines delle 13.30 da Milano MXP. Si sta veramente comodissimi, con hostess e steward che passano continuamente con cibo e bevande; unica pecca, partendo di giorno non riesco a chiudere occhio e così all’arrivo a Singapore, dopo un tentativo fallito di partecipare al tour gratuito della città perché risulta essere già pieno, mi addormento tutta storta su una poltrona che massaggia polpacci e piedi ma che non avendo lo schienale mi obbliga ad appoggiare la testa su un muretto, ma sono talmente stanca che non riesco a contrastare i cedimenti che mi assalgono. Dopo uno scalo di circa 6 ore si riparte, destinazione Bangkok.Arriviamo a Bangkok alle 14.30 e non usciamo nemmeno dall’aeroporto visto che ho già prenotato un volo per Ubon Ratchathani alle 18.50, un pò mi sono ripresa e il tempo passa abbastanza velocemente gironzolando fra i vari negozi. Imbarcati sul volo Airasia, finalmente arriviamo ad Ubon dove ho prenotato via mail un hotel che era recensito molto bene e dal prezzo contenuto (500 bath). La stanza è carina e pulita, ma il primo pensiero posati i bagagli, è di uscire all’istante per cercare un ristorante indiano (adoro la cucina indiana…) che avevo letto sulla guida.
Chiediamo info alla receptionist ma lei non lo conosce, le mostro l’indirizzo e ci dice che è molto distante a piedi e ci chiama un taxi che arriva in nemmeno 5 minuti. Diciamo al tassista la via e arrivati lì, inizia a percorrerla avanti e indietro innumerevoli volte finche si ferma davanti ad un ristorante vietnamita, no no! diciamo: indian, no Vietnam… riparte alla ricerca, deviando per svariate viuzze laterali e, dopo circa 20 minuti di vagabondaggio, perse ormai ogni speranza di mangiare indiano, gli diciamo di lasciar perdere e lo facciamo fermare davanti all’unico ristorante che è rimasto aperto e dove mangerò la peggior fruit salad di tutti i tempi!
Usciti dal ristorante, il monsone decide di darci il benvenuto, anche se non ce n’era bisogno…
Siamo davvero lontani dall’hotel e non passa nessuno, fortunatamente i ristoratori ci chiamano un taxi e giunti a destinazione chiediamo subito alla tipa dell’hotel se conosce gli orari del bus per il giorno dopo che porta a Pakse, ci dice che parte alle 8.30… uhm, avevo letto sulla lonely che l’autobus internazionale partiva alle 9.30 ma vabbè, saranno cambiati gli orari, quindi dobbiamo arrivare almeno 1 ora prima, doccia e poi subito nanna che domani ci si sveglia alle 6.30.
Arriviamo in stazione e scopro che quello che parte alle 8,30 è un minivan che ci lascerebbe al confine, lascio perdere e mi metto in fila per prendere il bus internazionale che parte esattamente alle 9.30 come avevo letto sulla guida. L’autobus è confortevole e dopo circa 2 orette si ferma al confine e ci lascia mezz’ora per sbrigare tutte le formalità doganali. Dobbiamo uscire dalla Thailandia e entrare in Laos, compiliamo il solito foglio di immigrazione e lo consegniamo con passaporto e soldi per il visto (35$ dollari) e ritiriamo il tutto in uno sportello attiguo, dove ci chiedono altri 20 bath, non si capisce perché o per cosa, ma il tutto avviene così rapidamente che non ho voglia di saperlo! Il bus riparte e in circa un ‘ora siamo a Pakse.
Non ho prenotato nulla ma non avendo molta voglia di girare prendiamo il primo tuk tuk fornendogli l’indirizzo di un hotel di cui avevo letto le recensioni, il Sang Arun Hotel; chiediamo come al solito di vedere la stanza, che si rivela essere molto molto bella e che vale sicuramente i 26 dollari richiesti che includono anche la colazione; doccia veloce e si esce per cambiare i soldi in banca e per cercare un’agenzia per prenotare l’escursione che vorrei fare l’indomani al Bolaven Plateau.
Dopo pochi istanti arriva il monsone del benvenuto in Laos, troviamo riparo sotto una tettoia; la pioggia è molto forte, intensa, ma fortunatamente non dura mai molto tempo… non appena diminuisce corriamo in banca dove siamo accolti da una squisita ragazzina che si mette a nostra disposizione, usciamo e si rimette a diluviare, altro sosta e poi troviamo un’agenzia dove prenoto un’interessante escursione a 150.000 kip che comprende la visita alle cascate, alle piantagioni di thè e caffè e ad alcuni villaggi, dopodiché tappa in una Spa dove ci facciamo fare un lao massage di un’ora per l’irrisoria cifra di 30.000 kip: veramente io volevo fare solo quello piedi e gambe ma ci siamo capiti male, così subisco la tortura di un body massage che mi fa scoprire punti che nemmeno sospettavo di avere e che mi fanno malissimo e dove la mia povera schiena soffre non molto in silenzio! Non vedo l’ora che finisca e trovo pace solamente quando finalmente mi massaggia i piedi. Rientriamo in hotel, doccia e finalmente si va a un ristorante indiano (ne avevo già adocchiati un paio sulla strada) dove mi abbuffo a dismisura, passeggiatina digestiva e poi su in hotel, filmettino sul pc e nanna.
Sveglia alle 6.30 (ancora!) colazione e alle 7.30 siamo pronti per partire con il minivan. Siamo in compagnia di una famiglia francese che mi sta subito antipatica… Percorriamo circa 1h e mezza di strada abbastanza scorrevole, poi ci inoltriamo su un sentiero sterrato che porta alla piantagione di thè e caffè; l’autista che ci fa anche da guida ci mostra le varie fasi delle piante e ci spiega le differenze fra le diverse qualità; alla fine del giro vengono incontro delle bambinette che vendono pacchettini di thè e caffè: io ovviamente ne compro una borsa piena, il costo è talmente irrisorio… i francesi invece quasi infastiditi nemmeno le guardano e figurarsi se comprano qualcosa!
Proseguiamo il giro andando alle cascate di Tad Fane un pò in minibus e un pò a piedi su di un sentiero sterrato pieno di fango, per fortuna oggi il tempo è clemente. Le cascate sono davvero spettacolari, impetuose, fragorose! Con il salto così alto che risuta difficoltoso scattare delle foto perchè i vapori acquei creano una nebbia fittissima… ammiriamo le cascate da varie angolazioni e ripartiamo per la visita al villaggio. Arrivati li un ragazzo ci fa da guida e ci spiega le abitudini di questo popolo Katu che conserva tradizioni animiste. E’ pieno di bimbi e il ragazzo ci spiega che le bimbe qui si sposano a 5 anni e verso i 14 hanno figli; il marito può avere più di una moglie e non lavora! Sono le donne a provvedere a tutto, ci mostra anche una capanna un po’ più grande dove abitano 5 famiglie per un totale di 72 persone!
Poco più in la c’è un palo dove sacrificano i bufali in onore degli spiriti del villaggio, durante la luna piena. Gli uomini danzano attorno ai bufali e se il raccolto è stato proficuo si sacrificano anche 4-5 animali uccidendoli con le lance; la carne derivata poi, è suddivisa fra tutti gli abitanti in maniera equa.
Il villaggio è molto povero anche se fuori da alcune capanne, costruite tutte a palafitta, non mancano le antenne satellitari, ormai la tv è di casa anche qui. Sotto una di queste capanne, vedo un gruppone di bimbi che ridono, mi avvicino per salutarli scoprendo cosi che stanno fumando usando una canna di bambù! La guida ci spiega che iniziano a farlo a circa 4 anni e che il tabacco che usano lo coltivano nel villaggio ed è molto forte, mi chiede se voglio fumare e gentilmente declino (anche se fumo), ci prova lui e si mette a tossire dicendo: “very strong”… rimango un pò shoccata a vedere quei bimbetti piccolini che fumano! Ci sono molte donne che stanno lavorando al telaio e dei bimbi bellissimi ci seguono per farsi fotografare, terminiamo la visita e lasciamo una donazione per la scuola del villaggio e al ragazzo cosi gentile che ci ha fatto da guida e detto tante notizie… ovviamente i nostri amici francesi non ringraziano né lasciano nulla!
Ripartiamo con il minivan e andiamo a Tad Lo dove ci sono cascate meno scenografiche delle prime ma comunque molto belle, sosta per il pranzo e ripartiamo per un altro villaggio che sembra messo lì apposta per noi. C’è una vecchietta con indosso solo un pareo che suona vari strumenti e un bambino annoiato che la accompagna, le donne tessono ma al contrario del villaggio di prima questo sembra davvero un villaggio fac-simile per turisti, non c’è autenticità rispetto al precedente, per cui la visita è molto veloce.
Altra strada, altre cascate, poi sosta in un altro villaggio dove troviamo solo un gruppo di donne che stanno tessendo dei copritavola molto belli, non è un villaggio Katu e quindi gli uomini sono fuori a fare i vari lavori nella campagna; mi siedo assieme ad esse e inizio a guardare i vari tessuti scegliendone uno dai colori non molto sgargianti e con inserite delle perline .Sicuramente richiede un sacco di ore di lavoro e non sto nemmeno a contrattare il prezzo ridicolo che chiedono… e i francesi? Ovviamente non comprano nemmeno uno scampolo di tessuto!
Riprendiamo la via del ritorno che sono circa le 16 e torniamo a Pakse dopo un’oretta, relax e doccia in hotel e poi via di corsa dal solito indiano sia perché ho fame sia perché diluvia. Compriamo anche i biglietti per il giorno dopo per l’isola di Don Det con partenza alle 8.00.
Al mattino, dopo colazione, lasciamo l’hotel e andiamo al ristorante indiano ad aspettare il bus quando improvvisamente, a 5 min alle 8, vengo assalita da forti crampi addominali. Decido quindi velocemente di ordinare un masala tea giusto per avere la scusa per usare il bagno e mi faccio indicare dov’è per scoprire che:
1) la porta non si chiude perfettamente e addirittura nella parte inferiore si sono dei pezzi che mancano;
2) si trova proprio nella cucina (?), vicino al lavandino, dove una ragazza sta sistemando le stoviglie!
Sconsolata entro lo stesso ma con questa mancanza di privacy sono completamente bloccata!
Esco e il bus mi sta aspettando, passo le prossime 2 ore tutta concentrata a dominare i crampi! Finalmente sosta snack e toilette e risparmiando sui particolari, ripartiamo col bus e io sono come rinata!
Dopo un’oretta arriviamo al molo di Nakasang, 10 minuti di barca, ed approdiamo a Don Det mettendoci subito alla ricerca di un posto per dormire. Optiamo per il Souksan Hotel che avevo già selezionato e annotato. La stanza non è male per gli standard dell’isola, costa 150.000 kip ed ha il bagno privato, mentre la maggior parte delle sistemazioni qui sull’isola sono costituite da semplici bungalow con solo il letto e ventilatore. Depositati i bagagli usciamo a perlustrare l’isola che è composta da un unico sentiero sterrato e fangoso, qualche mini market e vari ristoranti e bar dove sono pubblicizzati i famosi happy shake o happy pizza… mi ricorda molto la Ko Phangan di oltre 20 anni fa.
Il giorno dopo affittiamo una bici e andiamo a visitare l’isola di Don Khone. Arrivarci si rivela abbastanza faticoso, il sentiero è tutto fangoso per via delle numerose piogge ed è pieno di buche, ma gli scorci son davvero suggestivi.
Attraversiamo il ponte francese che collega le due isole, pagando il pedaggio di 5.000 kip e percorriamo un lungo sentiero sterrato che porta nel punto più a sud dove ci sono una locomotiva, vecchio residuo della ferrovia francese e dove si vede, oltre il fiume, la Cambogia. Questo è il punto più a sud del Laos, dove si radunano i famosi delfini rosa, ma di solito si fanno vedere al mattino presto o al tramonto, ci soffermiamo un po’ per tentare comunque di vederne qualcuno, ma senza successo.
Ritorniamo indietro e prendiamo una deviazione che porta alle cascate di Khon Phapeng. Lasciamo la bici e facciamo una passeggiata. Le cascate sono molto belle, non hanno un grande salto ma sono molto ampie, ci sono dei bufali che riposano sulla spiaggia e c’è anche qualche turista che fa il bagno.
Dopo esserci riposati un pò, riprendiamo la via del ritorno sotto un sole cocente che mi ustiona collo, braccia e piedi e a pochi metri dal ponte mi accorgo che ho anche bucato! Già la bici non era comoda prima, così faccio il doppio della fatica, e devo fermarmi un sacco di volte per riprendere fiato. Dopo una mezz’oretta inizia improvvisamente a piovere e la strada si riempie ancora più di fango, facciamo una sosta in un baretto per strada, dove il proprietario, tedesco, ci dice che vive li da ormai 12 anni. Sembra stia smettendo di piovere e cerco di andare più veloce prima che riprenda, ma con la ruota forata non è che ci riesca molto... arrivo stremata dalla tipa che ci ha dato le biciclette e trovo una ragazzina a cui faccio vedere la ruota. Mi dice “sorry” e io le chiedo quanto le devo per la foratura, lei mi dice ”no no ok“ ma io insisto e allora mi chiede 70.000 kip! uhm… la guardo un pò perplessa e alla fine concordiamo 50.000 kip… vabbè…
Stremata, torno in camera, tento di lavare i sandali pieni di fango visto che sono gli unici che ho portato, ha smesso di piovere e mi rilasso fuori dalla camera aspettando il tramonto sul Mekong che non tarda ad arrivare e tinge il cielo di un bellissimo giallo.
Il giorno dopo avrei voluto partire presto e fermarmi sulla strada verso Pakse, a Champasak, per visitare il complesso archeologico del Wat Phu, ma scopro, con rammarico, che non è possibile perché tutte le barche partono non prima delle 11 del mattino, quindi non avremmo assolutamente tempo… Peccato, salutiamo quindi l’isola e aspettiamo prima la barca (in ritardo) e poi il bus per Pakse che è terribilmente in ritardo anche quello. Inizio ad agitarmi perché abbiamo il volo prenotato per Luang Prabang… e dire che eravamo partiti con largo anticipo! Finalmente il bus arriva e riusciamo ad andare all’aeroporto in tempo per prendere il volo della Lao Airlines, che ho prenotato da casa. E’ costato parecchio, ma ne valeva la pena, visto che l’alternativa erano almeno una trentina di ore di bus. Non c’è molta gente, siamo 10 persone in tutto, tutti stranieri, e dopo aver controllato le prenotazioni, partiamo addirittura con mezz’ora di anticipo! mai salita su un aereo cosi vuoto!
Arriviamo alle 17.30 a L.P. e ci dirigiamo all’hotel Khammany Inn che si trova a circa 10 minuti a piedi dalla via principale, gestito da una simpatica e spigliata vietnamita. La stanza è molto carina e costa 20 euro a notte, inizia a piovere ma ci facciamo prestare un ombrello e andiamo prima a cena (indiano ovviamente!) e poi al mercato dove iniziamo a comprare un pò di cosine.
Il giorno dopo ci svegliamo con calma (7.30!) colazione, e poi visita della città. Non mi dilungo troppo a raccontare visto che comunque più o meno abbiamo visto le stesse cose di Mirko e di Leandro (vedi relativi diari su questo stesso sito).
Il terzo giorno purtroppo diluvia fin dal mattino, quindi facciamo giusto una passeggiata e poi massaggio in una Spa. La sera non può mancare il giro al mercato mentre il quarto giorno facciamo la gita alle grotte di Pak Ou che si trovano immerse in un bellissimo paesaggio sul fiume, e poi alle cascate che mi sono piaciute molto.
L’indomani partiamo per Vang Vieng. Ero un pò indecisa se andarci o meno, ma mi serviva come tappa intermedia fra L.P. e Vientiane. Arriviamo dopo quasi 8 ore di bus, fra strade franate e piene di buche, e la cittadina mi fa subito un’ottima impressione. Prendiamo un hotel lontano dall’isola famosa per i party, e subito cerco un’agenzia per prenotare qualche attività per domani. Vedo che propongono più o meno tutti gli stessi tour, quindi entro in una a caso e dopo aver sfogliato i cataloghi, scegliamo un tour che comprende la visita a 4 grotte e 2 villaggi.
Le montagne carsiche che circondano la città creano un panorama bellissimo e l’hotel, molto carino e silenzioso, ha un balconcino che si affaccia sul fiume con vista sulle montagne: davvero molto rilassante.
Il giorno dopo ci alziamo presto, colazione e poi aspettiamo il sawngthaew per andare alle grotte. Percorriamo un pò di strada sul pulmino e poi proseguiamo a piedi per circa un’oretta sul solito sentiero fangoso e pieno di buche, attraversiamo un villaggio ma c’è poca gente, più che altro bambini, ed arriviamo ad un capanno dove ci sono altri turisti. Questa è la prima grotta, ma scopriamo che per vederla si deve entrare nella famosa camera d’aria (tubing!), attaccarsi ad una corda, e mettersi una torcia sulla testa… uhm… no non lo faccio, non ho nemmeno messo il costume perche non pensavo di bagnarmi... vabbè lo faccio... entro vestita e la cosa si rivela molto molto divertente! La grotta è molto ampia, stiamo andando controcorrente tirandoci con le corde all’interno della grotta… bisogna stare attenti a non toccare le rocce che sporgono con la testa, cercando anche di andare dritti con la camera d’aria. Cerco di aiutarmi appoggiando le mani sul soffitto che è molto basso e da dove pendono degli strani filamenti bianchicci e luminescenti: sono le tele tessute dai ragni che popolano la grotta. Mi diverto un mondo e la grotta è davvero molto bella vista da questa prospettiva!
Lasciamo la corda e la corrente ci riporta al capanno dove facciamo pranzo insieme a tutti gli altri del gruppo, riprendiamo il cammino, mentre gli altri turisti si disperdono chi in kajak chi a piedi, e visitiamo le altre grotte: una contiene un grande Buddha ma è piuttosto piccola, mentre un’altra è veramente enorme e molto suggestiva, solo che non riusciamo a percorrerla tutta perche ad un certo punto la guida ci dice che è impossibile continuare perché piena d’acqua. La quarta caverna non è nulla di che, passiamo in un altro villaggio spopolato e rientriamo in città, le visite ai villaggi non ci sono state praticamente, un pò di relax e poi usciamo e diamo ancora un’occhiata alle varie agenzie per vedere cosa fare l’indomani.
Entro nella stessa dove abbiamo preso il tour di oggi, sfoglio il catalogo e faccio qualche domanda, ma il tipo è impegnato a parlare con un suo amico e non mi dà molto retta; usciamo e proviamo ad entrare alla Green Discovery, guardiamo le proposte e siamo attirati dalla discesa in kajak del Nam Lik da Vang Vieng a Vientiane… visto che comunque dobbiamo andarci perché non farlo cosi? Ok deciso! Ci sono già altre persone iscritte per cui il prezzo scende a 45 dollari... ancora meno che nell’altra agenzia! Mi preoccupa un pò il discorso delle grosse rapide descritte nel catalogo, visto che comunque l’unica mia esperienza in kajak è stata almeno 25 anni fa e sulle placide acque del fiume Adda, ma l’idea mi attira parecchio.
Il giorno dopo altra levataccia, il sawngthaew passa a prenderci e facciamo 1 ora e mezza di scossoni su strada piena di buche, arriviamo al fiume, breve spiegazione su come manovrare il kajak, e si scende in acqua. E’ molto divertente e le rapide che io temevo e chissà perche immaginavo essere tipo delle cascate da cui saltare con la canoa, sono solamente dei punti dove l’acqua è parecchio agitata... certo non è facile per chi è inesperto non ribaltarsi e cercare di non finire ai lati del fiume, ma ne superiamo ben 3 serie senza finire in acqua! Facciamo sosta per il pranzo, e poi si riparte. Il panorama è bellissimo, tantissime farfalle di tutti i colori e dimensioni ci svolazzano attorno, il percorso è molto tranquillo e stare sul fiume circondati dalle montagne, con il solo rumore delle pagaie, infonde in me un grande senso di pace.
Dopo un paio d’ore scendiamo a riva e risaliamo sul mezzo che in circa un paio d’ore di strada, ancora molto accidentata, ci porta a Vientiane. Scegliamo un hotel a caso e la serata la passiamo a visitare il mercato che si tiene sul lungofiume.
Il giorno dopo alle 20, abbiamo il volo da Udon Thani a Bangkok quindi ci rimane praticamente solo mezza giornata per visitare la città solo che al mattino non riusciamo proprio a svegliarci presto, la stanchezza dei giorni precedenti si fa sentire, quindi facciamo giusto una passeggiata, senza sbatterci troppo, e poi recuperiamo i bagagli e andiamo in stazione a prendere il bus.
Purtroppo scopriamo che è gia pieno e dobbiamo aspettare 3 ore quello successivo… ci si avvicina un tipo e ci dice che ci porta lui per 100.000 kip, contrattiamo a 80.000 kip e andiamo con la sua macchina al confine. Sbrighiamo tutte le formalità, altro bus per arrivare all’immigration thailandese e ancora bus per Udon Thani.
E’ presto e facciamo un giro per la città, mangiamo qualcosa, girettino al central plaza e poi all’aeroporto dove il nostro volo AirAsia parte puntuale. Arriviamo alle 21 a Bkk e rimaniamo a dormire vicino all’aeroporto, a un hotel che ho prenotato qualche giorno prima. Ci vengono a prendere con la navetta, ci rilassiamo un pò nella confortevole camera e poi nanna: domattina sveglia alle 5 che alle 7 abbiamo il volo per Suratthani.
Arrivati li andiamo subito alla stazione dei bus e prendiamo il minivan che in un’oretta ci porterà a Khanom. Inizialmente volevo andare a Ko Phangan, ma controllando poi, mi sono accorta che il 4 agosto ci sarebbe stato il Full Moon Party il che significa: tantissima gente in giro per l’isola, resort pieni e con prezzi triplicati. Abbiamo quindi optato per la bellissima Khanom, dove ci sono chilometri di spiagge deserte circondate da montagne verdissime e con acque cristalline. Abbiamo cercato di noleggiare subito in paese uno scooter per poterci muovere autonomamente alla ricerca di un posto dove dormire e, grazie al mio frasario thai ,ci siamo riusciti! L’affitto del motorino direi che è fondamentale in quella zona, anche solo per andare a mangiare, visto che i vari posti sono piuttosto distanti fra loro.
Scegliamo di dormire al Khanomaroc resort, un bizzarro hotel in stile marocchino, dove paghiamo 1.000 bath a notte con colazione e dove la proprietaria si rivela essere davvero una persona squisita. Giornate trascorse in totale relax tra le bellissime baiette della zona e la piscina del Rachakhiri resort, il posto più lussuoso della zona, che appartenendo alla sorella della proprietaria del nostro hotel, ci permette di utilizzare la magnifica piscina (al pomeriggio il mare è piuttosto mosso e c’è molto vento in spiaggia) al prezzo scontato di 0.50 bath a testa.
Il tempo è magnifico e una mattina vediamo pure uno strano alone molto nitido attorno al sole, mai visto prima in vita mia, che scopro, leggendo su internet, trattarsi di un fenomeno ottico chiamato alone di 22 gradi. Esso si forma quando nel cielo sono presenti nuvole cirro e la luce del sole è rifratta dai cristalli di ghiaccio esagonali presenti nelle nuvole.
Passano così le giornate al mare ed è ora di tornare a Bangkok. Riconsegnamo il motorino in paese, prendiamo un minibus e andiamo all’aeroporto dove alle 16.00 abbiamo il volo per la città, dove rimaniamo giusto una giornata e mezza, un po’ di shopping non guasta mai e da dove poi sabato 11 agosto riprendiamo il nostro volo per il ritorno a casa.
Il Laos mi è piaciuto moltissimo, sia come paesaggi che come gente, davvero molto genuina ed ospitale, e mi piacerebbe un domani ritornarci per vedere altri meritevoli posti che per mancanza di tempo non sono riuscita a visitare.

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