Nebrodi: la tradizione che vive

Dove mito e natura s’intrecciano in antichi rituali

Scritto da Martina Delfino
da "La nuova ecologia"

Al fine di preservare una grande ricchezza culturale, valorizzare i centri storici e, allo stesso tempo, permettere ai visitatori di conoscere da vicino l’intensa storia di questi luoghi, nasce, con Legambiente Nebrodi e il Parco, il progetto “Compagnia dei Parchi”: il sito abc-natura, promosso dall’Associazione, offre informazioni su escursioni, località, visite guidate, ma anche un catalogo di masserie, bed&breakfast, agriturismi, case al mare e nei borghi che spesso si riaprono per i turisti: sistemazioni accoglienti, dove è possibile vivere e respirare l’antica magia dei Nebrodi.

Se la Sicilia è un continente in miniatura, i Nebrodi sono “un’isola nell’isola”, come li definirono gli Arabi. Dolci rilievi e vallate si alternano a massicci più aspri, come le Rocche del Crasto, dove nidificano varie specie di rapaci, o Monte San Fratello, che offre una vista spettacolare fino alla costa tirrenica e tracce del passato, con il Santuario dei Tre Santi in stile arabo-normanno e i resti dell’antica città di Apollonia.
Fiumare e torrenti fanno sembrare lontanissima l’immagine di una Sicilia arida e siccitosa e regalano spettacoli straordinari, come quello delle cascate del Catafurco, che con il loro movimento vorticoso hanno creato una cavità nella roccia, la Marmitta dei Giganti.
Tra le gemme dei Nebrodi spiccano, poi, diversi specchi d’acqua circondati da fitti boschi, come il Lago Biviere, la zona umida d’alta quota di maggiore valore naturalistico in Sicilia, luogo ideale per osservare molte specie di uccelli acquatici e di passo. Nei mesi estivi le acque del lago subiscono uno straordinario fenomeno: si colorano di rosso per le fioriture di una microalga, la Euglena Sanguinea.
Il Biviere è circondato dalle imponenti faggete di Scavioli e del Bosco di Mangalaviti, particolarmente suggestivo con le antiche cerrete e i faggi che si susseguono senza soluzione di continuità. Una ricca vegetazione, insomma - che va dalla macchia mediterranea alle leccete di Zerbeto, Malo Passo e Fossa del Lupo che, per un particolare processo di inversione vegetazionale, vivono qui a una quota insolitamente alta per questa specie - alle splendide faggete, le più meridionali d’Europa, che coprono il crinale dei Nebrodi per oltre 10.000 ettari.
Si tratta di luoghi ideali per una fauna altrettanto ricca: un tempo regno di cerbiatti (“nebros” in greco vuol dire cerbiatti), i Nebrodi ospitano oggi circa 150 specie di uccelli, di cui alcune endemiche, molti rapaci e uccelli di passo che sostano nelle varie zone umide, la rara Coturnice di Sicilia e l’inconfondibile Upupa con il suo ciuffo erettile, la testuggine comune e palustre ed esemplari di cavallo sanfratellano, originario di queste vette.
Dal 1993 questo splendido angolo di Sicilia è tutelato come Parco Regionale. Non poteva essere altrimenti per una terra così ricca, che a primavera regala ancora più suggestioni, con i suoi colori che ritrovano tutta la loro intensità, il profumo dei limoni che qui fioriscono anche quattro volte all’anno. Una terra impreziosita da un panorama che racchiude questa parte di Appennino Siculo tra l’Etna e le Isole Eolie, affacciata sulle coste di Tindari, Capo d’Orlando e San Gregorio.
E’ una terra che respira ancora i miti di Eolo, di Ulisse, che proprio da questa divinità ricevette l’otre dei Venti per proseguire il suo viaggio; di Titani che abitavano l’Etna, ninfe e satiri che abitavano questi boschi, dove nacque il canto bucolico delle melodie di Dafni, figlio di Ermes cresciuto pascolando mandrie e componendo canti per allietare Artemide.
Tracce di questi miti sono sopravvissute in antichi rituali che si intrecciano alle feste religiose. La Festa del Muzzuni, ad esempio, che si tiene ad Alcara Li Fusi il 24 giugno, notte di San Giovanni; il muzzuni è una brocca senza capo, riempita di grano germogliato e ornata con gioielli, che viene portata per i quartieri del paese, accompagnata da canti, vino e promesse d’amore. Un rito propiziatorio per la fertlità e l’amore, in cui gli antichi culti di Dioniso e Demetra si fondono con quello cristiano di San Giovanni Battista, la cui decapitazione sarebbe rappresentata dal muzzuni.
Il comune di San Fratello, dove si parla un dialetto gallo-italico frutto dell’antica presenza di lombardi, piemontesi e provenzali, tra il mercoledì e il venerdì prima di Pasqua è dominato dalle scorribande dei cosiddetti “Giudei”, che cantano e suonano per le vie del paese incrociando e “disturbando” le celebrazioni della Passione, in cui incarnano il rito dionisiaco del Male.
Ma sono tante le feste patronali e locali che coniugano la venerazione per i Santi agli elementi naturali, simbolo di uno stretto rapporto con la terra, e a rituali pagani di prosperità. Tradizioni per fortuna ancora vive nella memoria e conservate nei tanti borghi del Parco: piccoli comuni rimasti marginali rispetto ai circuiti del turismo di massa, allo sviluppo economico e, spesso, allo scempio edilizio concentrato sulla costa. Una situazione che ha permesso di preservare non solo il folclore, le usanze, ma anche interi centri storici, con i loro castelli, le tante chiese e una qualità ambientale e di vita ancora elevata.
La storia di questi borghi è ricca di tracce lasciate dalle diverse epoche e dominazioni vissute sui Nebrodi: dai Greci ai Romani, agli Arabi, ai Normanni, alla nobiltà siciliana, ai Borboni. E così San Marco d’Alunzio, centro della colonizzazione ellenica, è un vero e proprio paese-museo, con i siti archeologici di epoca greca, ellenistica e bizantina, il Tempio di Ercole risalente al IV sec. a.C. e nel medioevo trasformato in chiesa cristiana, i resti del castello e delle mura difensive, le sue ventiquattro chiese.
Bronte, invece, nato secondo la leggenda ai piedi dell’Etna dall’omonimo ciclope figlio di Nettuno e operaio di Vulcano, ha conservato l’assetto urbano rinascimentale, evidente in numerose chiese, tra cui la Chiesa dell’Annunziata, il Collegio Capizzi e l’annessa Chiesa del Sacro Cuore, pur senza dimenticare l’architettura siculo-normanna, rappresentata dall’ex Abbazia di Santa Maria di Maniace.
Di chiaro stampo medioevale, con gli intrecci di anguste stradine, il nucleo abitato raccolto intorno al castello e le cinte murarie di protezione, sono Caronia, Cerami, che conserva però anche ritrovamenti archeologici dell’Età del Bronzo, e Militello Rosmarino, diviso in due parti collegate da uno stretto corridoio, una più antica intorno al Castello normanno e la Chiesa Matrice, l’altra intorno alla Chiesa dell’Annunziata. Deliziosi, poi, Mistretta con i suoi palazzi gentilizi, le fontane, i balconi e gli archi, e Randazzo, alle pendici dell’Etna, che nei tre quartieri di San Nicola, Santa Maria e San Martino mantiene cultura, lingua e usanze delle tre etnie che l’hanno abitato: greci, latini e lombardi.
Sembrano sopravvivere nel tempo anche le tradizioni artigianali, in particolare quella della ceramica, delle mattonelle maiolicate dai colori accesi, concentrata a Santo Stefano di Camastra, dove è stata istituita una Scuola d’arte. E così pure quelle gastronomiche: i capicolli e i salami (la fellata) ricavati dal suino nero dei Nebrodi, che vive nei boschi del Parco alla stato semibrado; la provola che si scioglie letteralmente in bocca, il cui segreto è tutto nella lavorzione della pasta; la ricotta prodotta ancora come ai tempi del mito greco, usando il lattice di fico; le nocciole dei Nebrodi, di grande qualità, utilizzate nei dolci tipici come i gelati e la pasta reale, cui si aggiungono la pasta di mandorle, il torrone, le “coddure” pasquali e le magnifiche granite, nate con i greci e i romani, ma diventate un’arte con gli Arabi (particolarmente prelibata quella di gelsi neri).
Alcune di queste delizie ormai sono fatte quasi esclusivamente in casa, così come molte delle leggende sui Nebrodi possono essere ascoltate soltanto visitando questi piccoli paesi. Il progetto “Compagnia dei Parchi” si propone proprio di incentivare la conoscenza di questo mondo da parte di tutti.

NOTIZIE PRATICHE

Come arrivare
In auto tramite autostrada A20 Messina-Palermo, da cui partono diverse statali: 116 Capo d’Orlando – Randazzo; 289 Sant’Agata di Militello – Cesarò; 117 Santo Stefano di Camastra – Nicosia; 168 Caronia – Capizzi; 157 Rocca di Caprileone – Tortorici.
In treno, fermate di Sant’Agata di Militello e Capo d’Orlando sulla linea Palermo – Messina.

Dove mangiare e dormire
Si può trovare un’ampia scelta di strutture sul già citato sito abc-natura e su quello del Parco.

Indirizzi utili
Sede del Parco: Via R. Orlando 126, 98072 Caronia (ME), tel. 0921333211
A.A.S.T.: Via Piave 67, 98071 Capo d’Orlando (ME), tel. 0941912517
A.A.S.T.: Piazza G. Marconi 11, 98066 Patti (ME), tel. 0941241136

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