Ritorno in Thai: il meraviglioso Mar delle Andamane

Il “Paese del sorriso” riserva sempre ai visitatori scenari di rara bellezza

Io e Maurizio ritorniamo in Tailandia a 7 anni di distanza dal primo viaggio, in compagnia di 4 amici, Antonello e Sandra, Mauro e Rosella; questi ultimi ci avevano accompagnato anche ad agosto 2001, quando, assieme alle figlie adolescenti (la nostra e la loro) avevamo visitato Bangkok e le isole di Koh Samui e Koh Tao nel Golfo del Siam.
Stavolta abbiamo avuto come obiettivo la costa delle Andamane, da visitare nel periodo migliore, la stagione secca che va da novembre ad aprile.
Per trovare posto sui voli di linea ci siamo mossi con largo anticipo: ad ottobre 2007 abbiamo bloccato un volo China Airlines (quella di Taipei) da Roma per Bangkok, più la tratta fino a Phuket per circa 800 euro a testa, assicurazione sanitaria compresa, servendoci dell’agenzia Backpackers di Bagnacavallo: ci hanno fatto anche la pre-assegnazione dei posti sul volo intercontinentale (scopriremo di avere la prima fila della classe economy con maggior spazio per le gambe… vuol dire tanto!).
Abbiamo programmato di passare 4 notti a Phi Phi Don – la principale delle Phi Phi Islands – e in seguito 6 notti a Phuket in località Kata, in entrambi i casi prenotando tramite internet, dove si trova un’offerta pressoché illimitata. Sapevamo per esperienza che in Tailandia ci sono hotel per tutte le tasche, abbiamo deciso in base alle informazioni che abbiamo potuto raccogliere, cercando di mantenerci su un livello medio.
Inoltre tramite internet abbiamo prenotato il traghetto di andata verso Phi Phi, e infine un auto a nolo per quando saremmo ritornati sull’isola di Phuket.
Ancor prima della partenza quindi le tessere principali del mosaico erano già definite, rché non volevamo perdere troppo tempo in contrattazioni e ricerche di hotel, vista la durata comunque contenuta della nostra vacanza.
Costo approx in due: €1600 per il volo di linea + € 1200 per tutto il resto

Informazioni pratiche
Cambio: 1 euro=47 bath - 1 US$=32 bath
Telefonate: a PHI PHI negli internet café i P.C. hanno tutti il software Skype caricato e le cuffiette audio, per cui se siete utenti abilitati e avete del credito, potete telefonare in Italia per pochi centesimi di euro. A Kata i collegamenti erano meno buoni e abbiamo ripiegato acquistando una carta prepagata da 600 bath da usare in cabine apposite, con la quale abbiamo telefonato tutti fino alla fine della vacanza (10-12 telefonate in totale).
Il costo del roaming internazionale dei vari operatori di telefonia mobile italiani si aggira invece sui 3 o 4 euro al minuto.
Itinerario
21 febbraio 2008
Il giorno della partenza scorre senza problemi particolari: viaggio Bologna-Roma in auto, volo intercontinentale discreto, grazie ai posti in prima fila. Atterriamo a Bangkok nel nuovissimo aeroporto Suvarnabhumi all’alba del giorno dopo: ci affrettiamo a prendere il volo per Phuket, dove arriviamo verso le 10. Il tempo di prendere le valigie e troviamo subito fuori dell’aeroporto l’autista dell’agenzia Andaman Wave Master, con la quale avevamo prenotato il traghetto per andare a Phi Phi (600 bath p.p.+ supplemento di altri 100 bath per il pick up all’aeroporto).
Il tragitto fino al Rassada Pier ci prende un’oretta: nel frattempo constatiamo con preoccupazione che a Phuket c’è molto più traffico che a Samui! Dei moltissimi motorini ci ricordavamo dal viaggio precedente, ma qui ci sono pure strade a doppia carreggiata per senso di marcia, rotatorie, svincoli… insomma pensiamo già a quando dovremo guidare la nostra auto, e c’è pure la guida a sinistra!
Al molo abbiamo un po’ di tempo prima della partenza del traghetto, prevista per le 13,30, e ci compriamo dai banchetti della frutta già pulita e sezionata per pochi bath: sarà una costante del nostro viaggio pranzare con frutta tropicale (ananas e mango sono il menu fisso di ogni giorno, poi variavamo provando papaya, banane, rambutan, durian, mangosteen).
Finalmente si può salire e appoggiamo gli zaini-valigia in un angolo e prendiamo posto. La traversata durerà un paio d’ore: si sta benissimo anche sul ponte e ci muoviamo di continuo per godere del paesaggio, alla fine ci sediamo ed è fatta… ci abbiocchiamo immediatamente! Ci riprendiamo un attimo prima dell’arrivo e possiamo ammirare l’entrata nella splendida baia di Ton Sai, il porto di Phi Phi Don.
Le tappe di avvicinamento alla nostra prima meta sono state interminabili (siamo partiti da Bologna 28 ore prima) anche se l’alternanza dei mezzi di trasporto ha un po’ aiutato… ma ne è valsa la pena!
Cerchiamo di recuperare in fretta i bagagli ma è impossibile: sono sommersi da decine di altre valige e zaini, il traghetto si è proprio riempito e i nostri bagagli sono finiti in fondo. Ci ricorderemo al ritorno di piazzarle in maniera più defilata.
Alla fine del pontile sono in attesa i carretti dei vari hotel che aspettano per provvedere al trasporto bagagli: sull’isola non ci sono strade vere e proprie e la maggioranza degli hotel sono situati intorno alla baia di Ton Sai e a quello opposta di Loh Dalum, in quello che viene chiamato the village, dove ci si sposta soltanto a piedi, bici o coi carretti.
In una decina di minuti arriviamo al Phi Phi Casita: reception open-air e una teoria di piccoli bungalow immersi in un giardino tropicale, economici ed essenziali. Paghiamo 1800 bath per notte, colazione compresa, e abbiamo bagno completo con acqua calda, aria condizionata, cassetta di sicurezza… e un profumo meraviglioso di frangipane appena fuori dalla porta. Ci sono anche camere superior e ville alla fine del giardino, ma abbiamo letto che la sistemazione non vale il prezzo, infatti si affacciano su un canale dove un diverso profumo prevale su quello dei fiori…
Finalmente sistemati riusciamo a guardarci un po’ intorno: le devastazioni dello tsunami non sono più visibili – fervono ancora le costruzioni nelle zone periferiche ma le guest house e gli hotel più grandi tra le due baie che si fronteggiano sono ormai tutti ricostruiti, e fra questi un dedalo di stradine con mercati, negozietti, internet café, diving e quanto ti puoi aspettare in un’isola tropicale e un po’ fricchettona.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra i ristoranti – piccoli e grandi – per provvedere alla cena serale, e la spesa è comunque contenuta: considerate tra 600 e 1300 bath a coppia per un paio di piatti ciascuno, spesso di pesce (abbordabili anche l’aragosta e i gamberoni).
Possiamo consigliare il “Ton Sai Seafood Restaurant” che si trova sul lungomare principale davanti all’hotel Banyan: accreditandoci come ospiti del Phi Phi Casita - che fa parte della stessa catena di hotel - ottenevamo uno sconto del 10%.
La sera stessa di arrivo abbiamo verificato quali fossero le proposte di escursioni delle varie agenzie viaggi o diving presenti nel village, per poi preferire il contatto diretto col proprietario di una long-tail boat: abbiamo convenuto l’uso esclusivo del suo mezzo nelle tre giornate successive, a 2000 bath al giorno, per escursioni della durata di 6 ore circa.

23 febbraio – giro di Phi Phi Don
Nel timore di essere ancora rintronati dal viaggio, abbiamo dato appuntamento al nostro capitano per le 10: ci svegliamo comunque presto, e dopo colazione ci incammiamo verso il viewpoint di Phi Phi Don. Lo si raggiunge in una mezz’oretta e si ha una vista magnifica delle due baie contrapposte, con i costoni rocciosi sullo sfondo: è consigliabile effettuare la salita di mattina, poiché si ha una luce migliore per le fotografie e l’aria è un po’ più fresca.
Poi imbarchiamo le provviste per lo snack di mezzogiorno (frutta e bevande vengono sistemate nel contenitore frigo della barca) e iniziamo il periplo in senso orario dell’isola.
Vedremo, nell’ordine: Wang Long (insenatura stretta, quasi un fiordo, ottimo snorkeling), Monkey beach (troppe barche, foresta fino a riva e qualche scimmia), Lana bay (sosta per bagno e snack in tranquillità); poi passiamo il capo Laem Tong a nord e costeggiamo la costa est dove sorgono 4 o 5 hotel più esclusivi, ci fermiamo per un altro snorkeling a Rantee beach, infine ultima sosta a Moo Dee bay, che è veramente un incanto e praticamente deserta.

24 febbraio – giro di Phi Phi Lay
Il mattino seguente partiamo dal molo alle 8:15 e puntiamo subito verso Maya beach, la spiaggia resa famosa dal film “the beach” con Di Caprio, che è meta di molte escursioni giornaliere provenienti da Phuket town. Fortunatamente ci arriviamo già alle 9 e la possiamo ammirare in relativa tranquillità, sia pur con il sole ancora velato. Phi Phi Lay è ancora più montuosa di Phi Phi Don e pressoché disabitata, e questa grande insenatura è praticamente chiusa da tre lati da scogliere impressionanti. E’ un parco marino nazionale e all’arrivo si devono pagare 200 bath a testa.
Rimaniamo solo fino alle 10:30: gli arrivi dei motoscafi sono continui e ormai non si sa più dove stare! Terminiamo il periplo dell’isola vedendo un paio di insenature (buono snorkeling a Loh Saman – il fiordo di Pileh è grandissimo ma l’acqua non ha un gran ricambio) e finiamo con la visione della Viking Cave dove sembra abitino degli zingari del mare (?) che raccolgono i nidi di rondini e salangane dalle alte scogliere.

25 febbraio – Bamboo e Mosquito
L’ultimo giorno alle Phi Phi lo dedichiamo a queste due isolette, anch’esse sede di parco marino nazionale. Prima di raggiungere la prima facciamo uno splendido snorkeling su un banco corallino affiorante: poi arriviamo su koh Phai (nome thai per Bamboo) e passeggiamo sulla spiaggia finchè il sole è velato, fino ad arrivare ad avere la vista sulla montuosa koh Yung o Mosquito, che si trova di fronte: veramente una visione da cartolina! Dall’altro lato, man mano che la giornata schiarisce, si distinguono i faraglioni della baia di Phang Nga, che raggiungeremo nei giorni a venire. Poi il sole comincia a picchiare e ci rifugiamo all’ombra delle casuarine, oppure in acqua per un altro snorkeling. Dopo pranzo andiamo fino a Mosquito, per un ultimo snorkeling e un ritorno rapido prima del temporale: si scatenerà mentre siamo a cena… fortunatamente al coperto!

26 febbraio – traghetto per Phuket – arrivo a Kata
Lasciamo a malincuore Phi Phi; al molo Rassada troviamo l’incaricato del David Car Rent con l’auto che ci aspetta – una Toyota Wish per 6 giorni a 2000 bath/g.+ supplemento di 350 bath per auto portata al molo invece che ritirarla alla sede vicino all’aeroporto. Stiviamo in qualche modo tutti i bagagli e cominciamo a cimentarci col traffico di Phuket! C’eravamo procurati alcune cartine da internet e l’arrivo a Kata avviene senza troppi intoppi.
L’hotel Kata Country House si trova in seconda linea a metà della spiaggia di Kata – anche perché in quel punto la prima linea è occupata dal Club Med e da un grande edificio governativo: pur essendo vicino alla spiaggia per arrivarci occorrono una decina di minuti a piedi.
Stavolta abbiamo delle camere superior, un po’ più spaziose, a un prezzo sempre risibile, rispetto agli standard europei: 2300 bath per notte, colazione compresa.
Nel pomeriggio del giorno di arrivo ci accontentiamo di rimanere a Kata, che troviamo più affollata di quello che pensavamo, ci sono ben 4 file di ombrelloni: l’acqua è comunque bella e ci sono dei cavalloni a fine pomeriggio, però non sufficienti per il surf. Decidiamo quindi di sfruttare al meglio l’auto a noleggio per vedere quanto possibile di Phuket e dintorni.
Per il resto Kata non delude le nostre aspettative: animata, ma non caotica come Patong, l’apprezziamo nelle serate passate tra i suoi ristoranti (ottimo quello dell’hotel Kata Poolside) e i negozietti nei quali acquistare souvenir per parenti e amici.

27 febbraio – baia di Phang Nga
Percorriamo tutta la strada principale dell’isola di Phuket (la 402) fino ad arrivare al ponte che la collega con la terraferma, per arrivare - in un ora e mezza - al molo di Takua Thung: da qui partono le escursioni di gruppo verso la baia di Phang Nga.
Noi che speravamo di trattare col proprietario della singola long-tail boat (come alle Phi Phi) veniamo presi in contropiede, poiché ci vengono offerte tariffe per persona e non a barca: contrattiamo al meglio delle nostre possibilità e per 3000 bath otteniamo una barca solo per noi che in 3 ore ci fa visitare l’isola di James Bond (affollatissima), Kho Panyee col villaggio di pescatori mussulmani (interessante) e l’altra isola con le grotte dei pipistrelli.
Abbiamo completato l’escursione raggiungendo con l’auto il tempio buddista Wat Suwannakuha che è a una decina di chilometri: infine sulla via del ritorno, già sull’isola di Phuket, siamo riusciti a trovare la spiaggia deserta di Mai Khao, poco a nord dell’aeroporto, dove in pace e tranquillità abbiamo atteso il tramonto.

28 e 29 febbraio – Phuket – costa nord-ovest e costa sud
Nei due giorni successivi continuiamo l’esplorazione di Phuket.
Merita una visita il Wat Chalong, il più grande tempio buddista di Phuket.
Tra le spiagge che ci sono piaciute di più voglio ricordare: Nai Yang, Nai Thon e Banana beach a nord, Yanui e Nai Harn a sud: da non perdere anche la vista sulle baie di Kata e Karon che si ha dal viewpoint di Kata, e anche Promptep Cape all’estremo sud.
La vacanza volge al termine, e vorremmo fare ancora qualche snorkeling memorabile: decidiamo di prenotare una escursione di 2 giorni/1 notte alle Similan, che se fatta in una sola giornata non lascerebbe il tempo di apprezzare le bellezze di queste isole, in acqua e fuori. Prenotiamo con un paio di giorni d’anticipo tramite un’agenzia di Kata, e spendiamo 4000 bath a testa (erano 4900 sul volantino del Similan Prodive – offerte analoghe da Jack Similan e altri operatori, tutti però già pieni).

1 e 2 marzo – Isole Similan
Il pullman del Prodive passa a prenderci alle 6 all’hotel per portarci in due orette al molo di Taplamu, dove vengono offerti biscotti, te e caffè: col motoscafo si raggiungono le isole in un’ora e mezza. E qui, finalmente, ritroviamo fondali all’altezza della loro fama e acque trasparentissime!
Le isole attrezzate per il pranzo e il pernottamento sono la n. 8 e la 4 (hanno anche nomi thai, ma vengono più agevolmente identificate con numeri): di solito in una si fa il pranzo e nell’altra si pernotta. Si fa snorkeling anche nei banchi corallini delle isole 7, 5 e 4.
Praticamente si viaggia assieme agli escursionisti che fanno un giorno solo: questi ultimi, dopo snorkel in 3 isole e pranzo, alle 15 iniziano il viaggio di rientro, mentre chi resta prende possesso della tenda e finalmente ha un po’ di tempo per rilassarsi; si ritorna il giorno successivo aggregandosi ad un altro gruppo. Noi abbiamo pranzato sull’isola 8 (stupendo panorama dal viewpoint, un po’ difficile da raggiungere) e pernottato sull’isola 4, sede del Parco Nazionale. I pranzi sono sempre thai – discreti per qualità e quantità.
Le tende sono una ventina e dispongono di micromaterassino, sacco a pelo, cuscino e lucchetto per chiudere le zip. Con supplemento di 2000 bath si può avere un bungalow in legno con bagno, se disponibile: noi, stoicamente, abbiamo voluto vivere l’esperienza della tenda a 50 anni… e non ci siamo pentiti!
La mattina ci si sveglia alle 5:30, non solo per la schiena anchilosata, ma perché al risveglio gli uccelli fanno una vera cagnara! Ormai in piedi ci aggiriamo fra le tende fino al mare e assistiamo al sorgere del sole in un mutare di colori continuo. Dopo la prima colazione c’è tempo per curiosare sott’acqua in un paio di punti e per vedere l’interno dell’isola, attraversando i suoi sentieri nella foresta, fino a un ulteriore viewpoint con vista sull’altro lato della costa.
Probabilmente la cosa che si fatica di più a sopportare sono le zanzare, che nel momento del tramonto e dell’alba sono proprio pestifere (corrisponde al momento della doccia e pranzo serale, come pure della colazione al mattino): anche le quantità industriali di Autan extreme che abbiamo usato non sembrano fare la differenza!

3 aprile – ultimo giorno a Phuket
Passiamo l’ultima giornata ritornando a Yanui, caletta non troppo trafficata e abbastanza vicina. Abbiamo dovuto liberare le camere in mattinata, lasciando i bagagli alla reception: a fine pomeriggio ritorniamo al Kata Country per riprenderli e approfittare dei servizi attigui alla piscina (doccia e cambio abiti per il rientro); infine ci dirigiamo mesti verso l’aeroporto, per fare il check out dell’auto al David Car rent.
Alle 10 di sera siamo già a Bangkok e bighelloniamo fino alle 3 di notte prima di imbarcarci sul volo intercontinentale.

Considerazioni finali
Il paese del sorriso si riconferma una meta ideale, dove il costo della vita è piuttosto basso e la qualità è più che buona! La costa delle Andamane che abbiamo visitato conserva numerose attrattive, anche se alcune zone di Phuket sono ormai meta del turismo di massa: in ogni caso <> anche qui si possono scovare spiagge stupende e quasi deserte.
Tra l’altro i fondali sono sicuramente superiori a quanto visto ad agosto 2001 a Samui e Koh Tao: la visibilità era molto buona perché abbiamo svolto la visita nella stagione migliore (a luglio-agosto le condizioni atmosferiche sconsigliano le immersioni nel mar delle Andamane, migliori nel golfo del Siam).
Siamo stati contenti di aver dedicato alcune giornate a vere e proprie chicche come le Phi Phi e le Similan, da visitare in tranquillità, pernottando in loco e non con le gite mordi-e-fuggi proposte dalle agenzie di viaggio locali.
Altre località della costa si stanno via via attrezzando e ci fanno ben sperare come meta di prossimi viaggi: a sud koh Lanta e infine koh Lipe, vicino al confine malesiano, oppure koh Kho Khao a nord.
Tutto questo per dire che la Tailandia vi attende a braccia aperte: e voi cosa aspettate?

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