Viaggio in Croazia con escursione in Bosnia - Erzegovina

Nell’est europeo a noi più vicino

Mi è bastato vedere che il programma prevedeva la visita ai laghi di Plitvice per decidere di partecipare al viaggio; da una vita infatti desideravo vederli, ma circostanze varie e in particolare la guerra nella ex Iugoslavia mi avevano sempre impedito di realizzare la mia aspirazione.
L’itinerario seguito è stato particolarmente ricco di spunti e visite interessanti spaziando dalle coste all’arido interno, dai parchi lussureggianti di alberi ed acque alle dolenti visioni di città distrutte come Sarajevo e Mostar in Bosnia e Erzegovina. La Croazia, conosciuta ed apprezzata per la bellezza delle coste e delle centinaia di isole che punteggiano il mare, nasconde piacevoli sorprese anche al suo interno: un sorprendente patrimonio artistico e naturale, una grande varietà di paesaggi.Traversata Ancona -– Spalato per raggiungere in Bosnia, Medugorje; visita di Sarajevo e Mostar e le città costiere della Croazia partendo da Dubrovnik (Ragusa), Split (Spalato), Trogir (Traù), Sibenik (Sebenico), parco nazionale del fiume KRKA, Zadar (Zara) e parco Nazionale dei laghi di Plitvice. Il rientro avviene in direzione di Rijeka (Fiume) e Trieste.Diario di viaggio

1° giorno = mercoledì 4 ottobre 2006
da Cremona ad Ancona

Partiamo dopo le 13 e siamo ad Ancona verso le 18; l’imbarco sulla nave-traghetto, in partenza alle ore 21:00 per Spalato, avviene alle 19,30 dopo aver effettuato un breve giro della città nelle vicinanze del porto. La cattedrale, dedicata a S. Ciriaco, in posizione dominante, sul monte Guasco, dove sorgeva l’acropoli, ci sembra troppo lontana da raggiungere considerato lo scarso tempo a disposizione e ci dedichiamo pertanto ad alcuni bellissimi portali come quello della chiesa di S. Maria della Piazza in pietra dalmatica, primo esempio di una serie numerosa che rivedremo al di là dell’Adriatico. Si continua con il teatro neoclassico delle Muse, la chiesa del SS. Sacramento, il portale in stile gotico fiorito veneziano dell’ex chiesa di S. Agostino, opera di Giorgio Orsini, molto attivo anche in Dalmazia. Prospettano sul corso Mazzini il grandioso palazzo Jona e la loggia dei mercanti; sosta in quel vero e proprio salotto che è piazza del Plebiscito con il palazzo del governo, la torre civica e sullo sfondo San Domenico dalla facciata incompiuta. Solo di sfuggita possiamo dare un’occhiata al monumento più caratteristico della città: la mole vanvitelliana o lazzaretto con portale di pietra d’Istria.
La città di Ancona è stata pesantemente distrutta durante la seconda guerra mondiale e nel 1972 dal terremoto le cui scosse continuarono ad essere avvertite per un anno; ciononostante è possibile tuttora apprezzare alcuni notevoli angoli della città.

2° giorno = giovedì 5 ottobre
da Spalato a Medjugorje in Erzegovina

Alle 7 del mattino quando ancora le luci sono accese approdiamo a Spalato: la città è tutta protesa sul mare e sembra quasi venirci incontro. Nella stazione marittima cambio 50 € contro 350 kune, valuta croata che tengo di scorta dal momento che la destinazione dei prossimi due giorni è la Bosnia.
Il paesaggio che vediamo percorrendo le strade dell’interno è estremamente brullo e sassoso interrotto qua e là da una campagna povera, coltivata in parte a tabacco e viti. Giunti a Medjugorje proseguiamo ancora una decina di chilometri per visitare un’interessante borgo turco Pocitelj (foto); costruito in posizione dominante sulla vallata, conserva la moschea, la madrassa, il suq:una vera e propria medina di proporzioni ridotte dove sembra regnare un incantesimo che ha fermato il tempo al 1500. Uniche presenze che ci riportano alla realtà delle donne che vendono frutta locale artisticamente disposta in canestri.
Il pomeriggio è interamente dedicato alla visita di Medjugorje, visita che compiamo con una guida locale (foto).
Svetta una chiesetta bianca con due campanili: è Medjugorje. Un luogo sperduto e insignificante, fino al 24 giugno 1981 quando, ad un gruppetto di ragazzi, apparve una giovane donna inondata di luce con un bimbo in braccio. Da quel giorno le apparizioni si susseguono regolarmente. Il pomeriggio è grigio e freddino, decisamente autunnale; dopo aver ascoltato le spiegazioni ci dirigiamo verso la grandiosa statua di Cristo in bronzo le cui braccia aperte formano esse stesse una croce, e in seguito, alla collina delle apparizioni che presenta un percorso particolarmente accidentato. Alla celebrazione della Santa Messa siamo costretti a rimanere nel grande piazzale all’aperto perché il Santuario, semplice chiesa parrocchiale, restaurata nel 1931, non riesce a contenere tutti i fedeli. Ma così all’esterno assisto ad uno dei tramonti più infuocati che io ricordi, ancora più straordinario ripensando alle condizioni meteorologiche di poco tempo prima. (foto)

3° giorno = venerdì 6 ottobre
da Medjugorje a Mostar

Sarajevo.
Per raggiungere Sarajevo percorriamo una strada all’interno del paese; passiamo da Konic dove vediamo un ponte turco del 1600 che presenta un tratto in ferro e due arcate di pietra. Sarajevo (foto), capitale della Bosnia – Erzegovina, una delle più belle città balcaniche, è caratterizzata dalla felice fusione delle architetture che testimoniano i vari periodi della sua storia: la dominazione turca con i suoi numerosi minareti, quella austriaca con i palazzi e le chiese “liberty” e, infine, i tempi moderni con i grattacieli, sorge a 500 metri di altezza ed è stata sede delle Olimpiadi invernali. Il suo nome significa “palazzo nei campi”, è sorta, infatti, come caravanserraglio.
La città, a più di dieci anni dalla fine di un assedio che voleva provocare una separazione etnica, resta un esempio di convivenza tra genti di diverse culture e confessioni, per la presenza di chiese, moschee e sinagoghe. Iniziamo la visita della città proprio vicino alla riva del fiume e di fronte alla casa “della ripicca” avendo sulla destra la sagoma della Biblioteca Nazionale: tuttora un guscio vuoto dal momento che le bombe al fosforo l’hanno completamente distrutta all’interno.
La nostra guida, Goran; ci conduce per le strette vie del suq e mi trovo catapultata in pieno mondo arabo e tra me e me mi ripeto che non è necessario andare tanto lontano per cogliere i colori e gli aromi del mondo mussulmano. La città si snoda in lunghezza e dopo il suq ci ritroviamo davanti alla chiesa ortodossa dedicata agli arcangeli Gabriele e Michele famosa per le reliquie che conserva; in particolare una piccola bara di bambino davanti alla quale vengono a pregare le donne che desiderano un figlio; secondo la testimonianza della guida anche una coppia italiana avrebbe ottenuto la grazia. C’è un luogo in città, ora adibito alla manifattura di tappeti, già caravanserraglio che ci ricorda l’antica origine di Sarajevo. Siamo davanti alla grande moschea verso mezzogiorno ed essendo periodo di Ramadam c’è gran folla di fedeli, il muezzin chiama alla preghiera. Nella stessa via, nelle vicinanze, c’è una fontana da cui scende un’acqua che, secondo la leggenda, “a berla una volta si torna a Sarajevo e due volte ci si va a vivere”, tutti ci limitiamo ad assaggiarne un sorso. La cattedrale cattolica, costruita nel 1890, è stata visitata dal Papa Giovanni Paolo II nel 1997.
Mentre camminiamo per la città affiancando Goran cerchiamo di conoscere qualcosa della guerra che ha vissuto (16000 morti di cui 1600 bambini), durante la quale dal 1991 al 1995 Sarajevo è stata assediata e di cui ancora porta tutti i segni. Ci racconta che mentre nei primi tempi vivevano rintanati e la sopravvivenza era affidata a quel corridoio di un metro quadrato attraverso il quale arrivavano le derrate, alla fine dei 1200 giorni di assedio uscivano sfidando il pericolo con la convinzione che “ogni proiettile ha un nome”.
A Sarajevo è d’obbligo anche sostare davanti alla lapide che ricorda l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia avvenuto nel 1914 che di fatto ha dato l’avvio allo scoppio della prima guerra mondiale. Tristemente famoso è anche il mercato dove è avvenuta, nell’ultimo conflitto, una strage quando al mattino era affollato di compratori. I segni dell’ultima guerra balcanica, nonostante la ricostruzione, sono ancora molto evidenti nelle facciate dei palazzi che conservano i segni dei proiettili, a memoria e a monito futuri così come le cosiddette “rose di Sarajevo” (foto) dipinte sui luoghi dove sono avvenuti eccidi e fatti di sangue. La visita della città volge al termine, pioviggina e l’atmosfera è in sintonia con la malinconia e la tristezza della giornata e dei nostri sentimenti; Goran si congeda da noi ma ci lascia qualcosa su cui riflettere: “non si deve dare mai per scontata la pace” e “la guerra si può sempre fermare”, infatti si arrivò alla pace nei balcani nel giro di 2 giorni. E per rivivere i tristi tempi dell’assedio ci consiglia 2 opere: “le sigarette di Marlboro” e il libro fotografico “SARAJEVO”
Riprendiamo il nostro percorso nell’interno brullo e disseminato di cimiteri di guerra che si trovano addirittura anche negli orti delle case a volte, per l’esigenza di trovare un luogo qualsiasi per le sepolture.
Mostar.
Capoluogo dell’Erzegovina. Città di aspetto orientale, in bella posizione tra alte montagne, sulle due rive della Narenta. Mostar deve il suo nome ai Mustari personaggi posti a guardia delle torri del ponte costruito nel 1566 da un allievo del grande Sinan architetto di Solimano. La guida che incontriamo all’arrivo si dimostra alquanto deludente e non solo per la scarsa conoscenza dell’italiano al punto che il vecchio quartiere turco e il Ponte Vecchio (foto), oggi ricostruito fedelmente (e nonostante ciò, caso unico per un’opera non originale, posto sotto il patrocinio dell’UNESCO) mi ha deluso Aggiungo che a Mostar le distruzioni della guerra sono ancora sotto gli occhi di tutti avendo praticamente ricostruito solo il ponte.

4° giorno = sabato 7 ottobre
da Medjugorje a Dubrovnik (Ragusa)

Con la visita di Mostar abbiamo completato la parte di viaggio riguardante la Bosnia e Erzegovina e l’interno della penisola balcanica, d’ora in poi si gira in Croazia e in un paesaggio prevalentemente mediterraneo, la regione croata nella quale la voglia di ripresa e le ragioni turistiche hanno più velocemente attutito se non cancellato i segni dei combattimenti. Dal finestrino vedo il paesaggio passare dal brullo all’alpino, ai fiordi fino ad intravedere le miriadi di isole, 1185 per l’esattezza di cui solo 65 abitate, della Dalmazia.
Dubrovnik (Ragusa)
Situata su uno sperone roccioso, bagnata dal Mare Adriatico su tre lati e circondata da possenti mura, la città vecchia conserva intatte le sue caratteristiche medievali, mentre numerosi edifici civili e religiosi ricordano il suo antico splendore e giustificano l’appellativo di “Atene Slava”. Gravemente danneggiata durante il conflitto tra Serbi e Croati, la città medievale di Dubrovnik è tornata ad essere l’orgogliosa fortezza della costa dalmata che era stata in passato. Il suo antico nome, Ragusa, rievoca la prospera repubblica di mercanti che, grazie al controllo sulle rotte commerciali del Mediterraneo, era seconda soltanto a Venezia. Dal punto panoramico (foto) vediamo con trepidazione le navi da crociera ferme nel porto: ciascuna riversa 1500 o 2000 croceristi che rischiano di renderci la visita impossibile, ma fortunatamente oggi ne avvistiamo solamente due, ma in alta stagione si arriva anche a contarne una dozzina.
Sotto la bella fontana all’ingresso del borgo ci riuniamo per ascoltare dalla guida locale le vicende storiche della città. Entriamo nel borgo medievale: la cattedrale è dedicata a S. Biagio, di cui vediamo i reliquiari della gamba e del braccio e il sacro legno nel museo del convento di S. Francesco dove è anche visibile l’antica farmacia e dove si trova un bellissimo chiostro. Gli abitanti di Ragusa si vantano anche di avere la “scalinata di Trinità dei Monti” e ricordano il passaggio mai avvenuto in realtà del paladino Orlando rappresentato sulla colonna della gogna (foto). Quello che mi colpisce di Dubrovnik sono i colori e la luce, l’aria di vacanza che si respira, il rito del passeggio sulle lastre lucide della pavimentazione delle strade. Il porto è un vero spettacolo (foto) e il giro completo delle mura non si deve assolutamente perdere. Fra l’altro dall’alto si possono ammirare i tetti che rivelano con il loro colore acceso l’avvenuto rifacimento a seguito dei bombardamenti. La città vecchia, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dal 1979, mi ha incantato. Arrivo in albergo alle 19; siamo sulla riviera di Makarska, luogo veramente incantevole, dove mi piacerebbe tornare per una vacanza di tutto relax, ma quello che mi lascia di stucco è che all’arrivo ci impongono un braccialetto con il logo della catena alberghiera bluesun che ci permetterà di usufruire dei servizi dell’albergo e che ci sfileranno solo alla partenza.

5° giorno = domenica 8 ottobre
Spalato (Split)

Popolosa città e importante centro economico costiero, unica al mondo per l’armonia raggiunta attraverso le continue ricostruzioni e gli innumerevoli interventi che nei secoli hanno trasformato il monumentale Palazzo di Diocleziano in una vera e propria città.
Questa armonia è particolarmente evidente nel “grande peristilio”, dove le facciate romaniche, gotiche e rinascimentali si combinano magistralmente con le antiche colonne romane. Anche il mausoleo imperiale, a pianta ottogonale, e dalla cupola ardita, ha subito delle trasformazioni ed oggi è il Duomo di Spalato, ricco d’opere d’epoche diverse, dal romanico al barocco. Per ironia della sorte il mausoleo destinato all’imperatore, uno dei persecutori dei cristiani con gli editti promulgati nel 303 e 304, alla moglie Prisca e alla figlia Valeria divenne cattedrale e fu destinato alla venerazione dei martiri: S. Doimo patrono della città e San Anastasio.
Spalato (foto), la città più importante della Dalmazia con i suoi 200000 abitanti è seconda solo alla capitale Zagabria. Visita del nucleo storico con il Palazzo di Diocleziano dichiarato, dal 1970 Patrimonio dell’Umanità. Il lungomare dove si trova il ristorante “Adriana” consente di ammirare bellissimi scorci sulle isole di Brazza, Lesina e Lissa (Brac, Hvar e Vis). Naturalmente la visita è tutta incentrata sul palazzo che l’imperatore Diocleziano, nato a Salona, nelle vicinanze di Split, volle farsi costruire in quanto intendeva ritirarsi con moglie e figlia a vita privata alla conclusione dell’esperienza della tetrarchia. In realtà la moglie e la figlia morirono nel 314 a Salonicco e Diocleziano morì nel 316 d.c.
Nei giardini di Spalato si trova l’imponente monumento, oggetto scaramantico per gli studenti che devono sostenere gli esami, dedicato a Gregorio de Nona, opera di Ivan Mestrovic del 1929, accanto al campanile del Beato Arnesi del XVIII secolo, (foto)
Per raggiungere Troghir percorriamo la strada panoramica che costeggia il Parco del Biokovo e passiamo da Omis.

Da Spalato a Troghir
Troghir (Traù). Autentico gioiello della Dalmazia centrale, riconosciuta nel 1998 come unità urbanistica d’eccezione da parte dell’Unesco.
Nonostante le dimensioni ridotte, la cittadina offre le espressioni più belle dell’arte croata. Conserva vestigia di epoca greca, ma soprattutto una cattedrale che, nel corso dei secoli, ha ispirato il genio dei più grandi architetti e scultori. I palazzi stessi declinano la storia degli stili gotico, rinascimentale e barocco. Giro esterno delle mura. Visita del nucleo storico. Bellissimo il portale della Cattedrale con le rappresentazioni di Adamo ed Eva. Saliamo dapprima sul campanile e poi percorriamo il bellissimo lungomare attrezzato con arredo urbano molto funzionale e moderno (foto). Una visita davvero entusiasmante anche grazie alla guida davvero preparata. Rientriamo a Spalato per la cena presso l’hotel Marjan dove assistiamo alle danze folcloristiche dalmate e dove con l’occasione possiamo ammirare le prime luci dell’imbrunire riflesse nell’acqua marina (foto). Davvero uno spettacolo!

6° giorno = lunedì 9 ottobre
da Spalato a Sebenico

Sebenico (Sibenic). Bella città ubicata nel cuore della Dalmazia. Nominata per la prima volta nel 1066 ai tempi del re croato Kresimir IV, la città si sviluppò come un anfiteatro ai piedi di una roccia tagliata a picco, dominata dalla fortezza San Michele. Da qui, un groviglio di stradine ripide conducono verso il mare, ove si trova il nucleo storico con la cattedrale di San Giacomo, capolavoro dell’architettura italiana del ‘400 in Dalmazia (foto). Dal 2000 inclusa nel patrimonio storico e culturale dell’Umanità dell’Unesco, la cattedrale ha una facciata, di Giorgio Ursini il dalmata, creata nel 1445 e completata da Nicolò Fiorentino, autore anche della cappella dedicata a Giovanni Ursini nel duomo di Troghir, che ricorda alcune chiese venete e un bellissimo rosone oltre ad una caratteristica fascia in cui si rincorrono le teste scolpite, ma non idealizzate, di persone comuni come pescatori e uomini del popolo, particolare alquanto raro da riscontrare.
Sui campanili di Sebenico è sempre esposta la bandiera per ribadire la cattolicità della Croazia, a maggior ragione oggi che ricorre la festa dell’indipendenza. Girando nelle stradine del centro la guida si sofferma a illustrarci una tipica casa della Dalmazia: è sprovvista di seminterrato, la cantina è a livello della strada e al piano superiore la facciata presenta degli anelli che consentono di appendere teli bagnati per ripararsi dalla calura, un po’ come avviene nelle aree più calde mediterranee. Lasciamo Sebenico e la foce del Krka e in seguito ammiriamo lo spettacolare canyon di Cetina, in parte deturpato da costruzioni inopportune.

Parco Nazionale del Cherca (Krka)
I parchi nazionali rappresentano la parte più affascinante del ricco e complesso patrimonio naturale croato. Degli otto parchi nazionali, tre si trovano su isole, tre corrispondono ad aree montane, due a fenomeni naturali legati alle acque (Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice e Parco nazionale del Cherca).
Il Cherca (foto) è il più sorprendente tra i fiumi della Croazia carsica, conosciuto per le sue numerose cascate formatesi grazie ai depositi di travertino. Il parco nazionale comprende gran parte del corso del fiume e della costa fluviale circostante. Il fiume alterna il suo corso tra spettacolari canaloni intagliati nell’altopiano calcareo, e laghi, soprattutto nel tratto delle due cascate più belle.
All’ingresso del parco sono in mostra le attività artigianali della tessitura della lana di pecora, del maniscalco, è allestita un’antica cucina contadina e sono in funzione delle macine per il grano e sementi varie; un mulo poco distante attira la nostra attenzione. Il percorso a piedi dura circa 2 ore con soste per la visita della Skradinski Buk, spettacolare cascata formata dal Cherca che scende attraverso diciassette balzi tufacei. Sono momenti di immersione totale nella natura che vivo con il cuore leggero e la mente rilassata.

7° giorno = martedì 10 ottobre
da Spalato a Zara

Zara (Zadar) (foto). Bella città situata in fondo ad una piccola baia e difesa dal mare aperto da un triplice cordone di isole (isole Kornati) . Nonostante i gravi danni subiti nel corso della seconda guerra mondiale, conserva un centro storico attraente, sistemato su una stretta penisola un tempo cittadella fortificata e inespugnabile. Zara custodisce ricordi di due millenni di storia, dal foro romano ai tesori barocchi, dalle chiese romaniche alle fortificazioni veneziane.
Visita della cittadella ove, più che nelle altre città della riviera dalmata, è tangibile nell’architettura degli edifici l’influenza veneziana. Patrono di Zara è S. Simeone che si festeggia l’8 ottobre e per questo motivo ci è data la possibilità di vedere la reliquia che normalmente è custodita all’interno dell’urna chiusa. Zara è nota per il maraschino che è fatto con la maraska dalmata; 4 sono le fabbriche storiche, la più famosa è appunto MARASKA.

Da Zara al Parco Nazionale di Plitvice
Ci sistemiamo in un hotel all’ingresso del Parco Nazionale e anche se la struttura è vecchiotta la apprezziamo perché ci permette di godere a pieno dell’atmosfera del parco.

8° giorno = mercoledì 11 ottobre
Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice

Il paesaggio e l’ambiente di Plitvice (foto) rappresentano qualcosa di fantastico e unico al mondo. Riconosciuto dall’Unesco quale patrimonio naturale dell’umanità, il Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice è costituito da una serie di 16 bellissimi laghetti collegati tra loro da ben 92 cascate. Il lavoro svolto dall’acqua che, nel corso dei secoli ha scavato e modellato, consente al visitatore di ammirare panorami difficili da ritrovare altrove. I laghi sono circondati da splendidi boschi di faggi, abeti bianchi e larici, che ospitano una fauna ricchissima comprendente caprioli, cervi, lontre, lupi, orsi, nonché 120 specie di uccelli. Oggi è l’ultimo giorno di permanenza in terra croata ed è tutto dedicato a vivere il parco, dal mattino fino al tramonto con il pranzo all’interno. Io oggi corono un sogno e mi avvio alla visita con entusiasmo e un po’ di trepidazione per il tempo: pioviggina.
La guida all’incontro ci rivolge 3 raccomandazioni:
1° “guardare dove si mettono i piedi per evitare di andare al ristorante bagnati”
2° “non aver paura se si incontra un orso perché è vegetariano”
3° "seguire il suo ombrello”
Con queste premesse ci avviamo: percorreremo tratti in trenino elettrico, in barca e soprattutto a piedi in un paesaggio incantevole. Il pranzo è servito in un ristorante stile rifugio di montagna con il focolare acceso e tutto l’insieme è molto piacevole. Si riprende il giro nel pomeriggio e la giornata volge al bello e il sole contribuisce ancora di più a rendere magico il parco.

9° giorno = giovedì 12 ottobre
dal Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice a Cremona

Partiamo alle ore 8 per il rientro. Lungo le strade ancora si vedono case e soprattutto chiese distrutte dai Serbi. Passiamo da Ogulin città di 10000 abitanti e Luke, imbocchiamo l’autostrada, l’unica, per Fiume (Rijeka) e quindi per l’Italia.

Conclusioni
Si è trattato di un viaggio non facile sia per lo stato delle strade sia per la necessità di dover rispettare gli appuntamenti con le varie guide locali, tuttavia ci ha consentito di vedere il meglio della Croazia, la Bosnia e Erzegovina e la Dalmazia con i più famosi parchi naturali; Croazia che come attestato dai numerosi monumenti e siti posti sotto la protezione dell’UNESCO merita di essere visitata e conosciuta.Traversata Ancona - Split sulla nave danese Blue Line Inc.; 2 notti a Medugorje presso l’hotel Ana Marija; 3 notti sulla riviera di Makarska a Brela presso l’hotel Berulia della catena bluesun; 2 notti all’ingresso del parco dei laghi di Plitvice presso l’hotel Bellevue.** A Spalato si possono ammirare varie statue e anche la casa trasformata in museo dell’artista croato più famoso del XX secolo Ivan Mestrovic tra cui quella dedicata al poeta e filosofo Marulic, il padre della letteratura croata.
** A Spalato è vivo il folclore; la danza tradizionale Kolo si balla in cerchio ed è accompagnata da violini in stile tzigano o dal suono del tambura, un mandolino tipico della Croazia.
** Di Gundulic autore del poema seicentesco “Osman” si ricorda Il suo verso: “il prezzo della libertà non vale tutto l’oro del mondo” scolpito sui bastioni di Dubrovnik.
** Le palle d’oro in filigrana e gli orologi da parete con il panorama della città sul quadrante, sono souvenirs di Dubrovnik.
** La cravatta (croata) si ispirerebbe ai nastri indossati dai pescatori dalmati, ma è stata ridisegnata nella foggia attuale dai francesi.
** I Brandy sljivovica di prugne e travalica di erbe sono molto diffusi.
** Iugoslavi significa uomini del sud e iugo è il vento del sud mentre la bora è la fanciulla che spazza, che pulisce.
** Nei laghi di Plitvice si allevano cavedani in gran quantità.
** La costa adriatica appartiene interamente alla Croazia con l’eccezione di una ventina di chilometri in terra bosniaca a nord di Dubrovnik e pertanto andando da Ragusa a Spalato si deve passare il confine per due volte in uscita e in entrata.

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