Alle radici dell'Impero

Tra storia e leggenda le origini di Roma

Le origini di Roma ci sono state tramandate dalle fonti antiche nella forma di leggende, dove la tradizione storiografica si unisce a episodi fantastici e meravigliosi.
La storiografia moderna non si è limitata a prendere conoscenza delle antiche leggende, ma le ha vagliate ed analizzate per raggiungere il nucleo di veridicità insito in esse; tutto questo è stato possibile non solo tramite l’analisi storica, ma anche con gli scavi archeologici.

Oltre 3000 anni fa.
Le più antiche testimonianze archeologiche nell’area di Roma risalgono infatti, ad un’età precedente alla data canonica del 753 a.C., poiché alla media età del Bronzo (XIV sec. A.C. circa) risalgono i reperti rinvenuti sul Campidoglio, sotto il Tabularium. L’abitato si estese alla valle del Foro, quindi, si aggiunse l’insediamento sul Palatino all’inizio della prima età del Ferro, al quale si collegò lo sviluppo del sepolcreto arcaico del Foro, mentre più tardi si formarono i nuclei dell’Esquilino e del Quirinale. In questo modo, la città divenne un solo centro urbano.

Questi ritrovamenti sono una conferma indiretta della leggenda che tutti conoscono sulla fondazione di Roma, che ci viene dagli stessi testi antichi. Questi ci narrano di due gemelli Romolo e Remo, discendenti dall’eroe troiano Enea e capostipiti della famiglia Giulia. Il racconto è quello dell’Eneide di Virgilio, ma fin dal VI sec. A.C. poeti e storici greci hanno messo in relazione Enea con l’Italia e con Roma.
Ecco come la leggenda ci è stata tramandata. Secondo la volontà degli dei, Enea, principe troiano, dopo la distruzione di Troia fugge con pochi superstiti, in compagnia dell’anziano padre Anchise e del figlioletto Ascanio per trovare un altro luogo dove rifondare la città distrutta. Protetto dalla madre Venere, sbarca prima sulla costa dell’Africa dove incontra la regina Didone, che sta costruendo la città fenicia di Cartagine. Questa, però, non è la sua meta finale perché gli dei lo costringono a riprendere il cammino. Dopo aver abbandonato Didone, che per il dispiacere si uccide, attraversa il mare ed arriva nel Lazio dove sposa Lavinia (figlia del re Latino) e fonda la città di Lavinio. Il figlio Ascanio fonderà la città di Alba Longa, posta sui Colli Albani, che diventerà teatro della contesa per il trono di due fratelli, il buon Numitore ed il cattivo Amulio. Quest’ultimo, cacciato il fratello, uccise tutti i maschi della famiglia e costrinse la nipote Rea Silvia a farsi Vestale (sacerdotessa del tempio di Vesta e custode del fuoco sacro). Questa, pur rimanendo nel recinto sacro delle Vestali, fu amata dal dio Marte e partorì due gemelli. Il re Amulio, allora, ordinò che i due neonati fossero messi in una cesta ed abbandonati alla corrente del Tevere, ma questa si arenò in un’ansa del fiume. I bambini affamati piangevano ed una lupa, attratta dai vagiti, si avvicinò ai piccoli e li allattò salvando loro la vita. Raccolti da un contadino o secondo un’altra versione da un donna, una certa Acca Larenzia, i due gemelli crebbero sani e forti. Una volta divenuti grandi, seppero delle loro origini e vollero ritornare ad Alba Longa dove uccisero Amulio e rimisero sul trono il nonno Numitore; inoltre, vollero fondare una propria città e scelsero l’ansa del fiume nella quale erano stati trovati e salvati dalla lupa. Un fratricidio è all’inizio della storia di Roma: appena tracciato il solco per delimitare il quadrato entro il quale doveva sorgere la città, Romolo e Remo giurarono di uccidere chiunque avesse attraversato senza permesso quel confine. Poco dopo, però, i due si misero a discutere sul nome da dare alla città e conclusero stabilendo che avrebbe dato il proprio nome chi di loro avesse avvistato più uccelli. Visto che Remo contò la metà degli uccelli avvistati dal fratello, la città si sarebbe chiamata Roma in onore di Romolo. Il fatto era che a Remo la cosa non andò a genio, così durante una lite furiosa, per sfregio, cancellò con il piede il solco di confine appena tracciato ed entrò liberamente nel quadrato. Questo causò la reazione di Romolo, che fedele al giuramento fatto poco prima, uccise il fratello. Egli, rimasto solo, creò una zona franca per accogliere i fuggiaschi situata nella depressione tra le due sommità del colle capitolino, che prese il nome di Asylum. Di quella Roma – un agglomerato di capanne in cui abitavano pastori e contadini – Romolo fece un rifugio per profughi politici, vagabondi e per gente dei dintorni che desideravano un riparo sicuro.
Sulle ali della leggenda nacque la città che nel corso dei secoli sarebbe divenuta il centro del mondo allora conosciuto.

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