Irlanda: appunti di viaggio quando si torna dai sogni - Parte prima

Un viaggio di Micol, Romina, Silvia, Valentina on the road nell’isola di smeraldo

Ho rivisto le foto in questa sera d’autunno, qui nella mia cameretta romana, a me tanto familiare… così, per rinfrescare la memoria assopita già dal solito, letale, banale ritorno dalle vacanze…
L’Irlanda… quante volte ognuna delle nostre testoline “in viaggio perpetuo” aveva pronunciato al suo cuore questa parola ed evocato con la fantasia meravigliosi scenari in preda all’aspettativa tipica di chi non sa…
Ma alla fine, noi quel viaggio lo abbiamo fatto davvero, quasi inaspettatamente, insieme, nonostante le nostre piccole, grandi incomprensioni (a parte i panini che ho sbattuto in testa a Micol, e tutte le sportellate nei momenti più critici!), con lo stupore di quattro amiche che si ritrovano, quasi per caso, a percorrere un pezzetto di strada, quel pezzetto di strada insieme, per poi ricordarlo per sempre…

Consigli pratici e quadro riassuntivo
Se siete in procinto di partire per l’Irlanda, preparatevi ad un paese generoso, che vi stupirà per la varietà dei suoi paesaggi. Chi (come me) si aspetta solo sconfinate praterie verdi, rimarrà piacevolmente sorpreso. Innanzittutto il territorio non è in prevalenza pianeggiante, ma collinare. Al Nord (Donegal) ci sono le cime più alte, a sud imponenti promontori continueranno ad apparire all’orizzonte. Meravigliose scogliere sono un po’ la costante del paese, ma lungi dall’essere una la replica dell’altra, ciascuna al contrario ha un proprio carattere ben definito che assaporerete nelle note dell’aria portate sulle ali del vento, che soffia ovunque impetuoso e (abbastanza) gelido. E poi ancora le tracce di un passato importante che affiorano un po’ dovunque: nei resti neolitici, nelle rovine di abbazie medievali, nelle stradine colorate delle città, come dei piccoli centri, nel fascino senza tempo dei castelli, sia quelli ben conservati che quelli ormai in rovina.
Il nostro itinerario si è svolto in 11 giorni, compresivi di partenza e di arrivo. La compagnia aerea da noi prescelta è stata Ryan Air poiché univa standard di sicurezza adeguati al prezzo più vantaggioso (abbiamo pagato 130 euro A/R, ma si può trovare anche a meno, basta prenotare in anticipo).
Tutti i luoghi da noi visitati meritano senza dubbio una visita, tuttavia se si sceglie di seguire il nostro itinerario, consiglio altresì di svilupparlo con più calma - diciamo 14/15 giorni - per godere in tutta tranquillità della bellezza dei posti. Una buona idea è stata però quella di effettuare il nostro giro in senso antiorario, salendo a nord e scendendo poi a sud. In tal modo si procede controcorrente e si evitano spiacevoli inconvenienti legati all’afflusso turistico di massa (specialmente d’estate).
A questo proposito, nelle città più note ai turisti (Galway, Kilkenny, Killarney) è meglio trovare un B&B appena fuori il centro che non dista mai più di 15 minuti dalle prime indicazioni, poiché esse sono di norma affollate in estate. In più in tal modo si può trovare una sistemazione ad un prezzo leggermente inferiore o comunque tentare di contrattare. Provenendo da nord c’è meno afflusso di gente, poiché la maggior parte dei turisti proviene da sud, e quindi può essere più veloce trovare un alloggio. Il nord è decisamente più economico, e non per questo meno bello del sud, anzi!
Non vi fate abbindolare dai soliti giri da agenzia di viaggi preconfezionati e non dimenticatevi di visitare le contee di Antrim e Donegal a Nord, perchè al ritorno potreste mangiarvi le mani! Non dimenticate soprattutto di mettere in valigia una giacca a vento ed un keeway, per non ritrovarvi nelle mie stesse condizioni: con metà valigia praticamente inutilizzabile!
Piove tantissimo e fa un gran freddo, soprattutto a Nord. Anche quando c’è il sole, e fa caldo, è probabile che dopo 10 minuti appena starete battendo i denti se non avete un buon giacchetto a disposizione.
Infine le strade non brillano certo in quanto ad ampiezza ed efficienza (spesso anche le strade principali somigliano piuttosto a dissestate strade di campagna!). Ma quando capiterà di fare le montagne russe su qualcuna di queste, o di non trovare l’indicazione che faceva al caso vostro, di dover litigare col cambio della macchina, o di imboccare qualche strada contromano prima di abituarvi alla guida (ci vuole un po’!) e magari di dover pazientemente aspettare il transito di una mandria di simpatiche mucchine, o di un gregge di graziose cuccurine (alias pecore) in qualche ameno sentiero di montagna, dove la vostra automobile fa fatica persino ad entrare, e non c’ è evidentemente abbastanza spazio per tutti - voi, le mucche o le pecore - non iniziate a smadonnare, ma armatevi di santa pazienza. Una soluzione si trova sempre e ricordatevi che in fondo siete in vacanza.
Buona Irlanda a tutti!Ecco in sintesi la nostra tabella di marcia con qualche piccola indicazione di carattere pratico:
** Giorno 1: Roma - Bruxelles - Dublino
** Giorno 2: Dublino, visita della città
** Giorno 3: Dublino - Hill of Tara - Drogheda. Ottimo B&B Windsor Lodge, tel.041-9841966. Tot. km. 45 ca
** Giorno 4: Drogheda/Monasterboice/Mellifont - Belfast - Cushendall. B&B fantastico, ottima ospitalità, The Meadows, tel. 028-21772020. Tot. km. 200 ca
** Giorno 5: Cushendull - Cushendun/Carrick-a-Rede/Giant’s Causeway - Derry - Penisola Inishowen/Malin Head - pressi di Horn Head (Donegal settentrionale). Tot. km. 180 ca
** Giorno 6: Horn Head - Glen Gesh Pass/Donegal meridionale - Sligo - Galway. Tot. km. 240 ca
** Giorno 7: Galway - Connemara - Galway - Burren/Cliffs of Moher/Doolin. Tot. km. 200 ca
** Giorno 8: Doolin - Limerick - Penisola Dingle (carino il ristorantino messicano dove siamo state, Homely House in Green Street, tel. 066-9152431)/Inch Strand-Killarney. Tot. km. 200 ca
** Giorno 9: Killarney/Lough Leane - Cork - Dromberg Stone Circle (vicino Roseberry) -Cork - Cahir - Kilkenny (B&B accogliente ma non economico se non avete la faccia tosta di chiedere uno sconto, The Laurels, tel. 353-567761501). Tot. km. 170 ca
** Giorno 11: Kilkenny - (via) Glendalough - Dublino. Tot. 140 km. ca
** Giorno 12: Dublino - Bruxelles - Roma
Totale Km percorsi (approssimativo) 1375.
N.B. Le località divise dal trattino sono ad una certa distanza tra loro, mentre quelle divise dallo slash (/) sono invece vicine.16 agosto 2004
Ore 10, io e Silvia ci ritroviamo all’aeroporto di Ciampino per la partenza. Una partenza un po’ sofferta, a dire il vero, ancora ricordo le chiacchiere da ombrellone in questo scampolo di fine estate… Quando si parte, si sa, le aspettative non mancano, ma insieme alberga sempre un po’ di timore, quello di venire in parte un po’ deluso, dal posto, dalle situazioni… in fondo le stesse paure che si hanno quando si vive la Vita, essendone “il Viaggio” - a mio parere - un perfetto, ristrettissimo concentrato, oppure - se si preferisce - essendo il Viaggio poi metafora della Vita stessa.
Ma torniamo a noi, e alle altre due, Micol e Valentina, che incontriamo “a metà strada”, nel nostro scalo di Bruxelles, non senza qualche palpitazione (ma ve volete sbrigà!).
Ore19 circa: FAILTE! We are on Irish ground! Il colpo d’occhio è una rivelazione di per sè: l’isola di smeraldo, come chiamano l’Irlanda, non esita a spiegarcene il motivo…è fin troppo evidente, è sotto i nostri occhi increduli in un oceano smisurato di verde che ci saluta e ci dà il benvenuto.
Dublino, Celtic Inn: senza troppe difficoltà troviamo il nostro “meraviglioso” ostello: uno schifo senza precedenti! Va be’, non ci lasciamo certo scoraggiare da qualche simpatico scarafaggio qua e là, dal bagno tre piani sotto la nostra “inarrivabile” stanza e dai chili di polvere che danzano allegramente nell’aria… ma no! C’è tutta una città, che dico, un intero Paese che ci aspetta, che ci sta per rivelare i suoi segreti in una manciata di giorni, ma solo se le nostre menti saranno aperte, le nostre anime empatiche…
Cominciamo dunque da Dublino by night: percorriamo O’ Connel Street, l’Half Penny (il ponte che avevo visto immortalato in tante cartoline) è dall’ altra parte del Liffey. Ci dirigiamo verso il mitico Temple Bar. Ci avevano detto che da queste parti l’atmosfera si fa particolarmente calda nei fine settimana, ma è lunedì sera, quindi rimandiamo i bagordi, e ci dirigiamo verso un tranquillo pub per la nostra prima serata irlandese. Miki e Vale non tardano a fare amicizia con il primo musicista della serie, un piccolo Kurt Cobain in erba e con tanto di chitarra, e appena fuori dal pub Vale imbraccia la chitarra che lui le tende con aria amichevole. Le note di “Where did U spleep last night” riscaldano l’aria.
Tuttavia questa città non ci entusiasma a primo sguardo, forse la stanchezza del viaggio, andiamo a dormire riponendo tutte le nostre aspettative sotto il cuscino, aspettando il giorno seguente…

17 agosto
All Dublin Tour, ovvero come girare Dublino in un giorno infernale! (ho perso il conto di quante volte ha piovuto e smesso di piovere, e poi è uscito il sole, e c’era un caldo infernale, e poi di nuovo pioggia, e freddo, e vento bestiale!) Ma poi, con l’andar dei giorni, capiremo che il fattore Tempo (sia cronologico, che atmosferico) avrebbe giocato una parte molto significativa nel nostro viaggio…
Ma torniamo a Dublino: il Trinity College, il City Hall, il Castello (un po’ deludente in realtà!), le splendide St. Christ Church e St. Patrick. E poi il St. Stephen Park e le coloratissime Grafton Street e dintorni, in un turbinio di gente, artisti di strada, musicisti, imbonitori… Ecco la vocazione di una città, è qui: in questa folla multicolore, in questa gaiezza che può sembrare malinconica al solo volgere di una nuvola, e quindi del sole, o della pioggia. Tuttavia nulla a che vedere con le città britanniche, che hanno tutt’altra vocazione e carattere. Questa sembra una capitale del Sud per l’aria scanzonata, un po’ approssimativa che vi si respira, se non fosse che i prati qui sono ipercurati, e ci sono sì e no 20 gradi.
A fine giornata un saluto alla statua di uno dei miei guru personali, Mr. Oscar Wilde, e una passeggiata fino ai Docks, dove di rigore per delle fans come noi (io e Vale in particolare) scatta la visita (e relativa foto ricordo) al muro degli U2, a Windmill Lane. I Docks - la zona portuale - mi ha colpito molto. Sembra raccontare la storia dell’Irlanda più povera, di una terra di immigranti, una storia di sofferenza, ma anche di grande umanità e verità. E il fiume poi… l’ acqua che scorre nel cuore delle città sembra voler dire, raccontare una sua verità, la storia di ogni persona che quel fiume ha visto scorrere migliaia di volte, assieme a tutta la sua vita…
Ancora una serata a Temple Bar, io e Silvia beviamo la nostra prima pinta di Guinness - un must dei must - e comprovo la verità di una “leggenda metropolitana”: la Guinness in Irlanda è tutta un’altra storia! Altro che luogo comune o semplice suggestione! Quel gusto deciso, e quella meravigliosa schiuma con un retrogusto che sa di caffè, deliziosamente amaro non ha eguali altrove, ve lo assicuro! C’è un tizio che canta stonatissimo qualche famosa canzone tradizionale, è “fucking drunk”, si mantiene a fatica sullo sgabello sul quale sta seduto, ma canta a squarciagola, e con grande intensità… gli occhi chiusi, persiane che sbattono fuori il resto del mondo, per una sera, quella sera, e c’è un’espressione di beatitudine sul suo volto… Apprendiamo lezioni di vita: anche questo è l’ Irlanda!
Un segreto (ssshhh): in bagno facciamo sparire i bicchieri di Guinness nelle borse, e poi via, si fila a nanna… Silvia con il malloppo in tasca prova a farsi venire qualche senso di colpa: è la prima volta che ruba qualcosa… bene, bene, penso io (bad girl doc) che sono del parere che nella vita bisogna provare tutto, o quasi…

18 agosto
Decidiamo di anticipare la partenza, ancora qualche ora per le vie di Dublino e poi via... si parte.
Tempo infernale. Piove a dirotto. Silvia non può esimersi dall’indossare il suo keeway color rosa porcellino, alias “sacco della mondezza”, e così - sfidando le intemperie - ci prendiamo i nostri ultimi (per ora) momenti dublinesi in giro per negozi a Grafton Street e dintorni. Poi cominciano gli equivoci con le nostre compagne di viaggio per via di un appuntamento mancato, di cellulari scarichi e di sms non ricevuti, fatto sta che io e Silvia ce ne andiamo a prendere la macchina prenotata e loro ignare di tutto restano ad aspettarci in ostello. Risultato: tensioni, litigi, disorientamento massimo: qual'è la strada, dov’è che andiamo, come diavolo si guida sta macchina (guida a sinistra!), Aiutooo! Mi vengono tutti addosso! Ma no, è solo un’impressione.
Ore 19: la Hill of Tara è quello che ci vuole per rasserenare gli animi. Un posto magico: in cima alla collina una chiesa bianca, bianche tombe stagliate contro l’azzurro del cielo che va rischiarandosi finalmente in questo finire del giorno… Pecore (le mitiche cuccurine - secondo il neologismo creato per l’occasione da un’adorante Micol novella Licia Colò - che saranno un po’ l’emblema della nostra vacanza) che qui sembrano estatiche, noncuranti, eteree, quasi evanescenti… Custodi di tutto l’antico folclore di un intero popolo che percepiamo nelle note stesse dell’aria della sera che scende.
Si ritiene che Tara fosse un posto strategico in epoca precristiana e i grandi signori che vi regnarono avevano qui la loro dimora e vi sono stati poi sepolti. Vi sono ancora delle tracce nei tumuli della collina di questo antico ed evocativo passato nonostante il luogo fosse stato oggetto di pesanti distruzioni a partire dall’epoca cristiana, che si sa, voleva a tutti i costi tagliare i ponti col passato. Gli irlandesi (abbiamo parlato con un ragazzo in un pub lì vicino che ci ha indicato la strada per raggiungere la collina mentre ci preparava una tazza di caffè) credono che sia un posto particolarmente suggestivo dopo il tramonto, nelle magiche sere d’estate, e c’è da crederlo, benché noi non abbiamo potuto sperimentare e ci siamo dovute accontentare - si fa per dire - di uno splendido tramonto per poi ripartire…
Dicono che le colline sono luoghi prescelti dalle Fate come loro esclusiva dimora. Dicono che quando la cima di una collina brilla nella notte di uno strano brilluccichìo, siano le Fate in tondo che danzano tra gli alberi. E in un posto così si fa presto a credere che sia vero…
Attraversiamo i primi, meravigliosi paesini - Navan in particolare - prima di arrivare a Drogheda, dove passiamo la notte. Trovare un B&B a 20euro dopo due notti al Celtic Inn è meravigliosa ricompensa di una giornata non facile, ma anch’ essa indimenticabile…

19 agosto
Dopo un paio d’ore trascorse in giro per la Drogheda by day (la sera precedente ne avevamo avuto un assaggio by night in un pub coloratissimo ed affollatissimo come di consueto, e dove peraltro la nostra presenza di “straniere” è passata tutt’altro che inosservata!), ci dirigiamo alla scoperta dei siti monastici di Monasterboice e Mellifont, di superba e mistica bellezza. Il primo, un complesso dove, oltre ad una delle torri rotonde meglio conservate d’Irlanda, si trovano anche le croci celtiche tra le più spettacolari e meglio conservate del Paese. E sono davvero stupefacenti, nella loro maestosa imponenza... enormi, impongono al visitatore un rispettoso e religioso silenzio. La nostra mattinata è buia e con poca luce. Piove, eppure questo cielo grigio ha il suo fascino in un luogo così, anche se non è difficile immaginare lo spettacolo che offrirà a coloro che vi si recheranno al tramonto per esempio, quando il sole scompare all’ombra di queste grandi croci di pietra…
Mellifont è invece il monastero cistercense più antico d’Irlanda (risale infatti all’XI secolo) e nel momento di massimo splendore fu anche il più importante del Paese. Le sue bianche rovine sono una delizia dello spirito. Anche sotto la solita, fastidiosissima pioggerellina, imprimono forte una poesia nell’animo fatta di silenzi, pace e meditazione.
Purtroppo (e sarà il nostro grande rammarico!) saltiamo la visita di Newgrange - antichissimo cimitero neolitico - nella fretta di macinare chilometri e per paura di non farcela nel nostro “giro impossibile”.
Ci dirigiamo allora subito verso nord. Saltiamo anche la sosta a Carlingford, graziosa cittadina adagiata sulle sponde di un lago, che la tipa dell’ostello ci aveva caldamente consigliato. Impossibile fare tutto, ma si può sempre tornare, no?! Anche se la mia filosofia resta Carpe Diem!
Proseguiamo ed entriamo in quell’Irlanda del Nord che gli itinerari turistici più consueti mettono troppe volte repentinamente da parte, perdendo così molto, troppo…
Belfast ci appare come una città cupa e un po’ tetra. Sarà che è uno di quei posti (mi viene in mente Berlino, per esempio) dove la storia pesa come un macigno e si respira nell’aria un po’ opprimente delle strade. Anche la gente di qui ci sembra diversa, o è solo un’impressione? Decisamente più britannica, così come di colpo riappaiono magicamente i taxi neri e le cabine telefoniche rosse, oltre a un’infinità di dettagli decisamente british che attivano nella mia mente tutti i ricordi legati ai miei viaggi studio in Gran Bretagna.
Tuttavia, e se mi è consentito esprimere un giudizio su una questione così delicata, non sono molto d’accordo con la permanenza britannica sul territorio irlandese, come se poi non bastassero secoli e secoli di oppressione, vessazione, distruzione… Ma - come mi diceva un amico che è stato anche lui da quelle parti - risolvere la situazione è anche oggi davvero un’impresa disperata, laddove le due etnìe, i due orgogli (e rispettivi odi) sono inestricabilmente mischiati tra di loro su una terra che essendo l oggetto del contendere, diviene così terra di nessuno.
Dopo il giro in città, la nostra fortuita e affascinante sosta nel negozio di un antiquario dove tutto, ogni singolo oggetto sembrava voler gridare al mondo una sua storia segreta, dove Micol sembrava stregata dalle maschere antigas della Seconda Guerra Mondiale, e Silvia incantata dal francobollo di Lady Marlowe, eroina dell’immaginario popolare e fanatica repubblicana, leggo sulla mia guida dei famosi murales e decidiamo che non possiamo mancare. Quando però nel chiedere informazione sulla strada, riusciamo, non senza enormi difficoltà (ma che inglese era quello?!), a decifrare quello che un ragazzo ha da dirci a proposito: "e voi vorreste andarci con una macchina irlandese?!" vediamo Silvia non osare chiederci di desistere nell’impresa (ci conosce e sapeva che sarebbe stato inutile!). Difatti proseguiamo e chiediamo ad un’altra gentile fanciulla, la quale ci rassicura rispondendo al mio “is it dangerous to go there?”, con un pacato “I wouldn’ t say so”. E tanto ci basta per non perderci questo pezzo, forse il più autentico, d’Irlanda del Nord (o Ulster, come si dice da queste parti!).
Shunkill Road: il quartier generale degli Unionisti, Orangisti, protestanti filobritannici… eccola finalmente, appena svoltato l’angolo. Sembra un mondo a parte, un microuniverso costruito per ricordarti “Noi qui siamo i padroni, e tu sei e resterai nostro ospite”. Migliaia di Union Jack (la bandiera britannica) sventolanti nella strada, e sulle case, e poi i murales, a decine, violenti, aggressivi, con tantissimi riferimenti iconografici nazi. L’atmosfera è decisamente pesante. Leggo che l’altra via invece, Falls Road, quartier generale dei repubblicani filoirlandesi, è decisamente vivace e colorata, con murales più artistici dal punto di vista iconografico, che ricorrono spesso al simbolo dell’araba fenice e alla simbologia del folclore irlandese più tradizionale. Ma noi non facciamo in tempo a vederla, quasi scappiamo dopo aver visto con i nostri occhi scampoli d’odio ancestrale, dopo aver fatto qualche foto di rapina, con un po’ di paura che a qualcuno potesse far saltare i nervi il nostro fare da turiste tra i loro cimeli. In realtà la gente che si vede in questa zona sembra gente normalissima: passeggia e porta il cane fuori a fare la pipì, ma l’atmosfera, come dicevo, è tutt’altro che leggera…
Slogan del tipo “Ulster will always remain british” e lo slogan degli unionisti scritto un po’ dovunque - No surrender - sono abbastanza perentori. Saliamo su per la collina, in direzione nord per proseguire il nostro viaggio. La città è ai nostri piedi con la sua coltre grigiastra mentre il sole fa capolino dalle nuvole timidamente, un segno di buon auspicio?
Salutata Belfast, siamo ormai sulla famosa Causeway Coast.
La contea di Antrim si preannuncia spettacolare e imponente già dai suoi primi scorci. Un intero viaggio in Irlanda potrebbe anche solo concentrarsi qui e ne varrebbe ampiamente la pena. Silvia alla vista della prima, imponente scogliera, esclama estatica: per me è questa l’Irlanda! Lei che aveva scalpitato nel cuore delle grandi città nell’attesa frenetica di vedere, di vivere nei grandi paesaggi, nel trionfo incontrastato della Natura, e noi con lei…
Bellissimi i paesini, si susseguono in un trionfo di ordine, colore, chiesette, campanili, porticcioli (Glenarm, ad esempio, dove scendiamo per una boccata d’aria marina).
Scende la sera dopo una lunga giornata iniziata almeno 100 km più a sud. La luce in questo scampolo di giorno si fa più dolce mentre il paesaggio è selvaggio e sublime. Come sempre il Nord del mondo ha il suo fascino peculiare che accarezza la mia anima nel suo punto più profondo. La buonanotte a Cushendall: magnifico il B&B di fronte ad un mare indomito, simpatica ed amorevole la signora, confortevole la stanza… ci addormentiamo trattenendo i nostri sogni, e liberandone altri. Fuori, solo il rumore del vento che li fa ondeggiare e vibrare come corde di un’arpa…

20 agosto
Cosa c’è di più sostanzioso di una bella (e pesantissima!) Irish breakfast per iniziare una giornata impegnativa come quella che ci attende?! La signora del B&B gentilissima ci dice che in serata aspetta degli ospiti italiani e ci invita a scrivere nel libro degli ospiti. Molto volentieri - dico io che, vocazione letteraria a parte - credo nella sua piccola poesia del quotidiano nel comunicare un’impressione a chi come noi passerà di qui, e nel lasciare un segno concreto della nostra presenza, segno che rimarrà indelebile, quando noi saremo altrove, quando solo i pensieri torneranno lì, poggiandosi un attimo tra quelle pagine, per poi riprendere a volare. Quando altri ci leggeranno, e sapranno di noi, di un nostro gesto, pensiero, sorriso…
Appena fuori, ad aspettarci il sole. Il paesaggio agreste appena vicino la casa è incantevole, oltre la casa di fronte si sente il respiro del mare. Micol si siede sulla panchina ed io la immortalo in una foto mentre con la mano indica il punto dove in lontananza appare la sagoma di un altro posto meraviglioso chiamato Scozia…
Poi via… bye bye Cushendall! Ti porteremo nel cuore. Il paesino dopo ha un nome molto simile - Cushendun - e la sua spiaggia, larga distesa di sabbia chiara, con le onde fragorose che vi si abbattono, è per noi un irresistibile richiamo.
Scendiamo e decidiamo di goderne appieno per un po’… L’aria è cristallina, il giorno pieno di luce, una luce azzurra, di mare, di cielo. Le onde sono per me la vera meraviglia, più della spiaggia, più della scogliera e della costa all’orizzonte, anch’esse bellissime certo, ma le onde si alzano indomite, fragorose, come un ruggito che esce dal ventre della terra, e alla terra ritorna in altra forma, magari quella di una conchiglia lasciata sulla spiaggia dalla risacca. E poi quel suono, un suono dolcissimo… come può esserci tanta dolcezza in tanta forza, in tanta potenza?! E poi c’è qualcosa nell’aria, qualcosa anche dentro di me mi ricorda che è il Nord a darti alcune sensazioni, alcune scosse, alcune sfumature… non mi è facile spiegare, ma il Nord ha un suo temperamento inconfondibile, un suo carattere altero e selvaggio, sovrastante, immanente e sublime, ed io lo amo, tantissimo, incondizionamente, perché sa parlare alla mia anima come nessuna cosa al mondo…
Proseguiamo. Dopo un paio di intervalli per fare foto a tutto spiano in questo straordinario tratto di costa, arriviamo al famoso Rope Bridge. Il ponte di corda è lungo 20 metri e largo uno, sospeso a circa 30 nel vuoto tra le scogliere e l’isolotto di Carrick-a-Rede. Una vera e propria prova di coraggio, specialmente per chi, come Silvia, soffre di vertigini. Ma noi siamo impavide e temerarie. Arriviamo al ponte percorrendo un tragitto di una bellezza mozzafiato. Le scogliere sono straordinarie, l’aria è limpida ed il vento, fortissimo, spazza via anche le nuvole della mente. Da una parte le solite “cuccurine-mucchine” che pascolano paciose e beate, dall’altra il mare e le bianche scogliere, una manciata di casettine solitarie in lontananza, isole (la selvaggia e disabitata Rathlin Island, paradiso degli uccelli) e stormi di gabbiani lanciatissimi in spericolate acrobazie nel cielo e tra le onde…
Arriviamo finalmente al punto dell’attraversamento… cosa?! C’ è una defezione tra le file?! Micol? Nooo… va be’,inutile insistere… Ma la vera sorpresa della giornata è senza dubbio Silvia, che invece è fermissima nella sua volontà di cimentarsi nella prova. Vale è la prima, poi vado io, con tutta la strumentazione tecnologica del caso (fotocamera, telecamera) pronta ad immortalare la prova di Silvia dopo di me. Inutile dire che sopravviviamo al passaggio, anche se effettivamente è di grande impatto emotivo…
Personalmente ho provato ad assaporare questo momento fermandomi un attimo proprio al centro del ponte per sentire la voce del vento… il vento, un elemento a me troppo caro, troppo intrinsecamente compatibile…
Leggo nel mio libro di poesie irlandesi:
Thou wild wind, bring,
Keen forest odours from that realm of thine,
Upon thy wing.
O wind, O mighty, melancholy wind,
Blow through me, blow!
Thou blowest forgotten things into my mind
From long ago.
Ecco eternizzato un momento, basta chiudere un momento gli occhi per riviverlo migliaia di volte qui, e ovunque… Tutto ondeggiava sopra, sotto ed intorno a me, tutto era movimento, respiro, libertà… queste le parole chiavi di un’intera estate, questa estate, la mia…
Dall’altra parte del ponte ci fermiamo e rimaniamo sedute, a ciascuna il tempo di guardarsi attorno, a ciascuna il tempo di guardarsi dentro… chissà Micol invece cosa starà facendo? Due piccoli universi ci separano ora, divisi da un ponte di corda, spartiacque di una piccola esperienza di vita.
Un piccolo giro di ricognizione sull’isolotto, un saluto alle onde, bellissime e seducenti come bianche sirene, e ai gabbiani che volteggiano tutt’ intorno…
Torniamo dall’altra parte, riecco Micol, ci buttiamo tutte e quattro sull’erba profumata di mare e di vento, sorridiamo. Cheese… una bella foto ricordo è quello che ci vuole per immortalare anche questo momento. Noi qui ci siamo state, sembrano voler dire i nostri sorrisi…
Riprendiamo la macchina, all’improvviso, dopo una curva si apre un baratro, e in questa voragine verde si affacciano delle stupefacenti rovine di un castello. Stando alla mia onnipresente guida questo dovrebbe essere Dunsverick Castle, ma quel che conta è che è davvero bellissimo, e lo si apprezza ancor di più perché non te lo aspettavi davvero, e invece… come un’apparizione magica! Queste sono secondo me le scintille di bellezza che un Paese generoso come questo sa regalarti…
Avanti: Giant’s Causeway! Dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è formata da migliaia di colonne basaltiche perfettamente esagonali, tanto da essere state credute per anni frutto dell’estro creativo di un gigante e non, più semplicemente, un fenomeno naturale dovuto alla solidificazione di uno strato di lava basaltica ed incandescente riversatasi nelle fessure di questa costa circa 60 milioni di anni fa. Le scogliere sono anche in questo tratto di impressionante bellezza, e mentre il colore dominante del precedente tratto di costa era il bianco, qui invece predomina il nero, il colore del basalto. Alcune rocce hanno assunto forme peculiari che permettono facili associazioni, ed ecco allora che basta un pizzico di fantasia per vedervi una foca, il piede del gigante, e immanente sopra di noi, un organo…
Saliamo quindi per goderci lo spettacolo dall’alto. Anche qui il vento la fa da padrone, gridando a gran voce nelle nostre orecchie stupite, agitandosi tra i nostri capelli. Il colpo d’occhio è stupefacente, peccato ci siano così tante persone! In posti come questo bisognerebbe stare da soli, sedersi su una roccia lambita dalle onde furiose e meditare guardando l’infinito. Ma probabilmente anche gli altri pensano la stessa cosa, ed in tal caso anche la mia presenza qui per loro è totalmente inopportuna, perciò meglio accontentarsi!
Quando riscendiamo io e Silvia ci fermiamo a cogliere dei soffioni che troviamo sul sentiero, ci ricordano l’infanzia… perché - ci chiediamo - ora non se ne trovano più come allora, almeno dalle nostre parti? Ignare, ma con qualche sinistro presentimento di natura ecologica, ci concentriamo su questo piccolo fiore delicato, e in un soffio gli affidiamo un nostro desiderio segreto.
Sono le 2 passate del pomeriggio quando riprendiamo il nostro viaggio, e c’è ancora così tanto da fare…ma anche questa sarà un po’ una costante, ci ritroveremo a spremere - letteralmente - le nostre giornate fino all ultimo, a visitare, a vivere le meraviglie di questo Paese negli orari più improbabili. Magari a sera tarda, quando ancora non sappiamo neanche dove andremo a dormire…
In questo caso, siamo ora dirette alla scoperta del Donegal, che dicono una delle contee più spettacolari, siamo ansiose ma sappiamo che abbiamo fatto già tanta strada, ma che tanta ancora ci aspetta. Passata Derry possiamo dire addio all’Irlanda del Nord, siamo tornate ora nella verde Repubblica d’Irlanda. Che strano però! Noi da un punto di vista pratico, siamo liete di non dover più fare i salti mortali per pagare in Euro visto che nessuna di noi aveva cambiato i soldi in sterline, però ora sappiamo che la tanto temuta, bistrattata, martoriata Irlanda del Nord è un territorio bellissimo, da cui non si può prescindere se si decide di visitare questo Paese.
Nonostante sia piuttosto tardi quando entriamo in Donegal, decidiamo lo stesso di compiere il giro della Penisola Inishowen, highly recommended dalla guida, e di arrivare fino a Malin Head, il punto più settentrionale dell’Irlanda. Con SuperMiki (Micol) al volante neanche questi improbabili sentieri che qui sembrano chiamare strade, possono ostacolarci dal raggiungere l’ambita meta, ed il paesaggio sembra cominciare a ricompensarci della fatica sin dall’inizio, con verdi montagne, lunghe lingue di sabbia bianca che costeggiano lembi di mare che trova la sua via attraverso insenature dalle forme più svariate. I paesini si susseguono anche qui, ma ad una certa distanza l’uno dall’altro.
Ci capita di chiedere più di un’informazione per non rischiare di perderci. Le persone anche qui sono gentilissime, sebbene in quest’angolo remoto d’Irlanda viene da chiedersi come abbiano fatto ad abituarsi alla socializzazione dato che la densità di popolazione è evidentemente più bassa che altrove. Ma se le persone scarseggiano, le mitiche “cuccurine” pullulano al contrario, e per la gioia di Micol… La strada continua a salire, e noi con lei. Il sentiero diventa sempre più stretto, ma superMiki non si lascia intimorire, anzi sembra quasi divertirsi per la gioia di noi tre che invece - rilassate sui nostri sedili - non la smettiamo di spiare fuori dai finestrini.
Dall’alto questa terra è davvero mozzafiato, i colori si mischiano abbaglianti nella luce del giorno che muore. Incontriamo un pastore in un sentiero largo al massimo due metri, parla un inglese improbabile, ma sorride e noi capiamo che siamo quasi giunte a destinazione… e infatti ecco il promontorio, e noi ci siamo sopra, e il mare sotto di noi, la terra che finisce, così come il sole che sta per congedarsi dai nostri sguardi rapiti, dai nostri estatici pensieri.
Altre macchine sono giunte qui, non molte… ci sono delle ragazze italiane, quattro avventuriere come noi, niente di più probabile, eppure su tutto si impone il silenzio della contemplazione, rotto solo dalla voce del vento. Leggo soddisfazione negli occhi delle mie amiche, delle mie tre meravigliose compagne di viaggio. Riempitevi l’anima di tutto questo, la luce di questo meraviglioso tramonto per sempre tra l’ignoto dei nostri passi…
E’ ormai tardissimo quando scendiamo, e anche se piene dello spettacolo di cui abbiamo appena goduto, la stanchezza comincia proprio a farsi sentire, e così dopo aver percorso un discreto tratto, cominciamo ad affacciarci alla soglia di tutti i B&B che incontriamo sulla nostra strada. Bussiamo a molte case senza avere neanche risposta. Intanto l’ ora comincia a farsi piuttosto tarda. Sono le 10 passate. Il morale misto alla stanchezza comincia a dare qualche segno di squilibrio ma non disperiamo. Una gentilissima signora che apre all’ennesima porta ci consiglia di recarci in un ostello nei pressi, poichè sa per certo che i B&B nelle vicinanze sono tutti pieni. Il mitico cartello NO VACANCIES diventa da lì in avanti per noi un segnale da adocchiare al volo per non perdere altro tempo prezioso e proseguire in cerca di maggiore fortuna… già! Come dei veri e propri cercatori d’oro, i pionieri del West… mi piace il paragone!
Grangemill Hostel! Un posto che ricorderemo, un posto stranissimo, uno dei più strani dove sia mai capitata in tutta la vita… Silvia dice che preferisce dormire in macchina dopo aver visionato la “stanza” che una tizia stranissima ci aveva assegnato, e fatto pagare con gran fretta prima di sparire da dov’era venuta, mentre un’altra tizia dall’aria inquietante asserendo di avere appena avuto una furibonda lite con la prima, si intratteneva con noi decantando le bellezze del luogo (definito “a lovely place”) e scroccando sigarette a raffica con la scusa di essere in preda al panico.
La stanza, dicevamo, non era una stanza ma i vagoni di un tram in disuso e parcheggiato lì per fornire originali accomodations ai visitatori. Ma non era tanto questo a scoraggiare, quanto lo stato di degrado e sporcizia in cui versava suddetta stanza-vagone. La doccia - esterna chiusa da una tenda leggerissima quindi in pratica aperta! - era praticamente inutilizzabile date le condizioni metereologiche pessime della serata (pioggia torrenziale, vento ululante, freddo invernale), che tra l’altro becchiamo in pieno mentre ci interroghiamo sul da farsi.
Alla fine decidiamo di dirigerci coraggiosamente altrove - h23! - e quindi di ribussare alla porta della tizia per riavere i soldi. Questa dice che se vogliamo può mostrarci un’altra stanza, ma approfittando della nostra esitazione, decide che è bene richiudere la porta e finire la cena, lasciandoci a una nuova decisione sotto una pioggia torrenziale. Visto che lei però non riapre, e la sua cena è un po’ troppo lunga per i nostri gusti, decidiamo di risuonare a quel suo c***o di campanello. Lei apre, e con aria noncurante ci dice: avete freddo? Ma non vi avevo detto di andare là dentro che c’è il fuoco acceso? Dopo di che ci mostra la stanza, noi decidiamo che un letto matrimoniale ed uno singolo sarà abbastanza per tutte e quattro. Mi mostra poi la stanza col suddetto camino… ma cos’è 'sto posto? Una casa degli orrori?! Aperta la porta, un fumo asfissiante ne fuoriusciva, e c’era un tizio nella penombra dall’ aria sempre inquietante che sorrideva ammiccante… Aiutooo! Risultato: chiuse in stanza, porta a quattro mandate, si dorme, e domani mattina si tela all’alba da 'sto posto infernale!

21 agosto
Ore 8.30 circa. Siamo sopravvissute anche al Grange ed eccoci di nuovo imperversare alla scoperta della costa nord-occidentale del Donegal. Prima tappa, il promontorio di Horn Head, che ci regala forse il momento più intenso della giornata, subito, in questa mattinata che scintilla di sole…
Ancora scogliere, ancora mare, ancora vento, ma è difficile non apprezzarne la bellezza e consacrare ad ogni momento la sua unicità, la sua intensità. Qui per esempio i fiori hanno avuto la loro parte. Già altrove, ricordo il pomeriggio precedente per esempio, sulla strada per Malin, l’erica punteggiare di rosso il paesaggio e quei meravigliosi fiori arancioni che tanto piacevano a Silvia… Qui invece un soffice muschio che ricopre i pendii sotto i nostri piedi, e poi una morbida distesa di fiori violacei, che ricordano vagamente la lavanda, ma che non ne hanno il caratteristico profumo. Ricordo le mie gambe affondarvi nello slancio di raggiungere il bordo del promontorio e godere della visuale mozzafiato. Ne colgo alcuni, trattenendoli delicatamente tra l’indice ed il pollice, mentre mi sembra di toccare il cielo con un dito… E’ vero! Un’altra meraviglia del cielo d’Irlanda stamattina: l’aria è tersa e le nuvole appena sopra le nostre teste sembrano disegnate dal più talentuoso degli artisti. In un momento, per un momento, le nostre vite in questo quadro. Ci aggiriamo per il promontorio con fare esplorativo ed assorto, e ne siamo avvinte… ripongo i fiori tra i capelli come l’ultima pennellata del quadro.
Poi il Donegal continua a scorrere attraverso i nostri finestrini. Abbandoniamo la costa e ci dirigiamo all’interno, dove il paesaggio è altrettanto stupefacente, con le sue montagne che scintillano argentee nella luce del mattino, e le verdi, sconfinate vallate, tra le quali quasi ci perdiamo, inghiottite dai tornanti e dai dossi senza fine.
Ore 15 circa. Siamo ormai nella Contea di Sligo. Il panorama qui si fa più dolce: le montagne diventano morbide colline, e il mare si scompone in innumerevoli laghi. E’ questa la terra del Poeta, di colui che queste terre, la sua Terra, ha saputo cantare come nessun altro. William B. Yeats, noi veniamo a renderti omaggio mentre riposi all’ombra della Benbulben Mountain, nel Drumcliff churchyard.
Cast a Cold Eye
on life, on death.
Horseman pass by…
Ricordo quelle giornate di mare in Italia, mentre assaporavo il viaggio che sarebbe venuto, mentre con le lacrime agli occhi, con il cuore in gola leggevo le tue poesie, mio dolce William, e così anche il più piccolo dei granelli di sabbia assumeva un suo peso nel grande, entropico caos cosmico… Ora poggiamo margherite sul tuo marmoreo cuscino. Mille volte buonanotte.
Sligo è molto carina, un vero peccato non godercela che con qualche fuggevole sguardo, nel tentativo - vano - di giungere al cimitero neolitico di Carrowmore, il più grande d’Europa, stando alla solita guida… ma niente! Le indicazioni pessime, il traffico che ci ostacola,il tempo che fugge, tutto sembra remare contro, e ormai prossimi alle h.18 avremmo trovato il sito comunque irrimediabilmente chiuso. E quindi - ahimè! - dobbiamo proseguire. Io al volante (povera Micol! Anche oggi la sua porzione di stradine impossibili ha lasciato il segno!) corro nel vento, in direzione di Galway…
Digeriti in un paio d’ore i chilometri, vi giungiamo alle 20 circa, e la città sembra stracolma di gente. Del resto siamo ormai rientrati nel circuito d’Irlanda più battuto dai turisti. E questo si nota anche nel consistente rincaro dei B&B, anche se soprattutto da qui in avanti il mio talento nel mercanteggiare è stato posto al servizio di tutta la compagnia, e così ce la caviamo anche stavolta coi soliti 20 Euro dai 25/26 di partenza.
E’ sabato stasera! E la città ci attende! Sentiamo una certa sete dopo due sere di astinenza da alcool dati gli improbabili orari del nostro tour-de-force. Ma stasera è tutta per noi. Galway, un piccolo gioiello festoso, pieno di colore e di gente allegra, pieno di musica e sorrisi. Entriamo in un pub enorme e stracolmo, dove però ci sentiamo subito a nostro agio. Ecco cos’hanno di veramente speciale questi pub irlandesi… ti fanno sentire come se ti trovassi nel salotto enorme di una tua casa immaginaria, con ospiti immaginari, che non hai mai invitato, che non hai mai visto prima, ma che ti sorridono, che ti parlano, con cui parli, parli, parli, per ore, e ti ritrovi alla fine di una serata come se fosse trascorso un attimo, un battito di ciglia, un sorso in un fiume di birra…
Io e Silvia a parlare quasi tutta la sera con un ragazzo di Heidelberg molto simpatico (e anche carino!) che approfittando di me che gli ho chiesto di scattare una foto, ha poi pensato bene di sfruttare l’occasione per fare quattro chiacchiere e scambiare qualche piccola impressione e consiglio da-turista-a-turista sull’Irlanda. A dire il vero lui sembrava preferire le antiche distillerie di whiskey alle mie scogliere selvagge ma, come dicevano i Latini, de gustibus… Micol e Valentina perse nel frattempo nella folla multicolore… ci ritroviamo alla macchina all’orario prefissato, ciascuna con la sua serata, ciascuna con il suo brindisi… Cheers!

La continuazione e il termine del diario di viaggio saranno on line prossimamente, sempre su Ci Sono Stato!

Un commento in “Irlanda: appunti di viaggio quando si torna dai sogni – Parte prima
  1. Avatar commento
    dyvjmxnc sxflhu
    27/07/2007 00:17

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