I Sensi della Sardegna

La nostra splendida isola vista attraverso le sensazioni che sa donare

La scusa per questo viaggio (come se ne servisse una per lasciare anche solo per un po' il solito menage della quotidianità!) è stato il matrimonio di Enrico e Sara; lui bresciano, lei sarda D.O.C. e, come tradizione vuole, celebrazione del rito nella chiesa di quest'ultima, ovvero in Sardegna.
Dal momento poi che impegnarsi per un viaggio "mordi e fuggi" sarebbe stato poco economico (e altrettanto poco furbo vista l'occasione!), abbiamo deciso di aggiungere alla data del matrimonio una decina di giorni in modo da poter far diventare la trasferta sull'isola, la nostra vacanza.

Prima di partire e anche ora che ci accingiamo a scrivere, a modo nostro, questo diario di viaggio, abbiamo consultato sia su Ci Sono Stato che su altri siti internet le esperienze di altri viaggiatori che ci hanno preceduto e abbiamo scoperto che della Sardegna si parla parecchio, di è detto molto e sono poche le cose che si possono aggiungere; anche per questo motivo abbiamo deciso di scrivere un diario un po' particolare, un resoconto che non prenda in considerazione solo la classica cronaca di quanto fatto e visto giorno per giorno durante il viaggio, ma che provi a scavare un po' più in profondità considerando le sensazioni che si sono vissute in questi giorni.
"Un viaggio nel viaggio" direbbe chi sa scrivere meglio di noi, l'occasione per cercare di conoscere meglio la nostra bellissima isola attraverso quelle che sono le nostre capacità ricettive: i nostri cinque sensi.

Ci scusi quindi chi cerca in questo testo descrizioni di luoghi da vedere o da visitare, curiosità o informazioni "spicce": tutto questo c'è, ma per questa volta diventa il pretesto per vivere la Sardegna in modo diverso!VISTA
Dei cinque nostri sensi è certamente quello più sopravvalutato: su di esso di basa gran parte della nostra conoscenza, della nostra esperienza e della nostra percezione tant'è che la sua perdita è, nella nostra società, causa di fortissimi handicap.
Proprio perché ha un ruolo dominante nella nostra vita, non potevamo far partire che da lei la nostra piccola e semplice analisi; già, perché la Sardegna prima di tutto di vede.
Si vede dalla nave, dal ponte o dai piccoli oblò di una Moby "Fantasy" non certamente impeccabile come pulizia e comfort, si vede attraverso sartie e gomene o antenne radio e satellitari; la si intravede, all'inizio, lontana, scambiandola per uno strano effetto ottico o per nuvole all'orizzonte, ma dopo un po' si comincia a scorgerne il profilo frastagliato delle coste rocciose per passare, avvicinandosi, a capire quali siano le forme dei paesi e delle città, i confini fra boschi e pascoli, la roccia calcarea ed il granito rossastro che sembrano formare un gigantesca scacchiera.
E poi si vede il porto, quello di Olbia, nascosto e protetto dal piccolo e scosceso rilievo dell'isola che lo fronteggia, il nostro approdo dopo ore di mare e di onde (purtroppo molte e molto alte…), la meta temporanea e l'inizio dell'altra parte del nostro viaggio, quello in moto attraverso il cuore dell'isola per arrivare in un piccolo paese, Cardedu, sconosciuto ai più e fuori dalle più famose mete del turismo VIP, posto grosso modo a metà della costa tirrenica.
Accanto alla strada che percorriamo il paesaggio muta in continuazione, il mare e la vegetazione che grazie a lui riesce a sopravvivere lasciano il posto ad una specie di brulla campagna western dove solo cactus, fichi d'india e piccoli cespugli riescono ad interrompere il rosso colore della roccia della terra riarsa che domina; più avanti, salendo costantemente di quota, la vegetazione sfrutta il clima un po' meno arido per fare nuovamente capolino fino a raggiungere il suo culmine negli splendidi pendii dei monti del Parco Nazionale del Gennargentu coperti di verdissimi boschi e da una ricca vegetazione.

Ma la Sardegna è per noi turisti/viaggiatori soprattutto mare, ed è al mare che torniamo dopo aver passato le montagne e le colline del centro dell'isola, un mare che non delude: limpido, azzurro e blu ma… diverso.
Diverso dalle solite cartoline, diverso dal mare della Costa Smeralda, da quello di Stintino, da quello di Baia Chia o di Villasimius; un mare che sembra "normale", che non affascina subito, al primo impatto, un mare che deve essere scoperto per poter essere apprezzato.
Qui la roccia è granitica e non calcarea, in altre parole è rossa e non bianca e quindi non riesce a riflettere la luce e a mettere in risalto le mille sfumature di azzurro che rendono famose altre spiagge; è però un mare unico, un mare ricco di vita a tal punto da permettere di osservare in tranquillità branchi di pesci (saraghi in prevalenza) nuotare indisturbati vicino a riva o agli scogli, da consentire di scorgere nascosti e mimetizzati fra gli scogli polpi, o ancora talmente limpido da permettere di non capire in qualunque punto quanto sia profondo il fondo marino.
E' anche un mare vero, un mare che nel pomeriggio si rinforza grazie al vento che comincia a soffiare dal largo e gonfia un po' le onde e fa sentire forte la sua voce.

Ed accanto al mare, simbolo della "Sardegna visiva" non possono essere che le cale, le piccole insenature, i piccoli ripari sabbio o ghiaiosi fra gli scogli che fanno da sfondo ad indimenticabili fotografie (reali o mnemoniche che siano). Dedicheremo più avanti una parte del nostro racconto alla descrizione in dettaglio delle spiagge visitate, in ogni caso è non possiamo non anticipare quanto sia stato bello spostarsi ogni giorni di pochi metri o di qualche chilometro e trovare sempre uno scorcio nuovo, un ambiente diverso, un giornaliero rifugio adatto di volta in volta a tutti, ragazzi, adulti o bambini. Rocce da cui tuffarsi nelle acque cristalline, sabbie finissime, minuscoli sassolini, lunghe rive attrezzate e anfratti riparati raggiungibili solo dopo una bella passeggiata: ci sono cale per ogni esigenza e per tutti i gusti e forse la cosa migliore è quella di non limitarsi alla "solita" spiaggia, ma cercare sempre qualcosa di nuovo… ogni volta è una sorpresa.

Vista vuol dire luce e luce vuol dire colori.
Azzurro del cielo, Blu del Mare, Rosso delle rocce delle scogliere, Bianco delle spiagge, Verde della vegetazione che contorna ogni riva.
Tutti brillanti, tutti vivi ed intensi, senza mezze misure.
Questa è la Sardegna che riempie gli occhi e che resta nella mente e nel cuore, questa è la cartolina che si porta, magari anche involontariamente, a casa!

TATTO
Toccare la Sardegna è stata una delle esperienze sensoriali più intense e gratificanti della nostra vacanza; pare strano al primo momento, ma forse provando a pensarci un po' su, anche il tatto nelle nostra vita di tutti i giorni ha un ruolo fondamentale, non solo "perché serve" ma anche perché attraverso le cose che tocchiamo e il modo in cui lo facciamo, ci rapportiamo agli oggetti stessi, ci relazioniamo con loro, impariamo e sperimentiamo in maniera diretta, "in prima persona".

Il modo più bello per noi di "toccare" la Sardegna è stato con… i piedi!
Il fatto di essere in vacanza e soprattutto di essere al mare consente cose che in altri momento dell'anno non sono consentite; fra queste c'è la possibilità di lasciare a casa e dimenticare fino al momento della ripartenza le scarpe.
Il carattere dell'isola si sente subito sotto i piedi: il calore nelle ore centrali della giornata scotta la pelle nuda, i sassi pungono così come i piccoli cardi che crescono nella parte terminale delle spiagge o gli aghi di pino marittimo delle pinete, gli scogli feriscono e tagliano ogni volta che si prova ad avvicinarsi senza prudenza. Non è masochismo, è semplice stupore ed ammirata nostalgia per quella forza che l'isola mette in mostra anche in queste cose, ed è la sua bellezza, la sua natura più intima e che, per fortuna, non siamo ancora riusciti a strapparle!

Se una persona non vedente dovesse descrivere la Sardegna credo che le prime impressioni che darebbe contribuirebbero a definirla come arida, secca, calda e spinosa; accanto a questi però ci sono altri aggettivi per poterla descrivere e alcuni di essi sono certamente poco comuni, almeno nell'immaginario collettivo.
Il primo potrebbe essere "umida" dal momento che dà dì ricovero a piante ed animali tipici di zone aride, ma al contempo permette la vita a rane (e ce ne sono tante, soprattutto lontane dal mare) e lumache; l'escursione termica e la bassa vegetazione infatti contribuiscono ad utilizzare al meglio l'umidità dell'aria consentendo anche a specie non adatte a climi caldi e secchi di vivere senza problemi.
Un altro aggettivo, poi, potrebbe essere "scivolosa" e al contempo "appiccicosa" per via della salsedine che si deposita nelle zone costiere e che si raccoglie su oggetti freddi o negli anfratti.

Divaghiamo solo un attimo per parlare di "con-tatto", ovvero della gente, delle persone che abbiamo conosciuto e con cui abbiamo vissuto la nostra vacanza.
I Sardi, ci scusino se generalizziamo, si sono rivelati una sorpresa: dai parenti della sposa, agli amici, alle persone incontrate per strada o ai venditori di frutta e verdura ai bordi di una strada o fuori dalla propria casa, tutti insomma, si sono mostrati di una gentilezza e di una cordialità incredibile!
Aperti e disponibili hanno ci rivelato un aspetto della loro cultura che non pensavamo fosse così marcato e che spesso "noi del continente" non dimostriamo di avere; con generosità e soprattutto senso dell'ospitalità ci hanno aperto le porte delle loro case, ci hanno offerto da bere ed invitato a pranzare con loro, alla nostra partenza ci hanno salutato con caloroso affetto, come se fossi amici da tempo immemorabile, come da tanto non venivamo salutati.
Lo stereotipo del sardo pastore solitario o della donna nera e silenziosa custode della casa si è rivelata quanto mai fuorviante: capre e pecore ci sono e molti le accudiscono direttamente dietro casa, ma questo fa parte della tradizione, della loro cultura, del loro modo di essere ed in quanto alla natura riservata la loro cordialità e la loro schiettezza svelano doti ben diverse. Il vestito tradizionale tutto nero non si abbandona, ma in molti casi sotto è cambiato qualcosa trasformando quelle che pensavamo essere casalinghe "anni 50" in donne che mantengono la propria casa senza rinunciare ad una certa indipendenza, donne forti e che lavorano sodo.

UDITO
Ascoltare l'isola non è cosa difficile, ascoltarla bene è tutt'altra cosa e credo che nemmeno noi ci siamo riusciti a pieno.

Al di là dei rumori provocati dall'inurbamento (auto che sfrecciano ad alte velocità e con immancabili radio accese a volumi altissimi, elicotteri ed aerei della protezione civile in continua allerta per la protezione contro gli incendi, TV accese qua e là in qualche salotto ed il locale-discoteca sulla spiaggia aperto per fortuna solo di notte) che è meglio non sentire e a cui in vacanza è meglio non dare retta, la voce della Sardegna è forte e decisa.

E' l'ululato del vento che si incanala verso il mare attraverso gole e vallate e che accompagna pomeriggi e fresche serate, oppure è l'infrangersi delle onde sulla spiaggia o contro gli scogli in qualche caletta; ma è anche una voce meno forte, quella del belare di pecore o capre al pascolo o in un recinto.

Una delle voci che più ci piace ricordare però è quella della tradizione, e della cultura che si manifesta sottoforma di accento e di musica.
La lingua sarda non ha nulla che fare con l'italiano: addirittura oltre a trasformare con il proprio caratteristico accento le parole di uso comune (la "U" domina ovunque come da copione, ma la tendenza a raddoppiare le consonanti si sente molto), si vanno a modificare regole ed intere strutture grammaticali e si trasferisce poi il tutto nella lingua "ufficiale".
Ecco quindi comparire nelle insegne o nei nomi di località i "sa" o i "su" utilizzati comunemente come articoli oppure parole ed espressioni tipicamente sarde che divengono simboli noti anche "sul continente" come ad esempio il pane carasau o la tanto utilizzata espressione "aioo!".
L'esperienza unica di un matrimonio sardo ci ha consentito di vivere "da sardi" per qualche giorno la nostra vacanza; e la musica, accompagnata dalla danza, non poteva non fare da contorno alla cerimonia ed al banchetto.
La fisarmonica ed i ritmo ci hanno fatto dimenticare per un po' il rumore spesso venduto e spacciato come arte, riportandoci alla semplicità di un popolo che non si smentisce nemmeno in questo ambito: melodie che si ripetono all'infinito e si rincorrono senza sosta, per un ballo che non lascia spazio a esibizionismi ma che fa della semplicità e della coralità il suo vero punto di forza.

OLFATTO
Sono due gli odori che si portano a casa al proprio ritorno dalla Sardegna: quello del pecorino e quello della natura.

Il primo è immancabile, un profumo forte e che magari all'inizio può dare quasi fastidio, ma a cui poi si fa l'abitudine e una volta a casa un po' manca; ce ne siamo accorti solo qualche giorno fa, aprendo uno dei pacchetti con i tranci di formaggio portati con noi al ritorno: quella è un po' la Sardegna, basta un pezzo di pecorino o semplicemente il suo odore per tornare con la mente ai posti da cui proviene.

Il secondo invece è un profumo meno forte, molto più delicato e che spesso non viene nemmeno notato da tutti. E' il profumo dell'erba seccata dal sole cocente che si mescola a quello degli arbusti di mirto e alle piante resinose che crescono lungo le coste; così come in cucina, poi, si utilizza il sale per dare sapore ai vari piatti, allo stesso modo la salsedine trasportata dal vento "condisce" ed esalta anche gli aromi della terra creando un misto che si ritrova ogni volta che si torna sull'isola.

GUSTO
Anticipiamo qui il paragrafo solitamente dedicato alla gastronomia per cercare di descrivere al meglio delle nostre capacità la cucina sarda.

Come in ogni nazione o regione, la cucina rispecchia un po' le tradizioni e la storia della gente; in Sardegna questo è quanto mai evidente dal momento che i sardi, pur abitando su un'isola, si considerano un popolo di terra e non di mare e trasmettono questa loro natura anche nei classici piatti che cucinano!
Niente pesce quindi (ovviamente qualcosa c'è, ma non è la pietanza "ufficiale") ma molta carne e piatti particolari legati alla natura schietta e semplice della terra e della sua gente.

Si dice Sardegna e si pensa, per quanto concerne il nostro ambito, a… non sappiamo! Ci sono talmente tanti cibi sardi noti fuori dalla regione che non si sa a cosa dare precedenza.
In assoluto credo che la prema menzione sia da fare al pane, il carasau o "carta da musica" come a volte viene chiamato. Una sottilissima sfoglia di farina, sale, lievito e acqua che ancora oggi nonostante perda le proprie origini in tempi remoti, accompagna quotidianamente i pranzi degli isolani; lo stesso pane, se non consumato come "companatico", viene impiegato per la realizzazione del pane frattau un piatto unico a base di pane carasau appunto, pomodoro, pecorino e uova.
Accanto al pane non si possono non citare i malloreddus meglio noti come gnocchetti sardi, ben diversi da quelli che si acquistano di solito nei supermercati (per questioni di conservazione questi ultimi sono secchi mentre i veri gnocchetti sardi sono di pasta fresca) che vengono serviti secondo tradizione con un sugo di pomodoro e salciccia al finocchio; sempre come primo piatto poi come non pensare ai culurgiones, delle specie di ravioli ripieni di patate, l'immancabile pecorino e menta o aglio.
Piatto regionale, passando ai secondi, non può non essere il porchetto (porceddu) cucinato allo spiedo (per rendere più veloce la cottura spesso lo si taglia a metà… per lungo! Sembra di vedere una sezione da libro di anatomia mentre gira sulle braci!) oppure come tradizione direttamente sotto la cenere e le braci.
E prima di arrivare ai dolci come non fermarci sui formaggi?! La Sardegna è terra di pastori e qui pecorini e caprini la fanno da padroni con sapori sempre decisi e talmente versatili che si trovano in ogni portata, dall'antipasto al dolce; già perché le seadas, uno dei tipici dolci che accompagnano il pasto sardo, sono proprio dei grossi ravioli dolci, fritti, ripieni di formaggio e serviti con miele!
Impossibile poi non nominare, parlando di cibo, il vino: dal Vermentino bianco si passa al classico e più robusto Cannonau e per terminare il pasto immancabile il bicchierino di Mirto, liquore distillato dalle bacche (quello rosso) o dalle foglie (quello bianco) dell'omonimo arbusto.Informazioni spicce sulle spiagge in modo da soddisfare un po' anche chi cerca notizie utili e non solo pareri :) .
Le spiagge come detto non sono infinite distese di sabbia, ombrelloni e sdraio, ma sono molto meno attrezzate e molto più belle proprio per questo.
Le prime (Museddu e Foddini) due che si trovano sul lungomare scendendo da Cardedu, però, sviano un po' da questa regola: sono ampie zone semi-attrezzate (ci sono un paio di docce, un campo da beach-volley e qualche altro comfort) costituite da piccolissimi sassi di ogni colore; il mare qui è limpidissimo ma non degrada lentamente in mare tanto che chi non lo si chiede come si faccia a nuotare a 20 centimetri dal bagnasciuga!
Proseguendo per la strada che conduce alla costa, le cose tornano alla normalità (almeno qui in Sardegna!) e comincia la costa più selvaggia e certamente quella che regala più soddisfazioni!
Le calette sono numerose e tutte si raggiungono lasciando l'auto sulla strada principale e scendendo a piedi lungo piccoli sentieri fra arbusti e piante fino a giungere al mare… al "vero" mare, quello cristallino, quello non sgombro da pattini, castelli di sabbia, bar in spiaggia, sdraio e lettini per la tintarella…
Molto bella la spiaggia di Su Sirboni, che si raggiunge dopo una camminata di circa 15 minuti in alcuni tratti anche piuttosto impegnativa: alle spalle sorge un complesso alberghiero mai aperto e tutto sommato nemmeno troppo invasivo sul panorama, e fuori stagione si gode di una tranquillità e di uno scenario naturale di tutto rispetto!
Abbiamo trovato invece la spiaggia di Coccorrocci, consigliata da riviste e pubblicazioni, piuttosto deludente: per raggiungerla si deve percorrere in auto un lunga strada tortuosa e alla fine non si è molto ripagati da una distesa di grossi sassi grigi e un mare bello ma non certo migliore di tante altre calette saltate lungo la via…

Anche se di certo non servirà a chi leggerà questo diario per trovarvi informazioni utili per la propria vacanza, ci permettiamo di usufruire dell'occasione per ringraziare e salutare con grande affetto tutte le persone conosciute durante la nostra permanenza a Cardedu; nominarli tutti sarebbe troppo lungo e si rischierebbe di dimenticare qualcuno, un grazie quindi a TUTTI per l'ospitalità, la gentilezza e la cortesia dimostrateci!Avere a disposizione un mezzo di trasporto in Sardegna è indispensabile: non averne uno renderebbe impossibile spostarsi da una spiaggia all'altra il che equivarrebbe al non andare in Sardegna!
Necessaria quindi una macchina o una moto e quindi obbligata la scelta della nave in vece dell'aereo; molto più scomoda come opzione vista la lunga navigazione da dover affrontare, ma certamente più economica; la prenotazione è piuttosto laboriosa dal momento che le compagnie leader (Moby e Tirrenia insieme alla Grimaldi e alla Sardinia) hanno listini basati non sempre solo sui periodi e sui tragitti ma applicano tariffe diverse anche a seconda della disponibilità e dell'anticipo, rispetto alla partenza, della prenotazione stessa. Molto consigliato quindi effettuare l'acquisto dei biglietti in agenzia per non aver sorprese!
Piccola nota per le strade: da Olbia a Lanusei, 180 Km circa si viaggia su una ampia strada a due corsie per senso di marcia e senza superare i limiti di velocità (attenzione ai controlli di Carabinieri e Polizia, sono ovunque!) ci si impiegano un paio di orette. Da Lanusei a Cardedu, poi, non saranno che una quindicina di chilometri ma ci vogliono altri 30 - 40 minuti per coprirli!
Il fatto è che da quelle parti non si sono strade che abbiano più di una cinquantina di metri senza curve e per di più tutte su salite o discese per le ripide pendici delle colline che caratterizzano il territorio; attenzione quindi a valutare bene le distanze e a portare con sè una cartina aggiornata (!!) della zona: la segnaletica sarda è famosa per la sua incapacità di segnalare chiaramente!
Il noleggio in loco di un'autovettura è piuttosto costoso (circa 50 € al giorno per una Clio) e quindi da sconsigliare.

3 commenti in “I Sensi della Sardegna
  1. Avatar commento
    lella
    12/07/2007 18:52

    la sardegna è una delle Terre più belle del mondo e ogni giorno che passa sono sempre più orgogliosa di essere sarda!!

  2. Avatar commento
    roberto
    25/05/2005 21:57

    Fantastico diario... sei riuscito a farmi sentire i profumi.. conosco questa terra e al solo pensiero che tra un mese la rivedro' oltretutto in moto... ho cominciato a sognare. grazie.....

  3. Avatar commento
    Mirco
    07/10/2004 19:42

    Che diario! Sembra più un racconto artistico! Bellissima lettura e bellissima descrizione della Sardegna! :-)

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