Il giro delle Fiandre

L’Europa ha un cuore verde: il Belgio!

Quasi quindici anni fa, l'Europa unita da noi era solo un progetto, l'Euro che oggi ci riempie le tasche (magari!) credo non l'avessimo mai sentito nominare. Eppure in questo mio viaggio riscontravo come altrove il progetto fosse già più che concreto: in Belgio l'Europa la vedevi, la potevi toccare con mano, al cuore multietnico del Continente era affidato il compito di custodirne le idee e di realizzare l'eccezionale risultato che oggi diamo già scontato, per passato.
Senza rendermene conto, in questa vacanza iniziata a Lussemburgo, continuata a Bruxelles e finita poi a Strasburgo, avevo fatto una sorta di "tour delle istituzioni europee", quasi un'idea da catalogo ; beh, praticamente quello che poi hanno pensato bene di fare anche tanti parlamentari, ma questo è tutt'altro discorso.
Si parte, allora, alla scoperta del luogo dove tutto questo è cominciato, si parte su un bel treno blu con dodici stelle gialle disposte a cerchio....

In cucina

Da studenti, di soldi non ne giravano, e spesso mangiavamo a base di waffles (che però avevano un altro nome francese che non mi viene in mente) e patatine fritte, acquistati nei chioschi lungo le strade del centro fregandocene di ogni elementare regola alimentare.
A Bruxelles, si può cenare in un’atmosfera particolarmente piacevole nel quartiere dell’Ilot Sacré, dove nelle anguste e vivaci stradine si allineano i tavoli di numerosissimi ristoranti.
Cosa mangiare? Cozze, naturalmente! Il piatto che non manca mai in ogni locale è infatti costituito da pentoloni di cozze bollite in un gustosissimo brodo con le immancabili patatine fritte come contorno.
Una delle maggiori attrazioni del Belgio è poi costituita dalla pasticceria, anzi in particolare dalle cioccolaterie, vero e proprio paradiso per i “viziosi” del cioccolato, di cui ho già parlato ricordando la visita di Gand.

Da non perdere

Viaggio in una delle regioni più inesplorate d’Europa.
La frase è volutamente provocatoria: è ovvio che il Belgio sia tutto meno che inesplorato, che abbia un’elevata densità di popolazione, che sia il cuore pulsante dell’Europa unita.
Ma il Belgio resta inspiegabilmente fuori dagli itinerari turistici più frequentati, rappresenta una meta in un certo senso “alternativa”. Perché?
Io un’idea me la sono fatta, e non vuole in alcun modo essere offensiva (speriamo comunque che a nessun belga capiti mai di leggere questo racconto): il Belgio non esiste, e nemmeno i belgi. Non esiste nel senso che non ha un’identità ben delineata, così come i suoi abitanti, frutto del surreale incrociarsi di fiamminghi, valloni, tedeschi ed europei. E’ una terra di mezzo, rappresenta il passaggio tra la Francia del Nord e l’Olanda e si avvicina a questa o a quella a seconda dell’aspetto cui si presti attenzione: è verde, quasi tutto in pianura e a stretto contatto con l’acqua, ma non quanto l’Olanda, l’architettura è caratteristica e di valore e le coste battute dal vento, ma non come quelle della Francia settentrionale.
Intendiamoci, la mia opinione non è per nulla riduttiva, tutt’altro: sono innamorato del Belgio e al Belgio sono anche “sentimentalmente” legato, visto che ha rappresentato il primo viaggio intrapreso parecchio tempo fa con quella mia compagna di università che di lì a qualche anno avrebbe incautamente accettato di sposarmi.
Non credo proprio di poter fornire informazioni pratiche: sono passati più di dieci anni, correva il 1991 e l’Europa nel senso odierno del termine era solo un progetto (o era un’Europa molto più “reale” di quella di oggi?), nelle vetrine guardavamo divertiti gli ombrelli o i cappellini blu con le (poche) stelle disposte a cerchio, da noi Di Pietro era ancora un eroe e la Polonia era ancora lontana, a Est, e proprio in quei giorni la Russia vinceva il tentativo di colpo di stato dei neo-comunisti.
Il nostro viaggio è cominciato con l’arrivo in treno a Lussemburgo, dopo una corsa in mezzo all’Europa tra il caldo della cuccetta e i bagliori delle stazioni nel buio: Ricordo con piacere la città: niente di straordinario, ma una piacevole atmosfera d’internazionalità a cui non ero abituato, l’interessante Museo Nazionale d’Arte e Storia, sulla rocca l’animata Place d’Armes affollata dei tavolini di ristoranti e caffè sui quali brillano i bicchieroni delle birre, poi il noleggio di una rossa fiammante Opel Corsa vecchio modello. Un giretto nel piccolo stato europeo, praticamente un’isola di dolci colline verdissime, una sosta nella cittadina di Echternacht, con la sua torre antica, e via verso Bruxelles.
Bruxelles è una capitale attiva e al tempo stesso vivibile, ricordo la bellissima Grand’ Place, ovviamente, gioiello del fiammingo rinascimentale, che ho potuto ammirare anche in versione serale illuminata da un suggestivo spettacolo di Sons et lumieres e dove, in una antichissima birreria dal fascino irripetibile, ho fatto il primo incontro con la celeberrima birra belga.
Ricordo l’imponente Cattedrale di San Michele e l’essenziale gotico brabantino di Notre Dame du Sablon con le magnifiche vetrate, ricordo la famosa statuetta del Manneken Pis, in certo senso una delusione, non è altro che una piccola figura in un angolo nemmeno troppo frequentato.
Ricordo Bruxelles capitale del surrealismo, patria del maestro Magritte; Bruxelles capitale degli antiquari, con il mercato delle pulci e quello, di livello più elevato, che si tiene a Place de Sablon; Bruxelles capitale del fumetto, al quale dedica addirittura un museo, casa natale di Tintin, che si ritrova in mille negozi sotto forma di souvenir di ogni forma.
Bruxelles non ha i ritmi frenetici delle metropoli occidentali; non ha nemmeno un’architettura stravolgente, come altre capitali più frequentate; ma ha un centro gradevole per passeggiare, in alcuni punti molto eleganti e ampi spazi verdi, come il parco in cui si incontra la struttura avveniristica dell’Atomium, simbolo della Bruxelles “moderna”, una struttura così singolare che ha finito per diventare il simbolo della città. Da non tralasciare i Musees Royaux des Beaux-Arts, due musei in uno, in quello di arte antica si possono ammirare numerose opere di Rubens, per il quale personalmente non divento matto, ma questo è un altro discorso, e di Breugel.
Bruxelles, infine, città storicamente massonica, il cui impianto urbano, come altre città belghe, è strutturato a forma di triangolo, simbolo dei massoni, e in cui numerose case antiche riportano l’insegna del massone che le abitava.
Dalla capitale, scendendo nella campagna verso sud, si incontra il Castello di Gasbeek, splendido maniero medievale (la costruzione è del ‘220 e venne rimaneggiata nel ‘400) che ospita notevoli collezioni d’arte.
Abbiamo visitato quindi la cittadina di Tournai, una delle più antiche del Belgio che vanta forse la più importante cattedrale dello stato: una costruzione medioevale che segna il passaggio tra Romanico e Gotico, nella quale è conservato il prezioso Reliquiario di Nostra Signora.
Per il resto, della città rammento una piacevole piazza imbandierata, dalla curiosa forma triangolare (anche questa simbolo della Massoneria?).
Risalendo verso il mare, Gand (o Gent, in Fiammingo), sorge elegante sulla confluenza di due fiumi e conserva l’aspetto di “città sull’acqua” con le suggestive vedute delle case rinascimentali che si specchiano nei canali che attraversano il centro storico, racchiuso nelle vie che si raccolgono attorno al Limburg, la principale strada cittadina.
Da non perdere la visita al capolavoro artistico della città, probabilmente la massima espressione della pittura fiamminga: il polittico dell’Adorazione dell’Agnello Mistico, dipinto dai fratelli Van Eyck e conservato nella Cattedrale St. Baafs.
Altra attrattiva di particolare rilievo è costituita dal Castello dei Conti di Fiandra, una massiccia costruzione medioevale in pietra che si erge imponente da un fossato.
Prima di uscire da Gand, come non ricordare l’ultima grande scoperta della città: le cioccolaterie. In effetti, le cioccolaterie si trovano in tutto il Belgio (anzi, adesso negozi Godiva vendono pralines a prezzi esorbitanti anche nelle nostre città), ma io preferisco associarle a Gand, perché lì ne avevo fatto la sublime conoscenza; un vero piacere, da non perdere, sperando che i prezzi siano rimasti abbordabili, almeno in Belgio.
Dopo una puntata al mare a Blankberge ed una visita ad Anversa troppo rapida per assaporare la città, di cui conservo un ricordo non particolarmente piacevole ma che so di aver visto in modo inadeguato, eccoci alla vera meraviglia del Belgio, Bruges, o Brugge, se si preferisce.
Chiariamo subito: Bruges “vive” sull’acqua ed è una delle numerose “Venezie” che si trovano nei 5 continenti, c’è la Venezia d’Olanda (Amsterdam), la Venezia della Cina (Suzhou), la Petit Venice di Colmar, in Francia, e tante altre, senza che nessuna si avvicini all’ineguagliabile originale, mi si permetta questa parentesi di orgoglio patriottico.
Ciò nonostante, Bruges è semplicemente splendida, romantica, coinvolgente, un vero sogno medioevale ad occhi aperti, dove palazzi eleganti si alternano a più anonimi ma non meno suggestivi scorci, un ponticello in pietra, un balcone fiorito, una piccola ansa del canale su cui si specchiano le pietre centenarie di un’abitazione signorile.
Cuore della città è il Markt, un ampio spazio rettangolare sul quale svetta il duecentesco Beffroi, dalla cui cima si possono scattare bellissime fotografie panoramiche; accanto, lo scenografico Burg, la piazza sulla quale si affacciano il Municipio ricco di decorazioni e la Basilica del Sangue.
Da non perdere uno sguardo al Begijnhof, il più caratteristico dei Beghinaggi del Belgio, immerso nel silenzio in un’atmosfera irreale senza tempo, che tra l’altro è aperto ai visitatori.
Di Bruges, infine, conservo un’immagine, un ricordo particolare e intimo del tempo passato nella quiete della sera ad ascoltare una suonatrice d’arpa su un antico ponticello in pietra.
Completando l’anello che ci riporta verso la capitale, abbiamo fatto sosta nelle cittadine di Malines (Mechelen in fiammingo) e Lovanio (Leuven), per le quali è sufficiente un tempo contenuto per ammirarne i palazzi dei centri storici piacevolmente conservati (degno di nota in particolare il palazzo comunale di Lovanio riccamente decorato, da alcuni. Forse un po’ affrettatamente, definito addirittura il più bel palazzo medioevale del mondo).
Qui si chiude il ricordo della mia vacanza. Anzi, a dire il vero nel ritorno, con il treno, abbiamo fatto tappa prima a Strasburgo, poi a Lucerna, entrambe città bellissime, ma un po’ fuori dal tema del racconto.
Forse, considerata la scarsità di notizie e riferimenti pratici per un viaggio in Belgio, qualcuno potrebbe chiedermi perché abbia voluto scrivere della mia esperienza. Se avevo poco da dire, perché l’ho scritto?.
In primo luogo, semplicemente per dire: “Andateci!”, ecco perché, perché sono sicuro che il Belgio non deluderà assolutamente chi voglia provarlo; in secondo luogo per me stesso, per fissare sulla carta qualche bel ricordo, spero che l’ospitalità di Ci Sono Stato me lo permetta.

Curiosità 

** Il Fiammingo: inteso come lingua, è un equivoco, non esiste, trattandosi infatti di un gruppo di dialetto di ceppo germanico. Ma, soprattutto, la lingua ufficiale della Fiandra belga non è altro che il Nederlandese, cioè la lingua parlata in Olanda.
** I Fiamminghi: Se i Belgi sono difficilmente identificabili, sarebbe oltremodo offensivo non parlare dei fiamminghi, per quanto il termine sia stato utilizzato in passato con accezioni sociali e geografiche abbastanza ampie, definendo come fiamminghi uomini che non lo erano affatto (gli stessi pittori Jan e Hubert Van Eyck, tra i massimi esponenti della pittura fiamminga, erano originari di altre zone).
Comunque, i classici luoghi comuni dicono che i Fiamminghi sono laboriosi, precisi, forse un po’ freddi e, soprattutto, dei gran mangioni; in effetti, oggi, non potendo partecipare ai pantagruelici banchetti che si dice fossero in passato “attaccati” a qualsiasi ricorrenza (triste o allegra che fosse), ci si deve limitare agli chioschi presenti ovunque lungo le strade che offrono le immancabili patate fritte in piccoli cartocci, oppure ai numerosi ristorantini, dove le patate fritte (e ti pareva…) accompagnano veri e propri pentoloni di cozze.
** I Massoni: In Belgio ha trovato nei secoli scorsi grande diffusione la Massoneria, tanto che l’impianto urbano di diverse città, Bruxelles compresa, ricalca la forma del triangolo, simbolo dei massoni; ancora oggi, sulle facciate delle case sono visibili simboli massonici e sono numerose le associazioni tuttora regolarmente attive.

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