La (gran) Bretagna

Una delle zone più affascinanti della Francia dove i paesaggi che la Natura ci dona non temono confronti!

È la relazione del viaggio di otto amici, che hanno dedicato una decina di giorni di inizio giugno alla conoscenza di una delle regioni più suggestive della Francia. La Bretagna ha i suoi punti di maggiore attrattiva nella varietà delle coste con i numerosi fari e villaggi che le scandiscono, nel fascino dei centri storici caratterizzati da case a graticcio e tetti a spiovente, nel trionfo di colori dei porti di pesca, nell'originalità dei complessi parrocchiali, nella splendida cucina che è la gioia di chi ama il pesce e i frutti di mare.

Come spostarsi

Abbiamo fatto una scelta che mi sento di raccomandare: il noleggio di un pullmino al posto delle due o tre auto necessarie per trasportare otto persone, i rispettivi bagagli per un soggiorno di quasi due settimane e gli inevitabili acquisti durante il viaggio. Il costo dell'affitto è stato compensato dai minori consumi, dalla praticità e dal piacere di essere sempre tutti insieme (tanto più se il gruppo è affiatato come il nostro) e dall'evitare le perdite di tempo nel tenere unite più vetture lungo il tragitto.
Nel corso della relazione si troveranno riferimenti alle strade percorse. Come in tutta la Francia, in ordine di importanza la E davanti al numero indica le autostrade o vie di grande scorrimento, la N le strade nazionali, la D le dipartimentali.
Documentazione: senza dubbio Michelin, guida verde "Bretagna" e carta stradale n. 230 scala 1:200.000.

Dove alloggiare

Abbiamo alternato due soluzioni, entrambe convenienti:
** le strutture delle varie catene, ispirate ai motel americani, Formule 1, Première classe, B & B, ecc., situate per lo più lungo le strade di grande scorrimento in prossimità di aree di servizio: camere standardizzate, moderne ed essenziali che possono costare sulle 50-60.000 lire, ideali per soste di puro pernottamento.
** i Gîtes de France, vale a dire camere in abitazioni, spesso in edifici e contesti ambientali splendidi, di solito con abbondanti prime colazioni: una scelta per soggiorni meno affrettati, essendo ubicate fuori dai centri, ma occasione per conoscere la gente e le realtà locali; non vi abbiamo mai speso più di di 80.000 lire per una doppia.
Sarà bene partire con gli elenchi di entrambi i tipi di alloggio e basterà prenotare con una telefonata, se non è alta stagione, ogni giorno per il successivo. Per i relativi dépliants interpellare l'Ente per il Turismo Francese o direttamente alla sede centrale: La Maison des Gîtes de France et du Tourisme Vert, 59 rue Saint-Lazare, 75439 Paris, tel. (0033)0148707575 (vedi nei Links i relativi siti).

In cucina

A mezzogiorno, pasto veloce con generi acquistati in panetteria e nei mercati; la sera non c'è che l'imbarazzo della scelta tra i numerosi ristoranti di ogni livello che espongono straordinari banconi di prodotti ittici sempre freschissimi, e peccato per chi non ama il pesce!
Soluzioni più standardizzate ma apprezzabili offrono le catene di ristoranti lungo le grandi strade, quali Campanile (ricco servizio a buffet) e Courtepaille (riconoscibile per il tetto conico di paglia e specializzato in grigliate di carne).

Itinerario

1° GIORNO
Partiamo da Genova a metà pomeriggio per una tappa autostradale di esclusivo trasferimento sulla quale non c'è niente da dire. Abbiamo prenotato un motel presso lo svincolo di Chambéry, che, con una sola sosta intermedia per un rapido spuntino con viveri portati da casa, raggiungiamo dopo 378 km. di viaggio.

2° GIORNO
Il programma odierno prevede di coprire il tratto da Chambéry a Tours, un percorso di 539 km. con tappa non frettolosa a Bourges. Raggiungiamo la città dopo 391 km. giusto in tempo per la sosta di mezzogiorno: due crèpes in un bistro della piazza principale e possiamo dedicare un paio d'ore alla visita di uno dei più bei centri d'arte della Francia.
Cominciamo dalla cattedrale, che colpisce per le grandi dimensioni esterne e per le vetrate ad ornamento delle finestre che sono tra le più splendide dell'architettura gotica. L'isola pedonale merita una passeggiata con il naso all'insù, per non perdere alcun particolare delle case a graticcio del XV-XVI secolo, tipiche per le facciate con travi a vista spesso abbellite da sculture in legno.
Conclusa la visita di Bourges, riprendiamo il viaggio per coprire i 148 km. che ci dividono da Tours, dove arriviamo giusto per l'ora di cena. In una serata piovigginosa c'è poi appena il tempo per una breve passeggiata, dopodiché pernottiamo nel motel dove abbiamo riservato le camere.

3° GIORNO
Tours, capoluogo della Turenne situato sulla riva del fiume, è il punto di partenza ideale per il frequentatissimo itinerario dei castelli della Loira. La nostra meta è però la Bretagna, così abbiamo messo in programma di visitarne solo un paio, giusto perché ci troviamo in zona. Non mi sembra il caso di scendere molto nei particolari, anche perché, senza nulla togliere agli splendori degli edifici e della loro ambientazione, si tratta di mete turistiche fin troppo inflazionate, con un affollamento che non consente di goderne al meglio. Me la sbrigo dicendo che, in un itinerario ad anello da Tours di un'ottantina di km., facciamo sosta al castello di Chenonceaux, che sorge scenograficamente su arcate fondate nelle acque del fiume, e quello di Amboise (nel quale morì Leonardo da Vinci), dai cui spalti si apprezzano belle vedute sulla città vecchia.
Lasciata Tours, procediamo per 304 km. senza fare più soste e, superate Angers e Nantes, a metà pomeriggio entriamo in Vannes. Finalmente posiamo i piedi sul suolo bretone.
La città, nel primo contatto che ne abbiamo prima di cena, ci piace subito parecchio. Situata in una insenatura del Golfo di Morbihan, ha un centro storico molto pittoresco, chiuso al traffico automobilistico, che offre numerose attrattive. La visiteremo con calma domattina; questa sera invece diamo il via alla serie delle magnifiche cene a base di frutti di mare. Non occorre chiedere in giro per capire che a Vannes l'indicazione vincente è l'Atlantique, ristorante che occupa i tre lati, con altrettanti ingressi, di un edificio in Place Gambetta: su ogni porta un cameriere regola l'afflusso dei clienti, che ingannano l'attesa riempendosi, in attesa delle pance, gli occhi e il naso dei ricchissimi plateaux di pesci esposti sugli ingressi.
La cena non tradisce le aspettative e sarà una delle tre che occuperanno a pari merito il primo posto tra le undici del nostro viaggio. Orientativamente dirò che il costo medio per un pranzo composto di una entrée, un piatto principale e vino sarà sempre intorno alle 35-40.000 lire.
Il pernottamento avviene in un motel poco fuori dalla città.

4° GIORNO
Prima di lasciare il motel, provvediamo, tramite il portiere, a farci fissare i due successivi pernottamenti; esiste infatti una struttura della stessa catena a Quimper, base ideale per l'itinerario ad anello di domani.
La visita di Vannes ci offre numerosi aspetti piacevoli, con in più il fatto che è giorno di mercato: possiamo così sbizzarrirci tra le bancarelle e aprire la stagione della caccia ai prodotti tipici. Conviene dapprima percorrere la Rue F. Decker per avere un colpo d'occhio complessivo sui Remparts (bastioni) che racchiudono il centro storico ed entrare poi al suo interno. L'originale costruzione dei vecchi lavatoi, i bei palazzi, l'antico castello ducale, gli scorci sempre nuovi su stradine, piazzette, vicoletti e giardini fanno la gioia dei fotografi, dei pittori e dei semplici amanti del bello.
Lasciata Vannes a fine mattinata, raggiungiamo dopo una quindicina di km in direzione ovest il Golfo di Morbihan, piccolo mare interno e vero labirinto di isolette e promontori. Da Port-Blanc una traversata di circa un quarto d'ora porta all'Île aux Moines, la più grande delle isole del golfo, antico feudo monastico nel quale è piacevole passeggiare tra ricca vegetazione e fioriture rigogliose; immerse nel verde, non mancano casette e villini che fanno venire voglia di trasferirsi qui.
Siamo nella zona dei monumenti megalitici, testimonianze in pietra risalenti tra il 5000 e il 2000 a.C. di una civiltà sulla quale si sa ancora poco. Vale la pena dedicare un po' di tempo a questi misteriosi complessi visitando almeno i siti di Locmariaquer e soprattutto di Carnac, dove spiccano tre allineamenti rispettivamente di 1099, 540 e 982 menhir.
Da Carnac si raggiunge in breve Plouharnel, da dove parte la strada di 15 chilometri che porta all'estremità meridionale della stretta penisola di Quiberon. Consiglio di percorrere all'andata la D786 e al ritorno la D186, per apprezzare gli scorci sempre nuovi sulla costa occidentale, nota come Côte Sauvage, modellata dal mare sempre impetuoso (la balneazione è vietata) in falesie frastagliate con grotte, crepacci e scarpate intervallati ogni tanto da spiaggette sabbiose.
Rientrati a Plouharnel (una settantina di km. per il descritto giro da Auray), sfioriamo Lorient, città moderna che evitiamo, per fare invece una sosta rilassante a Pont-Aven. Questo borgo di tremila abitanti è noto soprattutto per la scuola pittorica che ne porta il nome, fiorita tra il 1886 e il 1896 intorno a Paul Gauguin. Quello che è rimasto degli scenari che ispirarono numerosi dipinti dell'epoca può essere goduto in una suggestiva passeggiata lungo la riva dell'Aven fino al porticciolo, tra resti di antichi mulini e le tipiche case con i tetti in paglia, le finestre variopinte e i cortili fioriti.
Ci imbattiamo anche in un bistro ricavato da un'antico mulino e, dal momento che il pernottamento è già prenotato, decidiamo di cenare qui, sbizzarrendoci in un abbondante assortimento di crêpes.
Raggiungiamo infine il nostro motel di Quimper (circa 110 km. da Plouharnel) giusto in tempo per coricarsi.

5° GIORNO
Quimper è una vivace città di circa 60.000 abitanti che vanta uno dei centri storici più ben conservati della Bretagna. Il nucleo è raccolto intorno alla cattedrale di St. Corentin, imponente all'esterno e ricca all'interno di affreschi, dipinti e vetrate. La circostante zona pedonale merita una visita accurata e consiglio, in particolare nella Rue Kéréon, di osservare bene le facciate sporgenti delle vecchie case, che riservano continue sorprese sotto forma di variopinte sculture in legno di figure umane ed esseri favolosi.
Con una digressione di una trentina di km. ci rechiamo poi a Concarneau. Si tratta della prima città francese per traffico di pesce scaricato e possiede tre fiorenti industrie di inscatolamento. Ma l'originale attrattiva che ne rende consigliabile la visita è costituita dalla cittadella, o Ville Close, che occupa per intero un isolotto di 350 metri per 100 collegato alla città da un ponte. Si passeggia piacevolmente per viuzze e piazzette fiorite, edifici con le facciate in granito e belle insegne in legno o ferro battuto. Raccomando anche il giro dei bastioni, che offre una grande varietà di scorci panoramici dalle feritoie e dalle torri di guardia.
Puntiamo ora decisamente in direzione ovest. Superate in successione Fouesnant (capitale del sidro e bella chiesa del XII secolo), Bénodet e Pont-l'Abbé, raggiungiamo (km. 55 da Concarneau) la Pointe de Penmarch. Qui sorge il faro di Eckmühl, uno dei più alti della Bretagna con i suoi 65 metri, il cui fascio di luce arriva a oltre 50 km.: dal panorama che si gode dalla sommità cominciamo a farci un'idea della morfologia tormentata delle coste bretoni e dell'imponenza dell'Oceano Atlantico.
Con una deviazione su una strada secondaria ci portiamo, in un insolito paesaggio di dune nei pressi della Baia di Audierne, al calvario di Notre Dame de Tronoën, il primo dei tanti che visiteremo nei prossimi giorni. I calvari sono piccoli monumenti in granito tipicamente bretoni che raffigurano, con gusto popolare ma grande espressività, scene della Passione popolate da un grande numero e varietà di personaggi e sormontate sempre dal Cristo crocifisso. Sono la componente più originale dei caratteristici Enclos paroissiaux (complessi parrocchiali) e sorgono su una piazzetta recintata per lo più a metà strada tra la Porta Trionfale e la Chiesa. Questo di Tronoën, innalzato verso il 1450, è considerato il più antico.
Rientrati sulla statale all'altezza di Plonéour-Lanvern, la seguiamo fino ad Audierne, porto di pesca in bella posizione sull'estuario del Goyen. Vale la pena fare una sosta sul ponte che scavalca il fiume per godere il bel panorama.
Siamo ormai in vista della Pointe du Raz, estremità della Cornovaglia e una delle mete rilevanti di questo viaggio, che raggiungiamo nel primo pomeriggio (km. 65 da Penmarch). Lasciata l'auto, raccomando di percorrere il sentiero che aggira la punta con vedute spettacolari, che si apprezzano in particolare con il mare in tempesta. La potenza delle onde è una delle "cartoline" classiche della Bretagna che noi non riusciremo a vedere dal vivo a causa del tempo prevalentemente sereno che incontreremo.
Altri 38 km. in direzione est ed eccoci a Douarnenez. La città è la capitale europea dell'industria conserviera del pesce, ma per il turista offre un'attrattiva unica nel suo genere, il Porto-Museo. Passeggiando sulle banchine del Port-Rhu si può ammirare una grande quantità di imbarcazioni, da pesca, da cabotaggio e da diporto provenienti da tutta Europa. Lungo i moli ci si può documentare sulle varie attività inerenti alla marina.
In pochi minuti copriamo i dieci chilometri che ci dividono da Locronan, piccolo gioiello da non tralasciare assolutamente durante un viaggio in Bretagna. Questo piccolo borgo (800 abitanti) ha il suo cuore in una piazzetta da sogno, con case rinascimentali in granito, il pozzo, la chiesa di St.Ronan e piccoli laboratori artigianali con belle vetrine e insegne decorate. Il perfetto stato di conservazione (si pensi che tutti i cavi sono interrati) fa sì che Locronan sia stata scelta più volte come scenario per film storici.
Torniamo a Douarnenez per la cena, in un ristorante che rimuoviamo subito dalla memoria per il pranzo più scadente del nostro viaggio, dopodiché rientriamo a Quimper per il secondo e ultimo pernottamento nella città.

6° GIORNO
Dedichiamo un paio d'ore della mattinata a un piacevole giro per le strade di Quimper. Una tappa raccomandabile è la visita alle manifatture di ceramica, l'attività per cui la città è più nota, in particolare la Henriot, splendida sia per i prodotti che per i locali nei quali ha sede.
La meta principale della giornata è la penisola di Crozon, che prende il nome dall'omonima cittadina, alla quale giungiamo in circa un'ora (60 km.). La costa frastagliatissima della penisola offre innumerevoli scorci su uno degli scenari più selvaggi della Bretagna. Non si contano le escursioni a piedi lungo la miriade di promontori e insenature: ci vorrebbero più giorni, così mi limiterò a raccomandare le due che abbiamo effettuato.
Dal termine della strada asfaltata un giro di circa 45' porta alla Pointe du Penhir, estremità sempre battuta dal vento di una falesia dirupata con magnifica vista sulle onde impetuose, su tre curiosi scogli noti come Tas de Pois e, verso sud, sulla Pointe de Dinan. A quest'altro promontorio si giunge con una deviazione di sei km. da Crozon: una passeggiata di un'ora A/R porta al bordo estremo della falesia, dove, solo all'ultimo momento, si apre una vista spettacolosa sul Chateau de Dinan, massa rocciosa a forma di fortezza collegata alla terraferma da un arco naturale. In un'altra mezzora di sentiero accidentato si può anche andare e venire sulla sommità del "Castello".
Ultimata la visita della penisola, puntiamo in direzione est sulla D791. Giunti al bivio di Le Faou (27 km. da Crozon) ci innestiamo sulla D18 per un tratto all'interno che porterà fino a Morlaix, dove abbiamo fissato due pernottamenti.
Stiamo entrando nel cuore della regione dei già accennati Enclos paroissiaux (complessi parrocchiali), espressione architettonica esclusiva della Bretagna. Si tratta di norma di uno spazio recintato (infatti enclos=recinto) da muretti, al quale si accede attraverso la porta trionfale, nel quale sorgono la chiesa, il calvario, il cimitero e talvolta una cappella. Questa simbolica riunione nello stesso spazio dei vivi con i morti ha le radici nella forte spiritualità bretone, in cui è assai marcato il pensiero della morte, l'Ankou dei cicli leggendari. Nei calvari e negli esterni delle chiese predomina il granito, mentre gli interni sono caratterizzati dal prevalente utilizzo del legno nel coro, nell'altare e nelle cappelle, che sono un vero trionfo di sculture particolareggiate e dipinte splendidamente.
Oggi ci soffermeremo nei due, Sizun e Lampaul-Guimiliau, che si incontrano sulla via di Morlaix, mentre la mattinata di domani sarà dedicata ad altri che richiedono digressioni su strade secondarie.
Lascio al viaggiatore la scoperta dei vari complessi, raccomandando di soffermarsi sui particolari dei calvari e quelli, spesso curiosi, delle decorazioni interne in legno: a un occhio attento non sfuggiranno dettagli sorprendenti.
Arriviamo a Morlaix (km. 55 da Le Faou) a fine pomeriggio. Abbiamo fissato per telefono due pernottamenti in una residenza affiliata ai Gîtes de France, che raggiungiamo con qualche difficoltà. Infatti questi siti, spesso definiti con il nome della tenuta della quale fanno parte, sono situati lungo strade periferiche; bisogna solo prestare un po' di attenzione agli inconfondibili stemmi verdi dei Gîtes presenti agli incroci che le segnalano già a distanza, e si è di solito ricompensati da un ottimo conforto.
In effetti non rimaniamo delusi da Kérélisa, una bella villa di campagna con camere mansardate circondata da alberi di alto fusto e campi di fragole delle quali veniamo invitati a servirci liberamente: non ce lo faremo ripetere due volte.
Raggiungiamo poi Morlaix: un breve giro della città vecchia ci dà un piacevole assaggio sulla visita di domattina. Ben più di assaggi gusteremo durante la cena nell'originale ristorante al quale ci hanno indirizzato i nostri padroni di casa: in Allée du Poan-Ben 45, si tratta di Le Bains Douches, così chiamato in quanto ricavato dai locali dei dismessi bagni pubblici. I simpatici interni hanno conservato la piastrellatura originaria e la suddivisione degli ambienti in salette allineate, mentre la cucina, accurata e ricca di inventiva, fa guadagnare a questa cena il primo posto a pari merito con l'Atlantique di Vannes e Le Querrien di Cancale che descriverò più avanti.

7° GIORNO
La giornata ha inizio con la visita di Morlaix. La città ha il suo cuore nella Grand'Rue, ricca di edifici del XV secolo con le facciate a graticcio ricche di motivi ornamentali. Si tratta delle cosiddette "case a lanterna", caratterizzate in origine da una vasta sala centrale che prendeva luce dal tetto, comunicante su più livelli con le altre stanze dell'abitazione. Il prevalente uso del legno fa sì che parecchie di queste case, dopo secoli di assestamento, presentino inclinazioni dalla verticale piuttosto evidenti.
Dalla Grand'Rue si accede, grazie a una rampa in discesa, alla piazza del mercato, brulicante di banchi su cui sono allineati frutti di mare, erbe aromatiche, salumi, formaggi e artigianato tipico. L'insieme, sullo sfondo delle "case a lanterna" con finestre fiorite sulle quali batte uno splendido sole, forma un quadro di pittoresco "non finto" tra i più gradevoli di tutto il viaggio.
Dopo alcuni inevitabili acquisti, dedichiamo il resto della mattinata alla digressione a due complessi parrocchiali non molto lontani da Morlaix in direzione sud-ovest. A una quindicina di chilometri facciamo sosta a St-Thégonnec, che annovera una bella cappella funeraria, un suggestivo calvario sormontato da una doppia croce e soprattutto la chiesa, il cui interno, oltre ai bei rivestimenti il legno, è raccomandabile per il ricchissimo pulpito, uno dei maggiori capolavori della scultura bretone.
Altri dieci chilometri a sud portano a Guimiliau, villaggio di 800 abitanti che vanta uno dei complessi parrocchiali più rinomati. Il calvario, del 1588, è uno dei più imponenti con oltre duecento personaggi distribuiti in 32 scene della vita e Passione del Cristo. Il portico, sulle cui pareti sono allineate le statue degli apostoli, introduce all'interno della chiesa, ricca di bassorilievi, di un bel pulpito e di un magnifico fonte battesimale, il tutto come al solito in legno minuziosamente lavorato e dipinto.
Rientriamo ora a Morlaix, da dove dirigiamo verso nord sulla D73 per un itinerario costiero. È il primo contatto con il mare della costa settentrionale e comincia a diventarci familiare lo spettacolo delle basse maree, con le barche adagiate sulla sabbia asciutta, dove non è raro vedere gente con gli stivali che raccoglie frutti di mare.
Dopo una sosta per uno spuntino a Carantec, piccola stazione balneare di una certa eleganza, e a St-Pol-de-Léon, nota per il magnifico campanile aguzzo di 77 metri che sormonta la cappella di Kreisker, raggiungiamo Roscoff. Porto di pesca delimitato da due dighe foranee, la cittadina è una località di cure talassoterapiche e molo di partenza dei battelli per l'isola di Batz, che si scorge un paio di km. al largo dai bastioni della Pointe de Bloscon. Nella zona della cattedrale sono degne di nota alcune case in granito dei sec. XVI-XVII dalle eleganti facciate.
Ripercorriamo a ritroso i 35 km. che ci separano da Morlaix, dove concludiamo la giornata in un ristorante della Grand'Rue, dove consumiamo una cena apprezzabile ma non all'altezza di Les Bains Douches.

8° GIORNO
Il programma odierno prevede l'itinerario della cosiddetta Costa di granito rosa: l'abbondante colazione consumata a Kérélisa e la giornata di splendido sole ci predispongono positivamente in vista di uno dei percorsi più suggestivi dell'intero viaggio.
Lasciata Morlaix, un tratto di una quarantina di km. in direzione est lungo la D786 ci porta a Lannion: da qui conviene innestarsi sulla D65, poi D788, e percorrere con ritmo blando i 27 Km. Trébeurden - Trégastel - Ploumanach - Perros-Guirec per non perdere un metro della successione di paesaggi dominati dal colore arancione-rosato della spiaggia e delle rocce.
Punto focale del tratto è Ploumanach, piccolo porto di pesca noto per la particolarità dei cumuli di rocce. Facciamo uno spuntino su uno slargo erboso del Parco Municipale, una sorta di riserva a protezione del paesaggio costiero, dopodiché vale la pena una passeggiata senza fretta soffermandosi sulle forme bizzarre delle rocce. Tra le più curiose, il "fungo", la "tartaruga", il "teschio", il "piede", il "dado"; basterà poi che ciascuno liberi la propria fantasia per individuarne di sempre nuovi e personali. Il sentiero ha il suo culmine nel faro, poco elevato ma curioso per essere costituito della stessa pietra circostante, in uno scenario rosato di grande incanto.
Perros-Guirec, caratterizzata da due ampie spiagge ad anfiteatro di sabbia finissima, può essere raggiunta a piedi, da chi abbia tre ore di tempo, lungo il panoramico Sentier des Douaniers. Una buona possibilità è la crociera (2 ore A/R) al piccolo arcipelago delle Sept-Iles, riserva ornitologica affollata da una colonia di 12.000 coppie di sule di Bassan.
Sempre seguendo strade costiere prodighe di belle vedute, dirigiamo ora verso la Pointe du Château, estremità settentrionale della Bretagna. Il tratto finale che porta al promontorio si svolge in un paesaggio da favola, una brughiera con le case basse addossate alle scogliere o addirittura incastrate tra gli alti blocchi di granito. Il panorama dalla Pointe sulle isole di Er e una breve passeggiata fino a La Gouffre, profonda insenatura nella quale le onde del mare si infrangono con violenza, sono altri punti di interesse dell'itinerario.
Ancora una breve sosta a St-Gonéry per un'originale foto all'omonima cappella con torre del X secolo sormontata da una guglia in piombo curiosamente inclinata, ed eccoci (km. 40 circa da Perros-Guirec) a Tréguier, giusto tempo per una merenda sulla bella piazza della Cattedrale. Possiamo così riscontrare l'insolito particolare indicato da alcune guide: sulla splendida guglia traforata del XVIII secolo si possono individuare i semi delle carte da gioco, a ricordo della sua costruzione "sponsorizzata" tramite i proventi delle lotterie.
Lasciata la città dopo un breve giro, percorriamo integralmente la D786 e, dopo aver toccato Paimpol, porto di pesca reso noto dal romanzo di Pierre Loti "Pescatori d'Islanda", e St-Quay-Portrieux, località balneare di una certa pretenziosità, raggiungiamo (km. 70 da Tréguier) St-Brieuc, città moderna di 85.000 abitanti che abbiamo scelto solo per essere nel punto giusto per il pernottamento in un suo motel.

9° GIORNO
Lasciamo St-Brieuc senza curiosità di approfondirne la conoscenza. D'altra parte il programma di oggi è piuttosto denso e puntiamo decisamente in direzione di Cap Fréhel, dal quale ci separano una sessantina di chilometri. Seguiamo ancora la D786, che lasciamo poco prima di Sables-d'Or-Les-Pins, tranquilla stazione balneare caratterizzata da spiagge dorate e da pini (lo dice anche il nome) affacciata su una bella baia, per raggiungere in breve Cap Fréhel.
La vista su (e da) questo promontorio è tra le più strepitose di tutta la costa bretone. Le falesie stratificate in senso orizzontale, il cui colore varia dal rosso al grigio al nero, si alzano fino a 70 metri sulle acque. L'azzurro del mare, il bianco dei flutti e il verde della brughiera sovrastante sono le altre tinte che vanno a mescolarsi per completare un quadro già magnifico; si aggiunga la potenza delle onde sulle scogliere frastagliate ed ecco che non manca proprio niente per comporre una delle più classiche cartoline della Bretagna.
Da non perdere la salita sulla sommità del faro (145 scalini) e la passeggiata di circa mezz'ora che porta all'estremità della punta, in vista dei curiosi roccioni della Fauconnière, habitat di colonie di gabbiani e cormorani, e dello sperone, a tre km. in linea d'aria, su cui sorge Fort la Latte, meta della prossima deviazione.
Un tratto di cinque chilometri da Cap Fréhel ed ecco, dopo avere percorso un breve sentiero lungo il quale spicca un menhir detto "Dito di Gargantua", il primo colpo d'occhio su Fort la Latte, che sbuca all'improvviso dietro una spalla erbosa: se non fosse per gli abiti dei visitatori, lo scenario potrebbe far credere di essere in pieno medioevo.
Il castello risale, come nucleo originario, al XIV secolo e sorge in posizione dominante tra due precipizi scavalcati da alcuni ponti levatoi. La visita del complesso è interessantissima e consiglio di salire fino al punto più alto del cammino di ronda, da dove si è gratificati da un panorama vastissimo.
Lasciato il forte, ci innestiamo dopo una decina di chilometri sulla D786, poi D186, che percorriamo in direzione est per altri trenta fino a Dinard. La città, rinomata stazione balneare, sorge sullo sbocco dell'estuario della Rance, di fronte a St-Malo, che la fronteggia sull'altra riva a un chilometro di distanza. Una pioggia improvvisa ci induce a limitarci a un breve giro in città senza scendere dal furgone, finché preferiamo puntare a sud in direzione di Dinan. Giusto il tempo di coprire i relativi 25 km. e quando entriamo in Dinan è tornato il sole: qui il meteo funziona così!
Siamo in uno dei centri storici più suggestivi della Bretagna e cerchiamo di goderne quanto più possiamo nel poco tempo che possiamo dedicargli. Una passeggiata a piedi ci premia con le bellissime case a graticcio, con i porticati nei quali spiccano travi a vista vecchie di secoli, con le originali coloratissime targhe stradali, con la miriade di insegne decorate di ristoranti, negozi e laboratori di artigianato. Raccomando anche di salire sulla sommità della Torre dell'Orologio, dove la fatica dei 158 scalini ripaga con un panorama da favola sui tetti della città, sulle campagne circostanti e sulla Manica.
Non rimane ora che raggiungere la residenza, alla periferia di St-Malo, presso la quale abbiamo prenotato il pernottamento. La Chesnaie si rivela una dimora splendida, una villa su due piani da poco ristrutturata e arredata con grande gusto dove non spendiamo che 40.000 lire a testa. Invito chi si trovi da queste parti a prendere nota di questa preziosa indicazione: Anita et Jean-Paul Leven, La Chesnaie, 35400 St-Malo, tel. (0033)0299817352.
Intanto la principale esigenza è diventata quella della cena, che soddisfiamo alla grande a Cancale, una delle capitali dell'ostrica, situata a una quindicina di km. a est di St-Malo. Il ristorante raccomandatoci dai padroni di casa, e che raccomando a mia volta, è Le Querrien, dove con una spesa di 45.000 lire ciascuno ci satolliamo con uno straordinario assortimento di freschissimi frutti di mare.

10° GIORNO
La giornata si preannuncia uggiosa, ma fortunatamente ha inizio con un breakfast più simile a un banchetto che a una colazione, servito su una veranda circondata da una vetrata con vista sul parco della villa.
Il nostro cordiale anfitrione, Monsieur Leven, è un ex ufficiale della Marina che fa parte di una banda musicale e non manca di intrattenerci con un assolo di cornamusa, dopodiché lasciamo un po' a malincuore La Chesnaie con un programma che oggi si impernia nelle visite di St-Malo e di Mont-St-Michel.
Arriviamo a St-Malo mentre minaccia pioggia, che però ci risparmia durante tutta la permanenza; anzi possiamo dire che fa quasi piacere immergerci, dopo il sereno dei giorni scorsi, in un tempo tipicamente bretone.
Dopo una passeggiata sulla spiaggia che offre un bel colpo d'occhio sull'esterno delle mura che racchiudono la città e dà l'idea del fenomeno delle maree, che qui hanno un'escursione che supera i dieci metri, ci portiamo all'interno della cinta murata.
Rimandando per i particolari della visita alle guide di viaggio, mi limito a consigliare il giro, totale o parziale, dei bastioni per godere di magnifici panorami; degno di nota è l'imponente complesso del Castello, il cui nucleo originario è dell'inizio del 1400, mentre tra le cose "minori" ma non per questo meno attraenti raccomando di soffermarsi sulla grande varietà di insegne variopinte che caratterizzano locali, negozi e artigiani nelle pittoresche stradine del centro storico. Riesce difficile credere che ci troviamo in una città ricostruita dopo la totale distruzione ad opera dei bombardamenti del 1944: il ripristino, avvenuto nell'immediato dopoguerra, ha infatti rispettato il più possibile la struttura del tessuto urbano e i materiali originari.
Lasciamo St-Malo nel primo pomeriggio. Percorrendo la strada D4 per 25 km. fino a Dol-de-Bretagne, la N176 per altri 20 fino a Pontorson e di qui gli ultimi 10 sulla D976, eccoci infine a Mont-St-Michel.
Anche qui non mi improvviserò guida turistica: per le innumerevoli notizie sulla storia, l'ambientazione e la struttura architettonica del complesso abbaziale che costituisce una delle mete più importanti e originali di un viaggio in Francia, rinvio di nuovo alla consultazione delle numerose pubblicazioni al riguardo. Dirò solo che proprio qui ci tocca la sola giornata di pioggia battente della nostra vacanza, ma questo non riguarda chi legge questa relazione alla ricerca di notizie pratiche. Mi sento invece di consigliare, attivandosi con un buon anticipo, di organizzare un pernottamento in uno degli alberghetti all'interno delle mura per poter dedicare più tempo alla visita e apprezzare i mutamenti del paesaggio ad opera delle maree nell'arco delle ventiquattr'ore, che sul mare antistante presentano il dislivello record di 14 metri.
Per la notte abbiamo prenotato ancora in un Gîte, in località St-Ouen-la-Rouerie, circa 25 km a sud di Mont-St-Michel. Si tratta di una bella villa di campagna con i muri esterni in granito a vista e mi sembra superfluo dire che anche questa volta non restiamo delusi dal rapporto qualità-prezzo e dal calore che queste strutture riservano ai viaggiatori desiderosi di conoscere un Paese più in profondità della crosta del turismo di massa.
Ceniamo a Pontorson in un ristorantino che abbina un menu gradevole a un conto leggero, dopodiché, visto che la pioggia ha fatto posto a cielo limpidissimo, concludiamo la serata andando a gustarci lo spettacolo di Mont-St-Michel illuminato.

11° GIORNO
È in pratica il nostro ultimo giorno in Bretagna e lasciamo St-Ouen-la-Rouerie prendendo la direzione sud-est che terremo fino al termine del viaggio. La mattinata sarà dedicata a due località che vantano ciascuna castelli che, anche se meno noti di quelli della Loira, non sono da meno quanto a spettacolarità.
Un tratto di una trentina di km. ci porta a Fougères. Si tratta di un'antica città-fortezza situata in posizione dominante sulla valle del fiume Nançon, caratterizzata da una piacevole zona pedonale ma soprattutto dal castello di epoca feudale, considerato uno dei più scenografici di Francia.
Dal giardino pubblico si gode della veduta più splendida del complesso fortificato, uno di quegli scenari che fanno davvero pensare che esista ancora il Paese delle Favole (se osservate una delle immagini allegate capirete che non esagero). Dopo il giro esterno, conviene senz'altro una visita non frettolosa dell'interno, in particolare il cammino di ronda intervallato da tredici torri lungo il quale si assiste al continuo variare degli scorci panoramici sul castello e sul centro storico della cittadina.
Riprendiamo il nostro tragitto e dopo altri 31 km. eccoci a Vitré. A una svolta della strada ci si trova alla sommità della discesa che porta in città e consiglio qui una sosta per gustare dall'alto il complesso del castello con il centro storico ai suoi piedi.
Il castello, il cui nucleo originario risale all'undicesimo secolo, è un insieme di edifici che prospettano su un cortile: la collegiata, le scuderie, l'attuale municipio, il mastio e le varie torri d'angolo, il tutto collegato dal solito cammino di ronda che merita di essere percorso in tutto il suo sviluppo.
Ma Vitré è rimarchevole anche per il centro storico, poco esteso ma ricco di atmosfera e di spunti interessanti: stradine a saliscendi, case cinquecentesche con le facciate a graticcio, antiche torri, scale in legno massiccio, angoli pittoreschi dove qui e là ci si imbatte in pittori all'opera. Ogni edificio merita un'attenta osservazione.
Risaliti sul pullmino, non ci rimane che il viaggio di ritorno: 6 km. sulla D178 ci allacciano alla N157 e dopo altri 13 in direzione est usciamo dai confini della Bretagna. L'itinerario in programma è Le Mans - Orléans - Auxerre (km. 423 da Vitré), dove abbiamo prenotato il pernottamento in un motel lungo l'autostrada. Vi giungiamo giusto all'ora di cena, che consumiamo spazzolando l'assortito buffet dell'adiacente Campanile.

12° GIORNO
Lasciata Auxerre di buon mattino, dedichiamo l'intera giornata ai 770 km. che ci dividono da casa. Ci limitiamo alle soste tecniche e arriviamo a Genova a fine pomeriggio.

6 commenti in “La (gran) Bretagna
  1. Avatar commento
    Leandro
    13/08/2004 10:10

    Lieto di esservi stato utile, è proprio questo lo spirito di Ci Sono Stato! Riguardo Cile e Bolivia, non vi posso aiutare, anche se un viaggio nella Patagonia argentina e cilena rientra nelle mie intenzioni. Però potremmo invertire le parti ed essere voi a scrivere un resoconto: sarebbe un piacere pubblicarlo! Un caro saluto!

  2. Avatar commento
    Umberto e Patrizia
    13/08/2004 09:54

    Caro Leandro, ti ho già scritto l'anno scorso alla fine del viaggio, ma ora trovo questa finestra e te lo devo ripetere. Grazie per le importanti notizie che ci hai dato. I tuoi scritti sono stati per noi "La Nostra Bibbia" ti abbiamo seguito passo passo. E' stato splendido, grazie anche alla bellezza delle località visitate. Per l'anno prossimo ho in programma i deserti del Cile e Bolivia, ha delle notizie per me? Grazie e a risentirci. Umberto

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    Leandro
    04/05/2001 06:00

    Confermo ancora una volta! In effetti, le catene B&B, Première Classe, Formule 1, Campanile, ecc. non temono confronti quanto a convenienza: camere un po’ piccole e standardizzate ma pulitissime e funzionali. Da non trascurare la comodità, in mancanza di portineria, di poter ottenere il codice di accesso tramite carta di credito a tutte le ore del giorno e della notte.

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    anna
    04/05/2001 06:00

    Grazie per le ulteriori informazioni che ho trovato sulla Bretagna in preparazione di un viaggio che vorrei fare quest'estate con la mia famiglia. Purtroppo dovremo accontentarci delle catene alberghiere più economiche, perché un simile viaggio con bambini piccoli richiede tempi più lunghi di quelli che avete osservato voi e di conseguenza il costo del viaggio lievita notevolmente, ma so per esperienza, in occasione di precedenti viaggi in Francia, che anche un "Première classe" soddisfa le nostre esigenze di pulizia e abbondante prima colazione, per la gioia dei più piccoli. Arrivederci o meglio, riserntirci, al nostro ritorno!

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    Chiara
    04/05/2001 06:00

    Caspita Leandro ma che bei viaggi che fai! Mi viene voglia di andare in Bretagna, uno dei posti, secondo me, più romantici del mondo! Dimmi una cosa: che lavoro fai che ti permette di fare così tanti viaggi?

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    pange
    04/05/2001 06:00

    Nel fare i complimenti a Leandro per il bell'articolo e le belle foto, volevo soffermarmi un attimo su quanto riguarda l'offerta alberghiera francese. Confermo infatti che queste "catene alberghiere" citate dall'autore offrono veramente delle ottime opportunità ad un prezzo relativamente basso.... non ci si può aspettare lo charme, ma pulizia e servizi essenziali non mancano mai. Che differenza con l'Italia!

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