Sulle acque dell'Egeo, tra mare e storia

Un veliero da sogno, un gruppo di amici, una vacanza memorabile!

Questo è il resoconto di una crociera nel Mare Egeo a bordo del “clipper” Aegean e della visita ad alcuni siti archeologici, con “gran finale” nella splendida Costantinopoli – Istanbul.
In barba ad ogni superstizione, la vacanza di 13 giorni di 17 persone è riuscita benissimo e il gruppo si è rivelato simpaticissimo e affiatatissimo; lo si capisce leggendo il diario giornaliero che segue.Giovedì 29 maggio 2003
Alle sei e quaranta a Pordenone faccio l’appello, al momento siamo appena in undici poiché quattro partono da Verona e due si troveranno a Venezia; alle 7,55 check-in allo sportello Lufthansa a Venezia dove si aggregano altri due, we are 13 peoples, è un numero che ricorre; ore 8,55 volo LH 2662 per Monaco dove troviamo i veronesi; il gruppo è così completo, siamo in 17.
Alle 11,45 partiamo con il volo LH 3514 ed alle 15,25 arrivo a Izmir / Smirne; trasbordo immediato sulla corriera per Selc’uk ed alle alle 17,30 siamo a destinazione (Izmir – Selc’uk circa 75 km.).
L’albergo è piacevole con un sapore di vecchia casa di campagna, tutti sono molto contenti, passeggiata per il centro con ombrelli, è l’unica volta che vengono utilizzati, poi avremo sempre tempo bellissimo. Perdiamo la visita alla Basilica di San Giovanni che viene chiusa alle 18,00 ed il cui custode è inflessibile; la fortezza di Ayasoluk è sempre chiusa per problemi statici; visitiamo la bella moschea "camij "dove siamo accolti cordialmente dall’Iman che ci dà delle prime notizie sull’islamismo e sulla tolleranza dei Turchi; visita ai ruderi della cisterna; aperitivo in centro in vista dei resti dell’acquedotto, i cui fornici sono utilizzati da altre costruzioni; tantissime cicogne; vincendo qualche ritrosia, cena buona in albergo per soli 11 € .

Venerdì 30 maggio
Ore 8,30: partenza per Efeso (km. 5 circa); dalle 9,00 alle 12,00 visita di Efeso in gruppo biglietto da 15 €; bellissime le strade e i resti delle agorà, l’emozione della biblioteca di Celso con la sua imponenza e la sua ricchezza, le vicine porte per l’agorà bassa, il teatro; un blitz alla basilica dei concili ecumenici, grandissima, si leggono ampi cortili che precedono l’edificio sacro.
Pranzo all’uscita dell’area monumentale, caro, 15 € per un piatto di fagioli e per un bicchiere di birra, ma siamo in zona turistica.
Dalle ore 14,00 alle ore 15,20 visita di Priene (Efeso-Priene km. 68 circa); ricordo il bellissimo tracciato urbano, il bouleterion di forma quadrata, molto originale, il teatro elegantissimo con scranni sontuosi in pietra nella prima fila (3 €).
Dalle ore 15,50 alle ore 16,50 visita di Mileto (Priene-Mileto km.15 circa), sarebbe stata una gran città ma da vedere rimane ben poco: visita del bel teatro e del castello costruito alle sue spalle; viste anche le terme di Faustina, interessanti (3 €).
Dalle 17,25 alle 17,55 visita di Didime, con il maestoso tempio di Apollo, con resti di enormi colonne dai basamenti finemente lavorati; anche il cortile, contenente il Sancta Sanctorum e circoscritto da altissimo muro, è imponente (3 €).
Giungiamo alle 19,30 a Bodrum (Mileto-Bodrum km.100 circa): abbiamo qualche difficoltà d’accesso al centro città e dobbiamo trasbordarci su due pullmini, troviamo un bell’albergo molto confortevole vicino alla banchina, con sorpresa il prezzo comprende anche la cena, ottima a buffet (sembra ottima anche perché si presenta con tante novità).
Dopo cena passeggiata lungo le banchine fino al castello dei Cavalieri che domina la baia, non avrei mai pensato ci fossero tante belle imbarcazioni a vela e di così notevoli dimensioni; ritengo facciano tutte un servizio simile a quello che ci farà l’Aegean.

Sabato 31 maggio
Ore 9,00 a Bodrum: trasferimento al porto ed imbarco sul clipper, era ora!
Espletamento formalità per il noleggio, saldo noleggio, carico della cambusa ecc. ecc.; assegnazione delle cabine, presentazione dell’equipaggio: captain-owner turco simpatico ed ancor giovane, tarchiato sceso al mare dall’Anatolia – zona di Ankara - coadiuvato dal cuoco, dal barman (un simpatico burlone), e dai due wetars.
Le formalità impegnano alcune ore e si parte solamente verso mezzogiorno per fermarsi a ridosso dell'isola di Kara Ada appena fuori Bodrum a fare un bagno, il primo è bellissimo, nelle acque turchesi dell’Egeo e poi per pranzare. Nel pomeriggio la navigazione procede alla volta di Knidos che si raggiunge alle 18,00.
Knidos si trova quasi alla testata del promontorio che parte da Marmaris, alla radice dell’ultimo istmo della penisola in posizione tale da avere due baie, l’una a nord e l’altra a sud, entrambe ben protette, che ospitavano i due porti commerciale e militare. Appena messo piede a terra veniamo subito intercettati da un addetto che ci fa pagare un biglietto (circa 2 €) per visitare le rovine di cui neppure conosciamo l’entità; io sono escluso dal pagamento perché ovviamente porto le stimmate del capo, anzi posso portare con me gratuitamente my wife: per l’occasione scelgo Giulia che mi fa fare bellissima figura. Pensavo che si trattasse di un piccolo insediamento, invece la visita delle rovine c’impegna per due ore sopra la collina, si leggono le fondamenta di templi anche rotondi e poi proprio affacciato sulla nostra baia un teatro abbastanza importante. Rientriamo in barca per le 20, senza ormai la possibilità di fare una nuotata.
La prima cena in barca è a base di pesce, tutti sono entusiasti di quanto il cuoco ha preparato, conta ovviamente molto anche la novità; non mancano i contorni a base di melanzane cucinate con varie modalità, alcuni di essi sono ricoperti da yogourth.

Domenica 1 giugno
La giornata degli sportivi, non di tutti, inizia con un bel bagno di mare cui fa seguito la ricca colazione: pane, olive nere e verdi, yogourth, formaggio bianco (feta), marmellata, miele, caffè a cui poi tutti preferiranno il thè, frutta (anguria e melone bianco), ecc. ecc..
Alle 9,00 partenza alla volta di Datca; il capitano si diverte a farci veleggiare al largo sfruttando una bella brezza, il clipper con tutte le vele issate è fantastico, purtroppo la vela con la randa si strappa e ne saremo privati per tutta la navigazione; sosta verso le 14 per un bagno di mare e per il pranzo.
Arrivo alle 16,45 a Datca dove il comandante, raccolti i nostri passaporti, va a sbrigare, presso la locale capitaneria, le pratiche d’espatrio verso la Grecia ma in realtà lui ama moltissimo andarsi a trovare gli amici che trova nei porti con cui poi spesso s’intrattiene a cena. Tutti i gitanti si sperdono nel paesino per un contatto con i turchi, con i negozi, con la posta, con la farmacia ecc. ecc.
Prima di cena molti quelli che si sono dichiarati disposti a forfetizzare il costo delle bevande, si trincano un Raki con olive e mandorle servito a poppa dal nostro scherzoso barman; il rituale si ripeterà spesso durante la crociera sia prima del pranzo che della cena. Cena e pernottamento a bordo.

Lunedì 2 giugno
Partenza alle 9,00 alla volta di Bozuk Limani; la permuta fra Serce Limani, originariamente previsto, e Bozuk ci ha visto un po’ dubbiosi ma tutti i dubbi sono stati fugati all’arrivo nella baia, bellissima, tranquilla, con mare azzurro e la costa può essere raggiunta con una nuotata né troppo breve né troppo lunga che moltissimi affrontano: il bagno è delizioso e tonificante.
Vengono sottobordo delle donne in barca per vendere “parei”, scialli, berretti ed oggetti d’artigianato locale; l’ambiente, la novità ed il contatto umano con le venditrici stimolano gli acquisti. I bagni di mare catalizzano tutti i nostri interessi cosicché trascuriamo la visita ai resti del castello che forse meriterebbero attenzione.
Verso le 13,00 alla nostra tavolata di poppa viene servito il pranzo ed alle 14,30 salpiamo l’ancora e partiamo, vele al vento, alla volta di Rodi città. Per molti la città è sconosciuta e tutti con gran interesse sciamano dall’Aegean verso il centro storico. Molte sono le possibilità di visita, chi ritiene si debba iniziare la visita dal "mandracchio", cioè dal porto a cui si debbono sempre le fortune delle città marittime, chi desidererebbe entrare subito dalla porta Marina, chi poi desidererebbe privilegiare le scenografiche mura cittadine con le porte e interessantissimi ed originali strumenti bellici, chi invece vuole dedicarsi esclusivamente alla via degli “alberghi” delle varie nazionalità. Il gruppo pertanto si disperde ed ognuno trova il piacere della scoperta in libertà; tutti rimangono molto contenti di quanto hanno visto e di quanto sembra loro di aver scoperto. Il gruppo che guido, dopo un passaggio in città ed aver salito la via dei cavalieri, raggiunge la porta Koskinou rimanendo ammirato per l’articolazione con cui è stata costruita e per il panorama delle mura che da essa si gode. Prima di cena con il comandante si procede ad una rettifica del programma che prevedeva la notte a Serce Limani: abbiamo guadagnato un giorno, quindi l’intera giornata di domani potrà essere dedicata a Lindos lasciando Rodi alle 10,30 e consentendo così a tutti di rivisitare i monumenti o i siti di maggior interesse. Cena e pernottamento a bordo .

Martedì 3 giugno
La mattina di buon ora un fuggi fuggi generale dalla barca per poter visitare prima della partenza più cose possibili. Alcuni si ritrovano al palazzo del Gran Maestro dell’ordine dei Cavalieri di Rodi (4 €) che è stato però quasi completamente ristrutturato per disposizione di Cesare Maria De Vecchi governatore italiano del Dodecaneso fra il 1920 ed il 1943; il palazzo sembra ora una di quelle scenografiche costruzioni predisposte per un film ambientato nel medioevo. Bellissima poi la chiesa di Santa Maria del Castello – Panagia Kastrou - già fornita di mosaici e con parecchi lacerti di affreschi alle pareti, che si trova all’imbocco a valle della via con gli alberghi, quasi di fronte all’antico ospedale che oggi ospita il museo archeologico.
Dopo aver pagato ai greci un bel po’ di euro (363 €) per il passaggio di confine e per le tasse portuali, alle 11,00 si parte per Lindos; il comandante - padrone ha accettato la variazione di buon grado senza aggravio di spesa. Con vele spiegate giungiamo alla baia immediatamente a nord di Lindos alle 13,30 dove si sosta per il bagno di mare, non occorre ridirlo, bellissimo per la purezza dell’acqua, il colore e la temperatura. Al bagno segue il Raki servito da Hussein ed il pranzo.
Dopo il pranzo siamo a Lindos, gettiamo l’ancora appena fuori dalla baia e raggiungiamo terra con il nostro barchino già così utilizzato dai non nuotatori, in altre occasioni. Saliamo in gruppo all’acropoli ma purtroppo siamo fuori orario: riaprirà l’indomani mattina. Dalla rocca scendiamo al paesino dove ci disperdiamo per ritrovarci quasi tutti nella chiesa del paese la “Panagia” costruita dai Cavalieri ma poi affrescata interamente nel XVIII sec. La navata è coperta da volta cuspidata, con cupola che precede l’abside protetta da un’iconostasi ricchissima; quello che desta maggior meraviglia però sono gli affreschi che ricoprono tutta la navata da terra a cielo, che rappresentano come sempre storie del Nuovo e del Vecchio Testamento. Dopo la visita al paese molti di noi tornano a nuoto al nostro clipper. Cena e pernottamento a bordo ancorati in rada, è una delle poche volte che passiamo la notte non ormeggiati in un porto. Il mare sarà per tutta la notte dolcissimo.

Mercoledì 4 giugno
Il capitano ci ha promesso di partire alle undici in modo da consentirci la visita dell’acropoli a cui saliamo in gruppo; pagato il biglietto (4 €) entriamo nella rocca lungo una stradina gradonata passando per il punto d’accoglienza dove nella roccia è stata scolpita la poppa di una nave; saliamo ancora ed attraversato l’androne del castello medioevale sbuchiamo sulle terrazze con i resti antichi; su tutto svetta una parte di tempio del III sec. a.C. che però da vicino risulta quasi del tutto ricostruito, da lontano esso costituisce un punto romantico di richiamo.
Visitata l’acropoli ridiscendiamo attraverso il paese formato dalle tipiche case squadrate con tetti piani, rigorosamente bianche con scuretti blu, e giunti al pontile i più raggiungono il clipper a nuoto, qualcuno insiste nel nuotare a lungo nelle bellissime acque di Lindos prima del pranzo.
Poi partenza alla volta di Simi dove entriamo nel porticciolo verso le 17,00; sorpresa per noi tutti, il paese non è costituito dalle solite case quadrate e bianche ma bensì da case tutte simili fra loro con un timpano decorato al centro da rosoncino e dipinte in colori pastello, per lo più beige, crema e marroncino ma anche azzurro, rosa ecc.; a prima vista sembra un paesino costruito con gli elementi delle costruzioni in legno che venivano donati ai bimbi quand’ero piccolo, anni ’30. Alcuni monasteri dominano la città: sbarcati, ne visitiamo uno fornito di bizzarro campanile, quasi spagnoleggiante. Cerchiamo di aver notizie sulla possibilità di visitare il convento di Panormitis che si trova all’estremità sud dell’isola: le possibilità sono varie, scooter, taxi macchine a nolo, la corriera di linea qualora si corrompa il driver, poi un big locale ci propone un bus tutto per noi, l’offerta risulterà poi fasulla. Il problema della visita di Panormitis viene per fortuna risolto dal nostro caro capitano che ci offre la possibilità di recarci al convento l’indomani mattina con l’Aegean.
L’ambiente di Simi è così attraente che un numeroso gruppetto decide di cenare a terra, ovviamnte nel migliore ristorante del paese. Anche di notte Simi è un incanto perché le sue costruzioni, definite di tipo ellenistico, ed i campanili, per me di aspetto spagnolo, che si rastremano fortemente piano per piano e che la notte vengono illuminati, conferiscono al tutto un’atmosfera incantata. Alcuni cenano a bordo. Prima di cena l’agente portuale greco mi blocca con la sua richiesta di 95 € del tutto sproporzionata a quella che in modo indicativo mi era stata data dall’agente di Bodrum: 15 €.

Giovedì 5 giugno
Lasciata Simi giungiamo, via mare, alle 9,30 a Panormitis dove gettiamo l’ancora in rada e con il barchino ed in più viaggi raggiungiamo terra per la visita del monastero. Il tutto interessante ma personalmente lo ritenevo più carico d’anni e con una storia che trasparisse da ogni pietra: la costruzione generale appare, se non recente, abbastanza nuova. Numerosi partecipanti fanno ritorno all’imbarcazione con un a lunga nuotata. La bella baia, il mare calmo, il sole che è divenuto splendente, dopo una mattinata leggermente grigia – l’unica in tutta la navigazione – fanno sì che anche i più timorosi ed i meno sportivi si calino in acqua, alcuni con salsicciotti galleggianti di plastica che il padrone di barca ha tirato fuori. Al prolungato bagno segue il buon pranzo approntato dal sempre bravo cuoco che si rivela anche artista nel presentare i piatti.
Lasciata nel primo pomeriggio Panormitis raggiungiamo alle 19,00 la cittadina di Koo nell’isola omonima. Sbarco di tutto il gruppo che ben presto si divide perché ognuno, come a Rodi, desidera fare le proprie scoperte; il gruppo più numeroso dopo aver costeggiato il castello dei cavalieri visita i resti archeologici siti nella parte est della città. Già alle otto e mezza in barca, qualche momento di tensione perché il comandante aveva disposto la cena per le 20,30 mentre si scivola alle 21,30 con qualche mugugno che il “duce” mal sopporta. Dopo cena il “duce” si allontana per andare alla scoperta delle zone archeologiche ad ovest della città ove potrà condurre il gruppo l’indomani.

Venerdì 6 giugno
Abbiamo tutta la mattinata libera per raggiungere l’Asclepeion e per visitare altri siti archeologici della città. L’Asclepeion, che dista circa quattro km. dal centro, viene raggiunto con un trenino (costruito in Italia a Castelfranco Veneto); il breve viaggio sui vagoncini aperti rallegra tutti e ci fa sentire tutti bambini. L’ospedale-santuario si trova in posizione sopraelevata rispetto alla cittadina e si articola su tre gradoni: al primo erano realizzati i vani per l’ospitalità dei malati; al secondo si trovavano i porticati ove si tenevano le lezioni e vi erano le sale di cura; al terzo c’era la zona sacra con il tempio di Apollo. Saliti i gradoni viene da pensare che la cura migliore consistesse nel fare ritrovare gli ammalati in un ambiente paradisiaco che di per se poteva contribuire, sia pur in modo psicologico, alla guarigione. Tutto questo può essere visto però acquistando il biglietto (4 €): i greci, così come i turchi, si sono fatti furbi e tutti i siti archeologici si possono visitare previo pagamento, restano esclusi per fortuna gli scavi di Koo centro che visitiamo per la parte ovest al rientro.
Conduco il gruppo, innanzitutto visitiamo il teatrino dove Vanni – il vate – si ferma a declamare; poi visitiamo le case con resti di affreschi e soprattutto con i mosaici della caccia al cinghiale e con il ratto d’Europa. Passando in mezzo a sterpi ed erbacce ci spostiamo nella zona delle terme e dell’agorà dove oltre ai ruderi troviamo, abbastanza ben conservato, il mosaico del giudizio di Paride; i mosaici stupiscono tutti per la loro bellezza.
Il comandante mi avvisa di suoi ritardi, il che ci consente finalmente di fare i borghesi villeggianti sedendoci in piazza, per prendere un caffè sotto l’ombrellone, all’ombra degli edifici piacentiniani costruiti dopo il tremendo terremoto del 1933 durante la reggenza italiana. Rientrati in barca mi aspetta un duro colpo: le tasse ed i diritti portuali ammontano alla stratosferica cifra di 163 €. Partiamo in ritardo sulla tabella di marcia ma in tempo per arrivare alla baia chiamata “Acquario” (così tradotta dal Turco) e fare, prima del pranzo, un lungo e sempre bellissimo bagno in questa località che sembra una piscina. Dopo il bagno tutti a tavola e finito il pasto il nostro clipper drizza la prora, purtroppo alla volta di Bodrum dove il capitano deve sbrigare le formalità del rientro in Turchia sia della barca che dei passeggeri.
Sostiamo alla banchina alcune ore, qualcuno approfitta per sbarcare e fare delle piccole commissioni, ma molti si rilassano pigramente in coperta attendendo il disbrigo delle formalità. A me sfugge che ci sono dei preparativi per la serata. Assolte tutte le formalità ritorniamo alla vicina baia dell’Acquario dove arriviamo quando il sole sta calando, eravamo abituati a fare il bagno baciati dal sole e quindi quasi tutti non si sentono di ridiscendere in acqua, solo i più sportivi si tuffano per fare una lunghissima nuotata che si concluderà quasi con il buio.
Dopo il bagno ci riuniamo sempre attorno alla tavola di poppa per l’ultima cena della crociera, l’aria è dolcissima appena con una leggera brezza. Mi presento alla cena con in testa il mio berettino turco acquistato a Bozuk Limani, con esso mi dicono che rassomiglio a Garibaldi, Giulia invece sostiene che la mia rassomiglianza con Diego Abatantuono è perfetta. Dopo aver finito di consumare le varie pietanze e soprattutto le melanzane, che ci sono state servite ad ogni pasto, non mi ricordo con quale scusa vengo attirato nel saloncino interno dove sono state preparate tre torte con le rituali sessantanove candeline e tre pacchi dono; i pacchi sono molto originali perché sono preparati con carta di giornale e sono riccamente decorati con fiori raccolti a terra nella mattinata. Apro i pacchi, scarto e scarto e finalmente trovo rispettivamente: un fischietto di comando, dicono che sia ad ultra suoni; una tazza sagomata a forma di “tetta” con forellino al capezzolo per poter “ciucciare”; una bandana nera decorata con allegri soli gialli ridenti; i regali vengono subito sperimentati. La serata non è conclusa perché manca la frutta che il cuoco fa portare al tavolo esterno, disposta su un ricchissimo “trionfo” decorato con stelle filanti che vengono immediatamente accese a che danno un tocco di fastosità alla festa già ben riuscita. Il mio compleanno è stato anticipato poiché era l’ultima cena in barca, dicono che potrebbe portare male, tutti me compreso sono invece molto contenti come attestato dalle fotografie scattate.

Sabato 7 giugno
La mattina di buon ora lasciamo la baia “Acquario” e con breve navigazione rientriamo a Bodrum; i bagagli sono già pronti e con rimpianto lasciamo il nostro lussuoso clipper con la promessa di approfittarne il prossimo anno. La corriera si fa attendere, per fortuna non moltissimo, e poi via verso Dalyan (Bodrum – Dalyan km. 195 circa) transitando per lungo tratto tra amplissime pinete; sosta lungo il percorso in una stazione di servizio molto accessoriata per uno snack che soddisfa tutti salvo coloro che si mangiano l’indigeribile Kebab, bisogna preferire sempre lo yogourth come sempre ottimo!
Alle 14 siamo a Dalyan sulla cui riva moltissime imbarcazioni aspettano i turisti come noi; dopo aver pagato il biglietto ad un battelliere, partiamo per Kaunos e per la spiaggia delle caretta-caretta. La navigazione si svolge lungo un bellissimo paesaggio palustre, per me molto dolce e riposante; ci accompagna la visione delle numerose tombe licee scavate in alto sulle rocce, motivo principale della nostra odierna escursione.
Sbarchiamo in prossimità dell’ingresso alle rovine di Kaunos di cui serbavo il ricordo del solo nome. L’ingresso alla zona delle rovine è a pagamento in lire turche, un po’ di scompiglio per i cambi euro/lire T. (2 €). Poi con il gentile turco che ci ha scortato sempre nei nostri trasferimenti in bus già da Izmir visitiamo le terme romane, la chiesa bizantina, il teatro romano con alte mura perimetrali anziché essere totalmente addossato alla roccia, la fontana, i resti dell’agora e di templi.
Ripresa la barca sempre con tranquilla navigazione nei canali fra canneti giungiamo alla spiaggia delle caretta-caretta che però invece di essere popolata dalle tarturughe è fittamente popolata da bagnanti; la caretta-caretta si farà vedere per un attimo mentre nuota durante la navigazione di ritorno. Di nuovo a Dalyan e con breve tragitto a Dalaman, paesino scombinato, importante unicamente perché c’è l’aeroporto della zona. Distribuzione delle camere nell’hotel, poi per giocoforza causa l’isolamento, cena nell’albergo stesso: l’ospitalità dei turchi è sempre improntata alla gentilezza ma quest’albergo ed il suo ristorante sono squallidi e ci fanno ricordare con nostalgia quello di Selc’uk; per la nostra gita l’albergo è solo un necessario punto d’appoggio. Dal ristorante di fronte proviene un gran chiasso: viene festeggiato un matrimonio, la musica è costituita soprattutto da un rullo assordante di tamburi che durerà fino alla mezzanotte.

Domenica 8 giugno
Compio il 69° anno, nel complesso e per il momento l’età non mi pesa, tutto funziona benissimo come il programma della gita; si vede che diversamente dalle credenze il tredici, tanti sono i giorni di viaggio, ed il diciassette, tanti sono partecipanti alla gita, non portano sfortuna ma bensì fortuna.
Alle 8,40 partenza dall’albergo per l’aeroporto (km. 5 circa), check-in allo sportello Turkish Airlines, alle 10,10 partenza volo TK 215 per Istanbul con arrivo puntuale alle 11,30; troviamo subito Hasan, gestore dell’albergo, che ci attende accogliendoci con affabilità e che ci conduce allo shuttle. Alle ore 12,45 siamo al nostro albergo nella zona di Sultanhamet ed alle tredici siamo già sulla terrazza per mangiarci i sandwiches che ho fatto preparare. Alle tredici e trenta arriverà la guida, who speaks italian, per iniziare la visita di Costantinopoli, ora Istanbul: mi rallegro con me stesso perché finora tutto è andato benissimo ed i tempi sono stati rispettati, ma anche perché il mio inglese mi ha consentito di prendere precisi accordi con Hasan per la guida in italiano e per degli shuttle che ci porteranno a visitare Istanbul; gioia maggiore viene data dal fatto che l’albergo, nel cuore del centro storico, ha camere confortevolissime e che dalla sua terrazza dove consumeremo le colazioni si gode una vista veramente stupenda, da un lato il mar di Marmara e dall’altro Santa Sofia e la Moschea Blu che bisogna imparare a chiamare con il suo vero nome Sultanhamet Camij, panorama indimenticabile.
Alle 13,30, dopo lo snack in albergo, arriva la nostra guida, l’altissimo circasso Erol, bellissimo uomo che piace a prima vista alle donne anche per i suoi modi cortesi; con lui raggiungiamo in pochi minuti l’ingresso del Topkapi, l’albergo è veramente in posizione strategica per le visite. Il biglietto d'ingresso costa 15 € e quello per la visita del padiglione del tesoro altri 15, è quasi un salasso.
Dentro al primo cortile due parole su sant’Irene, poi al secondo cortile sosta alla Sublime Porta; al terzo cortile con la sua balconata prospiciente il Corno d’Oro e con il suo piccolo padiglione dei piaceri, c’immergiamo nella fantasia turca. Tornati al secondo cortile, visitiamo il padiglione del Consiglio del Sultano e poi le sale del tesoro con gioielli inimmaginabili, ricordo il brillante splendentissimo. Visitiamo il padiglione delle armi e quello dei ritratti dei sultani fra cui le copie dei più importanti come il dipinto del Bellini. Sembra impossibile ma il tempo vola, soprattutto se si è in gruppo e giunge ben presto l’ora di chiusura; non abbiamo visitato l’Harem, che la guida ci assicura non essere per nulla interessante perché è stato svuotato da tutti gli arredi, né siamo riusciti a vedere, al museo archeologico, il sarcofago detto di Alessandro Magno che ricordo con emozione per la sua raffinata eleganza: dobbiamo rinviare qualche cosa alla prossima visita a Costantinopoli.
Pensavo di trascinare il gruppo alla visita del bagno di Kagaloglu, facendo lì il “bagno turco” con massaggio, ma la proposta non attira e ci limitiamo a fare due passi nei dintorni del Topkapi, della vicina Santa Sofia e lungo lo spazio già occupato dall’Ippodromo dove sostiamo anche per un caffè; acquisto e mi mangio una delle ciambelle al sesamo che vengono vendute (0,3-1,00 €) sui banchetti, non ne riporterò conseguenza alcuna. Presto in albergo perché alle 20 siamo aspettati ad un ristorante, il Fener Lokanta a Fener Mevkii, 34800 Yes’ilyurt, diciotto km. ad ovest di Istanbul, prenotato dal corrispondente turco di Gianni.
Poco dopo le 19 in albergo per doccia, pulizia, un minimo relax e vestizione con giacca aragosta. Poi con lo shuttle fatto approntare da Hasan al ristorante, che ritroviamo in un quartiere dopo l’aeroporto e dopo aver effettuato molte ricerche. I tavoli sono stati preparati all’aperto ma le ragazze, elegantissime ma timorose del vento, preferiscono l’interno. Gianni e Ciccio vengono spediti a scegliere il pesce, avremo ottimi branzini e meravigliose triglie (barbun): come sempre le cene si protraggono a lungo e saremo a letto per la mezzanotte, però tutti sono soddisfatti della buona cena.

Lunedì 9 giugno
Alle 8,30 dopo la colazione, fatta godendo del meraviglioso panorama dalla terrazza dell’albergo, Erol viene a prelevarci. Dall’albergo il bus scende subito al mar di Marmara prendendo poi la strada verso l’aeroporto, costeggiando la zona con i mercati del pesce, fino ad incrociare il tratto di mura che difendevano Costantinopoli da terra, mura bizantine in tripla cinta. Costeggiamo le mura ancora abbastanza ben conservate ed in qualche tratto totalmente restaurate, il che consente di rendersi esattamente conto di quale fosse il sistema difensivo della città; la lunga muraglia è particolarmente scenografica e mi suscita grandi emozioni consentendomi di ricostruire il lungo assedio portato alla capitale dell’impero dal Gran Sultano.
Dopo aver costeggiato per vari km. l’esterno delle mura entriamo nel loro interno per visitare San Salvatore in Chora, che si trova quasi al loro ridosso. Anche qui un bel salasso per il biglietto d’ingresso; il pagamento alla biglietteria viene fatto da Erol a cui ho passato i soldi che già da ieri avevo raccolto come cassa comune appositamente per pagare in biglietti d’ingresso e per qualche altra piccola spesa. La chiesa è dotata di due narteci entrambi decorati con ricchissimi mosaici dell’XI secolo e forse anche più tardi. I mosaici del nartece più interno raccontano le storie della vergine Maria, quelli dell’esterno la vita di Gesù, quest’ultimi sembrano più recenti per la loro fattura di particolare eleganza che in taluni punti li fa sembrare un affresco anziché un mosaico. Al lato verso città c’è una navata più recente, adibita anche agli uffici funebri, tutta affrescata.
Desideravo moltissimo vedere quanto resta del palazzo dei Paleologhi o del Porfirogenito, ne avevo serbato un vago ricordo e sapevo che esso era l’unico palazzo imperiale esistente con le mura ancora in piedi; ho avuto piacere della breve visita anche se essa si è limitata al solo esterno in quanto l’accesso è chiuso: Erol ha supplito mostrandoci delle fotografie.
Dopo San Salvatore raggiungiamo in corriera la Suleyman Camij – la Moschea di Solimano – progettata nel XVI sec. dal “Michelangelo Islamico”, l’architetto Sinan; l’interno ricorda ancora Santa Sofia con le due absidi sull’asse principale che fanno da contrafforti alla cupola centrale, lo spazio centrale è separato dai due laterali da un colonnato e soprastante finto loggiato, quasi fossero tre navate ma in realtà la sensazione delle navate si perde. Sopra la porta principale d’ingresso, una profonda balconata per le donne. L’interno è un po’ severo, privo di decorazioni in piastrelle tipiche di molte altre moschee di Istanbul. Molto belli i fabbricati adiacenti che costituiscono il complesso della moschea; visitiamo il ristorante ricavato lì dove a suo tempo c’era la mensa per i poveri, che ha un bel cortile con porticato perimetrale.
Lasciata la Moschea, sempre in bus andiamo a Eminonou al bazar delle spezie o bazar egizio, un bazar non ancora artefatto tuttora utilizzato dai cittadini di Istanbul: lo ricordavo proprio come lo ritrovo, animatissimo per la tanta gente, ricchissimo per i tanti settori merceologici presenti, coloratissimo ed anche ricco di effluvi e profumi anche pesanti; non resisto alla tentazione e mi compro olive verdi e nere ed una delle solite ciambelle con cui pranzo passeggiando. Faccio una scappata alla Rusten Pas a Camij, ma purtroppo m’impediscono di entrare: stanno pregando, dal portone però riesco a sbirciare l’interno completamente piastrellato, mi sembra forse un po’ troppo simile ad un “bagno” ma forse il giudizio è falsato dal fatto di non poter entrare.
All’una e trenta in punto ritroviamo Erol che ci aveva lasciati liberi nella visita e beccato al volo il bus raggiungiamo il quartiere di Saryer con tantissimi ristorantini in riva al mare dove i più consumano uno snack; qui prenderemo il traghetto che ci porterà via mare, lungo il Bosforo, direttamente al ponte di Galata, sulla riva di Eminounu. Il percorso in traghetto ci consente di vedere dal mare la costa ricchissima di costruzioni sia sul lato europeo che su quello asiatico e di ammirare la grande “fortezza d’Europa” – Rumeli Hisari – (1452) con i suoi bastioni cilindrici e più da lontano la “fortezza d’Asia”, più piccola, entrambe costruite dal turco per isolare Costantinopoli prima della sua caduta in mani mussulmane e dotate di batterie in grado d’impedire il passaggio a qualsiasi imbarcazione.
A Eminounu ci aspetta il bus per portarci al Gran Bazar: si tratta di un complesso di negozi che però hanno perso la loro spontaneità. Prima del bazar Erol ci conduce ad un negozio di tappeti, è una visita che fa parte di qualsiasi giro turistico in Turchia, tutti sono interessati; solito rituale: saluto da parte del proprietario, offerta di vari possibili tipi di thè, e mentre il thè viene servito e poi centellinato, gli inservienti iniziano a srotolare decine, ma forse centinaia di tappeti partendo da quelli grandi e costosi per passare a quelli piccoli e forse più adatti alle disponibilità economiche dei turisti di passaggio che fra l’altro hanno la difficoltà del trasporto. Io acquisto un tappetino preghiera di seta, leggerissimo che ripiegato mi starà in valigia. Finiti gli acquisti e data una sbirciata al Bazar, soddisfatti ci ritiriamo in albergo dove tutti spariscono velocemente per fare una splendida doccia, salvo me che m’intrattengo con Erol per regolare i conti del giorno: quanto è seccante maneggiare i soldi e fare sempre i conti.
Anch’io ho diritto alla doccia, veloce lavacro e veloce discesa nella hall per partire con il gruppo alla volta del ristorante “Cati” in Beyoglou a cui telefoniamo per preannunciare il nostro arrivo. Momento di panico! Il ristorante è stato chiuso da tempo benché le guide recentissime ne riportino ancora il nome; il ristorante di riserva è il “Four Seasons”, qualcuno – confondendolo con l’omonimo albergo - obietta che è costosissimo, ma per fortuna i locali ci tranquilizzano: è un ristorante di medio prezzo molto frequentato dai turisti.
Tutti in taxi al Pera Palas, albergo che rievoca incontri ed intrighi internazionali, sito che suscita grandi curiosità di cui “le ragazze” vogliono assolutamente almeno respirare l’aria prendendo un aperitivo. Forse l’albergo disillude perché è un po’ trasandato sia all’interno che all’esterno, ma un cartoncino con la sua storia e con i nomi delle persone più importanti che lo hanno frequentato ravviva l’atmosfera e solleva gli animi. Dal Pera Palas al ristorante si va a piedi, in zona per lo più pedonale. Cena non speciale anche se viene servita dalla moglie inglese del proprietario, prezzo corrente circa 25 €.

Martedì 10 giugno
Erol è puntuale come sempre ed usciamo dall’albergo alle 8,30 per recarci a piedi alla vicina Santa Sofia (9,15/16,30 – martedì/domenica), ammirevole per gli spazi e per la tecnica costruttiva se si pensa che è stata realizzata nella seconda metà del 500 sotto Bisanzio (10 €). Come in San Salvatore in Chora si accede all’interno passando per l’esonartece e per il nartece: qui la porta principale è sormontata dal mosaico della Maestà di Cristo. Lo spazio interno è immenso e viene mosso dagli ampi matronei realizzati sopra le navate laterali: il termine navate non rende esattamente il senso spaziale che si prova poiché lo spazio centrale è predominante in modo assoluto. Ricordavo bene la spazialità dell’interno ma non ne ricordavo i mosaici, numerosi e raffinati, dell’XI sec. Il tipo di struttura di Santa Sofia è stata poi ripresa dall’architetto Sinan nella Suleymaniye Camij realizzata ben mille anni dopo (1550 circa) che abbiamo visto ieri. Purtroppo anche questa volta parte della cupola (circa un quarto) ha dei ponteggi per dei lavori di recupero ma lo stesso si può valutare la sua ampiezza e leggerezza.
Usciti da Santa Sofia in due passi raggiungiamo la Sultanahmet Camij, chiamata dagli europei Moschea Blu (9,00/17,00 – chiusa durante gli orari di culto). L’edificio è preceduto da un bel cortile porticato, le cui “luci” perimetrali sono sfondate da finte porte ottenendo un bell’effetto ottico; l’entrata alla moschea non avviene dal portone principale ma bensì da una porta laterale dove facciamo il rito di toglierci le scarpe che non vengono abbandonate ma riposte in sacchetti che portiamo con noi durante la visita uscendo da una porta opposta. L’interno è diverso dalle moschee principali già viste poiché la cupola centrale poggia su quattro pilastroni tondi ed ha come contrafforti, nei quattro bracci, delle semicupole a loro volta contraffortate da altre semicupole in un gioco di raffinata tecnica. Ci si chiede perché le sia stato dato il nome di Moschea Blu, visto che essa è decorata effettivamente con piastrelle prevalentemente blu e celesti ma che non riescono a conferire la sensazione di blu globale; Erol spiega che fino ad alcuni anni fa gli affreschi erano di un blu molto forte, così tinteggiati nell'800 dal restauratore italo-svizzero, quello che aveva restaurato anche Santa Sofia dotandola dei grandissimi otto scudi con scritti i nomi di Allah, Maometto e dei principali profeti; ora gli affreschi sono stati nuovamente restaurati riportandoli al colore originario molto più chiaro. La moschea è opera dell’architetto Mehmet Aga, allievo di Sinan e venne costruita all’inizio del XVII sec. d.C.
Usciti dalla moschea, sostiamo nell’ampio spazio in cui si trovava l’ippodromo romano, ammirando il bell’obelisco egizio e la sua base, opera raffinata di scultura romana; da quest’Ippodromo furono prelevati i cavalli che adornano la basilica di San Marco a Venezia. Il tempo sfugge ma tutti sono molto curiosi di vedere la cisterna di Santa Sofia o Yerabatan Sarayi (8,30/17,30 – chiusa domenica – 4 €) realizzata già sotto Costantino ed ampliata e risistemata sotto Giustiniano. Pagato il biglietto e scese le scale ci si trova davanti ad una foresta di colonne rimanendo stupiti per la sua vastità. Molte sono le colonne di recupero ed alcune hanno come base dei cubi provenienti da costruzioni romane con belle sculture di medusa.
Ora purtroppo è finita, rientriamo velocemente in albergo, dove Hasan ci aveva consentito di conservare le camere fino alle 13,30; mi trattengo un attimo con Erol per definire i conti della giornata, per lasciargli una mancia, per scambiarci due impressioni con indicazioni di programmi futuri e gli indirizzi. Alle 13 uno snack con insalata ed un dolcetto turco e, salutati i due veronesi che si fermano a Istanbul, alle 13,30 in bus verso l’aeroporto, dove facciamo il check–in "di gruppo" con protesta di qualcuno, ma il biglietto di gruppo oltre ad essere risultato più conveniente come prezzo ci assicura che, anche in caso di ritardi, saremo attesi alle coincidenze.
Alle 16,00 in punto partiamo con il volo Lufthansa LH 3419 per Monaco e poi, salutati gli altri due veronesi, alle 19,35 con volo LH 2667 per Venezia ove ci attende il pullman ATAP per il rientro a Pordenone, tutto esattamente come previsto. Ma sono “goloso”: quante altre cose avrei desiderato vedere e far vedere talvolta concedendomi più tempo.
Alla prossima, senz’altro!

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