Non ci saranno sventolii di bacchette…

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… o stupidi incantesimi in questo corso. Come tale, non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l’esatta arte del preparare pozioni; comunque ai pochi, scelti dal fato, che possiedono la predisposizione io posso insegnare come stregare la mente, irretire i sensi, posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e finanche mettere un freno alla morte.”

E così mi sono giocato l’attenzione di buona parte delle persone che intendevano dedicare dieci minuti a questo diario, ma troppo forte era la tentazione di un inizio ad effetto, di pitoniana memoria.
Certo, perché per chi ha deciso di rimanere questa è la breve ma meravigliata cronaca di un week-end a nord di Londra, tra le suggestioni universitarie di Cambridge e soprattutto le emozioni della visita ai Warner Bros Studios dove la magia di Harry Potter si è fatta film.
Una proposta per un week-end per potteriani di ferro e innamorati della vecchia Inghilterra.

Gli studios si trovano a Leavesden, a nord ovest di Londra; sono raggiungibili dalla città, ma con un percorso un po’ complicato che comprende la metro fino a Euston, il treno fino a Watford Junction e uno shuttle bus fino a Leavesden; in alternativa, molto più semplicemente, ci si arriva con la propria macchina nel caso se ne abbia una a disposizione.
Per chi si trovi in vacanza nella capitale, bisogna pensare di dedicare un’intera giornata e capisco che possa non essere facile per chi non sia gravemente affetto dal morbo del maghetto con gli occhiali. 
Noi, addirittura, siamo partiti apposta da casa: volo con la solita indisponente Ryanair venerdì sera da Bergamo, arrivo a Stansted (situato “strategicamente” a nord della capitale), proseguimento in macchina e pernottamento a Cambridge, ripartenza la domenica sera.
Ne vale la pena? Assolutamente sì.

L’area è quella del Cambridgeshire, contea orientale dell’isola fatta ovviamente di campagna, campagna e campagna, puntellata qua e là di paesini e cittadine storiche; praticamente Inghilterra, anche se, forse complice la stagione (primi giorni di aprile), devo dire che ho trovato questa zona più monotona e meno affascinante di altre.

Il nostro fine settimana comincia con una puntata a Ely, cittadina a nord di Cambridge che vanta una delle più belle cattedrali d’Inghilterra e una casa di Oliver  Cromwell.
La domanda nasce spontanea: ma quante cacchio sono le “più belle cattedrali dì’Inghilterra”? Io stesso, che pure ho girato solo parzialmente la terra d’Albione, ho visitato parecchie città che si fregiano di questo merito; tra l’altro, pensare che, in definitiva, tutte espongano gioielli gotici sostanzialmente simili, rende questo fatto abbastanza curioso…
Tant’è, la cattedrale di Ely è davvero notevole, non meno delle altre che ho visto; è famosa soprattutto per il coro e per la torre ottagonale che domina la campagna circostante.
Unico neo, abbiamo trovato all’interno un’esposizione delle attività commerciali del paese che rovinava completamente l’atmosfera. Già accetto a fatica il dover pagare un biglietto per entrare nelle chiese inglesi e digerisco a fatica i banchetti “a tema” spesso posti all’interno, ma non si possono vedere “vetrine” di materiale idraulico e vernici lungo le navate di una cattedrale del 1.300!
La breve visita di Ely si conclude di norma con la piacevole passeggiata sulla riva del  fiume, ammirando le originali decorazioni delle numerose house-boat che vi si trovano ormeggiate.

Passo direttamente alla domenica, che abbiamo trascorso passeggiando per Cambridge.
La città è molto viva e affollata sia di turisti che degli onnipresenti studenti dei diversi colleges che vi hanno sede.
Ero stato qui parecchi anni prima, nel 1993, e serbavo il ricordo di una città gradevole, molto verde e con’atmosfera dolce.
A vent’anni esatti di distanza, tutto confermato. Oltre all’indiscutibile patrimonio architettonico che offre, Cambridge è senza dubbio un punto fermo per chi voglia respirare quel piacevole misto anglosassone di modernità e tradizione, di rito e trasgressione, di pubs centenari, studenti che offrono ai turisti il cosiddetto “punting”, cioè la gita sul Cam a bordo delle caratteristiche imbarcazioni, strutture sportive all’avanguardia che fronteggiano gli austeri edifici delle università.
Nei giorni della nostra visita sono in corso le sessioni d’esame, quindi non si può visitare l’interno dei college. E’ comunque possibile percorrerne alcuni cortili, nonché accedere alla splendida King’s Chapel, la grandiosa cappella del King’s College (tra l’altro si dice sia la fonte d’ispirazione per la “Sala Grande” di Hogwarts), che ha l’unico difetto di costare troppo cara per essere un unico, grande salone (7,50 sterline a testa).
La nostra giornata trascorre passeggiando tra un vicolo e un negozio, con sapienti soste al pub per una rassicurante pinta.

Il sabato è dedicato al motivo del nostro week-end: “The making of Harry Potter”, gli studios dove è stata girata gran parte delle scene della saga.
Il biglietto e il tour vanno prenotati e acquistati in anticipo in internet sul sito wbstudiotour.co.uk che, oltre a fornire informazioni pratiche, riesce a far montare negli appassionati aspettative quasi insostenibili...
Di fondamentale importanza, che io non avevo ben compreso, è come si svolga la visita: guidata o libera? O guidata parzialmente? E si vedranno veramente gli ambienti che sono indicati nel sito?
In realtà, la prenotazione è necessaria solo per scaglionare gli ingressi.; una volta nell’atrio di accesso, ci si mette in coda, una serpentina che si muove molto più velocemente di quanto faccia temere a prima vista.
Durante la coda, si vede il primo “ambiente”, cioè il sottoscala di Harry, con tanto di soldatini sulle mensole, come emozionata mi ha fatto notare mia figlia.
Segue una breve presentazione e poi niente di meno che il portone principale di Hogwarts si apre per accogliere i visitatori, che a bocca aperta entrano nella sala grande.
Subito la prima sensazione sa di “ma ci sto entrando veramente? Mi sto davvero sedendo ai tavoli, sulle lunghe panche degli studenti?”, poi si comincia la visita, che da qui in poi è assolutamente libera, sia nei tempi che negli spazi.
Nei tempi, perché noi pensavamo ad una durata complessiva di circa 3 ore, ma ne abbiamo passato negli studios circa il doppio; ma conosco chi c’è stato per un’intera giornata.
Quindi, nessuna fretta, ci si può fermare di fronte ad ogni particolare e scattare le foto che si preferiscono, l’unico limite è di riservarsi il tempo di passare al setaccio il negozio prima che chiuda…
La visita offre molto di più di quanto il sito internet faccia intendere; noi credevamo di vedere ricreata qualche ambientazione e di trovare un’esposizione di costumi e oggetti, invece lo spazio racchiuso in questa sorta di capannone è veramente ampio e comprende, semplicemente, quasi tutto sia stato utilizzato nei films.
Quasi, perché non è difficile elencare quello che negli studios non c’è; ma è molto meglio stropicciarsi gli occhi davanti ad ambienti così tante volte visti, dal dormitorio di Grifondoro alla casa dei Weasley, dall’aula di Pozioni allo studio di Silente e così via, in un elenco che comprende davvero molto altro.
Non manca, ovviamente, un’infinità di oggetti più o meno grandi, come la cancellata di Hogwarts, costumi di ogni genere, i famosi maglioni di lana spinosissima regalo natalizio della mamma di Ron, l’arazzo di casa Black, la scultura del Ministero maschere e mostri vari.
E tutto sembra vero, anzi è vero, anzi sembra vero visto che si tratta di un film, che oltre a tutto parla di magia; e tutto è perfetto nei particolari, ad esempio l’ufficio rosa della Umbridge, che ha ancora la sedia spostata e il cassetto aperto, come se Harry fosse uscito da lì solo un attimo prima…
Matilde e Anna, mia figlia e la sua amica che ci hanno “trascinati” lì (senza fare una grande fatica), sono semplicemente inarrestabili quando salgono sulle scope volanti per il filmato in cui si simula il volo vero e proprio, o quando camminano sul ponte di legno di Hogwarts; io e moglie, definitivamente tornati poco meno che adolescenti, ci commuoviamo davanti alla casetta a schiera di Privet Drive e ci ritroviamo silenziosi ad osservare il cottage dei Potter, quello in cui i genitori di Harry sono stati uccisi…

Oltre all’aspetto puramente ludico, è interessante anche quello più “serio” dell’esposizione, relativo alla vera e propria realizzazione delle scene.
Sarà banale, ma l’utilizzo del computer in film di questo tipo è affascinante a dir poco.
Dando per scontato che il volo sulle scope sia il risultato della sovrapposizione del soggetto sul classico telo verde utilizzato come sfondo, non si può non rimanere sorpresi nel constatare come parecchi ambienti siano in realtà il risultato di sovrapposizioni di riprese: così la partita di scacchi, il cancello d’ingresso ad Hogwarts e così via, tutti sono ripresi singolarmente all’interno di un capannone e inseriti in una scena creata graficamente; oppure le famose scale della scuola: in realtà si tratta di una sola rampa di scale, mossa e duplicata grazie al pc.

Alla fine dell’esposizione si finisce per fare due passi in Diagon Alley, la famosa viuzza ciottolata che è interamente realizzata negli studios con tanto di vetrine dei negozi più famosi dove Harry va ad acquistare l’occorrente per la scuola nel primo episodio e la facciata sbilenca della Gringott a fare da sfondo (gli interni della banca sono ripersi in un palazzo di Londra).

Manco a dirlo, il momento più emozionante è quello in cui ci si imbatte nel castello di Hogwarts: che non esistesse potevo immaginarlo, ma non sapevo che si trattasse di un grande plastico, meraviglioso in tutti i realistici particolari, posto al centro di un ampio stanzone. Le scene al castello (a parte quelle interne, evidentemente), sono state girate rimpicciolendo i soggetti ripresi altrove e inserendoli lungo le viuzze o nei cortili del plastico.
C’è anche un effetto giorno e notte creato con l’illuminazione; sa un po’ di presepio, anche se mancano il temporale e il cane che abbaia, ma non mi vergogno a dire che avevo gli occhi lucidi.

Dimenticavo: per uscire si passa dallo shop, che ovviamente offre tutto quanto un potteriano può desiderare.
Quasi impossibile uscire senza un paio di borsine e senza aver firmato qualche scontrino della carta di credito. Si spendono un sacco di soldi, ma assolutamente con il sorriso (soprattutto quello di Matilde…).

 

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