Capodanno in Israele

Una settimana di immersione nei luoghi che hanno fatto la storia della religione

Per il Capodanno 2010 avevo molte mete nella testa; Maldive, New York e altro, ma poi, un po’ per la scuola e soprattutto per i compiti delle vacanze di mio figlio, un po’ per qualche problemino familiare, abbiamo dovuto “ripiegare“ su un viaggio che fosse relativamente breve e vicino e così, tra le mille destinazioni che ancora mancano alla mia sconfinata voglia di viaggiare, abbiamo scelto Israele.
Come al solito, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare un volo comodo che partisse da Verona e che non fosse costosissimo e ho trovato, cominciando a cercare verso ottobre, un volo Alitalia che partiva da Verona, con fermata di un’ora a Roma e poi destinazione Tel Aviv, il tutto in 4 ore circa per l’importo di 900 € per tre, andata e ritorno.
Dopodichè, ho iniziato a studiare e a navigare in Internet per capire quali potessero essere i posti più belli ed interessanti da visitare per cominciare a creare un itinerario di viaggio.
Per la prima volta in tanti anni siamo partiti per quest’avventura solo noi 3, ovvero la mia famiglia, in quanto gli altri amici, compagni fedeli di tanti splendidi viaggi, per motivi familiari non sono potuti venire con noi. Questa circostanza da una parte ci “preoccupava“ un pò, ma dall’altra ci stimolava.
Alla fine, verso novembre, l’itinerario era fatto: da Tel Aviv subito a Gerusalemme e poi Cesarea, Haifa, Acri, il Lago di Tiberiade, Cafarnao, Taghba, Gerico, le gole di Qumran, il Mar Morto, la fortezza di Masada e Tel Aviv.
Gli hotel sono stati scelti via internet, cercando, per mia scelta, di non cadere su grattacieli e strutture moderne e lussuose, ma privilegiando strutture caratteristiche o, perlomeno, situate nel cuore delle città. Qualche volta ci è andata bene, qualche volta no.
Abbiamo poi prenotato un'autovettura direttamente all'aeroporto di Tel Aviv.

Itinerario
Il volo della partenza è stato perfetto, nessun ritardo e soprattutto nessuno dei famigerati e "minacciati" controlli da parte del Mossad israeliano che parevano incombere su ogni viaggiatore diretto in Israele!
La prassi per il ritiro della macchina è stata anche abbastanza veloce, dopodichè partenza, alle 3 di notte, per la mitica Gerusalemme. Ci siamo arrivati in un'oretta circa, approfittando del fatto che a quell'ora della notte non c'era anima viva per strada. ma poi, arrivati nei pressi della città, abbiamo dovuto cercare, ahimè sotto un diluvio torrenziale, una qualche anima viva che ci fornisse un minimo di indicazioni per trovare l'Hashimi Hostel.
E qui è iniziata l'avventura! Per strada, alle 4 della mattina, c'erano solo ebrei ortodossi, con i classici cappellacci neri e i due riccioli al lato del viso, i quali o non ci rispondevano proprio o scuotevano il viso lasciando intendere di non sapere niente. Veramente poco ospitali .
Ci abbiamo messo più di 2 ore, gustandoci nel frattempo l'alba su Gerusalemme, per capire che il nostro albergo era praticamente nel souk arabo della città per entrare nel quale era sufficiente passare la Porta di Damasco.
E qui il primo appunto: nella descrizione dell'hotel senza tanti giri di parole, basterebbe dare, per l'appunto, l'indicazione della Porta di Damasco, per individuare immediatamente il sito.
Arrivati all'hotel, la seconda sorpresa negativa: l'ingresso e le parti comuni dell'hotel erano bellissimi, molto caratteristici e soprattutto la sistemazione era strategicamente perfetta in quanto nel cuore della Città Vecchia, ma la stanza era veramente indegna. Piccolissima, piena di spifferi freddi, sporca, squallida, con un bagno fatiscente, una lampadina appesa come lampadario e lenzuola e copriletto di dubbia igiene. Il tutto per 180 dollari a notte, per cui non poco. Per fortuna io non sono schizzinosa, ma qualche altro membro della famiglia si è molto, come dire, arrabbiato e questo, unito alla pioggia torrenziale, alla notte in bianco e alla stanchezza pareva aver compromesso l'atmosfera del viaggio.
Messi giù i bagagli e fatta una doccia in punta di piedi (per lo schifo), siamo andati subito a visitare lo Yad Vashem, ovvero il Museo della Shoah, che sarebbe stato chiuso il giorno dopo essendo shabbat. Il Museo è, naturalmente, molto struggente ma interessante e soprattutto " istruttivo " per comprensibili motivi e la cosa che ancora adesso ricordo con brividi ed emozione è stata l'enorme sala buia dove risplende una candela per ogni bambino morto nei campi di sterminio, con una voce che ripete in continuazione il nome e l'età dei bambini morti. Una momento veramente struggente.
Trovare un ristorante per la notte di Capodanno è stato difficile, il giorno dopo era shabbat e quindi riposo per gli ebrei, ma il 31 dicembre era venerdì e quindi giorno di riposo per i musulmani. Dopo tanto girare e chiedere sotto l'acqua che veniva giù a classiche catinelle, ci siamo infilati in un “ristorante“ arabo dove abbiamo mangiato l'hummus più buono di tutto il nostro viaggio, oltre ad antipasti e salse varie deliziose.
Alle 22 eravamo già a letto distrutti ma siamo stati svegliati a mezzanotte dai fuochi d'artificio del Capodanno che, visti dalla finestra della nostra camera sui tetti di Old Jerusalem sono stati parecchio suggestivi.
La colazione, la mattina del 1° gennaio, era in linea con lo squallore delle camere, ma non pioveva e c'era quasi il sole per cui siamo partiti subito per la Basilica del Santo Sepolcro, per poi passare al Muro del Pianto con giro finale per l'austero Quartiere Ebraico.
Credo sia inutile qualsiasi accenno storico-culturale a tutti i monumenti e siti visitati.
La sera siamo andati a cenare all'Armenian Tavern, bellissima e suggestiva taverna armena che ci era stata suggerita da un amico, oltre che consigliata dalla mia fedele guida Routard! La consiglio anch'io!
La mattina del 2 gennaio, bella giornata calda e serena, dopo una lunga coda e la voglia di lasciarsi andare ad una rissa per il classico furbo che ti si piazza davanti dopo aver saltato tutta la coda, siamo arrivati alla mitica Spianata delle moschee, con la dorata Cupola della Roccia che ho fotografato in tutti i modi e da tutte le angolazioni.
Poi, partenza per Cesarea, una bellissima cittadina romana ben conservata in riva al mare. In particolare il teatro e la spianata per la corsa delle bighe hanno attirato la mia attenzione e sciolto la mia fantasia facendomi tornare alla mente le decine di volte che ho visto Ben Hur.
Nel pomeriggio siamo ripartiti per Haifa dove avevamo scelto l'Hotel Gallery. Un albergo direi normale e un po' “ordinario“, ma con la vasca per l'idromassaggio in bagno e una colazione molto varia, ricca e gustosa.
La sera, cercando un ristorantino caratteristico consigliatoci sia dall'immancabile Routard che dal proprietario dell'hotel, ci siamo ritrovati, per sbaglio, a mangiare al Japanika, un sushi bar, dove però, noi che odiamo il sushi, abbiamo mangiato ottimi spaghetti di soia e riso spadellati con le verdure, salendo sul Monte Carmelo con una funicolare rossa piccolina e veloce.
Il 3 mattina abbiamo visitato i Baha'i Gardens, 19 terrazze di giardini curati in ogni particolare con i fili d'erba perfettamente allineati l'uno all'altro: dopodichè, partenza per Akko, l'antica San Giovanni d'Acri, una cittadella crociata, dove siamo andati per ricercare le vestigia degli antichi Templari percorrendo anche il Tunnel segreto dei Cavalieri di Malta scoperto per puro caso 16 anni fa durante alcuni lavori fognari.
Nel tardo pomeriggio siamo partiti alla volta del lago di Tiberiade, dove avevamo prenotato al Kibbutz Ginosar: una stanza molto grande in un bungalow immerso in un giardino.
La sera (ringraziando la Routard) siamo finiti in un ristorante libanese subito dopo il kibbutz che ci ha fatto impazzire con tutta una varietà di antipasti e stuzzichini, oltre al resto, con l'immancabile hummus.
La mattina del 4 gennaio abbiamo fatto un tuffo nel “sacro“, con una passeggiata mattutina sulle sponde del lago di Tiberiade, una visita a Cafarnao e a Taghba, luoghi sacri pieni di ricordi evangelici; la casa di Simon Pietro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la pesca miracolosa...
Ancora partenza, alla volta del Mar Morto con la ferma intenzione di andare a vedere Gerico, la città più antica del mondo, anche se nei Territori Palestinesi!
Dopo un po' di “ansia“ nell'oltrepassare il posto di blocco palestinese, dove peraltro non c'è stato alcun problema, abbiamo visitato i resti della vecchia Gerico, comprese le famose mura cadute al suono della tromba divina!
Dopo, via per il Mar Morto ma, sulla strada, incontriamo Qumran, il luogo dove furono scoperti i famosi rotoli, ancora adesso in fase di decrittazione; un altopiano brullo dove, tuttavia, il mondo dei monaci Esseni che lo popolavano è conservato piuttosto bene. Le piscine purificatrici, il forno per la cottura delle ceramiche, tutte testimonianze di un altro mondo, in tutti i sensi...
La sera, abbastanza stanchi, per quella che è stata la tappa più lunga (180 km circa) ci siamo goduti le comodità del Dead Sea Spa, un hotel di lusso con annesso centro benessere.
Per cena, fedeli al motto “mai mangiare in albergo“, abbiamo trovato, gironzolando qua è là un ristorantino dal nome suggestivo, “Taj Mahal“, che però, a dispetto del nome, proponeva cucina araba, con un'ambientazione da maharajà, sdraiati su cuscini e divani rosso e oro e spettacolo di
danzatrice del ventre finale!
Il 5 gennaio l'abbiamo trascorso nelle fredde acque del Mar Morto dove effettivamente si galleggia e non si affonda nemmeno se spingi come un ossesso: l'acqua è trasparente e pulita ma è amarissima e se hai anche solo un piccolissimo taglietto aperto, sono dolori; abbiamo anche approfittato della spa dell'hotel, con sauna, piscina riscaldata con acqua del Mar Morto e hamman e poi anche della piscina all'aperto.... con acqua dolce però!
La sera abbiamo commesso l'errore di contravvenire al nostro credo sulle cene in albergo (tratti in inganno dal consiglio del maitre) e ce ne siamo pentiti. Cena internazionale, squallida e ordinaria. Niente di speciale al prezzo di 30 dollari a testa.
Il 6 gennaio, per santificare la Befana, ho preteso di essere portata allo spaccio dell'Ahawa, una casa di cosmetici creati con i sali del Mar Morto che sapevo essere molto buoni e ho comprato una montagna di creme e cremine.
Sulla via per Tel Aviv, ultima tappa del nostro viaggio, siamo saliti a Masada, la fortezza degli zeloti caduta per mano dei Romani dopo un assedio durato 2 anni.
Un posto veramente maestoso ed impressionante, soprattutto per me che , dotata come sono di una fantasia ed un'immaginazione no limits, riesco ad immedesimarmi con facilità in quella che deve essere stata una vicenda terribile ed avventurosa al tempo stesso, con un epilogo tragico e glorioso.
La notte e la serata prima della partenza l'abbiamo trascorsa passeggiando sul lungomare di Tel Aviv, una città che, personalmente, non mi ha detto molto; un contesto moderno e cosmopolita che a me, amante della Storia e del passato dell'Umanità, ha lasciato indifferente.
La cena, l'ultima cena (senza voler essere blasfemi) ,l'abbiamo fatta al Maganda, un ristorante sito nel quartiere yemenita che ci è costato una camminata pazzesca per individuarlo ma che valeva la pena di trovare per la degustazione dell'ultimo hummus.
Il giorno dopo, mesta mesta, sono partita per l'Italia, sacramentando contro chi mi aveva descritto le procedure di controllo in aeroporto come qualcosa di terrificante. Due domande e via!
Adesso che sono ritornata da questo bellissimo viaggio, sto già pensando al prossimo, ma sarò ben felice di dare tutte le informazioni possibili a chi deciderà di andarci !

Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento, contattaci per ottenere il tuo account

© 2024 Ci Sono Stato. All RIGHTS RESERVED. | Privacy Policy | Cookie Policy