E-mails dal Cile

Un originale diario di viaggio in forma di corrispondenza fra due amiche: da non perdere!

Il diario che segue è stato scritto prima del grave terremoto che ha sconvolto il Cile. Ho cercato di mettermi in contatto con Rodrigo Ossandon (la guida di Santiago) persona disponibile, colta e di piacevole compagnia, ma non ho avuto risposta. Il mio scritto è un invito a visitare ed a sostenere col turismo questo splendido e poco conosciuto Paese.15/1/2010 SANTIAGO DE CHILE
Cara Emma,
Siamo Arrivati! Alle 9.30 del mattino il nostro aereo è atterrato a Santiago de Chile. Pensa che a Madrid c’era over booking, così ci hanno sistemato in business, una vera fortuna! Le 13 ore di viaggio sono state quasi piacevoli.
Il nostro albergo è in posizione centralissima vicino al Paseo Ahumada, la via pedonale, si chiama “Fundador” (www.hotelfundador.cl) e lo troviamo confortevole.
Nel pomeriggio Rodrigo Ossandon (vosstravels@hotmail.com), la nostra guida, ci ha accompagnati in giro per la città, ci è piaciuto il Barrio Bellavista, un quartiere bohémien, pieno locali trendy, tutti colorati a tinte vivaci e ricco di murales che sono vere e proprie opere d’arte. Poi siamo saliti sul Cerro San Cristobal una collina che domina Santiago. Purtroppo c’era una densa foschia che velava le Ande, ma abbiamo potuto vedere il fiume Mapocho (nome indio) che attraversa la città e l’arteria principale, l’Avenida Libertador, lungo la quale svettano edifici modernissimi e grattacieli a specchio. Il tour si è concluso a Plaza de Armas, centro storico vivace, animato, ricco di bar e ristoranti, ti consiglio, quando verrai, il Caffe Centrale dove abbiamo provato il choclo, uno sformato di mais, carne, uova sode e verdure. Buono, ma un pò pesante. Domani partiremo per l’Isola di Pasqua.
A risentirci. G.

19/1/2010 ISLA DE PASCUA
Ciao Emma,
siamo al termine della nostra permanenza di tre giorni all’isola di Pasqua. Che dirti... è un posto fantastico! All’arrivo ti accoglie un vento umido e tiepido che invita al relax (27° costanti tutto l’anno), poi ti infilano una collana di fiori freschi per ricordarti che sei più vicina a Tahiti (2.000 Km) che al continente (3.500 Km). Una nota: l’aereoporto ha la pista più estesa del Sud America e potrebbe servire per un atterraggio di emergenza dello Space Shuttle.
Il nostro albergo, l’Hotel Iorana (info@ioranahotel.cl), “salve” in lingua Rapa Nui, dista circa venti minuti a piedi da Hanga Roa, l’unico centro abitato dell’isola, ha belle stanze da cui si vede l’oceano, e una sana cucina casalinga (abbiamo provato il cheviche, pesce crudo con verdure marinato al limone, buono!).
Abbiamo visitato solo i siti archeologici più importanti e sempre in tour organizzati. Certo si ha la sensazione che manchi il tempo per vedere tutto, perchè tra Moai (gli archeologi ne hanno censiti più di 400), centri cerimoniali, insediamenti umani, petroglifi ecc., l’isola è un museo archeologico a cielo aperto. Per avere un’idea un pò più esauriente del patrimonio storico che essa offre, ci vorrebbe almeno una settimana e questo permetterebbe anche di godere il mare: ci sono spiagge di sabbia bianca e fine, noi ci siamo fermati a fare il bagno solo ad Hanakena, la più grande, e l’acqua dell’oceano era tiepida...
Ora ti lascio perchè sono passati a prenderci per andare all’aereoporto, ci risentiamo appena possibile. G.
P.S.: qui Internet funziona abbastanza bene e ci sono anche due canali TV.
P.S.2: Protours(www.protourschile.com) è il tour operator a cui di appoggiamo durante la nostra permanenza in Cile.

22/1/2010 SANTIAGO DE CHILE
Cara Emma, mi chiedevi notizie sull’origine dei Moai e sulla loro civiltà. Gli unici documenti rimasti sono le tavolette “Rongo Rongo” la cui scrittura purtroppo non è ancora stata decifrata. A partire dalla sua “scoperta” nel 1779, l’isola è stata considerata dall’uomo bianco una “cava di materiale umano”, e poco è rimasto delle tradizioni e della storia che venivano tramandate oralmente. Gli abitanti attuali si ritengono eredi dei costruttori di questi giganti e parlano una lingua che appartiene al ceppo polinesiano, ora rivendicano l’indipendenza dal Cile.
Ti dò in breve le notizie sul viaggio: rientrati da Pasqua avevamo ancora un giorno e mezzo da trascorrere a Santiago, ne abbiamo approfittato per un’escursione alla zona dei vigneti, il vino cileno è squisito e ti porterò una bottiglia di “Carmenere”.
Abbiamo visitato anche Viña del Mar, una località balneare nota in tutto il Sudamerica, dove si svolge annualmente un festival della canzone simile al nostro di Sanremo, poi ci siamo dedicati a Valparaiso, Isabel Allende la cita in alcuni romanzi, è la seconda città del Cile, sede del parlamento e importante porto commerciale.
E’ divisa in due parti collegate da ascensori: una vicino al mare e l’altra che si estende su una ventina di colline intorno alla baia. La città alta gode di una vista spettacolare ed è un susseguirsi di case a tinte pastello, passeggiate e terrazze belvedere, strade in salita e in discesa, il tutto senza un disegno prestabilito, insomma un posto veramente speciale, bella la residenza di Pablo Neruda.
G.

23/1/2010 PUERTO VARAS
Emma, ciao,
Oggi pomeriggio siamo arrivati in aereo a Puerto Montt, nella zona dei laghi, dove ci siamo sistemati per due notti all’Hotel Solace (www.solacehotel.cl) di Puerto Varas, albergo moderno e confortevole. Prima della partenza, a Santiago, abbiamo avuto il tempo di visitare il Museo Chileno de Arte Precolombino (www.precolombino.cl), che contiene una ricchissima collezione di reperti pre-ispanici provenienti da tutta l’America Latina: è imperdibille.
Il distretto dei laghi non è molto noto in Italia ma è bellissimo. L’immagine che ti accoglie è quella del “cono perfetto del vulcano Osorno” così lo descrisse Darwin nel suo libro “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”, ai suoi piedi si estendono laghi azzurrissimi immersi nel verde dei boschi.
Le condizioni meteo ci hanno favorito, qui piove 300 giorni all’anno, così abbiamo potuto apprezzare anche la traversata in ferry per raggiungere, il giorno dopo, l’arcipelago di Chiloè di cui abbiamo visitato l’isola maggiore, considerata geograficamente l’inizio della Patagonia cilena.
Avevo letto molto sui miti indios dell’isola e sulle sue famose chiese in legno, patrimonio mondiale dell’Unesco. Queste ultime sono completamente costruite in alerce (una varietà di legno autoctono, estremamente resistente all’umidità) e senza l’uso di chiodi. Secondo me non hanno particolari pregi artistici, sono solo il documento di un artigianato che sta pian piano scomparendo con l’arrivo dei più economici prefabblicati. Parecchi capi di lana tinti con colori vegetali e realizzati a mano, rallegrano le bancarelle, ma si tratta di indumenti poco utilizzabili per la ruvidezza, il peso, ed i modelli molto primitivi. Per quanto riguarda l’aspetto gastronomico ti segnalo: a Castro, Chiloè, Octavio’s Restaurant, dove abbiamo assaggiato il “curanto” una zuppa di molluschi, pesce, carne e verdure; a Puerto Varas: il “Mediterraneo” sul lungo lago (bella posizione, ma caro) ed “al Gordito” vicino al supermercato (ottimo rapporto qualità/prezzo).
Ora ti lascio perchè domani avremo l’aereo alle 6 a.m. per Punta Arenas.
A presto. G

24/1/2010 PUERTO NATALES
Cara Emma, siamo a Puerto Natales, base per le escursioni al Parque Nacional Torres del Paine; abbiamo viaggiato quasi tutto il giorno tra aereo e bus, ed ora, sono le 18,00, fa freddo e si respira un’aria “antartica”: moltissimo vento, pioggia intermittente e cieli mutevoli, spesso solcati da arcobaleni doppi e tripli dai colori smaglianti.
Sul lungomare che invita poco a passeggiare, abbiamo visto la statua del Milodonte, il grande mammifero preistorico, che è un un pò il simbolo della città, la famosa grotta che lo accoglieva, si trova poco distante da qui. Sul mare colonie di cigni dal collo nero si dondolano imperturbabili incuranti delle raffiche. La città è piccola e le case, molto colorate, sono di legno e lamiera tutte allineate su strade perpendicolari, l’attività principale è il turismo. Noi siamo alloggiati al “Charles Darwin” un vecchio hotel di charme, purtroppo senza ascensore. Qui abbiamo scoperto il Pisco Sur (un cocktail a base di succo di limone, bianco d’uovo sbattuto e acquavite - ci è piaciuto molto!). Una nota sulle tre ore passate a Punta Arenas: abbiamo visitato il museo salesiano annesso alla basilica di Maria Auxiliadora, che è veramente interessante, contiene informazioni sulla fauna e la flora della Tierra del Fuego e soprattutto sulla cultura delle varie etnie che popolavano la zona prima dell’arrivo degli europei.
I missionari, sia cattolici che protestanti, sono stati gli unici a documentare usi e costumi di queste popolazioni, evitando la totale dispersione di un cospicuo patrimonio culturale. Pensa che esiste anche un dizionario Inglese - Yamana compilato dal missionario presbiteriano, il Rev.do Bridges, che si compone di 40.000 vocaboli!
Ciao. G

25/1/2010
Cara Emma, sono distrutta! Ieri è stata una giornata molto impegnativa: dovevamo costeggiare il Seno de la Ultima Esperanza (un fiordo piuttosto profondo vicino a Puerto Natales) per osservare le colonie di foche e i nidi di cormorani, dopodichè su un gommone Zodiac avremmo risalito il corso di un fiune, nel quale si gettano due ghiacciai: il Balmaceda e il Serrano, per raggiungere l’Hotel Rio Serrano situato nel Parco Nacional Bernardo O’Higgins, confinante col Parco delle Torri del Paine.
In realtà, a causa del vento che ha investito tutta la zona con raffiche da 150 Km/h, dopo un’ora di navigazione perigliosa con onde che ricoprivano completamente il piccolo natante sul quale ci trovavamo, siamo dovuti rientrare e raggiungere l’Hotel via terra, viaggiando a tutta velocità su una strada sterrata e ignorando il destino delle valigie. Arrivati a destinazione (era ormai mezzogiorno), imbacuccati nelle cerate e muniti di salvagente, ci siamo imbarcati sullo Zodiac che ha disceso il corso del fiume, prendendo le curve a velocità di rafting, e ci ha portato ai due ghiacciai.
Lo spettacolo meritava il disagio! Il sole splendente esaltava i colori in modo inverosimile: il Balmaceda si presentava di un azzurro intenso, mentre il Serrano, raggiunto dopo una breve escursione nei boschi, lampeggiava di azzurro e bianco a seconda dell’inclinazione dei raggi del sole. Non ho parole per descriverti l’emozione provata.
Oggi ci godiamo una giornata di riposo all’ Hotel Rio Serrano (www.hotelrioserrano.cl), una struttura molto confortevole, da cui si gode di una splendida vista sui Cuernos del Paine.
Ci spiace di non poter visitare il lago Grey e l’omonimo ghiacciaio, ma proprio non ce la facciamo, e quando si è così stanchi è meglio fermarsi a riprendere le forze, visto che il viaggio è ancora lungo.
Mi chiedevi dei miti di Chiloè, si tratta di leggende indigene, alcune delle quali molto poetiche, come quella della Pincoya, creatura bionda e bellissima, figlia di un’umana e di un serpente marino, che protegge i naviganti dalle tempeste, riempie di pesce le loro reti, e li accoglie fra le sue braccia in caso di naufragio; un pò più piccante è la storia del Trauco, una specie di fauno, che ingravida le fanciulle, che si sono perse nei boschi, pensa che tutt’oggi, quando ci sono gravidanze extra-coniugali, in Cile si usa dire: “E’ stato il Trauco!”
Ora ti lascio, a presto. G.

30/1/2010 USHUAIA (ARGENTINA)
Cara Emma siamo sbarcati alle 8 del mattino ad Ushuaia, la città più a sud del mondo, non ho potuto scriverti prima perchè dalla nave non è possibile, ti riassumo in breve ciò che è successo negli ultimi giorni.
Lasciando il parco delle Torri del Paine, abbiamo avuto modo di ammirare con calma il panorama: il lago Toro da cui nasce il Rio Serrano, la laguna Jolanda ed altri specchi d’acqua di cui è ricca la zona, purtroppo il vento fortissimo non ci dava tregua. Abbiamo fatto una breve sosta alla Cueva del Milodon, Chatwin ne parla nel suo libro “In Patagonia”. La grotta è molto impressionante per le sue dimensioni, all’uscita ci si può fotografare davanti ad una statua in bronzo dell’animale a grandezza, pare, naturale (very kitch, ma la tentazione è forte!).
Da Puerto Natales di nuovo bus per Punta Arenas e questa volta, essendo un pò più riposati, abbiamo avuto modo di osservare il paesaggio patagonico: la strada corre in mezzo alla pianura stepposa e sempre uguale, ogni tanto dal nulla, in corrispondenza delle Estancias (le famose fattorie patagoniche), si materializzano delle fermate con cartello e relativo kiosco per l’attesa e, cosa stranissima, qualcuno aspetta di salire e qualcuno scende dal bus.
Dopo tre ore siamo giunti a Punta Arenas, qui il vento soffiava a 120 km/h e siamo riusciti, procedendo tra una folata e l’altra, a raggiungere la piazza principale per ammirare il monumento a Magellano e strofinare, secondo tradizione, l’alluce dell’indio accovacciato alla base. L’imbarco sulla MN Via Australis era alle 18, siamo saliti a bordo quasi subito, il check-in con la consegna dei bagagli l’avevamo effettuato negli uffici della compagnia a Punta Arenas (www.australis.com).
Che dirti della crociera? E’ stata senza dubbio un’esperienza piacevole, si tratta di un viaggio di esplorazione, quindi non è richiesto un abbigliamento formale, si mangia molto bene (tre pasti abbondanti, free bar e merende durante le escursioni), la cabina è confortevole ed è dotata di un’ampia finestra, c’è anche un piccolo shop fornito di libri fotografici e indumenti.
La nave attraversa i canali e le baie della Tierra del Fuego (che contrariamente a quanto si pensa è un arcipelago), arriva fino a Capo Horn, per poi raggiungere Ushuaia da cui fa la spola una nave gemella, la Mare Australis.
Molto interessanti sono state le escursioni in gommone che quotidianamente ci permettevano di spostarci sulla terraferma per camminate a scopo naturalistico: abbiamo visto tra l’altro un cucciolo di leone marino: 3 mesi e 80 kg di peso, una colonia di pinguini con i loro piccoli, molte varietà di bacche e fiori, dato che eravamo in estate, e siamo sbarcati ai piedi del ghiacciao Pia. Le uscite erano precedute da interessanti conferenze in inglese o spagnolo, con proiezione di diapositive, sulla fauna e la flora antartica e sulla storia: il viaggio di Darwin, le varie etnie indigene che popolavano le isole dell’arcipelago fino all’arrivo degli europei. Insomma è stata un’esperienza appagante, purtroppo le condizioni del mare non ci hanno permesso di sbarcare anche a Capo Horn e raggiungere il monumento che ricorda un albatros.
Ora siamo in albergo nell’attesa che la guida ci porti a visitare la città e di qui avrò modo di farmi sentire ancora grazie al free internet. A presto G.

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