Maratea, ad un passo dal paradiso

Fra Basilicata e Calabria, dove a un mare da favola si mescolano minuscoli ma incantevoli centri storici

Itinerario

Pare che quest'anno il tempo, il Sud e le mie vacanze non riescano a trovare un punto di accordo.
Già a marzo i miei dieci giorni ad Ischia non sono stati certo favoriti dal tempo. Ma, almeno, era marzo “pazzo”. Il fatto è che anche questa prima settimana di giugno, trascorsa al Residence Club PianetaMaratea di Maratea non è certo stata baciata dal sole. Però è anche vero che non tutti i mali vengono per nuocere; infatti, invece di trascorrere intere giornate a rosolarmi al sole, cosa che poi mi piace, purché fatto con moderazione, ne ho approfittato per gironzolare e vedere luoghi che, nelle mie altre vacanze trascorse in anni passati a Maratea, avevo trascurato.
Naturalmente, come sempre quando devo fare lunghi percorsi (da Vicenza a Maratea sono circa 920 km), mi fisso una tappa intermedia in un luogo che possa presentare qualche interesse.
In questo viaggio la scelta è caduta su Ariccia. La zona dei Castelli Romani è una zona che conosco poco, e questa era una buona occasione per darle una sia pur superficiale occhiata.
Così prenoto presso l'albergo Villa Aricia di Ariccia, che ha il vantaggio di permettere di raggiungere facilmente a piedi sia il centro di Albano che quello di Ariccia. L'albergo si presenta bene, immerso in un parco, ma l'apparenza è superiore alla realtà. Nulla di grave, per carità, ma si potrebbero mantenere hotel e parco un po' meglio.
Visitiamo quindi ALBANO, che, a parte qualche rudere romano, e, in particolare, il presunto sepolcro degli Orazi e Curiazi, proprio a due passi dall'hotel, ed il giardino comunale, è una cittadina abbastanza anonima. Anche se, probabilmente, la colpa è dei gravi danni riportati nella 2a Guerra Mondiale.
ARICCIA, invece, più piccolina, è molto più affascinante. Ad iniziare dal lungo ponte attraverso il quale si entra nella cittadina. Fatto costruire dal Papa verso la metà del 1800, è lungo circa 300 metri ed alto una settantina ed immette direttamente nella monumentale Piazza di Corte, con Palazzo Chigi ed il complesso della chiesa progettato da Bernini. Ma la cosa più caratteristica di Ariccia è la presenza di numerose “fraschette”, locali tipici, concentrati soprattutto in un piazzale posto alle spalle di Palazzo Chigi, dove assaggiare, tra vari altri piatti tipici, la famosa porchetta, per cui Ariccia va giustamente famosa. Noi abbiamo mangiato presso la “Osteria n°1”, ma credo che dovunque scegliate di sedervi, scegliate bene.

La mattina dopo, dirigendoci verso l'autostrada, passiamo sotto un paese in cui decidiamo di non fermarci, ma che sembra essere interessante, almeno dal punto di vista urbanistico, abbarbicato com'è ad un colle: Artena, a sud-est di Velletri. Ma, una volta entrati in autostrada, proseguiamo fino all'ora di pranzo, quando decidiamo di uscire ad Atena Lucana (Sa), e di fermarci nel primo posto utile. In situazioni come questa, in genere possono succedere due cose: o si prendono delle solenni bidonate, o si hanno delle piacevoli sorprese. Nel nostro caso, la seconda che ho detto.
Sulla statale, tra i caselli di Polla e di Atena Lucana, vicino a quest'ultima uscita, vedrete poco a lato della strada la “Locanda degli Apolidi”, piccola costruzione ben ristrutturata, dove potrete mangiare a prezzo ragionevole anche un ottimo ed abbondante antipasto misto di salumi, formaggi e verdure che potrebbero costituire pranzo intero.
Usciti da lì, proseguiamo per la strada statale, visto che è ancora abbastanza presto (al residence si entra dalle 17.00) e quindi il traffico è ridotto. Così, quando ci troviamo davanti il cartello indicante la Certosa di Padula, decidiamo la brevissima deviazione e di andare a rivedere un monumento patrimonio dell'Umanità UNESCO e che vale sicuramente la visita (Ingresso 4 €).
Tra i vari ambienti, chiesa, chiostri, refettorio, ecc., quelli che ci hanno colpito maggiormente sono stati le cucine, in cui sembra di piombare in un film sul medioevo, e par di vedere i monaci che affollano l'ampio locale, alcuni lavando le stoviglie, altri che spennano i polli, mentre due fanno girare lo spiedo su cui è infilzato un corpulento maiale... e le “misere” celle, da cui di deduce che i certosini non facevano certo il voto di povertà dato che ciascuna cella è ampia 100 m2 (quante famiglie attuali vorrebbero avere un appartamento altrettanto grande?), con giardinetto e loggia per pregare passeggiando al coperto, individuali.
Soddisfatti del fuoriprogramma, ripartiamo per Maratea. E qui, per raggiungere il residence, ripercorro, dopo qualche anno, la strada che ci porta ai 400 metri di altezza del villaggio, e mi si apre il cuore a vedere quello che è uno dei più bei panorami delle nostre coste. Si va da Punta degli Infreschi a nord, estrema propaggine del Cilento, al paese, sotto di noi, con le sue frazioni marine, al promontorio dominato da Torre Caina, fino alla Calabria, con l'isola Dino, San Nicola Arcella e all'isolotto di Cirella.
Immagino che tutti abbiate presente la spettacolarità della Costiera Amalfitana. Ebbene, la Costa di Maratea ha ben poco da invidiarle.

MARATEA
Unico paese della Basilicata che si affaccia sul Tirreno, con una costa di una trentina di chilometri circa, oltre al vecchio centro storico, caratterizzato da un breve corso frequentatissimo d'estate e da vicoli e scalinate che si arrampicano strettissime, tra case ancora in parte diroccate dai terremoti del 1982 e del 1998, presenta numerose frazioni, sia marine che montane. Tutte, ciascuna a suo modo, suggestive. E, quelle marine, caratterizzate da spiagge e baie di ghiaia o sabbia più o meno grossolane, di colore scuro. Ma sicuramente, tra le altre cose, non può mancare la salita al borgo diroccato di Maratea Castello, sul cocuzzolo del Monte San Biagio, con l'omonimo Santuario, che ne custodisce alcune reliquie, ma soprattutto con il panorama che si gode dalla statua del Redentore, che spicca nel suo biancore, con i suoi 22 metri, a somiglianza di quella di Rio de Janeiro.

Sono molti i ristoranti in cui si può godere di cucina di mare o di quella tipica lucana.
Noi abbiamo usufruito sia dell'una che dell'altra.
Pesce si mangia presso “Lanterna Rossa” con un bel terrazzino che si affaccia sulla frazione di Maratea Porto. Buoni gli spaghetti alle vongole veraci e la pasta all'eoliana (non paia strano: nelle giornate con migliore visibilità, da Maratea si arriva a vedere lo Stromboli), innaffiato da un buon bianco sfuso. Freschissimo il sarago e buone le verdure di contorno. Meno interessante l'antipasto di seppioline e gamberetti. Chiaro che il prezzo tiene conto della localizzazione, perché un pranzo che non è stato completo per nessuno, anche se di pesce, che costi 30 euro a testa, non si può giudicare equo. Soprattutto considerando la, diciamo così, limitata simpatia del cameriere.
Del tutto diversi sono sia l'ambiente che la cucina della Trattoria da Biagio, che si trova pochi metri dopo il bivio che dalla statale porta verso il centro storico, nella frazione di Ondavo. Ambiente rustico, in un piccolo contesto che fa fatica a farsi notare, si mangia tipica cucina, prevalentemente di terra, lucana. E del tutto diverso anche il prezzo. Il pranzo completo, tranne il dessert, ci è costato, individualmente, meno di quanto sia costato un solo primo presso la Lanterna Rossa. (P.S.: la Trattoria da Biagio dal 2012, pur mantenendo la stessa gestione, si chiama Santa Lucia).

Da Maratea si segue la spettacolare strada scavata nella roccia, che, alta sul mare, porta fino a:

SAPRI
Peccato che Sapri sia, anche se frequentata località balneare, una cittadina del tutto anonima, fatto salvo l'alberato lungomare che fiancheggia l'ampia spiaggia. Ma, da qui, nel giro di una decina di chilometri, si giunge, deviando verso l'interno all'altezza di Villammare, a:

VIBONATI
Classico paesino dell'interno, nato all'epoca delle incursioni via mare da parte dei saraceni, per dare rifugio agli abitanti della costa; sorto su uno sperone roccioso, protetto ai lati da due fiumi e quindi caratterizzato da vicoli stretti, scalinate, con un unico ingresso al paese e con una cortina di alte case ai margini che impedivano la penetrazione all'interno dell'abitato, se non attraverso l'unica porta. Caratteristica, moderna questa, è l'applicazione sui muri di molte case del centro storico, di mattonelle in ceramica, riportanti vecchi proverbi, nella duplice versione: dialettale ed italiana.

PAPASIDERO
Qui si entra in Calabria. Da Scalea si prende la strada che porta verso Lauria e l'Autostrada del Sole, penetrando nella valle del Lao, che si insinua tra boschi e, verso la fine, nella gola che porta fino a Papasidero, che si eleva a soli 250 metri di altezza, ma sembra un paese di montagna. C'è da notare che da Papasidero si parte per il percorso in gommone per il rafting lungo il Lao, che è uno dei percorsi più noti in Italia per questo sport. Anche Papasidero si arrampica tra scale e viuzze circondate da case in pietra, dandoti il piacere di poter scambiare quattro chiacchiere con le persone del luogo, che sono capaci di trasfonderti il calore di un'umanità che oggi puoi trovare solo nei piccoli centri, soprattutto nei vari sud del mondo. E' assolutamente da non perdere la discesa, lungo una scalinata recentemente restaurata, alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, incastonata nella roccia delle gole del Lao. Peccato che per visitarne l'interno avremmo dovuto cercare la chiave presso il custode. Ma lo spettacolo di quest'edificio del XVI secolo, unito alla sponda opposta della gola da un ponte dei primi anni del'900, rifatto sopra i resti, visibili, di un ponte medioevale, vale la fatica, relativa, della risalita.

PRAIA A MARE
Importante centro balneare della costa calabra, anche se non ha monumenti di rilievo, è una vivace cittadina con lunga ed ampia spiaggia, con stabilimenti ed ampie zone di spiaggia libera, che si chiude con la Torre di Fiuzzi sulla terraferma e l'isola di Dino praticamente a contatto con la costa. Adatto comunque ad una passeggiata con shopping visto che offre numerosi negozi interessanti. Soprattutto quelli di specialità gastronomiche calabresi. E c'è da dire che, tornandoci dopo 4/5 anni, l'ho trovata nettamente migliorata, con la via principale dotata di un arredo urbano che la rende più piacevole, un lungomare messo in ordine e con la possibilità di passeggiare guardando il mare, cosa non frequente sulle nostre coste, e più ordinata e pulita.

AIETA
Da Marina di Tortora, il primo paese calabrese che si incontra dopo aver attraversato il fiume Noce che segna il confine tra Basilicata e Calabria, si sale tra i boschi, dai quali può uscire per attraversare la strada, come abbiamo visto, una volpe, fino a che la strada finisce nel paese di Aieta, anche questo, tanto per cambiare, sorto su uno sperone affacciato sulla valle che nasce dalle prime pendici dei monti che fanno parte del Parco Nazionale del Pollino. Arrivando dalla strada ci si affaccia su un belvedere che dà modo di osservare che la struttura dell'agglomerato di case di una parte del paese assomiglia moltissimo alle case ritratte in alcuni dipinti di Guttuso. Solo che queste ultime si trovano in Sicilia. Dalla solita unica porta, si entra nella parte alta del paese, dove, tra vicoli e scalinate, osservando i portoni in pietra di alcuni palazzotti nobiliari, si arriva sulla sommità, dominata da Palazzo Spinelli, probabilmente nato come castello e successivamente trasformato in un grande palazzo con la facciata ornata di logge e finestre. E sul retro di questo si apre una bella vista sui monti del Pollino, in un panorama diverso da quello attraversato per arrivare fin quassù. E se passerete, e ci passerete per forza, dalla piazza della chiesa, verrete fermati con dolce fermezza da una signora, proprietaria di quello che sembra essere l'unico negozio del centro del paese, che vi inviterà ad entrare, in quello sgabuzzino di cui vi chiederete come faccia a contenere così tante e così diverse cose. E, soprattutto, come faccia lei a ricordarsi tutto quello che ha da vendere e dove l'abbia ficcato. Vi mostrerà oggetti di artigianato locale, come cesti o tovaglie. Se potete, compratele qualcosa, perché purtroppo oggi il raro turista che si addentra da queste parti è l'unica risorsa per far sopravvivere certe tradizioni.

TORTORA
A pochi km verso l'interno dalla sua marina, Tortora ha una struttura che è simile a quelle degli altri paesi descritti sopra. Ma ognuno di essi ha la sua identità e particolarità, per cui ciascuno di essi va visto e goduto. Come Tortora che, come gli altri, ha una strada (stradina) principale che finisce, in genere, con un palazzotto nobiliare, al di là del quale, spesso non visibile perché si trova nella parte posteriore, c'è solo il precipizio, più o meno accentuato, verso la valle del fiume o del torrente che lo lambisce. Qui, a Tortora, a chiudere il paese è un palazzetto dove, il 3 settembre 1860, sostò, come in mille altri luoghi d'Italia, Garibaldi. E qui abbiamo conosciuto la donna più vecchia del mondo... Almeno stando a quello che ci ha raccontato. Infatti, mentre osservavamo la targa, da un cancello che dava su un orto, si affaccia una signora, dall'età apparente di una ottantina di anni, che, vedendoci leggere la targa commemorativa, ci ha detto che lei ha sentito il discorso quando aveva otto anni. Una rapida botta di conti, e la signora risultava avere 158 anni! Non è che si era confusa tra Garibaldi e Mussolini? Una certa differenza tra i due, no?

RIVELLO
Quando uscite dall'Autostrada del Sole a Lagonegro, per dirigervi verso la costa tirrenica, e percorrete la strada normale, vedrete a lato di questa un paese, anch'esso sul cocuzzolo di un colle, Rivello, che ha una lunga storia archeologica. Purtroppo il tempo non ci ha consentito una visita approfondita del paese, ma siamo riusciti a vedere, nella parte bassa, il Convento di Sant'Antonio, del 1500, con la parete esterna ed il chiostro affrescati. E all'interno, un interessante, piccolo museo dei reperti archeologici, di origine greca, rinvenuti dei dintorni, e che ci sono stati mostrati, con l'amore tipico di chi ci tiene alle cose della propria terra, dal custode, che ha aperto le stanze solo per noi.

E così anche questo viaggio/vacanza mi ha confermato nella mia idea che in Italia qualunque zona, qualunque paese, anche il più sconosciuto, presenta delle caratteristiche interessanti, che meriterebbero una, anche se pur breve visita.

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