Il Giro del Mondo - Parte quarta: Oceania

Alla scoperta delle Isole Tonga

Ecco il resoconto del quarto capitolo del giro del mondo di Gaetano.
I primi tre, dedicati all'Asia e ad una parte dell'Oceania, sono già visibili on line sulle pagine di Ci Sono Stato.8 luglio 2000
Sono qui a Tongatapu, vi racconto la giornata di ieri.
Nella mattinata tentiamo di avere uno sconto dalla proprietaria, visto che siamo stati per una settimana, ma niente da fare. Salutiamo Caroline e Eugen che sarebbero rimasti un'altra notte prima di spostarsi su di un altra isola. Io e Louise lasciamo l’isola di Nainanura.
Saliamo sulla barca che ci porta a Rakiraki, con noi un’altra coppia ed un uomo americano, qui prendiamo l’autobus che ci porta a Nadi. Durante il viaggio apprendo episodi sulla vita di Louise. Lei ha 45 anni, il suo primo bimbo lo ha avuto a 17 anni, mentre sua figlia all’età di 19. Mi racconta della sua difficile vita coniugale e del successivo divorzio. Suo marito dormiva con altre donne e, quando messo di fronte alla verità, molesta Louise. Dopo il divorzio, passano alcuni anni, lei ritrova l’amore con Paul. Ricomincia una nuova vita molto più felice e pacifica della prima, ma purtroppo un giorno Paul viene ucciso in un pub. Certo una vita non facile e felice; quando ascolto queste storie di vita mi domando quando arriverà il mio turno; poiché non ci sono ancora stati episodi brutti o tristi nella mia vita o famiglia, grazie a Dio!
Una volta scesi dall’autobus ci dirigiamo verso l’hotel Bruno (consigliato da Caroline) dove riusciamo ad avere una camera doppia con bagno per 30 dollari figiani.
Lasciamo i bagagli in camera, e subito fuori a camminare per le vie del centro e a far compere (cibo per la colazione, cartoline...). Andiamo poi all’ostello dove avevo alloggiato le prime due notti per ritirare il mio zaino (lasciato quello grande, viaggiato con quello piccolo contenente il minimo indispensabile).
Qui rivedo Rachel, una donna che lavora all’ostello, ma mi dispiace non rivedere Kesa. Pago quanto dovuto per il deposito, circa 9 dollari (1 dollaro al giorno). Il taxi ci riporta poi all’hotel. Una bella doccia insieme, un po’ di sesso, ci cambiamo e andiamo fuori a cena. Ceniamo in un piccolo ristorante chiamato “Kurry House”. Naturalmente chiediamo del kurry, ma, una volta finito, andiamo a prendere gelato e caffè nel ristorante vicino.
Questo perché non vogliamo sentirci in colpa, infatti nel pomeriggio entrambi i ristoranti ci avevano invitato ad andare nei rispettivi; competizione per accappararsi più turisti possibili.
Offro tutto io perché è l’ultima sera. Lasciamo il ristorante, c’incamminiamo verso l’hotel a braccetto dopo la piacevole serata. La sera, prima di addormentarci, parliamo per circa un’ora e mezza.
Motivo particolare della conversazione è una lunga lista d’indirizzi e-mail che porto con me. Gentilmente mi chiede come mai conosco quelle persone, dove le ho incontrate e in quali circostanze. Lei poi mi racconta un po’ dei suoi soggiorni a Bali e in India.
In seguito le faccio un massaggio, visto la lunga giornata, con dell’olio.
Questa mattina mi alzo molto presto (4.30), faccio colazione e alle cinque il guardiano notturno mi accompagna all’aeroporto. Alle 7.00 prendo il volo.
Arrivo all’aeroporto di Tongatapu dove c’è la signora Kesy (precedentemente contattata per via telefonica), della Tony’s guest-house, lì ad accogliermi e a condurmi alla guest house. Domani faccio il tour dell’isola, lunedì vado a controllare la mia posta elettronica e ad informarmi sui prezzi dei voli. Infatti mi è stato detto che spostarsi da un'isola all’altra con il ferry può essere un esperienza poco piacevole. Mare mosso, condizioni precarie, gente che sta male e vomita, e così via.
Probabilmente martedì mi sposto nel gruppo centrale delle isole, Hapai.
O.K. vi saluto, ciao.

10 Luglio
Il tour di iseri non è niente di eccezionale, facciamo un giro dell’isola soffermandoci nei punti più interessanti. Tra questi il punto dove è sbarcato Capitan Cook, il palazzo del re e del principe, vari siti archeologici, la tomba reale, ecc.
Il tour mi torna utile perché è domenica e tutto si ferma nel giorno del Signore o di preghiera.
E' magia quando, attraverso un passaggio molto stretto e buio, giungiamo all’interno di una grotta con stalattiti ed acqua dolce. Io ed altri del gruppo facciamo il bagno nell’acqua fresca, la poca luce presente nella caverna è portata dalle nostre torce.
Tra le tante e bellissime spiagge concludiamo il tour in quella di Ha’atafu, da dove possiamo vedere il pallido tramonto. Non è infatti la giusta stagione per i tramonti da cartolina.
Oggi vado in giro per la città, guardo le vetrine, compro cartoline ed oggettini vari, ma soprattutto controllo la posta elettronica e posso quindi rispondere ai miei amici.
Tra i più importanti Massy e Gió perché li devo incontrare in California, e quindi devo restare in stretto contatto con loro.
Un corto messaggio a casa per dire che sto bene e che sono alle Tonga e non alle Fiji. Domani prendo il ferry, verso le 5.30 del pomeriggio, per raggiungere il gruppo centrale delle Isole Tonga, ossia Hapai. Lì trascorrerò circa 18 giorni, il 31 con l’aereo tornerò qui a Tongatapu e l’1 volerò prima alle Fiji, poi cambierò aereo per volare a Los Angeles.
O.k. adesso vado a preparare il piccolo zaino, poiché ancora una volta lascio quello più grande ed ingombrante qui da Tony, e poi via a cucinare qualcosa, perché ho fame. Ciao, Ciao.

12 Luglio
Partiamo leggermente più tardi rispetto all’orario previsto poiché devono caricare molta merce ed anche un defunto per essere portato nella sua isola di provenienza dell’arcipelago Ha’apai. Malgrado avessi sentito parecchie voci sui viaggi a bordo di queste navi il più delle volte in balia del mare mosso e quindi molta gente che si sente male; condizioni igieniche molto precarie ecc, devo dire di aver fatto un buon viaggio e di aver riposato un pochino. Una volta salito sulla nave riesco a trovar posto su un panca con molte scatole di uova vicino; sono solo sulla panca e verso le 22.30 mi sdraio per dormire alcune ore. Mare calmo e quindi viaggio tranquillo.
Arriviamo a Pangai (nel gruppo delle isole Ha’apai) verso le 3.30 am. E’ ancora molto presto e quindi schiaccio un pisolino fino alle prime luci dell’alba, in un capannone del porto che usano come deposito merci ed in un certo modo anche da sala di attesa per chi deve prendere la nave.
Mi sveglio di prima mattina, cammino un po’ in giro per le strade ancora vuote e mi dirigo verso la parte più a sud di questa isola. Da qui mi devo spingere su un’altra isola di nome Uoleva, mi è stata descritta da un altro viaggiatore tedesco come molto bella ed isolata da tutto e tutti. Sono qui seduto sulla spiaggia e già la vedo in lontananza. Sono circa le 8.30 e devo aspettare la bassa marea, prevista per le 10.30, secondo una tabella precedentemente consultata, per poter attraversare il tratto di oceano che ci divide. Con la bassa marea, il livello dell’acqua dovrebbe essere di 40cm, quindi l’altezza delle mie ginocchia. L’attraversata sembra fattibile anche se un po’ lunga, ma con una corrente e del vento molto forti al quale devo stare attento. Inoltre lo zaino è piuttosto pesante perché ricco di provviste per il soggiorno. Infatti sull’isola non ci sono negozi o servizi di qualunque genere.

13 Luglio
Dopo aver aspettato per circa un paio d’ore mi decido ad attraversare. Un'attraversata di circa 1,5 km (pantaloni corti e sandali) che presenta un paio di tratti con la corrente molto forte e quindi bisogna proseguire con molta cautela così come in altri dove ci sono dei crepacci che vanno evitati. Il tutto è possibile se fatto attentamente. La sorpresa arriva quando inizio a camminare sulle spiagge dell’isola Uoleva per raggiungere le varie capanne gestite come alloggi, Diana Resort. Non solo queste ultime sono più lontane di quanto immaginassi ma la sabbia molto soffice e lo zaino pieno di scatolame (cibo in scatola) creano una combinazione perfetta per una faticosa e lunga camminata. Mi fanno male le spalle.
Una volta giunto alle capanne della molto precaria resort, conosco Kalafai, che è il padrone, e suo zio Sonny. Qui alloggia anche una coppia danese, che sembra molto intima e riservata, forse tipico quando si va in vacanza in questi spettacoli naturali. Oltre a Kalafi ci sono altre due persone che gestiscono un altro alloggio (Capitan Cook resort) poco più avanti di fronte ad un altra spiaggia. Quindi a parte le persone appena menzionate non c’è nessun altro su tutta l’intera isola. E’ stupendo: spiagge deserte e paradisiache, il mare azzurro cristallino, coralli ed un pace da far invidia a chiunque. Tipica e stupenda isola del Pacifico.
Nella resort non ci sono dormitori ma solo casettine, fatte principalmente con ciò che può offrire la natura, chiamate Falè e costano 18 dollari tonghesi.
Le giornate scorrono lente e piacevoli. Quello che faccio varia secondo l’umore ma solitamente vado a pesca, nuoto, corro, faccio ginnastica, prendo il sole; insomma si fa un po’ tutto quello che la routine lavorativa non ci permette di svolgere.
Ok ora vado a lavare un paio di magliette, poi cucinerò i due pesci catturati stamattina…
Certo che c’è una pace incomparabile, si sentono solo le foglie delle palme che sbacchettano tra loro, il fragore delle onde, il vento, la luna che è lì già pronta anche se non è ancora buio. Questa cornice d’elementi meravigliosi mi porta a capire uno degli aspetti negativi del viaggiatore solitario, infatti questo quadro si colorerebbe di magia se solo ci fosse qui la mia dolce metà, che ancora non c’è.

Ciao di nuovo, (dopo 2-3 ore) solo per dire che alla fine non cucino le mie due prede di questa mattina. Infatti Kalafi cucina altri pesci che aveva nei suoi contenitori ed inoltre c’era ancora del cibo avanzato dalla coppia danese che cena poco prima di me. Patate bollite, del pesce crudo e così via; cucino solo del riso per accompagnare il tutto. Gusto tutto con molto appetito anche se mi preoccupa come conservano il pesce catturato. Infatti esso viene messo in contenitori pieni di ghiaccio senza essere pulito; ed inoltre il ghiaccio si scioglie a poco a poco. Non importa, se ci fossero delle conseguenze, sicuramente lo vedremo nei prossimi giorni.
Nel frattempo si è fatto buio e non posso far altro che essere nuovamente ubriacato da questa pace che viene solo interrotta dagli insetti della vegetazione circostante e dalle onde gentili del mare. Il cielo si è riempito di stelle ed anche la luna si disposta tra loro. Sono qui sdraiato, vicino alla spiaggia, e m’immergo con il cuore solitario nella romanticità di questo luogo.

15 Luglio
Sto facciendo colazione.
Anche se le giornate passano tranquille, vorrei aggiornare il mio diario con gli argomenti trattati ieri sera. Mi reco alla capanna con il mio sacchettino contenente il necessario per cucinarmi la cena. Ma ancora una volta la coppia danese avanza molto della loro cena; mi motivano il loro comportamento perché non sono contenti di come Kalafi lava i piatti e conserva il cibo. D’altronde è un isola sconosciuta al turismo e quindi la resort offre un minimo per sopravvivere. Cena che Kalafi prepara su ordinazione e fa pagare circa 13 dollari tonghesi. Kalafi mi dice che se non mi dispiace avrei potuto mangiare quanto rimasto sulla tavola: del pesce tra cui dello squalo, dei noodles e delle patate bollite.
Dopo aver mangiato Kalafi si siede al tavolo a fare due chiacchiere con il sottoscritto. Inizia quindi a raccontarmi del suo passato abbastanza turbolento. Mi dice che per circa sette anni era il capitano di una nave, va da un isola all’altra (penso per lavoro) e che beve sempre tanto. In uno di questi vari spostamenti, una volta va a trovare il fratello in Nuova Zelanda, che non vede da molti anni. Kalafi tra le varie cose gli dice che sarebbe stato in grado di bere una bottiglia di Whisky da un litro in un ora; il fratello non ci crede e quindi fanno una scommessa. Alla fine Kalafi, beve la bottiglia in 45 minuti e suo fratello come premio è costretto a comprargli una bottiglia di Vodka da 2 litri.
Mi racconta inoltre che l’alcool è la causa della perdita del suo braccio destro. In passato, durante una delle solite sere dove è molto ubriaco, va a sbattere anche se lui dice di essere spinto da dietro, contro una finestra. Lo portano all’ospedale ma dopo alcuni giorni il punto dove era stato cucito fa infezione e forse va anche un po’ in cancrena; di conseguenza provvedono all’amputazione poco più sopra del gomito.
Mi dice anche che ha passato 9 anni della sua vita dentro e fuori dalla prigione, perché commetteva atti non giusti, non entra però nello specifico.
Racconta anche delle sue avventure con le donne, che sono cosa facile per un capitano di un’imbarcazione. Viaggia d’isola in isola, incontra donne che invita sulla sua imbarcazione per un drink, poi lui cucinava la cena e quindi tali fanciulle tornavano nel loro villaggio prima dell’alba. Ed altro ancora.
Ora dopo tanti anni sembra esserne pentito e vuole fare solo gesti buoni.
La coppia danese è andata ad esplorare l’isola, Kalafi e Sonny sono in spiaggia a costruire una “beach house”, ed io penso che andrò a sdraiarmi da qualche parte a leggere il mio libro.

15 Luglio (sera)
Eccomi di nuovo qui nel mio falè a registrare. Per l’ennesima volta mangio tutto ciò che non viene toccato dalla coppia. Questo pomeriggio Kalafi mi chiede se posso pagare le mie prime 3 notti perché Sonny va sull’isola principale per comperare tutte quelle provviste di prima necessità di cui necessitano: cibo, acqua, ghiaccio, ecc.
Pago senza discutere poiché lui fino a questo momento è sempre stato gentile con me. Dopo cena, Kalafi tira fuori una grossa bottiglia di vodka e si siede al tavolo. E’ sabato sera e si capisce che vuole bere un po’. Me lo aveva già accennato la sera prima che ora alza un po’ il gomito solo di sabato sera ed io sembro essere designato per fargli un po’ di compagnia. Ancora una volta la conversazione è normale e piacevole ma dopo alcuni bicchierini la persona che ho davanti a me, inizia a parlare di quello che di triste ha in fondo al cuore. Dalle sue informazioni un po’ frammentate concludo che i figli vengono raramente a trovarlo, si sposa con la moglie sedicenne mentre lui ha circa trentasette anni, ora lei ha 34 anni e lui dovrebbe averne 55; non mi spiega come mai la moglie non vive con lui o perché non venga a trovarlo. Mah!? Un po’ come in Italia e in molti altri paesi, dove quando hai la tua vita si diventa “pigri” nell’andare a trovare i propri genitori o gli anziani.
Rimango in ogni caso ad ascoltare e gli faccio compagnia, bevendo un paio di bicchieri con lui. Mi ringrazia per questo e si scusa per avermi parlato dei pensieri tristi e del fatto che lo fa mentre beve. Mi dice anche che gli ricorda suo figlio che non vede da molto tempo. Io gli dico che mi ha fatto piacere ma che sarei andato a dormire; questo perché capisco che lui avrebbe tirato fuori argomenti ben più tristi e pesanti, quindi imbarazzanti da gestire. Non avrei avuto nessun problema ad ascoltare un caro amico e forse anche bevendo, ma con lui mi sarei forse trovato a disagio. Infine m’invita a tornare per il mio viaggio di nozze e che non avrei pagato assolutamente nulla.
Oggi è arrivato un ragazzo inglese ma soggiorna nell’altro alloggio, Capitan Cook Resort, poiché all’oscuro di questa. Durante la conversazione con Kalafi scopro come mai parlano male della Capitan Cook Resort. Sembra che una viaggiatrice diversi anni fa venne costretta dal gestore dell’alloggio ad avere un rapporto sessuale. Lei impotente di difendersi a quell’atto, il giorno seguente va alla polizia dell’isola principale ma anche qui non sembra aver molta fortuna. Scrive quindi alla Lonely Planet (guida turistica che uso anch’io) per comunicare di non raccomandare tale alloggio in modo particolare alle donne in viaggio da sole. Vi saluto, ciao.

Lunedì 17 Luglio lascio l’isola

18 Luglio
“My tape recorder has gone...” Il walkamn non funziona più, improvvisamente decide di prendersi anche lui un lungo periodo di vacanza.
Lascio l’isola Uoleva; dopo vari tentativi una delle tante barche si ferma e mi dà un passaggio sull’isola d’Uiha. Saluto solo Sonny, perché il Sig. Kalafi non è sull’isola. Sulla barca ci sono quattro uomini, tutti di corporatura robusta. Il più “grosso” dei quattro, Salasi, mi fa diverse domande: da dove vieni? Per viaggiare cosí a lungo devi avere un sacco di soldi? Ecc... Inizio quindi a preoccuparmi dopo l’ultima domanda, e penso subito ai miei soldi e al peggio. Sono infatti solo su di una barca, nel bel mezzo del Pacifico con quattro omoni; potrebbero sbarazzarsi di me ed entrare in possesso di carte di credito, contanti, orologio, catenina d’oro e macchina fotografica. Mi domanda anche se faccio uso di marijuana o se ho provato la Kava (Kava è una bevanda molto diffusa ed una vera e propria tradizione nelle isole Tonga. Essa deriva principalmente dalle radici del Piper methysticum = pianta del pepe o peperone).
Questa bevanda viene bevuta in molte occasioni ma sicuramente è un appuntamento fisso, per il popolo delle Tonga, ritrovarsi e fare uso della bevanda ogni venerdì sera; in particolare gli uomini, molto raro per le donne, se non per servire solamente. E’ un momento di ritrovo per socializzare, gli uomini si siedono in circolo attorno al contenitore con la Kava e a turno, usando una mezza noce di cocco vuota, si beve e si discutono vari argomenti o racconti. Tali radici sono mescolate con dell’acqua e possiede molte proprietà. E’ un composto organico con un alto contenuto di fibre, poche calorie, è un analgesico, un tranquillante, una specie d’antibiotico, un diuretico, un antifunghi, ecc. Essa non è certo un narcotico ma fa sicuramente perdere i sensi o provoca un senso di nausea, se consumato in grosse quantità.
Salasi mi racconta che viveva negli U.S.A. con sua moglie e i suoi figli, ma viene deportato perché “was a bad a boy”. Deve aver combinato qualcosa di poco pulito, per essere deportato, penso io. Fortunatamente raggiungo l’isola senza alcun imprevisto. Pago circa 3 T$ (dollari tonghesi).
A piedi raggiungo l’alloggio “Esi-o-Ma’afu”, il quale offre tradizionali capanne delle isole Tonga: i Falè. Noto con piacere che anche Jennifer e John sono sull’isola; un luogo piacevole, pacifico, insomma fuori dal mondo.

19 Luglio
La giornata è serena e calda, vado nella parte sud dell’isola con John e Jennifer. Con la mia semplice attrezzatura da pesca vado a pescare in due diversi punti. Catturo due pesci di media dimensione e quattro piccoli; Sott con la sua canna da pesca non prende nulla. Verso le due del pomeriggio torno all’alloggio dove pulisco il pesce che poi cucino alla sera.
Mi avventuro anche nel provare una delle loro tipiche imbarcazioni di legno. Sembra molto semplice quando lo fanno gli altri ma non è così quando ci provo io. Infatti per qualche motivo d’equilibrio e coordinazione continuo a girare su me stesso. Dopo aver provato e riprovato ritorno a riva deluso della mia “prestazione”. Faccio la doccia che qui consiste nel riempire un secchio con dell’acqua, temperatura ambiente, da un rubinetto all’esterno del “locale doccia”. Una volta entrati in esso si usa una ciotola per bagnarsi il corpo, ci si lava e poi ci si risciacqua. Poi cucino il pesce e dopo cena mi rilasso su di un’amaca e mi godo le stelle. Nel frattempo Kaloni, John e Jennifer si aggregano e tutti insieme sulle amache si chiacchiera fino a tarda sera.

20 Luglio
Piove tutto il giorno, non facciamo altro che giocare a carte e a dadi. Arrivano nuove persone, una coppia svizzera, un’inglese, una neozelandese, un australiano ed uno svedese; sapendo dell’arrivo dei nuovi turisti, ci facciamo portare delle birre. Infatti Kaloni, la moglie del gestore dell’alloggio, chiama suo marito per radio e gli chiede di portare delle birre dall’isola principale.

21 Luglio
Alla mattina presto (6.30) vado a correre per circa una mezz’ora. Faccio colazione e con John vado di nuovo a pescare nella stessa zona. Trascorro quasi tutta la giornata a pescare con la mia “bottiglia”. Catturo circa 10 pesci, quasi tutti “ tricker fish”. Una volta tornato li pulisco, li faccio bollire e quando sono a tavola per gustarmi le mie catture tutti se la ridono un po'. I pesci effettivamente non sono molto grandi: una volta tolta la testa, coda e lisca non rimane molto.
Alla sera c’è una festa nel villaggio vicino. Due fratelli (fratello e sorella) sono tornati da un periodo di un anno di volontariato trascorso su un'altra isola. Alcuni di noi decidono di andare al “big party”. Siamo io, Victor e Teresa, Ingrid, Kaloni con la figlia piú piccola ed Anna.
La serata è organizzata in un gran salone, con un palco più la relativa attrezzatura per la musica (casse e consolle) in un lato, e tante sedie su tutto il resto del perimetro. La festa è caratterizzata da balli tipici in costume, canti e tanto ballare tra noi. Ciò che è bello e diverso dalla nostra cultura è che ognuno siede al proprio posto fino a quando non viene invitato a ballare. Finita la canzone si ritorna seduti; s’invita o si viene invitati per ballare l’uno di fronte all’altro/a. Solitamente è l’uomo che chiede alla “donna” di ballare. Nel corso della serata il mio sguardo s’incrocia con quello di una bellissima ragazza locale. Lei è lí fuori, così come altre persone che guardano attraverso le vetrate. Mi sorride e mi schiaccia l’occhiolino; decido quindi di andare fuori e conoscerla. Il suo nome è Mary, non può entrare perché fa parte di un altro gruppo religioso ed inoltre dice di non avere i vestiti adatti. Scopro anche che ha il ragazzo da sette mesi; continuo a dialogare con lei ed i suoi amici, scattiamo alcune foto e poi rientro. La serata è proprio piacevole e ci divertiamo.

22 Luglio
La sera prima io e John chiediamo al proprietario dell’alloggio di poter usare una piccola barca in disuso.
Verso le 10 del mattino, dopo aver fatto colazione andiamo a pescare con questa piccola barca. Siamo io, John, Jennifer e Tom (ragazzo svedese). Tranne Jennifer, tutti abbiamo una canna da pesca con mulinello, io l’ho chiesta in prestito al padrone dell’alloggio mentre John e Tom hanno la propria. Gli altri se la ridono perché ripariamo un piccolo buco che c’è sul fondo della barca, ci aiuta a costruire due remi di legno ed inoltre abbiamo un pesante “mattone” come ancora. Siamo in quattro sulla piccola imbarcazione di circa 1 m. di larghezza per 1.80m di lunghezza, prendiamo il largo e tutti ridono e ci scattano foto.
Dopo aver trovato la giusta cordinazione e ritmo, remiamo per circa mezz’ora; gettiamo l’“ancora” ed iniziamo a pescare. Dopo circa 20 minuti, qualcosa tira forte alla mia lenza, subito penso di perderla in quanto è veramente grosso. Sono attento a recuperare il filo e rilasciarlo per evitare di rompere e perdere la preda. La battaglia dura circa 10 minuti, si vede una grossa sagoma bianca avvicinarsi alla superficie. Tutti sono agitati: “Sí, sí lo vediamo”… “ é grosso!”, “dai tiralo vicino alla barca che ti aiutiamo”.
Il rivale comincia a cedere, lo tiro verso la barca con la testa fuori dall’acqua (così come mio padre mi ha sempre insegnato quando andavamo a pesca insieme) e con l’altra mano prendo il filo, sollevo il pesce e lo porto nella barca. Ho il fiatone ma sono felicissimo! Finalmente dopo tanti piccoli pesci, anche la grossa preda è arrivata. Non sappiamo che pesce sia ma è lungo circa 70/80 cm e forse pesa circa 3 o 4 kg.
Ovviamente c’è molta euforia a bordo e si riprende a pescare, ma purtroppo Tom s’accorge di una crepa in un angolo della barca, da cui entra dell’acqua. L’entrata d’acqua non è elevata ma è continua: potremo buttarla fuori con la bottiglia di plastica e continuare a pescare, ma Tom si fa prendere dal panico e quindi si torna.
Mostro a tutti la mia cattura, tutti sono senza parole; mi rifaccio delle risate subite la sera prima. “Ride bene chi ride ultimo”, dice il proverbio.
Scatto delle fotografie prima di pulire il pesciolone, “bluefin trevalley”. Lo pulisco e ne ricavo 8 bei filetti. Li avvolgo nella carta stagnola e li cucino sulla piastra. Nel frattempo Jennifer, John e Tom preparano il resto della cena. Divido la cattura con il resto dell’“equipaggio”, uhmm... è proprio gustoso, che soddisfazione!
Dopo cena una bella doccia e di nuovo a rilassarsi sull’amaca sotto il cielo stellato; certo che le stelle in questa parte dell’emisfero sembrano proprio così vicine. Domani è domenica, e in rispetto di Dio e della loro religione non bisognerebbe andare a pesca. E' giorno di riposo e di preghiera; io e gli altri lo rispettiamo. Torno poi nel mio falè, dopo alcuni minuti Ingrid, una turista tedesca, bussa alla porta. Le avevo infatti chiesto se avesse potuto spalmarmi della crema dopo sole sulla schiena prima di andare a letto. Le dico che è tardi, in quanto ho già fatto da me perché pensavo che si fosse dimenticata; ma per non essere troppo sgarbato la invito ad andare nuovamente sull’amaca ad ammirare le stelle. Ci dondoliamo sulle rispettive amache, parliamo delle nostre vite, i nostri modi di pensare, valutare i fatti, le cose, i progetti. Mi racconta un po' del suo ex ragazzo, della sua vita in Germania, ecc e poi si va a dormire.
Siamo entrambi stanchi, ci alziamo dalle amache per andare a letto ma ancora una volta l’atmosfera e la cornice tropicale la fanno da padrone! Ci abbracciamo e ci baciamo per un po’, prima di andare nel suo alloggio; nel mio c’è Tom che dorme. Qui resto, e facciamo l’amore per tutta la notte. Alle 5, vengo svegliato dal solito canto dei galli e dal suono delle campane delle varie chiese. Saluto Ingrid e vado dormire nel mio falè.

23 Luglio domenica
Tutto il giorno in spiaggia. Sole, oceano, nuotare, ecc.
Alla sera cena a base di pesce e d’aragoste, infatti si parte e quindi volevo fare il vero turista almeno per una sera. In serata si gioca poi a carte; io non mi soffermo molto ed ancora un volta vado ancora a passare la notte con Ingrid.

24 Luglio
Mi alzo molto presto, verso le 6-7, per andare a pesca con la piccola barca! Vado da solo con l’intenzione di ripetermi. Purtroppo dopo un paio d’ore di pesca, niente da fare neanche un pesce. Torno a riva con fatica perché il vento soffia in direzione contraria. Quando giungo a riva sono stremato!
Il tempo di fare colazione, fare i bagagli e siamo tutti in partenza. Saluti e foto ricordo prima di essere portati sull’isola principale di Pangai. Lungo il tragitto Tom usa la sua lenza da altomare e anche lui riesce a catturare un “bluefin trevalley”. Pangai; lasciamo i bagagli nella nuova guesthouse e ce ne andiamo in giro per il paese. Banca, negozi, gelato, panini, ecc. La sera cuciniamo di nuovo il pesciolone accompagnato da riso. Si gioca a carte e poi a letto.

25 Luglio
Mi alzo verso le 8, faccio colazione. La giornata è nuovamente bella e serena. Oggi Greccher (turista americana) parte, prenderà l’aereo alle 18.00. Decidiamo di andare in giro per l’isola con la bici. Ne noleggiamo due alla guest house. Pedaliamo tranquillamente chiacchierando e gustandoci vari paesaggi. Arriviamo così nel punto più nord dell’isola collegata, da una lingua di sabbia, ad un'altra. Lasciamo le biciclette sotto degli alberi e ci sdraiamo sulla spiaggia; l’ennesimo angolo di paradiso con acqua trasparente color blu intenso, sabbia bianca e finissima! Ci rilassiamo, parliamo di tutto un po'; in particolare di come le coppie in Italia non possano trovare “intimità” poiché vivono con le loro famiglie fino a 30 anni o più!
Infatti negli U.S.A., da dove lei viene, dopo i primi anni di college (16/17 anni) vivono da soli con altri amici o studenti. Quindi sono indipendenti.
Dopo un paio d’ore arrivano alcuni ragazzi e ragazze del posto; decidiamo quindi di lasciare la spiaggia e tornare alla guest house.
Sulla strada di ritorno ci fermiamo prima in un bar per un drink, e poi al Mariners (il bar più conosciuto dell'isola) per un gelato. Ritorniamo all’alloggio, dove una delle donne della guest house la accompagna all’aeroporto.
Dopo essermi riposato un po', raggiungo gli altri (John, Jennifer e Tom) al Mariners; è l’ultima sera per Tom, domani parte e torna a casa.

29 Luglio (sera)
In seguito alla partenza di Tom, trascorro le giornate molto tranquille da vero abitante dell’isola. Trascorro gran parte del mio tempo in riva all’oceano a prendere il sole, a leggere ma soprattutto a scrivere dei molti ricordi e sentimenti, ma anche lettere ad amici lontani. Faccio lunghe passeggiate, ammiro i vari angoli dell’isola ed osservo la gente del posto nel loro vivere quotidiano. Trascorro anche del tempo all’alloggio con il personale di esso e con John e Jennifer. Si parla, si ride, si scherza e si gioca a carte.
Ieri sera, insieme alle due mitiche proprietarie dell’alloggio, siamo andati con il pullmino dell’alloggio ad una festa organizzata da una delle diverse Resort dell’isola. E’ stato bello ballare e bere un po’ dopo tanta vita vacanziera. Ci siamo divertiti un sacco, in particolare nel vedere una delle nostre “accompagnatrici” ballare con tanta energia malgrado la sua mole non indifferente. E’ stato anche buffo vedere come queste due donne erano pronte ad intervenire ogni qualvolta qualcuno cercava di importunarci. Che forti che sono!
Mentre questa mattina, sono andato in chiesa con una delle due. Me lo chiede gentilmente e non riesco a dir di no. Per lei è importante e mi confida che è un momento emozionante per lei, non solo per un aspetto religioso ma anche perché ricorda con nostalgia quando era bambina. Infatti da adulta deve aver vissuto per molti anni negli Stati Uniti.
Lei indossa il vestito della festa e partecipa in motivo alla cerimonia, cantando e recitando le varie preghiere. Io mi limito ad imitare i vari gesti e a seguire le fasi della cerimonia.
Quando usciamo dalla chiesa, torniamo all’alloggio ed iniziamo i vari preparativi per il pranzo. Poiché è domenica e perché domani parto, hanno deciso di cucinare un maialino.
Con l’aiuto di John accendiamo il fuoco al fine di creare della buona brace per la cottura. Jennifer e le altre donne sono invece in cucina, a cucinare tutti i vari contorni come patate e verdure. Una volta pronte le braci iniziamo a cucinare il maialino molto lentamente.
Quando è tutto pronto ci sediamo attarno alla tavola e gustiamo con molta gioia quanto preparato. Tutto è appetitoso ed è bello vivere questi momenti di gruppo. Un’atmosfera che mi ricorda anche le molte domeniche trascorse con la mia famiglia in Italia.
Domani mattina volo e ritorno a Tongatapu.

30 Luglio (sera)
Questa mattina arrivo a Tongatapu e poi mi reco qui, alla Tony’s Guesthouse; infatti avevo lasciato il mio zaino. Trascorro quasi tutto il pomeriggio a girovagare per la città comprando piccoli regalini e ricordi poiché domani parto per Nadi ed immediatamente per Los Angeles. La mia esperienza nelle Isole Tonga giunge al termine. Sono contento di essere venuto ed aver vissuto ricche esperienze in queste bellissime isole del Pacifico. Ciao a tutti.

La continuazione (quinta parte) del giro del mondo, con la permanenza in America, prossimamente su Ci Sono Stato!

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