Una montagna simbolo: il Rocciamelone

Una cima a cavallo tra alpinismo, storia e spiritualità

Non contenti della salita di ieri alla Cima della Bacchetta, nel Bresciano a due passi dall’Adamello, per oggi è in programma il Rocciamelone, la vetta per antonomasia della val di Susa, con i suoi 3538 metri.
Il sentiero è classificato E, cioè escursionistico facile, anche se il dislivello preventivato è di 1350 m., che diventeranno 1450 a causa della sbarra che impedisce l'accesso in auto fino al rifugio La Riposa.
Ma andiamo con ordine. Io, Lau e Robi Zan ci diamo appuntamento alle 6,30 e, dopo aver percorso tranquillamente tutta l'autostrada fino a Susa, parte una lunghissima stradina (20 km.) che porta a La Riposa, i cui ultimi 5 km. sono sterrati.
Occhio alle indicazioni: il cartello a Susa è semicoperto dalla vegetazione e si intravede solo il segnale giallo per il ristorante Rocciamelone, che non ha niente a che fare con la nostra gita (ahimè!), ma che se non altro ci ha aiutato ad individuare l'inizio della strada.

Itinerario

Parcheggiata l'auto alla sbarra che sta circa 100 metri sotto il Rif. La Riposa, si prende l'unico sentiero che punta a monte.
E' un continuo zigzagare tra fantastici prati in fiore, dove incontriamo anche qualche stella alpina (devo avere qualche sorta di idiosincrasia nel fotografare queste specie; come ieri, anche oggi non c'è una foto di stella alpina che mi sia venuta a fuoco).
Mi rifaccio immortalando la pulsatilla alpina, la nigritella o moretta, i garofanini di montagna e i semprevivi.
Le condizioni meteo sono varie: in basso c'è il sole e si sta bene, ma le cime intorno a noi sono tutte coperte da un bello strato di soffici nuvole, al punto che non riusciamo neanche a capire qual'è la nostra meta.
Seguendo il sentiero in poco più di un'ora e mezza arriviamo al Rif. Ca’ d’Asti (2854 m.), anticipato da una strana costruzione a mo’ di fortezza, seguendo il percorso lungo, ma più tranquillo. Il rifugio è confortevole, ma c'è una forte aria di gestione ecclesiale nei dintorni: saranno i crocifissi o le immagini di una dozzina di papi affisse alle pareti. Devo però ammettere che dormire qui costa veramente poco: 23 € a mezza pensione.
Dal rifugio, il sentiero comincia a salire in modo più deciso lungo il versante sud del Rocciamelone. Frotte di escursionisti si alternano lungo lo stretto passaggio e abbiamo visto di tutto: chi sale in ciabattina e chi con gli scarponi da ghiaccio, gente con addosso il piumino e chi con la sola canotta traforata e una borsettina di iuta penzolante dalla spalla... un vero circo.
Alcuni si ingannano nel vedere in un mega cippo a quota 3300 la cima... ma è solo un'illusione. Solo vicino alla vetta alcune corde aiutano la discesa, più che la salita.
In neanche due ore siamo a destinazione, accolti da due facce di bronzo, che fanno da guardia al Rif. Santa Maria, posto appena sotto la cima (non è in realtà un rifugio, ma solo un bivacco e anche abbastanza squallido, anche se capiente).
Del panorama neanche l'ombra: praticamente abbiamo fatto la salita avvolti dalla nebbia, rendendola sicuramente meno divertente e appagante.
Solo per qualche nanosecondo, si apre uno squarcio nel cielo e ne approfitto per gustarmi la vista sul ghiacciaio del versante francese, che un paio di alpinisti sta risalendo.
La discesa è per lo stesso percorso dell'andata, inglobati nella stessa nebbia. Arrivati ad un bivio tiriamo diritti pensando di prendere il sentiero corto. In realtà, anche se non riportato sulla cartina, procediamo sul sentiero che porta ai nevai delle Rocce Rosse. Una volta consci dell'errore commesso insieme ad un paio di altri escursionisti, tagliamo per pratoni (e qui mi sono divertito un sacco, ma i miei compagni non erano del mio stesso parere) fino a riprendere il sentiero originale. E da qui, giù fino all'auto.
Facciamo anche a tempo a dare un passaggio in auto ad una coppia internazionale (lui campano e lei finlandese) che hanno dormito in tenda nei pressi del Cà d'Asti, risparmiando loro i 20 km. di strada per Susa.
Peccato per le nuvole, peccato per non aver potuto vedere proprio nulla.

Curiosità 

BREVI NOTIZIE STORICHE RELATIVE AL RIFUGIO CA' D'ASTI e ALLA PRIMA SALITA AL ROCCIAMELONE
(Contributo di Claudio Trova & Giuliano Tomasetti)
Quando gli eventi meteorologici creano le condizioni per un'atmosfera particolarmente tersa, appare assai evidente alle spalle di Torino l'ampio imbocco della Valle Susa, imbocco dominato sul lato settentrionale da un'alta montagna dalla forma quasi piramidale: si tratta del Rocciamelone, spesso innevato, che per la sua mole è stato nei secoli passati e per molto tempo ritenuto erroneamente la vetta più alta del Piemonte.
Questa stupenda cima, dall'aspetto severo ma in realtà di relativamente semplice accesso, è stata per molto tempo avvolta da un alone di mistero; numerose sono le leggende che la vedono protagonista: alcune narrano di un demone pronto a scatenare fortunali contro chiunque avesse tentato di violarne l'accessibilità, altre parlano di un misterioso Re Romulo e di un suo altrettanto misterioso tesoro nascosto in qualche anfratto del monte, tesoro spesso cercato ma naturalmente mai trovato.
Notevole doveva quindi essere il coraggio di Bonifacio Rotario d'Asti che nel lontano 1358, superando il diffuso timore reverenziale verso la montagna, raggiunse per la prima volta la vetta, portando con sè un famoso trittico metallico (trittico ora conservato nella cattedrale di Susa).
Il valore religioso di questa cima ha comunque superato i secoli, tanto che ancora oggi all'inizio di agosto una processione, composta spesso da persone con attrezzatura precaria e allenamento scarso, raggiunge il punto culminante, ove trovano posto una madonna bronzea su grande piedistallo in pietra ed un santuario, il Rifugio Santa Maria, che può fungere anche da ricovero per alcune decine di persone: la madonnina risale al 1899 e pare sia stata costruita con le offerte di 130.000 bambini (almeno così si legge sul basamento) mentre la cappella è stata completata nel 1920.
L'itinerario descritto si sviluppa sul versante valsusino del Rocciamelone, percorrendo il classico tragitto che sale da La Riposa (ruderi di un ex-forte militare) fino alla Ca' d'Asti; quest'ultima, sorta nel luogo ove Bonifacio Rotario d'Asti costruí un ricovero durante la sua prima ascensione, rappresenta dal 1980 un comodo rifugio e valido punto d'appoggio, specialmente per chi preferisce raggiungere la vetta in due giorni.
Si tenga comunque presente che la salita del Rocciamelone resta un'ascensione abbastanza impegnativa, sia per la quota raggiunta che per il dislivello da superare: inoltre se l'escursione non viene effettuata in piena estate ed in assenza di neve, il tratto finale può presentare qualche difficoltà sia nell'attraversamento del versante est, subito dopo La Crocetta, sia per il superamento di un punto un po' esposto collocato appena sotto la vetta, punto dove alcune corde fisse facilitano comunque il passaggio.
Dalla cima il panorama è grandioso su tutte le Alpi Occidentali; dal punto culminante e soltanto da quello sono inoltre visibili sia il ghiacciaio che ricopre il versante francese (percorso da un itinerario alpinistico facile che sale dal Rifugio Tazzetti) sia il Laghetto della Malciussia, da dove parte un secondo percorso escursionistico che, attraverso il Colle della Croce di Ferro e la Ca' d'Asti, raggiunge la vetta partendo dalla Val di Viù.

3 commenti in “Una montagna simbolo: il Rocciamelone
  1. Avatar commento
    Fulvione
    14/08/2010 19:06

    Io sono salito in vetta l'ultima volta non più di 15 giorni fa. Non è un perocrso difficile, ma impegnativo soprattutto per il dislivello (quasi 1500m), e consiglio a chi non fosse troppo allenato di suddividere il cammino in due giorni. partendo il pomeriggio per salire al ca' d'asti, per passare la resata e la notte li (costa davvero poco) e riprendere il cammino il mattino seguente molto presto per arrivare in vetta per le 8 cosi potete godere di una vista splendida. Solitamente il mattino dellegiornate d'estate la vetta è sgombera da nubi, ma spesso le condizioni peggiorano in tarda mattinata. Se poi siete credenti la camminata può assumere un risvolto ancora più suggestivo. Un consiglio: usate almeno gli scarponi e portatevi una giacca a vento, anche d'estate al mattino si scende sotto zero in vetta!!

  2. Avatar commento
    Luisella
    10/06/2008 18:45

    Per caso ho letto della vostra avventura! Sono di Susa, un altro percorso molto panoramico è partire dal Rifugio Stellina di Novalesa, un pò più lungo, ma molto bello! quest'anno poi ci saranno grandi festeggiamenti per il 650 del Trittico.

  3. Avatar commento
    vio
    10/11/2007 20:37

    ci sono stata anch'io!!! qualche anno fa. Era la mia prima escursione... con amici abbiamo dormito al rifugio Tazzetti e poi, il mattino dopo, di buona lena ci siamo avviati verso la vetta... proprio non sapevo cosa aspettarmi... ho camminato sulla vetta di una montagna, sono passata su un ghiacciaio e quasi a carponi ho fatto l'ultimo pezzo che porta in cima... il tutto con le scarpe da ginnastica. Se ci ripenso mi vengono i brividi. Ma che meraviglia però!!! ciao

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